UN FANTASTICO INCONTRO (in corso). Rating: rosso

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manu 62
00domenica 27 giugno 2010 18:54
Felicita' non appena ho visto che avevi postato...Tristezza infinita dopo averlo letto...Non me l'aspettavo da Michael...
shamona
00domenica 27 giugno 2010 21:56
Cuore a mille, ansia crescente nel leggere e poi noooo esplosione finale ...
Lallina, hai deciso di farmi piangere ... ??? [SM=x47964] !
Michael [SM=x47978] , 'li mortacci tua ... [SM=x47926] !
Sei sempre implacabile ed accorata ed io mi sciolgo di fronte a cotanto trasporto [SM=x47981] e [SM=x47938] .
BEAT IT 81
00domenica 27 giugno 2010 22:15
Lalli no!!!!!!!!!!! Oddio e adesso?!? Mannaggia a Michael ed al suo caratteraccio....grrrrrrrrrr!!!!! Che fitta al cuore xò, ho davvero paura che x voi nn potrà esserci un happy end anche se lo vorrei tantissimo, xè porca paletta ve lo meritate entrambi da morire!!!!! Aspetto il seguito e so già che nn saranno buone notizie... Bacione grosso Sara
dirtydiana66
00domenica 27 giugno 2010 23:59
grazie del nuovo capitolo
mamma mia ...e adesso cosa succedderà....aspetto il seguito
un abbraccio
malabi
00lunedì 28 giugno 2010 01:30
Grazie care.

A presto.
SusannaM.
00lunedì 28 giugno 2010 12:20
Chissà come si infurierà il Re del Pop!!!
dirtydiana66
00lunedì 28 giugno 2010 13:32
a proposito come è andato il tuo spettacolo ?
BEAT IT 81
00lunedì 28 giugno 2010 14:02
Grazie a te Lalli...Ah, mi accodo anch'io alla domanda di Dirty, com'è andato lo spettacolo? Baci Sara
malabi
00lunedì 28 giugno 2010 17:26
Lo spettacolo è andato bene, è piaciuto ed io ho ricevuto molti complimenti. Stasera c'è la replica.

Sto scrivendo un altro capitolo ma non so se ce la faccio a postarlo oggi.

BEAT IT 81
00lunedì 28 giugno 2010 17:35
Re:
malabi, 28/06/2010 17.26:

Lo spettacolo è andato bene, è piaciuto ed io ho ricevuto molti complimenti. Stasera c'è la replica.

Sto scrivendo un altro capitolo ma non so se ce la faccio a postarlo oggi.





Brava Lalli !!!!! Sei proprio poliedrieca, bravissima scrittrice, ma anche attrice, davvero complimenti !!!! Tranquilla, posta quando riesci, tanto sai che noi ti aspettiamo sempre. Bacioni Sara
mimma58
00lunedì 28 giugno 2010 17:39
complimenti per il capitolo,e anche per lo spettacolo
dirtydiana66
00lunedì 28 giugno 2010 17:40
vai tranquilla ,posta quando puoi,
un abbraccio
shamona
00martedì 29 giugno 2010 09:07
... [SM=x47990] [SM=x47990] [SM=x47990] ...
BEAT IT 81
00martedì 29 giugno 2010 09:19
Buongiorno Lalli !!!! Com'è andata la replica dello spettacolo? Baci Sara
malabi
00giovedì 1 luglio 2010 00:13
50° Capitolo.

Il taxi percorre velocemente le strade di Las Vegas, sono le 5 di mattina, non c’è traffico, è ancora buio ed io seduta accanto ad Andrea, guardo fuori il finestrino, senza vedere niente, perché i miei occhi sono appannati dalle lacrime.
Né io e né il mio amico, abbiamo voglia di parlare, entrambi per motivi diversi e mentre l’autista guida veloce e sicuro, ripercorro con la mente le ultime ore trascorse in questa città, che amerò e odierò per tutta la vita, perché qui si è consumata la mia felicità e la mia sofferenza.

Penso che a quest’ora ancora nessuno si è accorto della mia assenza, e cerco di immaginare cosa farà Michael, quando si renderà conto che io sono andata via, con Andrea, per giunta, poiché in qualche maniera riuscirà a saperlo. Me lo vedo dapprima innervosito, perché non sentendomi o vedendomi pronta, penserà che sia in ritardo e farà sicuramente, telefonare da Franky per sollecitarmi, nel frattempo si accorgerà che i suoi regali della sera prima, sono rimasti esattamente dove li avevo lasciati, e già questo lo farà infuriare, poi, dopo che il telefono del mio appartamento squillerà invano, si deciderà, forse lui stesso, ad entrare per venire a vedere come mai non rispondo, a meno che la sua guardia, non lo metta subito al corrente di avermi accompagnata nella hall, con la borsa da viaggio in mano alle 4.30 di mattina, sicuramente, a questo punto entrerà nell’appartamento vuoto, troverà in bella mostra sul tavolo, la mia t-shirt, il Rolex con la lettera, che leggerà, non riesco ad immaginare la sua reazione perché essendo imprevedibile, potrebbe reagire in più modi, ma comunque sia, di una cosa sono certa, mi odierà con tutto se stesso perché questo mio gesto è per lui inaccettabile e lo ferirà moltissimo.
All’idea del suo dolore, di nuovo mi pervade una tenerezza infinita e già mi pento di quello che ho fatto e l’immagine del suo viso, ma soprattutto dei suoi occhi sofferenti e tristi, che tante volte mi aveva mostrato, si fissa nella mia mente senza riuscire a cacciarla via, e piango adesso disperata, mentre Andrea, vicino a me, tenta di abbracciarmi per consolarmi, ma lo respingo perché la mia pena non può trovare consolazione in questo momento.

Arriviamo in aeroporto mentre un’alba fredda e metallica sta colorando di grigio tutte le cose, rabbrividisco uscendo dal taxi, infilo i miei occhiali scuri, per celare agli altri i miei occhi arrossati dal pianto e il mio viso stravolto dalla stanchezza e dal dolore.

Ci avviamo lentamente, con i nostri bagagli verso il chek-in, mettendoci ordinatamente in fila, mentre io non presto attenzione a niente e a nessuno, solo quando arriva il mio turno dico all’impiegata solerte il mio nome, bisbigliando quasi, e quella mi consegna il mio biglietto prenotato, ringrazio e mi sposto di lato per permettere ad Andrea di espletare le sua formalità ed una volta sbrigate, mi incammino con passo lento e ricurva su me stessa, verso la sala d’attesa, per aspettare la chiamata per l’imbarco, dove non appena arrivata, mi siedo subito su una poltrona, perché sento che le mie forze mi stanno abbandonando ed Andrea accorgendosi del mio pallore, mi dice:

“Ti vado a prendere un caffè, torno subito e ti prego non muoverti.”

E chi si muove? Sono talmente distrutta sia fisicamente, emotivamente e mentalmente che l’unica cosa che vorrei è chiudere gli occhi per sempre, per non dover più affrontare questa angoscia incessante e pertinace, che non mi dà tregua.

Poco dopo il mio caro amico, torna con un caffè nero bollente, che io sorseggio come se stessi bevendo del fiele, poi lui si siede accanto a me e mi dice:

“Lalli, sono le 5,30, sei ancora in tempo per ripensarci. Stai soffrendo troppo, io non posso vederti così distrutta, non mi sembri nemmeno tu. Ma perché tesoro, agisce sempre così impulsivamente, per poi pentirti amaramente di quello che fai? Pensaci bene, se vuoi tornare indietro per le 6, massimo 6,15 puoi essere in hotel e rimediare a questo tuo colpo di testa.”

Guardo il mio amico come se mi stesse parlando da un’altra dimensione, e a voce bassissima rispondo:

“Lo so, la vita non mi ha insegnato niente, probabilmente sto facendo lo stesso errore che ho fatto con te, con la differenza che questo mi costerà carissimo, perché a quarant’anni, botte così si fa fatica a superarle, ma mi sono sentita così incompresa. Lui non ha voluto capire le mie ragioni, mi ha lasciato là, come una cretina, come una qualsiasi e se n’è andato. Che dovevo fare? Andargli dietro per chiedergli scusa? Possibile che debba tutto girare sempre e comunque come vuole lui? Andre, non so più cosa pensare, cosa fare, come agire, ho la testa che mi scoppia e non sono in grado di ragionare. Oltretutto non sono nemmeno certa che a lui sia passata, potrebbe tranquillamente, se io tornassi, non degnarmi nemmeno di uno sguardo o di una parola, tu non sai quanto può diventare maledettamente odioso quando si comporta così, ed io sinceramente non me la sento di affrontare una tale umiliazione. Tu mi conosci bene e già ho dovuto moltissime volte, cedere io per prima, ora davvero non me la sento.”

Lui a queste mie parole, mi guarda comprensivo e replica soltanto:

“ok. Come vuoi tu.”

Poi, si alza nuovamente mentre mi dice che vuole andare a comprare qualcosa da leggere e mi chiede se ho voglia di accompagnarlo, ma gli rispondo di no.
Guardo il grande display che segna l’ora nella parete di fronte, sono le 5,55, forse là all’ultimo piano del grande albergo, nella suite extra-lusso, qualcosa sta succedendo, ormai anche volendo non potrei fare altro.

Chiudo gli occhi per cercare un po’ di sollievo al bruciore e alla stanchezza, e resto così per non so quanto tempo, fino a che sento sd un tratto, la voce un po’ concitata di Andrea che sta parlando in Inglese, non è proprio vicino a me, quindi, apro gli occhi e vedo che sta al cellulare, non presto molta attenzione, ma mi accorgo che lui mi sta facendo dei gesti per attirare il mio sguardo e avvicinandosi sento che dice al suo interlocutore:

“OK. Just moment.”

Mettendo una mano sul microfono mi guarda con occhi tra il sorpreso e lo sconcertato e mi comunica:

“Lalli, è Franky, guarda che mi sembra agitatissimo, è meglio che ci parli tu.”

Io faccio di no con la mano ma lui insiste, porgendomi il cellulare, e replicando:

“Ci devi parlare, Lalli, fuggire non serve a niente.”

Prendo il suo tlefono, mentre il mio cuore ha ripreso a battere furiosamente, e con voce bassa mormoro:

“Hallo.”

La voce di Franky è davvero concitata mentre mi parla in inglese, per cui gli chiedo:

“Franky se parli così velocemente in inglese non capisco, per favore fallo in francese. Che mi devi dire.”

Al che lui, assecondando la mia richiesta, comincia col dirmi:

“Ma hai idea di che razza di casino hai combinato?”

Ed io non modificando il mio tono apparentemente calmo, rispondo:

“Me lo posso immaginare. Che sta succedendo?”

Lui con un tono sempre più concitato ma anche di rimprovero spiega:

“Sta succedendo che Michael sta dando i numeri. Se solo sapesse che ti sto telefonando questa volta mi ucciderebbe per davvero. E’ fuori di sé. Se l’è presa con la security, perché nessuno l’ ha avvertito che tu te ne andata alle 4,30, e che l’ha dovuto scoprire, da solo, poco fa, entrando nel tuo appartamento, ha preteso che io mi facessi dire dalla reception che cosa fosse successo, quale volo avevi prenotato e lì mi hanno detto che eri andata via con il Professore. E’ agitatissimo e dice che si sente malissimo, tu non sai, ma quando è in questo stato, fa un uso massiccio di medicine e tra un po’ dobbiamo partire. Ma si può sapere perché hai fatto questa cosa? Miodio io proprio non capisco, ma non potevi tornare con lui a LA, e risolvere là tutta la faccenda, tanto tra poco saresti partita per l’Italia, perché procurargli e procurarti questo stress e questa sofferenza adesso?”

Resto silenziosa perché le parole di Franky sono state molte dure, anche lui, ovviamente per amicizia, affetto e dedizione per Michael, ritiene che il mio gesto sia stato a dir poco sconsiderato, tanto più che ho creato un subbuglio tale, che nessuno può permettersi di creare al “Re del Pop”. Franky quindi non sentendo una mia replica, incalza:

“Hai ascoltato quello che ho detto? Ci sei ancora?”

“Sì, ho sentito, ma ormai è fatta. Credo che a questo punto io non possa fare più niente. Credimi Franky, mi dispiace moltissimo che Michael l’abbia presa così, non pensavo che la cosa potesse essere così grave, ma c’è stata una discussione, lui non ha voluto affrontarla, e mi ha lasciata come una stupida andandosene a dormire. Capisco che a te stia a cuore solo Michael, ma anch’io ho le mie valide motivazioni, che forse per te, per voi, sono inconsistenti, ma ti garantisco che non è solo Michael a soffrire. Qui si parla di sentimenti, e i miei sono altrettanto importanti.”

Franky, a queste mie parole ribatte, ora con un tono un po’ più pacato:

“Lo so, che se tu hai deciso di fare questa stupidaggine, perché di stupidaggine si tratta, hai sicuramente i tuoi motivi, ma qui stiamo parlando di un personaggio che per la sua fama, per la sua notorietà, per il suo lavoro e per quello che fa, non si può permettere di subire certe, chiamiamole, umiliazioni. Lo capisci questo vero? Lui deve essere trattato sempre con dolcezza, perché altrimenti non si ottiene niente. Tu davvero ti sei comportata come una quindicenne, permettimi di dirtelo, mentre dovevi aspettare di chiarire le cosa a Los Angeles, una volta per tutte.”

A questo punto, io mi sento colpita sul vivo, quindi con un tono risentito ribatto:

“Franky, scusa ma mi hai telefonato per insultarmi? No perché se è così, l’hai fatto abbondantemente. Vorrei sapere se oltre gli insulti devi dirmi qualche altra cosa.”

Lui, che forse capisce di aver esagerato, mi dice:

“Scusa, hai ragione ma è che quando Michael sta così, diventa un inferno. Comunque no, volevo chiederti, ti prego ascoltami, se davvero ci tieni a lui, ti prego fa quello che ti dico. Noi alle 7 dobbiamo essere sulla pista di atterraggio per i velivoli privati, di fronte all’hangar L263 dell’aeroporto, dove ora sei tu. Metti da parte il tuo orgoglio e fatti trovare lì con il tuo amico, io dirò a Michael che tu mi hai telefonato e che sei molto dispiaciuta per essertene andata via così. Io non posso garantirti niente, perché lui è molto, molto arrabbiato e probabilmente su questa cosa non ci passerà sopra tanto facilmente, ma se almeno sarai là, lui capirà che hai agito d’impulso e che non era tua intenzione, ferirlo così.”

Alle parole di Franky, resto basita, lui mi stava chiedendo di tornare a Canossa, con il capo cosparso di cenere, solo per far calmare Michael, che tra l’altro, forse nemmeno mi avrebbe perdonata.

Dopo un attimo di esitazione quindi, rispondo con la massima calma ma anche determinazione:

“Franky, scusa, io non so che idea tu ti sia fatto di me, ma da quello che mi chiedi, immagino abbastanza scarsa. Io se facessi una cosa del genere, non avrei più stima di me stessa. Io amo moltissimo Michael, ma da qui a dovermi prostrare a i suoi piedi per mendicare il suo perdono, ce ne vuole. Io sono una donna di quasi 40 anni, non sono una ragazzina, ed ho una mia dignità, che non ho nessuna intenzione di calpestare per chicchessia, Michael Jackson, compreso. E poi ti chiedo, a cosa servirebbe questo mio gesto, soltanto a gratificare il suo Ego, immagino, visto che nemmeno si sa, se lui potrà mai passare sopra ad una cosa così. Quindi non si tratta di cercare di ricostruire un rapporto che seppur contrastato e conflittuale, comunque a me sembrava molto forte, qui si tratta solo di far calmare la super-star. Qui non si tratta dei nostri sentimenti, suoi e miei, qui si tratta solo di apparenze.”

Lui a queste mie parole cerca di ribattere con un tono più morbido dicendomi:

“Senti, tesoro, io per primo so che Michael non è una persona facile, ma t’assicuro, che lui a te tiene molto, anzi moltissimo. Sono molti anni che lo conosco e t’assicuro che non è da lui esporsi come ha fatto con te, quindi ti ripeto che se tu lo ami davvero come dici, cerca di riflettere su queste mie parole. Io comprendo la tua rabbia, la tua frustrazione e il tuo dolore, ma credimi, lui, anche se non lo direbbe mai, sta soffrendo moltissimo, io lo so, ne sono certo e ti prego di credermi. Sono sicuro che se tu tornassi con noi a LA, lui si tranquillizzerebbe e facendo il viaggio di ritorno assieme, forse troverete il modo di chiarirvi o comunque tu gli dimostreresti che ci tieni davvero a lui. Ti prego, fa come ti dico. Sarebbe davvero brutto e soprattutto irreparabile, se voi vi lasciaste così, con queste incomprensioni.”

Ovviamente le sue parole, mi creano ancora più agitazione e confusione, se mai ce ne fosse stato bisogno, per cui rispondo:

“Ok, Franky, ci penserò, ma tu capisci che io in questa cosa ho coinvolto anche Andrea, che ha già spostato il volo, ora dirgli che ho cambiato idea, è davvero difficile. In più io ho lasciato una lettera a Mike, che penso lui avrà letto……….”

Mi interrompe per confermarmi:

“Sì, l’ha letta, e se ti può consolare, ti dico che si è messo a piangere, perché quando è tornato di là, aveva gli occhi arrossati e lucidi. Credimi è in uno stato terribile.”

Sentendo dalla voce di Franky, che Michael stavo soffrendo, forse come nemmeno io m’aspettavo, di nuovo la mia rabbia lascia il posto alla profonda tenerezza, che l’amore per quest’uomo mi suscita, però cercando di non farmi sopraffare dalla commozione gli chiedo:

“Franky, io credo che davvero lui non voglia più vedermi e se questo suo atteggiamento di rifiuto totale dovesse perdurare, io davvero morirei dal dolore. Lo so che a te sta a cuore lui, ma ti prego per quel po’ d’amicizia che ci lega, non espormi ancora di più ad ulteriori sofferenze, perché non me le merito. Poi comunque come potrò giustificare il mio ripensamento?”

Lui sta per alcuni istanti in silenzio, poi quasi bisbigliando mi dice:

“Senti non ho molto tempo per parlare, comunque basta che tu sia là e lui capirà che lo hai fatto per amor suo. Fidati, al resto ci penso io, comunque ti prometto che se capisco che da parte di Michael non c’è l’intenzione di riappacificarsi, te lo faccio sapere immediatamente, te lo prometto. Ora però devo chiudere. Ciao e spero di vederti.”

Dopo che Franky ha chiuso la comunicazione, resto a fissare il cellulare, mentre Andrea mi guarda interrogativamente aspettando che io gli dica qualcosa, poi comincio a riferirgli tutta la telefonata:

“Andre, è successo un casino. Franky mi ha detto che Michael ha dato i numeri e che sta malissimo. Ti prego di non prendermi per matta, anzi sì, perché io sto impazzando, quindi sei autorizzato a dirmi quello che vuoi, tanto peggio di così. Comunque secondo lui, è assurdo che io mi comporti così, e che se proprio non voglio rovinare tutto, se lo amo così tanto, mi ha detto di farci trovare all’Hangar L263 per tornare a LA assieme. Lui dice che Mike sta soffrendo e che quando è in questo stato si imbottisce di medicinali.
Andre, ma ti rendi conto, anche questa responsabilità proprio non la voglio. Comunque che devo fare? Ti prego, io mi fido di te, dammi un consiglio, mi sembra di non riuscire più a connettere, sono stravolta, dalla stanchezza, dal dolore, non so cosa fare. Mio Dio, perché mi sono così innamorata. Perché?”

Scoppio a piangere, perché non riesco più a controllare la più piccola emozione e il mio amico, mi abbraccia cercando di calmarmi, mentre mi dice:

“Tesoro, se solo sapessi quanto lo invidio, vedendo quanto lo ami. Io non so se per me, qualche donna si sia mai disperata così tanto come stai facendo tu per lui, però questa è una decisione che devi prendere da sola, io posso solo fare con te dei ragionamenti ma non posso dirti cosa è meglio per te, per lui, per voi.
Non conosco Jackson così a fondo per sapere se, farti trovare lì, potrebbe essere da lui interpretato come una dimostrazione di grande amore o di totale resa, che, date le circostanze, mi sembra più una disfatta, ma conosco te e vedo che stai soffrendo molto, forse troppo per quest’uomo, quindi ti chiedo, tu sai che presentandoti là è come se tu dichiarassi di essere assolutamente in suo potere, e che lui, da questo momento in poi potrà fare ciò che vuole, ammesso che qualche volta non lo faccia, perché comunque a me sembra che la deve avere sempre vinta. Sei consapevole di questo, vero?”

Rispondo annuendo soltanto e lui prosegue:

“Ecco, quindi sei tu che devi decidere, perché qui si tratta di te e di una eventuale relazione, che non so, viste le distanze, quanto possa perdurare nel tempo. Tuttavia se tu ritieni che, comunque vadano le cose in futuro, valga la pena di tentare di ricucire qualcosa, allora devi andare. Ma se tu pensi che, poi non sarai in grado di reggere lo stress che un rapporto così conflittuale e decisamente sui generis, ti provocherà, allora credimi, è meglio che tu ti disperi adesso e magari anche nei giorni a venire,una volta per tutte, piuttosto che vivere queste emozioni altalenanti, ma perlomeno, quando ti sarei riavuta, potrai continuare a vivere la tua vita, come prima. Credimi, più di questo non posso dirti.”

Andrea ha ragione, ne sono consapevole, ma il conflitto interiore che in questo momento mi sta dilaniando è così penoso, che io per alleviarlo potrei fare qualsiasi cosa, quindi frenando il pianto ribatto alle sue parole:

“Lo so, è così, ma io mi sento morire, e pensare che ci lasciamo in questo modo non riesco a sopportarlo e non posso nemmeno sopportare il sapere che lui sta soffrendo e che sta male per causa mia. Io avrei voluto che con il mio amore potesse avere un po’ di felicità, io avrei voluto che nel momento in cui avessde pensato a me, il suo cuore si riempisse di gioia e d’amore, io non voglio essere per lui un brutto ricordo. Questo non lo voglio. Ma so anche che se vado là, lui potrebbe trattarmi come un’estranea, perché è molto arrabbiato anche, e solo l'idea mi fa paura.”

Andrea che brilla sempre per la sua intelligenza mi dice:

“Ascolta cara, in fondo, presentandoti all’Hangar, che hai da perdere? Lo so, mi risponderai, la tua dignità, ma tanto se per salvaguardare la tua dignità tu ti debba ridurre in questo stato, allora sai che ti dico, al diavolo la dignità. Tanto, peggio di così che può succedere? E se vedrai che lui proprio non vuole saperne, allora, una volta a Los Angeles, chiuderai definitivamente questo capitolo senza ritornarci più sopra. In fondo, se guardiamo obiettivamente le cose, Franky non ha tutti i torti. Tu sei stata sua ospite e scappare così, nel cuore della notte, se proprio vogliamo, non è che sia del tutto ortodosso, anche secondo me avresti potuto chiarire tutto dopo. So già cosa mi risponderai, ma molto spesso per seguire il tuo impulso ti sei dovuta pentire delle tue azioni, quindi questa volta ritorna suoi tuoi passi, forse Franky, se ti ha detto che la cosa si può aggiustare, lo conoscerà meglio di noi due e se ha tanto insistito, credo che l’abbia fatto a ragion veduta. Se io fossi in te non mi precluderai la possibilità di un chiarimento, in fondo lui non è uno stupido e se davvero è coinvolto in questa storia, anche solo la metà di quanto lo sia tu, credo che non rifiuterà questa possibilità. Lalli, fuggire non è mai servito a nessuno, perché i problemi, non si possono dimenticare come si fa con gli oggetti. I pensieri, i sentimenti, le emozioni e i ricordi ti seguono come la tua ombra, ed io credo che se voi vi lasciaste così, tu non te lo perdoneresti mai. Quindi adesso, asciugati le lacrime, prendiamo le nostre cose e andiamo all’Hangar e vedrai che tutto si aggiusteranno, comunque ci sono sempre io, per darti manforte.”

Lo guardo con gratitudine, perché le sue parole sono quello che volevo sentirmi dire, avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a superare il mio orgoglio, che lo so, stavo mettendo completamente sotto la suola delle scarpe, ancora una volta, per lui, per Michael, per l’unico uomo per il quale valesse la pena, anche gettare alle ortiche quel briciolo di dignità che mi era rimasta, e così mi avvio con Andrea verso l’Hangar, dove avrei messo la mia felicità, di nuovo tra le sue grandi, bellissime, calde mani.
dirtydiana66
00giovedì 1 luglio 2010 00:40
sei terribile !ti sei fermata proprio sul piu' bello ,va be.. aspetterò il prossimo ,però nn metterci troppo....lo so che sei impegnatissima....
grazie
un abbraccio
manu 62
00giovedì 1 luglio 2010 07:51
Buon giorno Lalli.Sono d'accordo con Dirtydiana66...Sei terribile!Sei consapevole di come ci hai lasciate?Spero solo che aggiornerai prestissimo!Naturalmente i complimenti per la tua bravura sono d'obbligo.Scrivi in un modo fantastico.Sai, mi sono immaginata la scena in cui Michael entra in stanza e non ti trova...Che brutto quarto d'ora deve aver fatto passare al suo entourage!Un bacio.
mimma58
00giovedì 1 luglio 2010 08:03
Già sul più bello,vogliamo il segiuto.Complimenti.
shamona
00giovedì 1 luglio 2010 08:07
Brava come sempre.
Grazie per il tempo e le risorse che spendi, ci stai facendo fare un bel viaggio [SM=g27828] .
SusannaM.
00giovedì 1 luglio 2010 08:36
Non mi voglio immaginare la scena del prossimo incontro...........
BEAT IT 81
00giovedì 1 luglio 2010 10:41
Lalli, nn sul più bello!!!!! Mannaggia, adesso la mia curiosità mi roderà fino al prossimo capitolo, uffa!!!! Bellisimo capitolo come sempre, con emoziini fortissime, cavolo, nn immagino il povero Franky e il resto dell'entourage cosa possano aver passato quando Michael ha scoperto che nn c'eri più...aiuto!!! Meno male che hai Andrea, sempre ottimo consigliere ;-)))))), speriamo che Franky riesca a fare il miracolo, xè voi dovete stare insieme!!!!!!! Aspetto con ansia il seguito. Baci Sara
malabi
00venerdì 2 luglio 2010 21:51
51° Capitolo.

Trovare il famoso Hangar non è da poco, perché l’aeroporto è enorme e con Andrea dobbiamo fare un sacco di strada a piedi, io riesco a reggermi a malapena per la stanchezza, ma poi chiedendo a qualcuno, ci arriviamo.
L’aereo è sulla pista, manca qualche minuto alle 7, ma ancora Michael non è arrivato, con il mio amico decidiamo di aspettare vicino al velivolo, mentre un uomo si avvicina subito sospettoso per chiedere cosa stessimo facendo là, ma Andre gli spiega che siamo ospiti di Mr. Jackson e che dovremmo viaggiare con lui, il tizio con una radio portatile, chiede informazione a qualcuno, che probabilmente è stato avvisato del nostro arrivo, credo da Franky, e ci saluta allontanandosi, ma di poco.

Sono talmente esausta che mi siedo sulla mia borsa da viaggio e non trovo nemmeno la forza di parlare, se potessi mi stenderei sull’asfalto della pista per dormire, penso solo, che qualsiasi cosa succederà da questo momento in poi, la subirò senza batter ciglio, perché la stanchezza sta prendendo il sopravvento su di me.

Dopo qualche minuto d’attesa, finalment, ecco apparire la limousine che si ferma a pochi metri dal velivolo. Scendono prima le guardie del corpo, poi Franky, che appena mette piede a terra ci fa un cenno con la mano, per salutarci, io nemmeno rispondo, mentre Andrea ovviamente lo fa, poi scende Michael, vestito completamente di nero, con occhiali a specchio, cappello e mascherina.

Ecco, penso, così è ben protetto, ed isolato dal mondo, mentre il gruppo si avvicina, mi devo sorreggere ad Andrea, perché le gambe non mi reggono più, Franky, accelerando il passo, cerca di precedere, per quel che può il gruppo e ci viene subito incontro, e mi saluta per prima, dandomi due baci, mentre in fretta gli chiedo in francese:

“Allora, com’è la situazione? Dimmi se devo tornare indietro.”

Franky, parlando velocissimamente mi risponde:

“E’ arrabbiato, ma quando gli ho detto che partivate con noi, non ha detto niente di cattivo. Poi ti spiego.”

Il tempo di salutare il mio amico, che già Michael è davanti ad Andrea e gli dice:

“Professore, sono contento di rivederti, questo viaggio sarà certo più piacevole in tua compagnia.”

Tanto per scaldare un po’ l’atmosfera, ha subito voluto esordire con una frecciatina, che immagino sarà la prima di una lunga serie.

Il mio caro amico, non dando peso alla battuta, ringrazia solo per l’ospitalità, poi, Michael, gira la testa dalla mia parte e mi saluta solo con un breve cenno del capo, senza profferire nemmeno mezzo monosillabo, poi voltandosi verso l’aereo e cominciando a salire i pochi gradini della scaletta, seguito da due guardie del corpo, dice:

“Ok, andiamo.”

Franky e Andrea mi cedono il passo, mentre le altre due guardie si occupano dei bagagli, una volta a bordo, saluto il pilota che si sta intrattenendo a parlare con Michael e vado subito a prendere posto, in un qualsiasi sedile, perché in questo momento ho solo bisogno di sedermi.

Quando sono entrati tutti, Michael anche, fa il suo ingresso, e si siede esattamente in una poltrona situata nell’altra fila, ma diagonalmente alla mia, in modo che basta che io giri gli occhi per vederlo, e chiede ad Andrea di sedersi davanti a lui.

Franky, invece si accomoda di fronte a me, sorridendomi compiaciuto, io invece gli rispondo con un ghigno, perché non ho nemmeno la forza di sorridere.

Dopo qualche minuto, il comandate ci dà il benvenuto e mentre l’aereo comincia a decollare, chiudo gli occhi senza pensare più a niente, prego solo di poter dormire un po’, ma il mio desiderio, viene subito interrotto dall’unica hostess, che mi chiede che cosa desideri bere, e visto che mi trovo in uno stato comatoso, le chiedo di portarmi un caffè con un po’ di latte.

Poco dopo quella ritorna con i beveraggi per tutti e mentre sorseggio il mio caffè, Franky in francese mi chiede:

“Come stai?”

Io biascicando, rispondo:

“Non mi vedi? Secondo te come sto?”

Al che lui, cercando di indorare la pillola, mi dice:

“Mi sembri molto stanca, hai una faccia un po’ a distrutta.”

Accenno ad un flebile sorriso e ribatto:

“Guarda che lo so da sola, che ho un aspetto orribile. Non ho dormito, ho pianto come una fontana, sono senza trucco, dire che ho una faccia solo un po’ distrutta è una tua galanteria. Non oso specchiarmi.”

A lui viene da ridere, ma vista l’atmosfera piuttosto pesante, smorza subito la sua risata, anche perché Michael ha girato leggermente il viso dalla nostra parte ed anche se del suo volto si vede solo la punta del suo naso, probabilmente non gradisce, però a me vedendolo così, mi viene da sorridere e involontariamente muovo la testa come per accennare ad un piccolo diniego, che non so, ovviamente se lui noti, ma poi non curandomi di quello che lui pensi, continuo a conversare con Franky, sempre in francese, anche perché voglio sapere cos’è accaduto dopo la nostra telefonata, per cui gli chiedo:

“Allora, adesso raccontami, che cosa gli hai detto?”

Lui, parlando a voce piuttosto bassa:

“Quello che già ti ho accennato per telefono. Gli ho detto che mi avevi chiamato, che eri molto dispiaciuta di essertene andata via così, ma che lo avevi fatto perché eri molto arrabbiata, ma che poi ti sei pentita perché non volevi che vi lasciaste in un modo così brutto.”

Al che chiedo:

“E lui che ha detto?”

“In un primo momento mi ha risposto che non gli interessavano le tue scuse e le tue giustificazioni.”

“Ah, bene, mi spieghi allora che diavolo ci sto a fare qui, adesso?”

Franky, però, facendomi cenno con la mano, come per dire “aspetta”, prosegue:

“Poi gli ho parlato e gli ho detto che comunque fossero andate le cose, almeno dovevate chiarirvi, visto che anche lui ci stava male. Allora, dopo un po’ si è convinto e mi ha chiesto se saresti tornata comunque con il volo che avevi prenotato, e che gli dispiaceva soprattutto per il tuo amico, perché pensava di aver fatto una brutta figura, quindi mi ha chiesto di chiamarlo, per dire a lui ma anche a te di tornare insieme a noi.”

Ora guardo Franky con gli occhi fuori dalla testa, non so se avevo capito bene, per cui replico:

“Scusa, fammi capire bene, tu quando hai chiamato Andrea………” e pronuncio questo nome, pianissimo per non far capire di cosa stessimo parlando, “…………………………avevi già parlato con Mi, quindi la telefonata l’hai fatta su sua indicazione. Non mi dire che è così, e scommetto che magari stavo anche in viva voce, così lui poteva sentire tutto. Mioddio, Franky, questo non me lo dovevi fare.”

Ora il fedele amico di Michael, sorride un po’ imbarazzato e non risponde, guarda fuori dall’oblò dell’aereo, non so se ridere o piangere, tuttavia io incalzo:

“Senti, se pensi di cavartela così, ti sbagli. Insomma possibile che io stia sempre al centro delle vostre macchinazioni e giochetti. Ma ti rendi conto di cosa hai fatto? Mi hai fatto crederei che lui non sapesse niente della telefonata, e poi scusa ma chi ti dava la garanzia che io davvero cambiassi idea?”

Franky a questo punto, mi guarda con uno sguardo tra l’ironico e il dolce e ribatte:

“La garanzia non ce l’avevo, ma so che lo ami molto e non potevi partire così. E comunque non stavi in viva voce.”

Concludo io per lui la frase, aggiungendo:

“No, in viva voce no, ma ascoltava da un altro apparecchio, vero? Tanto abbiamo parlato in francese. Chissà come si sarà infuriato! Comunque Franky sono arrabbiatissima con te, quanto vi siete divertiti in questi giorni a prendermi in giro, eh!”

Lui accorgendosi che sono davvero furiosa, cerca di ammorbidirmi ribattendo:

“Tesoro, dai, non fare così, in fondo ora sai che Michael ci teneva che tu cambiassi idea, stava troppo male, se l’è presa con tutti, era infuriato e mi dispiaceva, davvero, vederlo così, quindi ho fatto il possibile per calmarlo, però alla fine ci sono riuscito.”

A questo punto non posso fare a meno di chiedere:

“Ma la mascherina la porta perché sta male?”

A Franky, viene da ridere, ma fa finta di niente e mi risponde:

“No, la mette quando è di cattivo umore, o perché non vuole mostrare nessuna espressione, o a volte, solo per stupire. E’così, tesoro, non fare quella faccia, lui è così, e sono sicuro che a te piace anche per questo.”

Non posso fare a meno di dire a me stessa che ha ragione, a me piace proprio perché è così, però non aggiungo altro, sorridendogli solamente.

Poco dopo, la nostra conversazione viene interrotta da Michael stesso, che si rivolge a Franky per chiedergli qualcosa, ma io faccio finta di non essere minimamente interessata e giro la faccia verso l’oblò per perdermi nella visione delle nuvole che sono al di sotto di noi e mentre ammiro quel mare bianco a volte colorato di rosa o giallo, davvero non presto attenzione a quello che i due si stanno dicendo e solo dopo che Andrea mi ha chiamata più di una volta, mi giro verso di lui per ascoltare quello che mi sta chiedendo:

“Lalli, come ti senti? Va tutto bene?”

Lo guardo con un sorriso e rispondo:

“Sì, grazie! Sono solo stanchissima. E tu? Povero, anche tu sarai distrutto, non t’ho fatto dormire stanotte. Scusami, Andre, non avevo nessuna intenzione di coinvolgerti in questa telenovela. Cosa posso fare per farmi perdonare?”

Lui carinamente mi risponde:

“Non preoccuparti, non c’è bisogno che tu faccia niente, poi tutto sommato ho trovato questa cosa, molto interessante, sotto il profilo antropologico.”

Mi viene da ridere, perché mi sento come un reperto da museo e ribatto:

“Potrai magari un giorno scrivere un libro sulle reazioni inconsulte di una quarantenne, innamorata cotta di una pop-star………”

Pur avendo parlato in italiano, alla parola pop-star, Michael si gira di scatto verso di me, e pur non vedendo nulla della sua faccia, so con certezza matematica, che mi sta fulminando, perché ha capito che stiamo parlando di lui, tuttavia il mio amico Andrea, che brilla sempre per presenza di spirito, e prontezza di riflessi, rispetto ai miei del tutto appannati, non mostrando di essersi minimamente accorto della reazione di Michael è bravissimo ad afferrare le redini del discorso, e continua, lè dove io mi ero interrotta dicendo:

“Una pop-star come Madonna, ad esempio, io proprio non comprendo dove sia la sua bravura…….”

Mettendo l’accento sul nome Madonna, per far intendere che stavamo parlando di tutt’altro, ma Michael interviene chiedendo:

“What, about Madonna?”

Risponde Andrea, ovviamente cominciando ad imbastire tutta una conversazione approfondita sulle scarse capacità canore di quella che era capitata nel discorso solo per riparare ad una mia leggerezza e mentre lui parla, io di nuovo mi isolo dalla conversazione, perché non voglio essere la prima a rivolgergli la parola ed inoltre questo discorso non mi interessa.

Esaurito poi, questo argomento, Michael chiede ad Andrea di stabilire con Franky, un possibile appuntamento per poter esaminare più dettagliatamente, quel progetto sull’Africa a cui lui tiene molto, ma dato che per la loro posizione nell’aereo, si stavo parlando incrociati, il mio amico, mi chiede di potersi sedere al mio posto.

Guardo Andrea fulminandolo con gli occhi, ma lui non recepisce visto che porto gli occhiali da sole, dato che sono praticamente costretta ad alzarmi per andare a sedermi di fronte a Mike, che alza gli occhi, nel momento in cui vede che c’è questo scambio di posti, ma mi siedo come se niente fosse, senza dire una parola, cercando di rannicchiarmi il più possibile sulla mia poltrona, praticamente schiacciandomi sull’appoggia-testa laterale, facendo finta di guardare il cielo che stiamo sorvolando, incrociando le braccia e accavallando le gambe, tutta spostata verso la fusoliera dell’aereo per non incorrere in nessun contatto fisico, Lui invece resta esattamente com’è e riprende a leggere non so che cosa. Per isolarmi completamente indosso le cuffie per ascoltare un po’ di musica e con grande piacere sento che di sottofondo ci sono i successi di Simon & Garfunkel, in particolare The Sound Of Silence, canzone che ho amato ed amo tutt’ora moltissimo e di cui conosco le parole, per averla cantata tante di quelle volte, per cui inavvertitamente, comincio anch’io a canticchiare a bassa voce, almeno credo, mentre i miei occhi sono fissi ed immobili fuori dall’oblò.


Hello darkness, my old friend,
I’ve come to talk with you again,
Because a vision softly creeping,
Left its seeds while I was sleeping,
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence.


Ciao oscurità, mia vecchia amica
Sono venuto qui per parlarti di nuovo
Perché una visione che fa dolcemente rabbrividire
E’ stata lasciata crescere come un seme in me mentre dormivo
Ed ora la visione che è stata piantata nella mia testa
Rimane ancora
Con il suono del silenzio


In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone,
neath the halo of a street lamp,
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed by the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence


In sogni agitati camminavo solo
In strade strette e ciottolose
Nell’alone della luce del lampione
Ho alzato il mio colletto per il freddo e per l’umidità
Quando I miei occhi furono colpiti dal flash di un neon
Che attraversò la notte
E toccò il suono del silenzio


And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more.
People talking without speaking,
People hearing without listening,
People writing songs that voices never share
And no one dare
Disturb the sound of silence.


E nella luce nuda vidi
Migliaia di persone, forse di più
Persone che parlavano senza parlare
Persone che ascoltavano senza ascoltare
Persone che scrivevano canzoni che non condividevano con nessuno le loro voci
E nessuno osava
Disturbare il suono del silenzio


Fools said i, you do not know
Silence like a cancer grows.
Hear my words that I might teach you,
Take my arms that I might reach you.
But my words like silent raindrops fell,
And echoed
In the wells of silence


“Stupidi”dissi, “Non sapete
Il silenzio cresce come un cancro
Ascoltate le mie parole che posso insegnarvi
Prendete le mie braccia che posso raggiungervi”
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia
E fecero eco
Nei pozzi del silenzio


And the people bowed and prayed
To the neon God they made.
And the sign flashed out its warning,
In the words that it was forming.
And the sign said, the words of the prophets


E le persone si inchinarono e pregarono
Al Dio di neon che avevano inventato
E l’insegna fece vedere il suo avvertimento
Nelle parole che stava delineando
E l’insegna disse, “Le parole dei profeti


Are written on the subway walls
And tenement halls.
And whisperd in the sounds of silence


Sono scritte sui muri della metro
E sui muri delle case popolari”
E sussurrò nei suoni del silenzio


Mentre canto l’ultima strofa, sposto finalmente gli occhi e mi accorgo che sono tutti in silenzio a guardarmi, perché ovviamente con le cuffie, non mi sono resa conto di cantare a voce abbastanza alta, la mia prima reazione è di arrossire per la vergogna, poi togliendomi in fretta le cuffie, farfuglio delle parole di scusa, che vengono accolte però con dei sorrisi, da Franky e da Andrea, che mi dice subito, che non ho cantato così male, considerando che loro ascoltavano solo la mia voce, ma io sono imbarazzatissima e guardo di sottecchi Michael che adesso ha la faccia rivolta a me, ma non riesco a capire che espressione abbia, poi non so se con tono ironico o meno dice, parlando però di me in terza persona:

“Però, avete sentito le parole le sa tutte a memoria. Complimenti, io invece spesso dimentico persino quelle delle mie canzoni.”

Tutti ridono, ma io scordandomi, che con lui non avrei dovuto parlare, rispondo:

“Beh, se avessi cantato tutte le canzoni che hai cantato tu nella tua vita, probabilmente, anch’io non riuscirei a ricordarmele tutte. Questa è una delle poche che so.”

Lui a questo punto mi risponde direttamente sempre con un tono che non riesco a decifrare:

“Sì, ma queste sono in inglese, che a quanto so, non è una lingua che tu ami molto, quindi va apprezzato l’impegno.”

Tra me penso che sta cercando di provocarmi, ma faccio finta di non raccogliere e soavemente rispondo:

“Questa canzone è stata scritta nel 1965, ed è dedicata all’assassinio del Presidente John Fitzgerald Kennedy. Anche se io ero piccola quella cosa la ricordo perfettamente e mi ricordo che davvero, a quella terribile notizia, in tutto il mondo si sentiva solo il suono del silenzio, perché tutte le persone di fronte a quell'omicidio assurdo, non sapevano cosa dire. Mi è stato facile imparare le parole, perché l’ho ascoltata e cantata moltissime volte, a quell’epoca. Ecco perché me le ricordo così bene.”

Michael, mentre io parlo segue con attenzione perché annuisce con la testa, poi replica, parlando dolcemente:

“Anch’io me lo ricordo benissimo, anche se avevo solo 5 anni, ma ricordo che a casa tutti piangevano perché ci sembrava incredibile e anch’io ero molto sconvolto, anche se all’epoca non riuscivo a capire bene cosa fosse successo, sapevo solo che era accaduta una cosa terribile.”

Poi, come se improvvisamente tutta la tensione che si era creata tra di noi, nelle ore precedenti, fosse stata improvvisamente cancellata da un colpo di spugna, io ho cominciato a raccontare:

“Sai, ancora mi ricordavo cosa stessi facendo nel momento in cui il telegiornale diede la notizia, allora c’era solo un canale alla televisione ed eravamo quindi obbligati a vedere tutti la stessa cosa, ed io vidi la scena del momento in cui gli sparano nella macchina scoperta ed ancora me la ricordo perfettamente. Mi misi a piangere, perché in casa stavano piangendo tutti ma più che altro ero disperata per i suoi due figli, così piccoli e immaginavo il loro dolore nell’aver perso un padre così meraviglioso. Lui era molto amato in Italia, come credo, nel resto del mondo, è stato, anche se poi la storia lo ha un po’ ridimensionato, un grande Presidente e lottava per i suoi principi di eguaglianza. Ma l’America ancora forse non era pronta per un uomo così.”

Michael, a questo punto finalmente si abbassa la mascherina e mi sorride aggiungendo:

“E’ vero. In quagli anni da noi c’era ancora la segregazione razziale, e l’America era sconvolta da violenze e ingiustizie che si consumavano tutti i giorni, ai danni dei neri. Io me lo ricordo quel clima, anche se fortunatamente noi non ne abbiamo subito nulla di tutto quel male che invece altri hanno dovuto subire. Quel periodo è stato terribile. Qualche anno dopo fu ucciso anche Martin Luther King, e quello per noi fu davvero la fine di un sogno. Io ero più grande, avevo 10 anni e l’ho vissuto come una tragedia, come se fosse morto uno di famiglia. Lui era una persona incredibile, i suoi discorsi infiammavano ma era un pacifista e tutta la sua vita è stata spesa per poter elevare i neri alla stessa dignità dei bianchi, perché è assurdo discriminare qualcuno solo per il colore della pelle, è la cosa più ingiusta che un uomo possa fare ad un altro uomo. Quel momento è stato davvero tragico.”

E pronunciando queste parole, la sua voce si commuove, perché per lui questo ricordo è veramente doloroso, ed io percependo la sua commozione, mi intenerisco nuovamente e per fargli capire che condivido la sua pena, furtivamente, e timidamente, appoggio il mio ginocchio al suo, lui ricambia quel gesto con una leggera pressione della sua gamba contro la mia, sorridendomi e guardandomi, nonostante gli occhiali da sole.

Volto gli occhi per guardare fuori e vedo un cielo pulito, terso, l’aereo si sta avvicinando a Los Angeles, poi guardo di nuovo Michael e capisco che anche tra di noi non ci sono più nubi, perché il suo sorriso è aperto, illuminandogli tutto il viso, ed io sono ritornata a vivere.
dirtydiana66
00venerdì 2 luglio 2010 22:45
grazie del capitolo, da come si presentava la situazione mi sarei aspettata il peggio...forse è stata d'aiuto anche la stanchezza di entrambi , almeno spero che la tempesta sia passata ....vero Lalli
posta presto sono in ansia
un abbraccio
manu 62
00sabato 3 luglio 2010 06:29
Buongiorno Lalli.Ti ringrazio anch'io per questo accenno di riconciliazione...pero' io,adesso,vorrei proprio sapere come procede...
shamona
00sabato 3 luglio 2010 07:28
Lallina [SM=x47938] ,
per fortuna che Michael si è comportato bene.
Così abbiamo anche appreso l'origine di sound of silence.
Bella la scena finale delle ginocchia.
Sei brava, ciao.
mimma58
00sabato 3 luglio 2010 08:45
bella,anche perchè mescoli un pò di storia.sei veramente brava
malabi
00sabato 3 luglio 2010 16:13
Grazie ragazze, come sempre gentilissime. Sopero di postare domani il seguito. Oggi non ce la faccio perchè tra un po' devo uscire.

Baci a tutte.
SusannaM.
00sabato 3 luglio 2010 21:28
Brava, come sempre.mi aspettavo di peggio da questo incontro......
BEAT IT 81
00domenica 4 luglio 2010 01:54
Meno male che è tornato il sereno fra voi !!!!!! Lalli, ti giuro che temevo il peggio, nn sai questo tuo nuovo capitolo che sospiro di sollievo mi ha fatto tirare, vedo allora ancora una speranza x il vostro happy end che meritate con tutto il cuore e l'anima, xè, x litigando a volte in maniera furiosa, siete fatti x stare insieme!!!!! Bellissima la disquisizione su JFK (mio mito personale, trovo che sia stato un grandissimo uomo ed un precursore, troppo x l'epoca in cui è vissuto, ma è grazie a lui se qlc si è mosso nell'America bigotta e razzista dei primi anni '60)e la citazione di "The Sound of Silence", canzone che mi piace parecchio e che ora ho scoperto a chi è dedicata, grazie anche x questa lezione storico/culturale/musicale ;-))))) .Grandiosa come sempre Lalli, sono sempre più immersa in questo tuo meraviglioso viaggio. Bacione Sara
malabi
00domenica 4 luglio 2010 16:18
Re:
BEAT IT 81, 04/07/2010 1.54:

Meno male che è tornato il sereno fra voi !!!!!! Lalli, ti giuro che temevo il peggio, nn sai questo tuo nuovo capitolo che sospiro di sollievo mi ha fatto tirare, vedo allora ancora una speranza x il vostro happy end che meritate con tutto il cuore e l'anima, xè, x litigando a volte in maniera furiosa, siete fatti x stare insieme!!!!! Bellissima la disquisizione su JFK (mio mito personale, trovo che sia stato un grandissimo uomo ed un precursore, troppo x l'epoca in cui è vissuto, ma è grazie a lui se qlc si è mosso nell'America bigotta e razzista dei primi anni '60)e la citazione di "The Sound of Silence", canzone che mi piace parecchio e che ora ho scoperto a chi è dedicata, grazie anche x questa lezione storico/culturale/musicale ;-))))) .Grandiosa come sempre Lalli, sono sempre più immersa in questo tuo meraviglioso viaggio. Bacione Sara




Sra cara, attraverso te voglio ringraziare di cuore tutte le ragazze che hanno la pazienza ancora di leggermi. Sono davvero onorata di questa vostra attenzione e mi fa piacere scoprire, che attraverso questa mia "Fantastica", in tutti i sensi, storia voi possiate apprendere qualche cosa in più rispetto al periodo storico in cui Michael ed io siamo vissuti, anche se in contesti ed ambienti molto diversi.

E' vero all'epoca qui in Italia il razzismo era un aprola che non ci apparteneva, perchè tanti di noi, troppi, avevano dovuto subire all'estero delle discriminazioni umilianti e razzistiche.

Vi dico solo questo per capuire quanto l'Italia, oggi sia cambiata in peggio, permettetimi questa degressione, breve perchè non è mia intenzione annoiarvi, comunque sappiate che io sono divorziata il mio primo ed unico matrimonio, perchè attualmente convivo da 25 anni con un uomo meraviglioso anche padre di mia figlia, si è svolto nel 1977 e con l'allora mio marito decidemmo di andare in viaggio di nozze in germania, per far visita ad alcuni miei amici e una mia cugina, passando per la Svizzera, sia Italiana che tedesca. Arrivammo a Zurigo, nelle prime ore della mattina, perchè viaggiammo di notte e lì, decidemmo di fermarci per fare colazione. Parcheggiammo la macchina al primo locale che trovammo, e stavamo per entrare quando sulla porta della caffetteria io lessi in Tedesco questo cartello:

VIETATO L'INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI".

Voi non potete capire quale sia stata la rabbia, l'umiliazione la sofferenza e lo stordimento, perchè io non potevo credere una cosa del genere. Era il 1977 forse alcune di voi ancora non erano nate, ma noi eravamo quegli Italiani trattati come cani che andavano a cercare fortuna all'estero perchè il nostro paese non permetteva loro un vita dignitosa.

Dovremmo tutti riflettere su questo, la storia insegna molto a tutti e noi non dovremmo mai dimenticarla.

Grazie per tutto.

Laura.
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