malabi
00martedì 7 giugno 2011 01:17
95° Capitolo.
Michael, mi tiene abbracciata stretta mentre, dopo l’amore, ci scambiamo piccoli baci teneri e dopo un po’ con dolcezza mi sussurra:
“Lo sai, che questa volta è stato……….wow…………”
“Come wow……..Non hai altro da dire?”
“Uhmmm,……….Wow già dice tutto……….non ti sembra?”
“Forse a te, ma per me wow è solo un suono. Nel tuo slang, a quale parola corrisponde esattamente?”
Ci pensa un attimo su e poi:
“Oh, a un mucchio di parole, se è per questo, non ad una in particolare. Ecco vedi, ‘wow’, si dice quando qualcosa ti piace talmente tanto, che sei convinto che nessun vocabolo, potrebbe descrivere quello che si prova………..Quindi, dopo tutto questo, posso solo esprimermi con ………..wow……wow……..wow”
“Non sono tanto convinta di questa spiegazione. Te ne approfitti solo perché non sono Americana………….”
“Ma no, dai, ti giuro che è così,………Comunque se proprio vuoi che usi delle parole di senso compiuto, potrei dire che è stato………uhm, vediamo…………Non male…………….”
Ride di cuore e mentre cerco di divincolarmi dalla sua braccia per mettermi seduta, con stizza ripeto:
“Non male?..........Che significa non male?!”
Lui però, rafforzando la stretta, continuando a ridere, aggiunge:
“No ti prego, stai ferma e non muoverti da così……..Non male…….significa che………..che uhmmm,…….che mi è piaciuto talmente tanto che avrei voluto non finisse mai. e che è stato davvero, davvero fantastico………perché tu sei fantastica………ed io ti amo moltissimo, Laili…….Questa è la verità……..Ed ora dammi un bacio e fai sparire dalla tua faccia quell’aria imbronciata e sorridimi, perché adoro, quando lo fai………..”
Il mio sorriso è talmente aperto che mi sembra che gli angoli della bocca , sfiorino i lobi delle mie orecchie, ma poco prima di posare le mie labbra sulle sue, riesco a pronunciare con entusiasmo, scimmiottandolo:
“Wow…..”
Ridendo mi bacia e, l’allegria di entrambi, dopo un po’ lascia il posto alla passione che di nuovo infuoca le nostre bocche mentre ci scambiamo un altro lunghissimo ed intenso bacio. Solo dopo molto tempo, distaccandoci e guardandoci negli occhi, ricominciamo a parlare e sono io che lo faccio per prima:
“Mike oggi è domenica, ed è per me l’ultimo giorno, qui, a Neverland, perché lunedì dovremo essere a Los Angeles, allora mi piacerebbe, se per te va bene, fare una cosa che mi ha insegnato la mia nonna materna……………”
I suoi occhi si accendono di curiosità, mentre mi chiede:
“Certo ragazza, tu puoi fare tutto quello che desideri, ma cos’è quello che ti ha insegnato tua nonna? Immagino che debba essere qualcosa di speciale…..”
“Beh sì, lo è!.........Ecco, l’unico problema è che non so se potrò trovare tutto quello che mi occorre…….Ma pensavo di fare……la Pizza………Quella vera, napoletana, come me l’ha insegnata mia nonna, che è davvero molto, molto buona………davvero speciale.”
Mi interrompe esultando:
“Wow………….La Pizza? Oh mioddio, io amo la pizza………Quando sono stato in Italia l’ho mangiata spessissimo……….Oh ma certo che puoi, vedrai che farai felici tutti………Prince poi ne va matto………Tu non preoccuparti per gli ingredienti, basta che comunichi in cucina quello che ti occorre e il personale riuscirà a farti avere tutto il necessario……..E’ molto gentile da parte tua fare questa cosa per noi tutti…….soprattutto perché è una specialità di tua nonna………”
“Oh sì, lei era bravissima in cucina, pensa che si è sempre fatta il pane in casa, anche quando era ormai vecchia e faceva fatica a tenersi in piedi e per i miei compleanni mi ha sempre preparato delle torte buonissime. Sai, mia nonna proveniva da una famiglia di fornai e pasticceri. Loro vivevano in un paese al sud di Roma, ed erano proprietari di parecchi negozi in cui si vendeva il pane, la pizza e dolci deliziosi e mia nonna, già all’età di sei anni, ha cominciato a dare una mano nell’azienda di famiglia…….Sai ai suoi tempi, si cominciava a lavorare presto………..“
“Non solo ai suoi tempi, se è per questo. Io ho cominciato a lavorare all’età di tua nonna……….nell’azienda di famiglia……….anche se non era per fare il pane……..”
Pronuncia queste parole con un’ironia amara nella voce, che mi intenerisce profondamente e mentre gli accarezzo delicatamente una guancia, sommessamente dico:
“Lo so, amore mio, e penso che questo sia profondamente ingiusto, perché i bambini hanno diritto di vivere la loro infanzia senza nessun tipo di preoccupazioni, che non siano quelle del gioco, del divertimento e della scuola. Quando penso a te bambino, mi si stringe il cuore……….”
“Sai, quando sei bambino, non è che ti rendi ben conto di quello che ti sta capitando. A me sembrava una cosa normale, perché fin da piccolo sono stato abituato a farlo, è solo dopo, quando sono cresciuto, forse intorno ai dodici, tredici anni, che mi sono pian piano reso conto che la mia vita non era come quella dei miei coetanei, e non ho mai potuto vivere quell’età in cui si è felici e spensierati. Senza poi parlarti di che cosa era capace mio padre…………..Oh mioddio, lui era davvero terribile con noi, così duro, intransigente, a volte crudele……..”
I suoi occhi, velati di tristezza, diventano lucidi mentre i ricordi della sua infanzia negata gli scorrono velocemente davanti e, come sempre mi è accaduto, ogniqualvolta egli abbia parlato del suo passato, mi commuovo anch’io insieme a lui e lo stringo forte a me, sapendo che il mio abbraccio, per quanto intenso e pieno d’amore, mai potrà sostituire l’affetto che gli è mancato negli anni considerati i più importanti per la formazione di ogni individuo. Il mio amore, per quanto grandissimo e profondo, ha solo un effetto placebo che può lenire temporaneamente il dolore delle ferite, mai rimarginate, che ancora oggi, per Michael, ormai uomo fatto, continuano a sanguinare copiosamente e rendono il suo presente e renderanno anche il suo futuro, sempre intriso di quell’infelicità che nasce e proviene dal suo vissuto di bambino. Sapendo bene che di fronte a questa sofferenza feroce e prevaricante, le parole ben poco possono, mi limito solo a sussurrargli:
“Ti prego, amore mio, non lasciarti sopraffare da questi brutti ricordi. Mi dispiace che il parlarti di mia nonna ti abbia fatto pensare alla tua infanzia. Ti prego scusami……………..Non volevo……….”
“Tesoro, ma tu non c’entri nulla……….Non devi sentirti in colpa per questo, è che a volte le mie emozioni prendono il sopravvento…….No ti prego, non voglio che pensi questo e hai ragione tu, devo cacciare via i brutti pensieri……..Ti prego continua a raccontarmi di tua nonna……….Era molto interessante quello che stavi dicendo di lei……….Dunque mi dicevi che la sua famiglia possedeva negozi, quindi era ricca?”
“A quanto ne so sì, abbastanza, lei era figlia unica, però ha perso la mamma molto presto, credo che lei avesse appunto cinque o sei anni quando è accaduto, poi lei giovanissima, si è innamorata di mio nonno, che invece non era affatto ricco e il padre di lei, assolutamente non voleva perché, secondo la mentalità del tempo, lei avrebbe dovuto sposare un suo cugino affinchè il patrimonio restasse in famiglia. Mia nonna però, era una donna forte, determinata e molto innamorata e allora è scappata con mio nonno e a quel punto, per difendere l’onore e il buon nome della famiglia, il mio bisnonno ha dovuto acconsentire al matrimonio, lei aveva solo sedici anni, ma l’ha diseredata, cioè le ha tolto tutto. Sai a quel tempo si poteva fare, oggi, per fortuna non più. I miei nonni si sono molto amati e hanno avuto ben dodici figli……….”
“Sai che questa storia mi piace moltissimo. Tua nonna mi piace moltissimo, immagino che debba avere avuto un coraggio enorme per rinunciare a tutto quello che aveva per amore, che deve essere stato grandissimo. Poi mi piace l’idea che anche tu provieni da una famiglia numerosa, come me del resto. Allora tu avrai un mucchio di zii, cugini e nipoti.………..”
“Oh sì, siamo trentasei cugini, senza contare le mogli e i mariti…….Davvero un sacco di gente e quando lei festeggiava i compleanni, anche se tutti non potevano esserci, perché magari molti dei miei paranti abitavano in città diverse, eravamo tantissimi, di solito affittavamo un ristorante tutto per noi……………Era molto divertente ed era anche una maniera per incontrarci almeno una volta l’anno e questo è durato fino a che lei non è morta. Aveva 87 anni, quando è successo…………”
“Penso che per te sia stato molto triste………..”
“Sì, lo è stato, anche perché nonna era molto affezionata a me, nonostante avesse in sacco di nipoti………Lei però diceva, che come carattere le assomigliavo molto, perché anch’io ho sempre fatto di testa mia………..La sua eredità, per me, oltre una catene d’oro, sono state alcune ricette che lei conservava gelosamente, tra cui la pizza……….Spero di essere alla sua altezza………….”
“Lo sarai tesoro, non preoccuparti…………..Sono sicuro che lei ti aiuterà, e verrà buonissima……..Non vedo l’ora di mangiarla………….Ti occorre molto tempo per prepararla?”
“Non molto, solo che devo prepararla la mattina, per mangiarla la sera……..va bene se la mangiamo a cena o avevi altri programmi per la serata?”
“Nessun programma preciso e per la sera andrà benissimo. Sei tu lo chef, quindi tu decidi.”
“Ok, però ora dobbiamo dormire un po’, perché devo essere in piedi presto per sapere se c’è tutto quello che mi serve………..”
“Se manca qualcosa, loro potranno ordinarlo, non preoccuparti…………Se vuoi posso chiamare anche adesso così potrai parlare direttamente tu con il cuoco di turno così quando ti alzi avrai tutto quello che ti occorre…….”
Lo guardo sorpresa mentre gli chiedo:
“Ma adesso? Ma che ore sono?”
“Uhmm dovrebbero essere quasi le cinque di mattina………Con te riesco sempre a vedere l’alba e questo non mi dispiace………….”
“Mike, un conto è vedere l’alba dopo aver dormito, un conto è vederla dopo aver passato una notte insonne………….Dobbiamo dormire un po’, anzi tu devi dormire un po’, visto che lo fai poco…………..”
“Okay, dormirò, non preoccuparti, ma prima chiamo in cucina, così quando ti sveglierai, troverai tutto.”
Senza nemmeno darmi il tempo di dire mezzo monosillabo, afferra il telefono e subito dopo sta già parlando con qualcuno, che mi passa, al quale mi rivolgo con un tono leggermente imbarazzata e dopo aver salutato ed essermi scusata per l’ora, cosa che suscita nel mio interlocutore un: “Nessun problema, miss, mi dica pure……..”, elenco gli ingredienti che mi dovrebbero servire e alla risposta rapida del cuoco, credo che sia appunto lui, in cui mi dice che quello che manca lo farà arrivare nelle prime ore, riaggancio ringraziando e guardando Michael interrogativamente chiedo:
“Ma è domenica, come farà a trovare tutto?”
Lui sorride, un po’ sornione mentre risponde:
“Tesoro, ci sono degli ottimi fornitori, per i quali non esistono né domeniche e né feste e sono sempre a disposizione………..In cucina sanno quello che fanno……..”
Sorrido anch’io e abbracciandolo forte dico:
“Già, dimentico spesso che tu sei Michael Jackson e puoi tutto……..”
“No, non tutto……..”
“Molto però sì………e questa cosa, amore mio, comincia a piacermi parecchio.”
“Ma davvero? Uhmmm, che è successo alla donna che trovava da ridere sull’organizzazione dei miei dipendenti e su tante altre cose che riguardano il mio personaggio?”
“Oh, quella donna è talmente innamorata ed è talmente pazza di Michael Jackson che non ha più niente da dire, se non ‘Lo amo, lo amo, lo amo e lo amo……………”, poi più seriamente, “Michael io ti amo davvero moltissimo e tu sei tutta la mia vita…………….”
Le sue braccia mi stringono così tanto, da togliermi quasi il fiato, mentre risponde:
“Ti amo anch’io moltissimo e voglio che tu sia sicura di questo. Tu sei e resterai nel mio cuore, sempre, qualsiasi cosa accada………..Te lo giuro.”
Finalmente, dopo esserci scambiati giuramenti e promesse che rendono il cuore di ogni innamorato, leggero e pieno di traboccante felicità, riusciamo ad addormentarci per poche ore, perché non appena sento Michael muoversi per alzarsi, apro gli occhi anch’io e con la voce impastata dal sonno gli dico:
“Mike, che ore sono?”
“Sono le nove, ma tu dormi ancora un po’, è troppo presto per te………..”
“No, adesso mi alzo anch’io, tesoro, non voglio perdere nemmeno un minuto lontana da te e voglio fare colazione con voi tutti………..”
“Okay, allora ti aspetto a casa tra mezz’ora……….”
“Ma te ne vai così?”
Chiedo con gli occhi semi chiusi e una voce querula.
“Assolutamente no, tesoro………..”
Fa il giro del letto, si siede al mio fianco e cerca la mia bocca per baciarmi dolcemente, ma con le mia braccia intorno al suo collo, lo tengo incollato a me, e dopo un po’ i nostri baci si riaccendono di passione, insieme alle carezze che ci scambiamo frenetiche.
E’ Michael però a recuperare un po’ di auto-controllo seppur sospirando ed infatti, mi dice:
“Ragazza, se continuiamo così, non mi muovo più da qui………..Non vorrei farlo, ma devo andare perché i bambini, a quest’ora, sono svegli………..Dai, preparati e raggiungimi in casa…………Uhmm, quanto mi piace baciarti………..”
Si alza, senza avermi però data un’occhiata significativa, che ricambio lanciandogli un bacio sulla punta della dita e dopo avermi gridato dalla porta: “Fai presto che ti aspetto”, esce ed io mi alzo per prepararmi nel minor tempo possibile.
Faccio il mio ingresso in casa che sono già tutti a tavola, entro sorridendo, deliziata dalla visione di Michael, che nel frattempo si è cambiato, pettinato e con gli immancabili occhiali da sole, forse perché non è riuscito a truccarsi o forse perché talmente è l’abitudine che li infila come fa con gli abiti e anche lui mi accoglie con un sorriso disteso e solare. I bambini mi salutano affettuosamente e, mi sembra che l’atmosfera sia così piena d’amore e di serenità che anche il mio animo sorride alla splendida giornata che sto per affrontare. Sedendomi poi a tavola e mentre mi verso il caffè, mi rivolgo ai piccoli, dicendo loro:
“Bambini, allora oggi, farò la Pizza………quella vera, come si fa da noi che si chiama ‘Pizza, co’ a pummarola ‘n goppa’……..”
Subito parte un applauso da parte di Prince, seguito da Paris, ovviamente anche da Michael e da Andrea, che si è unito a noi, subito dopo il mio arrivo, ma ovviamente le ultime parole pronunciate in Napoletano creano molto interesse, tanto che è proprio il bambino che chiede:
“Come si chiama la tua Pizza?”
“Si chiama, ‘Pizza co a pummarola ‘n goppa…..”
Prince cerca subito di ripetere dicendo:
“Pizza ‘pomma and go……”
Scatenando le risate di tutti, soprattutto le mie e quelle di Michael che aggiunge subito:
“Credo che Prince abbia trasformato la tua italianissima pizza in una versione molto Americana, perché non mi sembra che le parole fossero proprio quelle”
“In realtà le parole sono in dialetto napoletano perché in italiano si dice in tutt’altro modo, Comunque il significato di quella frase è ‘Pizza con il pomodoro sopra’, ma va benissimo anche ‘Pomma and go’. Anzi, sai che facciamo Prince, se ti va, ti faccio fare una ‘Pomma and go’ tutta tua. Ti va allora di aiutarmi a fare la ‘Pomma and go’?”
La mia richiesta scatena il suo entusiasmo ed anche quello di Paris, che con una vocina sottile, si rivolge al padre dicendo che anche lei vuole fare la Pizza, come quella di Prince.
E’ davvero uno spettacolo vedere le loro faccine illuminate dai sorrisi e i loro occhi eccitatissimi e, tutto ciò, sotto gli occhi di Michael gongolante, quindi dopo aver finito di bere il mio caffè, e aspettato che i bambini finiscano la loro colazione, mi alzo e rivolgendomi proprio a loro li apostrofo:
“Allora ragazzi, siete pronti per fare la Pizza?”
Nemmeno a dirlo, le mie parole vengono accolte da urla di gioia e Prince viene subito vicino a me, per prendermi per mano e dirmi con un po’ di apprensione:
“Lili, ma fare la Pizza è difficile?
“Oh no, tesoro, vedrai che ti piacerà molto farla e sono sicura anche che ti divertirai tantissimo, però prima di cominciare, dobbiamo fare delle cose, che sono importantissime. ”
“E che cosa?”
“Intanto dobbiamo lavarci bene le mani. Ora però andiamo in cucina.”
Con Prince per mano, seguita da Paris in braccio alla Nanni, ci dirigiamo verso la bellissima cucina dove il cuoco ci accoglie sorridendo e tutto soddisfatto mi mostra, ben allineati sul grande piano da lavoro, tutti gli ingredienti da me richiesti alle 5 del mattino e ringraziandolo chiedo un grembiule e qualcosa da mettere sulla testa ed immediatamente mi viene offerto un bellissimo cappello da chef, che infilo dopo aver raccolto i capelli dietro la nuca.
Vedendomi così conciata i bambini ridono come matti e iniziano una specie di cantilena in cui ripetono:
“Lili is pizza’s chef, Lili is pizza’s chef…………….”
Faccio finta di guardarli severamente e dopo essersi zittiti dico loro:
“Ragazzi, lavarsi le mani.”
Tutti e tre lo facciamo nel lavabo, e mentre i bambini si posizionano sugli alti sgabelli, io mentalmente chiedo l’aiuto di mia nonna Isa, dicendole:
“Nonna, per favore, fammi fare una bella figura………..Lo sai quanto ci tengo e voglio che questa sia la pizza più buona che Michael e i suoi figli possano aver mangiato e se così sarà, è tutto merito tuo!”
Con un’energia, che nemmeno pensavo di avere, comincio ad impastare, non trascurando di dare anche ai bambini un mucchietto di farina con un po’ d’acqua, per farli giocare, e nemmeno a dirlo, nel giro di pochi minuti, riescono a imbiancarsi ovunque. Si stanno divertendo moltissimo, e quando il mio impasto si trasforma in una bella sfera gigante, do loro un po’ di pasta perché so per esperienza, che questo li renderà davvero felici.
Mi ricordo quando anch’io, da piccola, osservavo mia nonna mentre impastava e, quanto fossi contenta quando lei mi porgeva una pallina di pasta per farmi giocare, bastava soltanto che seguissi un’unica regola a cui mi dovevo attenere, altrimenti il gioco sarebbe stato immediatamente sospeso, non era ammesso altro luogo all’infuori del tavolo della cucina, per intrugliare con la farina. D’altronde aveva perfettamente ragione.
I figli di Michael si stanno divertendo un mondo ad impastare, sbattere e cercare di dare le più svariate forme al loro impasto che ormai come la farina prima, ricopre in minuscoli pezzi i loro abiti, i loro visi e persino i capelli, senza parlare delle mani. Alzo gli occhi per dire qualcosa a Grace, che ovviamente riporta anche lei, i segni lasciati da questi due piccoli pizzaioli in erba, quando mi accorgo che appoggiato ad una colonna che sostiene gli archi che dividono in due il grande ambiente, c’è Michael, con le mani in tasca che sta osservando, sorridendo, tutto il quadretto.
Per nascondere l’emozione che la sua presenza mi provoca, con il braccio cerco di scostare dagli occhi una ciocca di capelli, che è sfuggita dal cappello e facendo questo anch’io mi imbianco il naso e i bambini, scoppiano a ridere mentre mi indicano, allora io esclamo:
“Avete poco da ridere voi due, perché siete sporchi di farina più di me……….”
“Sì ma tu hai il naso tutto bianco!”
Grida Prince scoppiando a ridere e trascinando anche la sorella.
“Bene, allora provvedo subito……..” e prendendo dall’impasto una piccolissima quantità, l’appiccico sui nasini dei bambini, che ridono felici e per completare l’opera faccio altrettanto con Grace mentre dichiaro:
“E’ necessario, scusa, ma il battesimo della Pizza, prevede questo rito.”
Siamo tutti sporchi, infarinati e allegri e alle nostre risate si unisce anche Michael che però dichiara:
“Non mi avvicino altrimenti battezzi anche me.”
I bambini, non appena sentono la sua voce scendono immediatamente per raccontare al padre le loro imprese con gli impasti ancora nelle mani e Michael fa loro dei grandi complimenti, poi incurante di quanto siano infarinati li abbraccia e bacia con un tale amore e una tale dolcezza che penso quanto davvero sia per loro un padre meraviglioso ed io, dopo aver ricoperto il tutto con un canovaccio, mi avvicino al gruppetto dicendo:
“Prince e Paris sono stati degli aiutanti perfetti, come puoi ben vedere. Ora però la Pizza deve riposare, quindi propongo di andarci a lavare perché siamo davvero indecenti……….”
Gli occhi di Michael mi guardano con profonda tenerezza e gratitudine, mentre la Nanni si avvia con i bambini e dopo essermi liberata degli indumenti da cucina, lui, tentando di ripulirmi il naso infarinato, mi dice sorridendo:
“Sei lo chef più carino che io abbia mai visto…….”
“Ma dai, non vedi come sono ridotta, ho farina dappertutto…….”
“E che fa? A me piaci anche coperta di farina……..Anzi forse così mi piaci anche di più. Quello che hai fatto oggi per noi e soprattutto per i miei figli mi hanno fatto capire ancora di più quanto tu sia davvero una donna speciale……….Grazie, amore mio, per quello che mi stai regalando.”
“Mike, ma quello che ho fatto è davvero poca cosa, e poi che credi mi sono divertita moltissimo con i bambini, loro sono così belli, dolci, amorevoli, educati. Si vede che sono felici e questo grazie a te, perché li stai facendo crescere benissimo. Sono io che ringrazio te per avermi permesso di conoscerli e mi hai dato la possibilità di passare qualche giorno in loro compagnia e se qui c’è qualcuno speciale, sei certamente tu, perché sei l’uomo più straordinario che io abbia mai incontrato ed è per questo che ti amo così tanto.”
Non mi fa dire altro, perché mi abbraccia con calore e baciandomi sul collo sussurra:
“Grazie tesoro per tutto questo, sono così felice che ho quasi paura a dirlo.”
Lo stringo forte, perché la mia paura è identica alla sua, anzi forse maggiore, ma abbracciandolo cerco di esorcizzarla, perché oggi deve essere una giornata perfetta e non voglio che nessun pensiero negativo turbi l’incanto da cui, presto, e questo lo sappiamo bene entrambi, dovremmo risvegliarci.