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minamj
00martedì 25 maggio 2010 15:08
Sono completamente senza parole.
Ho letto tutto in un fiato tutti i capitoli.
Hai un talento incredibile per la scrittura [SM=x47932]
Ma come fai? Anche le descrizioni degli abiti e dei luoghi
sono cosi' dettagliate.
Complimenti.


malabi
00martedì 25 maggio 2010 22:38
Re:
minamj, 25/05/2010 15.08:

Sono completamente senza parole.
Ho letto tutto in un fiato tutti i capitoli.
Hai un talento incredibile per la scrittura [SM=x47932]
Ma come fai? Anche le descrizioni degli abiti e dei luoghi
sono cosi' dettagliate.
Complimenti.






Grazie Minamj, sei molto gentile. Mi piace scrivere, soprattutto se l'argomento è di grande interesse per me, e nemmeno a dirlo, Michael lo è, moltissimo. Non credo che sia un talento, me la cavicchio decentemente. Comunque grazie ancora.
malabi
00martedì 25 maggio 2010 22:40
Re:
(angel66), 25/05/2010 7.04:

bellissimi brava




Grazie Angel. Spero che anche il seguito ti piaccia.
malabi
00martedì 25 maggio 2010 22:47
Re:
BEAT IT 81, 25/05/2010 10.55:

Malabi stupendo anche l'uitlimo capitolo!!!! Certo che Michael ha proprio un bel caretterino, porca paletta.....la scena dove lei canta La Cura è meravigliosa, un'emozione unica. Bravissima!!!!! E ora......Las Vegas arriviamo!!!!!!!!!!




Grazie Sara per i tuoi complimenti. Beh, il caratterino di Michael si conosce, non si può dire che fosse facile.
Comunque la protagonista sono io, perchè questa storia l'ho cominciata a scrivere pensando se l'avessi incontrato cosa sarebbe accaduto e come sarebbe accaduto. E' chiaro che alcune cose sono modificate, altre completamente inventate, ma nella descrizione della protagonista, sia l'aspetto, non quello attuale perchè ormai ho una discreta età, che il carattere sono abbastanza autobiografici, ecco perchè non c'è un nome, ma solo un soprannonme, che uscirà tra qualche capitolo.
Eri_305
00martedì 25 maggio 2010 23:11

Ancora ancora ancora ormai so dire solo sta parola ;)
malabi
00martedì 25 maggio 2010 23:43
14° Capitolo


Franky da gran cavaliere mi apre la portiera della macchina mentre Michael, dall’interno, allunga la sua mano per aiutarmi.

Lo ringrazio ad occhi bassi, perché sono ancora molto imbarazzata ed anche preoccupata di averlo messo in difficoltà, per come ho eseguito l’ultima canzone, vale a dire senza mai staccare gli occhi da lui.

E’ stato praticamente come avergli fatto una dichiarazione d’amore, e temo di essere andata oltre alle sue aspettative; quindi, in silenzio,salgo e percepisco il braccio di Michael intorno alla mia vita, che mi fa sedere tenendomi stretta accanto a lui, poi entra Franky con le immancabili guardie del corpo, che si siedono però sui sedili anteriori, lasciandoci soli su quelli in fondo.
Silenzio, non so cosa dire, ma soprattutto, non so cosa stia pensando Michael, che continua a tenermi allacciata alla vita, carezzandomi dolcemente.

Sono talmente frastornata da tutte quelle emozioni che sto vivendo, che senza rendermene conto, appoggio la mia testa sulla sua spalla e lui avvicinando il suo viso al mio mi sussurra:

“Ragazza, sei stata meravigliosa. Ho provato delle sensazioni incredibili. Il suono di quelle parole e le note di quelle canzoni che hai cantato erano dolcissime. Mi hai fatto commuovere.”

A quelle parole, mi giro per guardarlo meglio, e non riuscendo a dissimulare la sorpresa, sorridendo gli dico:

“Michael ma stai parlando sul serio o stai scherzando? Sarei voluta morire per la gran vergogna di essermi esibita, non solo di fronte a tutte quelle persone, per me assolutamente sconosciute, ma addirittura con te presente.”

Lui però, guardandomi serio e dandomi un leggero bacio sulle labbra, mi fa:

“Ti sembra la faccia di uno che stia scherzando? Perché mi dici questo?”

Al che io, sempre sorridendo rispondo:

“Perché posso essere d’accordo con te sul fatto che le canzoni che ho cantato possano esserti sembrate belle, ed in effetti, almeno per me, lo sono, tutte e tre, ma in quanto io ad essere stata meravigliosa………….beh, scusa ma proprio non lo credo. Detto da te poi, che canti in maniera divina da quando eri piccolissimo, e che interpreti le canzoni in un modo tale da far piangere e svenire intere legioni di fan, credo che sia veramente un’esagerazione. Ho soltanto strimpellato un po’ il piano canticchiando alla meno peggio. Comunque ti ringrazio, per non essere scappato via alle prime note. Sei stato davvero un gentleman.”

Per dimostrargli la mia riconoscenza, quindi, lo bacio anch’io sulle labbra.

Lui ridendo sottolinea:

“Io, lo sono sempre, un gentleman, soprattutto con una donna come te, non solo bella, ma piena di qualità nascoste.”

Non credendo che lui possa parlare sul serio, ribatto:

“Dai, per favore non prendermi in giro. Tu non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia costato fare quello che ho fatto. Pensa che all’inizio non riuscivo nemmeno a far uscire la voce, tanto ero impaurita, io non sono così avvezza al pubblico.”

Al che, Michael replica, lievemente risentito:

“Credimi, non ti prendo affatto in giro, hai cantato bene, hai una bella voce intonata e, soprattutto, sei riuscita a far sentire le tue emozioni, io le ho sentite in maniera fortissima. Per me è questo quello che conta nella musica, dare e ricevere emozioni, vibrare e far vibrare. La musica è un’energia vitale sempre in trasformazione che scaturisce dal movimento cosmico, Il sole, la luna, le stelle, la terra e tutti gli esseri che abitano questo universo hanno un suono, sono musica. Io ho solo il dono di sentire e di trasformare in melodia quello che è già nella natura stessa, riuscendo poi a trasmettere agli altri le stesse emozioni che io provo.
Ci sono tantissime persone che hanno una bella voce, intonata ed anche tecnicamente ineccepibile, ma se le senti cantare, magari non ti comunicano niente, non ti danno nessuna emozione. Per arrivare agli altri, e per far sì che questo scambio di energie avvenga, devi metterci l’anima, senza aver paura di mostrarla. Questo è quello che di solito io faccio quando canto, e anche tu stasera cantando hai mostrato la tua anima, io l’ho vista, e mi è piaciuta moltissimo.”

Lo guardo in silenzio, con occhi pieni di ammirazione e d’amore, poiché sono profondamente colpita da quelle parole e avvicinandomi per baciarlo, penso a quanto, invece, la sua anima, sia talmente bella e luminosa, da capire il motivo per cui, chiunque abbia la fortuna di conoscerlo, ne resti completamente abbagliato ed affascinato.

Lo bacio con un tale trasporto che Michael ne resta meravigliato e guardandomi con un’espressione tra il serio ed il faceto mi chiede:

“Ehi, ma che ti prende? Quanta passione!”

Subito controbatto, ironizzando:

“Perché, non va bene?”

Con il suo meraviglioso sorriso, mi risponde:

“No, anzi va benissimo. Mi piace molto quando ti lasci andare così perché sento che ti arrendi completamente a me, non stai più sulla difensiva e so che ti fidi del tutto di me.”

Mi viene da ridere a queste parole e, non posso fare a meno di canticchiare:

“Give in To Me, Give in To Me, Give In To Me!”

Allora Michael anche lui ridendo:

“Già, e pensare che quando l’ho scritta, nemmeno ti conoscevo…..!”

Non resistendo alla curiosità di saperne di più in proposito, gli domando:

“Visto che non mi conoscevi, allora per chi l’hai scritta? Chi è quella a cui hai dovuto ripetere per così tante volte di arrendersi?”

Con indifferenza mi risponde:

“Non mi ricordo, ma mi pare nessuna in particolare.”

Con un leggero tono ironico, alla sua risposta replico:

“Sì però, quando la cantavi eri talmente convincente che qualsiasi donna, vedendoti, se solo avesse potuto, sarebbe corsa da te, con le mani in alto dicendo. Basta Amore mio, ecco m’arrendo!"

Michael a queste parole scoppia in una risata di cuore e mi dice che a questa possibilità non aveva mai pensato.

Al che, sempre più scettica, aggiungo:

"Ora tu vuoi dirmi, che non hai nemmeno una pallida idea di che cosa hai scatenato nell’universo femminile dell’intero pianeta con quella canzone? Ma certo che lo sai, te l’avranno detto o comunque, te ne sarai accorto, di sicuro!”

Michael con una faccia d’angelo, e con un’espressione stupita, mi dice:

“No, non lo so. Davvero. Che è successo?”

Quasi urlando gli rispondo:

“Come che è successo? Ma te lo sei mai rivisto quel video? Beh, penso di sì! Comunque faccio finta di credere che tu non lo sappia e ti darò qualche informazione in proposito.
Primo! In quel video sei di una bellezza travolgente e tremendamente sexi, quindi anche se tu fossi rimasto zitto ed immobile per tutta la durata del film, sarebbe stato più che sufficiente per scatenare, in noi donne, una tempesta ormonale.
Secondo! Cantavi con una tale passione e ti muovevi in una maniera che qualsiasi donna, degna di questo nome, non poteva fare a meno di desiderare con tutta se stessa di essere lei, quella a cui chiedevi di arrendersi.
Dai, Michael non fare l’angioletto, non è possibile che tu non lo sappia.”

Lui sempre sorridendo,con un'espressione, a metà tra l'imbarazzato e il compiaciuto, mordendosi il labbro inferiore, mi risponde:

“Sei libera di crederci o meno, ma quando io guardo i miei video, tutto questo che tu mi dici, io non lo vedo! Anzi trovo sempre qualche cosa che non va, e mi dico che, forse, avrei potuto fare meglio; inoltre, le mie intenzioni non erano quelle di scatenare gli ormoni femminili!”

A questa affermazione non posso fare a meno di rispondere:

“Scusa, ma che altro dovevi migliorare in Give In To Me? Eri semplicemente perfetto. Certo che sei proprio esagerato! Comunque è normale che rivedendoti, a te non appari così sexi, ma ti assicuro, e ti prego di credermi, che per noi donne in quel video sei super!”

Su quest’ultima mie parole lui mi abbraccia di nuovo e mi dice che si sente in imbarazzo e mentre mi bacia mordicchiandomi le labbra mi chiede:

“Ma tu quante volte lo hai visto per essere così sicura che fosse tutto perfetto?”

Tra un bacio e l'altro, gli rispondo:

“Abbastanza da poterlo raccontare, per filo e per segno, fin dalla prima scena fino all’ultima, anche se questo, non è nemmeno il mio preferito in assoluto.”

Con quest'ultima mia affermazione, so di aver suscitato in Michael la curiosità di saperne di più in merito ai miei gusti riguardo alle sue performances, come so anche bene di soddisfare il suo innegabile narcisismo,infatti, puntuale mi domanda:

“Ah, e quale sarebbe il tuo preferito?”

Per mantenere alta l’attenzione nicchiando un po’, gli rispondo:

“Non te lo dico. Mi piacerebbe che lo indovinassi da solo.”

Sta per rispondermi qualcosa, ma l’auto entra nel garage dell’albergo, allora, sempre tenendomi abbracciata, mi chiede se ho parlato con mio padre a proposito di Las Vegas.

Gli rispondo che non dovrebbero esserci problemi, ma che potrò dirglielo con sicurezza tra un po’.

Le sue guardie aprono le portiere ma, mentre scendiamo, mi chiede se possiamo vederci più tardi nel suo appartamento, gli rispondo di sì, quindi mi dice che manderà qualcuno a prendermi tra mezz’ora.

Mi saluta con un bacio sulla guancia, e chiede a Franky se può essere così gentile da accompagnarmi fino alla mia Suite, io gli dico che non c’è bisogno, ma lui insiste e, a braccetto del mio cavaliere, mi avvio verso gli ascensori.



malabi
00mercoledì 26 maggio 2010 00:56
15° Capitolo


Entriamo in ascensore e sorridendo, ringrazio Franky per la sua compagnia, ma lui mi risponde che non c’è bisogno di ringraziarlo perché mi accompagna molto volentieri così, ha l’occasione di parlarmi un po’, visto che, per tutta la serata non è stato possibile.

Lo guardo con aria preoccupata mentre, tra di me spero che non debba dirmi niente di spiacevole, ma lui forse intuendo il mio pensiero, mi dice che non c’è nulla di cui debba preoccuparmi, anche se non ne sono tanto convinta.

Arrivati al mio piano invito Franky ad entrare, lo faccio accomodare dicendogli di aspettare qualche minuto, mentre ne approfitto per andarmi a cambiare e, dirigendomi verso la camera da letto, gli chiedo, nel frattempo, di mettere su un po’ di musica.

Mentre mi sto cambiando, sento Franky che sta parlando con qualcuno al telefono, allora ne approfitto per farmi una doccia al volo.

Ora, se c’è una cosa che faccio sempre, da anni, è cantare sotto la doccia, normalmente canto la prima cosa che mi viene in mente, qualsiasi cosa, canzoni romane, napoletane, vecchi motivi del nostro vasto repertorio melodico, e, persino, romanze di musica classica, ma stasera attacco, senza pensarci, con “Todo el Mi Amor Eres Tu”, che conosco a memoria perché in spagnolo per me cantarla è molto più facile, il bello è che mi piace cantare a squarciagola, ed anche questa volta lo faccio a pieni polmoni.

Finita la doccia, esco dal bagno e mi dirigo in camera mia per rivestirmi, dopo di che esco per ritornare in salotto, dove mi sta aspettando Franky.

Appena appaio sulla porta, il mio amico mi guarda sorridendo e mi fa un applauso, dicendo, con aria ironica, che questa nuova versione l’aveva entusiasmato, sono imbarazzata, domando scusa, e gli chiedo di non dirlo a Michael, perché ci rimarrebbe molto male nel sapere di come sia riuscita a rovinare un suo capolavoro, ma lui mi dice di non preoccuparmi.

Poi divenuto serio, mi chiede, a bruciapelo, se ho intenzione di andare a Las Vegas.

Gli rispondo che desidererei andare, però voglio sapere perché mi fa questa domanda.

Al che Franky mi risponde domandandomi a sua volta, che cosa mi aspetto da Michael.

Resto perplessa, lo guardo sconcertata e lui aggiunge:

“Scusami se mi permetto di chiederti queste cose, ma io ho visto stasera quando cantavi, quanto tu fossi emozionata e, soprattutto, nell’ultima canzone era chiarissimo il tuo coinvolgimento e, quanto fossi presa da Michael.”

Gli rispondo un po’ titubante:

“Franky, se devi darmi qualche brutta notizia, spara, non ci girare intorno, ti prego, ma soprattutto, vorrei sapere, se è stato il tuo capo a mandarti in avanscoperta.”

Intanto mi accendo una sigaretta per il nervoso, e lui continua.

“Tesoro, non c’è nessuna brutta notizia, è che vorrei sapere quale sono le tue reali intenzioni, perché, anche se ti conosco da poco, ho capito che tu sei una donna davvero in gamba, sei sensibile, colta, intelligente! Pensa, che se non ci fosse Michael di mezzo, ti avrei già fatto una corte pressante!”

E detto questo mi rivolge il suo sorriso migliore.

Io però non mi lascio ingannare dalla sua arietta innocente ed incalzo.

“Ok. Ti ringrazio per i complimenti, ma non hai risposto a quello che ti ho chiesto. Franky te lo richiedo ancora una volta, sperando che, se davvero hai stima di me, tu sia sincero. E’ Michael che ti ha detto di farmi queste domande? Prima quando ero in camera, mi è sembrato che tu stessi parlando con qualcuno. Stavi parlando con lui per caso?”

Lui mi guarda con un aria leggermente contrita ed un po’ imbarazzata e quasi parlasse tra sé dice:

“Dannazione, le donne hanno un intuito straordinario!”

Io di rimando:

“Mio caro, qui non si tratta di intuito, ormai ho capito le vostre dinamiche. Mi sembra che non sia la prima volta che succede. Quindi che mi dici in proposito?”

Al che lui fa un sospiro, mi guarda e confessa:

“Beh, ecco Michael mi ha detto che ci terrebbe molto se tu lo accompagnassi a Las Vegas, ma sai lui davvero ha una vita molto complicata. Ogni volta che si muove, ogni volta che va da qualche parte, è costantemente preso di mira dai paparazzi che spuntano da ogni parte, e lui, questo non lo tollera. La stampa ha scritto su di lui cose terribili, non perdendo mai occasione di frugare nella sua vita privata, sempre e comunque, soprattutto poi, se fosse visto insieme ad una donna, che, come in questo caso, nessuno sa chi sia, almeno qui negli States, puoi solo immaginare che razza di articoli verrebbero fuori se voi foste fotografati insieme. Lui si chiedeva, pertanto, anzi ci chiedevamo, poiché anche a me preme saperlo, se tu sia consapevole di cosa significhi avere una relazione, anche se di sola amicizia, con una persona come Michael Jackson e, soprattutto, se tu sappia che, qualora tu fossi vista o fotografata con lui, la cosa farebbe il giro del mondo in non meno di 24 ore.; quindi ti chiedo nuovamente se tu sei disposta a correre questo rischio?”

Non gli rispondo, ma con un tono della voce assolutamente ironico ed un sorriso sarcastico, gli domando :

“Quindi? Cosa mi manda a dire il tuo capo, che si è pentito del suo invito, perché l’ha fatto senza pensarci? Che tutto sommato, forse, è meglio che io non vada a Las Vegas con lui? Ma la cosa che mi preme più sapere, è perché usa te come ambasciatore? Possibile che non riesca a dirmele lui queste cose, guardandomi negli occhi, come di solito si fa tra persone adulte? Questo modo di fare mi esaspera, davvero! Ma che problema ha, a parlare con me?”

Franky con tono molto serio e quasi ad occhi bassi, mi risponde:

“Per l’affetto che provo per Michael, so che non ti dovrei parlare di lui in questo modo, ma se lo faccio è perché so, per certo, che tu abbia capito perfettamente com’è la sua personalità e, so anche, per certo, che tu gli vuoi bene. Mike è davvero una persona straordinaria al punto che io mi butterei nel fuoco per lui, non è solo il mio capo, è un mio amico, anzi, gli voglio bene come ad un fratello, forse anche di più, ma come ti ho già detto Michael è una persona molto complicata, soprattutto nei rapporti con le donne. Non con quelle che conosce da molto tempo e, con le quali ha un rapporto di amicizia consolidata, ma con quelle che gli piacciono ma che non conosce bene, è assolutamente indifeso. Non è capace di affrontarle, ha paura di esporsi e soprattutto non vuole sentirsi rifiutato. Quindi per lui è difficilissimo chiedere le cose direttamente, anche le più semplici, perché teme una possibile risposta negativa. Per lui un no, anche se supportato da valide motivazioni è frustrante e non vuole correre mai questi rischi. Ecco, come dire, preferisce evitare per non sapere, capisci? Nel tuo caso, però, sapendo che tra noi due si è instaurato un bel rapporto di amicizia, mi ha chiesto di parlarti perché pensa che tu possa capire la situazione.”

Al che io di nuovo chiedo:

“Ok. Capisco le sue difficoltà, e capisco il tuo ruolo. Ma ora lo chiedo a te che lo conosci meglio di chiunque altro, augurandomi che la tua risposta sia altrettanto sincera. E’ bene che io accetti l’invito o no?”

Franky prende tempo e poi ad occhi bassi mi dice, quasi bisbigliando:

“Davvero non so risponderti. Devi decidere tu e, soprattutto, devi sapere che se vai non potrete farvi vedere assieme. Lui ha degli affari da sbrigare e, tu rischi di aspettarlo tutto il giorno, dato che non potrai stare con lui, senza nemmeno sapere a che ora si farà vivo. Michael è così, quando lavora non vuole avere costrizioni di alcun tipo, perché questo gli creerebbe ansia. Quindi, se tu te la senti di affrontare questo, la mia risposta è sì. Altrimenti, per te e lo dico solo per te, credimi è preferibile che tu gli dica di no.”

Dopo esser restata in silenzio per lunghi attimi, rispondo:

“Ok. Ho capito! Ci devo riflettere. Anzi già che ci siamo dimmi, qualora io accettassi, anche il viaggio lo dovremmo fare separati, o no?”

Franky mi risponde che per il viaggio non c’è problema, dato che Michael ha noleggiato un aereo privato e, quando atterreremo ci sarà una macchina ad aspettarci che ci porterà direttamente in albergo, dove avrò un mio appartamento allo stesso piano di Michael, tanto lui affitta sempre un intero piano d’hotel, quindi da questo punto di vista, nessun problema.

Gli domando poi, la cosa che mi sta più a cuore sapere:

“E i suoi bambini verranno?”

Franky mi risponde:

“No, rimarranno qui, tanto Michael a Las Vegas si ferma solo una notte. Sono troppo piccoli e per un solo giorno non vale la pena sottoporli allo stress del viaggio. Lui conta di tornare dopodomani in serata.”

Detto questo, guardo Franky e gli dico:

“Bene, ora io resto qui, ancora un po’. Tu intanto puoi andare a riferire a Michael quello che ci siamo detti e, se lui vorrà, si farà sentire.”

Lo accompagno, lo saluto e chiudo la porta dietro di lui.

Non appena resto sola, mi appoggio alla porta appena chiusa per cercare di raccogliere le idee ma, soprattutto, per cercare di trovare una spiegazione a quello che, Franky, mi aveva appena detto.
Sono abituata a razionalizzare, quindi cerco di riprendere fiato, di non farmi sovrastare dalle emozioni del momento, che sono un misto di delusione, rabbia, sconforto e frustrazione.

Riflettendo sul comportamento di Michael, intanto la prima cosa che mi è assolutamente chiara è che lui non è in grado di avere un rapporto “normale”, con una donna.

Per “normale” non intendo, vivere una vita come quella della maggior parte degli individui che transitano su questa terra, che nel suo caso, è assolutamente impossibile soltanto pensare, ma intendo un rapporto che si possa basare sul dialogo, sul confronto, sulla parità tra due essere umani, che solo per una casualità della natura sono di sesso diverso, ma che per il resto, amano, soffrono, gioiscono, ridono e piangono, alla stessa maniera.

Ecco, decisamente quello che più mi fa soffrire, è proprio questo suo considerarmi talmente estranea da lui, da non riuscire nemmeno a dirmi le cose più semplici, per paura che io possa reagire male o non lo possa capire o, addirittura, fraintendere.

Certo, mi dico, che forse solo con il tempo, che ovviamente non ho, riuscirei a guadagnarmi la sua fiducia ma, sarebbe davvero un’impresa talmente ardua e faticosa che, anche se io avessi del tempo a disposizione per frequentarlo, non so se riuscirei a vincere la sua innata diffidenza.

E’ chiaro quindi, che in uno o due giorni di tempo che mi restano per poterlo frequentare, la mia battaglia con Michael è assolutamente persa e, tale pensiero mi provoca così tanto scoramento che, in questo momento, il mio morale è andato a finire sotto la suola delle scarpe, sto così male da non riuscire nemmeno a piangere.

Mi chiedo poi, perché debba essere così costantemente indeciso ed in bilico riguardo ai suoi sentimenti. E’ come se fosse un bambino curioso di tutto, per questo, infatti, si entusiasma facilmente sia delle persone che delle situazioni, ma poi, quando magari l’euforia scema, o magari qualche cosa nel comportamento dell’altra persona lo turba, ecco che si ritrova ad essere prigioniero delle sue insicurezze, continuando a crogiolarsi nell’errato convincimento di non essere in grado di portare avanti un determinato rapporto o di non saperlo gestirle nel migliore dei modi. Basterebbe che si sforzasse un po’ di più, che lavorasse un po’ su stesso, senza pretendere che tutti lo accettino per quello che è, non tollerando alcuna critica, solo perché è Michael Jackson, la Super-star.

Insomma, mi dico anche, di essere stata piuttosto aperta ed esplicita con lui, solo un cieco non si sarebbe accorto di quanto io sia coinvolta in questo gioco, che sempre più somiglia a quello tra il gatto e il topo, a cui lui mi sembra, non voglia rinunciare, forse proprio perché gli piace tanto, giocare così.

Gli ho dimostrato che lui mi piace moltissimo, che lo apprezzo ed ammiro tantissimo, che non sono minimamente interessata né alla sua fama, né al suo denaro, né tantomeno alla sua celebrità. Lui stesso me l’ha detto, quindi cosa gli devo dimostrare di più?

Poi improvvisamente mi balena nella mente, un flash, e se invece, io gli abbia dimostrato troppo?
Forse, Michael vedendo il mio coinvolgimento, non vuole spingersi oltre, perché sa di non poter contraccambiare allo stesso modo e per paura di ferirmi, si ritrae, perché non vuole che io mi illuda su una possibile storia tra di noi, che per quanto lo riguarda non ha motivo di nascere.

Mi domando allora perché mi abbia invitata a Las Vegas ma, ora che riesco a ragionare a mente lucida, la risposta mi appare lì davanti, così imponente in tutta la sua crudezza, da schiacciarmi. Semplicemente perché mi trova una donna piacevole, magari anche sessualmente attraente, la cui compagnia, per un viaggio così breve, non è da disdegnare. Oltre a questo niente più.

Questo mio convincimento, trova inoltre conferma, anche nel fatto che, come volevasi dimostrare, dopo l’uscita di Franky, Michael non si sia ancora fatto vivo, infatti do’ un’occhiata all’orologio e, vedo che da quando ci siamo salutati nel garage, è già passata un’ora e mezza.

E’ tardi ed io sono stanca, quindi con il cuore a pezzi vado a letto, con la convinzione che la mia avventura con il grande, stupendo, affascinante, ma anche tremendamente capriccioso Michael Jackson, si sia conclusa qui.
malabi
00mercoledì 26 maggio 2010 01:49
16° Capitolo


Crollo in un sonno letargico, profondo, senza sogni e solo lo squillo insistente del telefono mi riporta alla vita, rispondo con la voce completamente impastata dal sonno, un “hallo” che sembra venire direttamente dall’oltretomba. Non so che ore siano, perché non ho nemmeno la forza di accendere la luce.

Ripeto di nuovo “hallo”, con una voce un po’ più umana e di rimando sento come un respiro, ma nemmeno una parola. Mi ci vuole poco per capire chi ci sia dall’altra parte della cornetta, dato che telefonare nel cuore della notte, sembra che sia il suo sport preferito.

Sono stanca, assonnata e decisamente infastidita da questo tira e molla, quindi chiedo:

“Sei tu Michael?”

Niente. Allora di nuovo, con un tono che non ammette repliche, questa volta in italiano, perché nel cuore della notte ed in questo stato di rimbambimento, parlare in inglese è impossibile:

“Dai Michael, dimmi quello che mi devi dire e facciamola finita una buona volta”

Dall’altra parte ancora nulla. Faccio uno sforzo sovrumano per metter insieme un frase intellegibile in inglese per chiedere nuovamente:

“Michael, che succede? Ti prego, parla. Lo so che sei tu.”

Finalmente sento che mi dice ma con una voce strana, un po’ impastata:

“Sì, sono io. Stavi dormendo?”

Ed io, che per natura, riesco sempre a trovare il lato comico nelle cose, ridendo gli dico:

“Nooooooooo. Ma quale dormire? Non sapendo come passare il tempo stavo facendomi le treccine con i peli del naso! Ma che domanda fai? Certo che stavo dormendo. A proposito ma che ora è?”

E lui:

“Hai ragione, scusa è tardissimo, sono le 4 meno dieci. Scusami, se ti ho svegliata, ritorna a dormire. Però fammi dire solo una cosa, ti prego?”

Ed io, che ormai tanto non avrei ripreso il sonno nemmeno con una dose massiccia di barbiturici, gli dico che non c’è problema e, anzi muoio dalla curiosità di sentire cosa ha da dirmi.

Al che, dopo una pausa, lui mi fa:

“Tesoro,……….. hai tutte le ragioni per avercela con me, ma……… ti giuro che lo desidero molto…………….moltissimo, che tu venga a Las Vegas”.

Altra pausa, poi sempre con una voce strana, riprende:

“………………….solo che ogni volta che….. che penso di poter fare qualcosa di bello o…………….interessante con una persona a cui io tengo, …………………ho sempre paura che possa esserci qualche………….capisci,….impedimento o inconveniente……… che possa guastare il piacere……………la gioia di stare assieme.”

Qui fa un profondo sospiro. Letteralmente annichilita dalla tenerezza che quest’uomo mi suscita, ogniqualvolta mette a nudo la sua anima, non riesco a dire nient’altro che:

“Michael, non preoccuparti, ti capisco”.

Allora lui, forse rincuorato dalla mia risposta e, senz’altro dal mio tono di voce, divenuto assai più dolce, aggiunge:

“…………la mia vita è un inferno,………subisco costantemente una tale pressione che non riesco……………ad essere come vorrei. Devo sempre proteggere me,….. i miei figli, le persone a cui io tengo, da tutta questa spazzatura che ogni giorno,…………… ogni giorno,……….da anni…….capisci, mi buttano addosso…………….non hanno nessuna pietà………….sono cattivi………sono maledetti ed io………sono tremendamente stanco……….di tutto questo”.

Su queste ultime parole, la sua voce si spezza e sento come un singhiozzo.

Non so cosa dire o cosa fare, sono completamente impreparata a tutto questo, e non so come reagire; l’unica cosa che vorrei fare è quella di abbracciarlo forte per consolarlo da questo suo disperato dolore.
Raccogliendo le forze, perché mi rendo perfettamente conto che la situazione è delicatissima, gli sussurro:

“Michael, (amore mio), ti prego non fare così. Vuoi venire un po’ da me? Così possiamo parlare meglio?”

Ma lui:

“No! Ti prego vieni tu da me, sono in pigiama e non mi va di vestirmi. Ti prego però, vieni, ho bisogno che tu mi stia vicina.”

Ecco, mi ritrovo esattamente al punto di prima! In cinque minuti di telefonata, Michael era riuscito a spazzare via tutte le mie difese e, tutti i miei solenni propositi di intransigenza, verso i suoi assurdi comportamenti, si erano miseramente infranti davanti allo spettacolo magnifico, perché profondamente umano, ma nel contempo terribile perché assolutamente devastante, del dolore della sua anima che mi aveva mostrato senza alcuna remora.

Aggiungo soltanto:

“Ok. Vengo subito.”

Mi alzo dal letto, mi infilo un paio di jeans e mi tengo addosso la magliettona, con raffigurato lui al tempo del Dangerous Tour, mi pettino e senza truccarmi, perché voglio che mi veda semplicemente così, aspetto che qualcuno bussi, per accompagnarmi al suo appartamento.

Dopo tre minuti, arriva una guardia del corpo, senza profferire parola lo seguo e, mi ritrovo davanti alla sua porta, che viene immediatamente aperta, da Michael stesso.

E’ in pigiama, scalzo, un po’ spettinato, con gli occhi un tantino stralunati e rossi per il pianto, in questo momento è soltanto un uomo solo e profondamente infelice ed io senza esitare, gli butto le braccia al collo lo stringo forte mentre gli sussurro in italiano:

“Michael, amore mio, ti amo tanto”.

Lui mi abbraccia forte, mi accarezza i capelli e mi bacia sulle guance non una ma più volte dicendomi:

“I love you more. Tank’you for all”.

Michael mi tiene abbracciata talmente stretta da togliermi il respiro e mi sussurra parole che nemmeno riesco a comprendere tanta è l’emozione e la commozione che sto provando in questo momento.

Non so cosa dire ma, soprattutto, ho paura che qualsiasi mio piccolo movimento possa far cessare questa meravigliosa sensazione di abbandono totale suo e mio.

Restiamo così, in piedi per non so quanto, finché Michael, divincolandosi molto lentamente da questo intensissimo abbraccio, poggia le sue meravigliose mani sul mio viso e guardandomi fisso negli occhi, mi dice:

“Grazie, per la tua comprensione, per la tua amicizia e per il tuo affetto, non sai quanto io ne abbia bisogno, in questo momento.”

Sorridendo gli rispondo:

“Anch’io in questo momento, ho bisogno delle stesse cose; della tua comprensione, della tua amicizia e soprattutto del tuo affetto.”

Lui replica:

“Ma da me le hai queste cose……. Giuro che per te provo tutto ciò…….. E’ che a volte, non riesco a dimostrarlo come vorrei veramente. Io desidero che tu lo capisca questo.”

Poi tenendomi per mano mi accompagna verso un salotto, ci sediamo su un divano, dove lui tenendomi abbracciata, continua a parlare e mi chiede:

“Ma tu che idea ti sei fatta di me?”

A questa domanda, ho come un sussulto, poiché dentro di me penso che è molto difficile poter esprimere tutta la ridda di pensieri che mi sono frullati per la testa da quando l’ho rivisto. Cerco di raccogliere un po’ le idee e soprattutto cerco di trovare le parole giuste, per esprimermi al meglio, in primo luogo perché glielo devo dire in inglese, che non conosco affatto bene, e secondo per cercare di non urtare la sua sensibilità ed il suo smisurato “ego”.

Per cui faccio un profondo sospiro per prendere fiato e poi, parlando molto lentamente rispondo.

“Michael, per me è difficile esprimermi nella tua lingua, perché ho paura che se uso qualche parola non corretta tu possa fraintendere ciò che vorrei davvero dirti, quindi perdonami se non riuscirò a farmi capire bene e sii soprattutto comprensivo. Dunque, la tua è una domanda da un milione di dollari, perché la risposta non è semplice, tuttavia cercherò di essere il più sincera possibile.
Cosa penso di te? Penso che tu sia essenzialmente una bellissima persona, però estremamente complessa e problematica.
Penso che chiunque abbia l’onore ed il piacere di conoscerti resti assolutamente affascinato dal tuo carisma, dalla tua sensibilità, dalla tua generosità, dalla tua gentilezza e grazia, sia interiore che esteriore. Penso che tu sia un uomo tremendamente affascinante, non solo per la fama e la notorietà che ti circonda, ma anche e forse soprattutto per il tuo carattere, secondo me molto complicato e contraddittorio, difficile da interpretare.
Penso che è facile innamorarsi di te ma che per chi ti ama, questo amore, a lungo andare, può essere causa di sofferenza.”

A queste mie parole Michael mi guarda con occhi tristi e mi chiede:

“Perché pensi che amarmi possa diventare una sofferenza? Io non vorrei mai che questo accadesse.”

Accarezzandolo dolcemente gli rispondo:

“Amore mio, lo so. Non dico che se questo accade è perché tu lo desideri, ma perché questo è inevitabile. Che tu lo voglia o no, tu sei uno dei personaggi più famosi del pianeta. Il tuo stile di vita, è inesorabilmente condizionato da questo. Me lo hai detto tu, che non puoi avere una vita “normale”.
Tu non devi rendere conto solo a te stesso o al massimo alle persone a te più care, come accade alla maggior parte della gente, ma sei costretto, per ogni tua azione, a rendere conto a tutta quella macchina imponente che gira intorno a te, che è composta da un sacco di persone, non solo quelle che lavorano per te che ti seguono, ti consigliano e sono i tuoi portavoce, ma anche al tuo pubblico, ai tuoi fan, che di te vogliono sapere vita, morte e miracoli e, purtroppo anche alla stampa che, sembra non abbia nient’altro di meglio da fare che parlare sempre di te.
Inevitabilmente, la tua vita è condizionata da tutto ciò, quindi per te è altrettanto difficile poter conciliare i tuoi impegni, il tuo lavoro, il tuo desiderio di fare del bene, il tuo amore per tutti i bambini, con una relazione d’amore stabile e duratura.
La persona con la quale dovresti condividere questa relazione, si sentirebbe prima o poi messa da parte, oppure dovrebbe essere così forte da saper accettare anche tutte le tue intemperanze, i tuoi cambiamenti d’umore, a volte così rapidi, che si troverebbe a chiedersi abbastanza spesso in che cosa ha sbagliato, per poi sentirsi enormemente frustrata per non sapersi dare una risposta adeguata.”

Finendo di parlare, gli sorrido per fargli capire che quello che ho appena detto non è un rimprovero, ma Michael mi guarda ora con uno sguardo più severo e mi chiede:

“Quindi mi stai dicendo che, secondo te, io non sono in grado di avere un relazione d’amore che duri nel tempo!”

Mi dico tra me, che lo sapevo che avrebbe capito il peggio e, che me ne sarei dovuta stare zitta, poiché così adesso, rischio un fraintendimento dietro l’altro.

Allora cercando di assumere un tono di voce il più dolce e calmo possibile cerco di spiegargli:

“Michael non ho detto che tu non sia in grado, ma è difficile, per la persona che ti ama, poter portare avanti un rapporto con te. Ma questa è solo la mia opinione ed io sicuramente posso sbagliare, perché parlo per la mia personale esperienza, che può essere del tutto diversa da quella di un’altra persona. Ora hai capito quello che intendo dire?”

Lui però, mi ribatte:

“Quindi mi stai dicendo che se tu fossi innamorata di me ed io di te, non potresti avere con me una relazione che duri nel tempo?”

Ecco, in questo momento, non vorrei essere più qui, ma che m’è saltato in mente di dirgli quello che penso? Che gli rispondo ora? Ho il cervello che mi è andato in tilt e per sdrammatizzare e non compromettermi oltre cerco di ironizzare dicendo:

“Michael, ma ora questo problema non esiste, quindi è inutile parlarne.”

Lui però, sempre più determinato, incalza:

“Perché non rispondi alla mia domanda?”

Al che io, alzando gli occhi al cielo e visibilmente in difficoltà, replico:

“Perché non so cosa risponderti. Poi scusa ma perché dobbiamo discutere su qualcosa che ora non esiste”

Lui mi guarda ormai con occhi disincantati e aggiunge:

“Perché mi interessa sapere che cosa faresti tu e, non capisco per quale motivo tu non mi dia questa risposta.”

A questa sua ennesima richiesta, comincio ad innervosirmi perché la conversazione sta prendendo una china rovinosa, ma visto che è così testardo mi decido a rispondergli, provocandolo:

“Sinceramente ti dico che non lo so. Ma visto che questa risposta non ti soddisfa allora mettiamola così: ebbene sono innamorata di te e ti amo alla follia, va bene così per te?”

Vedo che mentre dico queste cose, lui mi sta guardando di traverso e con voce un po’ roca mi dice.

“Non è vero. Stai giocando e questo non mi piace.”

Lo interrompo per ribattergli.

“Guarda che chi gioca sei tu, non io. Sei tu che mi hai chiesto una cosa precisa ed io ti ho risposto. Che devo dirti di più? Capisco che il mio discorso di prima può averti disturbato e ti chiedo scusa, ma ti avevo avvertito che ho difficoltà nell’esprimermi in inglese, per questo motivo ti ho chiesto di essere comprensivo, e sinceramente ora sono io che non capisco perché tu stia reagendo così. Comunque visto che vuoi sapere come la penso ti dirò la verità, sperando che tu, dopo, farai altrettanto con me.
Quando ti ho conosciuto a Roma, dopo quella notte e quella giornata passata assieme, mi sono innamorata di te, come non mi era mai accaduto prima. Quando sei partito ho pianto per giorni interi, ed ho passato nottate insonni pensandoti ogni minuto. Non facevo altro che ascoltare le tue canzoni, mentre mi immaginavo, pensa che idiota, che tu le potessi cantare per me. Ho comprato qualsiasi cosa che ti riguardasse, già te l’ho detto, video, dischi, libri, giornali che parlavano di te e ogni volta che in televisione davano una notizia su di te il mio cuore si fermava per l’emozione. Aspettavo una tua telefonata, come fosse l’unica medicina che potesse guarirmi da quello stato di sofferenza in cui mi trovavo perché non ti avevo vicino in nessun senso.
Ti ho amato più della mia stessa vita e questo per tantissimo tempo, troppo! Per anni e dico anni, non mesi o giorni, non sono riuscita ad avere un rapporto con un altro uomo, perché chiunque conoscevo, non reggeva il confronto con te, in nessun modo.
Come una stupida, per tantissimo tempo, ho sperato che tu ti facessi vivo, mi illudevo che essendo troppo occupato per il Tour non avevi tempo per farlo. Poi, purtroppo, ci sono state quelle accuse terribili ed io mi sono sentita morire, perché pensavo alla tua disperazione, immaginando quanto tu potessi stare male per quello che ti stava accadendo, mentre mi tormentavo al pensiero di non poterti dire nemmeno una parola di conforto.
Man mano che il tempo passava poi, mi sono a poco a poco rassegnata all’idea che non t’avrei più rivisto e, che tu sicuramente, nemmeno ti saresti ricordato di me, quindi mi sono sempre più convinta che il mio amore per te non era stato e mai sarebbe stato contraccambiato.
Alla notizia del tuo matrimonio, ho nuovamente sofferto, ricordo ancora il momento in cui lo dissero alla tv, non riuscivo a crederci, ho provato un dolore così forte, come se il mio cuore fosse stato trafitto da un coltello, tuttavia, nonostante questo, mi sono data anche dell’egoista, perché invece dovevo essere felice per te che finalmente avevi trovato l’amore e forse la serenità. Quando ho visto alcune immagini di te e lei assieme, ho capito che eravate molto innamorati, ho pensato persino che eravate una coppia stupenda, per cui la mia rassegnazione è stata definitiva.
Poco dopo mi sono sposata anch’io, lui che conoscevo da molto tempo, mi stava dietro da tanto, quindi, convinta di averti del tutto dimenticato, ci siamo messi assieme. Certo, non era te, ma era un nuovo amore, una nuova storia, ero felice dopo tanto tempo e questa felicità è diventata tangibile e definitiva nel momento in cui è nata mia figlia.
Allora Michael dimmi, secondo te cosa dovrei risponderti a quello che desideri tanto sapere? Sei un uomo estremamente intelligente e sensibile, io i miei sentimenti li ho messi a nudo, ora dalla tu a me una risposta. Penso di meritarla.”

Lui non mi guarda più, si è portato le mani sul viso e guardando fisso davanti a sé, continua a fare no con la testa restando in silenzio.
BEAT IT 81
00mercoledì 26 maggio 2010 08:58
Pazzeschi anche i tre nuovi capitoli Malabi, li ho letti tutti d'un fiato!!! Ok, ora capisco xè la protagonista è senza nome, xè sei tu e devo dirti che sei bravissima ad immaginare cosa avresti fatto, detto o reagito se tu avessi incontrato o vissuto MJ. Il tuo modo di scrivere mi rapisce sempre e mi trovo immersa nei capitoli e finiti ne vorrei ancora e ancora. Bravissima!!!!!! Cacchio, xò ora spero che la situazione si ri appiani e che MJ sia sincero sui suoi sentimenti con lei, xè lei in pratica gli ha già dato il suo cuore. Aspetto con ansia il seguito. Baci Sara
minamj
00mercoledì 26 maggio 2010 09:17
Re: Re:
malabi, 25/05/2010 22.47:



Comunque la protagonista sono io, perchè questa storia l'ho cominciata a scrivere pensando se l'avessi incontrato cosa sarebbe accaduto e come sarebbe accaduto. E' chiaro che alcune cose sono modificate, altre completamente inventate, ma nella descrizione della protagonista, sia l'aspetto, non quello attuale perchè ormai ho una discreta età, che il carattere sono abbastanza autobiografici, ecco perchè non c'è un nome, ma solo un soprannonme, che uscirà tra qualche capitolo.




Sei tu? [SM=g27823] [SM=g27823] [SM=x47990] [SM=x47990]
Accidenti......cosi' si fa!! Perche' inserire un'altra donna di fantasia!!Se mi immedesimo....... [SM=x47918] [SM=x47918] [SM=x47918]

Complimenti anche per questi ultimi 3 capitoli. [SM=g27835]



(angel66)
00mercoledì 26 maggio 2010 11:28
bei capitoli brava
manu 62
00mercoledì 26 maggio 2010 12:59
brava non c'è che dire...non mi piace molto il carattere che hai attribuito a Michael pero'!...voglio dire... a me uno che delega un altro a parlare al posto suo...beh, ecco...non mi da l'idea di un vero uomo!poi è solo il mio parere e lascia il tempo che trova!comunque brava!
antonella.30
00giovedì 27 maggio 2010 00:44
Eccerto Laurè che me li sto a rilegge....però tu sfrecci cm un trenooooo.... [SM=x47930]

Ma rileggerti è sempre un piacere anche se io aspetto..e tu sai cosa...
aspetto ancora.. [SM=x47938]

[SM=x47932] [SM=x47932] [SM=x47932]
malabi
00giovedì 27 maggio 2010 01:48
Re:
manu 62, 26/05/2010 12.59:

brava non c'è che dire...non mi piace molto il carattere che hai attribuito a Michael pero'!...voglio dire... a me uno che delega un altro a parlare al posto suo...beh, ecco...non mi da l'idea di un vero uomo!poi è solo il mio parere e lascia il tempo che trova!comunque brava!




Lo so Manu che può non piacere ma da tutto quello che ho letto sul suo conto, sembra che sia proprio così. Michael evitava di dare spiegazioni e se una cosa non gli piaceva non diceva niente, ma erano i suoi collaboratori a parlare per lui. Molto spesso è accaduto che pur lui presente faceva parlare gli altri e lui semplicemente non diceva nemmeno una parola ignorando del tutto la persona a cui voleva far sapere determinate cose.
Quindi ho immaginato che anche in circostanze del genere, quando c'era da dire cose spiacevoli, lui le faceva dire da qualcun'altro.
Nella biografia del Taraborrelli che sembra tra tutte la più accreditata, visto che conosceva Michael da quando aveva 13 anni e lo ha sempre seguito nella sua vita e carriera, si parla proprio di questo suo aspetto. Semplicemente lui non voleva vedere le reazioni delle persone quando doveva dire loro cose spiacevoli, per questo delegava.
malabi
00giovedì 27 maggio 2010 01:48
Comunque grazie a tutte ancora, per i complimenti.
malabi
00giovedì 27 maggio 2010 02:49
17° Capitolo

Il suo silenzio comincia a diventare opprimente allora riprendendo la parola, gli domando:

“Michael perché non parli più? Quello che ti ho detto ti ha così shoccato da toglierti la parola?”

Ma lui, che ora ha socchiuso gli occhi continua a tacere con le mani unite davanti alla bocca.

Non potendone più di quel silenzio raggelante, mi alzo in piedi, mi metto di fronte a lui, gli tolgo le mani da davanti alla faccia e con tono dolce ma fermo gli dico:

“Michael, ti prego guardami! Hai tanto insistito per sapere, ed ora ecco, sai come sono andate esattamente le cose, io ti ho raccontato la verità, la mia vita in questi ultimi sette anni e mezzo e tu non riesci nemmeno a dire mezza parola? Ti prego di non trincerarti dietro i tuoi soliti atteggiamenti. Ora non c’è Franky che può parlare per te. Ci siamo solo tu ed io e, se davvero provi, non dico affetto, perché non pretendo tanto, ma solo dell’amicizia per me, devi dirmi qualcosa, qualsiasi cosa, anche una parolaccia sarebbe meglio, piuttosto che questo silenzio. Ti prego,”

Allora lui, finalmente alza gli occhi verso di me con un espressione strana, ha gli occhi lucidi, poi facendo davvero uno sforzo su se stesso e guardandomi da sotto un su mi dice.

“Scusami!..........Io non sapevo……….Non ho mai nemmeno immaginato……. che tu ti fossi innamorata di me e,…………..tu abbia sofferto così tanto per me…………..Ti giuro che mai e poi mai……….avrei voluto essere causa di……..tanto dolore per te……….Io,…………..ecco………..non so proprio cosa dire………..Mi sento in colpa!”
Mi accorgo che davvero, le mie parole gli hanno procurato un turbamento che lo fa star male, quindi per rincuorarlo gli dico.

“Caro, ma tu non hai nessuna colpa, tu non hai fatto assolutamente nulla perché questo accadesse. Sono io che mi sono innamorata dell’uomo sbagliato e soprattutto nel momento sbagliato. D’altronde, se pensi che ci sono centinaia di migliaia di donne in giro per il mondo che sono, perdutamente innamorate di te senza nemmeno averti mai visto da vicino, è abbastanza facile pensare che possa succedere ad una che con te invece ha passato dei momenti bellissimi, o almeno così sono stati per me.
Pensa che a Roma ho delle carissime amiche che sono letteralmente pazze di te, mia sorella compresa, che sono andate a vedere i tuoi concerti, che hanno fatto la fila sotto gli alberghi dove alloggiavi nei tuoi Tour, con la sola speranza di poterti vedere un secondo o per le più fortunate, magari di poterti incontrare e toccarti un po’ più da vicino. Se solo sapessero che io ti conosco, che posso parlare con te, ma che, soprattutto, che tra noi c’è una certa intimità, mi spellerebbero viva e, poverette, avrebbero anche ragione, visto che io invece non ho mai fatto niente per incontrarti. Quindi dovresti sentirti in colpa anche per tutte queste ragazze che per te sarebbero capaci anche di gettarsi nel fuoco.
Michael, non puoi sempre farti carico delle sofferenze di tutti ed in questo caso anche delle mie. Quando ti ho conosciuto non ero una bambina, avevo già avuto le mie esperienze e quella famosa sera, accettando il tuo invito ero perfettamente consapevole a cosa sarei potuta andare incontro. Tu non mi hai mica costretta a venire da te, l’ho deciso io di rimanere e di vivermi quell’esperienza, pensando forse, stupidamente, che anche per me si sarebbe limitata a rimanere, nel tempo, solo un bellissimo ricordo. Non potevo prevedere quello che è successo dopo.
Tu non sei responsabile di nulla, la colpa è solo mia, se colpa si può chiamare, per averti forse sottovalutato, nel senso che davvero non pensavo che fossi quell’uomo straordinario che invece sei, avevo un’immagine di te completamente diversa. Ero, infatti, convinta che tu fossi, come la maggior parte delle persone di spettacolo, che tu sai che è un ambiente che conosco bene, cioè una persona estremamente superficiale, dedita solo alla propria immagine, a far soldi, a vivere una vita che solo pochissimi possono permettersi, in un mondo ovattato e lontanissimo dalla dura realtà di ogni giorno che, invece, la maggior parte di noi devono affrontare. Pensavo, sbagliandomi, che tu fossi così narcisista da non riuscire ad amare nessuno al di fuori di stesso e, talmente arrogante e pieno di te stesso, da trattare tutti dall’alto in basso, come se nessuno fosse alla tua altezza, non sapendo, che questo atteggiamento è, invece, conseguenza della tua profonda timidezza che, davanti agli sconosciuti, diventava quasi patologica.
Questo è davvero quello che pensavo, prima di conoscerti, tanto che, quella sera, a quella festa, sapendo che tu eri l’ospite d’onore, nemmeno ci volevo venire.
Poi t’ho conosciuto e, tutti quei miei stupidi pregiudizi, sono naufragati di fronte alla tua straordinaria bellezza d’animo, alla tua umiltà. Michael davvero io credo che tu sia uno spirito eletto e, se anche ho sofferto molto per te, io non rimpiango nulla di ciò che è successo perché ho avuto la possibilità di vedere come sei veramente, di apprezzarti ed inevitabilmente di amarti.”

Dopo di ciò, lui che mentre parlo, mi guarda fisso con un’espressione che, a mano a mano, diventa sempre più dolce e tenera, mi abbraccia alla vita e posando la sua testa sul mio ventre, mi sussurra con voce commossa:

“Hai detto delle cose bellissime,……….. tu sei una delle poche persone che sono riuscite a capirmi, forse è per questo che mi sei piaciuta subito, al di là del tuo aspetto…………….. Sei una donna positiva, che sa come far sentire un uomo, davvero importante, ed è davvero impossibile non amarti……………………ma non posso fare a meno di sentirmi triste per essere stata la causa del tuo dolore.
Io vorrei invece trasmettere gioia, so che questo è il mio scopo su questa terra, e cerco di farlo, con la mia musica, la mia danza. Vorrei davvero poter cancellare dal mondo la sofferenza, l’ingiustizia, la guerra. Lavoro davvero duramente per questo perché vorrei poter solo trasmettere amore affinché tutti, e soprattutto i bambini, che a me stanno a cuore più di ogni altra cosa, possano vivere contenti e sereni……………Ma è così difficile poter combattere gli egoismi, gli interessi economici e di potere che rendono questo mondo uno schifo, che a volte mi sento del tutto sconfitto.”

Mentre dice queste parola la sua voce è profonda, carica di angoscia e disperazione ed io percepisco con assoluta chiarezza che la sua sofferenza è assoluta e reale.

Mi inginocchio davanti a lui e ricambiando il sua intenso abbraccio cerco di consolarlo dicendogli.

“Michael ma tu non puoi farti carico di tutti i problemi di questo mondo. Quello che tu fai è già moltissimo, tu sei solo un essere umano non sei un dio, non puoi pretendere da te stesso più di quello che fai. Ma quante persone hai aiutato, quanti bambini hai salvato dalle malattie, addirittura dalla morte con la tua meravigliosa generosità. Lo so che tu pensi che non sia abbastanza ma come tutti hai dei limiti, oltre i quali, è del tutto impossibile andare. Ecco vedi, è questo tuo essere sempre insoddisfatto di quello che fai, che ti rende a volte così insicuro e problematico. Devi essere meno severo con te stesso, non cercare sempre la perfezione in tutto quello che realizzi, accontentati di andarci vicino, a volte magari, solo di sfiorarla. Amore mio caro, siamo degli esseri umani ed in quanto tali, imperfetti, è la nostra natura e tu, come tutti del resto, devi accettarla per quella che è.”

Detto questo lui mi abbraccia forte e mi dice che ho ragione, che lui se lo ripete continuamente ma che poi, non può fare a meno di essere così, perché questa ricerca continua, fa parte della sua natura, del suo carattere, ed anche se ciò gli procura molta sofferenza, nello stesso tempo lo rende anche orgoglioso, perché nella vita ha avuto anche moltissime soddisfazioni che, lo inducono a fare sempre meglio.

Allora io, che come già detto, sono dotata di un notevole senso ironico aggiungo:

“Beh, certo ancora sulle acque non sei riuscito a camminare, quindi è bene che perfezioni questa mancanza.”

Scoppio a ridere e lui con me e mi dice di non prenderlo tanto in giro, perché se ci si mette d’impegno, forse un giorno ci riuscirà.

Sempre ridendo, comincia a baciarmi, dicendomi, tra un bacio e l’altro, che se potesse, fermerebbe il tempo per poter vivere sempre, queste emozioni che prova ogni volta che è con me.

I nostri baci si fanno più intensi ed appassionati e, con i baci, anche le nostre carezze, poi sussurrando, mi dice:

“Ti desidero moltissimo.”

Semplicemente rispondo:

“Anch'io, con tutta me stessa.”

Michael, tenendomi stretta a sé mentre continuiamo a baciarci, mi dice:

“Andiamo di là.”

Entriamo, lui si siede sul bordo del letto e mi fa sedere su di lui. Mi bacia dappertutto, sulla bocca, sulle guance, sugli occhi, sul collo e le sue mani si infilano sotto la maglia per accarezzare la mia schiena, ed io rispondo ai suoi baci e alle sue carezze con altrettanto trasporto e passione.

Tra un bacio e l’altro ci sussurriamo parole dolcissime, lui in inglese ed io in italiano:

“My sweet………..sweet…………..baby……………”

“Amore………amore mio………. dolcissimo…………….”

Poi torna ad abbracciarmi fortissimo e ancora:

“You…………. you are…….. my …….”?

“Sei la mia gioia……….ti amo da morire………….”

Poi di nuovo la sua bocca morbidissima e caldissima sul mio collo e:

“You are…………..my………………… sweetly love”

“……………Sei il mio unico amore….”

Poi lui mi dice:

“Se mi parli così………….mi fai impazzire…………..ti adoro”

Di scatto mi prende per la vita, mi fa girare e mi distende sul letto, mi tira su la maglia, me la sfila e tenendomi per le mani comincia a baciarmi dappertutto.

Sono completamente immersa in questa straordinaria sensazione di benessere e di abbandono totale tra le sue braccia, che non mi accorgo, che qualcuno ha bussato alla porta, ma sento solo Michael che dice:

“Yes?!”

Dalla’altra parte, una voce maschile, ma non riesco a capire nemmeno una parola, ma sento solo lui che risponde:

“Ok!.............. Thanks”.

Istintivamente mi copro con le braccia e mi metto a sedere, lo guardo interrogativamente e chiedo, con un filo di voce cosa stia succedendo, mentre cerco disperatamente la mia maglia per rivestirmi.

Michael con un espressione contrita, accorgendosi del mio imbarazzo, la trova, me la porge e molto educatamente si gira leggermente mentre me la infilo, poi mi prende la mano la porta alla sua bocca per baciarla e con una voce terribilmente dispiaciuta, ma soprattutto imbarazzata, mi spiega:

“Tesoro, scusami moltissimo, sono terribilmente a disagio,…….. ma, mi sono venuti a chiamare perché devo volare a Las Vegas,……………come già ti avevo detto,……………..ma non mi ero accorto che fosse così tardi………Con te ho perso la cognizione del tempo. Credimi, sono davvero mortificato, non so come scusarmi.”

Nel frattempo io, che sono riuscito a riacquistare la lucidità necessaria, gli rispondo subito, con un tono leggero anche se dentro di me vorrei urlare per il dispiacere:

“Michael, non preoccuparti non c’è nessun problema, anch’io non mi ero accorta che fosse già giorno, vado via subito così tu puoi prepararti, altrimenti farai tardi. Caso mai, ci vedremo al tuo ritorno.”

Al che lui con un tono di voce più titubante, mi chiede:

“Perché al mio ritorno, ma non vieni con me?”

Non so cosa dire, cosa fare, il desiderio di dire di sì è fortissimo e se la sera non ci fossero stati i discorsi strani di Franky, supportati dall’atteggiamento di Michael, sarei stata già con un piede su quell’aereo,

Non essendo così convinta che lui lo voglia al cento per cento, ma sopra ogni altra cosa spaventata dall’idea che la mia presenza possa far scattare quelle sue paranoie, causata dalla persecuzione costante che i media operano da anni nei suoi riguardi, bleffando rispondo:

“Non vorrei essere di peso per te, se vai lì per affari, non voglio che tu ti senta condizionato da me e, che tu non possa sentirti libero di muoverti come vorresti, quindi forse è meglio che io non ti accompagni.”

Finito di dire queste parole, sento che il mio cuore dentro il mio petto sta battendo all’impazzata e, per il terrore che lui mi dica che ho ragione, mi sta venendo, persino, il mal di stomaco.

Allora lui mi guarda fisso, intensamente, con uno sguardo che farebbe sciogliere persino un iceberg, prende le mie mani, si accovaccia di fronte a me e mi dice.

“Se è questo ciò ti preoccupa, devi sapere, che ora, più che mai, la cosa che più desidero è che tu venga con me. Ti prego dimmi di sì!”

C’è poco tempo per riflettere e, soprattutto, per chiedermi se poi mi pentirò della mia decisione. La sua espressione poi, è straordinariamente convincente e, mi piace da morire, quindi abbracciandolo gli rispondo:

“Ok. Se davvero ti fa piacere verrò”.

Lui mi riabbraccia, mi bacia nuovamente a lungo e sempre tenendomi stretta mi dice:

“Grazie, davvero mi hai reso felice, però ora fai in fretta a prepararti, poiché tra un’ora dobbiamo partire da qui. Quando sei pronta vieni direttamente in garage ti aspetto lì.”

Mentre mi parla così, mi aiuta ad alzarmi e, accompagnandomi verso la porta, mi bacia nuovamente, ma mentre sto per uscire mi ferma ed aggiunge:

“In valigia metti anche questa t-shirt perché mi piace moltissimo come ti sta, sei molto sexi con me indosso.”

Scoppia a ridere ed io con lui, fuori la porta mi ritrovo il solito gorilla che mi sta aspettando per accompagnarmi di nuovo al mio piano.
malabi
00giovedì 27 maggio 2010 03:37
18° Capitolo


Sono nella mia stanza, guardo l’orologio sono le 9 e10, ho solo 50 minuti per prepararmi, comincio a cercare di organizzare le idee, per riuscire a capire che cosa devo fare come prima cosa e, il più alla svelta possibile, poiché la paura di fare tardi, mi mette addosso un’agitazione frenetica che mi crea uno stato confusionale.

Mi faccio subito una doccia al volo, evito di lavarmi i capelli perché ci vorrebbe troppo per pettinarli in maniere decente, senza sembrare una strega. Uscita dalla doccia, mi asciugo in un battibaleno e comincio a vestirmi.

Qui il panico. Oddio che mi metto? Opto per la cosa più comoda, jeans e una bellissima maglia a maniche lunghe di filo di scozia color prugna, con scollo dritto che lascia scoperte le spalle e per scarpe un paio di mocassini “college” blu.

Mi piazzo davanti allo specchio per truccarmi, riesco a farlo abbastanza decentemente nel giro di otto minuti esatti, dentro di me penso che questo è quasi un record, difficile da battere. Mi pettino con la coda di cavallo alta.

Passo in camera da letto, tiro fuori dall’armadio la borsa che ho usato per il bagaglio a mano e ci infilo dentro, un cambio di abiti completo un po’ più elegante di quello che ho indosso, più un vestito da sera che potrebbe sempre servire, un paio di costumi con un abito prendisole, un paio di scarpe eleganti, le infradito, la trousse per il trucco, le creme per il viso, il profumo, spazzolino da denti, spazzola, pettine e lacca per capelli.

Mi sembra di aver preso tutto, poi mi ricordo, la t-shirt di Michael, la cerco dappertutto, poi mi sovviene, che l’ho lasciata in bagno ed è là che la trovo, meno male, la prendo e la metto nella borsa.

Sono pronta, almeno credo, mi guardo ancora in giro per vedere se ho dimenticato qualcosa , guardo l’orologio sono le 9 e 55.

Ho appena il tempo di chiamare mio padre per dirgli che vado a Las Vegas, alzo la cornetta e chiedo di mettermi in comunicazione con il suo appartamento.

Dopo tre squilli papà mi risponde, gli dico che il viaggio è confermato e sto per partire, al che lui mi chiede quando tornerò, gli rispondo che dovrebbe essere per l’indomani sera, al che mi annuncia in tono scocciato che l’indomani si dovrebbe firmare il contratto perché l’affare si è concluso, gli dico se per favore può rimandarlo al giorno dopo, e lui mi risponde che non può rimandare un contratto così importante solo perché io ho deciso di andarmi a fare una vacanzuccia con il mio amico Michael Jackson.

Cercando di mantenere un tono calmo e guardando continuamente l’orologio, replico a mio padre che comunque il contratto lo può firmare senza di me, se proprio non è possibile rimandare, tanto non è il primo che firma senza il mio parere, ma lui, molto seccato, mi dice che mi aveva portato a Los Angeles anche per supportarlo in questo.

Sono disperata, l’orologio segna le 10, quindi senza dare a papà il tempo di replicare, gli comunico che comunque andrò a Las Vegas ma che, non appena mi sarò sistemata, lo chiamerò per lasciargli il mio recapito, così per ogni problema può contattarmi, poi aggiungo che sono in ritardo e che devo assolutamente andare, gli dico anche di non essere arrabbiato con me salutandolo con bacio, ma lui mi ribatte che spera, che io sia consapevole, che mi sto infilando in una situazione che non avrà via d’uscita; finalmente poi mi saluta aggiungendo che sto facendo una gran cavolata.

Metto giù, prendo al volo tutto quello che mi occorre apro la porta e corro verso l’ascensore, ma porca miseria, sono tutti occupati; guardo l’ora, sono le 10 e 5, la mia angoscia è tale che cominciano a sudarmi le mani; pigio freneticamente sui bottoni dei 4 ascensori che sembrano essere scomparsi, non so a che santo votarmi per chiedere la grazia di farne arrivare uno al mio piano.

Finalmente, eccolo, si aprono le porte e, mi appare fortunatamente il faccione nero della guardia del corpo, che per inciso si chiama Tommy, sempre la stessa che, con un tono di rimprovero, mi dice che “Lui”, senza ovviamente pronunciare il nome, mi sta aspettando.
Mentre entro cerco di spiegargli che sono stata trattenuta dalla telefonata di mio padre, ma il mio accompagnatore, guarda fisso di fronte a sé, senza degnarmi nemmeno di un cenno.

In un’altra occasione, gliene avrei dette quattro, a sto’ gorilla presuntuoso e maleducato che si crede di essere chissà chi, solo perché lavora per Michael Jackson, ma in questo momento, tale è la mia felicità di sapere, nell’averlo visto, che Mike mi stava aspettando ancora, che lo coprirei di baci per ringraziarlo della sua presenza.

Finalmente arriviamo in garage, la limousine è già pronta per partire, il gorilla mi apre la portiera, sempre con una faccia da sfinge, Michael è dentro e mi aiuta a salire, dicendo:

“Finalmente, le donne non sono mai puntuali!”

Mi siedo vicino a lui con ancora un po’ d’affanno e un po’ trafelata per l’emozione ma, soprattutto, per l’angoscia appena vissuta, gli chiedo scusa, mentre gli spiego, che ho avuto una piccola discussione per telefono con mio padre che mi ha fatto perdere un po’ di tempo.

Michael mi dice che spera non sia niente di grave, aggiungendo è dispiaciuto se la discussione è avvenuta per causa sua.
Gli rispondo di non preoccuparsi, perché non è successo niente e, di smetterla di sentirsi in colpa per tutto

Poi finalmente mi giro per guardarlo. E’ stupendo, leggermente truccato, ha i capelli un po’ più ricci, un cappello nero e gli immancabili occhiali da sole. E’ vestito con un completo nero, giacca blazer e una camicia di seta bianca, chiusa al collo da un bellissimo gioiello.

Soprattutto però, mi accoglie con uno splendido sorriso così caldo, sereno e seducente che resto qualche secondo a contemplarlo, con occhi estasiati e pieni di amore.

Forse imbarazzato dal mio sguardo contemplativo e venerante mi chiede:

“Perché mi stai guardando così?”

Sorridendo, sempre con aria persa, gli rispondo

“Se ti dico che sei bellissimo mi credi?”

Lui sorridendo imbarazzato, si morde il labbro inferiore e replica:

“Tesoro sei troppo buona, non credo di avere un bell’aspetto dopo una nottata insonne.”

Ridendo rispondo:

“Bene, ti ricordo che la notte insonne l’abbiamo passata in due, per cui anch’io devo avere un aspetto terrificante.”

Lui facendo finta di guardarmi con uno sguardo scrutatore e con un sorriso ironico mi dice:

“Non te la cavi tanto male, pensavo peggio!”

Senza nemmeno darmi il tempo di ribattere, mi abbraccia, mi dà un bacio sulle labbra e, con un tono molto dolce, mi dice che invece mi trova molto affascinante, ma soprattutto, i miei occhi sempre così intensi ed espressivi, che riescono a comunicargli molto più di tutte le parole che io possa pronunciare, quando sono un po’ stanchi sono ancora più belli,

Adesso sono io che mi sento in imbarazzo ed abbassando lo sguardo gli chiedo se è possibile sentire un po’ di musica.

Michael mi chiede che cosa mi piacerebbe ascoltare ed io, per prenderlo un po’ in giro, gli rispondo:

“Ce l’hai l’ultimo di un cantante, che non so se lo conosci, ma che a me piace moltissimo, aspetta un momento che non ricordo il nome……..”

Al che lui mi domanda seriamente:

“E’ un cantante americano o europeo? Che genere fa?”

Sempre facendo finta di stare a pensarci, rispondo:

“Ehm, sì penso che sia americano,,,,,,,,,,,,,,,,ma il nome, proprio non me lo ricordo………..uhm, vediamo……….però ti posso dire che il genere è pop,……………. almeno credo,………….o forse R&B,…………… ma anche fanky,……………… qualche volta……………rock”

Michael, sempre più stralunato, mi richiede:

“Ma chi è questo cantante? E’ nero o bianco?”

Qui mi sento sprofondare e penso, oddio e ora che gli rispondo? Per non infilarmi in un ginepraio che dallo scherzo potrebbe sfociare in ben altro, rispondo:

“Non lo so……… perché non l’ho mai visto, l’ho solo ascoltato alla radio. Però ti posso dire che è bravissimo, ha una voce stupenda che da angelica, può diventare così aggressiva e sensuale, che ogni volta che lo sento, mi suscita delle emozioni così intense, da non poterle esprimere a parole.”

Michael sempre più incuriosito ed esterrefatto mi guarda, mentre scuotendo la testa, replica.

“Ma almeno ti ricordi quello che canta? Non so qualche titolo, oppure se mi canti qualcosa forse capisco di chi parli.”

Allora sorridendo gli dico:

“Ecco mi ricordo, mi pare che si chiami……….Mike…….anzi no, si chiama Michael………..”

E lui togliendomi la parola di bocca, dichiara:

“Bolton! Michael Bolton.

A questo punto non posso fare a meno di scoppiare a ridere, ma lui, sempre più sconcertato, mi chiede perché sto ridendo così.

Io non riesco a frenarmi e, continuando a ridere, tra un singulto e l’altro riesco a dire:

“Boltonnnn? Ma come t’è venuto in mente? Ma quale Bolton.”

Poi abbracciandolo e continuando a ridere aggiungo:

“Michael, ma sto parlando di te, t’ho preso un po’ in giro. Ma come hai fatto a non capirlo? Incredibile……!

Lui ridendo, mi dice che davvero ha creduto che io stessi parlando di qualche altro cantante, aggiungendo poi che sono molto brava e, che potrei essere una compagna perfetta, per fare scherzi agli altri, insieme a lui.

Quindi prosegue:

“Allora cosa vuoi ascoltare?”

Gli rispondo che può farmi sentire quello che vuole, basta che sia qualcosa di suo.

Ovviamente la limousine è provvista di un impianto stereo fantastico, lui cerca un cd e mentre lo mette su, guardandomi mi dice che secondo lui, se ha capito i miei gusti, questo è il mio preferito.

Dalle prime note, capisco che il cd è “Dangerous”, guarda caso, e la prima canzone è infatti Jam.
Mi guarda con aria interrogativa per sapere se avesse indovinato nella scelta, ed io faccio di sì con la testa, e gli dico che in questo album ci sono moltissime canzoni che adoro e che ascolto quasi di continuo.

Vedo che prende il telecomando in mano e dalle primissime note capisco che lo ha fermato su “Give In To Me” e sorridendomi mi dice che senz’altro questa è una di quelle, e non sbaglia.

Mi mette un braccio dietro la vita e comincia a canticchiare, mi sembra di vivere in un sogno, sto finalmente ascoltando Michael dal vivo, per la prima volta, la sua voce è davvero meravigliosa e, per quanto una registrazione possa essere perfetta niente a che vedere con l’emozione che ti può dare ascoltandolo così.

Mi sento sciogliere, sono al settimo cielo per la felicità, mi giro e lo guardo con tutta l’ammirazione e l’amore di cui sono capace, mentre lui, ricambiando lo sguardo con altrettanta intensità, accarezzandomi il viso mi bacia sulle labbra.

Sulle note di “Will You Be There”, entriamo in un piccolo aeroporto, l’auto si ferma vicino ad un aereo, le guardie del corpo ci aiutano a scendere e noi, circondati da loro, ci dirigiamo verso il velivolo che è già pronto a decollare per Las Vegas.


manu 62
00giovedì 27 maggio 2010 06:32
bravissima!grazie per la "spiegazione" sul carattere di Michael.tornando al racconto...bellissima la frase "sei molto sexy con me indosso"!buona giornata.
(angel66)
00giovedì 27 maggio 2010 07:30
belliiiiiiiiiiii
BEAT IT 81
00giovedì 27 maggio 2010 09:41
Stupendi !!!!! Malabi, che altro dire...sono così intensi questi capitoli, soprattutto il 17 e la storia fra i due è così complessamente bella....meraviglia!!!!! Ti prego continua, nn posso più farne a meno. Grazie!!! Baci Sara
dirtydiana66
00giovedì 27 maggio 2010 21:38
sei bravissima... [SM=x47932] [SM=x47932]
pensa che vengo a casa alla pausa pranzo per leggere i tuoi capitoli e poi torno al lavoro / scusami ,ma tu nn dormi la notte?
BEAT IT 81
00giovedì 27 maggio 2010 22:41
Malabi, stasera posti?
Dalila24
00giovedì 27 maggio 2010 22:51
Molto brava...Complimenti!
malabi
00giovedì 27 maggio 2010 23:55
Re:
dirtydiana66, 27/05/2010 21.38:

sei bravissima... [SM=x47932] [SM=x47932]
pensa che vengo a casa alla pausa pranzo per leggere i tuoi capitoli e poi torno al lavoro / scusami ,ma tu nn dormi la notte?




DirtyDiana! Il tuo Nick lo adoro perchè questo è il video in cui Michael mi fa davvero andare fuori di testa. La canzone poi, così rock, la adoro con tutta me stessa.

Ti ringrazio perchè davvero non merito così tanto.

Hai ragione la notte dormo poco, perchè come tipo sono più Gufo che Allodola, questo perchè ho un lavoro che mi permette degli orari molto flessibili e comunque, mai prima delle 12. Per cui la notta posso approfittare, quando in casa c'è silenzio, il telefono non squilla e senza rumori esterni, per poter scrivere.

Approfitto per dare il benvenuto alla mia nuova lettrice e ringraziare come al solito tutte le mie affezionate. Sono davvero felice che questo mio racconto vi piaccia.
malabi
00venerdì 28 maggio 2010 01:41
19° Capitolo


Finalmente saliamo sull’aereo, il pilota saluta Michael con
enfasi lui ricambia allo stesso modo, fermandosi a parlare cordialmente, mentre io, salutando a mia volta, proseguo per andarmi a sedere.

Dopo un paio di minuti arriva Michael, che si siede di fronte a me e mi comunica che il volo durerà circa un’ora, fortunatamente, perché a lui non piace molto volare.

Lo guardo incuriosita, chiedendogli come fa quando deve affrontare voli transoceanici, ma lui mi risponde che ormai c’è abituato anche se, comunque, non riesce mai ad essere rilassato al cento per cento e, che per affrontarli meglio, di solito prende qualcosa per stare più tranquillo.

Dal canto mio gli dico che lo capisco, infatti, gli racconto di mio padre, che da qualche anno ha una paura totale dell’aereo, tanto che nel volo da Roma a Los Angeles s’è imbottito di tranquillanti ed ha passato tutto il tempo a sonnecchiare.
Mike allora, con un tono molto dolce, aggiunge che trova molto bello il fatto che io accompagni papà anche nel suo lavoro, perché gli sembra che tra di noi ci sia un bel rapporto d’amore.

Gli rispondo che non è del tutto così, o per lo meno, non è stato sempre così, quindi gli racconto che, quando ero piccola, io abbia vissuto molto poco con i miei, poiché dopo la separazione, noi figli siamo vissuti con i nonni per un periodo e poi, in collegio, dove, sia mio padre che mia madre, ci venivano a trovare molto di rado.
Michael, parlandomi con estrema dolcezza, vuole sapere se io abbia sofferto molto per la separazione dei miei e, mi chiede come sia riuscita a superare la mancanza di quell’affetto, che per un bambino, è fondamentale avere.

Gli rispondo che è stato molto difficile e, che solo in età adulta ci sono parzialmente riuscita, dopo aver fatto un lunghissimo lavoro su me stessa, per riuscire ad ottenere un equilibrio, che comunque, spesso è abbastanza precario.

Lui sembra molto interessato alla mia vita passata e presente, per cui continua a farmi domande sulla mia famiglia, alle quali rispondo senza nessuna remora, perché non mi va di dare di me un’immagine che non risponda alla realtà. Desidero che lui mi veda come effettivamente sono.

Gli racconto che la prima volta che mi sono ritrovata in collegio, ero talmente terrorizzata e, poiché ero una bambina molto sensibile, piangevo per ogni stupidaggine, poi con il passare del tempo, ho capito che se continuavo così, le altre se ne sarebbero approfittate, quindi necessariamente ho dovuto modificare il mio carattere cercando di indurirmi per poter sopravvivere e non soccombere.

Michael mi dice, che anche per lui è stato difficilissimo superare il fatto di non sentirsi molto amato, soprattutto da suo padre, aggiungendo che, comunque, sebbene per motivi diversi e per tutt’altre circostanze, anche lui era vissuto poco con i suoi, o meglio non era mai vissuto in maniera normale con la sua famiglia.

Secondo lui, il fatto di stare in collegio , che se, sicuramente per me, è stato traumatico da una parte, mi ha però permesso di poter vivere con altre bambine, di poter avere delle amiche, di poter giocare e condividere con dei coetanei tutte le esperienze infantili.

Gli dico che questo è vero, infatti uno dei ricordi più belli, sono proprio quelli delle mie compagne di collegio, con le quali ho condiviso tantissimo, ma soprattutto i giochi che facevamo assieme.
Michael, guardandomi con uno sguardo un po’ sognante, mi chiede di descrivergli a che cosa giocavo, quando ero bambina.

Con grande difficoltà, poiché alcuni nomi di giochi non riuscivo a tradurli in inglese, o comunque, la loro traduzione letterale per lui non significa nulla, gli elenco tutta una serie di passatempi ludici che ci inventavamo per divertirci.

A queste mie parole, però mi accorgo che i suoi occhi assumono un’espressione malinconica, per cui capendo, di avergli rinnovato una ferita, purtroppo per lui, mai chiusa, gli chiedo scusa per essermi lasciata andare ad inutili nostalgie.

Lui però sorridendo amaramente, sempre con il suo sguardo triste, dichiara:

“Non sai quanto ti invidio, tu almeno hai potuto giocare, io l’ho fatto molto raramente e, mai con altri bambini, che non fossero stati i miei fratelli”.

I miei occhi, nel ricambiare il suo sguardo, esprimono tutta la tristezza e la tenerezza che le sue parole hanno suscitato in me, ma ribatto:

“Michael, è vero hai ragione, ma sai, credo che ognuno di noi nasca per uno scopo, e tu, a differenza della maggior parte delle persone che impiegano magari metà della loro vita a capire che cosa debbono fare, hai saputo subito quel’era la tua strada, e l’hai percorsa, anche se questo ti è costato tantissimo sacrificio. Il tuo percorso è stato eccellente, fantastico, meraviglioso, sei arrivato a vette stratosferiche, per cui ritengo, che tutto ciò debba essere consolatorio per te, anche se capisco benissimo, che pensare a quanto di bello hai dovuto rinunciare, a volte può essere tristissimo.”

Lui mi guarda, ora più rasserenato e mi dice:

“E’ vero, hai ragione, io comunque, ho avuto anche moltissimo e, soprattutto, non dimentico mai che c’è moltissima gente, a questo mondo, che soffre ed ha sofferto molto più di me.”

Approfittando di una pausa di silenzio, per cambiare discorso, gli chiedo che succederà quando saremo a Las Vegas, mentre contemporaneamente, distendo le gambe per mettermi più comoda, toccando le sue, che già erano distese.

Michael, fissandomi senza parlare, con occhi intensi, intreccia le sue gambe intorno alle mie, spiegandomi che, appena arriveremo andremo subito in hotel per riposarci un po’, ma che, nel primo pomeriggio, dovrà incontrare delle persone per affari, con le quali spera di potersi sbrigare presto e che, comunque, mentre lui sarà impegnato, io potrò fare ciò che più mi piace.

Aggiunge, infatti:

“Se hai voglia di uscire basta che tu me lo dica, ti faccio accompagnare dove vuoi, chiederò a qualcuno della security di venire con te, non farti nessun problema, non voglio che tu ti annoi, aspettandomi!”

Detto questo, stringe con forza le sue gambe intorno alle mie, sempre guardandomi fisso, mentre sento che una violenta emozione mi assale nuovamente, facendo battere il mio cuore all’impazzata, ma raccogliendo le forze per non farmi sopraffare, gli rispondo con un filo di voce:

“Grazie, ma non saprei dove andare, non conosco niente di Las Vegas, tranne il fatto che è piena di casinò. Per me non preoccuparti perché anche se resto da sola, difficilmente mi annoio, ho tante di quelle cose da leggere, posso ascoltare musica o magari dormire un po’. Tu fai tutto quello che devi fare senza pensare a me, perché mi so arrangiare benissimo. Comunque grazie per la tua gentilissima offerta.”

Michael sempre tenendomi le gambe ben strette tra le sue, mi guarda attento e sorridendo mi dice:

“In ogni caso, se io dovessi fare molto tardi e, a te venisse voglia di scendere giù al casinò, mi raccomando di farti accompagnare, basta che telefoni al numero del mio appartamento e qualcuna verrà subito da te, lascerò disposizioni in merito. Preferisco che tu non vada da sola, sai è più sicuro se con te ci sia qualcuno.”

Sono piacevolmente sorpresa dalla sua preoccupazione, mentre mi chiedo perché stia insistendo così tanto sul farmi accompagnare da qualcuno, lo imputo al suo desiderio di mostrarsi gentile, forse per scusarsi, inconsciamente, di non potermi dedicare molto del suo tempo.
Comunque sia, lo rassicuro e gli chiedo se, qualora ce ne fosse bisogno, mi farà accompagnare da Tommy:

Al che lui mi guarda perplesso e mollando leggermente la stretta, replica:

“Se lo desideri lo chiederò a lui.”

Rido e gli rispondo:

“No, per me va bene chiunque, ho chiesto se sarà Tommy, solo perché finora è venuto sempre lui a prelevarmi, ma non credo che a lui faccia molto piacere!”

Michael stupito, replica:

“Perché dici questo?”

Sempre ridendo gli racconto la scena dell’ascensore, aggiungendo che anzi, credo di essergli proprio antipatica.

Mike allora mi confessa che chi lavora per lui ha delle regole da rispettare, una di queste è quella di non socializzare con le persone che lo frequentano, quindi è sicuro che Tommy si è comportato così, solo perché quello è il suo lavoro.

Alla sua spiegazione però, ribatto:

“Sì però, se lui mi deve accompagnare da qualche parte, ti prego di scioglierlo dal voto di clausura, perché andare in giro con uno, che nemmeno ti parla, non è proprio il massimo.”

Michael ridendo, mi promette che potrò parlare con quanto e come mi piace.

Gli sorrido a mia volta, poi guardandomi intorno, gli chiedo che fine avesse fatto Franky.

Lui mi risponde che ci raggiungerà nel pomeriggio perché si è fermato a LA per sbrigare alcune cose, poi ritorna a serrarmi le gambe con più forza e, inaspettatamente, con un tono sommesso mi chiede:

“Ti piace Franky?”

Stupita gli rispondo:

“In che senso, mi piace?”

“Nel senso se ti è simpatico, se lo trovi interessante?”

“Sì, mi è molto simpatico oltre ad essere un uomo persona molto gentile, intelligente, piacevole e, credo che sia anche, molto leale. E’ sicuramente un buon amico per te.”

Di nuovo stringe con forza le gambe, mentre mi fissa così intensamente, che, mi sembra, voglia tirarmi fuori l’anima e, replica:

“Sì lo è per me. Ma per te che cos’è?”

Sono a disagio, poiché non capisco il motivo di questo terzo grado, quindi cerco di divincolarmi leggermente, ma inutilmente, perché lui stringe ancora più forte, per cui, guardandolo altrettanto intensamente e, dritto negli occhi, senza alcuna soggezione, non mi resta che rispondergli con un tono ironico:

“Michael te l’ho appena detto cosa penso di lui. Aggiungo anche che è un ottimo ballerino di tango, rumba, forse anche di cha-cha, ma questo non lo so perché ancora non l’ho sperimentato. Questo è tutto.”

Ma lui non molla, in nessun senso, ed incalza:

“Eppure mi sembrava che tra di voi fosse nato subito un certo feeling.”

Comincio a pensare che forse questo giochetto per lui sia piuttosto eccitante, vista la pressione che le sue gambe esercitano sulle mie, per cui stando al gioco, ora anch’io stringo con forza e, senza distogliere minimamente lo sguardo, rispondo:

“Sì, è vero, ci siamo subito capiti, infatti, è per questo che tengo molto alla sua amicizia. D’altronde si è visto anche da come abbiamo ballato, che tra di noi c’è una bella intesa.”

Percepisco chiaramente che si sta creando una sempre maggiore eccitante tensione, tuttavia Michael, con un ‘espressione tutt’altro che benevola, ma quasi arrabbiata mi fa:

“Sai, in certi momenti, ho avuto come l’impressione che tra voi ci fosse qualcosa in più dell’amicizia.”

A quest’affermazione cerco di divincolarmi, ma lui reclina leggermente la testa, guardandomi come per dire di non provarci a liberarmi, per cui del tutto soggiogata da questo suo modo di fare che fa vibrare ogni mio più recondito e nascosto centro nervoso, deglutendo per la scarsa salivazione, raccogliendo i brandelli del mio self-control, con voce un po’ affannata dico:

“Michael, che stai dicendo scusa? Se hai avuto questa impressione è decisamente sbagliata, perché tra noi non c’è stato assolutamente nulla al di fuori di un rapporto molto cordiale ed amichevole. Ma come ti vengono in mente certe idee?”

Al che lui sempre in tono serissimo, stringendo ancora più forte e fissandomi come se mi stesse facendo una radiografia risponde:

“Se ti dico questo è perché conosco Franky e conosco i suoi gusti in fatto di donne. T’assicuro che fin dal primo momento che ti ha vista nell’ufficio di Phil tu lo hai molto colpito. Quando sei entrata nella stanza, infatti, non sapendo che ci conoscevamo già, ha fatto un commento su di te.”

Tra lo sbalordito ed il compiaciuto, per quello che Mike sta dicendo e, soprattutto facendo, con aria incredula, chiedo:

“Ah sì? E che commento avrebbe fatto?”

“……Mi ha detto: “Miky, ma hai visto che bella donna?”

A questo punto lo guardo con gli occhi fuori dalla testa e gli dico:

“Dai, per favore, mi stai prendendo in giro?”

Lui serissimo, muovendo la sua gamba contro la mia, come la stessa accarezzando, aggiunge

“No affatto, è proprio quello che mi ha detto, è rimasto shoccato.”
Sto al suo eccitante gioco, per cui rispondendo alla sua carezza, chiedo:

“Ok, ma tu che hai risposto?”

Lui, serrando di nuovo le gambe, mordendosi il labbro inferiore mi risponde:

“Gli ho detto che aveva ragione.”

Sempre più eccitata lo ringrazio del complimento ma aggiungo:

“Franky avrà anche espresso un bell’apprezzamento, ma con me si è sempre comportato in maniera correttissima, è stato un gentiluomo sempre, in qualsiasi occasione e, non mi ha mai mostrato niente che sia andato al di là della pura e semplice amicizia e, da parte mia è stato altrettanto. Poi scusa non capisco perché mi stai chiedendo queste cose. Mi sembra evidente che tra di noi non ci sia proprio assolutamente nulla.”

Michael mi guarda con occhi intensissimi, si piega in avanti per prendermi le mani, poi abbassando il tono di voce, mentre l’aereo si prepara all’atterraggio, mi dice:

“Qualunque cosa accada, ricordati che tu hai un posto speciale nel mio cuore, questo non dimenticarlo mai.”

Mentre l’aereo atterra, cercando di ricompormi, stringendo anch’io le sue mani, gli rispondo:

“Michael, anche tu non dimenticare che io ti amo, moltissimo.”
malabi
00venerdì 28 maggio 2010 03:29
20° Capitolo


Scendiamo dall’aereo sempre attorniati dalle sue guardie del corpo e, saliamo subito sulla limousine bianca, talmente lunga che sembra un bus turistico. Non posso fare a meno di commentare in italiano l’esagerazione di quella macchina, ma lui, sentendomi borbottare, mi getta un’occhiata di stralcio, mentre mi chiede se c’è qualcosa che non va.
Gli rispondo, mentendo, che va tutto benissimo, ma mentre saliamo nell’auto, mi afferra un braccio con un leggera pressione, dicendomi che desidera sapere che cosa ho detto.

Se c’è una cosa che non so fare molto bene, è mentire, quindi messa alle strette gli ripeto che questa macchina così enorme, mi sembra un’esagerazione e, di certo non è la cosa migliore per passare inosservati.

Michael allora mi guarda con attenzione, mentre mi parla con un tono leggermente contrariato, per dirmi che, lui da sempre viaggia su questo tipo di automobili tanto da non farci nessun caso, aggiunge inoltre, che comunque, in città come Los Angeles o Las Vegas, non è l’unico a fare uso di tali veicoli, per cui non capisce dove sia il problema per me.

Capendo che il mio commento non è stato affatto gradito, cerco di rimediare, precisando che per me non esiste nessun problema, tranne il fatto che, essendo io un’italiana molto provinciale, non sono abituata a viaggiare su questo po’ po’ di macchine, anche perché in Italia, di così enormi, non esistono, perché non sapremmo neppure dove metterle, date le piccole dimensioni delle nostre strade, inoltre aggiungo che, in ogni caso, non volevo sollevare nessuna critica nei suoi confronti.

Michael, non mi appare molto convinto della mia risposta, per cui insiste dicendo che, a volte, l’atteggiamento mentale di noi europei di fronte al modo di vivere degli americani o al manifestarsi dei lori gusti, è molto razzista perché siamo convinti di essere a loro superiori per cultura, storia, arte e, li trattiamo come se fossero dei poveri stupidi.

Resto del tutto sorpresa da questa sua esternazione e, mi chiedo che cosa mai abbia potuto scatenare un tale risentimento verso un mia semplice commento a tanto lusso, anche se mi rendo conto che in fondo quello che ha appena detto è in parte vero e, forse lui, con la sua spiccata sensibilità, aveva percepito, in più di un’occasione, un atteggiamento di superiorità da parte mia.
Molto spesso ho, ad esempio, arricciato il naso di fronte all’abbigliamento eccessivo di molte donne che avevo incontrato nelle serate a casa di Phil che insieme ad un discutibile gusto nel vestire, almeno secondo i miei canoni, ostentavano anche una tale profusione di gioielli talmente pacchiani, anche se di indubbio valore, che personalmente non mi sarei mai sognata di indossare.
Non solo questo, lo stesso atteggiamento di superiorità l’ho avuto anche quando ho ad esempio osservato le case in cui ero stata ospite e forse i miei sguardi di intesa tra me e mio padre non erano passati inosservati, insieme ai commenti e alle risate che ci eravamo fatte con Carlo sempre a casa di Phil ai danni dei suoi invitati.

Guardo Michael, che ha un atteggiamento distaccato e, mi pento amaramente di aver esternato, molto stupidamente tra l’altro, un mio pensiero, del tutto inopportuno.

Cercando allora di recuperare, mentre gli afferro la mano, ammetto che ha ragione al riguardo e, che mi dispiace moltissimo di essermi comportata in modo così stupido, da fargli credere che mi sentissi superiore, solo per il fatto di essere italiana, con una storia ed una cultura diversa da quella americana, ribadisco inoltre che non era mia intenzione offenderlo in nessun modo, ma che era solo colpa della mia provincialità. Mentre pronuncio queste parole, gli accarezzo la mano, mentre lo guardo fisso, sperando che anche lui faccia altrettanto con me ma, in quel momento, squilla il telefono, per cui lui toglie la sua mano dalla mia.

Mentre Michael risponde al cellulare, mi allontano per sedermi più vicino al finestrino per guardare fuori. Capisco, dal tono della telefonata e, da alcune parole, che sta prendendo un appuntamento per il pomeriggio, poi, appena finita la conversazione, come se io non esistessi, fa altre telefonate, di cui non mi sforzo nemmeno di capire il contenuto, tanto sto convincendomi sempre più, di aver fatto una grossa stupidaggine, ad aver accettato di accompagnarlo qui, a Las Vegas.

Le telefonate continuano per quasi tutta la durata del viaggio dall’aeroporto all’hotel, poi, dopo l’ultima chiamata, finalmente ricordandosi di me, Michael mi dice, che mi farà piacere sapere, che Franky arriverà tra un paio d’ore così, se avrò bisogno di qualcosa, potrò rivolgermi direttamente a lui, come a voler sottintendere, di non disturbare lui.

Mi giro verso di lui e, guardandolo in maniera molto poco amichevole gli rispondo:

“Ok Michael, non preoccuparti, non è mia intenzione disturbarti. Comunque credimi, davvero mi dispiace che tu ce l’abbia con me, per una frase senza senso che ho detto e, questa è la dimostrazione che avevo ragione io”

Al che lui:

“In che senso avevi ragione tu?”

Rispondo, guardandolo dritto in faccia.

“Nel senso che non dovevo venire. Sarebbe stato molto meglio, per entrambi,”

Lui girando la testa dall’altra parte, per guardare fuori dal finestrino, mi dice.

“Se è questo quello che credi. Ok”

Se mi avesse dato una coltellata mi avrebbe fatto meno male. Sono letteralmente annichilita, in questo momento è come se avesse preso il mio cuore e lo avesse accartocciato come si fa con un inutile pezzo di carta. Vorrei gridare per il dolore, costringendolo a guardarmi negli occhi, per sapere se, davvero, questo è quello che pensa, ma sono del tutto incapace di profferire parola, per cui mi limito a girare la testa anch’io dall’altra parte per nascondere le lacrime che prepotentemente mi stanno bagnando gli occhi. Non voglio farmi vedere piangere, soprattutto perché non voglio dargli la conferma, che il suo atteggiamento crudele ha colto nel segno.

Eccomi un’altra volta a chiedermi quale sia veramente la natura di quest’uomo, a volte così meravigliosa, gentile e generosa ma, che si può trasformare, nel momento in cui il suo orgoglio o narcisismo si sente ferito, in qualcosa di altrettanto crudele e, priva di qualsiasi forma di affettività.
Mi domando esasperata, perché mi sono fatta intrappolare in questo perverso gioco, se così si può chiamare, in cui i sentimenti di amore e di odio si alternano repentinamente, dando forma a sfaccettature psicologiche difficilissime da comprendere ed interpretare, facendo solo affidamento ai miei schemi mentali.

Ormai consapevole che questo viaggio sarà un fallimento totale, non mi sono nemmeno resa conto che l’auto si è fermata nel garage. Gli sportelli vengono aperti, mentre noi scendiamo, senza dirci una parola.

Ci avviamo verso l’ascensore, preceduti dalle guardie del corpo, saliamo fino all’ultimo piano dell’albergo, non so cosa dire, non so cosa fare e a testa bassa seguo gli altri nel lungo corridoio, poi arrivati davanti ad una porta, Michael si gira verso di me per comunicarmi:

“Questo è il tuo appartamento. Spero sia di tuo gradimento. Il mio è quello.” Indica con la mano una porta subito dopo la mia. “Per qualsiasi cosa puoi chiamare questo numero, è il mio cellulare, oppure puoi rivolgerti a chiunque tu voglia del mio staff, ti prego di farti accompagnare se decidi di scendere al casinò.”

Senza guardarlo prendo il biglietto che mi porge, di nuovo sento le lacrime inondarmi gli occhi, con un profondo senso di nausea, tuttavia mi affretto a rispondergli.

“Ok. Tank you.”

Senza aggiungere altro entro nel mio appartamento e chiudo la porta dietro me.

Guardandomi intorno, mi accorgo che la suite è molto grande. Sulla sinistra dell’ingresso si apre una bellissima sala, con una parete tutta a vetri che si affaccia su una terrazza molto ampia, piena di fioriere coloratissime ed arredata con poltroncine e divani in midollino bianco, nonché con un paio di letti a due piazze per prendere il sole.

Le altre pareti sono pitturate di rosso scuro. Al centro del salotto ci sono due divani a penisola e due larghe poltrone, il tutto foderato con stoffa di seta oro, nel mezzo c’è un tavolino basso di mogano dove troneggia un meraviglioso vaso di cristallo pieno di rose rosse. Mi avvicino al tavolo per vedere se con i fiori ci sia anche un biglietto, ma non trovo niente.

Nella parete di sinistra, c’è una porta chiusa e vicino ad essa un mobile alto fino al soffitto anch’esso di mogano, dove troneggia un maxi televisore a schermo piatto, un lettore dvd con videoregistratore ed un formidabile impianto stereo, con una vasta gamma di cd che abbraccia quasi tutti i generi musicali.

Nel lato opposto alle enormi finestre, è posizionato un meraviglioso pianoforte a mezza coda, la cui vista mi riempie di gioia, perché penso che per passare il tempo potrò strimpellare un po’.
Sul lato destro del salotto, c’è invece un tavolo tondo, con intorno quattro sedie a poltroncina color crema, al centro del quale è posta una fruttiera in argento piena di freschissima frutta tropicale, vicino al sontuoso vassoio scorgo un biglietto di benvenuto da parte dell’hotel. Il tavolo è posto esattamente al centro tra due porte, una è quella che dà sull’ingresso da dove sono entrata, e l’altra conduce ad una stanza più piccola adibita a studio.

Questa camera ha anch’essa una parete a vetri che si affaccia sempre sull’ampia terrazza, mentre quella opposta è completamente arredata da una grande libreria dove sono posizionati, oltre a parecchi libri, giornali e riviste varie, un altro televisore con annesso video e dvd. Nella parte estrema, quasi camuffata dalla struttura in legno si apre la porta che dà sull’ingresso. Davanti alla libreria, al centro, c’è un comodo divano a due posti, mentre appoggiato alla parete che divide lo studio dalla grande sala, è posizionato uno scrittoio, e dall’altro lato si apre la porta che conduce ad una bellissima camera da letto.

La stanza è tinteggiata con un colore ocra molto caldo. Il letto, enorme, è sovrastato da una struttura a pagoda da cui scendono pannelli di stoffa trasparente bianca ed è posizionato di fronte alla parete a vetri. Ai piedi del letto è posta una cassapanca con cuscini anch’essi bianchi. Vicino alla porta che divide la camera dallo studio c’è un tavolino tondo con due poltroncine come quelle della sala ed un piccolo divano a due posti. Dal lato opposto c’è un’ampia cabina-armadio ed una porta che conduce alla stanza da bagno.

Questo è il pezzo forte. Tutto di marmo bianco e granito. La vasca, ovviamente idromassaggio, è incassata nel pavimento, c’è anche un’enorme cabina doccia, ed uno specchio che prende tutta la parete dove sono incassati, sempre nel granito, due lavabi tondi. Il water con il bidè sono nascosti da una struttura in legno e vetro sabbiato. Insomma è da sballo!

Nonostante il mio pessimo umore e la delusione per come quell’avventura si stia evolvendo, non posso fare a meno di rimanere piacevolmente sorpresa ed ammirata dall’ospitalità che Michael mi sta offrendo. La suite è senz’altro al di sopra delle mie aspettative, lussuosa ma arredata con gusto impeccabile, confortevole e calda.

Dopo aver visionato tutto, ritorno nel salotto per vedere cosa ci fosse al di là della porta vicino al mobile, cerco di aprirla ma è chiusa a chiave, giro la chiave ma nel momento in cui sto per abbassare la maniglia mi fermo come se avessi preso la scossa perché mi rendo conto che quella porta comunica con l’appartamento di Michael, infatti riesco a sentire la sua voce, mi allontano allora immediatamente, sperando che lui non si sia accorto del mio tentativo di aprire.

Sono imbarazzatissima solo all’idea che mi sarei potuta trovare nel suo appartamento senza essere stata invitata, pertanto esco immediatamente dalla sala per ritornare in camera da letto.

Dopo una nottata in bianco, ma soprattutto, dopo aver vissuto tutte quelle contrastanti emozioni, mi sento distrutta dalla stanchezza, per cui alla vista del letto non posso fare a meno di desiderare di distendermi perché il sonno ormai sta vincendo le mie sempre più deboli resistenze.

Mi spoglio, mi infilo la solita magliettona pensando con tristezza che tanto Michael nemmeno la vedrà e sì, che ci teneva tanto che la portassi.

Di nuovo, nel constatare che la passione che c’era stata tra di noi quella notte, nonchè l’intesa complice ed intrigante che ci aveva accompagnati per tutto il viaggio in aereo, si fossero volatilizzata di fronte ad uno sciocco malinteso, mi getta in una prostrazione tale che vorrei piangere ed urlare per il dolore e la rabbia.
Penso anche che il suo comportamento verso di me sia profondamente ingiusto e crudele, pertanto mi riprometto di non versare più nemmeno mezza lacrima per lui ed anzi, se questo suo atteggiamento assurdo dovesse continuare sono decisissima a tornare a Los Angeles da sola, magari questa sera stessa o al massimo domattina e chi s’è visto, s’è visto!

Sono talmente sicura di questo che alzo il telefono per chiedere alla reception di farmi avere l’orario dei voli per LA. Dopo circa quindici minuti mi viene recapitato un foglio con tutti i voli possibili nell’arco delle 24 ore, gli do’ una rapida occhiata, scoprendo, che più o meno, c’è un volo ogni ora, quindi per partire nessun problema.

Decido quindi, di mettere un po’ di musica per riuscire a rilassarmi, vado in salotto per cercare tra i cd qualcosa che mi piaccia. Ci sono molti brani di musica classica che, date le circostanze, è quella più adatta, trovo, infatti, uno dei miei brani preferiti, il Concerto N.1 per Piano di Tchaikovsky, lo metto su e, mi stendo sul divano, per assaporare la bellezza della musica, dopo un po’, inevitabilmente arriva il sonno ristoratore.

Cullata dalle meravigliose note, riesco a sognare; sono seduta in un posto bellissimo, davanti al mare, in lontananza vedo avvicinarsi un uomo tutto vestito di bianco, non riesco a scorgere il suo volto e, pur sforzandomi di decifrare i suoi lineamenti, man mano che si avvicina, solo quando è di fronte a me riconosco Michael che mi sorride, mi prende per mano e chiamandomi per nome mi dice di andare con lui. Sto per alzarmi ma mi accorgo che non ho la forza per farlo, vorrei gridare per farmi aiutare, ma la voce non esce, lui mi guarda, tuttavia, non capendo la mia impossibilità di fare qualsiasi movimento, intristendosi, lascia la mia mano per proseguire da solo, allontanandosi da me, solo allora vedendolo andare via, disperatamente raccolgo tutte le forze, mentre piangendo, urlo: “Michael ti prego non lasciarmi, aiutami.”

Mi sveglio angosciata, sto piangendo per davvero, a singhiozzi, disperata mi copro il viso con le braccia, poiché non riesco a frenare il pianto che mi sconquassa tutta, d’improvviso però, mi accorgo che c’è qualcuno vicino a me, che mi sta chiamando, mentre tenta di prendermi le mani; terrorizzata mi tiro su di scatto e ritraendomi per non farmi toccare vedo che seduto vicino a me c’è Michael che mi sta guardando con occhi pieni di preoccupazione e di dolcezza e, mi sta dicendo di stare tranquilla, che va tutto bene, che ho fatto solo un brutto sogno, di calmarmi, perché lui è qui, vicino a me.

A fatica, riesco a recuperare un minimo di controllo, ma ora, la mia angoscia, si trasforma in imbarazzo e, mentre mi asciugo le lacrime, cercando di scusarmi per quello che è successo, gli chiedo come mai fosse lì. Ho il timore, che sia stato disturbato dal mio sonno agitato, ma lui mi prende le mani per tranquillizzarmi, mentre mi spiega, che Franky, che è arrivato da poco, ha ricevuto una telefonata da Phil, il quale si trovava insieme a mio padre che, era preoccupato perché ancora non mi ero fatta sentire.

Michael quindi, che dal suo appartamento ha sentito la musica, pensando che fossi sveglia, ha bussato ma, non avendo ottenuto nessuna risposta, ha provato ad aprire la porta che comunica tra i nostri appartamenti e, trovandola aperta è entrato, trovandomi appunto addormentata sul divano. Nel momento in cui si è avvicinato per svegliarmi io però, ho cominciato a piangere, a gridare e lui si è molto preoccupato perché ha capito che stavo sognando qualcosa di brutto, che tra l’altro lo riguardava, perché ha capito che gridavo il suo nome.

Sono veramente costernata dall’imbarazzo, non solo ha assistito al mio pianto dirotto, ma ha oltretutto capito che stavo sognando di lui, peggio di così non poteva andare, ed io che volevo mostrare quanto fossi dura ed inflessibile! Povera me!

Tra l’altro, come un’idiota, avevo anche dimenticato di chiamare papà per fargli sapere che era tutto a posto e, lui poveretto, aveva dovuto scomodare Phil e, di riflesso, Franky e Michael, per cercare di mettersi in contatto con me. Che figura davvero barbina! Se potessi mi sotterrerei per la vergogna!

Cerco intanto di giustificarmi con Michael dicendo che ero talmente stanca da essermi dimenticata di avvisare mio padre, mentre lo prego anche di scusarmi con Franky per l’accaduto, lo ringrazio per essermi venuto ad avvertire, ma soprattutto, per avermi salvato da quell’incubo che avevo appena sognato, e con aria leggera gli dico:

“Vedi, nemmeno nei sogni andiamo d’accordo!”

E lui sorridendo:

“Davvero? Cosa hai sognato di così orribile? Perché non me lo racconti?”

Gli rispondo:

“Sì te lo racconto ma prima devo chiamare papà, altrimenti dovrò litigare anche con lui. Mi puoi aspettare qualche minuto?”
Lui mi fa un cenno di assenso con la testa, poi si alza e va a mettere un altro disco, questa volta sono i “Carmina Burana” di Orff ed io guardandolo gli dico che è un’ottima scelta perché è una delle mie opere preferite, ma lui sorridendo, mi dice che lo sa.

Vado in camera da letto e chiamo finalmente mio padre, al quale devo naturalmente giustificare il perché di quel ritardo e, dopo essermi cibata almeno cinque minuti di lamentazioni varie, riesco a riportare la conversazione sui binari della normalità ed infine lo saluto lasciandogli naturalmente il numero dell’albergo, come gli avevo promesso prima di partire.

Dopo aver riattaccato, mi do’ una sbirciatina allo specchio, per vedere quale aspetto devastato abbia, dopo il sonno, ma soprattutto dopo il pianto.

A parte i capelli spettinati, per il resto mi aspettavo di peggio, anzi devo dire che nonostante tutto, con gli occhi un po’ lucidi, i capelli un po’ alla selvaggia e quella maglia che a lui piace tanto, mi trovo anche abbastanza passabile, quindi senza modificare nemmeno una virgola del mio aspetto, ritorno nel salotto dove trovo Mike comodamente seduto sul divano, del tutto rilassato.

Mi avvicino da dietro e poggiandogli le mani sul petto, al di sotto della camicia blu che indossa mi chino in avanti e gli sussurro:

“Vuoi che ti racconti il mio sogno?”

Lui gira la testa e mentre mi bacia mi dice:
“Sì, ma dopo, adesso vieni qui.”
minamj
00venerdì 28 maggio 2010 08:30
Re: Re:
malabi, 27/05/2010 23.55:


Hai ragione la notte dormo poco, perchè come tipo sono più Gufo che Allodola, questo perchè ho un lavoro che mi permette degli orari molto flessibili e comunque, mai prima delle 12. Per cui la notta posso approfittare, quando in casa c'è silenzio, il telefono non squilla e senza rumori esterni, per poter scrivere.
QUOTE]

Ma quindi le stai scrivendo ora?Avevo capito che erano state scritte in precedenza queste puntate.A questo punto i complimenti bisogna raddoppiarli,anzi triplicarli. [SM=x47932] [SM=x47932]
Questi 4 capitoli li ho divorati. [SM=g27817]
Sono raccontati splenditamente.
Michael e' meraviglioso,dai che anche tu non hai un caratterino facile facile [SM=g27828].Poverino,a volte sei troppo crudele nei suoi confronti. [SM=g27825] .

PS attendo con ansia cio' che succedera' ora......non mi deludere [SM=x47962]

doppio PS Franky non si mettera' fra di voi,spero!!
Triplo PS La descrizione della tua stanza,talmente dettagliata!!!
Credevo di esserci io.

Grazie e aspetto [SM=g27811]




BEAT IT 81
00venerdì 28 maggio 2010 13:04
Cavolo, sul più bello!!!! Bravissima come sempre, ormai davevro nn posso più farne a meno della tua Ff. La descrizione della stanza di Las Vegas è pazzesca, sembra davvero di essere lì. Intrigante il gioco di strette di gambe in aereo, e bravo Mike ;-)))))))) . Nn vedo l'ora di leggere il seguito !!!!! Baci Sara
dirtydiana66
00venerdì 28 maggio 2010 18:20
super super super
oggi ho stampato i capitoli e portati con me
scrivi così bene......... che mi sembra di star a guardare una fiction anzichè leggerla.
brava e buon lavoro

liberiangirl20
00venerdì 28 maggio 2010 18:50
scusa ma questo racconto che hai scritto è pura fantasia o ti è successo veramente?
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