Ragazze....ce l'ho fatta....non mi dilungo in chiacchiere perchè c'è una festa che vi attende....reggetevi forte!!!!!!
Capitolo 25
La festa
Pessima giornata. Era tutto il santo giorno che ero nervoso, agitato. Avevo bisogno di starmene solo, con i miei pensieri. Alex doveva averlo intuito perché era rimasta a distanza. Eccezionale il modo in cui riusciva a comprendermi. Ero mortificato di questo mio atteggiamento, non volevo ferirla, ma questa storia della festa proprio non riuscivo a digerirla. Avvertivo una strana sensazione, una vibrazione negativa. Niente di razionale, sia chiaro, ma mi sono sempre fidato del mio istinto.
Avevo mille pensieri che si affollavano in testa e non riuscivo a districare la massa di preoccupazioni che mi imprigionava la mente.
Me ne ero stato in solitaria tutto il giorno, alla fine, come al solito, ero finito per arrampicarmi sul mio albero, “my giving tree”. La mia piccola isola felice all'interno di Neverland, un'isola nell'isola, potrei dire.
Quante delle mie ispirazioni nascevano tra questi rami gentili? Le fronde di questo albero hanno sempre saputo sussurrare giuste parole di conforto alla mia anima ferita.
Me ne stavo seduto, appollaiato come fossi un uccello, rompendo ogni legame con la terra e capace di far volare alti i miei pensieri, liberi di innalzarsi sopra me stesso. Ecco, la pace!
Mi dava sempre nuova forza, rinnovato vigore, per poter tornare in campo, a vivere il “mondo”.
-Erano molti mesi che non salivo qui su, eh, vecchio mio? Ti sono mancato? -
Un tizio, poco distante, mi stava guardando con aria preoccupata perché mi aveva visto parlare con l'albero. Ma non sapeva che fa bene, alle piante, parlare con loro? Che diamine, sono esseri viventi anche loro!!
Mi restava poco tempo, dovevo andare a prepararmi, dovevo ricevere gli ospiti. Temevo che fra gli invitati potesse esserci anche “lei”. E la cosa non mi andava a genio, per nulla! Forse era questo il motivo della mia agitazione costante. Come avrebbe reagito Alex? Non ne avevamo ancora parlato.
Chiusi gli occhi e rimasi in ascolto. Il sottile fruscio della brezza crepuscolare tra le foglie, il suono impalpabile di una carezza sulla pelle fresca.
Camera. Armadio. Panico!! Mi serviva un abito. Ma non uno qualsiasi! Come scegliere il più adatto? L'ideale, pensavo, sarebbe stato qualcosa di elegante, fine, e di classe... In pratica, quasi tutti quelli che Michael mi aveva regalato, rispondevano alle caratteristiche. Ma non ero abituata a pensare a cose di questo tipo, era come navigare in acque inesplorate.
Optai per il lungo. Stesi in fila tutti i vestiti lunghi, sul letto, per esaminarli. Dopo un attento studio scelsi l'abito blu. Mi sembrava indicato, richiamava il colore scelto come tema della serata.
Per l'acconciatura decisi di mantenermi sul semplice, anche perché non ero così esperta da fare chissacchè. Appuntai morbidamente i capelli dietro la nuca, lasciando ricadere alcune ciocche, ai lati del viso e sul collo. Li arricciai leggermente. A prima vista il risultato sembrò convincente, non era niente male come acconciatura improvvisata.
Passai al trucco. Un velo di cipria e un tocco di ombretto opalescente sugli occhi. Non amando i rossetti decisi per un soffice strato di lucidalabbra. Ero pronta. Mi sentivo elettrica.
TOC TOC TOC
Quasi mi prese un colpo. Chi poteva essere? Michael forse? Mi precipitai ad aprire, speranzosa. No. Non era Mike. Era Liz. O meglio, era una Diva!!
Sembrava appena uscita da una di quelle fotografie da rivista patinata. Indossava un bellissimo abito bordaux, di chiffon in stile Impero. Capelli sapientemente raccolti e quei suoi occhi blu brillavano come due gemme preziose nella notte.
Riamasi a bocca aperta, come uno stoccafisso.
-Alex, tesoro! Sei bellissima!! - mi disse entusiasta.
-Oh, Miss...- mi tappò la bocca con un dito, impedendomi di continuare.
-Chiami Liz, ti prego!-
-Ok, Liz. Lei è ...bellissima! Non io...-
-Si, si, certo, come vuoi – in realtà non mi stava ascoltando, era entrata in camera e mi stava girando attorno, studiandomi, scrutando minuziosamente ogni dettaglio.
-Manca qualcosa...- si picchiettava l'indice sulle labbra, riflettendo.
-Ferma qui, non muoverti... -corse fuori dalla stanza, lasciandomi con un palmo di naso.
Tornò in un paio di minuti con una scatolina di velluto nero.
-Ci penso io.- mi disse, assumendo l'aria della fata madrina di Cenerentola.
Aprì lentamente la scatola ed io rimasi abbagliata.
Era una fantastica parure di zaffiri blu, incastonati su un girocollo d'oro bianco, tempestato di piccoli diamanti, come fossero gocce di rugiada. Gli orecchini erano dei pendenti ma decisamente fini e slanciati e il bracciale richiamava lo stesso motivo compositivo. Erano unici, stupendi.
-No Liz, ma non posso...- mi tirai indietro di un passo.
-E perchè mai?-
-E'...è...davvero troppo, per me. E se succedesse qualcosa?-
-Shhh... non dire sciocchezze! - prese la collana e me la sistemò sul collo – E poi, vedi, ti sta a pennello, sembrano disegnati per te! -
-Che posso dire... Grazie, grazie di cuore! -
-Di niente cara! Sei...come dite voi giovani? Uno schianto!! Michael rimarrà folgorato!-
Colo suo fare materno mi diede due buffetti sulle guance, uscendo dalla stanza aggiunse:
-Sbrigati che i primi invitati sono già qui... -
Testo nascosto - clicca qui
ecco la collana...
Mi ero vestito velocemente perchè dovevo essere pronto, non tanto per ricevere gli ospiti, prospettiva per niente allettante, quanto per essere sicuro che la mia piccola Alex non dovesse addentrarsi nella giungla dei carnefici, da sola. Già, carnefici, e pensare che molte di quelle persone una volta le reputavo “amici”. Ormai non ero più sicuro di niente e di nessuno. Chissà quanti di loro bramavano esclusivamente il vile denaro...
Volevo proteggere Alex, il più possibile, e volevo averla accanto. Con lei vicina, sentivo di poter affrontare qualunque cosa.
Dopo la festa avevo deciso di parlarle. Le avrei detto ogni cosa, le avrei offerto il mio cuore, da custodire per sempre. Mi rigiravo nervosamente quella piccola scatolina di raso blu tra le dita, nella tasca della giacca. Avevo preso il vecchio anello di mia madre. Il giorno che me lo donò, mi fece promettere che lo avrei messo al dito della donna che possedeva il mio cuore. Quella donna, alla fine, l'avevo incontrata. Nel modo più pazzesco ed incredibile, il destino ci aveva fatti incontrare. Alex mi aveva rapito il cuore, senza ombra di dubbio.
Soprattutto adesso vedevo Alex come l'unica cosa sensata della mia vita. Tutto il resto appariva confuso, vibrante, incerto. Il successo, i soldi, la fama, la carriera sembravano solo minuscoli e d offuscati dettagli se paragonati a lei.
Perso sulle ali leggere di questi pensieri, entrai nel salone e mi resi conto che erano già arrivate un sacco di persone. Mi stampai sulla faccia un sorriso di circostanza, nella speranza di apparire naturale.
-Mike! Mike! - qualcuno mi chiamava a gran voce. Janet.
-Ciao sorellina! - per lei il sorriso era del tutto sincero.
-Eccoti finalmente!! - mi si attaccò al collo come un koala.
-Anch'io sono felice di vederti, piccola peste! -
-Mi sei mancato!- mi sussurrò all'orecchio abbracciandomi.
La sua risata cristallina era così piacevole per le mie orecchie.
-Sai Janet, vorrei presentarti una persona... -
-Lo so, Liz mi ha già spifferato tutto! Si chiama Alex, vero? -
-Certo che qui i segreti non si possono proprio tenere, eh? -
-Ma dai! Sono tua sorella!! A proposito … è arrivata...anche...”Lei”-
I miei timori si materializzarono come macigni, davanti ai miei occhi. In quello stesso istante vidi Lisa Marie varcare la soglia di casa.
Avevo letteralmente il cuore in gola, per l'ansia e l'eccitazione. Temevo di non essere all'altezza della situazione. Non volevo fare una delle mie solite figuracce, inciampando nel vestito o magari in qualche tappeto. Avevo il timore di risultare insignificante, o di fare dispiacere a Mike, cosa potevo avere di interessante per tutte quelle persone?
-E basta! Stupida, stupida, stupida!!! - mi dissi guardandomi un'ultima volta allo specchio. -Se fai così, non andrai da nessuna parte! -
Chiusi un attimo gli occhi e respirai profondamente. Infilai la porta con passo deciso, ripetendomi nella testa di non aver nulla da temere, e di camminare a testa alta. Passo dopo passo mi avvicinai alla grande sala allestita. Sentivo già il mormorio sommesso che, centimetro dopo centimetro, saliva di un tono, fino ad essere vero e proprio chiacchiericcio, quando fui ad un passo dal salone.
Pulsazioni da fibrillazione. Eccomi, ero entrata!
Per una frazione di secondo credetti che ogni singola persona presente si fosse zittita e fermata a guardarmi, un istante dopo, tutto era tornato alla normalità. Mi rilassai un po'.
Mi aggirai come niente fosse per la stanza, cercando quasi disperatamente di vedere una faccia amica. Che so, un cameriere, una sua bodyguard, la cuoca, Liz... ma niente. Michael immaginavo fosse impegnato con i convenevoli. Cercavo anche il suo viso, ma inutilmente.
Appena mi passò accanto un cameriere in livrea e gli sfilai “al volo” un flute di champagne. Qualche bollicina alcolica non sarebbe stata grave, magari mi avrebbe solo rilassata un po'.
Mi ero appostata al bancone del buffet, per sgranocchiare qualcosa, da accompagnare alla bevanda, cercavo di non essere notata e di apparire a mio agio, con naturalezza.
-Buona sera, signorina …? -
-Alex... - risposi di getto, senza riflettere su chi mi stesse parlando. Mi voltai di scatto e vidi un ragazzotto sulla trentina che mi si era affiancato silenziosamente.
-Bel nome, diminutivo...di ...ehm...Alexandra? -
-Si... esatto. - sorrisi timidamente. Chissà chi era quel tipo. E se mi chiedeva di Michael? Che avrei dovuto dire?
-Non l'ho mai vista, da queste parti... -
-Già. Non sono americana. Sono qui...in visita. -
-Ah, un'amica di Michael dall'estero? -
.Si, si...proprio così.-
Amica poteva andare. Non suonava compromettente.
All'improvviso vidi arrivare di gran carriera una donna, verso di me. Aveva gli stessi occhi di Michael. Immaginai subito si trattasse di sua sorella Janet. Si, appena fu un po' più vicina la riconobbi subito.
-Alex? Giusto? -
il tipo accanto a me si dileguò. Io rimasi un momento preda dell'imbarazzo. Avrei preferito avere Mike accanto in quel momento. Ero in soggezione, sarei piaciuta a Janet?
-S..si -
-Piacere, sono Janet. La sorella di Michael. - aveva un espressione indecifrabile. Non riuscivo a capire se il suo fosse un tono amichevole oppure no. In quello stesso istante arrivo alla mia sinistra, anche Karen. Per fortuna. Una faccia amica!!
K -Ciao Alex! -
A -Ciao Karen! Che bello vederti!-
K -Ehi, Janet, come stai? -
J -Bene K, tutto bene! Stavo giusto facendo la conoscenza di Alex. -
K -Alex, sei pallida come uno straccio, stai bene? -
A -Più o meno. Ehm, sono un po'...agitata. -
J -Colpa mia, mi sa che ti ho un po' “aggredito”, non è così? Non era mia intenzione, è l'abitudine a parlare con tutte quelle che si sentono delle dive, solo perchè vivono ad Hollywood. Mi dispiace. -
A -Oh, non fa nulla. E' solo che... è tutto così nuovo. Non sono abituata. -
J – Ok, andiamo a fare due passi fuori, così possiamo conoscerci, ti confesso che non vedevo l'ora! -
A -Ok! -
Stavo cercando con tutte le mie forze di evitarla, non era semplice, me la ritrovavo in ogni angolo, mi stava proprio cercando. Alla fine riusci a bloccarmi. Non mi aveva salvato nemmeno uscire in giardino, dove la festa era più silenziosa. Mi stavo inoltrando nel prato quando, alle mie spalle, sentii la sua voce.
-Michael, finalmente! Ne è passato di tempo. -
-Lisa! Che...bella sorpresa! -
-Ho saputo della festa e avevo proprio voglia di rivederti. -
-Già, è un po' che non ci vediamo. - mentalmente ripercorsi gli ultimi anni, da dopo il divorzio non avevamo avuto più molti contatti. E il dolore del suo rifiuto era finalmente passato, ma non il dolore di aver perso la possibilità di avere dei figli. Il mio desiderio più grande. Come avevo potuto credere in lei? Non me lo spiegavo.
-Ti trovo in forma! Qualche novità? -
Non seppi resistere. Mi salì al cervello una bolla d'acido, che andò dritta in bocca.
-Oh si, molte. Sto benissimo e sono innamorato, come vedi, qualcuno che crede in me, esiste! -
impallidì. Inghiotti un groppo di saliva mentre mi scrutava con i suoi occhioni da cerbiatta incantatrice. Oh si, mi avevano fregato quegli occhi, una volta. Ma adesso basta.
-Oh, innamorato? E di chi? La conosco? - era marcia di gelosia, chissà poi perchè. Forse per aver scoperto che non ero più il suo giocattolino?
-Michael. Appunto di questo volevo parlarti. Sai, ho riflettuto molto, in questi anni. Su di me, su di te, su noi due. Avevi ragione a dire che forse avrei dovuto solo ascoltare il cuore. Adesso l'ho fatto. E so che voglio averti accanto, come prima, più di prima! Adesso ho capito molte cose... -
-No, Lisa, aspetta...-
-Ho capito che siamo fatti per stare insieme, e so che sono pronta... -
-Lisa, per favore...-
-...ad avere dei figli tuoi, so che sarai un buon padre, io...-
-No Lisa, non...-
-...io Ti amo, Michael! -
Con queste ultime parole mi afferrò per il colletto della giacca, mi tirò a sé e mi baciò. Cercando con tutta se stessa di farmi cedere alle sua labbra. Mi colse di sprovvista, nonostante avessi capito il suo gioco astuto, non ebbi tempo di razionalizzare quello che stava per fare. In quell'istante pregai solo che non ci avesse visti nessuno. Mi ritrassi, ma sembrava non volermi lasciare andare.
Stavamo passeggiando in giardino, Janet mi stava chiedendo ogni singolo particolare su come ci eravamo conosciuti, io e suo fratello. Mi sentivo così stupida, ad aver temuto il suo giudizio. Riuscivo a parlare con Janet come se fosse stata la mia migliore amica, da sempre. Era simpatica, frizzante, genuina. Ed era semplice. Proprio come Michael.
La mia vita sembrava davvero andare a gonfie vele. Tutto perfetto, tutto speciale. Forse troppo.
-Oh, guarda! Ecco Michael. - Janet indicò un puntino in fondo al giardino, io riuscivo solo a distinguere un completo bianco.
Ad un certo punto venne raggiunto da una donna, li vidi scambiarsi un saluto cortese e scambiare due chiacchiere. Mi ero alzata per raggiungerlo e man mano che mi avvicinavo ridefinivo i contorni. Era Michael. E quella donna era Lisa Marie Presley. Le gambe mi tremarono e la vista si annebbiò, per un attimo, credetti di cadere. Ma ancora era niente.
Appena la vista tornò a schiarirsi, mi ritrovai ad essere spettatrice di qualcosa che mai e poi mai avrei voluto vedere, e che sarebbe rimasta impressa nel mio cuore, come una cicatrice di fuoco. Un bacio. Uno stupido e dannatissimo bacio, spezzò improvvisamente l'incanto del sogno che credevo di vivere. Labbra contro labbra, corpo a corpo. In una danza silenziosa che distruggeva la mia anima. Michael e Lisa, insieme. Ed io, annientata dalla realtà, vacillavo. Credo di aver persino avvertito il rumore del mio cuore, che si frantumava, in mille pezzi. Immobile per il tempo di un battito ancora, l'ultimo forse, abbandonai i miei sogni, desideri, aspettative, abbandonai me stessa. E cominciai a correre.
La spinsi via, senza delicatezza alcuna.
-Lisa, ma che fai? - il mio tono perentorio non avrebbe accettato scuse. Avrei voluto sputarle addosso tutta la mia rabbia per quel gesto sconsiderato, per tutto il male che mi aveva fatto, e che, non contenta, continuava a causarmi. Non ci riuscii. Alzai lo sguardo e la vidi.
Fragile come un cristallo, Alex stava davanti a me, a qualche metro di distanza, immobile e dura come freddo marmo candido. Non una parola, non un respiro dalle sue labbra rosate. Solo una scintilla di luna che cadeva dai suoi occhi. No, Alex, avanti parla. Dì qualcosa, grida, ti prego...
I suoi occhi si spensero, lasciandomi nel buio profondo del suo odio, che ora avvertivo sulla pelle come una morsa gelida. Corse via senza lasciarmi il tempo di dire nulla.
non odiatemi ora... [SM=x47946]