Allyss
00martedì 1 dicembre 2009 22:56
Eccomi, come promesso ecco il 4 capitolo. Buona lettura!!
Capitolo 4
Risveglio con sorpresa!
Ero di nuovo sola nella sua stanza d’albergo. Se prima ero agitata ed ansiosa, adesso ero sull’orlo di una crisi di nervi. Avevo dimenticato tutta la mia roba sotto il palco del concerto, e adesso qualcuno, forse lui stesso, stava andando a recuperarla. Si, pensai fosse andato lui perché era passato parecchio tempo da quando era uscito dalla stanza. Aveva detto che sarebbe tornato subito. E non era ancora tornato. Avevo cercato di sbirciare dalla serratura della stanza, ma notai che nel corridoio non c’era nessuno.
Ero davvero molto, molto stanca. Anche quella era stata una giornata intensa. Si erano fatte le 3.45 della mattina e i miei occhi faticavano a restare aperti. Ero comodamente seduta sul divano, con le gambe incrociate, tipo pellerossa e la testa buttata all’indietro, sullo schienale. Fissavo il soffitto. Con la mente sempre più vuota. Il suono del silenzio si faceva sempre più assordante. Poi più niente.
Un profumo di croissant caldi invadeva la stanza, mi svegliai avvolta da questo aroma inebriante. La luce era lieve e filtrava dolcemente dalle bianche tende leggere della finestra. I vetri erano appena aperti e la fresca brezza mattutina, dopo una notte di pioggia, faceva sollevare sinuosamente il tulle delle tende. Mi sollevai appena, poggiando i gomiti sul cuscino, per guardarmi attorno. Non ero sicura di sapere dove fossi. Sicuramente non mi trovavo più sul bianco divano, della sera prima. Riconobbi il letto sul quale ero distesa, a causa del suo vago movimento, ero su quel fantastico materasso ad acqua. La stanza di Michael. Cavolo, stavo nel letto di Michael Jackson! L’impulso istantaneo fu quello di alzarmi, ma ricaddi buffamente su me stessa. I movimenti bruschi non sono certo adatti ad un materasso di quel tipo.
- oohh … - esclamai mentre venivo sballottata da quelle specie di onde, che avevo provocato con il mio movimento repentino. Probabilmente la mia voce raggiunse l’altra stanza, e poco dopo sentii bussare sulla porta socchiusa, era Michael.
- Alex, sei sveglia? Posso entrare? – disse con voce mesta.
- S-si, certo, entra … - mi sentivo decisamente in imbarazzo. Chissà che aspetto potevo avere, la mattina non ero certamente un bello spettacolo.
Michael varcò la soglia della stanza e si fermò per guardarmi, sorridendo divertito. Ero in una posizione alquanto buffa, la mia lotta contro il letto mi aveva vista perdente. Si nascose la faccia dietro la sua elegante mano, dalle dita affusolate. Indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia di seta blu. E i suoi immancabili mocassini neri con i calzini bianchi. Sembrava una visione. Lo fissavo sbalordita, mi pareva diventato ancora più bello di come lo ricordavo. I suoi riccioli neri gli scivolavano dispettosi sugli occhi che continuavano a ridere imbarazzati.
- Buongiorno … dormito bene? –
- Dormito, si … bene, non saprei. Devo aver dormito sodo, perché non ricordo come sono arrivata qui. –
Mi passai una mano trai capelli, completamente scarruffati dalla nottata. Intanto lui si era avvicinato al letto.
- Posso? – mi fece segno se poteva sedersi sul lato del letto.
- oh, si, si. – Non feci in tempo a rimangiarmi quanto appena detto. Appena si fu seduto, lo spostamento dell’acqua mi fece sobbalzare, per finire, quasi completamente, addosso a lui. Praticamente gli stavo in braccio, dovette sorreggermi, per evitare che le nostre teste sbattessero l’una contro l’altra.
- Oh, scusa. Ti ho fatto male? – Gli chiesi preoccupata. E notai che lui stava ridendo come un bambino, probabilmente osservando la mia goffaggine in quella situazione.
- Ahahaha, ma che scusa, scusami tu, è colpa mia, che mi sono seduto troppo improvvisamente … Ma devo dire che è stato divertente, vederti rotolare come un sacco di patate! –
- Spiritoso! – gli diedi un buffetto sulla spalla, a mo’ di rimprovero. E poi mi prese il panico di aver esagerato, di essermi concessa troppa confidenza.
Non disse nulla. In quell’attimo di reciproco silenzio, mi resi conto di quanto fossimo vicini. Eravamo seduti di fronte, avevo le sue mani poggiate delicatamente sulle spalle, per tenermi in equilibrio su quell’ “infernale” materasso, il mio fianco destro aderiva quasi completamente al suo fianco sinistro. I nostri visi erano talmente vicini che potevo sentire il calore del suo respiro, ora un po’ affannato, sulla mia pelle. Di nuovo. Il mio cuore sobbalzava nel petto. Ma non mi ritrassi, non subito almeno. Era una sensazione fantastica, e quasi inconsapevolmente, mi avvicinai ancora di più a lui. Osai solo arrivare a sfiorare la sua guancia con la punta del naso. Lo accarezzai lievemente, assaporando il suo profumo, di una dolcezza infinita. Lui ebbe un sussulto, forse un brivido. E si scostò da me, mi guardò emozionato e si allontanò, quel tanto che bastava, da metterci in una situazione di “sicurezza”. Lo assecondai, lentamente mi trascinai indietro, cercando di non capitombolare di nuovo su quel materasso.
Si schiarì la voce.
- Quando sono rientrato, ieri sera, ti ho trovata addormentata sul divano. Non ho avuto il cuore di svegliarti, dormivi così serenamente … Allora ho pensato di portarti a dormire qui, sul letto, dove potevi stare più comoda, senza svegliarti piena di dolori … spero di non averti offeso … -
- no, nessuna offesa. Mi dispiace solo di averti “rubato” il letto. Dove hai dormito? –
- non preoccuparti, io mi sono accomodato di là, sul divano. –
- Ma non –
- shhhh … non dire niente. Va bene così, davvero, non è un problema, sono abituato a dormire sul divano o a terra, nessun disturbo. E poi, tu sei mia ospite. –
Ero senza parole, mi aveva addirittura ceduto il letto.
- A proposito – continuò lui, illuminandosi in volto – Di la ci sono le tue cose, sono andato io stesso, con i “gorilla”, a prendertele, ieri. E’ per questo che sono stato via a lungo. –
- Grazie, davvero. Mi dispiace di averti scomodato così tanto. – ero sempre più dispiaciuta che la mia presenza gli avesse creato così tanto da fare.
- Ti ripeto, nessun disturbo. E’ stato un piacere. E’ un piacere, per me, averti qui … - Arrossì mentre terminava la frase.
-E’ stato così bello ieri sera poter parlare con te … Credo che una cosa così non mi sia mai capitata, mi sembra di conoscerti da sempre. Sento che posso fidarmi di te … -
Non ero riuscita a formulare una risposta che avesse un senso, che lui si era alzato e sgambettando allegramente, era corso in soggiorno. Io mi ributtai indietro, rotolando la testa sul cuscino. Avrei voluto gridare di gioia, saltare e correre, perché il mio fisico non era più in grado di contenere ed assimilare, un simile concentrato di emozioni. Poi un macigno si andò a posare sul mio cuore in festa. Non poteva fidarsi di me, io non ero stata del tutto sincera con lui, dovevo trovare il coraggio di parlargli. Dovevo. Ma non sapevo come.
Michael tornò nella camera poco dopo, portando con se un vassoio carico di ogni squisitezza. Pasticceria di prima scelta, cioccolata calda e succhi di frutta.
- Ta Daaan … Ti ho portato la colazione … - per l’occasione si era messo, sopra i vestiti, un buffo grembiulino bianco, ricamato, e la cuffietta da cameriera. Scoppiai a ridere, senza controllo.
- Ahahahaha, e così adesso ti tocca fare il cameriere, per sbarcare il lunario? – Gli chiesi tra una risata e l’altra. Lui appoggiò sul comodino quel concentrato di calorie e mi fece un paio di piroette davanti.
- Tutto, per lei, madame! Posso offrirle altro? – Scimmiottando un buffo accento francese che mi fece ridere ancora di più.
Mi misi seduta con le gambe incrociate sul letto e cominciai ad assaggiare i vari dolcetti che Michael mi aveva portato. Erano davvero deliziosi, finissima pasticceria. Poi, andavo pazza per il cioccolato, e sembrava proprio che avesse azzeccato in pieno i miei gusti.
- Mmm … che buoni! QueFti dolci Fono buoniFFimi … - Stavo parlando con la bocca piena, so che è maleducazione, ma erano così buoni!! Lui continuava a guardarmi divertito. In effetti doveva trovarmi oltremodo buffa in quel momento. Seduta come un buddha, con i capelli alla moda “elettro shock”, e le guancie ripiene in stile criceto. Ero sicuramente uno spasso da vedere.
- Immaginavo che ti sarebbero piaciuti … Lo chef di questo albergo è uno dei migliori che abbia mai incontrato. – e prese un dolcetto anche lui. Se lo infilò letteralmente tutto in bocca, non riuscivo neanche a capire come potesse fare. Così adesso eravamo in due a ridere. L’uno dell’altra.
- Oggi per me è giorno di riposo! – mi disse ad un certo punto, con un certo entusiasmo. - avevo intenzione di andare a fare un po’ di shopping … - lasciò la rase in sospeso per un attimo, si alzò dal letto e puntandomi il dito indice contro, con fare imperativo – e TU, verrai con me! – terminò la frase con un sorriso stellare, uno di quelli a cui non si può proprio dire di no.
- Ah si? Non sapevo che facessi parte dei tuoi piani! – gli risposi io, con un finto tono impermalito, mica potevo dargliela subito vinta!
- oh beh, se non vuoi venire, peccato … già, un vero peccato … dato che ti perderai un sacco di cose spassosissime … ci saremmo divertiti un mondo, garantito! - Si era girato, mi dava le spalle. Aveva incrociato le braccia e messo il broncio, come un bambino che fa l’offeso.
- D’accordo, mi hai convinta – risposi infine ridacchiando divertita.
Questa cosa mi faceva impazzire, il suo modo di essere mi sconvolgeva in ogni momento. La sua personalità era così unica da sorprendermi in ogni piccolo particolare. Era tutto. Era arte, era un uomo, era musica, era un bambino, era fuoco ed era mistero. Era Michael Jackson. The king of Pop.
piaciuto? speriamo...