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"The Way you make me feel" FF su Michael.. (in corso). Rating: arancione

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2011 14:36
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28/11/2009 22:30
 
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Ci provo anche io, mi avete ispirata..
Ciao a tutti,
dopo essere diventata ff dipendente ho provato a scrivere qualcosa anche io, in questi giorni che non avevo internet a casa, e non potevo seguire troppo bene le altre storie ( che sono bellissime, ragazze, complimenti a tutte!!!)mi sono buttata pure io a scrivere qualcosa sul nostro Mike...Spero che ne sia venuto fuori qualcosa di carino, a voi il giudizio.... [SM=x47913]
siate clementi.... [SM=g27821]

Capitolo 1
Tutto per caso


Pioveva. Me ne stavo chiusa in casa con la faccia contro il vetro della finestra di camera mia. Il mio respiro appannava ritmicamente la superficie fredda del vetro. Continuavo a guardare fuori con mille pensieri che mi si affollavano in testa. Dovevo prendere una decisione e dovevo fare in fretta. Non potevo restare un giorno di più in quella situazione, ero stufa dei giochetti della mia famiglia. Mio padre continuava a truffare il mondo intero, i suoi traffici illegali erano arrivati alle stelle. E lui se ne stava tranquillo, perché aveva messo tutto in testa a me. Da quando avevo compiuto diciotto anni non aveva fatto altro che intestarmi proprietà su proprietà, case, auto di lusso. E lui rimaneva pulito e libero di tuffare le mani dentro innumerevoli affari sporchi. Non ho mai voluto sapere di che cosa si occupasse precisamente, probabilmente droga ed altri traffici illeciti, il tutto farcito con truffe ai danni dello stato. E a me cosa rimaneva? Non avevo soldi, l’università pretendeva che pagassi il massimo della retta perché dalle dichiarazioni dei redditi risultavo essere molto, molto ricca. E le tasse dovevo pagarmele da sola. Non avrebbe tirato fuori un centesimo per me, diceva che lo studio era una perdita di tempo ed uno spreco di denaro, quando era molto più facile, fare soldi a palate, secondo i suoi metodi. Mia madre era totalmente succube e se anche certe volte aveva storto il naso, alla fine si era abituata a vivere negli agi.
Le mie valige erano pronte, riempite con il minimo indispensabile perché non sapevo se avrei trovato un posto dove stare molto in fretta. Ma ormai era fatta. Me ne sarei andata, immediatamente, salendo sul primo treno. Poi magari, avrei raggiunto una stazione di polizia ed avrei denunciato tutto. Avevo vent’anni e volevo vivere la mia vita e non finire i miei anni, dentro una prigione, per colpa di un uomo che non potevo più definire un padre. Presi coraggio ed infilai la giacca. Afferrai le borse e mi precipitai al piano di sotto, decisa a non guardarmi in dietro.

Viaggiai molto, quel giorno, senza meta. Ero salita sul primo treno in partenza, senza neanche leggere quale fosse la destinazione. Feci tappa in una cittadina a circa quattrocento chilometri da casa mia. Alla stazione trovai un incredibile dispiegamento di forze dell’ordine, agenti di polizia in tenuta anti-sommossa. Per un attimo temetti che stessero aspettando me, anche se quel pensiero era assurdo, decisi che sarebbe stato meglio, per me, non dare nell’occhio. Appena uscita dalla stazione trovai un corteo di giovani esaltati che venivano accerchiati dalle guardie e non riuscivo a capire il motivo di quella situazione.
Stava cominciando a venire buio – Accidenti! Non ho preso nemmeno l’orologio! – ero stata forse davvero troppo precipitosa nella mia scelta? Ma ormai era fatta e non mi sarei tirata in dietro per uno stupido orologio.
- Devo cercare un posto per la notte e senza soldi non posso certo andare in un albergo.-
Camminai a lungo fino a trovarmi davanti ad una struttura che doveva essere lo stadio cittadino. Trovai un varco, alla fine della lunga cancellata, altissima. Decisi di intrufolarmi silenziosamente, poteva essere un posto sicuro per la notte. Recintato, sorvegliato da telecamere e guardie giurate. Avrei solo dovuto stare attenta a non farmi beccare e poi sarei stata al sicuro, come in una cassaforte. Mi addentrai nella struttura, attraversando gli accessi ai vari settori, per poi trovarmi al centro del grandissimo prato. Con mia grande sorpresa mi trovai di fronte ad un palco. Un palco immenso si stagliava fiero nell’oscurità della notte appena calata.
- Wow! Questo deve essere il palco di un concerto, probabilmente molto importante, a giudicare dalle dimensioni e dall’imponenza. – Rapidamente passai al setaccio le informazioni sul panorama musicale di mia conoscenza ma, non avevo assolutamente idea di quale artista potesse esibirsi lì. Restai una buona mezzora a rimirare quella magnificenza, stando sempre attenta a non andare troppo allo scoperto, non volevo che mi riprendessero le telecamere. Andai proprio sotto il palco e alla fine decisi di infilarmi dietro uno dei pannelli mobili, alla base della struttura. Mi ritrovai circondata da un groviglio di cavi, funi e attrezzi vari, dovevo stare attenta ai movimenti ma almeno sarei stata lontana da occhi indiscreti. Mi addormentai fantasticando su chi potesse essere il misterioso artista.

Non so da quanto tempo era cominciato, ma fui svegliata da un insistente chiacchiericcio. Aprii gli occhi e stordita, sgusciai fuori dalla mia tana, per ritrovarmi davanti ad una folla sempre più numerosa ed eccitata. Mi rivolsi ad un ragazzo appoggiato alla transenna davanti al palco, mentre ero ancora assonnata, per chiedere che ora fosse.
- Scusa, sai dirmi l’ora per favore? –
Quello si girò verso di me e mi guardò stranito – Sai l’ora? – scandii bene le parole. Di tutta risposta emise una serie di suoni per me incomprensibili. Ok, parlava un’ altra lingua. Gli feci cenno di indicarmi l’ora e sorridendo sollevato, mi mostrò il suo orologio.
Erano le 16.30 di una giornata nuvolosa. Avevo dormito davvero tanto. Immediatamente mi resi conto che mi trovavo nella prima fila di un concerto che, a quanto pareva, stava per cominciare, senza avere il biglietto, e soprattutto senza avere la minima idea di chi fosse ad esibirsi.
Scoppiai a ridere tra me e me. Che avventura assurda. Non mi restava che starmene li buona ancora un po’ e godermi lo spettacolo. Tanto ormai ero lì.
Decisi di non provare nemmeno a chiedere chi fosse l’artista che avrebbe calcato quel palco, non avevo voglia di parlare con nessuno, ne’ tanto meno dover sudare sette camicie per farmi capire, dato che a quanto pareva ero circondata da stranieri.
Passarono ancora alcune ore poi finalmente, all’imbrunire, si accesero simultaneamente tutte le luci del palco. La folla andò in delirio per poi azzittirsi completamente quando le luci lasciarono il posto ad un unico occhio di bue, puntato al centro del palco. E come per magia, come se si fosse materializzato, comparve Lui.
Michael Jackson … Non potevo credere ai miei occhi! Rimasi letteralmente a bocca spalancata. Io adoravo Michael Jackson, avevo tutti i suoi dischi, da quando aveva cominciato a cantare, con i suoi fratelli. E non ero mai riuscita ad andare ad un suo concerto. Era come vivere un sogno, mi accorsi che delle lacrime cominciavano a scendermi sul viso. Risi di gioia. Era il momento più pazzesco della mia vita, per tutto quello che era accaduto, per la circostanza incredibile in cui mi trovavo. A pochi metri da l’idolo di migliaia e migliaia di fan. Io ero lì, e non ne sapevo nulla. Tutto per caso.
Il concerto cominciò. Un susseguirsi di successi, con coreografie spettacolari e potenti, da mettere i brividi per l’emozione. Poi fu il momento di YANA, canzone in cui puntualmente gli uomini della security scendevano tra le prime file del pubblico per, senza parafrasare, “pescare” una ragazza dal pubblico, e farla salire per un minuto sul palco con Mike. Ormai avevo capito che questa operazione era studiata, la scelta della ragazza non era così casuale, magari qualche fortunata che aveva assistito alle prove veniva “selezionata” per la parte. Evitando così rischi o pericolose improvvisate.
- Eccoli che arrivano dal lato del palco - pensai tra me, e li vidi avvicinarsi nella mia direzione per poi fermarsi a due metri da me, tuffare le grandi braccia nella folla scalpitante per prelevare la fortunata. Ma si fermarono, rimasero un attimo interdetti, scambiandosi cenni come a prendere una decisione. Capii dai loro gesti e dal movimento della folla che qualcuno era svenuto, ne ebbi la conferma quando vidi arrivare di corsa i paramedici con una barella. Allo stesso tempo, gli energumeni si guardarono rapidamente intorno, scrutando severamente tutta la prima fila. Poi uno di loro incrociò i miei occhi. Il suo sguardo era duro e deciso, mosse rapidamente verso di me e, seguito dagli altri due, mi scaraventò letteralmente al di là della transenna. Fu questione di attimi, non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa mi stesse succedendo. Mi sentivo tirare, con forza, verso il palco e i miei piedi cercavano di seguire l’andatura imposta, con una certa fatica. Stavo tremando. Mi stavano portando sul palco. Qualcosa era andato storto e adesso la ragazza del palco ero io. Incredibile. Pazzesco. Bellissimo.
Mi ritrovai sola, al termine della scaletta, avevo lanciato una rapida occhiata dietro di me, ma non vedevo assolutamente nulla, le luci mi impedivano di scorgere il pubblico, ad esclusione della prima fila, sentivo soltanto il fragore dei fan, che gridavano il nome di Michael e che probabilmente, avrebbero voluto scuoiarmi viva. I pochi attimi che rimasi lì impalata mi sembrarono un eternità. Michael era davanti a me, stava cantando guardando me, stava venendo verso di me ed io non riuscivo a muovermi. Avrei voluto correre e saltargli al collo, ma l’emozione mi aveva resa incapace di qualsiasi movimento. Mi prese per mano. Un tocco delicatissimo. Si accorse immediatamente che stavo tremando e strinse con dolcezza un po’ di più la mia mano, per infondermi coraggio. Poi mi tirò a sé. Non aveva usato forza, l’aveva fatto in modo così naturale che mi lasciai trasportare, assecondando il movimento che mi aveva suggerito. Mi ritrovai tra le sue braccia. Cullata dalla sua voce e dalla sua musica. Potevo sentire il suo profumo avvolgermi e il calore del suo corpo placare i brividi di emozione, che mi stavano divorando. Si avvicinò e scostando lievemente il microfono, mi sussurrò all’orecchio:
- Shhh, va tutto bene, va tutto bene, non temere! –
Un emozione indescrivibile, le gambe non le sentivo più, eppure mi stavo muovendo, stavo danzando con Michael, mi prese la mano per farmi fare una giravolta e quando fui di faccia a lui, mi riavvicinò a se, mostrando un sorriso che avrebbe abbagliato persino il sole. Ero inebriata da lui, dalla sua essenza, dalla sua voce, dalla sua musica, dal ritmo che aveva nelle vene e che avevo sentito vibrare, a fior di pelle, stando abbracciata a lui, per quei brevissimi attimi. Quell’uomo era musica, era arte allo stato puro. Eppure era un uomo, un essere umano e aveva avuto la capacità di dimostrarlo in modo così dolce, cercando di rassicurarmi, parlandomi dolcemente all’orecchio, nel bel mezzo dell’esecuzione di un brano, senza curarsi dello show, ma solo del fatto che io stessi bene. Poi l’incanto finì. Due mani, dure come roccia, mi afferrarono le spalle e mi strattonarono via. Io non opposi resistenza, eppure tirarono fino quasi a trascinarmi. Sapevo che sarebbe arrivato quel momento, eppure tra le braccia di Michael, il tempo sembrava essersi fermato. Il ritorno alla realtà fu come una corsa accelerata verso il buio. Feci appena in tempo a scorgere Mike che mi diceva – Dopo … - senza emettere suoni. E lo vidi lanciare un’occhiata di disapprovazione verso gli uomini dello staff che, così brutalmente, mi stavano portando via.
Mi lasciarono andare, non appena arrivati dietro le quinte ma, mi invitarono a seguirli nella zona più lontana dal palco. Mi fecero cenno di accomodarmi su una sedia, davanti ad un televisore, dal quale avrei potuto vedere il resto del concerto. Se mi avessero ributtato nella folla, sarei stata presa d’assalto dai fan. In ogni caso, ero talmente stordita che non fui più in grado di seguire lucidamente il concerto. Vedevo Michael che cantava, ma continuavo a sentire l’eco delle sue parole sussurrate all’orecchio, a sentire il suo profumo, come se fossi ancora abbracciata a lui.
Poi la musica cessò, fu come svegliarsi da un sogno, un sogno bellissimo, dal quale non vorresti mai separarti. Il concerto era terminato ed io non avevo la più pallida idea di quali altre canzoni avesse cantato, con cosa avesse chiuso lo show. Tremavo ancora. Applausi, applausi e grida, arrivavano prepotentemente dal pubblico, si insinuarono all’interno delle quinte, nei meandri dello stage e mi investirono come l’onda d’urto di una bomba. Poi vidi arrivare Michael. Aveva davvero finito, e dopo i saluti, si stava ritirando nel suo camerino. A quel punto le guardie del corpo vennero a dirmi che, da li a poco, avrei potuto ricevere il mio autografo, che ero stata molto brava sul palco, disciplinata e che mi facevano i loro complimenti. Mi sembravano tutti pazzi. Cioè, io avevo vissuto uno dei momenti più incredibili di tutta una vita e loro si complimentavano per come avevo svolto bene il mio “lavoro”. Mi sembrava la fiera del cinismo. Possibile che non capissero cosa poteva provare una persona in una situazione del genere? Quali emozioni potessero sconvolgere il cuore e la mente di una ragazza che sta vivendo, probabilmente, uno dei momenti emozionanti della sua vita? Forse no. E forse, nemmeno io, sapevo ancora nulla, in fondo.
E dopo poco arrivò Michael. Si era messo una giacca sportiva, per mantenersi al caldo, dato che era molto sudato. Aveva un aria un po’ stanca naturalmente, ma si aggirava tra i membri del suo staff con un sorriso così energico e felice, da farti dimenticare che fosse una star che aveva appena terminato di esibirsi. Aveva un paio di ciocche che gli scendevano sugli occhi e con la mano continuava a giocarci. Ero letteralmente ipnotizzata da lui. Adesso che avevo superato lo shock iniziale e potevo guardarlo da vicino, mi resi conto che era di una bellezza disarmante. I suoi occhi e il suo sorriso sarebbero bastati ad illuminare lo stadio intero, se anche ci fosse stato un blackout.
Poi venne da me.
- Ciao! –
Mi tese la mano come avrebbe fatto un bambino che gioca a fare l’adulto.
Mi morsi un labbro.
- C-c-ciao!- Risposi un po’ balbettando e diventando rossa come un peperone.
- Io sono Michael, e tu? –
- s-s-s-si ,lo so chi è lei – Ero sempre più imbarazzata.- I-i-io mi chiamo Alex. –
- Alex, volevo ringraziarti! Sul palco mi sono davvero emozionato, la tua presenza è stata proprio, beh, mi hai fatto provare una bella sensazione, come quelle che vorrei trasmettere con le mie canzoni. –
Mi stava ringraziando!!! Io, avrei dovuto ringraziare lui!!!
- Oh, beh. Ma … ma sono io che dovrei ringraziarla, mister Jackson … -
- Alex, per favore, dammi del tu! – Mi guardò con un ombra di dispiacere negli occhi.
- D’accordo … comunque dovrei essere io a ringraziarti, grazie, per avermi rassicurata sul palco, credevo di impazzire, tutto questa giornata è stata una follia e beh, grazie davvero … - La voce mi tremava paurosamente, non ero nemmeno sicura che riuscisse a capire quello che dicevo.
- Non devi ringraziarmi, sono felice che le mie parole ti siano state d’aiuto. – Sul finire della frase arrossì lievemente e cercò di nascondere il volto nel colletto della giacca.
Intanto, la security stava controllando le uscite per garantire la sicurezza di Michael, e non si stavano curando di noi.
Michael mi guardò pensieroso, poi si mise a parlare, ma non sono sicura del fatto che parlasse con me, piuttosto sembrava una specie di monologo.
- Be’, potremmo andare nel mio albergo, mi piacerebbe continuare a fare quattro chiacchiere … Ehm, il problema sono quei sei scimmioni che mi stanno sempre addosso. A meno che … -
Mi fece l’occhiolino e con un sorriso a trentadue denti, saltellò fino all’orecchio di uno dei suoi gorilla.
Io rimasi a guardarlo con gli occhi sempre più sgranati e a stento mi trattenni dal ridere vedendo quella sua buffa camminata.
Tornò da me con lo sguardo di un bambino a cui hanno appena detto che Babbo Natale ha lasciato i doni sotto l’albero.
- Tutto sistemato! Oh, ti prego Alex, vuoi accompagnarmi in albergo? – I suoi occhi brillavano entusiasti.
Il cuore mi fece letteralmente una capriola nel petto. Evidentemente non ero ancora sveglia dal mio sogno. Ma perché perdere la testa in stupide congetture, se anche fosse stato un sogno, volevo viverlo al meglio.
- Oh, dici davvero? beh, SI!! -




E qui si conclude il primo capitolo, spero vi sia piaciuto... [SM=g27821]

28/11/2009 22:40
 
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il primo e interessante continua cosi si gudichera molto meglio, comunque bello e brava
28/11/2009 23:08
 
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cm inizio mi incuriosisce molto qst storia....continuaaaaaaaaa!!!
28/11/2009 23:10
 
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vi è piaciuta?? davvero?
domani posterò il capitolo 2, promesso....

28/11/2009 23:26
 
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Brava molto bello,ma nn voglio aspettare fino a domani!.....Fai presto [SM=x47932]

Di tutte le cose che farai la gente ricorderà solo le peggiori e se non le hai mai fatte le creerà dal nulla!
Michael Jackson

I love you more

La morte, per chi muore, è la fine di tutto; per chi resta è l'inizio del ricordo.
28/11/2009 23:28
 
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mhh.... promette davvero bene...
brava!
28/11/2009 23:47
 
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brava :)

Le foto non sono abbastanza, perchè vi spingete così oltre?
Confondete le persone, raccontate solo le storie che volete voi.
Continuate ad inseguirmi, invadendo la mia privacy.
Volete lasciarmi in pace?!

"MJ, October 2001"
29/11/2009 00:54
 
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A me sinceramente piace popo tantoooooooooooooooo!...non vedo l'ora d leggere il seguito!...attendiamooooooooo... [SM=g27838]
29/11/2009 11:52
 
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Beh, che dire Allyss, è davvero molto interessante questo primo capitolo, e la storia si preannuncia sempre più entusiasmante...
Sì sì, mi piace moltissimo... [SM=g27823]
E ora devi continuareeeee! eheheheheh [SM=g27827]

"Now we pray for rain and with every drop that falls we hear, we hear your name..." ♥ (Elton John)

29/11/2009 13:43
 
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wow...sono felice che vi sia piaciuto....adesso non ho abbastanza tempo dato che devo andare a lavorare ( eh si, mi tocca anke di domenica, in fiera a Pistoia -.-')
ma stasera appena torno vi posterò il capitolo 2.....
quindi pazientate solo qualche altra ora..... :-p


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