Allyss
00mercoledì 16 dicembre 2009 21:58
Ecco...come promesso eccovi il capitolo 12....non ho avuto molto tempo per rivederlo quindi....abbiate pietà....
il corsivo come sempre è il punto di vista di Mike. L'altra parte che cambia carattere...beh...non vi rovino la sorpesa...
enjoy it!!
Capitolo 12
L'incubo
Mi ero addormentata sul sedile della limousine. Avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio. L’ultima cosa che avevo notato era il viso di Michael, riflesso nel vetro scuro dell’auto che viaggiava. Guardava fuori, era pensieroso. Lo ero anche io. Ma non potevo parlare. Così mi ero lasciata andare alla stanchezza.
Mi svegliai solo una volta arrivati all’albergo. Michael mi svegliò. La sua mano si era gentilmente posata sulla mia guancia, accarezzandomi.
- Sveglia Alex, siamo arrivati! – la sua voce era un sussurro che cercava di farmi riemergere dalle profondità dei miei sogni. Fu uno strano risveglio, così confuso. Il mio sonno non era stato troppo sereno, ma non ricordavo nulla in particolare, solo di essere felice che fosse stato Michael a svegliarmi.
Avevo gli occhi indolenziti, non volevano saperne di stare aperti. Persino la tenue luce dei lampioni mi infastidiva la vista.
- Siamo già arrivati? –
- Si, piccola. E tu ti eri proprio addormentata, eh? –
-Ehm … si … sono così stanca, mi è anche venuto mal di testa. – Avevo la tasta che scoppiava, mi resi conto che ogni minimo suono mi causava una pulsazione forte alle tempie. La stanchezza eccessiva mi faceva quest’effetto. Volevo potermi sdraiare al più presto.
- Andiamo, saliamo in camera, così potrai prendere qualcosa. –
Mi lasciai prendere per mano, sorreggendomi a lui, cercai di scendere dall’auto senza cadere a terra. Avevo le gambe semi addormentate, ogni movimento mi costava grande fatica, il corpo era intorpidito dal sonno.
Entrammo in albergo, lui mi sorreggeva al fianco, e io mi ero lasciata completamente guidare dai suoi passi. Mi sentivo un po’ come quando da piccola, mi addormentavo sulle gambe di mia mamma, mentre eravamo a casa di qualche “ amico” di mio padre, e quando andavamo via, lei mi svegliava e mi aiutava a camminare, fino alla nostra auto.
Era una situazione familiare e confortante. Con l’unica differenza che io, nel frattempo, ero un po’ cresciuta. Già in ascensore iniziai ad essere un po’ più sveglia, il mal di testa invece non accennava a diminuire. Riuscii ad arrivare in camera con le mie forze, mi tenevo sottobraccio a lui, ma camminavo con più sicurezza.
- Potresti spengere le luci, Mike? –
- Eh? … si, subito- Mi aveva guardato sgranando quegli occhioni neri, con l’aria sorpresa.
- Che c’è? – Gli chiesi io curiosa, evidentemente non avevo colto qualcosa, visto che ero ancora un po’ addormentata.
- Oh, niente … solo che … Mi hai chiamato Mike! –
Oh, cavolo, che accidenti mi era preso!!
- Scusa, Michael, non volevo permettermi, ma la stanchezza … -
- Ehi, ehi, che fai? Mica ti devi scusare. Hai fatto bene a chiamarmi Mike, era ora che ti sentissi un po’ più in confidenza con me. Sono felice che tu mi chiami così. –
E per l’ennesima volta il mio viso si tinse di un rosso tiziano, da far invidia a quei bei dipinti barocchi. Perché ogni volta doveva farmi quell’effetto?
Nel frattempo aveva spento le luci della stanza, l’unica luce che filtrava, proveniva dagli edifici e dalle luci in strada. La grande vetrata del soggiorno ne lasciava entrare a sufficienza. Era bella l’atmosfera, nella penombra. E poi avrebbe notato meno il mio viso in fiamme.
Mi chinai per raccogliere il mio zaino, quel pomeriggio avevo lasciato un po’ di cose in disordine, mi ero preparata all’ultimo minuto, per raggiungerlo al concerto. Abbassarmi così mi fece scoppiare la testa più che mai, che stupida, perché non ci avevo pensato prima.
- Ahhh, uhmmm … - mi lamentai, cercando di sistemarmi sul divano, meglio che potevo.
- Tutto bene? – aveva visto la mia espressione contratta e si era subito preoccupato per me.
- Si, solo una fitta. – il più stava già passando.
- Soffro un po’ di emicrania, soprattutto quando sono molto stanca – o forse avrei dovuto dire quando sono sotto stress. Ma l’avrei tenuto per me, inutile farlo preoccupare ancora per la mia salute mentale.
- Credo che dovresti metterti a letto –
Il suo consiglio effettivamente era molto sensato, avrei acconsentito subito, se non avessi avuto quest’ansia incessante, l’ansia per la sua imminente partenza. Non potevo desiderare di andare a dormire sapendo che, da lì a poche ore, lui sarebbe andato via, che non lo avrei più visto, molto probabilmente. In ogni caso questo magnifico sogno sarebbe finito. Volevo aggrapparmi con ogni mezzo, a questi ultimi momenti insieme a lui.
Ce l’avevo con me stessa. Invece di essere felice per tutto quello che avevo vissuto, per il destino che mi aveva permesso di conoscere una persona meravigliosa, riuscivo solo a sentirmi schiacciare il petto dalla paura di perdere tutto. Anzi, dalla consapevolezza che, il giorno dopo, tutto questo sarebbe svanito, come una bolla di sapone nel vento.
Intanto Michael era entrato in camera e stava preparando il letto. Ero stata tutto il giorno in stanza per cui nessuno era venuto per riordinare e cambiare gli asciugamani. O forse Michael stesso aveva dato disposizione che non salisse nessuno. In ogni caso, mi affacciai dalla porta e lo vidi impegnato a rimettere le coperte nel giusto modo, impresa non troppo semplice, essendo quello, un enorme letto rotondo.
Abbandonai i miei pensieri bui per sorridere a quella scenetta. Era così carino, alle prese con il letto!! Mi avvicinai a lui, stando bene attenta a non fare movimenti bruschi, e lo aiutai come meglio potevo.
- Grazie Alex . Adesso vieni a stenderti però. Vuoi che ti porti qualcosa per la tua emicrania? –
- No, va bene così. Il sonno alla fine è la migliore medicina. –
- ok, ti lascio cambiare.-
Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dietro. Io mi tolsi scarpe, pantaloni e maglietta per indossare la tuta che avevo usato la notte precedente. E mi infilai sotto le coperte. Non faceva freddo lì dentro, eppure mi sentivo i brividi in ogni dove.
- Posso? –
- Entra pure –
Aprì timidamente la porta, temeva di essere indiscreto.
Si accostò al letto dalla parte opposta alla mia, rimase lì fermo qualche istante, guardandosi intorno nervosamente.
- Posso sdraiarmi … qui? – mi chiese con un filo di voce, indicando lo spazio libero del letto.
- Michael … ehm … Mike – gli sorrisi – ma che domande fai? A parte il fatto che il letto è il tuo, l’intrusa semmai sono io, e poi abbiamo dormito così anche ieri … non c’è nulla di male, per me va bene … -
Mi sorrise sollevato e si mise comodo anche lui, sotto le coperte.
Avevo notato che anche lui si era cambiato, indossava quel tenero pigiamino con i personaggi Disney che avevo visto nella sua valigia il primo giorno. Era davvero troppo tenero così.
Si era steso a letto ad almeno un metro di distanza. Ci guardavamo negli occhi, eravamo entrambi adagiati sul fianco.
Di tutto quello che mi passava per la mente riuscii soltanto a dirgli:
- sono felice che tu sia qui con me, anche stanotte. –
Lui mi guardò in modo strano, al buio non vedevo bene e non riuscivo ad interpretare la sua espressione, credo fosse pensieroso.
- Domani verso le 18 dovrò prendere l’aereo … -
Ecco, infine eravamo arrivati al dunque. L’epilogo.
- Lo so … - risposi con tono rassegnato.
Nessuno dei due disse altro. Io soffocai tutte le lacrime che, prepotentemente, mi bruciavano gli occhi. Lui non aggiunse nulla a quella sua ultima affermazione.
Preda del mio dolore, delle lacrime trattenute e di quel grido silenzioso che implorava: NON LASCIARMI!! mi addormentai.
Complice anche quella maledetta emicrania.
Ci avevo provato. L’avevo detto, avevo accennato alla mia partenza. Ma non ero riuscito ad aggiungere altro. Forse mi aspettavo una reazione diversa da lei? Qualcosa di più, del suo tono accondiscendente …
Inutile cercare scuse. Ero solo un codardo! Volevo incolpare il suo tono di voce, invece di rendermi conto che la colpa era mia, solo mia.
E la stavo perdendo. L’indomani sarei partito, dovevo. E lei non avrebbe mai saputo niente dei miei sentimenti.
- Complimenti, genio!E poi non lamentarti della tua solitudine! – mi rimproveravo, cercando di darmi una scossa. Ma a che serviva? Intanto Alex si era addormentata. Potevo vederlo dal suo respiro, lento e regolare. Ormai lo avevo imparato a memoria. Era bellissimo guardarla dormire. Così dolce, così …
La realtà era che avevo perso un’altra occasione, e il tempo stava per scadere.
Camminavo lungo un viale con alti alberi in fiore, tappeti di margherite sui prati che si estendevano rigogliosi ai lati. Potevo scorgere uccellini variopinti in ogni angolo di cielo. Era un paesaggio incantato e ogni alito di vento era un impulso di vitalità. Poco distante da me c’era una persona, un bellissimo uomo dai capelli neri. Eri tu, Michael! E mi sorridevi felice. Mi venisti incontro, con passo elegante, per prendermi la mano. Ci dividevano pochi centimetri. Ma, nell’istante in cui le nostre dita avrebbero dovuto toccarsi, accadde qualcosa. La terrà cominciò a tremare, gli alberi venivano scossi violentemente da un vento impetuoso. Non c’erano più fiori né prati verdi, né uccelli. Niente. L’aria era divenuta grigia e pesante, resa densa dalla nebbia, tanta nebbia. Fitta. Quel paradiso si era tramutato in un paesaggio spettrale, in un attimo. Continuavo a tendere la mano verso te, per toccarti, per raggiungerti ma era tutto inutile. I miei sforzi erano vani. Qualcuno ti stava portando via. No. Tu te ne stavi andando. Ti eri voltato, dandomi le spalle e stavi andando via. Volevo gridare, chiamarti. Eppure non emettevo un suono. Era come se le mie corde vocali fossero state recise. Gridavo con tutta l’aria che avevo nei polmoni ma la mia voce moriva nel vento. E tu eri sparito nel nulla. Cercavo di correre eppure ero immobilizzata, come se una forza mi tenesse inchiodata sul posto. Mi accasciai atterra, nella disperazione e continuai a gridare il tuo nome.
- NOOOOOO . MICHAEEEEEEL. NON LASCIARMI!! MICHAEEEL. –
Gridavo. Gridavo veramente.
- Alex, ALEX, svegliati!! –
Aprii gli occhi sentendomi scuotere con forza. Avevo i capelli e la faccia umidi. Piccole gocce di sudore e lacrime mi avevano bagnato il viso. E stavo tremando. Avevo aperto gli occhi continuando a gridare il suo nome.
- MICHAEL! NON ANDARTENE…! –
-Alex, calmati. Sono Qui. –
- No, Michael, no. –
- Alex, è tutto passato ora, non piangere. –
Continuavo a chiamare il suo nome, in preda al panico e i singhiozzi mi scuotevano tutto il corpo. Non riuscivo a calmarmi, mi sembrava di non poter respirare.
Mi voltai verso di lui, nella penombra della camera. Vedevo annebbiato, le lacrime abbondavano nei miei occhi. Eppure lo vedevo. Era li. Reale. Davanti a me.
In ginocchio sul letto, gli presi le spalle con forza, lo stringevo, per verificare che fosse reale. Che non fosse un sogno. E che, toccandolo, non sarebbe svanito nel nulla.
- Michael, non andare via. Oh, ti prego non mi lasciare. Non abbandonarmi. Ti prego. –
Avevo il panico nella voce, rotta dal pianto.
- Shhh, Alex, va tutto bene, è stato solo un incubo. –
Si, un incubo. Ma era dannatamente reale.
- Si, un incubo, stanotte. Ma domani, alle sei, sarà realtà … ! –
Detto questo, lasciai la presa dalle sue spalle e con le mani che mi tremavano gli cinsi la testa, intrecciandomi le dita ai suoi morbidi capelli. Lo guardavo dritto negli occhi, per paura che potesse svanire d’improvviso. Sembravo preda di una crisi isterica. Ma se il sogno mi aveva svelato quale era il mio destino, adesso dovevo fare qualcosa.
- Non mi lasciare Michael, non … posso … vivere … senza di … te! –
L’avevo sentita gridare, mi ero svegliato perché avevo sentito la sua voce chiamarmi. Quando avevo aperto gli occhi lei stava ancora dormendo, e stava sognando. Un incubo. Gridava disperatamente il mio nome. E cercavo di svegliarla, ma non mi rispondeva. Poi d’un tratto aprii gli occhi.
- Oh, Alex … che cosa stavi sognando? Perché non vedo andar via il terrore dai tuoi occhi?- mi domandavo mentre cercavo di calmarla. Ma tremava, in tutto il corpo, piangeva e singhiozzava. Continuando a chiamare il mio nome.
- Shhh, Alex, va tutto bene, è stato solo un incubo. – cosa ti aveva turbata così tanto, Alex …
- Si, un incubo, stanotte. Ma domani, alle sei, sarà realtà … ! –
La mia partenza. Aveva sognato la mia partenza. O qualcosa che aveva a che fare con questo. Scusa, scusami Alex, non volevo farti del male. So che ti avevo promesso, eppure ci dovrà pur essere un modo …
Mentre cercavo di trovare una via d’uscita a tutto questo, le tue mani mi lasciarono le spalle per andare ad insinuarsi fra i miei capelli. Mi tenevi la testa, quasi con rabbia, ma potevo sentire le tue mani che tremavano. Poggiasti la fronte contro la mia, e i miei occhi quasi si persero nell’oceano verde dei tuoi.
- Non mi lasciare Michael, non … posso … vivere … senza di … te!
- Non partirò domani. Non partirò da solo, domani. – Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Le sue parole mi avevano completamente sconvolto il cuore e l’anima. Eppure d’un tratto la soluzione mi fu chiara. Sarebbe venuta via con me. Ovviamente se desiderava farlo. L’avrei portata con me fin sulla Luna, se avesse voluto seguirmi. L’abbracciai e mi sdraiai tenedola stretta a me. Mi guardava con gli occhi colmi di lacrime, ma illuminati per quanto le avevo appena detto. Non disse niente, lasciò semplicemente che l’abbracciassi. Si sarebbe addormentata presto, non era del tutto sveglia da quel sonno travagliato, ma adesso sapevo come fare. Sapevo che avrei potuto tenerla stretta a me, ogni volta che ne avesse avuto bisogno. Non l’avrei lasciata.
Le accarezzavo la testa, per farla addormentare e d’ispirazione, mi improvvisai a cantare qualche verso, una melodia nuova, ma che mi saliva direttamente dal profondo del cuore. Forse lei dormiva già, ma avevo trovato il modo di dire molto più di quello che avevo mai detto fino a quel momento.
Your love is magical, that's how I feel ( Il tuo amore è magico, ecco cosa sento )
But I have not the words here to explain ( Ma non trovo le parole per spiegare )
Gone is the grace for expressions of passion (non ho la grazia di trovare l’espressione per descrivere la passione)
But there are worlds and worlds of ways to explain (Ma ci sono milioni di modi per spiegare)
To tell you how I feel (Per dirti cosa provo)
But I am speechless, speechless (Ma sono senza parole, senza parole)
That's how you make me feel (Ecco come mi fai sentire)
Though I'm with you I am far away and nothing is for real (Anche se sono qui con te, sono lontano e niente è vero)
When I'm with you I am lost for words, I don't know what to say (Quando sono con te perdo l’uso della parola, non so cosa dire)
My head's spinning like a carousel, so silently I pray (La testa mi gira come una giostra, così mi metto a pregare)
Helpless and hopeless, that's how I feel inside (Senza sapere cosa fare e senza speranza, ecco come mi sento dentro)
Nothing's real, but all is possible if God is on my side (Niente è reale, ma tutto è possibile se Dio è al mio fianco)
When I'm with you I am in the light where I cannot be found (Quando sono con te sono nella luce dove nessuno mi trova)
It's as though I am standing in the place called Hallowed Ground (È come se stessi in quel luogo chiamato Terra Santificata)
Speechless, speechless, that's how you make me feel (Senza parole, senza parole, è così che mi fai sentire)
Though I'm with you I am far away and nothing is for real (Anche se sono qui con te, sono lontano e niente è vero)
I'll go anywhere and do anything just to touch your face (Non andrò da nessuna parte e non farò niente pur di toccare il tuo volto)
There's no mountain high I cannot climb (Non c’è montagna talmente alta che io non possa scalare)
I'm humbled in your grace (La tua grazia mi rende nobile)
Speechless, speechless, that's how you make me feel (senza parole, senza parole, è così che mi fai sentire)
Though I'm with you I am lost for words and nothing is for real (Anche se sono qui con te, sono lontano e niente è vero)
Speechless, speechless, that's how you make me feel (Senza parole, senza parole, è così che mi fai sentire)
Though I'm with you I am far away, and nothing is for real (anche se sono qui con te, sono lontano e niente è vero)
Speechless, speechless, that's how you make me feel (Senza parole, senza parole, è così che mi fai sentire)
Though I'm with you I am lost for words and nothing is for real (Anche se sono qui con te, sono lontano e niente è vero)
SpeechlessYour love is magical, that's how I feel (senza parole, senza parole, il tuo amore è magico, è così che mi sento)
But in your presence I am lost for words (Ma in tua presenza perdo le parole)
Words like, "I love you." (Parole come, “Ti amo”.)