Ciao ragazze! vi avevo annunciato che nel weekend avrei postato... e allora eccomi qui!
scusatemi ma anche questa volta mi sono dilungata un pò!! abbiate pazienza il prossimo giuro che sarà corto!!!
Buona lettura
Capitolo 9
Alessandra continuava a guardarlo meravigliata, era così piacevole stargli accanto, sentirlo ridere, le sembrò che la sua vita in quell’istante fosse perfetta.
-Ale piccola! Ci sei?
-Oh scusa! Ero sovrappensiero!
-Per quanto bisogna pasticciarla la pizza? È divertente ma è faticoso!
-No penso che possa andare, la lasciamo riposare un po’ e poi in forno!
-Ok, la mia prima pizza….mmh! se non è buona la mangiamo lo stesso!
Si mise a ridere, Ale era rapita dal suo sorriso, in lei sentiva crescere il desiderio di parlargli, conoscerlo, fame di sapere di lui, di sentirlo familiare.
-Mi lavo le mani in bagno e ti raggiungo, il bagno è di qua vero?- Michael entrò nella camera da letto di Alessandra diretto verso la toilette. Alessandra, rimasta sola in cucina, fu di nuovo assorbita dai suoi pensieri mentre risistemava il piano lavoro.
“Ale ti prego smettila di essere imbambolata davanti a lui, sembri un idiota!! Un bel respiro e comincia ad essere te stessa! È cosi bello averlo qui, mi sento completa, protetta dalla sua presenza, è..è.. fantastico, una sensazione che vorrei non finisse mai!”
Lo sentì ridere nella sua stanza e lo raggiunse per capire cosa lo divertiva così tanto. Quando lo vide con in mano la cornice con la foto ritagliata dalla rivista, Ale si sentì terribilmente in imbarazzo, avrebbe voluto sprofondare, sentì il suo viso divampare dalla vergogna, proprio quella mattina aveva persino incastrato, sul bordo della cornice, il bigliettino che accompagnava la rosa con la frase “credi nei sogni?”, pensò di aver fatto una cosa stupida, da adolescenti e vederlo ridere glielo faceva pensare ancora di più. Essere derisa da lui, sui suoi sentimenti, era una cosa poco piacevole, pensò a tutte quelle volte che aveva guardato quella foto con occhi sognanti, innamorati, e adesso lui ne rideva. Si avvicinò a lui e gliela strappò via dalle mani, riponendola con rabbia nel cassetto del comodino. Ale era visibilmente turbata e Michael la guardava stupito.
-Piccola scusami, non volevo violare la tua privacy, ridevo perché non sapevo che anche questa fosse finita sui giornali- la sua voce era così dolce, i suoi occhi erano sinceramente dispiaciuti, Ale rimaneva davanti a lui in silenzio, mortificata, non sapeva cosa dire, si sentiva scoperta nei sentimenti e questo la rendeva vulnerabile.
-Dovremmo farne una più carina da tenere sul tuo comodino, non credi? La prossima volta organizzo per delle foto- insistette Michael
Ma come poteva avercela con lui, era così premuroso. “la prossima volta organizzo per delle foto….” Sta già pensando ad una prossima volta, ci sarà una prossima volta….vorrei che mi stringesse tra le braccia ora”. Ale addolcì pian piano il suo sguardo, lui non aveva chiesto del perché quella foto sul comodino, era stato discreto, era evidente il motivo ma non aveva infierito sul cuore scoperto di Ale e lei si sentì protetta da lui, capì di potersi fidare, lui la rispettava.
-Dai ti insegno il Moonwalk- la prese energicamente per la mano, cercava in tutti i modi di rimetterla di buon umore e ci era riuscito. Ale si mise a ridere mentre urlava il suo disappunto.
-Noooooo ti pregooo!! Sono negata per queste cose!
-Ma è facilissimo, ci riescono pure i bambini!
Ale stette al gioco, ormai era una pedina nelle sue mani. Dopo innumerevoli tentativi, Michael, sdraiato sul pavimento con le mani intorno alle caviglie di lei, cercava invano di insegnarle i movimenti giusti.
-Ok adesso fai scivolare il piede destro e sposta il peso del corpo sul sinistro, no non così, attentaaaa!
In un movimento azzardato Ale era inciampata su di lui cadendogli addosso. Scoppiarono a ridere entrambi. Erano secoli che Ale non rideva così tanto, sentiva la sua anima così leggera, finalmente libera da tutte le difficoltà che aveva incontrato nella vita che ne avevano offuscato la gioia di vivere, di giocare. Si ritrovarono tutti e due seduti sul pavimento, a stento cercarono di ritrovare una parvenza di serietà.
-Ok mi arrendo! Hai due blocchi di cemento al posto dei piedi. Se non ci sono riuscito io ad insegnarti il Moonwalk dubito seriamente che esista al mondo qualcuno che possa riuscirci- e si misero a ridere di nuovo.
- Dai, la pizza sarà quasi pronta, preparo la tavola – disse Ale alzandosi da terra.
-No, perché mangiare sul tavolo?, adoro il tuo tappeto, mangiamo seduti qui.
Era perfetto, come avrebbe voluto fosse il suo uomo, gli ultimi dubbi sui capricci da star erano svaniti con quella richiesta. Si sedettero sul tappeto con un piatto di pizza fumante a chiacchiere, a conoscersi.
-Allora? Che mi dici della mia prima pizza?- disse orgoglioso Michael
- Ottima!! Croccante come piace a me!
-mmmmh!! Adoro la mozzarella filante!
-Hai un filo di mozzarella qui…vicino alle labbra, aspetta te lo tolgo…- Ale avvicinò la mano al suo viso, lo sfiorò appena ed ebbe un brivido che le attraversò tutto il corpo, la sua pelle così morbida sotto la sua mano, il suo, da semplice gesto divenne una carezza. Michael la lasciò fare, la guardava intensamente negli occhi, poi posò la sua grande mano su quella di lei ferma sul suo viso, l’avvolgeva tutta, la mano di Ale si perdeva nella sua. Michael le strinse la mano, la portò con delicatezza sulle sue labbra e la baciò lentamente, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Ale sentiva sotto le sue dita la forma delle sue labbra, morbide, piene, che si muovevano a baciarla piano, si sentì mancare dal piacere che provava, dischiuse le labbra per respirare più ossigeno, l’emozione le spezzava il respiro, non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi, adorava quel ricciolo scuro che gli ricadeva sugli occhi ad incorniciargli il viso. Se avesse potuto avrebbe fermato il tempo in quell’attimo. Lentamente sfilò la mano da quella di lui, abbassò lo sguardo, sentì le guance arrossire, sentiva sulla sua pelle ancora il calore dei suoi baci. Com’ era accaduto in camera, fu Michael a spezzare l’imbarazzo.
-Scommetto che sei brava anche a fare i biscotti.
-Beh! Me la cavo con la crostata e le marmellate – rispose con un fil di voce Alessandra, ancora visibilmente emozionata.
-La prossima volta mi farai provare la tua crostata, ci conto. Adoro sentire il profumo di biscotti entrando in casa, mi ricorda quando da piccolo, quelle rare volte che non ero in tournee, tornavo a casa da scuola ed entrando sentivo mamma in cucina che preparava biscotti, le correvo tra le braccia e i suoi abiti sapevano di biscotti alla vaniglia appena sfornati!- c’era un sorriso malinconico sul suo volto mentre parlava che faceva chiaramente intuire il rimpianto di avere ben pochi ricordi felici delle sua infanzia. Ale l’ascoltava commossa, si rendeva conto di avere di fronte un ragazzo estremamente sensibile, che amava profondamente sua madre, che adorava le cose semplici della vita, era piacevole starlo ad ascoltare mentre raccontava della sua vita a Gary prima di diventare il re del pop. I particolari che raccontava di quanto fosse legato a sua madre fecero venire le lacrime agli occhi ad Ale.
-Piccola! Che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?
-No! È che….mi piace sentirti parlare di te bambino e di quanto ami tua madre, quando hai detto che ti piaceva correrle tra le braccia e sentire su di lei il profumo di biscotti, mi hai fatto ricordare che anch’io amavo la stessa cosa, sentire il profumo di dolci quando abbracciavo mia madre.
-Ti manca tua madre?
-Tanto! Io non ho più i genitori da un bel po’ e delle volte ho l’impressione che i ricordi sbiadiscano con il passare del tempo e che tra non molto non ricorderò più il suono delle loro risate, della loro voce!
- Non accadrà mai! Credimi! Perché quei ricordi non sono nella mente ma nel cuore e le cose impresse nel cuore restano per sempre!
Si avvicinò a lei, la strinse tra le braccia ed Ale si sentì al sicuro, si sentì protetta, per la prima volta dopo tanto poteva abbassare la guardia, perché sentiva che lui l’avrebbe difesa da qualsiasi pericolo ed era una sensazione così rassicurante.
“Vorrei poterla tenere così per sempre, sto bene con lei, mi tratta come un uomo normale, è interessata a me come persona, non cambia atteggiamento perché ha di fronte Michael Jackson, si arrabbia se qualcosa le da fastidio e mi sorride se ha voglia di farlo, è vera! Quello che pensa lo dimostra, non le importa di assecondarmi perché sono famoso, non mi chiede niente dello show-bussines, non cerca di impressionarmi elogiandomi o mostrandosi diversa da com’è. Quando la sorprendo a fissarmi non mi guarda come fossi un alieno, credo che guarderebbe con la stessa intensità qualsiasi altro ragazzo che le piace! So di piacerle, ma non so ancora quanto lei sa di piacere a me! Mi sento trattato da persona normale per la prima volta in vita mia ed è una sensazione piacevole, rilassante!”
La serata scorreva via piacevolmente, Chiara aveva ragione, era una persona semplice, Alessandra era felice di trovarsi a suo agio con lui, a parte nei momenti in cui i gesti si facevano romantici, ma lei, in quelle situazioni, si sarebbe sentita a disagio con chiunque. Parlarono di diverse cose, Ale le disse com’ era arrivata in America, Michael le chiese di raccontargli di Firenze e dell’Italia e lei fu sorpresa di quanto lui amasse l’arte italiana, Michelangelo e Leonardo su tutti, avevano un'altra cosa in comune. Michael le raccontò di quando era stato in visita al David di Michelangelo, le descrisse le emozioni che aveva provato attraversando il corridoio del museo in penombra, tra i Prigioni di Michelangelo per poi giungere di fronte alla possente figura del David illuminato da un fascio di luce proveniente dall’alto, da un lucernaio al centro di una piccola cupola. Le parlò dei tendini in tensione della gamba, delle vene gonfie sulle mani, dei muscoli tesi delle braccia, riusciva a descrivere così bene le sue emozioni di quel momento che Ale, per un attimo, pensò di esserci stata con lui, nello stesso istante.
-Ho visto che c’è un parco qui vicino, ti va di fare due passi?
-Mi piacerebbe tanto, ma….forse è pericoloso!
-Ti prego, di notte è l’unico momento in cui io posso girare da uomo normale, delle volte… mi sento un vampiro, una creatura della notte!- cercò di sorridere ma il suo sorriso nascondeva l’amarezza di non sentirsi libero, di sentirsi braccato, costantemente spiato – non avere paura, ci sono le mie guardie del corpo!
Le si strinse il cuore nell’avvertire il suo disperato bisogno di normalità, il bisogno di sentirsi libero almeno per qualche istante.
-Ok! Andiamo! – Ale, sorridendogli, gli prese la mano e lo tirò verso la porta, come a non voler sprecare più nemmeno un secondo chiusi in casa, si sentiva sua complice, complice del suo momento di libertà.
Il parco era silenzioso, alcune delle guardie di Michael li precedevano, altre li seguivano, Ale stringeva timorosa la mano di lui, aveva paura, ma era così bello stargli accanto che aveva deciso di sfidare la paura.
-Mi ricorda qualcosa questo momento….-disse ironica Ale-…non è per caso che ti trasformi di nuovo come in Thriller?
Michael la guardò un attimo seriamente poi mimò la trasformazione in lupo mannaro del suo video, Ale scoppiò a ridere e Michael la seguì. Adorava il suo modo di giocare, sempre pronto allo scherzo, a sdrammatizzare con ironia le tensioni. Adorava vederlo sorridere, ridere insieme a lui.
Proseguirono lungo il viale, il fitto intreccio di rami sopra di loro si aprì a lasciar intravedere uno spicchio di cielo notturno, sulla quale spiccava una bellissima luna piena.
-Piccola guarda! C’è la luna piena! Non resisto mai di fronte alla sua bellezza, non riesco a sottrarmi al suo richiamo, ogni notte lei mi chiama ed io esco ad ammirarla, ad immergermi nella sua fredda luce azzurra!
Ale pendeva dalle sua labbra, era pura poesia ascoltarlo parlare delle bellezze del creato.
-Vieni piccola, immergiti con me nella sua luce! Lei illumina la notte, smussa i contorni netti della realtà quel tanto che basta per far apparire tutto magico! Non è bellissimo?
Lui era bellissimo, bellissimo nell’animo, bellissime le sue parole, era questo che pensava Alessandra in quel momento. Lo guardava illuminato dalla luna, meravigliata dalla sua sensibilità, restava stupita da ogni sua parola, totalmente disarmata di fronte alla magia che riusciva a creare.
-Oh no! Quest’albero è simile al mio albero di Neverland! Saliamoci su, piccola! Dal suo ramo la luna si vede meglio!
Dal suo volto si capiva che in quel frangente era felice, innocente e meravigliato come un bambino che può finalmente correre all’aperto dopo essere stato rinchiuso per anni.
-Michael ti prego! No…non….non credo di essere in grado di salire su un albero- Ale cercava di resistergli, mentre lui la tirava verso l’albero in riva al laghetto.
-Si piccola, è facile ti aiuto.
Senza che se ne rendesse conto, Ale si ritrovò seduta su un grosso ramo. Il panorama da li assumeva tutto un altro aspetto, Michael aveva ragione, era tutto più magico. Le acque placide del laghetto riflettevano la luce argentata della luna, tutto era silenzioso, interrotto ad intervalli dal suono dei grilli e dal fruscio della brezza tra le foglie. Il suo viso affiorava dalla penombra, i suoi occhi brillavano come stelle, il suo sorriso illuminato dalla luna, Ale era totalmente presa da lui, sentiva il suo cuore scoppiare, nel corso della serata si era completamente innamorata e avrebbe rinunciato a tutto nella vita ma non a trovarsi su quel ramo con lui in quel momento.
-Hai visto? È stato facile! Dammi la mano…- Michael le prese la mano e la poggiò sulla corteccia del ramo, posò la sua mano su quella di lei -…senti? Scorre la vita qui, sotto la tua mano, sotto la corteccia….c’è la vita!
Ale era affascinata da lui, con le sue parole, con i suoi gesti, riusciva a farle sentire la linfa vitale dell’albero, sentiva il fluido scorrere sotto la dura corteccia, sentiva la passione nel calore della sua mano che scaldava la sua.
-Non riesco a capire come si possano distruggere intere foreste senza pensare di far del male a qualcosa di vivo, è una cosa che mi turba molto. Bisogna rispettare gli alberi, sono l’ossigeno del mondo e quando li vedo abbattere in modo sconsiderato, sento che mi manca il respiro, ogni albero che muore….è una parte di ossigeno che tolgono al mondo. Non sopporto vedere far del male alla natura, agli animali, sono indifesi, è nostro compito proteggerli. Giorni fa ho visto su un giornale la foto di un delfino, morto nella rete, i suoi occhi erano persi nel vuoto, eppure c’era ancora quel sorriso, che i delfini non perdono mai, neanche quando muoiono. Ho pianto…-i suoi occhi erano pieni d’amore, lucidi di lacrime-….loro si fidano dell’uomo, si avvicinano alle barche e fanno capriole davanti ai nostri occhi increduli, giocano e danzano …ecco… guardando quella foto ho pensato che avessero ucciso la danza! Ed il mio cuore si è sentito così triste! Ci sono troppi interessi per invertire la tendenza, ma se non si fa qualcosa subito arriveremo al punto del non ritorno.- smise di parlare, tornò a guardare le luna senza mai lasciare la mano di lei.
Ale era commossa dalle sue parole, piene d’amore, così appassionate a stento tratteneva le lacrime, non riusciva a credere che un uomo così dolce, sensibile ed intelligente, fosse descritto sui giornali come un criminale, bizzarro, lontano anni luce dalla realtà. Lei stessa non pensava di trovare un animo così profondo in una star del pop.
-Comincia a far freddo piccola, forse è meglio andare, scendo prima così poi ti aiuto.
Scese con agilità dall’albero e tese le braccia verso Ale che scese goffamente. Si trovò di fronte a lui, con il cuore commosso dalle sue parole ed istintivamente si strinse a lui cercando un abbraccio, Michael la strinse forte a se.
- Grazie Michael, per ogni tua parola, per avermi fatto vedere che la magia può essere ovunque intorno a noi, basta guardare il mondo con occhi innocenti e meravigliati. Grazie per avermi fatto vedere quanto amore si può dare al mondo.- le sue parole erano rotte dal pianto.
- Grazie a te piccola, per avere la sensibilità giusta per cogliere certe cose.- le sussurrò all’orecchio, poi le sue labbra scesero sul suo collo, lo sfiorarono appena sotto l’orecchio, Ale fu in preda ai brividi della passione, lui continuava a baciarla con delicatezza a piccoli tocchi appena accennati, baci appena sfiorati sul suo collo fino a scendere sulla spalla. Ale si abbandonò a lui totalmente, quando all’improvviso Michael si staccò da lei, la guardò con occhi di fuoco, ardenti di passione, il suo respiro era profondo. Lei rimase in silenzio, quasi spaventata dalla passione che stava per impadronirsi di lei.
- Forse è meglio andare – riuscì a pronunciare a stento
Si avviarono verso casa, passeggiando l’uno accanto all’altra, senza parlare, senza toccarsi, entrambi turbati dal desiderio selvaggio e violento che li aveva travolti.
Si fermarono sotto casa, Michael alzò piano lo sguardo verso di lei, Ale notò subito quanto fosse diverso il suo sguardo ora, dolce quasi intimidito, rispetto a quello passionale e selvaggio che aveva poco prima nel parco.
-Posso rivederti? – chiese timidamente
-Quando vuoi!-rispose lei
-Grazie piccola, sogni d’oro, a presto! – salì sul suo Suv e sparì nella notte.
Ale rientrò in casa, la magia era sparita, tutto le sembrava un sogno vissuto ad occhi aperti, come se fosse stato frutto della sua immaginazione e adesso la realtà le sembrava così diversa, così vuota. Si sentiva delusa per la fine di quella serata, si sedette triste sul letto, quando un luccichio che spuntava da sotto il suo cuscino attirò la sua attenzione. Alzò il cuscino ed un sorriso illuminò il suo volto. Il suo guantino di strass era li, luccicante come mille stelle, assieme ad un biglietto: "
A volte la realtà…sa essere più bella dei sogni! Michael”.
All’improvviso, Alessandra sentì di nuovo la magia intorno a se.
.....continua
vista l'ora, se non siete già svenute dal sonno, vi auguro una buona notte!!
kiss kiss
Lu