DangerousLucy
00venerdì 5 agosto 2011 14:57
So che questo capitolo non eguaglierà mai un camerino bollente con tanto di pantalone in lattice ehehehhehe ma ahimè tocca andare avanti...anche perchè prima di gennaio mie care...dovrò scrivere un finale a questa storia! (dopo non credo riuscirò a farlo...per cui...rimbocchiamoci le maniche e si prosegueee!!!)
Spero possa piacervi...nonostante tutto!
buona lettura
Capitolo 52
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"La solitudine non è consigliabile a tutti, perchè bisogna essere forti per sopportarla e per agire da soli."
Paul Gauguin
Quanti volti diversi può avere la solitudine, confortante, accogliente, riflessiva, inquieta, desolante, opprimente, eppure in tutte queste sfaccettature possiamo solo riconoscere un volto...il nostro...quella della nostra anima. Perchè è nella solitudine che siamo noi stessi, messi a nudo, senza maschere, senza barriere.
E' forse la solitudine la componente principale dell'animo umano? Per quanto possiamo amarla o fuggirla la solitudine ci accompagna sin dall'inizio del nostro cammino, perchè si è soli quando si viene al mondo, si è soli per gran parte della vita e lo si nell'attimo in cui ce ne andremo. Inizio e fine.
E allora perchè se è così radicata in ognuno, cerchiamo di sfuggirla? Perchè ci fa paura pur essendo parte integrante del nostro essere? Perchè la solitudine ai nostri occhi ha mille volti?
Consolante ed accogliente quando siamo noi a cercarla, come un rifugio dove meditare, raccogliere le idee, ascoltarsi ed ascoltare, ma il confine è sottile e fragile basta poco perchè divenga una trappola opprimente, nella vita di tutti prima o poi la solitudine diventa un tiranno dalla quale sfuggire, perchè più ci si chiude nella solitudine, più difficilmente si trova la strada per uscirne. Intrappolati per sempre in se stessi...soli...senza più via d'uscita.
Paradossalmente è proprio attraverso questo peggior nemico che impariamo a conoscerci, è il momento in cui siamo più veri, più fragili, mostriamo le nostre paure e insicurezze, la solitudine ci fa paura perchè è il mezzo attraverso la quale ascoltiamo l'anima e molte volte l'anima dice cose che non vorremmo mai udire, cose così intime, talmente crude e vere che fa male sentirle. La verità è che bisogna essere fin troppo forti per riuscire a sopportare quello che l'anima ci dice nella solitudine del nostro io. Ed è in quei momenti che la solitudine sa spingerci verso scelte sbagliate, verso soluzioni che sembrano essere l'unico modo per sopravvivere, l'unico modo per porre fine a quella condizione di sofferenza, ma in verità sono ulteriori trappole dalla quale non si sfugge, ulteriori errori che ci fanno prigionieri...con accanto una sola amica...la solitudine.
Qualsiasi cosa sembra giusta pur di non sentire più il peso di una solitudine che non ci abbandona, che ci tiene serrati tra le sue maglie strette.
Una frase che Michael si era ripetuto molte volte quando cercava di alleggerire quel tormento con i farmaci, quando in loro cercava conforto dalle delusioni della vita, quando la solitudine da amica confortante ed accogliente si era trasformata in una trappola senza uscita.
E si è disposti a tutto per porre fine a qualcosa che ci opprime. E anche un assurda proposta come quella di Debbie poteva divenire un ancora di salvezza inaspettato. Di colpo la luce. Avere dei figli avrebbe interrotto per sempre il suo incedere solitario, non importava come, non contava nulla se non c'era l'amore che la legava a lei, l'amore era ormai una chimera, un effimera illusione. Avrebbe avuto dei figli suoi e non sarebbe più stato solo. In quel momento gli sembrò la scelta giusta, la soluzione a tutti i suoi problemi. Non sarebbe stato più solo, avrebbe avuto qualcuno da amare incondizionatamente e sarebbe stato amato. Tutto era perfetto grazie a Debbie.
Ma la vita molte volte è assurda. Rincorriamo un sogno per tanto tempo, ci disperiamo per raggiungerlo e proprio quando cambiamo direzione, rassegnati a cercare di essere felici altrotrove, il sogno arriva ad essere una realtà.
"L'amore consiste in questo: due solitudini che si proteggono, si toccano e si accolgono."
Rainer Maria Rilke
Ale era giunta a troncare la sua solitudine, perchè due anime solitarie sanno riconoscersi, sanno come consolarsi, sanno come amarsi. E tutto aveva assunto un volto nuovo e quell'accordo con Debbie ora aveva un gusto così assurdo, stridente, folle. Come aveva potuto credere che fosse la scelta giusta? Ora con gli occhi dell'amore sapeva che quell'accordo era la scelta più sbagliata. Ma come uscirne? come sfuggire ad una troppola più grande della solitudine stessa? come riuscire a dirlo a lei? Ale avrebbe avuto la forza di capire la sua disperata solitudine quando aveva fatto quell'assurdo accordo?
Michael continuava a tormentarsi interrogandosi continuamente sul perchè riuscisse sempre a complicarsi l'esistenza, restando intrappolato in questioni sempre più ingarbugliate, incolpandosi su tutte le scelte sbagliate della sua vita.
Quante cose aveva omesso ad Ale a partire dalla sua dipendenza dai farmaci e l'ansia che prima o poi il vaso di Pandora si scoprisse a rivelare tante verità nascoste non gli dava tregua.
Pensava di avercela fatta, i farmaci era lontani dalla sua vita, eppure da quella telefonata quella sera aveva sentito il richiamo forte e doloroso di una dipendenza mai completamente risolta. Lo sguardo di Ale smarrito davanti al suo sfuggente arrampicarsi sugli specchi per giustificare quella strana chiamata di Debbie era una pugnalata costante al cuore. Mai come quella sera avrebbe voluto aprire quel flacone e ingoiare un paio di sonniferi per non pensare più, sottrarsi a quel tormento.
Quella telefonata apparentemente innocua aveva turbato Michael, Ale lo aveva avvertito chiaramente ed una girandola di perchè senza risposta prese posto nella sua mente. Inutile cercare di varcare il muro invalicabile che Michael sembrava aver eretto sull'argomento. Una serie di risposte sfuggenti avevano liquidato la faccenda, ma non nel cuore di Ale. Delle volte faceva fatica a rendersi conto di quanto potesse essere complicata la vita di una star, potevano essere mille le pressioni che lo incupivano, o forse in questo cercò una giustificazione a quel suo chiudersi sulla difensiva su quella telefonata.
Nel buio di quella notte Ale cercò le sue mani, rimase a giocare con le sue dita affusolate in silenzio, a seguire il profilo della sua grande mano con le dita, soffermandosi nel palmo morbido come a cercarvi rifugio e protezione, lasciando trasparire il desiderio di sentirsi sua come a voler dissipare i dubbi, sciogliere le incertezze attraverso quel dolce contatto, delicato e sfuggente ma che la lasciava estasiata, deliziata dallo scivolare setoso della sua pelle sulla sua, nell'intreccio serrato delle loro dita. Ma sfiorare quel dito, spoglio di quell'anello che simboleggiava un amore, le riempì gli occhi di lacrime.
Quanto avrebbe voluto smettere di nascondersi, di mentire, quanto avrebbe voluto vedere sfoggiare quelle fedi che giacevano in fondo ad un cassetto e che di tanto in tanto apriva soltanto perchè ammirarne il bagliore era l'unico modo per dissipare i suoi dubbi. E quella notte molti timori avevano preso il posto nel suo cuore.
Nel buio gli occhi non vedono, nel buio sono solo gli istinti ad avere la meglio, nel buio tocca vedere con gli occhi del cuore.
La voce tremante ed incerta di Ale spezzò il silenzio, nell'attimo stesso in cui le sue piccole dita si serrarano alle sue, a stringere forte la sua grande mano, timorosa di lasciarla andare.
- Michael...mi ami? - la sua voce intimorita rimase in attesa di una risposta.
- Si che ti amo piccola! Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita! Perchè questa domanda? Perchè senti sempre il bisogno di avere conferme?
- Non lo so! Sento che mi nascondi qualcosa!
Michael ingoiò l'ennesimo boccone amaro, le avrebbe mentito ancora una volta.
- Stai tranquilla piccola...non ti nascondo niente! Va tutto bene! Sei qui con me...questo non conta? E fra qualche giorno saremo a Parigi!- cercò di allontanare il discorso da Debbie, temeva che lei tornasse a chiederle di quella telefonata. - Parigi è la città dell'amore! Sono così felice di poterci tornare con te! Non l'ho mai vista con gli occhi di un innamorato!
Ale sorrise, le piaceva sentirlo parlare d'amore, le piaceva quando la faceva sentire importante, di colpo nella sua mente si fece spazio l'immagine romantica di una Parigi di notte, dove passeggiava stretta a lui, come il ritratto di due amanti in vecchi film in bianco e nero. Si concentrò su quel viaggio decisa a lasciarsi conquistare dalla poesia e dal romanticismo di quella città, non resistette al dolce richiamo dei sogni. Debbie scivolò via pian piano dai suoi pensieri. Michael era stato abile ad inebriarle la mente allontandola da quella scomoda verità.
- Non ci crederai mai, da piccola sognavo di sposarmi a Parigi!
- Come darti torto piccola? E' la città più romantica al mondo..non è certo come sposarsi a Las Vegas..di nascosto...davanti ad un severo giudice di pace!
- Ma che dici? io ti avrei sposato anche in un squallido motel di Las Vegas con un giudice di pace obeso travestito da Elvis!
Michael scoppiò a ridere.
- Ale piccola....che immagine oscena del nostro matrimonio!
Ale rise di gusto assieme a lui.
- Ma ho reso l'idea no? Avrei sopportato anche questo pur di sposarti!
- Ti sei mai pentita di averlo fatto?
- MAI! e tu?
- Lo rifarei ancora un milione di volte!
Non ci fu più spazio per le parole, ne per i dubbi, e nemmeno per le paure, in quell'istante scese il silenzio perchè furono solo i baci a parlare, le parole non avrebbero avuto più nessun valore.
Parigi
L'arrivo a Parigi non era stato dei più semplici. L'aeroporto era stato preso d'assalto, i fans ed i giornalisti l'avevano invaso. Solito bagno di folla, di urla assordanti, di scene isteriche e svenimenti, di flash scatenati pronti a cogliere ogni sfumatura del suo volto, ogni gesto. Michael in mezzo a tutto questo avvertiva come sempre quel senso di vuota solitudine. E quel pensiero tornava prepotentemente a galla, come ogni volta da quando aveva poco più di dieci anni.
"E' solo questo il mio contatto con la gente? E' solo questo il modo in cui posso entrare nel mondo reale? Soltanto essendo toccato e strattonato posso avere un contatto umano con loro? Voglio scappare...sfuggire a tutto questo! Loro mi amano...si è vero...ed io amo loro...ma non è così che vorrei stare tra la gente...non posso fermarmi tra loro...parlare...ne conoscerli...tutto è falsato dalla mia fama...tutti i normali rapporti umani sono condizionati dal personaggio che sono...quando invece io vorrei soltanto sentirmi un essere umano qualsiasi ed in mezzo a tutta questa confusione... mi sento infinitamente solo...!"
Si voltò indietro a cercare lo sguardo di Ale, l'unica via di fuga dalla sua solitudine, ma lei non c'era. E quel senso di oppressione che la solitudine aveva in quei frangenti l'avvertiva con forza, come se la sua anima cercasse di ribellarsi a quella prigionia. Circondato da mille persone adoranti, ma solo, terribilmente solo.
"Sei solo. Non lo sa nessuno. Taci e fingi"
F. Pessoa
Fingeva sorrisi che a fatica riusciva ad elargire, si sforzava di sentirsi a suo agio tra quella folla che si accalcava intorno a lui, cercava di apparire calmo quando dentro sentiva l'ansia salire e mentre quel frastuono offuscava la sua mente, avrebbe soltanto voluto sfuggire a tutto quel baraccone mediatico che si trascinava dietro almeno per una volta. Lui in quel momento era solo, si sentiva l'uomo più solo al mondo, ma questo era un pensiero che non avrebbe saputo nessuno.
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Ale era nella suite del Ritz da un pò, l'idea di farla uscire dall'eroporto come un normale passeggero non le era piaciuto. Non era così che se lo era immaginato, avrebbe voluto attraversare la città osservandola dal finestrino assieme a lui.
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Ed invece lei era li in quella stanza così lussuosa da sola a pensare a Michael in mezzo a tutto quel caos, avrebbe voluto essere li con lui, per poterlo stringere a se non appena le porte del suv si fossero chiuse a proteggerli. Avvertì un senso di solitudine, lo stesso che sapeva provare Michael. Attraversò pensierosa il salottino, sfiorando con le dita il rosso velluto di una sedia, dirigendosi verso le grandi finestre che davano su Place Vandome. Appoggiò malinconicamente la testa al vetro della finestra, rimanendo a fissare la folla urlante che si era assiepata sotto l'hotel. Era questo il rovescio dalla medaglia, osannato e acclamato in tutto il mondo, ma costantemente chiuso in quel rifugio che era la solitudine molte volte necessaria, troppe volte forzata che a Michael cominciava a stare stretta. L'immagine romantica che si era immaginata sognando Parigi di loro due a passeggio per la città andava sgretolandosi sotto le urla ed i canti insistenti dei fans. Sapeva che non avrebbe mai passeggiato con lui, in nessun posto del mondo.
La porta della suite si aprì di colpo, Michael era li seguito dalla sua security.
- Amore tutto bene? ero in pensiero!
- Sono qui piccola!!! Tutto bene...tranquilla! - La strinse tra le braccia a rassicurarla, cercando di nascondere il suo volto provato e teso.
- Non mentire! So che queste situazioni ti stressano!
Michael uscì dal suo abbraccio dirigendosi verso la finestra. Le urla dei fans aumentarono decisamente quando scorsero la sua figura dalla finestra illuminata.
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- Vedi? Sono costantemente sotto assedio! Sono adorabili, mi dimostrano affetto...ma delle volte è difficile gestirli...delle volte vorrei non fossero li...vorrei non ci fosse nessuno...ed essere libero di uscire...di vivere! Credo che molto spesso in vita mia io abbia scelto la solitudine...perchè non avevo alternative! Non esiste un equilibrio...tutto o niente...tutti o nessuno! E qualche volta tutto questo fa male! E' una cosa che mi porto dietro da piccolo..è stato sempre così e sarà così per sempre! Si innescano dei meccaniscmi complicati quando si è costretti ad esibirsi fin da piccoli...cadono gli equilibri ed il normale evolvere degli affetti! Mi sentivo sempre solo...e sapevo che se mi fossi esibito e se...fossi stato bravo...il più bravo la gente mi avrebbe amato! Ed io volevo soltanto essere amato da più gente possibile proprio per colmare l'assenza di amici, la mancanza di un infanzia normale! - Ale si avvicinò a lui, a stringere le sue mani sul suo petto mentre poggiava il viso sulla sua schiena. Era diventato la star più famosa al mondo in cambio d'amore? Era soltanto per sentirsi amato? Aveva buttato via la sua infanzia, sottoposto a prove massacranti, rinunciato alla sua vita privata solo per saziare il suo bisogno d'amore? E perchè quel bisogno d'amore nonostante tutto non si era mai colmato?
Quelle domande lacerarono il suo cuore come lame taglienti.
- E' così che accade Ale...è una sorta di scambio..io do loro la mia musica e la mia danza...e loro mi donano il loro amore! Ma non è sempre così semplice...ci sono volte in cui penso di non essere amato per quello che sono ma mi amano per quello che faccio! - le sue parole si caricarono di rammarico per quella trappola che si era creato da solo.
- Io ti amo per quello che sei! E tu sei...amore...sei musica ...e sei danza...questo sei tu! Ed io amo tutto questo e lo amano anche i tuoi fans!
- Credi che il mondo mi amerebbe in egual modo se non fossi Michael Jackson?
- Non importa...non conta niente se per il mondo non sei nessuno o sei Michael Jackson....conta che per qualcuno sei tutto il mondo! E quel qualcuno è qui con te...tra le tue braccia...tu quel qualcuno l'hai trovato!
Lui sorrise appena.
- Mi spiace Ale...mi spiace non poterti dare quello che meriti...quello che desideri! So che avresti immaginato diverso il viaggio a Parigi...e non restartene segregata in una stanza d'hotel!
- Non m'importa! Per me conta starti accanto!
- No invece...devi avere la tua libertà! Desideravi vedere Parigi....e sarà così!
- Ma Michael...è praticamente impossibile sfuggire ai paparazzi...ai tuoi fans!!! Restiamo in Hotel....per me va bene!
- Voglio che tu sia libera Ale...e voglio esserlo anch'io insieme a te!
Ma il sorriso furbo sul volto di Michael fece capire ad Ale che la decisione era già stata presa da tempo, che c'era qualcosa in serbo per lei in quella prima notte parigina.
Eludere i fans fu semplice, ad Ale sembrò incredibile. Bastò lasciare alcune bodyguard di guardia all'ingresso dell'hotel a far credere loro che Michael fosse ancora in camera, mentre loro uscivano dal retro in una macchina anonima, con al seguito soltanto George e Travis. E furono liberi di vivere Parigi nel cuore della notte.
- E' così....romantico tutto questo...una vera e propria fuga!!! - gli occhi di lei brillavano eccitati mentre si fissavano in quelli di lui, sfuggire agli inseguitori per rubare un attimo di libertà accendeva la sua fantasia. Le sembrava di vivere in un film, con Michael tutto aveva il sapore dell'incredibile. - Ma dove mi porti adesso?
- Ssssh!!! troppe domande piccola! goditi l'attimo...goditi questa notte!
Ale rimase in silenzio, si strinse al suo petto, fissando lo sguardo fuori dal finestrino, certa che, qualunque fosse stata la meta, accanto a lui sarebbe stata pura magia. La vettura attraversò velocemente Place Vendome perdendosi presto nelle piccole vie del centro di Parigi. I monumenti illuminati, i bistrot affollati, la Tour Eiffel che si stagliava in lontananza come a voler dominare l'intera città, Ale osservava tutto con aria sognante, come a voler sfocare la nitidezza della realtà di quella città e percepirne soltanto il lato romantico, come se tutto a Parigi parlasse ai cuori innamorati, dai vicoli solitari, alle luci dorate che ne spezzavano il buio della notte, alla Senna che continuava a scorrere placida riflettendo sulle sue acque i bagliori intensi della città. Ale aveva bisogno d'amore, quello dei romanzi, forse era giunto il momento di abbassare la guardia, godersi quella favola che la vita le regalava, senza se e senza ma, vivere e basta. Voleva sognare, immergersi in quella grazia che soltanto un amore passionale e bruciante come quello che la legava a Michael sapeva donarle. Le sembrò di essere nel posto giusto, al momento giusto, soprattutto con la persona giusta. Per un attimo lasciò da parte la sua insicurezza, i suoi dubbi e paure, lasciò da parte Michael Jackson e la sua ingombrante fama, in quella notte parigina erano Ale e Michael a viversi il loro amore.
Mai nessun fiume al mondo caratterizza la città che attraversa come la Senna. Ne segna i confini dividendone la Rive gauche dalla Rive droite, scandisce il tempo che scorre, ne esalta le atmosfere, Parigi senza di essa, non avrebbe lo stesso fascino, ed è guardandola dalla Senna che l'atmosfera parigina raggiunge il suo massimo splendore. Un bateau-mouche attraccato sulla Rive Droite era in attesa che i suoi passeggeri arrivassero. Di li a poco l'auto con a bordo Michael e Ale si fermò nei pressi dell'attracco.
- Michael...non ho parole! E' tutto per noi?
- Per vivere il tuo sogno piccola!
- Il mio sogno? non capisco!
- Capirai...dai vieni! - le prese la mano avviandosi sul pontile dell'imbarcazione. Ale si guardò intorno in silenzio, lasciandosi trasportare dal gorgoglio delle acque della Senna che si infrangevano dolcemente sul legno del battello.
Si sedettero in silenzio sulla panchina in ferro battuto, decorate con lo stile floreale dall'art-noveau, mentre il bateau-mouche iniziava il suo lento viaggio nel letto del fiume.
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Ale osservava in lontananza le bellezze di Parigi, la Tour Eiffelle riluccicava nel buio della notte e rimase affascinata dalla bellezza gotica di Notre Dame quando il battello attraccò per un istante davanti all'isolotto sulla quale si ergeva la cattedrale.
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- Il nostro viaggio è già finito?
- No piccola...è che...- Ale notò sul volto di Michael quel sottile sorriso imbarazzato, capì che c'era qualcosa che voleva dirle. - Non sai quante volte ho ripensato a quello che mi hai detto quella notte a New York! Era il tuo sogno da piccola sposarti a Parigi...e non certo in un ufficio anonimo di un giudice di pace!!! Ale...mi sposeresti ancora una volta? qui a Parigi!
Ale rimase senza fiato, di tutte le sorprese che avrebbe potuto farle, quella era di gran lunga la più romantica, la più sorprendente. Sentì le lacrime salirle agli occhi, le sembrava incredibile realizzare un sogno che aveva da bambina, li su quel battello con la persone che sentiva di amare più della sua vita. Non riuscì a rispondere, si gettò d'impeto tra le sue braccia, a stringere il viso sul suo collo possente. Il suo profumo la inebriò ancora una volta mentre cercava le sue labbra.
- Era un "Si" piccola?
- Si che lo era! Dio non riesco a crederci! Io ...ti amo..ti amo così tanto!
- Ma le sorprese non sono finite! Questa volta...avrai la tua damigella! - Michael sorrideva moridcchiandosi il labbro inferiore, come a volersi pregustare la felicità che Ale avrebbe provato per quest'ulteriore sorpresa.
Ale sentì dei passi leggeri sul legno del pontile alle sue spalle, si voltò di scatto, scorgendo la figura di Chiara che appariva dal buio.
- Chiaraaa!!! - corse ad abbracciarla. - Non riesco a crederci sei qui!
- Volevi farmi perdere il tuo secondo matrimonio eh? E poi...sai lo sposo potrebbe avere dei ripensamenti e sposare la damigella...non potevo perdermi quest'occasione!
Risero divertite.
- Sei sempre la solita!
- Giuro che se non lanci il bouquette dalla mia parte questa volta ti cancello per sempre dalla mia vita! Non credi sia ora che mi sposi anch'io? eh? Per fortuna sono l'unica invitata...anche se so che la con la sfiga che ho finirai per lanciare il bouquette in acqua!
- Tranquilla tesoro mio...quel bouquette è già tuo! Sono felice tu sia qui! Mi sei mancata!
- Anche tu...ma di più Michael!- Le strizzò l'occhio divertita, poi le si avvicinò all'orecchio sussurrando appena. - ...e mi è mancato tanto George!
- George?
- Ssssh! stai zitta! ti racconto più tardi!
Ale avvertì la presenza di Michael alle sue spalle, sentì le sue grandi mani scivolare sulle sue braccia, mentre il suo viso affondava nei suoi riccioli ad arrivare a sussurrare alle sue orecchie.
- Era così che te lo immaginavi il tuo matrimonio piccola?
Lei si voltò ad abbracciarlo, a stringersi al suo collo e perdere lo sguardo in quei meravigliosi occhi scuri, mentre la sua piccola mano scivolava dolcemente sulla sua guancia, a scorrere con le dita la sua lunga basetta.
- Questo è molto meglio...supera ogni mia fantasia!!! Ma perchè Michael? Non c'era bisogno di risposarsi...a me bastava l'ufficio del giudice di pace a Las Vegas!
Lui alzò il viso al cielo mordicchiandosi il labbro inferiore, rimase un attimo in silenzio, come a cercare il modo di forzare la sua timidezza quando in ballo c'erano i suoi sentimenti.
- Vedi...non so come spiegarti...il nostro matrimonio è stato come sbrigare una pratica burocratica...un sfilza di carte da firmare...e la pratica è chiusa! Ma tu non meriti questo...tu meriti di più...meriti la favola! Meriti i fiori...e la tua damigella al tuo fianco...meriti i voti nuziali!
- I voti nuziali? cosa sono?
- In America in ogni matrimonio ci sono...ognuno dice all'altro quello che provano...quello che li ha fatti innamorare! Capisci?
Ale sorrise, vide il suo volto farsi rosso, sapeva che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciare dei voti nuziali, non avrebbe mai aperto il suo cuore a lei davanti ad altre persone.
- Non occorre Michael...so che questo non è una cosa che faresti volentieri...e...non voglio sia qualcosa che non ti faccia sentire a tuo agio! Io so già quello che c'è nel tuo cuore per me!
- No Ale...io voglio farlo...perchè quella sera a New York...quando con un fil di voce mi hai chiesto se ti amavo...beh...ho capito che delle volte non ti senti sicura...e forse questo può farti capire quanto tu sia importante per me! Con le parole io scrivo canzoni...è forse questo l'unico modo che so usare per dire quello che sento...sai che non sono bravo a parlare dei miei sentimenti...sai che per dirti "ti amo" ho dovuto ricorrere alla musica...e so che non sarò capace di dirti veramente quello che mi fai provare...ma ho scelto un brano della bibbia che possa parlare al mio posto! E' quello che provo! - Michael prese una bibbia, Ale la riconobbe subito era quella che Dunkan le aveva donato, al suo interno Michael aveva messo le loro fedi, chiuse tra quelle pagine.
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Ale si commosse. Si asciugò gli occhi, restando in piedi davanti a lui in attesa delle sue parole.
- Questo passo... piccola... è quello che vedo guardando i tuoi occhi...è quello che sento pensando all'amore che ci lega...io non avrei saputo trovare parole migliori... - le prese la mano, stringendola forte nella sua e iniziò a leggere.
-"L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
L’amore non verrà mai meno!"- fece una breve pausa e pronunciò di nuovo quell'ultima frase con un fil di voce fissando i suoi grandi occhi verdi
- Love never fails....questo sei per me! perchè quando si è toccati dall'amore Ale... non svanirà mai...nonostante le difficoltà che ci potranno essere... un cuore innamorato...lo resterà in eterno! Ti amerò per sempre...piccola...perchè l'amore non verrà mai meno!
Come ci riusciva? Ale rimase rapita da quelle parole, dalla sua capacità di trovare una frase, una sola parola che le entrasse dentro in eterno. Pensò che la sua voce soffusa e delicata che sussarava "Love never fails!" le avrebbe dato lo stesso brivido che provava in quel frangente anche fra mille anni. Era il suo modo per rendere eterno il loro amore, perchè per Michael l'amore, sotto qualsiasi forma, era eterno.
Stentava a crederci che qualcuno potesse amarla in quel modo, in quel misto di divino e terreno, romantico e selvaggio, passionale e platonico, etereo e reale. Michael nel suo cuore era una cosa sola: L.O.V.E. amore in ogni sua meravigliosa forma.
Lui prese la fede ferma sulla pagina appena letta, la prese con delicatezza fino a fermarla sulle sue labbra, un bacio appena sfiorato a quel freddo metallo luccicante e lo infilò delicatamente al dito tramante di Ale. Era di nuovo sua, ribadito con forza e desiderio, l'avrebbe risposata ogni giorno della sua vita se avesse potuto. La guardò sorridendo, in attesa che fosse lei a dire qualcosa.
Ale cercò di assemblare un discorso sensato, ma in quel momento avrebbe soltanto voluto stringersi tra le sue braccia e fermare quel maledetto tempo per sempre.
- Io...non so cosa dire!
- Ascolta il tuo cuore piccola!
- Se solo tu potessi ascoltarlo adesso Michael!! credo che stia per scoppiarmi nel petto! - sorrise, cercando di spezzare quel sottile imbarazzo. - La vita è stata dura con me...mi ha tolto l'infanzia...la famiglia...mi ha privata dell'affetto delle persone più care...ed in cambio mi ha donato un mare di solitudine...- fece una breve pausa, ricacciando indietro le lacrime, a riprendere il controllo della sua voce tremante dall'emozione - ...dovrei essere arrabbiata con il mio destino... ed invece... lo ringrazio... semplicemente perchè.... mi ha donato te! Tu hai cambiato la mia vita...mi hai fatto conoscere l'amore...quello vero...che non è solo tra due persone...c'è amore nel mondo...e tu mi hai insegnato a vederlo nascosto nelle piccole cose! Oh Michael...quanto era vuota la mia vita prima di conoscerti....prima che scaldassi il mio cuore con la parola amore! Ero sola...anche tra la gente, semplicemente perchè non vedevo! Tu mi dici sempre che ho spezzato la tua solitudine...ma tu hai fatto lo stesso con me! Mi hai tolta dal buio in cui ero caduta e mi fai respirare amore...e non c'è dono più grande! Ho capito che so amare...e l'ho compreso amando te! Non sentirti più solo amore...non pensare mai più di non essere amato...io sono nata per amarti...e lo farò..fino all'ultimo dei miei giorni! - fece scorrere la fede lungo il suo dito affusolato, mentre le sue labbra cercarono la sua bocca. Un sussurro prima di poggiare le labbra sulle sue ad assaporare il dolce sapore della sua bocca.
- Love never fails?
- Never! - rispose lui.
Ed è sempre questo che ci si attende dall'amore, che spezzi le catene della solitudine, che sia totale, che ci completi e che duri per sempre. Ma queste certezze non le ha mai nessuno. Ci si attende forse troppo? Probabilmente si e la delusione è dietro l'angolo.
Chiara li osservò in silenzio, provò un invidia per un amore così profondo, cosa avrebbe dato per un amore che arrivasse a sconvolgerle la vita. Senza accorgersene incrociò gli occhi scuri di George e si sentì messa a nudo, come se quegli occhi leggessero la sua anima. Corse ai ripari, nessuno aveva ancora acesso così nel profondo della sua anima, si nascose di nuovo dietro la sua sfrontata ironia, tornò a guardare Ale e Michael.
- Allora sposina....non è ora di lanciare questo benedetto bouquet verso qualcuno? Sono mesi che attendo! - Il suo fare spiritoso celava visibilmente la commozione e la gioia che provava per la sua amica, non era il tipo che si lasciava andare ai facili sentimentalismi, trovava sempre il modo per nascondere quanto in realtà fosse romantica. Era contenta per lei, meritava un amore così grande, meritava di essere finalmente felice.
- Ok damigella rompi scatole! Ecco...prendi il tuo bouquet!- Ale sorrise mentre le passava il bouquet senza troppe smancerie.
- Ritieniti fortunata che non mi prendi tuo marito e che mi accontenti di questo misero mazzo di fiori!
- Se non dai un taglio alla tua lingua credo proprio che nessuno ti prenderà mai in sposa!- Chiara sorrise alle parole di Ale, nemmeno la sua migliore amica sapeva quanto cercasse di nascondersi dietro la sua aria sfrontata e la sua lingua tagliente. Rimase in silenzio a pensarci, era vero, era lei che continuava a nascondersi all'amore. Accostò i fiori al viso per annusarne il profumo, mentre tornò a scrutare George senza che lui se ne accorgesse.
Quella mattina lo squillo insistente del telefono ad Ale sembrò un martello pneumatico in testa. Quella notte era volata via inebriata dallo champagne e dai suoi baci. A fatica riemerse dal fitto groviglio delle lenzuola e con dispiacere scivolò via dal caldo tepore delle braccia di Michael. Era stata una notte meravigliosa, avevano tirato l'alba come a non voler dare fine alla favola. Sorrise tra se nel vedere la confusione dei vestiti sparsi a terra nella stanza, fissò soddisfatta quell'anello al dito, ne era fiera anche se sapeva benissimo che avrebbe dovuto toglierlo di nuovo, ma indossarlo ancora una volta le dava quel senso di appartenza che tanto cercava. Poi volse il suo sguardo sognante verso Michael ancora profondamente addormentato, era così serena la sua espressione. Ma quel maledetto telefono continuava a suonare, riportandola con forza alla realtà. Affondò le mani nei capelli scompigliati cercando di domarli, mentre si avvicinava barcollando all'apparecchio.
- Mrs. Jackson finalmente...
- George? ma che succede?
- Succede che è tardi...è da un pò che provo a svegliarvi...il museè Grevin attende Mr. Jackson per l'innaugurazione della statua!
- Oh santo cielo! ma come abbiamo potuto fare così tardi?
Riagganciò di fretta tornando nella stanza da letto.
- Michael...Michael...è tardissimo...sveglia!!!
- Che succede piccola? - la sua voce assonnata era così tenera, Ale provò un profondo dispiacere per aver dovuto interrrompere il suo sonno, sapeva quanto fosse difficile per lui dormire sereno.
- Succede che siamo in ritardo per l'innaugurazione!
Michael la tirò a se, imprigionandola in un abbraccio serrato. Cercò le sue labbra con dolcezza, le assaggiò piano, muovendosi sinuoso sulla sua bocca. Ale cercò di resistergli, ma quel lento scivolare della sua bocca sulla sua era irresistibile, sentì i brividi attraversargli il corpo.
- Michael...ti prego...io...- riuscì a stento a pronunciare qualche parola stretta alle sue labbra che non le davano tregua. - sei in ritardo...sono una pessima assistente personale! - gli disse con aria affranta mentre fissava lo sguardo sulle sue labbra invitanti che si distesero in un sorriso.
- Non direi!!! Questa notte sei stata una perfetta assistente personale piccola! Molto personale!- il suo sorriso malizioso era disarmante, Ale avrebbe voluto mandare al diavolo tutti e fiondarsi di nuovo sotto le coperte con lui, ma gli resistette, sapeva quanto lui amasse provocarla e prenderla in giro e quel sorriso furbo ne era la prova.
- Smettila! Non tentarmi! - rise divertita tirandogli un cuscino adddosso. - Sarò un assistente personale professionale da ora in poi...e niente straordinari notturni!
Michael rideva, amava quel suo finto broncio quando veniva punta sul vivo. Ale rimase rapita dalla sua risata infantile, era così bello sentirlo ridere, era felice di riuscire a farlo sentire sereno come non era mai stato in vita sua.
- Ho imparato una nuova lezione...mai sposare le assistenti personali! - si avvicinò alle sue labbra a spegnere il sorriso con un bacio.
- Michael è veramente tardi...dobbiamo andare!
- Non innaugureranno un bel niente se non arrivo io...tranquilla piccola!
- Mah...
- Ale...le star devono farsi attendere! Non preoccuparti!
Ed eccolo li, dinuovo davanti a se quel suo lato sfrontato e viziato della star. Per quanto fosse umile e generoso non disdegnava di assumere i vizi ed i capricci di una star che sapeva di avere tutti ai suoi ordini. Cambiava così rapidamente sotto i suoi occhi che stentava a riconoscerlo. Si chiese se si sarebbe mai abituata a quel lato del suo carattere. Michael aveva tutta l'aria di chi ha la situazione sotto controllo, quell'immenso ritardo non lo preoccupava minimamente. Dopotutto aveva ragione, era lui la star e la festa sarebbe iniziata solo al suo arrivo, perchè affannarsi?
Ma qualcosa sfugge sempre e nel ritardo di quella mattina, qualcosa rimase al posto sbagliato, qualcosa che Michael non avrebbe voluto fosse in vista, qualcosa che custodiva segretamente da mesi. L'anello era ancora al suo dito quando scese dal Suv davanti al museo accolto da una folla immensa di fans urlanti. Una dimenticanza che non sarebbe sfuggito all'occhio attendo della stampa.
Ale scese dopo di lui, restando a debita distanza, faceva sempre un enorme fatica a contenersi in quelle circostanze, sempre attenta a non essere troppo affettuosa con lui, troppo vicina o in atteggiamenti equivoci, era difficile non essere se stessa, era difficile far finta di non amarlo alla follia. Sentì l'ansia salire come sempre accadeva quando i click dei fotografi si scatenavano, sapeva che molti di quegli scatti era per Michael ma che parecchi erano anche per lei, pronti a cogliere la prova che tutti rincorrevano da mesi, il particolare che avrebbe svelato la vera identità di questa misteriosa ragazza apparsa all'improvviso accanto al Re del pop. Michel si fermò a ringraziare il suo pubblico, rimase ad ascoltarli divertito mentre un nutrito gruppo intonava una sua canzone. Fece un breve inchino con il capo verso di loro a ringraziarli, era quello che gli dava la forza di continuare nonostante le critiche, bastava quel bagno d'amore che riceveva da loro. Chiese ad Ale dei foglietti ed un pennerello che lei teneva sempre nella borsa, firmò qualche autografo, scrisse qualche messaggio ai suoi fans certo che l'indomani sarebbe stato divulgato su internet.
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"Non credete a quello che leggete! Credete sempre e solo nell'amore ed io vi amo infinitamente!"
Per quel che poteva non si sottraeva mai al suo pubblico, per quanto fosse difficile gestire la massa di gente che smuoveva intorno a lui, Michael cercava sempre di essere sorridente, disponibile per quel che poteva e molte volte tutto questo gli appariva frustrante, capiva che molti di loro avevano fatto chilometri per vederlo, atteso per ore fissi davanti a quel museo e lui poteva concedere solo una manciata di minuti, non si sarebbe potuto permettere di avvicinarsi troppo, era impossibile vivere qualsiasi contatto umano. La solitudine di quei momenti era profonda, incolmabile, difficile da comprendere per chi non la prova sulla pelle. Il tempo concesso era terminato. Entrò al museo seguito dalla security e da Ale. Ad accoglierlo c'erano i responsabili del museo ed un solo fotografo ufficiale, Michael era stato categorico su questo, non voleva la stampa intorno. Ale lo osservava in disparte, gli faceva sempre un certo effetto vederlo ricoprire il suo ruolo da star, lo osservava nei minimi particolari, nel modo in cui sorrideva, sempre ben disposto verso chi gli stava di fronte, quell'aria meravigliata non lo abbandonava mai. In fondo lui era così, i capricci da star e le stravaganze lasciavano lo spazio presto al vero Michael, difficile fingere a lungo ciò che non si è, prima o poi la vera natura di una persona si rivela sempre e Michael era quello che lei vedeva, infantile, timido, estremamente gentile. E ne fu sollevata, non sopportava l'idea che in lui coesistessero due personalità così diverse, non voleva fare distinzione tra il suo Michael nel privato e Michael Jackson in pubblico, entrambi avevano lo stesso cuore. Attraversarono i corridoi del museo, Michael di tanto in tanto si fermava ad ammirare le statue dei suoi idoli, rimase un bel pò ad ammirare la perfezione ed i dettagli precisi delle statue in cera e chiese più volte se anche la sua fosse così precisa, se avesse quell'aspetto così umano. Si vedeva chiaramente che ne era incuriosito. Non dovette attendere oltre. La sua statua era perfetta in quella giacca rossa, ne metteva in risalto le sue grandi spalle. I riccioli scendevano morbidi sul volto, lo sguardo fiero e sicuro. Ale ne fu impressionata. Michael sorrise eccitato.
- E' perfetta!- Michael si avvicinò alla statua osservandola da vicino. Fermò lo sguardo sui suoi occhi, li avevano resi alla perfezione con l'espressione che sperava di trovare, quella fiera e decisa che aveva sul palco, fu contento di non trovarvi quel velo malinconico che spesso leggeva sul suo volto. Posò accanto ad essa per delle foto.
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Ale scrutò la statua in ogni dettaglio, dalla fossetta sul mento, all'incavo alla base del collo, a quella vena rigonfia sotto l'orecchio che correva fin sulla spalla, adorava il suo collo ed era felice che non avessero scartato nessun particolare. Poi tornò ad ammirare il suo volto, tutto era curato con estrema attenzione, dal colore egli occhi, alla forma delle labbra, alla lunghezza dei capelli, eppure Ale pensò che nessuna statua, benchè fedele ai dettagli, potesse eguagliare la sua persona. Quella statua era bella, ma senz'anima e lei di Michael amava la sua anima. Era incredibile vivergli accanto, lui era così carismatico, calamitava l'attenzione anche solo con un leggero movimento del capo, lei ne era attratta senza potervi opporre resistenza alcuna, assetata dalla sua personalità, da quella forte energia che emanava. No, nessuna statua avrebbe potuto catturare il segreto della sua anima. Michael tornò accanto a lei, sfilò via gli occhiali da sole scuri che avevano nascosto il suo sguardo fino a quel momento e rimase a guardare la statua con un sorriso soddisfatto. Fu in quel momento che Ale avvertì di nuovo quell'energia accanto a se, distolse lo sguardo dal quel freddo corpo di cera senz'anima per sfamare il suo desiderio di lui. Era incredibile quanto ne fosse attratta, le sembrò che le bastasse mai. Nessuna statua poteva essere più bella di lui, e scivolò dolcemente con lo sguardo sul suo volto sorridente, sulle sue labbra, i suoi denti bianchissimi, la sua mascella delineata, i suoi riccioli moribidi che seguivano i suoi movimenti. Fu trapassata dal desiderio di accarezzare il suo viso, toccare e fare sua quell'espressione soddisfatta che Michael aveva in quell'istante. Perchè dare tanta importanza ad una statua, quando li lei aveva lui che le accendeva tutti i sensi? Impossibile resistere a quel richiamo, impossibile fingere indifferenza, lo amava così tanto che le si leggeva negli occhi. E questo non sfuggì al fotografo. Il bagliore di un flash la riportò con i piedi per terra, mantenere le apparenze, era questo il suo compito, ma quanto era difficile fingere, nascondere le emozioni ed i sentimenti. Tornò in se, a fatica riprese il controllo del suo sguardo distogliendolo da lui, si guardò intorno con aria imbarazzata nella speranza di non essere stata notata da nessuno con quell'aria imbambolata mentre fissava Michael. Erano tutti concentrati su di lui, nessuno si sarebbe curato di quegli occhi languidi con cui l'assistente guardava la pop star, pensò.
La visita al museo si concluse con una breve conferenza stampa, alla quale l'entourage di Michael aveva posto determinate condizioni, i giornalisti ammessi in sala non avrebbero posto domande personali alla star, avrebbero fatto domande in merito alla statua e alle attività professionali del cantante, se ci fossero state domande imbarazzanti, fuori tema o non pattuite l'entourage della pop star avrebbe messo fine alla conferenza. Ai giornalisti queste restrizioni non piacevano, ma c'era poco da fare, motivo in più per creare ulteriori illazioni sui giornali e avrebbero tratto le loro conclusioni. Omettere certi argomenti privati non faceva altro che alimentare la curiosità ed il mistero che ruotavano intorno al suo presunto matrimonio.
Fu solo quando Ale strinse di nuovo la mano di lui, al riparo da occhi indiscreti all'interno del loro suv, che si accorse che la fede, intiepidita dal calore del suo corpo, era ancora al dito di Michael.
- Michael... oh mio Dio! l'anello! Non hai tolto l'anello??- il suo volto era visibilmente preoccupato, ma il primo pensiero di Michael fu quello di tranquillizzare lei, sapeva di aver commesso un errore stupido, ingenuo, proprio lui che studiava nei minimi dettagli il suo aspetto prima di uscire in pubblico, perchè sapeva che i fotografi lo avrebbero vivisezionato dalla testa ai piedi era caduto in un errore simile. Si sentì di nuovo prigioniero, come se non potesse mai abbassare la guardia perchè il nemico era in aguato, pronto a colpire. Ma Ale non doveva sapere tutto questo, Ale andava protetta, rassicurata. Sforzò un sorriso.
- Ehi! va tutto bene piccola! non è successo nulla di grave!
- Ma Michael...adesso ci daranno la caccia!
- Perchè hanno mai smesso di farlo? scriveranno soltanto qualche articolo in più sull'argomento tutto qui!
- Ne sei sicuro? - quella sua strana calma non la convinceva.
- Ma si piccola! Cosa vuoi che accada? Tutto sta ad ignorarli! La prossima volta bisogna essere più prudenti...magari questa volta l'abbiamo scampata..vedrai che non se n'è accorto nessuno!
- Mmmmh! mi sembra improbabile!
- Stai tranquilla piccola! - le prese il mento tra l'indice ed il pollice ed avvicinò piano le labbra alle sue, la baciò con dolcezza nel cercare di infonderle una sicurezza che non aveva nemmeno lui, quell'ennesima incursione nel suo privato non gli piaceva, sapeva cosa avrebbero scritto ed insinuato, temeva la tempesta mediatica che si sarebbe scatenata attorno ad Ale e sapeva che non sarebbe riuscito a proteggerla per sempre. La strinse a se con la tristezza nel cuore, era convinto che la stesse trascinando con se in quella gabbia dorata privandola della libertà, la imprigionava nella sua vuota solitudine e lei ne era inconsapevole.
Rientrarono al Ritz dopo il solito bagno di folla, i fans continuavano ad urlare le sue canzoni, a cercare una foto, un autografo, erano sempre molto affettuosi, spinti dall'amore. Michael attraversò la hall sorridente, i suoi fans che l'amavano incondizionatamente, lo rimettevano sempre di buon umore. Ma quell'uomo fermo davanti all'ascensore lo guardava di traverso. Sul suo volto si leggeva chiaramente il disappunto.
- Qui siamo alla pura follia! Si osanna un mostro...si innaugurano statue in onore di un pedofilo! In che razza di mondo viviamo? E' disgustoso! - continuò a sbraitare mentre si allontanava da Michael proseguendo lungo il corridoio, ma le sue parole arrivarono nette e taglienti. Ale non riusciva a crederci, fu colta dalla rabbia, non riuscì a contenersi.
- Lei è un ipocrita! E' facile giudicare senza conoscere! - urlò con tutto il fiato in gola, mentre con rabbia si apprestava a seguirlo lungo il corridoio per dirgliene quattro, ma Michael la riprese e le forti braccia di George la bloccarono.
- Mettimi giù George...non posso tollerare un insolanza simile! - si dimenava energicamente tra le forti braccia della bodyguard.
- No Ale...ti prego! Non diamo spettacolo! - la voce rassegnata di Michael la bloccò in un istante.
- Ma quello ti ha offeso ingiustamente!
- Lascia stare! Ci sarà sempre qualcuno che crederà che io sia un molestatore di minori...non puoi cambiare le opinioni di tutti! - nelle sue parole ci leggeva tutta la frustrazione e l'amarezza di quel momento. Il suo maginifico sorriso si era di nuovo brutalmente spento ed i suoi occhi avevano di nuovo preso quell'espressione malinconica. Salirono in silenzio fino alla suite, in silenzio perchè quando un cuore si spezza lo fa senza rumore e per Ale quell'assenza totale di suono, di parole, era pesante come un cielo oscuro. Sentiva troppo nettamente il suo dolore, una vecchia ferita mai del tutto ricucita si riapriva di nuovo.
- Michael...mi dispiace...
- Ti prego piccola...non mi va di parlarne...voglio restare solo..scusami!
- No...invece non devi! Non ti fa bene startene qui rintanato a pensarci su!
- Ale ti prego...ho bisogno di stare solo! Sono un uomo marchiato a vita...la vitiligine mi devasta il volto...e le parole di quell'uomo mi devastano l'anima! Sono marchiato per sempre...e tu non puoi aiutarmi! - vide i suoi occhi riempirsi di pianto, Ale non resistette, corse tra le sue braccia, disperatamente alla ricerca di un varco nella corazza che aveva eretto di nuovo a proteggere il suo cuore agonizzante.
- Si invece...io sono qui per condividere le gioie e i dolori della tua vita! Non tenermi lontana!
- La mia anima è troppo piena di cicatrici perchè tu possa guarirle piccola!
- Ti sbagli! Le cicatrici sono aperture attraverso la quale una persona può entrare nella solitudine dell'altro...e guarirla!
- Non è così semplice piccola! Attraverso quelle cicatrici entreresti in un mondo troppo oscuro...ed io ti amo troppo per permetterti di farlo!
- Perchè mi allontani? Mi fai paura quando fai così!
- Ti prego...lasciami solo...so trovare il modo per dimenticare ancora una volta! - le prese tra le mani il viso bagnato dalle lacrime, con le dita le asciugò le guance, le diede un leggero bacio sulle labbra per poi tornare a fissarla intensamente negli occhi prima di chiamare George. - George..per favore...accompagnala nella stanza di Chiara!! Ti prego piccola..ho soltando bisogno di qualche minuto per rilassarmi!
- Vado se è questo che desideri...ma non è questo l'amore Michael...non dovresti mai allontanarmi quando qualcosa ti ferisce...io non ti allontanerei mai da me! - uscì dalla stanza chiudendosi amaramante la porta alle spalle. Proseguì lungo il corridoio e di nuovo le parole di Lisa le tornarono alla mente. Era la stessa storia, lui continuava a chiudersi in se stesso, era impenetrabile.
Michael non aveva mentito, sapeva bene come trovare il modo di dimenticare l'ennesima umiliazione, l'unico modo era tornare da loro. Frugò forsennatamente nelle sue valigie, nei vari doppi fondi segreti, qualcosa doveva essere ancora li, pronto all'uso. Si sentì sporco, ma era necessario, quelle parole continuavano a tornare, quello sguardo disgustato continuava a scrutarlo. Si sentì oppresso da tutti, dai fotografi che continuavano ad osservare avidamente la sua vita, dai fans che lo braccavano ovunque, dalle parole di quell'uomo che erano le stesse di tanti, forse troppi altri al mondo, oppresso da Ale e dalle verità che non riusciva a dirle. La frustrazione continuava a salire, alla fine il cerchio si chiudeva sempre intorno a lui, per quanto si sforzasse di cambiare le cose, presto tutto tornava al punto di partenza. Era forse questo senso di non vivere mai a proprio agio con se stesso la costante della sua vita? Da cosa cercava di fuggire realmente?
"C'è sempre qualcosa da cui fuggire. Non fosse altro che da se stessi"
Amélie Nothomb
E la sua unica via di fuga, l'unico modo per sfuggire a se stesso era di nuovo li tra le sue mani. In un flacone integro di tranquillanti.
...continua (presto prometto!!!)