DangerousLucy
00mercoledì 12 maggio 2010 18:58
Ragazze scusate il ritardo... ma come si dice..."meglio tardi che mai!"
Buona lettura
Capitolo 17
Quella mattina fu Ale a svegliarsi per prima, rimase a guardarlo dormire a lungo, assorta nei suoi pensieri.
"Mi basta guardarlo per sentire le farfalle nello stomaco, lo amo...non c'è dubbio.. ma...la sua vita mi fa paura! E' un qualcosa ...al di fuori della mia portata, non riesco ad immaginarmi come diventerebbe la mia vita accanto a lui. Ma tu lo vuoi veramente? ti senti forte abbastanza? Ti senti pronta al salto nel vuoto? me lo chiedo di continuo dall'altra notte! e la risposta è sempre la stessa...Si!...Si!! e Si!! Mi sento come se fossi seduta sul bordo di un precipizio, con l'adrenalina che sale sempre più, mi volto e torno indietro? con il finire in una vita anonima e piatta, senza brividi ed emozioni e magari anche senza l'amore, oppure affronto l'incognita e mi lancio nel vuoto e quel che succeda succeda? ma almeno avrei vissuto intensamente, attimo per attimo! Se la ragione dice: fermati e rifletti! Il cuore risponde: Vai ed amalo! ed io non so resistere ai richiami del cuore! Ho deciso...mio dolce Michael...ho scelto...ho scelto di amarti! Ho scelto di affrontare il tuo mondo, ho scelto di svelare cosa si cela dietro la tua eterna solitudine, ho scelto di esserti vicina...anche se delle volte farà soffire! tutto questo perchè...ti amo, non smetterò mai di dirtelo... anche se tu non lo fai mai... avrei voluto sentire la tua voce rotta dall'emozione nel pronunciare queste parole, per me,...almeno una volta! So che mi ami...lo sento! il tuo cuore mi parla con i suoi battiti veloci, lo sento.....sento che accellera il suo ritmo quando ti bacio, sento il tuo corpo tremare sotto i miei tocchi, ma quanto vorrei che il suono della tua voce riempisse la mia mente con un "ti amo", a sentirlo riecheggiare all'infinito. Sciogli la tua timidezza..ti prego...dimmi che mi ami...ne ho bisogno...ne ho bisogno quanto te!"
Ale era talmente presa dai suoi pensieri che non si rese conto dei suoi occhi, ormai svegli, che la scrutavano intensamente.
- Il tuo sguardo è così...triste, piccola! cosa c'è che ti turba?
Ale sorrise nel sentire la sua voce, liberò la mente dai pensieri e concentrò il suo sguardo nel suo. Si perse di nuovo nei suoi grandi occhi scuri, profondi come la notte senza luna. Si avvicinò a lui con il viso, in cerca delle sue labbra, il contatto era il suo unico modo per sentire che anche lui l'amava. Un bacio appena accennato, ma le bastò per sentire il corpo di lui pervaso da un brivido. L'amava ne era certa.
-No, non sono triste! è...così bello svegliarmi con te vicino...pensavo semplicemente a come sarà vuota questa stanza quando...tu non ci sarai!
Lui la strinse a se, strofinando delicatamente gli occhi e la fronte sulle labbra di lei, come a volere i suoi baci sul tutto il viso, poi lasciò che fosse la sua bocca ad impegnare totalmente le sue labbra.
"Non riesco a risponderti amore mio, vorrei...ma non ne sono capace...non so dirti a parole come mi fai sentire. Le parole non riescono ad uscire dalle mie labbra, mi imbarazza guardarti negli occhi e dirti cosa provo nel mio cuore....ma solo Dio sa quanto vorrei farlo! Spero tu possa sentire attraverso i miei baci...quanto ti amo...quanto sei importante per me!"
I suoi baci erano così caldi, Ale avrebbe voluto restare incollata alla sua bocca per sempre, per respirare la sua anima, per bere la sua essenza attraverso le sue labbra umide e sensuali, per nutrirsi del suo amore. Fece scivolare la mano sul suo pigiama di seta, accarezzandone il tessuto, sentirlo scorrere liscio e fresco sotto i polpastrelli, insinuò le dita tra lo spazio di due bottoni, fino ad arrivare ad accarezzare qualcosa di più morbido e prezioso della seta stessa, la sua pelle, nuda e tiepida sotto il suo tocco. Con abilità fece scivolare lentamente il bottone fuori dall'asola, per avere lo spazio necessario per far si che la sua mano di intrufolasse totalmente sotto il suo pigiama, come a crearsi un passaggio, privo di ostacoli, per raggiungere facilmente la meta. Ora la sua piccola mano era libera di muoversi, di esplorare il suo corpo, di sentire la sua pelle con tutto il palmo, salì verso il petto lasciando che le sue dita giocassero con i suoi piccoli capezzoli, che reagirono sotto la sua mano, così sensibili ai suoi tocchi, Ale continuò a stuzzicarli. Michael sorrise leggermente, sotto la pressione dei baci di lei, cercò di resistere al solletico che provava, continuava a baciarla con trasporto, lasciando che le loro lingue si unissero in uno stretto legame d'amore.
Di colpo Ale si tirò indietro, lasciando le labbra di lui, inumidite dai suoi baci, ancora desiderose della sua bocca.
- Oh mio Dio!!! è tardissimo...io...devo andare al corso..poi il lavoro...cavolo cavolo sono in ritardo!! - disse alzandosi di fretta dal letto, poi si fermò un attimo a guardarlo, era così bello e sensuale, con i riccioli scompigliati sul cuscino, la sua bocca che la richiamava a se, Ale non resistette, tornò a tuffarsi tra le sue braccia per un ultimo bacio.
-Come faccio a resisterti? mi dici come posso fare? - gli disse dolcemente staccandosi dalle sue labbra.
- L'unico modo per resistere alla tentazione...è cedervi! Oscar Wilde!- le rispose con un sorriso intrigante e malizioso.
- Non dirmi così!! ti prego!! la mia forza di volontà vacilla ogni giorno di più!
-Non adare più a lavoro...posso pagarti io l'affitto!
Ale saltò di scatto fuori dal suo abbraccio.
- No! grazie non ne ho bisogno- la sua risposta fu secca. Michael capì che doveva andarci piano su quell'argomento.
Ale cercò di vestirsi rapidamente, poi vide i calzini gialli di lui e si voltò a guardarlo sorridendo.
-Posso rubarti un calzino? sono troppo simpatici i tuoi calzini gialli!!! te ne do uno dei miei arancioni, dai Mike!! voglio che porti qualcosa di mio oggi!!
I suoi occhi erano così luminosi, divertita all'idea di scambiarsi qualcosa, Michael esitò non era del tutto convinto della cosa.
-Vuoi farmi andare in giro con i calzini di colore diverso? eeheheh ma ...Ale piccola...!
- Dai...sotto i pantaloni non li noterà nessuno!!
- Ma come speri che nessuno noti i calzini in me! - le rispose divertito, esitava ma sapeva già in cuor suo che avrebbe ceduto - e poi..come credi che in un tuo calzino entri il mio piede!
-I miei calzini sono mooolto elastici...dai dai... voglio indossare una cosa tua e tu una mia...è bello... giochiamo...non ti va di giocare?
Michael la guardava estasiato dal suo sorriso sbarazzino, dalla sua espressione frizzante e leggera, i suoi occhi erano luminosi come un verde prato di primavera, Michael immaginò di correrci dentro, libero e felice, le lacrime erano un lontano ricordo.
- Ok, mia piccola monella!! prenditi il mio calzino giallo!
Ale gli saltò al collo, felice di sentirlo stare al gioco, gli diede un rapido bacio sulle labbra e tornò a guardalo negli occhi.
-Cosa farai oggi?
-Beh!! non so...passo da casa...ho un motivo che mi frulla nella testa e..vorrei lavorarci al piano!
-WOW!!!- Ale rimase a guardarlo ammirata, aveva tra le braccia un musicista, tra i più famosi al mondo e lei se l'era ricordato solo in quell'istante. Michael Jackson stava per comporre qualcosa e nessuno al mondo lo sapeva, eccetto lei, questa cosa le diede un brivido, era emozionante saperlo al lavoro su qualcosa, immaginava quali sensazioni avrebbe potuto far uscire questa volta dal suo cuore, quale melodia avrebbe accompagnato i suoi sentimenti, si sentì completamente rapita dal fascino del suo talento, era certa che sarebbe stata una canzone meravigliosa.
- Che ti prende piccola? ora sei tu quella senza parole?- la guardò divertito e sorridente.
- No è...che...è...incredibile pensarti su un piano con fogli e penna a scrivere musiche meravigliose ...io...beh...è una cosa che....mi emoziona, sul serio! Delle volte mi dimentico totalmente che sei Michael Jackson!
Per Michael quella sua ultima frase fu una cascata d' acqua fresca sul viso, dimenticarsi totalmente di Michael Jackson, nessuno al mondo ci era mai riuscito, ma lei si, nei momenti spensierati non lo vedeva come la star mondiale, addirittura si dimenticava di lui, era per lei l'uomo della quale si era innamorata, punto e basta. Lo trovò fantastico.
-Ora devo proprio andare...- Michael la trattenne per un polso, un ultimo bacio sulle sue piccole e dolci labbra, per stamparsi nella mente l'emozione di un contatto con lei.
-Quanto vorrei che non lavorassi...piccola! Posso pagarti io l'affitto!
-Non tornare su questo argomento, per favore! non voglio discutere con te!
-Ma perchè?
-Io non voglio i tuoi soldi, ce la faccio da sola, non voglio essere comprata, non mi puoi comprare!- l'orgoglio di Ale venne tutto fuori in quelle poche parole, i suoi occhi si fecero duri, decisi.
- Non voglio comprarti! Nessuno cerca di farlo..piccola! è solo che....avresti più tempo da passare con me! i week-end per te non esistono, la sera arrivi sfinita da un giorno di corsa e...rimane poco tempo per stare insieme! pensaci... ti prego! Voglio solo...poter stare con te!
Ale rimase in silenzio, aveva ragione, ma non se la sentiva di approfittare di lui, non era nel suo modo di fare, molte avrebbero preso al volo quell'occasione, ma non lei, il suo orgoglio glielo impediva.
-Grazie ma...voglio farcela da sola...non voglio approfittare di te, non voglio che tu o qualcun'altro possa minimamente pensare una cosa simile...so che posso farcela da sola!
-Ma sei terribilmente testarda! non penserei mai una cosa simile di te! vedila così...sono egoista e voglio stare più tempo con te, lo faccio per me...solo per me! va meglio così?
-Mi dispiace...non funziona! non è così semplice...io...non posso.. ce la faccio da sola, grazie!- si avvicinò a lui per un dolce bacio e si avviò verso la sua dura giornata.
Michael rimase a letto, pensieroso, non lo trovava giusto, doveva fare qualcosa, afferrò il cellulare e chiamò uno dei suoi avvocati.
-Pronto Frank... ho bisogno che verifichi chi è il proprietario di un appartamento...prendi nota...l'appartamento è il 4579A su Little Parc Street, poi vorrei che ti occupassi di comprarlo...no..non so se è in vendita...ma fai una buona offerta...si venderà di sicuro! Lo so...che non è una zona residenziale...si... si....so che non è un affare comprare qui...ma quest'appartamento deve essere mio...subito! Frank...Frank...ti prego...nessuno ha chiesto consigli in merito...ti ringrazio...ma....voglio quest'appartamento...non posso dirti altro! Grazie...aspetto tue notizie!
Si mise a sedere sul letto, sbottonando lentamente i bottoni del pigiama, prese la camicia viola sul piccolo divano accanto al comodino, se la infilò buttando lo sguardo sui calzini spaiati posati sul letto, sorrise prendendoli in mano, si sentì buffo nell'indossarli, ma la cosa lo divertì, pensò a lei con gli stessi calzini ai piedi. Lei era come lui, pensò, non vuole conformarsi alle regole, dov'è stabilito che non si possa indossare un calzino giallo con uno arancione? Lei era perfetta per lui, Michael lo capiva ogni giorno di più. Sorrideva mentre tra se e se canticchiava il motivo che aveva in mente. Si mosse in fretta, doveva tornare a casa e fissare sulla carta quella musica, prima di perderla per sempre.
-Ti sei vestita al buio stamattina?- le chiese sbalordita Susy - cos'è quella roba che hai ai piedi?
Ale sorrise tra se, poi le rispose semplicemente : - Ho fregato un calzino a Michael Jackson!
-Ma non erano bianchi i suoi calzini? a te quell'uomo ti ha fatto male al cervello!! hai sognato di nuovo davanti alla foto della rivista vero?
Ale si mise a ridere - Non immagini ....quanto siano reali i miei sogni!!
-Ed io che pensavo avessi un uomo VERO!! invece ci dai dentro di fantasia...ma se ti rende felice...va bene così!!! dai andiamo...i bambini in ludoteca ci aspettano.
Ale sorrise divertita, mentre la seguiva per il corridoio. "se solo Susy sapesse la verità!" pensò.
I bambini in ludoteca erano intenti a giocare con Ross, che cercava di divertirli con piccoli giochi di prestigio, che fallivano miseramente, alimentando le loro gioiose risate.
La bimba con il cerchietto azzurro corse incontro ad Ale ad abbracciarla.
-Ciao Ale, che bello rivederti, senti qua!- si tolse rapidamente il cerchietto azzurro dal capo, le prese la mano passandola sulla sua piccola testa calva - li senti?
Ad Ale affiorarono le lacrime agli occhi, sotto le sue dita sentiva scorrere la sua cute a tratti ruvida, piccoli, minuscoli e sottili capelli stavano ricrescendo, la guardò negli occhi e ci vide tutta la sua felicità. La piccola e dolce Valery era felice, felice per una cosa normale per la maggior parte dei bambini, ma non per quelli come lei, emozionata per una cosa che tutti quelli della sua età davano per scontato, ma che per lei non lo era, era un dono prezioso, il più prezioso al mondo, riavere i suoi meravigliosi capelli, biondi come il grano a giugno. Sorrideva mentre raccontava ad Ale che presto il suo fantastico cerchietto li avrebbe sorretti, tenedoli in ordine, si immaginava di sentirli svolazzare al vento mentre pedalava forte in bicicletta. Ale si sentì felice di condividere con lei questa gioia. Guardandola in viso riusciva a capire perfettamente il senso della vita. Nulla avrebbe reso più felice Valery, attraverso la sua gioia capì Michael perfettamente. Lui aveva tutto e non era felice, stare con i bambini malati ed aiutarli gli ricordavano il senso della vita e si riscopriva sereno accanto a loro, felice di una corsa sul prato, di un gelato mangiato all'aperto, di una carezza di una persona che ti ama. Riuscire a donare gioia ai bambini che soffrono era dare un senso alla sua vita, Ale lo capì in quell'istante.
Michael entrò nel suo salotto, quello in cui teneva il pianoforte, si sfilò gli occhiali scuri appendendoli alla sua camicia, si tolse le scarpe e i suoi calzini bicolore si mossero rapidi sul parquet di legno scuro, diretti verso il piano. Si sedette sullo sgabello, pensieroso, era totalmente concentrato sulla musica, cercava di farla uscire dalla sua mente, cercava di trasformare in note le sue emozioni. Posò le dita sui tasti laccati del pianoforte, il loro suono interruppè il silenzio della stanza, Michael lasciò che le emozioni uscissero, che divenissero musica, lasciò che le sue dita si muovessero come fossero rapite da qualcosa di magico, la melodia era dolce, leggera, poteva vederla con gli occhi, pian piano vide le parole sposarsi con quella musica, totalmente in armonia tra loro. La sua anima era uscita completamente allo scoperto, il miracolo si era compiuto anche questa volta ed era certo che il suo amato pubblico avrebbe colto l'essenza di se anche in questa nuova canzone. Voleva farsi conoscere, mettersi a nudo solo nella sua musica, far vedere la profondità dei suoi sentimenti attraverso le note e non attraverso le false notizie dei giornali.
"Volete conoscermi? sapere chi sono realmente? cosa nascondo? ecco...ascoltate...attraverso le mie canzoni potete farlo... c'è tutta la mia anima, c'è tutto me stesso, puro, indifeso, apro completamente le porte più segrete del mio cuore...senza barriere, senza filtri.....riesco a farlo solo attraverso la musica...! Desidero che la mia piccola Ale la ascolti...che capisca...che sappia, per mezzo delle note...quello che c'è nel mio cuore!"
Ale scorse in fondo alla stanza, un bimbo che se ne stava indisparte, solo, intento a disegnare su un foglio, con la guancia poggiata sulla sua manina, la sua espressione era triste, assorta in chissà quale pensiero. Ale chiese a Susy chi fosse.
- Lui è Paco, è un bimbo messicano, abbiamo provato più volte a farlo inserire, ma se ne sta li tutto solo, sempre! Non parla e non sappiamo come aiutarlo, sappiamo soltanto che la sua famiglia è molto povera, la madre viene raramente a trovarlo, perchè lavora, fa doppi turni per pagargli le cure.
-Ma...l'altra volta che sono stata qui lui non c'era? non ricordo di averlo visto!
-No, stava troppo male dopo il ciclo di chemio.
Ale si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
-Ciao! mi chiamo Ale e tu?
Paco non rispose, non alzò nemmeno lo sguardo dal foglio, Ale guardò cosa stesse disegnando, cercando qualche spunto per una conversazione che potesse interessargli. Disegnava gli antichi romani, con le loro corazze e i pennacchi rossi in testa, sfilavano fieri sui loro cavalli, ne fu sorpresa da un soggetto così insolito per un bambino.
-Ti piace l'antica Roma? ma che bello! io vengo dalla loro patria, sono stata un sacco di volte a Roma, se vuoi ti racconto qualcosa...così potrai disegnare i tuoi eroi con più precisione.
Paco alzò piano lo sguardo verso di lei, non disse una parola, ma almeno un gesto verso di lei l'aveva fatto. La scrutò da cappo a piedi, soffermando lo sguardo sui suoi strani calzini. Abbozzò un timido sorriso che fece sparire in fretta, ma Ale lo aveva notato e continuò a parlargli.
-Ti piacciono i miei calzini? credo che siano magici...come magica è la persona che me li ha donati.
-Sul serio?
Ale non riusciva a crederci, Paco le aveva parlato, cominciò a credere sul serio che Michael trasformasse in magia tutto quello che toccava.
-Oh si!! sono riusciti a farti sorridere e a parlare!! sono stra magici!!!- disse Ale sgranando gli occhi.
Paco sorrise, il suono della sua risata fu un sollievo per Ale, il ghiaccio era rotto, sperava ora di riuscire ad aiutarlo ad uscire dal suo guscio.
-Io sono Paco! mi piaci..sei...buffa!
-Buffa io? ma che dici?- gli rispose facendo delle ridicole smorfie, scoppiarono a ridere entrambi. Ale fu felice di vedere il sorriso sul suo volto segnato dalla malattia, anche lui, come del resto quasi tutti i bambini del reparto, aveva perso i capelli e con essi aveva perduto per sempre la sua infanzia. Questo pensiero la rese triste, ma non glielo diede a vedere.
-Sul serio sei stata a Roma?
-Si! un sacco di volte! io vengo dall'Italia!
- Ed il Colosseo è bello come si vede nei libri?
-Direi ...addirittura di più!
- Deve essere...fantastico! mi immagino tutte le battaglie dei gladiatori!!!
- Se vuoi...qualche volta ti racconto delle storie sui romani e le loro battaglie!
- Si.. sarebbe bello!
La loro conversazione fu interrotta da una giovane infermiera che si avvicinò a Paco.
-Tu sei Paco vero? è l'ora della flebo.- gli disse prendendogli il braccio, sollevandogli la manica. Ale rimase senza parole nel vedere il suo braccio livido, cosparso di puntini rossi, segno di innumerevoli punture.
-Tu sei nuova vero?- chiese Paco
-Si- rispose la ragazza pronta ad infilargli l'ennesimo ago.
-Immaginavo! le altre infermiere lo sanno. Non prendermi il braccio destro, qui sento più dolore, sul sinistro va meglio, magari se fai entrare l'ago con questa inclinazione non sento assolutamente niente.- disse all'infermiera indicando l'inclinazione giusta con le sue piccole mani.
Ale era sbalordita, sentì un nodo stringerle forte la gola, un bimbo di quell'età non dovrebbe saperle certe cose, non dovrebbe sapere quale zona del suo corpo è meno sensibile alle punture, non dovrebbe sapere come farsi introdurre un ago senza sentire dolore, il suo compito di bambino era saper smontare la propria bicicletta, sapersi arrampicare sugli alberi, saper giocare a pallone, saper sorridere, ma guardando gli occhi di Paco, Ale capì che non sapeva fare nulla di tutto questo.
Uscì dalla stanza in preda alle lacrime.
Rientrò a casa dopo il lavoro, con il peso dell'anima che la schiacciava a terra, sperava di trovare Michael ad attenderla ma non fu così. Si sentì così triste e sola, si distese buttandosi pesantemente sul letto, si abbandonò ad un pianto liberatorio, silenzioso. Sentì la porta di casa aprirsi, Michael era arrivato proprio in quel momento. Corse da lui, a cercare conforto tra le sue braccia, certo che avrebbe capito.
-Che succede piccola? - Michael la strinse forte a se, preoccupato.
Ale cercò di raccontargli tra i singhiozzi della ludoteca, della gioia infinitaa che aveva provato per la piccola Valery ed il dolore sordo e opprimente per Paco.
- Lo so, piccola! è triste vedere che non hanno più la minima idea di cosa sia il gioco, la spensieratezza che dovrebbe essere tipica della loro età, è triste vederli alle prese con i farmaci.. della quale sanno i nomi a memoria...capisco come ti senti... ti senti...impotente...e desideri soltanto che smettano di soffrire...desideri solo...vederli sorridere...tornare bambini anche per un solo minuto!- i suoi occhi erano così intensi, lucidi di lacrime, sentiva chiaramente sulla sua pelle il dolore di quesi bambini senza infanzia.
-Paco affronta la malattia da solo! Ha solo sua madre che lavora di continuo per pagargli le cure. Michael...ti prego...possiamo fare qualcosa? possiamo aiutarli?
Le prese il suo dolce viso supplichevole tra le mani, le diede un tenero bacio sulle labbra, le strinse la guancia sul suo petto, come a volerla proteggere da tutto quel dolore.
-Si che possiamo piccola mia! stai tranquilla!!
E mentre continuava a tenerla stretta al suo cuore, Michael sentì di nuovo il senso della vita impadronirsi della sua anima.
.....Continua