DangerousLucy
00lunedì 3 maggio 2010 19:00
Ragazzi scusate il ritardo!!! ma è stato veramente difficile finire sto capitolo!! non sono brava quando sono separati Ale e Mike!! ho fatto del mio meglio!! se non dovesse piacerevi ...abbiate pietà... farò meglio al prossimo capitolo!!!
ok non mi dilungo!!
buona lettura
Capitolo 15
Los Angeles
Il bagno si riempì rapidamente di vapore, Ale si fece scorrere l'acqua calda sul corpo a lungo, come un massaggio, con la speranza che assieme ad essa scorresse via lo stato d'ansia che l'attanagliava dalla mattina, sperava di liberarsi dallo stress accumulato. Ma più restava sotto la doccia più si sentiva mancare l'aria, si sentì opprimere dal vapore, non si dava spiegazioni per quelle strane sensazioni che provava. Uscì affannata dal bagno, aprì la finestra e respirò l'aria fresca. Cominciò a sentirsi meglio, ma l'ansia allo stomaco la teneva in pugno. Pensò a lui, lontano dal suo cuore, capì di essere terrorizzata dal pensiero di perderlo, dal pensiero di lui insieme a qualcun altra, alle tante che gli giravano intorno. Si chiese se fosse preparata a tutto questo, se fosse pronta a condividerlo con milioni di ragazze urlanti in tutto il mondo, se si sentisse forte da ignorare i pettegolezzi, gli scoop veri o presunti sui tabloid e credere alle sue parole. Era presto per dirlo, doveva fidarsi di lui, credergli e solo con il tempo avrebbe capito. Un rischio che doveva correre. Si asciugò i capelli, indossò il pigiama e si distese finalmente sul letto. Prese il cellulare poggiato sul comodino e guardando il display sentì il cuore palpitargli nel petto. "5 chiamate perse....Michael". Non esitò un attimo, lo richiamò immediatamente.
Las Vegas
La stanza di Michael era silenziosa. Lui si era abbandonato sul letto, senza spogliarsi, ancora con i mocassini ai piedi, il vassoio della cena intatto sul tavolo. Il suo viso era teso, sulle guance ancora i segni umidi delle lacrime, fermo nell'immobilità di un sonno artificiale che si era creato, al "sicuro" nel suo limbo per disattivare la mente, per dare tregua ad un anima in pena. Il silenzio fu interrotto dal suono del cellulare, ma lui, nel posto estremo in cui si trovava, non poteva sentirlo.
Los Angeles
Ale posò il cellulare sul comodino, il suo sguardo si fece pensieroso. Si chiese dove fosse, del perchè non rispondesse. Riprovò ancora. Nulla. Pensò fosse in un posto affollato, da non sentire il telefono, se lo immaginò mentre elargiva sorrisi a tutti, con i suoi modi educati, per un attimo fu gelosa, gelosa di non sapere con chi fosse, con chi parlasse e a chi sorridesse, avrebbe voluto essere li con lui. Provò di nuovo. L'ansia di sentirlo ormai si era impadronita di lei, aveva bisogno di sentirsi chiamare "piccola", era rassicurante quando la chiamava così. Il suo cellulare squillava a vuoto, riattaccò. Guardò il cuscino accanto al suo, non resistette alla tentazione di sprofondarci il viso sopra, lo respirò pienamente, per sentirne ancora la lieve essenza di lui su di esso. Non riusciva a crederci che meno di ventiquattro ore prima lui era li con lei, sul quel cuscino, le sembrava già passata un eternità. Prese di nuovo il cellulare tra le mani e lo chiamò ancora una volta. Ogni squillo a vuoto era una pugnalata al petto. Nessuna risposta. "Ragionaci su Ale, senza farti prendere da paranoie inutili, ti ha chiamata 5 volte ...ben 5 volte una dietro l'altra...è senza dubbio segno che voleva sentirti... te lo ha detto anche nel pomeriggio. Tranquilla.. non sente il cellulare, non appena vedrà le chiamate....chiamerà!"
Le ore passarono, lunghe e silenziose, immersa nel vuoto della sua anima,persa tra le centinaia di ipotesi che la mente immaginava. Per un attimo pensò a lui tra le braccia di un altra, immaginò i suoi baci su di una bocca che non era la sua, immaginò i suoi sospiri che non erano per lei, si sentì devastare da una dolore al petto. Scacciò quel pensiero e tornò a chiamarlo ancora una volta. Gli squilli si perdevano nel silenzio, svanivano nel buio, cadendo nel vuoto di una risposta che non arrivava.
Pianse Ale, fino ad addormentarsi sfinita alle prime luci dell'alba.
Las Vegas
Michael uscì piano dal suo torpore, cercando di mettere a fuoco le immagini davanti ai suoi occhi. Dalla finestra scorse una città ancora dormiente, dopo i fasti di una notte eccessiva, come tutte le notti a Las Vegas, il cielo andava a schiarirsi piano sotto il lento sorgere del sole. Si sentì la mente pesante, ma ancor più pesante era la sua anima, si alzò a fatica dal letto, barcollando dalle vertigini. Entrò in bagno e si fermò a guardare la sua immagine riflessa allo specchio. THE MAN IN THE MIRROR. L'immagine che vide andava oltre il riflesso fisico della sua figura, vide la sua anima a nudo, vide il suo volto segnato, il suo sguardo spento come quello di chi non ha più la forza di reagire, vide l'amarezza e la frustrazione di un uomo che non era riuscito a resistere, la debolezza della sua volontà di farcela. Si sentì un perdente, fallito come essere umano. "Chiedi all' uomo nello specchio di cambiare strada... sò soltanto cantarla questa frase. Ma chi è quest'uomo nello specchio che vedo ora? sono realmente io? riesco a chiedergli di cambiare strada? ". Aprì il rubinetto, lasciando che l'acqua fredda gli scorresse tra le mani, se la gettò in faccia violentemente, come se l'impatto con l'acqua fredda lo svegliasse da quell'incubo. All'improvviso il pensiero di lei prese completamente il posto nella sua mente. Afferrò un asiciugamano e asciugandosi corse in stanza alla ricerca del cellulare.
"23 chiamate perse.....8 sms"
Scorse l'elenco delle chiamate perse. "Mamma...Ale...Ale..Ale...Liz...mamma....e Ale all'infinito, non l'ho fatta dormire tutta la notte...ed è solo colpa mia...riesco a rovinare tutti intorno a me... se solo avesse risposto ieri sera, se solo fossi stato più forte..."
Andò a leggere gli sms: "Ciao Michael, mi spiace non aver risposto ero sotto la doccia, ti prego richiamami, Ale" - "Michael non vorrei pensassi che non mi andava di sentirti, sono qui con telefonino in mano in attesa di una tua chiamata. Ale." - "Mike dove sei?, mi manchi, sono arrabbiata con me stessa per non aver sentito il cellulare, perchè non risposdi? ce l'hai con me per qualcosa? ti prego chiamami a qualsiasi ora, non ce la faccio se non ti sento al più presto! Ale" - " Michael...io....ti amo...non dimenticarlo mai! Ale".
Rilesse quel "ti amo" tante volte, lo feriva come un rasoio affilato che entrava rapido nella carne, perchè non riusciva a dirle che l'amava? perchè non riusciva a darle la tranquillità e sicurezza che meritava? se avesse avuto lei vicino la sera prima, avrebbe ceduto al richiamo dei farmaci? Smise di porsi domande nell'attimo esatto in cui schiacciò il tasto verde sul suo cellulare per richiamarla.
Los Angeles
Lo squillo del cellulare fece svegliare Ale di soprassalto. Rispose di fretta, senza guardare chi fosse, certa che fosse Michael.
-Pronto, Mike... sei tu?
Ci fu un attimo di silenzio, Ale rimase con il fiato sospeso, in attesa di udire la sua voce.
-Ciao piccola!
Con quella semplice frase le sue ansie sparirono, sciolte come neve al sole, si sentì l'anima leggera.
-Oh! Michael finalmente! sono stata in pensiero tutta la notte, non hai visto le mie chiamate? perchè non hai risposto?
-Scusami...io...non volevo farti preoccupare....è che... avevo il cellulare in modalità silenziosa...non ho sentito le tue chiamate...scusami piccola! - mentì, ormai non faceva altro che questo con tutte le persone che amava, per nascondere, per coprire la sua dipendenza dai farmaci, per non preoccuparli, perchè per lui la situazione era sotto controllo, era ancora convinto di poterne uscire quando voleva. Ma la sua voce lo tradiva, non era leggera e frizzante come al solito, Ale lo sentì subito, la sua voce era spenta, apatica, tesa.
-Tutto ok Michael?
-Si piccola, perchè?
-Mi sembri...diverso...c'è qualcosa che vuoi dirmi?
-No, tranquilla tutto ok! mi sono svegliato con il mal di testa tutto qui!
-Mi manchi lo sai?
-Torno presto, vedrai! e ti prometto che passeremo del tempo insieme, non hai le vacanze di primavera fra poco?
-Credo di si!
-Ottimo, una settimana tutta per noi...ti porto a Neverland, che ne dici?
Per un attimo Ale esitò, la impressionava pensare di entrare nel suo mondo, non voleva che l'esagerazione del suo ranch prendesse il sopravvento sui sentimenti semplici, voleva amarlo per quello che era come persona e non voleva assolutamente che lui pensasse il contrario.
-Piccola ci sei? non ti va di vedere casa mia?
-A me va solo di stare con te....non m' importa dove...
-Anch'io.... non vedo l'ora! adesso devo andare piccola, posso chiamarti oggi?
-Oh si ti prego! fallo...anche ogni 5 minuti...non riuscire a setirti per tutta la notte è stato orribile, non sai quante cose ho pensato!
-ehhehe che avessi un altra?
-mmmh! anche! come fai a saperlo?
-Mettila così...intuito maschile!
-Forse perchè l'intuito femminile ci dice di non fidarci degli artisti giramondo, ultra sexy e con milioni di fans innamorate di lui?
-ehheheh gelosa? - sentirlo ridere le fece piacere, Ale pensò che, nonostante la sua voce celasse qualcosa, il suo Michael pian piano tornava ad essere quello di sempre, quello che si divertiva a prenderla in giro.
-tu cosa faresti al mio posto?
-Stai tranquilla piccola....non è come pensi, tutt'altro. Non sarei qui con te all'alba al telefono se fosse così, non credi?
-Forse hai ragione!
-Ho decisamente ragione! hai ancora un paio d'ore prima di andare al corso, prova a dormire un pò! ok? a dopo piccola!
Riattaccò il telefono, Ale si sentiva decisamente meglio, sprofondò sul cuscino e si addormentò sfinita.
Nonostante le poche ore di sonno quella mattina Ale si sentiva in forma, il pensiero di una settimana di vacanza interamente da passare con lui, giorno e notte, le dava una carica ed un entusiasmo incredibile.
-Sembri finalmente di buon umore stamattina. Oggi sei dei nostri a pranzo?
-Ok Susy!!! mi sento decisamente in forma e....sarò dei vostri!!
-Grande Ale! vedrai non te ne pentirai!- disse Susy entrando in aula di fretta.
Ale sentì il cellulare vibrarle nella tasca, lo tirò fuori rapidamente, il suo nome lampeggiava sul dispaly e si sentì il cuore riempirsi di gioia.
-Michael tutto ok?
-Ciao piccola! volevo augurarti buona lezione e...non distrarti!!
-Se so che ci sentiremo al temine della lezione, prometto che sarò attentissima!
-Brava la mia piccola, a più tardi!!!
Ale rimise il cellulare in tasca con un aria soddisfatta, entrò in aula con un sorriso stampato sul volto.
Las Vegas
Michael ci stava provando a farla stare tranquilla, questa volta ci avrebbe messo tutto se stesso, non voleva sentirla infelice a causa sua, non sarebbe mai più successo che la sua piccola passasse una notte intera a tormentarsi per lui. Conosceva benissimo i tormenti dell'anima e quanto fossero lunghe e dolorose le ore notturne quando si è in preda dell'inquietudine, non poteva far passare le stesse cose a qualcun'altro. Si era ripromesso che le avrebbe dimostrato il suo amore con i gesti, le parole, quelle poi sarebbero arrivate con il tempo. Ne era certo. Ma la sua anima si sentiva ancora turbata per le parole di suo padre, se le sentiva bruciare addosso come fossero di fuoco, all'improvviso, nel silenzio della sua stanza, le risentiva echeggiare nella mente. "attento che non ti rimandino in tribunale...". Quanto gli avevano fatto male quelle parole. Ripensò a quel periodo accusato di una delle azioni più infamanti al mondo, lui, che viveva per i bambini, accusato di essere il loro carnefice. Scosse la testa come a voler far tacere le voci insistenti nella sua mente, riviveva quegli attimi uno ad uno e si sentiva impazzire dal dolore. Ripensò alla perquisizione, alle foto umilianti fatte al suo corpo nudo, alle dichiarazioni di quel ragazzino, quelle parole orribili, oscene, uscire da una bocca così innocente, non gli sembrava vero che un genitore arivasse a manipolare suo figlio a tal punto per denaro.
"Come può un padre violare l'innocenza di un figlio... per avidità? Come può privarlo della purezza facendogli ripetere a memoria un copione così subdolo e sporco? Farglielo assorbire così tanto...da...risultare credibile! Credo... che il compito di un padre sia quello... di preteggerre l'infanzia di un figlio! Quanto vorrei avere dei figli....farei in modo che la loro infanzia fosse piena d'amore, A.M.O.R.E.! Li proteggerei da tutto quello che è malvagio nel mondo! Non riuscirei mai a privarli della loro infanzia!".
Il pensiero che, anche solo per una persona al mondo, lui fosse il mostro molestatore di bambini, lo dilaniava nel profondo. Quel ricordo era ancora troppo vivo in lui, martellante nel cuore e nella mente. E suo padre era sempre pronto a ricordarglielo, nonostante non ce ne fosse bisogno.
"Mio padre! mio padre...è come il padre di quel ragazzino... mio padre ha violato la mia infanzia per denaro.... quando ci faceva esibire, a notte fonda, nei night, vedere cose che un bambino non dovrebbe mai vedere, veder vendere l'amore per soldi, tutto si vende per soldi...anche l'amore! Mio padre...colui che avrebbe dovuto proteggermi da tutto...si è preso la mia infanzia, l'ha spezzata a colpi di cinghiate....sento ancora lo schiocco della sua cinta sul mio corpo, a quanto bruciasse sulla pelle arrossata, a quanto facesse male nel profondo dell'anima. I lividi sono guariti.... la pelle non brucia più...ma l'anima? ci si riesce a curarla? No... l'anima... non guarisce...quella... resta ferita per sempre!"
Si avvicinò al comodino, prese un paio di pillole di tranquillanti e le ingoiò, almeno per un pò l'anima si sarebbe quietata, avrebbe potuto illudersi che fosse guarita.
Los Angeles
Le lezioni era finite per la pausa pranzo, Susy era impaziente di portare Ale con loro nel loro posto, ma Ale si chiuse in bagno per una telefonata alla quale non poteva mancare.
Gli squilli questa volta, non caddero nel vuoto, la sua voce rispose immediatamente.
-Allora piccola, com'è andata?
-Bene! solo perchè sapevo che dopo avrei sentito te! mi manchi sul serio! lo sai?
-Lo so! torno presto vedrai! siamo già a metà, visto? ancora due giorni e sono da te!
-Non vedo l'ora, credimi! ma li è tutto ok Mike? la tua voce mi sembra ...spenta!
-No! è tutto ok! sono stanco dal tour e ...avrei preferito staccare la spina per un pò ma...gli impegni erano già stati presi... ma dopo questo, ho sul serio bisogno di riposo! vedi? è solo stanchezza la mia!
Ale gli credette, dopotutto perchè non avrebbe dovuto? Il tour intorno al mondo non doveva essere una cosa semplice, poi c'era stato il povero Adam, normale che si sentisse stanco. Non si preoccupò più di tanto, qualche giorno di riposo e avrebbe ritrovato il suo Michael in piena forma.
-Piccola fra un pò andrò al Galà di beneficenza, per un pò non riuscirò a sentirti, ma stai tranquilla è tutto ok! quando il tutto sarà finito, prima della cena di gala, ti chiamo...te lo prometto!
Era così premuroso con lei, Ale aveva capito che gli era dispiaciuto sentirla agitata per tutta la notte, ci stava mettendo tutto l'impegno che poteva per farla stare bene e lei se ne sentiva innamorata sempre di più.
-Ti amo Michael!
-Lo so piccola!
Raggiunse Susy nel corridoio dell'ospedale.
-Allora Susy, cos'è questa storia del vostro posto?
-Aspetta e vedrai, è una cosa che ti entra nel cuore e non puoi più fare a meno di venirci!
Ale era sempre più incuriosita, non aveva la minima idea di cosa potesse essere. Varcarono la soglia del reparto di pediatria, Ale era sempre più incerta sulla meta.
-Tieni, metti questa sul camice. - disse Susy, porgendogli una targhetta da affiggere sul petto. "Volontaria"
-Ma cos'è?
-Ti serve per accedere in questo posto, abbiamo iscritto anche te, tanto siamo sicuri che la cosa ti entrerà nel cuore!
Ale non aveva la più pallida idea di cosa stesse accadendo, nemmeno quando giunsero davanti alla porta di una ludoteca. Susy aprì la porta e trascinò Ale dentro. Per Ale fu un colpo. Poco più di una dozzina di bambini malati erano li intenti a giocare, tra loro c'erano alcuni genitori in visita, infermiere e i "volontari", tutti intenti a donare loro ore di svago. Ale rimase senza parole.
-Voi, passate la pausa qui?- disse rivolta a Susy
-Si, allora... sei dei nostri?
-Ma...certo che si! anche se...non so che fare!
-Non devi fare niente se non stare con loro, giocare, leggere le favole, far si che per qualche ora si sentano bambini e basta e non bambini malati!
Ale li osservava, sentiva un nodo stringersi in gola, era davvero triste guardarli negli occhi e vedere che non c'era più traccia della loro infanzia, strappata di colpo dalla malattia. Una bimba le si avvicinò, rimase li ad osservarla con i suoi grandi occhi azzurri su di un viso emaciato, la sua testolina era totalmente calva, ma lei indossava comunque un cerchietto azzurro con un fiocchetto.
-Ti piace il mio cerchietto?
Ale abbassò lo sguardo verso di lei, le si strinse il cuore, non riusciva a rispondere.
-Dai Ale, dille qualcosa! Il primo impatto è sempre così, ma...pensa che sei qui per farli sorridere!- la incoraggiò Susy
Ale tornò a guardare la piccola, si fece coraggio, in fondo sapeva di essere forte abbastanza per questo.
-Oh! piccola, è bellissimo! si intona ai tuoi meravigliosi occhi!
-Si è vero... l'ho scelto per questo! quando riavrò i miei capelli biondi il cerchietto ci starà ancora meglio! Non credi? Tu hai dei capelli bellissimi, mi piacciono i tuoi riccioli, anche la mia bambola ha i riccioli, i miei invece erano lisci! pensi che...quando ricresceranno li avrò ricci anch'io? non vedo l'ora! ti va di giocare?dai andiamo a giocare!
Ale respinse le lacrime, non poteva farle vedere che provava pena per lei, ma in cuor suo si sentì morire. Le prese delicatamente la mano pallida, la sentì calda, viva nonostante tutto, quel calore non riuscì a dimenticarlo per il resto della vita.
Dopo le lezioni, Ale si recò a lavoro, senza togliersi dalla mente i bambini della ludoteca, era stata un esperienza unica, dolorosa ma al tempo stesso gratificante, riuscire a portar loro un sorriso era indescrivibile. Pensò a Michael e a quello che le aveva raccontato sui bambini malati, su Adam, aveva ragione, i bambini malati hanno una saggezza incredibile, sembrano adulti in corpi di bambini, sanno arricchirti sul piano umano, un insegnamento che nessun titolo di studio può dare. Quest'esperienza gli fece sentire Michael più vicino, desiderava chiamarlo per condividere tutto questo con lui, sicura che avrebbe capito.
Las Vegas
Michael si apprestava a sfilare sul tappeto rosso, affascinante, sensuale nel suo elegantissimo abito bianco, sulla giacca aderente spiccavano dei grossi bottoni in oro, in oro anche i ricami sul collo della camicia e sul taschino della giacca, al braccio destro la solita immancabile fascia, i suoi lunghi capelli scuri ricadevano sulle spalle in contrasto con l'abito chiaro, al suo fianco Ola Ray, sua compagna nel video Thriller. Era stata una decisione presa a scopo pubblicitario dagli organizzatori, visto che si sarebbe battuto all'asta la famosa giacca rossa del video, icona degli anni 80. Ola gli stringeva forte il braccio a se, facendogli sfiorare ripetutamente il suo florido seno, strizzato in uno scollatissimo abito rosso rubino, riluccicante di strass. Michael si sentì infastidito dal suo atteggiamento, nonostante fossero passati anni, Ola ci stava provando ancora con lui. I flash erano tutti per loro.
Los Angeles
La sua giornata era terminata. Dopo una notte insonne ed una giornata intensa, Ale sprofondò sfinita sul suo divano. Accese il televisore, nella speranza che su qualche canale si potesse vedere la serata di gala con Michael. Fu accontentata, riuscì a trovare un canale in cui ne parlavano.
- "...sicuramente la star più attesa è Michael Jackson..."
Nel sentir pronunciare il suo nome Ale finì per scivolare sul tappeto incollata al televisore.
Lo vide scendere dalla limousine, nel suo abito bianco, i suoi riccioli luminosi, il suo portamento così elagante, Ale sorrise nel vederlo, non riusciva ancora a crederci che avesse una quasi relazione con lui. Si sentì orgogliosa di lui, fiera di essergli vicina. Ma la sua gioia durò poco, dalla stessa limousine vide scendere Ola, con Michael che le porgeva la mano per poi prenderla sottobraccio e avviarsi sul tappeto rosso. Sentì il rumore del suo cuore in frantumi. Cercò di mantenere la calma, ascoltando i commenti dei cronisti.
-"...si ricompone una vecchia coppia, Ola e Michael hanno lavorato insieme per Thriller, sono perfetti insieme non trovi Frank?
-Oh si Samantha, hai ragione! Bhe! dopotutto Michael Jackson è fresco di divorzio, chissà magari è proprio Ola il motivo della rottura con Lisa Marie!
-Non saprei Frank, ma quel che so è che Lisa Marie è anche lei presente al Galà, potrebbero succedere cose interessanti stasera!!"
Ale spense il televisore, le lacrime le bagnarono il viso, non riusciva a crederci, non poteva essere così. Era giunto il momento di fare i conti con la star ed il suo mondo spietato, ma lei non si sentiva pronta.
"Eccoti qua! stupida! te l'avevo detto no? che il risveglio sarebbe stato doloroso! Lui appartiene a quel mondo, fatto di gossip, fatto di cene di gala, fatto di persone importanti...ma guardati?...sul serio speravi di essergli entrata nel cuore? sul serio credevi che gli sarebbe piaciuto mangiare una pizza fatta in casa seduti su un tappeto? ti sei fatta spezzare il cuore in mille pezzi e adesso sei sola.... a cercare di ricomporlo! Passerà la serata tra la ex moglie e la nuova fiamma e tu non sei nemmeno presente nei suoi pensieri". Non si dava pace Ale, rivedeva davanti a lei i suoi occhi così dolci, ripensò al bacio sulla spiaggia, alle sue lacrime, al battito del suo cuore emozionato sotto la sua mano, non poteva aver finto, non poteva essere tutto finto e a che scopo poi? perchè avrebbe dovuto spezzargli il cuore? Prese il cellulare decisa a chiamarlo, ma esitò, rimase a fissare il suo nome in rubrica.
Las Vegas
Alla cena di gala, Michael sedeva accanto ad Ola, lei le parlava continuamente, ammiccando con i suoi occhioni da cerbiatta, le sue labbra carnose verniciate di rosso, si muovevano sensuali. Michael non ascoltava nemmeno una parola di quel che diceva, sarebbe voluto andare via immediatamente da tutta quella folla di persone che fingevano di essere li per beneficenza, in realtà era li solo per mettersi in mostra, per farsi fotografare con qualcuno e finire in prima pagina. Lui pensava ad Ale, alla sua piccola camera con le luci soffuse, ai suoi abbracci, al tepore del suo corpo, avrebbe voluto esser li e nel silenzio sentire solo il respiro di lei che dormiva serena tra le sue braccia. Il pensiero di lei lo fece sorridere, Ola pensò che quel dolce sorriso fosse per lei e lo ringraziò soddisfatta, Michael non disse niente, da gentiluomo non sarebbe mai riuscito a mortificarla. La loro noiosa conversazione fu interrotta dall'organizzatore dell'evento.
- Michael, scusa se vi interrompo, ma...giusto due minuti per un paio di foto con l'assegno che hai devoluto!
-Oh! certo Bill, volentieri! Scusami Ola... torno subito!
Alzandosi dal tavolo gli scivolò il cellulare dalla tasca, finendo sulla sedia. Ola lo prese, poggiandolo sul tavolo. In quell'istante il dislpay s' illuminò, qualcuno cercava Michael.
Ola guardò chi fosse: "My Angel"
"E no, tesoro! stasera lui è mio!" pensò tra se, mentre si apprestava a ripondere.
Los Angeles
Ale sentiva l'ansia salire di nuovo ad ogni squillo, sperava di sentirlo, sperava che lui avrebbe dissipato i dubbi e l'angoscia, che non l'avrebbe lasciata sola in un altra notte di tormento, che le avrebbe detto qualcosa, che le avrebbe detto "ti amo".
Sentì una voce femminile rispondere al telefono, rimase in silenzio per un attimo, ma era decisa ad andare avanti.
-Cerco il signor Jackson!
- Lei chi è? - La voce di Ola era chiaramente infastidita
-Sono Alessandra, una sua amica
-Mi spiace tesoro, Michael è impegnato!
- Mi scusi, potrebbe dirgli di richiamarmi al più presto?
- Si certo, buona sera! - Ola riattaccò
Ale rimase con il cellulare tra la mani tremanti, corse sul suo letto sprofondando in un pianto dirotto. Lo aveva perso per sempre.
Las Vegas
Michael tornò al tavolo, Ola gli porse il cellulare, ma non gli disse nulla della chiamata, lui lo rimise in tasca senza controllare. La serata scorreva noiosa, non riusciva a scollarsi Ola di torno e Michael cominciava ad esserne infastidito. Scambiò due chiacchiere con Lisa, dopotutto si erano lasciati in buoni rapporti, ma poi finiva sempre per ritrovarsi Ola tra i piedi, il suo corteggiamento era pressante. Di tanto in tanto Michael sfilava il cellulare dalla tasca, nella speranza di trovare un messaggio di Ale, ma niente. La cosa non le piaceva, cominciava ad essere preoccupato, uscì sul terrazzo per trovare un pò di pace e provò a chiamarla, ormai era tardi ed era strano non averla sentita. Il suo cellulare era spento. Si sentì divorare dall'ansia in un istante. Riprovò ancora e ancora. Si chiedeva cosa fosse successo, perchè la sua piccola non voleva sentirlo? Lasciò la cena di fretta, rientrando in albergo. Passeggiava nervosamente nel salottino della sua camera, cercando di contattare Ale, ma il suo cellulare era sempre spento. Si sentì lacerare il petto dall'angoscia e loro erano l'unica soluzione. Ne ingoiò una dose massiccia, si buttò sul letto e tra le lacrime attese il nulla della mente, il nulla dell'anima.
Si svegliò che era giorno inoltrato, con la mente ancora offuscata prese il cellulare, nessuna chiamata da parte di Ale. Chiamò il suo assistente.
- Fai in modo che sbrighiamo quel che c'è da fare qui entro oggi...no no.. Jhon..non voglio sentire ragioni...io devo tornare a Los Angeles oggi...non la passo un altra nottata d'inferno qui...ok? Passa da Lorenz e ritira il mio ordine e poi... vedi a che ora possiamo prendere un volo per Los Angeles, ti pergo Jhon...devo tronare oggi!
Provò di nuovo a chiamare Ale, il suo telefono era ancora spento.
Los Angeles
Ale rimase a letto per tutto il giorno, aveva pianto per l'intera notte e non se la sentiva di farsi vedere con gli occhi gonfi. Girovagava per la stanza come un automa. Si fermò accanto al giardino zen, osservò i solchi lasciati da lui, fu tentata di cancellarli, ma poi tra le lacrime pensò che fossero le ultime tracce del suo passaggio nella sua stanza e le lasciò li. Si sentiva a pezzi, nemmeno la fine con Roberto l'aveva turbata così. In Michael ci aveva creduto, aveva creduto al suo animo sensibile, alle sue parole, ai suoi gesti gentili, si sentiva innamorata di lui ogni giorno di più ed anche adesso, nel profondo del suo cuore, continuava a provare amore per lui. Lasciò che la giornata scorresse via così, in solitudine, isolata dal mondo esterno, sola in compagia delle lacrime che non accennavano a smettere di solcarle il viso. Fino a quando, a sera, la stanchezza vinse sul dolore.
Era notte inoltrata quando il Suv di Michael si fermò sotto casa di Ale. Salì le scale furtivamente. Sfilò la chiave della porta dalla tasca, entrò in casa al buio, con passo felpato si introdusse in camera sua. Si accostò al suo letto e rimase a guardarla, si era addormentata con la lampada accesa, nelle mani stringeva un fazzoletto, le sue lunghe ciglia erano ancora bagnate dal pianto, sollevò il lenzuolo e si distese accanto a lei, come nel video di Billie Jean.
Ale pian piano aprì gli occhi arrossati e tristi, rimase a guardarlo un attimo.
-Se sei un sogno....ti prego...non svegliarmi, lasciami viverti...almeno nei sogni!- gli disse con un fil di voce, mentre una lacrima scivolò rapida verso la sua bocca.
-Non sono un sogno...sono reale!- posò la sua grande mano affusolata sulla sua guancia, ad asciugarle gli occhi, la guardava con dolcezza, osservava la sua piccola bocca carnosa e desiderava soltanto poterla baciare. Avvicinò il suo viso a quello di lei, timoroso di un suo rifiuto, ma Ale lo lasciò fare. Le sue labbra vellutate sfiorarono quelle di lei, Ale lo strinse forte a se desiderosa di sentirsi di nuovo protetta dalle sue braccia, di sentirsi di nuovo sua, Michael la baciò con trasporto, lasciando che la sua lingua giocasse con quella di lei.
- Sei di nuovo...il mio Michael!
- Non ho mai smesso di essere il tuo Michael! Tu sei di nuovo la mia piccola?
- Non ho mai smesso di essere la tua piccola!
Si abbandonarono alla passione dei loro baci e per entrambi fu come tornare alla vita.
.....continua
Ok!!! ormai è fatta!! mi rimetto al vostro giudizio!!
kiss kiss
Lu