Prisoners di Denis Villeneuve
Come chi ha scritto in precedenza è un ottimo thriller.
Ciò che però maggiormente caratterizza e valorizza questa pellicola sono le molteplici letture a più livelli.
Oltre alla più superficiale lettura del thriller odierno, che riesce a mantenere la trama intricata pur coinvolgendo pochi personaggi, quella più interessante è la lettura puramente biblica (molti i riferimenti) della lotta del bene contro il maligno.
Il bene fa ricorso al male e il male si nasconde da bene: tra angeli armati, falegnami e serpenti sempre presenti a corrompere le anime più innocenti, si nasconde il paradigma odierno della mancanza di fede assoluta e della ricerca di giustizia in Terra.
Un'altra dimensione del film è invece quella pagana, dove il simbolo del labirinto raffigura lo stato di prigionieri nel quale tutti i personaggi sono condannati, e i nomi mitologici come Loki rappresentano l'enigma odierno che si chiede se in un mondo senza fede sia il male a volte necessario, mentre l'oroscopo, che introduce il personaggio della polizia, indica paradossalmente il destino già scritto di tutti noi.
Altri livelli sono i parallelismi di una storia personale con quella comune della situazione in cui si trovano gli Stati Uniti contemporanei.
A ognuno mescolare, disgiungere, capire e assorbire il messaggio.
Alcuni lo hanno definito come un'opera di demolizione del mito americano: per me sicuramente vero.
Cruento, spietato e magistrali riprese di camera.
Unica pecca, troppo lungo per essere incisivo quanto voleva.
Film consigliato.