Lo chiamavano Jeeg Robot
Lo chiamavano Jeeg Roboto di Mainetti è un piccolo gioiellino.
E' un film bello, e nonostante sia un fim di genere e di supererori è drammaticalmente vero.
La storia inizia in un'Italia sempre più rovinata e desolata.
Il tutto avviene nelle periferia più scura di Roma, Tor Bella Monaca, dove Enzo(Santamaria) tira a campare facendo dei furti e compiendo terrificanti atti per pochi spicci. Sovrappeso, silenzioso e sempre solo, vive nello squallore più totale, l'unico spiraglio di umanità sono i budini alla vaniglia di cui si nutre costantemente, ultima ancora a quella che era stata la sua infazia e unico periodo pieno di speranza della sua vita. La sua vicina Alessia (Pastorelli), è una donna con problemi psichici, che a causa del tanto dolore che la vita le ha provocato anche lei si aggrappa a quello che è un simbolo della sua infanzia: non riesce a staccarsi dal cartone animato Jeeg Robot.
Fino a che a causa di un incidente Enzo non acquista misteriosamente una forza sovraumana, che utilizzerà per i suoi crimini. Alessia lo identificherà come l'eroe della sua saga.
Il cattivo in questa storia è un boss da quattro soldi detto "lo Zingaro" (Marinelli), è effetivamente il mostro dei giorni nostri, vanitoso, fissato con le apparizioni in tv e che vuole diventare qualcuno sui Social e su Youtube. E' la smania di apparire a tutti i costi, di essere qualcuno agli occhi degli altri, che porta alla follia più pura. Fissato con gli anni '80 e il pop è uno dei migliori cattivi di supererori mai visto, ricorda il jocker, ma io lo trovo migliore.
Comico, avvincente, drammatico, romantico, (c'è tutto e tutto fatto bene) è la storia di gente comune e di gente ai limiti della società, di una disumanità che vediamo tutti i giorni e dentro alla quale ci piacerebbe sognare ancora, come quando eravamo bambini, di supererori e di cartoni animati.
Recitazione ottima, colonna sonora da non perdere, regia e fotografia perfette. Pecca è il ritmo di alcune parti.
Da vedere.