badgirl., 15/08/2012 18.31:
Bella la foto dove è bianchissimo :)
L'ho veduta, l'ho salvata, tasto destro, l'ho cliccata... Per farla breve, come ho trovato questa immagine di Robertino (che era piccolo, piccolo, piccolo così) l'ho impostata come sfondo del desktop.
badgirl., 15/08/2012 18.31:
Nella gif nonostante abbia un trucco decisamente esagerato, mantiene qualcosa di fresco e naturale, in una frazione di secondo colgo qualcosa di bello negli occhi
Quando sorride e sorridono anche i suoi occhi è molto dolce, non sempre le due cose coincidono.
badgirl., 15/08/2012 18.31:
Mò si dice "ucciderti"
Ahahahah...esistono 23674 modi per dirlo
Più che altro pensavo al rassicurante "sedurti"
badgirl., 15/08/2012 18.31:
Devo dire che quel libro è spettacolare, molto approfondito e curato, davvero interessante
Eccolo qua...
... Ho l'impressione che non sia facilmente reperibile, ma vale la pena tentare tutte le strade. Ho controllato su eBay e là non è in vendita, su altri siti è esaurito. Quella che ho comprato io alla Feltrinelli era l'unica copia disponibile. Penso che sia possibile ordinarlo però.
Tornando a
"10:15 Saturday Night", l'ho ascoltata molte volte finché non mi è tornata in mente una poesia che avevo letto tanto tempo fa,
"La fontana malata" di Aldo Palazzeschi. Robert potrebbe conoscerla come no, chissà! Eccola sia in Italiano che tradotta in Inglese...
La fontana malata
Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... È giù, nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo sentirla tossire! Tossisce, tossisce, un poco si tace... Di nuovo tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. Si tace, non getta più nulla. Si tace, non s'ode rumore di sorta. Che forse... Che forse sia morta? Orrore! Ah! No. Rieccola, ancora tossisce. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... La tisi l'uccide. Dio santo, quel suo eterno tossire mi fa morire. Un poco va bene, ma tanto... Che lagno! Ma Habel! Vittoria! Andate, correte, chiudete la fonte, mi uccide quel suo eterno tossire! Andate, mettete qualcosa per farla finire, magari... Magari morire. Madonna! Gesù! Non più! Non più. Mia povera fontana, col male che hai, finisci, vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch...
The sick fountain (Translated from Italian by Paolo Giuseppe Mazzarello)
Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... The poor sick fountain is down, in the courtyard; hearing it cough, what a pang! It coughs, coughs, stands still a bit... Coughs again. My poor fountain, your pain presses my heart. It stands still, one can't hear any noise. Maybe... Maybe is it dead? Horror! Ah! No. Here it's again, it coughs again. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... The phthisis is killing it. Oh my God! Its eternal cough is the death of me; a little, well and good, but a lot... What a lamentation! But Habel! Victoria! Go, run, turn the spring off, its eternal cough is the death of me! Go, place something to put an end to it. Maybe... Maybe to die. Heavens! Jesus! Never more! Never more. In the end, with your ill, my poor fountain, you'll see you kill me as well. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch...
Ed eccoci alla traduzione dell'intervistona che mi piace tanto. Ci ho messo molto tempo e pazienza, tra un po' mi si fondevano gli auricolari. Non mi sono fidata dei sottotitoli in francese e ho fatto bene. A parte il fatto che ci sono molte imprecisioni, è fastidioso che spesso Robert parli in prima persona e che loro traducano "noi", come se intendesse tutto il gruppo.
La cosa clamorosa è che "puttane" non lo dice affatto! Definisce i componenti della famiglia reale "Fottuti idioti!" e basta. Mi sembra già abbastanza, c'era bisogno di calcare la mano da parte della redazione?! E' la solita storia.
E' molto carino che dica "mia mamma e mio papà", cosa che viene tradotta come "i miei genitori", "mio padre e mia madre"... Non è lo stesso. Lui è deliziosamente infantile in questo ed è un peccato cancellare certe sfumature. Sto studiando inglese 5 ore al giorno e sono molto contenta dei risultati che sto ottenendo, prima non capivo quasi niente di quello che diceva
Odile de Plas e Jean-Baptiste Roch di Télérama.fr hanno incontrato Robert Smith nel suo camerino a Les Eurockéennes Festival di Belfort (Presqu'île de Malsaucy, Belfort - Francia), dopo il concerto del 30 giugno 2012...
Sul primo post-it c'è scritto
"Suonare in Francia". "Suonare in Francia... Questa è una domanda?! Solo se dico: "Suonare in Francia?". Sì, suoniamo in Francia. Abbiamo sempre amato suonare in Francia. In ogni caso, è uno dei due o tre Paesi in cui adoriamo suonare insieme alla Spagna e all'Italia. Generalmente, negli ultimi 30 anni, la Francia è il Paese europeo che preferiamo, anche più dell'Inghilterra a dire il vero".
"Perchè?"
"Ci sono diverse ragioni: da sempre, senza dubbio dal nostro secondo album (1980), siamo venuti a suonare in Francia e il pubblico francese ci ha subito adottati, come se ci avesse capito al volo, e questa connessione è sempre esistita. Abbiamo suonato spesso in Francia, abbiamo registrato il singolo "The Lovecats" a Parigi, l'album "Kiss Me Kiss Me Kiss Me" allo studio Miraval, in Provenza. Ho vissuto circa 8 mesi in Francia negli anni '80. Ho appreso il Francese a scuola, ho letto in francese Camus e Sartre, ma questo è stato tanto tempo fa. "J’ai oublié tout": ho dimenticato tutto, come si dice. Penso che i francesi abbiano una sensibilità particolare rispetto a quello che si fa. Forse non siamo così inglesi...".
"Da dove viene la vostra musica?". "Da dove viene la mia musica... La nostra musica nasce in due modi: circa il 75% di ciò che fanno i Cure proviene da me e il restante 25% viene da Simon, il bassista, o dal resto della band. Oltretutto alcune delle nostre migliori canzoni sono opera del resto del gruppo. La gente tende a dimenticarlo, i Cure sono una band che si è evoluta nel corso del tempo, ma questa evoluzione non ha nulla a che vedere con la musica. Le persone hanno semplicemente desiderato fare altro nella vita. E' strano vedere che alcuni non sono d'accordo col fatto che si invecchi e che si cambi, io stesso sono cambiato, ma io posso decidere di fare musica se lo voglio, cosicché gli altri sono costretti a fare ciò che voglio io, e se non sono d'accordo decidono di prendere altre strade: crearsi una famiglia, dipingere... La musica è tutto quello che noi creiamo, dunque il modo in cui essa nasce è la chiave della nostra longevità e di tutto quello che facciamo. Senza la musica, il gruppo non rappresenta nulla. Anche se si ha l'aria simpatica, la musica è la cosa più importante, la musica è il motivo per cui siamo sul palco questa sera. Non è per via del mio rossetto. La mia ispirazione è meno intensa di prima, è più sporadica, ma questo non mi inquieta, è così. Alcuni compositori hanno scritto le loro cose migliori una volta che la loro gioventù era passata, per questo non mi preoccupo. Spesso mi dico che sono sul punto di scrivere le mie migliori canzoni".
"I Cure, una religione?". "Assolutamente no, se i Cure fossero una religione non sarei qui. Io detesto le religioni, odio tutte le religioni. Per me la religione è fonte di malcontento e di stupidità nel mondo. Ogni forma di fede è sinonimo di terrore".
"Nonostante questo, "Faith" (1981) è il titolo di uno dei vostri album..."
"Sì, perché avevo 20 anni all'epoca e arrivai in città, e sono cresciuto in una famiglia molto religiosa, cattolica. Ho compreso fin dall'età di 8 anni che era merda. Mi ci sono voluti anni per togliermi dalla mente la credenza nell'inferno, negli angeli e nei demoni; dunque no, i Cure non sono una religione, però abbiamo dei fans molto fedeli, che è cosa ben diversa. Io parlerei di un culto piuttosto che di una religione".
"2012: Citizens, not subjects". "E' quello che c'è scritto sulla mia chitarra. Ha a che fare con la rovina del mio Paese, della mia cultura, e con il lasciarsi deliziare da William che sposa Kate e per il fatto che la regina sia sul trono. Io ho preso parte alla rivolta punk e non accetto la celebrazione della canzone "God Save The Queen" e questa idea che il sistema si debba fondare su poco. Nel 1977, al momento del Giubileo d’Argento, noi stavamo facendo uno dei nostri primi concerti. Io odio fottutamente la monarchia, detesto l'idea dell'ereditarietà, dei privilegi. E' assurdo, tutto questo è antidemocratico. E' un sistema estremamente sbagliato. La cosa che mi innervosisce è che persone rispettate da tantissimi anni accettino una ricompensa dalla famiglia reale, diventano Lord o Sir. Se la dessero a me, cosa che non accadrà mai, metterei le mani avanti e direi "Come osate pensare che io possa ricevere una ricompensa da parte vostra?". Io valgo più di loro, non hanno mai combinato nulla, fottuti idioti! Io dovrei essere re (ride). E' la mia ultima risposta. Veramente"...
"L'ultima, veramente?"
"Sì".
"Una canzone che ti aiuta a vivere". "In questo preciso momento, "Drive in Saturday" di David Bowie".
"Crescere a Crawley?". "Semplice, è stato merdoso".
"E' stato merdoso..." (si sentono ridere due donne, l'inviata di Télérama.fr e un'altra persona, penso che si tratti di chi ha girato la ripresa video. Alla fine dell'intervista, si sentirà anche la voce di Jean-Baptiste Roch)
"E' come tutte le piccole città: molte persone sono terribili, altre invece no; fra queste ultime, ci sono chiaramente i miei amici. Ci vado ogni settimana a trovare mia mamma e mio papà che vivono ancora a Crawley. Anche la famiglia di mia moglie vive a Crawley. Quello che è strano è che dovrei conoscere tutti a Crawley considerato che tutti si inventano delle storie su di noi, anche che vorrei essere un giudice per selezionare dei gruppi da far salire alla ribalta. Ma non è assolutamente vero. Io detesto fottutamente Crawley. La odio, e la odio. Non avrei dovuto dirlo, dimentico sempre che va tutto su Internet... Io amo fottutamente Crawley, è fantastica. Sì, grazie Crawley!".
"Essere un vero modello...". "Pensi che io lo sia ancora? Penso di esserlo stato, ma che oggi non lo sono più. No".
"Perché? Perché no?"
"Perchè credo di essere troppo vecchio per essere ancora un modello. Penso... Penso che io sia... Sì, penso di esserlo. Non lo dico tanto per dire, penso di esserlo. Il gruppo incarna la possibilità di vivere diversamente, tuttavia sopravvivere e suonare come questa sera a Belfort non penso possa coincidere con il concetto di modello. Io non sono un buon modello. I miei modelli di quando ero adolescente e anche oltre sono stati Jimi Hendrix, David Bowie, Alex Harvey, dei veri personaggi che conducevano una vita libera e pittoresca, ma non volevo essere come loro, volevo solo vivere in un mondo che avevo costruito. Da questo punto di vista, il gruppo può essere considerato un modello, perchè abbiamo fatto delle cose bizzarre a volte. Abbiamo avuto successo in Francia quando abbiamo partecipato a una trasmissione in TV di sabato sera, travestiti, veramente stupidi. Ce ne siamo fottuti sinceramente, eravamo ubriachi e pieni di droga. Non eravamo affatto dei buoni modelli; ma fare ciò che si fa ed essere contemporaneamente un modello è difficile. Ho molti nipoti e cerco di essere un esempio molto più normale per loro, cerco di trasmettere il senso della giustizia, dell'equità, di spiegare loro ciò che possono fare e ciò che non va fatto, e che non posso essere lo zio Robert che permette tutto e che tutto il mondo adora. E' per questo che non posso essere un buon esempio; d'altronde, preferirei morire che considerarmi come un esempio. Se avessi avuto dei figli, mi comporterei diversamente. Sarei un vero padre. Gli altri del gruppo sono sicuramente degli esempi più di me".
"Quanto puoi essere divertente?". Robert sorride e non risponde, passando alla domanda successiva.
L'inviata di Télérama.fr ride... "OK"
"I tuoi primi ricordi della musica". "Sarebbe (Robert canticchia: "Hit the road Jack and don't you come back no more, no more, no more, no more")... Probabilmente, Ray Charles. Tutti suonano nella mia famiglia. Mio fratello e mia sorella maggiori, più grandi di me di una decina d'anni, suonano; mia mamma e mio papà suonano il piano e la tromba, e cantano pure, ma i miei primi ricordi della musica sono terribili. Conoscevo tutto il peggio dei Beatles, già verso i 4 anni, era il 1963/1964. Mia sorella è andata a un loro concerto a 13-14 anni - molto precoce - mio fratello maggiore era per i Rolling Stones; la mia sorellina e io cantavamo così: "Please please"... "Love, love me do" (Robert canticchia di nuovo, stavolta "Please Please Me" e "Love me do"). Dunque sì, conoscevo tutte quelle canzoni".
"Ultima domanda..."
"Sì, qual è la prossima?".
"... E dopo?"
"Dopo mi alzo e attraverso quella porta, ecco cosa faccio dopo. Onestamente non so cosa faremo dopo, se ne discute, faremo una tournée di venti date questa estate e poi torneremo a casa per qualche giorno. Ora la mia attenzione è focalizzata su ciò che potremmo fare con questa line up, poiché funziona molto bene sul palco, tutti ci apprezzano e questo non accadeva da molto tempo".
"Questo ti fa sorridere"
"Sì, è una bella atmosfera che mi piacerebbe catturare in un modo o in un altro, ma non so ancora come, mi rifiuto di prevedere qualcosa, non serve a nulla. I fans dei Cure lo sanno, tutti i piani che faccio sono una fottuta perdita di tempo; dunque si vedrà, semplicemente. Non importa cosa faremo, bisognerà che ne senta la necessità. Questo è forse il punto che i fans dei Cure non capiscono. Noi abbiamo fatto tante cose e ciò che verrà dovrà essere di buona qualità, ancora migliore che in precedenza. Senza questo obiettivo, io non voglio continuare a fare musica, come un mestiere, questo non è il mio mestiere. Voglio invecchiare e continuare sempre ad essere un artista, non come qualcuno che è in una band. E' molto diverso. Il giovane che è in me piange quando lo dico, ma c'è un fondo di verità in tutto questo. Io voglio soprattutto svalutare i nostri primi album e sentire che posso fare di meglio, ma penso veramente che il nostro ultimo album (2008) superi quelli del nostro debutto, salvo che i nostri primi pezzi esistono in un'altra dimensione, e che se si suonano "In Between Days", "Just like Heaven" o "The Lovecats" esse significano qualcosa nella testa delle persone, mentre "The Hungry Ghost", che è una canzone dell'ultimo album e che abbiamo suonato stasera, non significa niente per loro, ma per me è molto, molto meglio. E questa sera mi sono molto divertito sul palco".
"Anche noi"
"Tante grazie".
Gli inviati di Télérama ringraziano Robert a loro volta.
Non ce la faccio più, sto crollando...
... Buonanotte