Scusa l'attesa, chiedo perdono
CAPITOLO 43
Due cretini e le prove del Tour
“Porca miseria Michael la vuoi smettere?”
“No! Non la smetto!”
“Basta! Zitto e mosca. Dormi e lasciami riposare”
“Sono maggiorenne e vaccinato e non mi importa se tu non vuoi, tanto lo faccio lo stesso”
“Eh no! Adesso me ne vado in un’altra stanza” ma mentre cerco di alzarmi un dolore profondo al torace me lo impedisce
“Ahi!”
“Il mio amore tutto rotto” cerca di sdrammatizzare
“Sarò rotta ma posso ancora picchiarti se lo voglio”
“Ah sì?”
“Ora vedrai” comincio a tirargli delle leggere pacche sul petto “Vedi mi so ancora difendere”
“La mia gattina ha gli artigli che graffiano”
“Dai, domani hai le prove e devi riposare quindi non fare lo scemo” “No, e se mentre dormo stai male?”
“Stai tranquillo, non mi succederà nulla se tu sarai al mio fianco”.
Dei leggeri colpi sulla porta interrompono la nostra conversazione “Posso entrare?” chiede timidamente il medico “Devo fare l’iniezione alla signorina”
“Venga pure” gli risponde, prepara l’attrezzatura, alla vista di quell’ago enorme cerco di allontanarmi il più possibile
“Ah, ah. Dove credi di andare?” mi blocca afferrandomi le braccia
“Se potessi lontano da quell’affare”
“Sentirà un leggero pizzico” una piccola puntura e subito sento il dolore scemare
“Ma cosa mi ha iniettato?”
“Un antidolorifico così potrà dormire tranquilla”
“Perché amore senti qualcosa di strano?”
“Sollievo. Il dolore sta diminuendo”
“Ok, se avete bisogno sono nella stanza accanto”
“Grazie mille” lo saluto.
“Tesoro ora chiudi gli occhi e tenta di dormire, veglierò io su di te”
“Se tu non dormi nemmeno io lo faccio”
“Almeno una volta me la vuoi dare vinta?”
“No, signorino. Per essere in forma alle prove domani devi riposare” “Va bene ma se durante la notte dovessi sentire dolore, anche il minimo fastidio, mi svegli. Intesi?”
“Intesi”
“Ti amo”
“Anche io però sei un rompiscatole” gli rispondo mentre a fatica alzo il capo per baciarlo.
“Tesoro sei riuscita a dormire?”
“Come un angioletto, al contrario di qualcun altro”
“Chi?” si chiede guardandosi intorno
"Non sei divertente” mi giro affannosamente, si alza di scatto per tornare poi con il vassoio della colazione
“Via quel muso lungo. Ora voglio che ti faccia una bella abbuffata così ti rimetterai più in fretta” si siede sul bordo del letto e sorride guardandomi mangiare
“Michael”
“Sì, dimmi”
“Me lo fai un favore?”
“Tutto per te piccola mia”
“Puoi prendere lo stereo e metterci il secondo cd nel cassetto?”
“Certo” fruga nel comodino, un sorriso gli si stampa sul volto
“Bad?”
“Sì, che c’è di strano? La mamma me lo faceva ascoltare sempre quando stavo male”
“Perché ascoltare il cd quando hai l’autore che te le può cantare?” mi si siede accanto e comincia a cantare
I just can’t stop loving you mettendomi il braccio intorno al collo, una risata mi scappa quando cerca di impostare la voce in modo da averla il più femminile possibile poi attacca la base di
The way you make me feel
Hee-Hee!
Ooh!
Go On Girl!
Aaow! Si avvicina gattonando a tempo di musica
Hey pretty baby with the high heels on gli tiro una cucinata talmente forte da farlo cadere ma pochi istanti dopo I suoi occhietti malefici riemergono a fanno il giro del letto finché alla frase
Just Kiss Me Baby mi salta addosso un’altra volta, piccoli baci uniscono le nostre labbra
“Sai è sempre stato uno dei miei sogni proibiti che tu mi inseguissi cantando questa canzone”
“Ah sì?” un cenno del capo e i baci riprendono
“Michael fermati”
“Cosa c’è?”
“Farai tardi”
“Piccola sono io la star, senza di me non possono cominciare”
“Ma va a vestirti piuttosto!” dopo alcuni minuti esce dal bagno e torna a sedersi
“Starai bene mentre durante la mia assenza? Se vuoi posso rimandare tutto”
“In mani migliori non potresti lasciarmi”
“Allora io vado. Ti telefono appena arrivo”
“Ok” mi bacia, si allontana per ritornare a rubarmi un bacio
“Ti amo” afferma mentre si avvicina alla porta
“Vai! Se no ti ci mando io a calci sul sedere alle prove” gli rispondo tirandogli di nuovo contro il cuscino che sfortunatamente però finisce in faccia a Janet.
“Scusami non volevo. È che una volta o l’altra tuo fratello mi manderà in manicomio”
“È un po’ pazzo quando ci si mette ma ti ama davvero e ci sta male nel vederti in queste condizioni, fa lo stupido per nascondere il dolore”
“Sarà perché adoro farmi del male ma amo quel matto di tuo fratello. Vorrei riuscire a mettere a posto le cose”
“Cosa intendi dire? Non avrai mica intenzione di andare di nuovo a parlare a mio padre? Nelle condizioni in cui sei sarebbe una follia!”
“A questo punto ci proverei comunque, farei di tutto pur di migliorare la situazione”
“Oh Elena, lo so a cosa stai pensando” dice abbracciandomi “non è assolutamente colpa tua. Siamo in questa condizione da ben prima del tuo arrivo. Ti devo ringraziare, invece, hai cambiato Michael, non l’ho mai visto così felici. Era sempre depresso e gli unici momenti di gioia che aveva erano quelli sul palco dove si sentiva amato dai suoi fan ma non è nulla a confronto di quello che gli dai tu. È davvero fortunato”
“Semmai è il contrario. Michael ha portato amore nella mia vita, grazie a lui sto provando una felicità tale che credevo non potesse esistere”
“Non ho mai visto una coppia così” mi bacia la guancia “Torno da mia madre ora”.
Dopo un’ora interminabile il telefono squilla
“Hey piccola, tutto bene?”
“Tranne la noia”
“Mi dispiace tesoro” in sottofondo la voce del coreografo che lo esorta a tornare sul palco
“Ti reclamano”
“Non importa. Possono tranquillamente aspettare ora tu hai la massima priorità” la voce si fa ancora più insistente
“Vai! Sono costretta a letto cosa vuoi che mi possa succedere?”
“Troppo apprensivo?”
“Un pochino ma ti amo comunque” “Ci vediamo stasera ma se dovessi sentirti male chiamami e corro in un baleno”
“Sì mamma”
“Fai meno la spiritosa se no a casa me la paghi. A proposito ti ho lasciato Jim a guardia della camera, mi fido ciecamente di lui” “
Ok, ci vediamo stasera a casa e tesoro”
“Sì?”
“Ti voglio bene” un risolino
“Anche io”.
Le ore passano lentamente, scandite periodicamente dalle telefonate di Michael
*credo di non essermi mai annoiata così tanto in vita mia* finalmente scoccano le quattro, presa da un attacco di claustrofobia acuta chiamo Jim
“Ti prego portami fuori non ce la faccio più”
“Non so se…”
“Ti scongiuro” faccio lo sguardo da cucciolo per cui il mio ragazzo è famoso “almeno una boccata d’aria. Ho imparato a memoria ogni millimetro di questa stanza ormai”
“Va bene. Ora ho capito perché siete fatti l’uno per l’altra” mi prende in braccio e mi porta fuori, ci mettiamo a parlare fino a che un suv nero parcheggia nel vialetto d’ingresso, riconosco la sua figura che scesa subito avanza triste e malinconica ma appena mi scorge il suo volto si illumina e corre verso di me
“Che ci fai qui fuori?” chiede prendendomi in braccio
“Stavo annoiando a morte Jim con le mie cavolate”
“Povero non ti basta riempire la testa a me, devi torturare pure lui”
“Senti un po’, perché non torni alle prove? Almeno così non mi prendi per i fondelli”
“No, non ce la faccio a stare un secondo di più senza di te” e mi bacia
“Cavolo! Perché devi essere così dannatamente dolce da farmi sentire in colpa perché mi arrabbio con te?” sorride e un altro bacio unisce le nostre labbra
“Come sono andate le prove?”
“Non c’è male”
“A giudicare dal tuo odore, anzi dal tuo tanfo, ti hanno fatto sgobbare parecchio”
“Cosa?” comincio a ridere
“Non vedo l’ora che ti rimetta così me le pagherai tutte con gli interessi”
“Paura!”
“Fai bene ad avercene” pian piano mi porta fin su in camera
“Mi sei mancata, è stata una giornata interminabile”
“Tu no” scioccato indietreggia le labbra che stavano cercando il contatto con le mie “Scherzo! Mi sembrava di impazzire; relegata in questa stanza e per di più senza di te”
“Oh amore” ma proprio mentre le nostre labbra stanno per unirsi delle urla agghiaccianti mi fanno gelare il sangue
“Voglio vedere mia moglie! Lo so che è qui!” il povero James cerca di trattenerlo senza successo “Piccola io chiudo la porta a chiave qualsiasi cosa succeda tu stai qui e per nessuna ragione devi uscire,ok?”
“Capito”
Corro giù per le scale fino all’atrio e si trova faccia a faccia con mio padre “Dove l’hai nascosta? Lo so che è qui da te”
“Non ti lascerò avvicinare alla mamma. Quando si rimetterà sarà lei a decidere se tornare da te o restare qui” mi scansa e sale le scale rabbioso finché trova la camera ma Janet prontamente lo invita ad andarsene
“Papà ti prego la mamma sta riposando e dopo quello che le hai fatto credo sia opportuno che vi separiate per un po’” senza obbiettare si dirige verso il portone scortato da Janet ma mentre mi sfiora lo sento proferir
“È tutta colpa sua, prima tu poi Janet ed ora anche mia moglie. Tutto è cominciato per causa sua!” in preda alla rabbia risale le scale in cerca della nostra stanza, cercando di fermarlo però mi cadono le chiavi della camera e prontamente se ne impossessa e corre all’impazzata
La chiave lentamente gira nella toppa, il passo deciso udito pochi istanti prima mi mette in allarme e di fatti i miei timori erano fondati. La sua figura imponente mi sovrasta assoggettandomi alla paura, con molti sforzi cerco di spostarmi il più lontano possibile arrancando ad ogni minimo movimento, gli occhi iniettati di sangue si posano su di me “Tu mi hai messo contro tutta la mia famiglia, è cominciato tutto a causa tua ma ora io metterò la parola fine alla tua miserabile vita”
il terrore mi impedisce di urlare, di chiamare aiuto ma prontamente Michael arriva aggredendolo alle spalle, Joe sembra invincibile, lo scaraventa a terra facendogli sbattere il capo sullo spigolo dell’armadio poi prende uno dei cuscini e con passo deciso si avvicina a me
*Ormai è finita* penso tra me e me quando ecco rispuntare il mio cavaliere impavido e senza paura che si getta su di lui aiutato questa volta da Jim e da altre guardie del corpo che lo portano via in manette
“Non finisce qui! Non è finita, avrò la mia vendetta prima o poi” Michael corre ad abbracciarmi ma subito viene scosso dalla rabbia
“E tu vuoi ancora adoperarti per fargli piacere?” ma quando si gira vede che sono scoppiata in lacrime
“Scusa amore non volevo. Su vieni qua” mi stringe forte a sé e tra le sue braccia il tremore comincia a diminuire ma la paura no allora preme sul mio corpo per farlo accostare ancora di più al suo
“Non permetterò più che accada una cosa del genere” mi sussurra all’orecchio nel vano tentativo di rassicurarmi mentre alzando lo sguardo verso la finestra vede suo padre salire nella volante della polizia e venire portato via.