La vera storia di un racconto inventato...[FanFiction]23
CAP 23
Si, ero incinta, ma dell’uomo più sbagliato che mi potesse capitare.
Quando gli comunicai la notizia, Patrick mi accolse con una freddezza senza pari mista a fastidio. Aveva già due figli con la precedente compagna da cui aveva da poco divorziato e il pensiero di un altro moccioso tra i piedi di certo non lo faceva saltare di gioia, queste furono le sue testuali parole. Aggiunse inoltre che se proprio ci tenevo potevo tenerlo, non avrebbe voluto averlo sulla coscienza, già aveva troppi problemi. Il suo era un lavoro di responsabilità, in cui ci rimetteva quotidianamente la reputazione e i soldi, ma erano questi ultimi ad avere la priorità assoluta, anche e soprattutto su di me.
Mike…lui si che sarebbe stato un buon padre. Il giorno in cui apprese la notizia, lo stesso giorno in cui lo vidi arrabbiarsi urlare ed imprecare come mai mi era capitato, non appena gli dissi che aspettavo un bambino la sua espressione cambiò di colpo, in maniera quasi spaventosa. Mi strinse in un abbraccio caldo alzandomi letteralmente da terra. Mi fece volteggiare in quella sala come in un giro di valzer e poi con la sua solita premura e quel pizzico di ingenuità che lo contraddistingueva si fermò ad un tratto e mi disse –oh Dio ma mica ti senti male?...non so…hai la nausea?...le doglie…?
-Le doglie???- gli risposi sorridendo- Mike sono incinta da un mese solo, non sto mica per partorire?
-Ah giusto…le voglie, le voglie intendevo…
Ridemmo insieme come quando eravamo dei ragazzi spensierati e senza problemi e il mio cuore si fece caldo. Almeno per quel giorno avrei sorriso un po’.
Lungo quei primi cinque mesi di gravidanza fu lui che mi stette vicino, con l’affetto che solo un padre, un marito, un fidanzato, un fratello ti sanno trasmettere. In quel momento era tutte queste cose insieme.
Il giorno della prima ecografia, ovviamente, fu lui ad accompagnarmi. Patrick mi disse che aveva da fare e che alla fine era una sciocchezza che non necessitava di “assistenza”. Assistenza, così intendeva lui l’accompagnare la propria compagna a fare la prima ecografia, per vedere anche solo un puntino di quello che sarebbe stato il figlio che avevano concepito insieme.
Per fare quella ecografia la clinica venne messa letteralmente sotto sequestro, per evitare paparazzate e titoli di giornale grandi come case che urlavano MICHAEL JACKSON TRADISCE LA MOGLIE E FA UN FIGLIO CON UN’ALTRA!!!!
Mentre ero sul lettino Mike mi stringeva la mano fortissimo. Era agitato e paradossalmente io cercavo di tranquillizzare lui.
Non appena sul monitor comparve l’immagine di quel minuscolo esserino, Mike scoppiò in lacrime; in quel momento più che mai avrei desiderato che quel figlio fosse stato suo.
Continuai a lavorare intensamente fino al terzo mese, poi nausea e continui mancamenti mi convinsero a staccare la spina per qualche settimana.
Una mattina bussarono alla mia porta. Da un camioncino con su la scritta dei grandi magazzini scesero due fattorini con in mano una serie di scatoloni.
- Salve, chi desidera?- chiesi una volta aperta la porta
- Ehm…cerco la signorina…ehm…Susie- mi rispose uno dei due tizi seminascosto dietro lo scatolo che portava in braccio. Riconobbi quella voce all’istante.
- Mike?...ma sei tu?- domandai titubante
- Perché si vede tanto?- rispose il “fattorino” con aria preoccupata
Era lui in uno dei suoi famigerati travestimenti. Ben riuscito senz’altro, la tuta e il berretto erano da manuale, ma quella voce lo tradì…lo avrei riconosciuto anche se avesse parlato come Paperino.
Lo feci subito entrare in casa per timore che qualcuno del vicinato si potesse accorgere della sua presenza, ma prima volle assicurarsi che “quello”, come diceva lui, non fosse in casa. Non aveva piacere ad incontrarlo.
L’altro ragazzo che lo accompagnava provvide a scaricare una decina di pacchi ed aspettò fuori.
- Mike, non mi dire che tutta sta roba è per me?
- Ehm…spiacente, ma non è per te…- mi rispose sorridendo
- Ah…ecco…
- E’ per il mio nipotino che dorme nella tua pancia! Sono o non sono lo zio Mike?
- Certo che lo sei…- gli gettai le braccia al collo.
Iniziai ad aprire gli scatoloni. Culla, carrozzina, seggiolino per auto, girello, tutine di tutti i tipi e giocattoli a volontà. Ed ero solo al terzo mese.
- Mike ma è un mare di roba! Ma perché ti prendi tutto questo fastidio? Come se poi tu di cose da fare non ne avessi già abbastanza…
- Ma smettila…mi offendi se dici così. Io sono troppo felice, devo pur manifestare questa gioia in qualche modo no?
Aveva gli occhi che gli brillavano. Era tanto che non lo vedevo così. Come è strana la vita, un uomo che fino ad allora non aveva figli, li desiderava tanto, e uno che stava per averlo non se ne fregava un cavolo.
- Mike…comunque colgo l’occasione per comunicarti che ho deciso quale sarà il nome del mio bambino…
- No no aspetta, non me lo dire…Te ne voglio proporre qualcuno io. Allora…Terence, che ne dici?
- Mhmhmh…nooo
- …Eduard?
- …nooo
- Jason?
- Nooo…
- Ah ecco…ho trovato…senti questo…è una bomba!
- Spara…!
- “Muffin”!!!
- Muffin?- lo guardai perplessa- ma come il dolce?
- Siiii!!!-rispose lui contentissimo
- Ma daaaaiiii…non posso chiamare mio figlio come un dolce…
- Ma perché no? Rifletti, il nome è perfetto. Io già me lo immagino questo bimbo, bello tondo, paffutello, con la carnagione mulatta come la tua, con un sorrisone dolce dolce e con quell’odore buono che solo i bimbi hanno. Tondo, dolce e buono proprio come un muffin!
- Io invece avevo pensato a qualcosa di diverso, però sai la persona a cui appartiene questo nome non mi convince. E’ un tipo con caratterino un po’ particolare, che fa sempre scherzi, che ha la brutta abitudine di masticare la gomma a bocca aperta e che spesso arriva tardi agli appuntamenti…Però questa persona è speciale per il semplice fatto che mi vuole bene, perchè ha saputo regalarmi ricordi indimenticabili e mi è stato vicino quando avevo bisogno di aiuto…e in questo momento…è seduto di fronte a me…
Mi venne incontro e mi strinse forte a se. Era tanto che non mi abbracciava con quel calore.
- La vuoi smettere di farmi commuovere…
- Ti fa piacere se lo chiamo Michael?
- Mi fa piacere? Di più…mi fa strapiacere! Ma “quello” è d’accordo? Lo sai che non gli sto tanto simpatico…
- Eh veramente ancora non glielo ho detto…Comunque nel caso in cui faccia storie ho già in mente una alternativa. Al massimo il bimbo lo chiamo Michele, il tuo nome in italiano. Mi invento la scusa che è il nome di un mio zio speciale e il gioco è fatto. Del resto per questo bimbo tu sarai senz’altro uno zio speciale…e poi…lo chiamerò sempre Mike come faccio con te…
Squillò il telefono. Era Patrick che stava per tornare dall’ufficio per pranzo e voleva trovare sul tavolo il pollo fritto. Il solo pensiero di dover cucinare, in quel momento mi fece di nuovo salire la nausea.
- Mike, sta arrivando Patrick…
- Ah…allora scappo, voglio evitare brutti incontri. Questa giornata è iniziata bene e non voglio guastarmela.
Prima di andare mi sbaciucchiò un po’ la pancia, come faceva sempre da quando seppe che ero incinta
- Ciao Muffin…zio Mike se ne va…Non mi strapazzare troppo la mamma…
Mi fece un occhiolino e la porta si chiuse alle sue spalle.