La vera storia di un racconto inventato...[FanFiction] 20
Ecco un altro pezzetto di sogno...
Buona lettura a tutte!
CAP 20
Nel 1995 conobbi il più grande errore della mia vita, Patrick Clifford.
Era un pezzo grosso della finanza, proprietario di una grande azienda cosmetica londinese che mi venne presentato in occasione di un ricevimento organizzato dall’etichetta discografica di Mike alla luce della campagna promozionale del suo prossimo disco.
Aveva venti anni più di me; era un tipo spigliato, sicuro di sé, sempre con la battuta pronta. Un bell’uomo, di quelli che migliorano con l’età. Mi invaghì del suo fascino maturo, della sua sicurezza, mi trasmetteva protezione. Era quel qualcosa che credevo mi servisse per colmare il vuoto che sentivo dentro.
Il mio ritorno in America fino a quel momento era stato un continuo dare, dare, dare. Una punizione che mi ero inferta per non aver saputo apprezzare al momento opportuno le cose belle che la vita mi aveva regalato, quelle cose che si chiamavano mamma e Mike. Gli sono stata accanto combattendo ogni giorno contro quella maschera che mi era stata imposta di indossare, che Mike mi aveva imposto; quella dell’amica sincera sempre pronta a dargli dei consigli che fossero quanto più possibile disinteressati, pronta ad ascoltare con il sorriso sulle labbra persino i suoi apprezzamenti maschili su qualche donna che gli interessava, quella che in mondovisione aveva dovuto assistere ad un bacio, che per quanto potesse essere stato programmato o quant’altro era sempre un bacio, e quelle labbra di certo non erano più le mie.
Mike era una parte di me, gli avrei dato tutto e gli davo tutto, ma decisi che continuare a rincorrerlo non mi sarebbe servito a niente. Mi voleva bene si, questo me lo ha sempre ripetuto, ma evidentemente non mi amava. Ormai non ero più una ragazzina, dovevo imparare ad accettare la realtà dei fatti, era ora che mi costruissi una vita mia, lontana dal ricordo di quello che eravamo.
Patrick Clifford sembrò essere la soluzione ai miei problemi.
Mi aggiravo curiosa in quella enorme sala per ricevimenti. C’era gente famosa, donne bellissime, manager, produttori, star della musica, della moda, del cinema. Erano anni ormai che frequentavo quell’ambiente ma non mi ci ero ancora abituata. Mi sentivo sempre inadatta, fuori luogo, ma non perché fossi insicura di me, ma perché la realtà in cui ero cresciuta era così tanto diversa da quella in cui mi trovavo. Anche se indossavo gioielli, abiti firmati, scarpe costose, dentro rimanevo sempre una ragazzetta di quartiere, e questa cosa non la rinnegavo anzi la adoravo.
Nelle pubbliche relazioni me la cavavo sufficientemente bene, ma di certo non erano il mio pezzo forte. Sono un libro aperto e se qualcuno non mi va a genio me lo si legge in faccia. Per evitare di fare danni, quella sera mi limitai ad osservare gli invitati e a passeggiare solitaria.
-Mi meraviglio che nessuno si sia accorto che una bellissima donna si aggira tutta sola stasera. È senza cavaliere madame?- Una voce profonda mi fece bloccare d’improvviso.
Un uomo alto, di bell’aspetto, sulla cinquantina. Capelli brizzolati, occhi glaciali che facevano quasi paura; era sua quella voce.
-Salve signorina, se non la disturbo mi piacerebbe scambiare qualche parola con lei, mi chiamo Patrick- aggiunse quell’uomo con un sorriso accattivante.
-Diamoci del tu…mi chiamo Susanna…sono un’amica di Michael- sorrisi.
-Piacere di conoscerti Susanna…questo nome mi sa di Italia, ma i tuoi tratti somatici mi dicono invece…
- Eh…diciamo che la storia è complessa- lo interruppi- Mia madre era italiana e mio padre per metà italiano e per metà afro-americano…
- A quanto pare il mix è riuscito alla perfezione direi…sei bellissima, complimenti.
Se solo dieci anni prima qualcuno mi avesse detto quelle stesse cose, con quel tono e con quella sfacciataggine si sarebbe preso un cazzotto in faccia, ma quell’uomo aveva qualcosa di magnetico e la sua sicurezza non mi infastidiva per nulla. Mi lasciai lusingare.
Dopo circa un quarto d’ora di chiacchiere varie fummo interrotti bruscamente.
Tra la folla sbucò Mike, che senza neanche badare al fatto che stessi parlando con quell’uomo entrò nel discorso.
- Ehi Susie allora…? Dimmi un po’…che ne pensi? Come sta andando?...
Gli lanciai uno sguardo perplesso e un po’ infastidito che fece intendere il mio imbarazzo per quell’interruzione fuori luogo. Per la prima volta quella sera mi stavo divertendo, da sola. Per la prima volta dopo tanto tempo ebbi la sensazione di essere uscita dall’ombra e di essere apprezzata; in quel momento la spavalderia e la sicurezza con cui quell’uomo mi riempiva di complimenti parvero risollevare un po’ la mia autostima, ormai da qualche anno mortificata da un amore non più corrisposto. Insomma sentivo di meritarli quegli apprezzamenti e volevo prendermeli tutti. Poi Mike intervenne, e di nuovo indossai inesorabilmente quell’ombra.
-Allora ti chiami Susie…ma perché questo nomignolo? Non si addice ad una donna elegante come te…Susanna è molto meglio non trovi?- disse Patrick sorridendo
- No…non trova. Susie è stupendo e poi vale solo per gli amici…- ribatté Mike, con un tono acido che mi fece sobbalzare. Insomma, ma che diavolo di risposta era quella. Ormai da un po’ mi sembrava di non capirlo più.
-Converrà con me Mr. Jackson che non è il nome ad essere stupendo, bensì colei che lo porta…-rispose Patrick sfiorandomi delicatamente il dorso della mano con le labbra.
-Si si, convengo, convengo…-rispose Mike infastidito.
Quella situazione stava diventando ridicola e pesante, dovevo fare qualcosa.
-Da oggi chiamami pure Susie, Patrick.- aggiunsi, mentre cercando di non farmi vedere tirai un pizzicotto a Mike dietro il braccio- Patrick, comunque ti presento ufficialmente Michael Jackson.
-Eh si si lo conosco bene, insomma chi non lo conosce ormai, la sua fama lo precede- disse Patrick con un tono pungente porgendogli la mano- Sono Patrick Clifford.
-… io invece non ho la più pallida idea di chi tu sia, comunque piacere…-rispose Mike-…allora Susie stavamo dicendo…-riprese il discorso come se nulla fosse stato.
Rimasi disgustata dalla sgarberia con cui si rivolse a quell’uomo. Non si era mai comportato così con nessuno da quando lo conoscevo. Non era quello il suo modo di fare, anzi era sempre stato cordiale e gentile con chiunque. Ma che gli stava succedendo? Ero mortificata ed imbarazzata per la figuraccia pessima che mi aveva fatto fare. A quel punto decisi che bisognava mettere le cose in chiaro.
-Scusa Patrick, ti lascio un secondo. Ci vediamo dopo- gli dissi sorridente cercando di porre fine a quella situazione imbarazzante. La fuga talvolta è la soluzione migliore.
A quel punto mi girai verso Mike e gli lanciai un’occhiata di fuoco. Lo presi per un braccio e me lo tirai in disparte.
-Ma dico, TI SEI BEVUTO IL CERVELLO!!!??? Ma ti sei reso conto dell’enorme figura di merda che mi hai fatto fare con quello là?
-Ma chi col nonnetto? Dai…non dirmi che ti piace quello che non ci credo…”Susanna è stupendo, sei stupenda…” ma dai, sembra un damerino -disse ridendo mentre scimmiottava la voce di Patrick.
-Non ci trovo niente da ridere Mike. Scusami se non gironzolo tutto il tempo intorno a te, se c’è qualcuno che mi apprezza e se cerco di farmi una vita mia…-risposi tagliente
-Ehi, ehi, datti una calmata! Stavo scherzando. Fai quello che ti pare, esci con chi ti pare, sposatelo pure a me non interessa…
-No grazie, non sono come qualcuno di tua conoscenza che si sposa con il primo che trova…E comunque l’ho capito sai che ormai non ti interessa più niente…non c’è bisogno che tu me lo ribadisca…
-Ma perché mi fraintendi sempre… Non intendevo dire che non me ne frega nulla di te…Ormai sei una donna adulta e della tua vita puoi fare quello che vuoi. Questo intendevo. Ma ho capito che non è serata…. Però io ero venuto in pace…Pace?
Pronunciò quelle parole con una dolcezza ed un’innocenza senza fine. Aprì le braccia e mi sorrise. Non riuscii a resistere. Niente guerra quella sera.
-Pace…-risposi sbuffando con voce rassegnata.
Ci allontanammo e prima che fosse troppo lontano per sentirlo, mi disse
-Susie…occhio, quello non mi piace!
E poi sottovoce quasi mimando il labiale aggiunse-...Ah…lo so che sei stupenda!...