Ragazze...siamo giunti alla fine...mi mancherà tantissimo non trovarmi più qui con voi a condividere piccoli pezzi della mia storia, mi mancheranno i vostri commenti e le corse per finire un capitolo. Da oggi sono ufficialmente solo una lettrice, perciò datevi da fare [SM=x47954] vi abbraccio e vi ringrazio tutte, perchè senza di voi questa storia sarebbe finita dentro quella macchina, dopo la festa al locale. Buona lettura... [SM=x47938]
Capitolo 22
Seduti uno accanto all'altro sul divano, con un bicchiere di Sheridan tra le mani che va presto a farsi spazio sul tavolino al nostro fianco, recuperiamo il tempo perduto leggendo i nostri pensieri direttamente dagli occhi senza bisogno di proferire parola. Le lucine intermittenti che decorano l'albero di Natale creano un'atmosfera soffice, quasi solenne,simile a quelle cenette romantiche a lume di candela e il paesaggio innevato fermo nella morsa del freddo che è fuori da questa casa sembra lontano anni luce da qui.
Sento le sue mani scivolare sul mio braccio, con delicatezza, disegnando un percorso che fatico ancora a percepire come reale.
Mi sorride avvicinando le labbra sulla mia guancia e baciandola appena, affonda il respiro tra i miei capelli e mi guarda fisso negli occhi senza riuscire a staccarli dai miei. All’improvviso la finestra si apre, con un colpo di vento tirato troppo forte, il soffio gelido pregno di pioggia e rimpianti mi fa rabbrividire. Michael mi stringe forte a sé, abbracciandomi, cercando di afferrare disperatamente ogni attimo che ci è sfuggito fino a questo istante. Mi volto verso di lui, annegando nel profondo interminabile dei suoi occhi che già mi ricopre prepotente fino alla gola, limitando ogni mio movimento, ogni pensiero diventa ormai ricordo, un’emozione ribelle prova a sopraffarmi ma la nascondo in tempo, distogliendo lo sguardo verso qualcos’altro, forse un punto, forse una luce, forse il nulla.
-Non riesco a credere che sei qui veramente.-
Sussurro mentre accarezzo il suo volto cercando di non farmi sfuggire alcun dettaglio, sperando che rimangano lì per sempre così come sono in questo istante, con quell'espressione piena d'amore che mi sta facendo lentamente sgretolare tra le sue mani.
Mi avvicina sempre più a lui, posso assaporare il suo respiro mentre lo fa, accompagna poi dolcemente la mia testa sulle sue gambe,mentre mi sfiora i capelli. Sdraiata così con il suo corpo a farmi da cuscino presto ogni barlume di infelicità si affievolisce.
-Penso proprio che dovrai farci l'abitudine.-
Sento il suo corpo muoversi a piccoli scatti in una risata soffocata data l'ora in cui si sta svolgendo la nostra conversazione, il nostro idillio che riprende ad esistere come se nulla fosse accaduto. Un’abitudine che vorrei non fisse mai, rinuncerei ad altre dieci, cento, mille abitudini per far si che solo questa rimanga tale in eterno. Il tempo sembra finire e ripartire proprio da qui, con sguardi fugaci ma intensi, attraverso parole che bruciano ancora di rimorsi.
-La prendo come una promessa.-
-Lo è.-
Mi alzo scivolando tra le sue braccia sentendo improvvisamente una fastidiosa sensazione di freddo attraversarmi la pelle quando percepisco di essere lontana ormai da quel contatto.
-Michael scusami un attimo,dovrei fare una cosa...importante.-
Prendo il suo viso tra le mani, lo imprigiono in un inconsistente bacio sulle labbra, schiocca appena, facendo eco alla legna che scricchiola sotto le fiamme ardenti rosso fuoco, vibranti come le emozioni che si accavallano ancora dentro la mia testa. Afferra però l’orlo della mia manica e opponendo resistenza mi riporta sopra di lui, poggio le gambe sul bracciolo del divano e con un movimento non del tutto naturale giro la testa verso di lui che con un bacio più profondo, lento e umido spazza via ogni qualsiasi incertezza. Lo sento esplorare ogni angolo della mia bocca, sento il suo respiro mescolarsi al mio in un dolce nettare che è capace di inebriarmi completamente. Si stacca con estrema lentezza sentendo così le sue labbra staccarsi dalle mie fino all’ultimo millimetro rendendomi malleabile sotto ogni suo gesto. Disegna il mio profilo con il dorso della mano sorridendo impercettibilmente per poi aprirla ed accarezzarmi il volto sistemando i capelli dietro l‘orecchio. Mi alzo a fatica, sospirando nel vano tentativo di riacquistare lucidità, non mi volto né dico niente. Busso alla porta della camera di Sophie. Dorme e non risponde a nessun tipo di rumore. Mi avvicino e quasi mi dispiace di doverla svegliare, ma non resisto, sarà lo Sheridan, sarà il Natale…sarà questa felicità.
-Sophie.-
Silenzio.
-Sophieeeeeeeeeeee e svegliati.-
La strattono per la maglia del pigiama e si sveglia mugugnando parole senza senso. Una lingua inventata, arcana forse, che dovrebbe corrispondere a quella dei sogni interrotti,quando sei quasi sveglio ma resti con la mente ancora in quel mondo.
-Niki, ma che vuoi? stavo sognando David Beckham.-
-Ti volevo ringraziare.-
-Ah è arrivato mister bacino...Finalmente!-
-Grazie Sophie io non so cosa dire, non mi sembra vero...-
-Niki ti ho visto soffrire troppe volte per gli uomini, per una volta che ne trovi uno come si deve non puoi lasciarlo in Bahrein.-
Ci lanciamo un’occhiata complice, capace di racchiudere in silenzio tutto ciò che abbiamo da dirci. Comprensione, affetto, gratitudine. Non so se vi è mai capitato, ma a volte qualcuno mette davvero il cuore in ciò che fa e lo fa senza aspettarsi nulla in cambio. Un po’ come Neverland era per Michael. Un sogno diventato realtà capace di poter riempire di gioia non solo il suo cuore, ma anche quello di migliaia di bambini e l’unica cosa che bastava era un sorriso. Ricevere un sorriso a fine giornata da uno di quei bambini era un piccolo tassello che andava a riempire l’enorme vuoto della sofferenza. Ma purtroppo come in ogni favola che si rispetti c’è il lupo cattivo, il capitan uncino…l’importante però, posso dirvelo per esperienza personale ormai, è tornare ,prima o poi, a sorridere.
-Buona notte Sophie.-
-Buonanotte a voi!-
Chiudo la porta dietro le mie spalle mentre un sorriso mi sfiora il volto in maniera del tutto involontaria. Lo sento parlare al telefono a bassa voce e riattaccare nell'istante in cui mi affaccio di nuovo in quella stanza. E' in piedi vicino al camino, la luce del fuoco gli dona un meraviglioso colorito ambrato che riflette sul lucido dei suoi capelli lisci, neri come la cenere che a poco a poco viene a crearsi da quegli stessi ciottoli di legno. I jeans scuri gli cadono morbidamente sulle gambe evidenziando gli stivali neri di pelle che accompagnano ogni suo movimento rendendolo estremamente elegante, una giacca con delle borchie dorate è invece aperta per metà e lascia intravedere una piccola porzione del suo petto facendo si che le cose si complichino. Sarebbe il caso di dare la colpa a qualche brindisi di troppo forse, ma sarebbe solo pura e semplice ipocrisia, due anni lontani sono pur sempre due anni. Se poi si volta verso di me con quello sguardo è anche peggio, butta benzina sul fuoco dovrebbe saperlo, non è cambiato per niente, oggi come quel giorno sul set mi sembra di conoscerlo da una vita.
-Era Grace.-
dice facendo cenno verso il cellulare prima di infilarlo nella tasca interna della giacca.
-Le chiedevo dei bambini, pare vada tutto bene.-
Stavolta sospira lasciando scivolare via la tensione che immagino abbia accumulato durante tutto il viaggio. Mi sorge spontanea una domanda.
-Ma dove sono? cioè non a Neverland e neanche in Bahrein presumo...-
-No infatti sono in una nuova casa di Los Angeles, sono cresciuti in quella città, non volevo sconvolgergli troppo la vita.-
-Certo. Sai Mike…a proposito di Grace,mi ha raccontato un pò di cose.-
-Ti ha raccontato un pò di cose...tipo?-
-Mi ha detto che durante il processo sei stato spesso male.-
Annuisce, forse incuriosito. Vedo i suoi occhi stanchi fissarmi attentamente e poi voltarsi verso il camino. Era meglio che fossi rimasta in silenzio, magari è ancora troppo presto per affrontare questo argomento.
-Si è vero.-
Due anni…sono passati due anni, credo di aver aspettato abbastanza.
-Mike vedi...io.-
Mi ferma prima che possa continuare a parlare.
-Nicole non c'è bisogno di fare giri di parole,ho capito perfettamente e di questo davvero non devi più preoccuparti, fa tutto parte del passato, quella roba se ne è andata dalla mia vita appena ho sentito pronunciare "not guilty" in quell'aula.-
-Perchè non me l'hai mai detto?-
"Perdonami non avevo scelta.
Stronzate, una scelta c'è sempre.
Perdonami allora sono un coglione."
Questa sarebbe stata la risposta più facile, la più indolore, forse la più scontata e invece no.
-Non volevo farti preoccupare.-
-Mi sono sentita messa in disparte...-
-Mi dispiace Nicole vorrei poter tornare indietro, ma ho paura che in quella stessa situazione reagirei esattamente allo stesso modo.-
Già, anch'io.
-E' solo che all'inizio ti senti così dannatamente bene, tutti i problemi, tutta la sofferenza svaniscono con un sorso d'acqua. Il problema è dopo, non basta mai e ti illudi di poter star bene come quella prima volta…-
Appoggia una mano sul tavolo e continua.
-Volevo solo svegliarmi da quell'incubo, far smettere tutte quelle voci di parlare e invece ho solo perso me stesso e anche te…sai cosa mi ha dato la forza per uscirne con le mie mani?-
-Cosa?-
-Immaginavo il tuo sguardo pieno di disprezzo, sentivo la tua voce spezzata dall'emozione quell'ultima notte in cui ci siamo sentiti, ho capito che nonostante tutto quel mondo non faceva parte di me, ho avuto paura che oltre a te sarebbe riuscito a portarmi via anche i miei figli e tutte le persone che amo.-
Il mio cuore qualche volta si ammala, è la malattia dei ricordi, della solitudine e si cura semplicemente vivendo. A volte immagino come sarebbe stato se lo avessi conosciuto in un altro momento della mia vita, forse sarebbe andata diversamente chissà, ma quello che mi da speranza è che ciò che è diverso non è necessariamente migliore, in fondo è qui, siamo ancora qui, noi due.
Assorta nel flusso dei miei stessi pensieri capisco che mai prima d'ora lo avevo visto aprirsi così tanto. Vedo il riflesso di quell'abisso nei suoi occhi, conscia del fatto che mai potrei capire affondo tutto ciò che ha passato.
Il respiro del vento, lento e pungente, basta a misurare la tranquillità della notte,senza turbarla, sentirmi stretta al caldo tra le sue braccia mette la linea di confine tra due zone che sembrano due stagioni differenti muoversi all'unisono.
Lo sento, lo percepisco, affonda con violenza nel più profondo del mio essere e ora finalmente lo vedo, concreto, reale. È qui. L’amore è davanti a me.
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-Entra!-
-Dove?-
-Come dove? Dalla porta.-
-C‘è un Ufo? No perché se non c‘è ci rimango male…-
-Sbagliato!-
Inarca un sopracciglio guardandomi diffidente.
-Oddio ma non dovevi, due ore di Billie Jean tutte per me?-
-Sophie sei da far controllare, ma da un dottore bravo,la smetti con questa benedetta BJ-
-Se benedetta...è tutto tranne che benedetta.-
-Tadaaan!-
Entriamo finalmente nell’appartamento e con le braccia spalancate mi rivolgo verso di lei che ancora incerta non ha la minima idea di cosa stia succedendo.
-Hai finalmente messo a posto la tua roba?
-No le mie cose non ci sono proprio più.-
-Guarda cara che le mie scarpe non te le presto.-
-Ma no, non ci sono perché me ne vado Sophie, torno a Los Angeles con Michael e…-
-L’appartamento è tutto mio?-
-Si.-
-Aaaaaaaaaaaaaah.-
Inizia a saltellare per tutta la casa, poi si ferma assumendo un’espressione serissima.
-E chi pagherà adesso?-
-E’ già tutto pagato!-
Spalanca gli occhi. Avete presente l’urlo di Munch? Ecco rende molto l’idea di cosa mi trovo davanti in questo momento.
-Tutto?-
Annuisco sorridendo.
-Noooooo ma non dovevi.-
-Ma smettila, era il minimo…-
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Tornare a condividere la quotidianità, i piccoli gesti, spartire gioie e sofferenze mi sembra ancora qualcosa di incerto ma incredibilmente naturale.
Lo vedo seduto a terra mentre raccoglie insieme ai bambini gli ultimi pezzi di un puzzle senza importanza, fa tutto con quell’innocenza che sembra quasi sbagliata per un uomo della sua età. I piccoli si attaccano alle sue gambe, corrono sorridenti saltellando con addosso i pigiami pieni di orsetti colorati, li sento ridere e ripetere in continuazione quanto sia grande il loro amore.
“Sono grandi abbastanza per poter vedere e capire un mio spettacolo.” mi ha detto poco fa.
“E io sono ancora abbastanza giovane per poterlo affrontare.”
Da qualche giorno vedo nei suoi occhi una luce nuova, qualcosa di difficile da spiegare a parole. Nel suo sguardo è visibile la magia, la passione che arde incontrastata, vedo in esso tutto ciò che ho cercato di afferrare dall’inizio, tutto ciò che credevo impossibile da cogliere, la sua anima, si è accesa improvvisamente quando un’idea gli è balenata nella mente.
L’uomo le stelle non le desidera, gode solo del loro bagliore, lui invece le tiene in pugno ed è da lì che continuano a brillare.
Una volta quando forse avevo quattordici anni, sognai di un’avventura intrepida, tra le montagne del nord, magari avevo visto un film simile, ma ricordo che in quel sogno incontrai un ragazzo, gli diedi persino un nome e alla fine ci sposavamo vivendo felici e contenti. Non assomigliava per niente a Michael. Era solo un’ombra e oggi quasi mi imbarazza riportarlo alla memoria. Ma Michael invece, adesso è qui, sono io che mi appoggio alla sua spalla sentendo il profumo dei suo capelli. Di cosa gli profumano?
In momenti simili, il tempo pare fermarsi.
-Mike stai bene così…con i ricci.-
-Ti piacciono?-
-Tantissimo.-
Sai Mike forse non te l’ho mai detto, ma io a quella favola io ci ho sempre creduto. Avevo solo paura che ammetterlo avrebbe potuto rovinare tutto, i segreti più belli sono così proprio perché sono segreti. Le cose cambieranno, il tempo modificherà persino noi, ci saranno ancora una miriade di problemi da affrontare, ma lo faremo insieme, l’hai promesso stavolta. So che è una sciocchezza pensare e sperare che vada sempre tutto bene, che non ci saranno più litigate, lacrime, ma sarò lì, quando tornerai su quel palco e sarò lì quando scenderai.
Le nostre favole sono vere, lo sai meglio di me, fammi un pò di spazio tra i tuoi sogni e stasera saremo felici insieme.
Per sempre.
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