il continuo dell'ultimo capitolo.
(Capitolo 15.2)
-Michael...-
-mhhh-
-Parecchio tempo fa ho fatto un sogno simile.-
-In che senso.-
-Io, tu, la doccia...-
Lui dischiuse le labbra cercando di focalizzare al meglio i miei occhi pieni di desiderio.
Iniziai a sbottonargli la camicia, via il primo bottone...il secondo...lasciando in mostra solo una maglietta bianca a maniche corte.
Nel frattempo ci diriggemmo verso il letto finchè le ginocchia di Michael non trovarono per prime il materasso.
-Potevi dirmelo prima, sarebbe potuto diventare reale...-
Mi mise le mani sui fianchi facendo cadere l'asciugamano a terra.
Indietreggiando con i gomiti sul letto lo raggiunsi senza dire una parola liberando finalmente quella parte che ormai a fatica restava sotto il tessuto teso. Accompagnato da un gemito di sollievo e irrefrenabile desiderio si lasciava andare dalla moltitudine di sensazioni che la mia mano calda con angosciosa lentezza gli stava regalando.
-È questo il nostro sogno...-
gli dissi infine guidandolo dentro di me.
Michael gemette riversando la testa sul cuscino sollevandosi dall'ampio materasso per il piacere intenso.
Il sangue ribolliva e sentivo la pelle farsi più sottile ero sicura che da un momento all'altro sotto il suo tocco mi sarei sgretolata in mille pezzettini ed ognuno di essi sarebbe finito inghiottito dentro il suo essere perchè solo lì, dentro di lui avrebbero potuto continuare ad esistere.
Le luci della notte entravano nella stanza riflettendo sull'arredamento barocco dell'albergo, nell'aria l'odore dolce delle orchidee ancora volava inebriante e intorno a noi il silenzio, finchè persi all'apice di sempre le nostre voci all'unisono tagliarono la quiete apparente in cui eravamo immersi.
Proprio di questo avevo paura, di annullarmi, di cedere tutto e svanire nel nulla.
Quando si ama così, in questo modo in cui non esistiamo più divisi distintamente l'uno dell'altra si finisce sempre inevitabilmente per soffrire.
Lo sapevo.
Non posso tornare indietro è troppo tardi ormai, non vivo senza lui...ma se restassi cosa sarebbe poi di me? Sarei come chiusa in una piccola scatola sempre e solo sotto la sua custodia.
Molto probabilmente il mio non è nemmeno vero amore, sono troppo egoista per poter amare qualcunaltro e penso subito che mi stia soffocando.
Non sono più una ragazzina ho superato i diciotto da un bel pò è finito da parecchio il tempo delle cotte e delle storie avventurose. Però addormentarmi con la testa sul suo petto,sentirlo così vicino, così mio mi fa azzerare ogni pensiero sconnesso.
"Ti fai troppi problemi" Sophie aveva ragione. Vi assicuro che quando mi prendono questi momenti da dubbi amletici non mi sopporto. Ho sofferto troppo in passato per gli uomini, a cominciare da quello che sarebbe dovuto essere il più importante di tutti, quello che mi ha dato la vita, e così ogni volta penso che ci sia dietro l'angolo un colpo pronto a farmi del male.
Qualè il problema? lui è meraviglioso, siamo in un attico a New York e non dovrò lavorare per un bel pò...
All'improvviso sento freddo, mi stringo a Michael e un pensiero lacerante mi attraversa la mente.
Non mi ha ancora detto che mi ama...e nemmeno io l'ho fatto.
Tutta la mia insicurezza ha le sue fondamenta ben piantate a terra. E se davvero amasse ancora Lisa Marie e non riuscisse a dirmelo?
Neanch'io però gliel'ho detto, magari semplicemente non c'è stato il momento giusto per farlo...
Si muove mentre è immerso nel sonno, ha un'aria serena, è così bello mentre dorme. Alcune ciocche di capelli gli coprono dispettosamente il viso che sotto la luce bianca della notte assume un colorito pallido, sembra quasi che i miei pensieri lo disturbino in qualche modo. Prego perchè non si svegli da un momento all'altro,non riuscirei ad affrontare una discussione del genere adesso.
Istintivamente in maniera del tutto inconscia si avvicina ancora di più a me e mi stringe. Lo prendo come un gesto rassicurante arrivato nel momento giusto.
Qualunque cosa sia, qualsiasi cosa accada, niente riuscirà a rovinare il nostro sogno.
***
Sull'aereo per tornare a Los Angeles siamo seduti lontani, troppo lontani. Nessuno sa ancora di noi, abbiamo diritto alla nostra privacy, la pace che ci meritiamo, soprattutto Michael che vede da anni sbattere in prima pagina eventi più o meno importanti della sua vita privata.
E' per questo che si è letteralmente imbacuccato dalla testa ai piedi, beh più o meno.
Ha una strana barba finta che devo dire, lo rende piuttosto affascinante, un capellino rosso con visiera e degli occhiali neri da sole. Tanto per non dare nell'occhio ha lasciato che un ricciolo gli cadesse sulla fronte e dallo stacco tra i pantaloni e le scarpe si intravede l'immancabile calzino bianco. Solo un cieco non lo riconoscerebbe. Ma pare sia passato indenne per il momento.
Continua a girarsi arrampicandosi sul sedile su cui è seduto per guardarmi e mi sorride cercando di non farlo notare troppo agli altri passeggeri.
Lo guardo divertita, quando la hostess mi dà le spalle per domandare al signore davanti a me se desidera altro succo d'arancia,Michael si rivolta verso di me e gli mando un bacio con la mano. Si sente una risata stridula subito soffocata in un finto attacco di tosse.
Per fortuna a terra la limousine bianca di Michael ci stava aspettando, è stato tutto molto breve e indolore grazie al cielo.
-Niki per poco non ci hai fatti scoprire.-
-Io? se magari tu avessi una risata più normale.-
Gli dò un pizzico sul braccio e lo prendo come pretesto per avvicinarmi, lui sorride. Amo la sua risata, non la cambierei per niente al mondo.
-Ma invece di lanciarmi baci con la mano perchè non me ne dai uno come si deve...-
Prende il mio viso tra le mani e affonda le labbra sulle mie, con piccoli tocchi veloci, inconsistenti, nervosi, poi apre la bocca e ha inizio così il disfacimento del mio autocontrollo.
***
Non avendo altro da mettermi ho indossato una delle magliette di Michael, la mia preferita, quella blu con un Topolino sorridente stampato al centro che mi fa quasi da vestito.
Michael è furioso.
Pare che ci siano problemi con l'album appena uscito.
-Non è possibile, quell'uomo è il diavolo, il diavolo!-
Apro leggermente la porta della camera dalla quale provengono le urla, sbircio sporgendo a malapena la testa nella fessura che si è creata. Mai prima d'ora lo avevo visto in questo stato, si muove agitando le mani e camminando per tutta la stanza senza una meta. E' al telefono con qualcuno così decido di non disturbarlo.
Dalle scale si sentono dei passi veloci che salgono proprio in questa direzione il piccolo Prince ha in mano uno dei suoi giocattoli e piange disperando alla ricerca di un conforto.
Mi piazzo davanti a lui piegandomi sulle ginocchia.
-Hey piccolo, che è successo?-
Tira su con il naso e si asciuga le lacrime con la manica della maglietta.
-Niente-
-Non si piange mai per niente, sai chi me lo ha insegnato?-
Fa cenno di no con la testa e mi guarda incuriosito mentre i singhiozzi lo fanno tremare un pò.
-Una persona che ti vuole tanto bene, che ha un cuore grandissimo e che non cambiarei mai con nessuno.-
-Chi?-
Con una mano gli faccio il solletico, ma sembra proprio non volersi muovere dalla sua aria triste.
-Il tuo papà.-
Finalmente un sorriso gli illumina gli occhietti umidi.
-Davvero?-
Lo dice quasi sottovoce come se non volesse condividere con nessuno questo nostro piccolo segreto.
Mi abbraccia teneramente e mi racconta l'incidente che ha fatto rompere il suo giocattolo.
"Nic" mi chiama così, è di una dolcezza disarmante. Purtroppo non abbiamo molto modo di vederci, la piccola Paris poi ha solo 3 anni. Sembrano degli angioletti con i capelli biondissimi. Nella camera di Michael c'è ancora la foto che gli feci quando Paris era appena nata. Non ho mai visto niente di più vero, profondo e reciproco dell'amore che li unisce.
Michael esce dalla stanza e si dirige a passo spedito al piano di sotto. Porto il piccolo Prince in camera sua e lo lascio alle cure della tata.
Scendo le scale anch'io e incontro distrattamente il suo sguardo. Mi appoggio al muro con le mani incrociate dietro la schiena e aspetto che finisca di parlare con Frank.
Viene subito verso di me con un'espressione che dice già tutto.
-Stanno boicottando il mio album, è assurdo!-
Pare che Michael avesse deciso di cambiare casa discografica e per tutta risposta la Sony ha deciso di annullare tutti gli eventi promozionali del suo ultimo lavoro.
-Ma non possono farlo.-
-Quando ci sono immezzo i soldi...possono fare di tutto...-
Non posso far altro che restare in silenzio, ha perfettamente ragione.
-Tu piuttosto, come stai Nic?
Sorride guardandomi con uno sguardo che ha il potere di denudarmi di ogni stralcio di razionalità.
Sa già tutto di Prince. Le notizie corrono in fretta a Neverland.
Rido.
-Come fai?-
-Grace, la tata, mi dice qualsiasi cosa riguardi i bambini.-
Capirai bella tata da strapazzo, il piccolo piangeva disperato.
Sto per rispondergli per le rime, quando aggiunge...-E così, non mi cambieresti con nessuno.-
Oddio! Perchè sorride così? Dovreste vederlo sembra un pavone fiero della sua coda sgargiante. Sorride poi facendo svanire ogni traccia di presunzione, lasciando solo la dolcezza dentro i suoi occhi nocciola.
Cosa gli rispondo adesso? Credo di non essermi mai sentita così in imbarazzo in tutta la mia vita.
-Beh...-
Per fortuna Frank ci interrompe.
-Ah sei riuscita a farlo sorridere.-
Mi ha salvata Frank sono proprio messa male.
Sai Frank forse è ora che inizi a farti i fatti tuoi, mi verrebbe da dirgli, ma forse è meglio di no. Che dite? Magari mi ritira fuori la storia del caratteraccio e stavolta però lo picchio davvero...
Lo ignoro completamente e me ne vado.
Capitolo 16
Ostinatamente Sophie si rifiutava di smettere di fare domande.
-Nicooooooooooooooole eddai racconta!!!!!!!!!!-
-NO!-
-Ma sei perfida però...-
-Oh si anche peggio.-
-E non farmi le linguacce che ti vedo.-
-Che palle.-
La primavera era esplosa all'improvviso come una bolla si sapone. Mi sono svegliata con la sensazione di avere molto caldo e nonstante le proteste di Sophie ho spalancato la finestra facendo entrare la nuova stagione: l'aria sa di erba appena tagliata, gli addetti allo zoo già sono impegnati in mille incarichi e nel cielo, forse sarà la sugestione, ma mi è sembrato di veder passare una rondine.
Sophie è rimasta a dormire qui a Neverland perchè Michael è fuori per un paio di giorni. Non so bene dove sia andato ma l'aria primaverile mi mette di buon umore, non voglio pensare che già mi manca tremendamente. Sarà un'ora ormai che Sophie tenta di farmi svelare dettagli piccanti della nostra storia.
-Nicole.-
Ci risiamo.
-Si.-
rispondo sospirando.
-Dunque...tu al posto mio faresti di peggio, perciò visto che l'ho baciato e devo dire che non è stato niente male, posso immaginare il resto e...sbavare, perciò ti prego dimmi qualcosa, qualsiasi cosa.-
Incrocia le mani come se mi stesse pregando.
-Sophie sei una maniaca!-
-Tuttavia...- continuo -ti dirò solo una cosa.-
-Aaaaah dai dai dimmi.-
-Hai presente il pezzo di Billie Jean nell'history tour che ti piace tanto, quando si spengono le luci e balla in penombra?-
-Oddio certo che ho presente...il movimento di bacino!-
-Ecco immagina tesoro immagina...-
Si blocca letteralmente davanti a me con la bocca mezza aperta e l'espressione sconcertata come se avesse appena visto un fantasma.
Scoppio a ridere.
-Oh mio Dio...-
-Dicevo esattamente la stessa cosa-
-Oh mio Dio!!-
-Sophie respira non voglio averti sulla coscienza.-
Squilla improvvisamente il telefono ed entrambi ci tuffiamo per prenderlo ma Sophie lo raggiunge per prima e mi guarda soddisfatta.
-Dammelo Sophie.-
-Pronto? si-
-Dammelo.-
-Pronto? Pronto?-
-Sophie! Dammelo ho detto, chi è?-
Provo a toglierle il telefono dall'orecchio ma proprio non vuole mollare la presa.
-Michael ciao, posso chiederti una cosa? Quando torni me la fai Billie Jean?-
Ma che amica deficente che ho,poi si chiede perchè non le racconto certe cose.
-Sophie ti uccido.-
Finalmente mi passa il telefono e inizia a contorcersi dalle risate.
Il telefono è spento.
-Dovresti vedere la tua faccia.-
Come mi è venuto in mente di invitarla qui?
In quel momento qualcuno bussa alla porta ed entra Grace nella stanza. Dice che Michael ha provato a chiamarmi ma è caduta la linea.
Do subito un'occhiataccia a Sophie che ancora ride.
-Ha detto che torna stasera.-
-Aaaaah- urlo di gioia mentre Grace richiude la porta alle sue spalle.
Mi alzo dal letto enorme che dividiamo. Siamo rimaste tutto questo tempo a parlare e non ci siamo nemmeno alzate dal letto, abbiamo persino ancora il pigiama addosso. Beh l'idea era quella di restare così per almeno un paio di giorni, facendo il minimo sforzo fisico possibile, ma va benissimo così, preferisco Michael.
-Nicole Nicole!-
Sophie mi chiama di nuovo.
-Che c'è-
-Billie Jean is not my lover.-
Le tiro un cuscino in piena faccia e cade all'indietro.
-Fatti una doccia fredda va...-