GioTanner
00venerdì 22 gennaio 2010 19:55
Grazie ragazzi, sul serio! Cioè, mi fate commuovere voi a me, con tutti i bei commenti che trovo, che ricevo, sul serio...grazie; non sto scherzando.
Passando al sodo, ho dovuto per forza fare così, questo ciappy riepiloga un pò, ed è il '94, precisamente il giorno del compleanno di Ros; non vi dico nulla, spero solo che non vi farò piangere, perchè io, leggendolo purtroppo, anche se l'ho scritto io e sembra stupido, paragonando i bimbi e Michael non ho potuto fare a meno di piangere...Ahiahi, questo non è un bene.
Mi dispiace di poter continuare così raramente, ma la scuola come già detto, mi tiene occupata -___-''
Faith, ho dovuto realmente scrivere con il cuore più che con la coscienza e quindi diciamo "poeticamente e senza senso" come scrivo io quando non devo fare una storia, perchè non mi usciva niente di decente a "raccontare" un fatto così brutto.
Ho dato sfogo a rabbia e dolore, e anche in questo ciappy c'è un pò, dell'"autrice" che si arrabbia...
45 Capitolo
"-E se hai mille motivi per cui piangere, trovane milleuno per sorridere ancora.-
Silenzio... Con il treno mi sto dirigendo verso Roma Termini, da lì prenderò il treno per andare fuori Italia; all'Estero per intenderci. Non per lavoro, se è questo ciò che vi state chiedendo, ma per semplice libertà.
Non ha uno scopo il mio viaggio, infondo perchè dovrebbe averlo?
Il viaggio non è una meta, e nemmeno una destinazione...il viaggio in sè, è il tragitto, il percorso, tutto ciò che nel tempo fai per raggiungere quel luogo, che sia reale o solo un viaggio interiore.
....
Mi chiedo una cosa, alle volte, anche ora guardando il finestrino con quelle scritte color viola e rosse che fanno i ragazzini di 15 anni, guardo quel finestrino e vedo fuori le rotaie, siamo quasi arrivati, tanti treni stanno a Roma Termini, li incrocio e guardo altre persone prima di scendere...
Guardo un ultima volta quel cielo azzurro dal finestrino, sospiro, e poi penso: -e perchè a te, caro amico mio, quel percorso, non l'hanno fatto finire?-
Quel viaggio troppo corto, che pur non avendo uno scopo, DOVEVA continuare...!"
Era gennaio del 1994, precisamente la data del mio compleanno.
-28 gennaio 1994, ore 10.16, Los Angeles, California, U.S.A- apro il portone -avendo sentito trillare al campanello- della mia casa e mi ritrovo 20 guardie del corpo davanti, poi un ragazzo; per meglio dire una sagoma di un uomo pallido in volto con gli occhiali scuri e la carnagione chiarissima, un trence color della notte e dei mocassini neri lucidi...ma scoppati sulle punte.
-Michael...- emetto un fiato e lo guardo avvicinarsi sulla porta, quel ragazzo fa segno di chiudere la porta che avevo abbandonato seguendo lo sguardo, o per meglio dire la direzione degli occhiali, di quello che mi si presenta davanti con una spavalderia degna di Carlo Magno ma una titubanza degna di un pesciolino piccolo piccolo, ora che ci penso come Nemo che aveva bisogno del proprio padre; peccato che Michael non poteva contare su UN padre.
Si siede composto sulla poltrona, ormai non più polverosa come l'ultima volta che ci era entrato, ma di un bel chiaro color avana; si siede e accavalla le gambe, prima di sedersi però si ferma a scrutarmi, mi guarda incerto, poi si abbandona e mi abbraccia convulsamente, non sento nemmeno quel che dice, più o meno le parole rotte dal pianto di un buon compleanno finito con un amico che sta male. Mi chiede scusa.
Poi nervoso si toglie il trence e lo mette su una sedia del soggiorno illuminato dalla luce del sole, sicchè è giorno.
Si rimette sulla poltrona, mentre io immobile resto a guardare quel personaggio, o meglio, quel ragazzo che aveva più PENSIERI che PAROLE da dire...perchè in fondo, molte parole gliele avevano proprio rubate.
Gli avevano rubato il dono di parola. Lo avevano INCRIMINATO senza che lui potesse difendersi, TUTTI lo avevano già incriminato con una colpa che non gli si addice.
L'unica colpa che possiamo affibiargli è, che sempre stato troppo ingenuo e buono con tutti, con i bimbi, con le famiglie dei bambini, con le associazioni, con le persone che gli passavano davanti e si imponevano a resistenza come "Amici" quando l'ultima parola che dovrebbero dire, è proprio quella.
...............
Lo guardo per un altro pò, dovevo uscire, avevo già il mio adorato basco sulla testa e la tracolla color marroncino scuro sulla spalla sinistra; ma ora cambia tutto, e non perchè MICHAEL JACKSON sta completamente togliendo i miei piani, ma perchè DEVO consolare un amico, e questo non me lo impedisce nessuno...se non lui, perchè alle volte si chiudeva in se stesso, e questo era male.
Però se....era venuto, voleva dire che da solo, la solitudine, non riusciva più a Vivere. E ti credo...ma ora lui è qui. Io sono qui. Parleremo, tutto andrà bene.
Tolgo il giubettino color nero e lo appoggio anche io su una sedia, poi chiudo con due mandate la porta di casa, dove fuori albergano 5-6 guardie del corpo, 2-3 in macchina, e altre sparse per le vie della periferica stradina di case della città degli Angeli.
Sbuffo, prendo un respiro bello grosso e poi mi prendo una sedia e mi avvicino a lui continuando a non far sentire l'aria pesante, che invece sta diventando. Gli offrirei volentieri qualcosa, ma ditemi, con che coraggio uno può offrire un aranciata-una coca cola-un caffè o una birra, e sedersi sentendo poi piangere, singhiozzare, chiedere aiuto e sfogarsi, il proprio migliore amico? Con che coraggio? No, meglio respirare profondamente e stargli vicino anche solo con il cuore, non c'è bisogno per forza di parlare...
Ci vorrebbe un sorriso in questi anni così grigi Michael....
Ma anche un sorriso sembrerebbe fuori luogo quando il mondo ti incrimina di far male alle persone a cui tieni di più, alla tua fonte di gioia e di spensieratezza, quando il mondo ti incolpa Perchè non ti conosce, e chi ti conosce non gli importa perchè vuole solo soldi.
-Michael- sospiro e lo guardo, lui si sfila delicatamente gli occhiali, che occhi stanchi che ha, insulse lacrime rigano i suoi occhi e quel fondotinta chiaro che si è dovuto mettere per non far vedere alcune macchie della sua triste malattia.
Si sfila gli occhiali e scruta la camera che non è più a soquadro come l'ultima volta, balbetta qualcosa, non ha il coraggio di guardarmi -E' tutto cambiato Ros, hai visto? Ti ricordi...- due lacrime gli cadono sulle labbra screpolate, le sfrega togliendosele, quelle labbra così tristi, quelle che vedevo sorridere nel "Bad World Tour", che vedevo ridere nel "Dangerous World Tour" che ho visto muoversi così stupendamente sulle note di quelle canzoni così dolci e appassionate...
Poi continua -...Ti ricordi dico, la polvere che c'era in questa stanza, quando ti ho aiutato...- singhiozza e poi prende di nuovo fiato, come già detto ha troppi pensieri e troppe poche parole da pronunciare -...ti...ti ho aiutato a traslocare, tu..non mi avevi detto niente per non disturbarmi...- quegli occhi scuri che evadono dalla luce del sole, tira sul con il naso e si guarda i mocassini scoppati, capite? Quell'immagine di perfezione, quei mocassini...Scoppati.
-Anche ora ti starò disturbando magari Rosalie, ti sono piombato così, senza dirti niente...- fa un grande respiro e poi un brivido gli vedo attraversare le braccia -...è che avevo bisogno di te, sul serio, avevo bisogno di parlarti, ma non so che dirti... avevo bisogno di parlarti, ma non ho parole che escano che siano comprensibili, sto perdendo tempo, ma...- guarda la lampada che avevo messo in soggiorno, spenta la lampada, come è spento il suo cuore -...ma mi sento così SOLO, capisci Ros...nessuno mi vuole più...Finchè ero il più "grande", "il re del Pop", il "grande artista legendario", "colui che ha fatto Thriller", "lo straordinario ballerino", "il nuovo talento", "il bambino prodigio", "il miglior nero che ha scalto le vette internazionali"...allora tutto ok, tutto ok Annie- e mi cita "Smooth Criminal", socchiudo gli occhi e mi immagino quel su osguardo così appagato facendo quel talentoso e strabiliante video -....ma poi, quando uno decide di Rovinarmi, solo perchè vuole farmela pagare a me e a sua moglie, solo perchè non gli ho fatto fare un film, e mi dice che sono uno che...- e non gli vengono le parole, è preso dal rimorso, magari si pente di essere stato così troppo buono, o forse no, altrimenti non si chiamerebbe Michael.
-Insomma Rosalie, quando non c'è stato più nessuno, tu mi hai detto che ci saresti stata, anche...anche se non ti avessi voluta mai più accanto a me...- singhiozza di nuovo, la camicia bianca si sporca di due lacrime così sporche dal quel dolore dannato di un uomo che ha perso la dignità, la cosa più brutta.
-...mi sei stata vicino, anche nel silenzio, anche se ti ho esclusa, anche se non ti ho voluta mentre parlavo ore e ore con Lisa...ci sei sempre stata, come un ombra Ros, come l'ombra tanto cara a Peter Pan...- si, lui, il mio tenero Peter Pan ferito dalle bestialità di un mondo crudele, di un Capitan Uncino, di un Spugna e di tutti gli altri pirati...
.............
Lo ascolto, dondolo un poco con i capelli che al vento dell'aria mattutina, della finestra aperta, si scompigliano un pò; parliamo degli anni precedenti, dopo ciò che mi disse ora, parlammo del 1987 e ci fermammo a chiaccherare fino alle 13.19 precise..., poi lui prese gli occhiali, quegli occhiali che gli avevo regalato io, ricordate? Prese gli occhiali e si diresse verso la porta, mi baciò sulla fronte, mi diede dei soldi e lo guardai strano, mi disse ad un orecchio cosa dovevo farne, sapeva che era un buon regalo di compleanno da parte sua...
Lo sentì singhiozzare, non un sorriso uscì da quella bocca infelice, mi chiedevo difatti se avesse smarrito il suo sorriso in qualche angolo buio del suo cuore ucciso dai Mass Media....PROPABILE.
Ora che si ritorna alla realtà, vedo i finestrini color nero abbassarsi e lui da dentro farmi il gesto della "V" come faceva sempre ai suoi tanto cari Fan, lo vedo, ma so che sta di nuovo piangendo; prendo il primo giacchetto che vedo e mi direggo al cancelletto....
-Michael sii forte, non cedere, crea tu la TUA STORIA!- Every day create your history HIStory.
-Ricorda che il mondo è tanto, e ti ama, porta la tua voce, il tuo pensiero, la tua sensibilità nei loro cuori....e non potranno fare a meno di te!- Si, questo era vero, ormai non dicevo bugie, era la verità, e in quei tempi buii mai frase più azzeccata avrebbe avuto più significato...
Ti amo Michael, ti amo...hai portato tutto NEL MIO CUORE, e come potrei vivere ORA, senza di te? Lo sto facendo...sto vivendo senza di te in questi mesi, magari tu mi perdonerai, dirrai da lassù che è giusto che io viva la mia vita; ma io ti dirò, che la MIA vita, era un pezzo della tua...che menefreghista.
Vidi la sua auto sfrecciare via, seguita a ruota da due auto sempre color della pece nera. Raccolsi i capelli nel basco e chiusi il cancelletto, le sue ultime parole furono -Happy Birthday Ros, perchè te lo meriti che io te lo dica...e sia venuto fino a qui-
.....
-Dovevo andare....?- mi chiesi, poi svincolai con la testa -No, non importa non devo andare a prnedermi un regalo ora- la mia borsa a tracolla oscilla un poco.
-Ho una cosa più importante da fare, era lui che doveva venire da me, è venuto, ora vabbene, non devo fare nient'altro che...-
Presi la tracolla e ci frugai dentro, vidi se avevo preso soldi, andai ad un orfanotrofio e dissi alla madre superiora che un certo Michael, voleva che ogni bimbo avesse almeno un sorriso, e questo lo facevo per lui.
Offrii un pasto caldo a quei bimbi senza casa, i loro sorrisi li sento ancora intrappolati in gola...
-Presi un autobus e mi recai immediatamente lì.-
Era un orfanotrofio vicino Los Angeles, che Michael mi aveva fatto vedere una volta portando tanti doni a quei poveri bambini, quella si che è beneficenza; e ora come poter infangare un uomo, che aveva sempre amato con freschezza e purezza d'animo, dei bimbi infelici? Innocente quasi come loro, ma sabbotato da un male chiamato: DENARO o mammona.
Nascosto tra quei bigliettoni o se preferite soldi, c'era un biglietto con su scritto: -So che dici la verità Ros, grazie di esistere, altrimenti non sarei ancora qui, questo è per te, perchè anche se sto male, tu non devi mai piangere, altrimenti starò ancora peggio, tuo per sempre, Michael- che stupido che sei amico mio...e io come potevo non piangere per te?
Non avevo il coraggio di sorridere, un bimbo mi si appoggiò sul petto e mangiando mi guardò -perchè non sorridi signorina?-
-Perchè hanno fatto la bua ad un mio amico, sai?-
Lui era davvero molto dispiaciuto -Oh, la bua agli amici non si fa! Digli che voglio tanto bene al tuo amico, ok?-
Un mesto di malinconia mi pervase -Questo già lo sa, tesoro mio...- poi guardando i suoi occhioni, rividi tutta la tristezza che doveva provare Michael in quell'istante, ogni qualvolta che mi abbandonava, o che doveva andare via, o che doveva fuggire, ogni qualvolta maledicevo il cielo per aver voluto tutto ciò...per INCASTRARE UN ANGELO.
Dio, ce ne vuole per fare questo, che giustizia è questa? Come fate a chiamarlo -Fato, Destino- o semplicemente essere creatore del mondo che ti AMA?...perchè incastrare un Angelo??
-Ora vai a giocare, il mio amico penserà che almeno tu sei felice- gli sfregai i capelli con un tocco leggero e lo lasciai andare dagli altri bimbi che sorridevano gioiosi che qualcuno, io, gli avesse fatto visita...
Stamattina non avevo intensione di far nulla, una perfetta giornata triste per tutto ciò che succedeva a Michael Jackson, un pò di tristezza comune che mi accumunava a tanti fan sparsi per il mondo in cerca di vendicare un Idolo che era stato usato e infangato da pezzenti famiglie in cerca di denaro che non basta mai...
Poi, così, all'improvviso, come la prima volta che ci siamo visti, viene nella mia vita e la SCONVOLGE, per me nel meglio, per lui...non ho risposta.
Viene nella mia vita, nel mio destino, nella mia casa, e mi parla, non mi guarda, fa accenni, pensa, piange e si sfoga..perchè anche lui è un essere umano, sopportato a vicenda da guardie lunatiche anche loro a servizio per dannati quattrini.
Cammina per il soggiorno opaco illuminato dalla luce del sole, di cui raggi non osano inoltrarsi nei suoi bei capelli neri; nervoso o stanco, afflitto o pervaso da odiosa tristezza e solitudine, toglie gli occhiali e mi cerca con lo sguardo, sa che mille parole possono essere dette con una semplice intesa diretta...è questo ciò vuole, perchè a parlare singhiozzerebbe per quelle maledette lacrime che gli dertupano il volto.
Non vuole arrendersi...è stato ciò che è stato. Sa che sono anche io triste, ma questo lui non lo sopporta, se sta male, non vuole assolutamente che gli altri stiano male per lui, sa che dandomi quella cifra e chiedendomi di fare quella "commissione" potrò finalmente essere più serena.
Che bel regalo Michael, un regalo che sa di pura amicizia e tanta buona speranza...dovrei sempre ringraziarti, ma tu non mi dai mai il tempo, te ne scappi sempre...
Ora è il 1994, e io per lui sono stata presente.
Lo guardo andare via, e gli sussurro un grazie, ma so che il grazie più bello che ci sarebbe nella storia, è un "grazie" che viene dall'alto...
-E' stato bello finchè è durato- questo viaggio che pervade l'anima, peccato che una destinazione così precoce non la consideravo. Prendo il treno e guardo ancora una volta quella Roma attaccata ancora al sonno della domenica, mi distraggo e prendo un giornale; su quel giornale c'è un immagine, poi una scritta: -Michael Jackson appariva in gran forma, si era ripreso, era pronto per tornare...- cazzate; lo avete distrutto, razza di bastardi
Butto il giornale e infrango una promessa, smetto di guardare il cielo...non c'è niente da ridere, il mondo è così che va.