ragazzi, non ho il tempo di correggerlo purtroppo questo cappy. (devo correre a cena, che mia madre si infuria se non ci vado!!
) quindi corro, visto che ho pure fame xD (eh si, ci ho lavorato fino ad adesso a questo cappy), spero quindi di non aver scritto cose banali e ...usuali. Volevo dare il concetto d'amicizia, di Maschera (amo Pirandello e qua l'ho citato, siiii!), spero di essserci riuscita!!
Un bacione, a dopo!!!
14 Capitolo
"Pretendo troppo dalla vita, io? Non so, non me lo sono mai chiesto per dirla tutta. So solo che se uno è un girasole e punta, li, dritto a quel Sole meraviglioso..perchè lasciarlo appassire? Perchè fargli del Male. Maledetto DESTINO.
Come ogni persona buona, come ogni Girasole incolto, la natura -il Destino-, la vita...deve prenderti con se, farti sua e farti Morire, solo così sai che -brillerai- vivrai per sempre. Ma io mi chiedo ancora, sempre, tutte le volte, perchè GIURO è vero che...
A volte si chiede troppo dalla vita, a volte troppo poco, certe volte si sbaglia il momento-il tempo-l'istante-il secondo-il margine.
A volte...quello che sbaglia non sei tu...ma il DESTINO... E a lui, non potrai dire di NO."
Ero distrutta, totalmente distrutta, erano le 7.00 di mattina del giorno seguente -esattamente il 27 maggio 1988-.
Devo dire la verità io quella notte l'avevo passata mordendo dentro dalla rabbia e piangendo come una da rinchiudere in un manicomio a vita.
Ero troppo emotiva, non mi si vedeva -troppo dura la scorza che avevo come barriera difensiva agli attacchi del mondo- sembravo la tipica ragazza di 18 anni che è un po maschiaccio, ama le mille imprese e i sentimenti gli fanno un baffo...no, non era così. Credo che Michael l'avesse capito. Credo proprio di si, solo lui riusciva a farmi piangere senza che io potessi deglutire a fatica e mandare giù ciò che avevo dentro -
Male, troppo male accumulato, non una seconda volta!-.
Insomma la notte l'avevo passata piangendo per un ragazzo che a pochi giorni si sarebbe sposato con la mia migliore amica -e perchè?- perchè io ero in America quando lui, perchè gli mancavo, se la fece con lei...oh be, nulla da rinfacciare...forse NON era davvero il ragazzo per me. E chi se no? Le sole labbra che ricordavo oltre a quelle di Danny ora, erano quelle di Michael, dico, Michael Jackson, ma sapevo che non potevo andare avanti così.
Presi una decisione. Se avevo abbandonato tutto per il lavoro; allora che sia fino in fondo.
Mi asciugai le lacrime stringendo i denti -gli occhi erano davvero gonfi- mi calmai prendendo 2 camomille brucianti, come le so fare solo io; e mi vestii sportiva come tutti gli altri giorni -come se niente fosse accaduto- una maglietta primaverile con tanto di "Ok" come scritta di colore nero, poi un paio di jeans attillati e delle comode scarpe da ginnastica della Nike, i capelli non sciolti ma presi in una bella coda di cavallo alta.
Unico particolare: indossavo degli occhiali da sole, che poi mica niente, il sole, a maggio c'è...ma io, e questo era evidente, non li indossavo quasi mai, perchè in fondo nello studio non servono mica a tanto e anche perchè mi piaceva guardare il sole, fissarlo pochi secondi, senza che quegli occhiali potevano essere d'intralcio...
Uscii dall'albergo, presa la decisione di non avere più quei 3 giorni di libertà dal lavoro che mi ero presa per stare con Danny, feci un gran respiro e chiamai un Taxi, quello arrivò prontamente 10 minuti dopo.
Dentro il taxi, nella radio, c'era proprio una canzone di Michael, chiesi all'autista di abbassare e mi morsi le labbra che erano già secche di mio, non ne potevo sentire la voce in questo istante, la mia testa scoppiava anche per ciò che era successo questa notte -Le sue labbra, il suo fiato, i suoi cappelli neri nelle mie mani- li sentivo ancora su di me, non dovevo cedere...non dovevo sentire nell'aria il suo profumo, avevo ripudiato l'amore per il mio lavoro. Era giusto così, come già detto, perchè soffrire innutilmente, quando posso essere denominata "Il tecnico, amico di Michael Jackson".
Oh, wow...
anche io ora mi facevo appannare la vista -maledetti occhiali, non dite mai la verità- dai tabloids, dall'essere famosa...dall'essere sui giornali e sulla bocca di tutti. Che Stupida, che Ingenua, Che Bugiarda. Ero un' amica di Michael, questo doveva restare.
Tormento.
...
-Eccomi, sono ancora qui, ci sono- dissi a gran voce ai miei coleghi, dopo aver parlato con il capo che aveva detto -meglio una di più che una di meno, e poi dopodomani c'è il concerto, meglio così. Si vede che non tutti i tecnici pensano solo alle ferie!- così bene non poteva andare. Sfoderai un mezzo sorriso a bocca chiusa e mi misi immediatamente al lavoro sistemando il mio tavolino e l'apparecchiatura.
3 ore più tardi, dopo aver provato l'intera scaletta che ci sarebbe stata allo stadio di Torino, presi una decina di minuti per andare a rinfrescarmi un po, ma prima che evadessi da quello studio sentii dietro di me un respiro -oserei dire "Familiare"- così mi girai.
-Rosalie...- mi guardò Michael negando con il capo.
-Ciao Michael! Ehi hai visto, ci sarò anche io nei tecnici che faranno il tuo gran finale qua in Italia!-
-No...- negò ancora con il capo -Perchè sei qui Rosalie?- chiese debolmente, lo guardai pietrificata, girai il capo e il busto verso di lui e lo guardai in faccia evitando i suoi occhi dispiaciuti.
-Ma Michael io sto bene!- sorrisi più forte che potei, non so perchè gli dissi così, in fondo cosa centrava con la sua domanda, la mia risposta?
-No. Non mentire con me.- mi disse guardardo quegli occhiali scuri che avevo, come cercando una "via di fuga" per i miei occhi.
-Michael...- fini per far scendere una piccola impercettibile lacrima, piccola davvero, quasi invisibile.
-Ros...- sfilò via gli occhiali dal mio volto -No, Michael!- gli trattenni i polsi -No, non voglio vedere il sole...non voglio vederti- dissi e poi gli lasciai le stesse mani...
-Non lo vedi che ti fai male da sola? Stai facendo la scelta sbagliata...Perchè non capisci che quegli occhiali sono come una maschera, come un rivestimento per i tuoi occhi, per non vederli come sono realmente- finalmente mi riuscii a sfilare gli occhiali.
-Oh..- singhiozzai abbraciandolo -Ti prego Michael, io voglio continuare, giuro non ce la faccio più...sto rinnegando tutto ciò che ho di più caro, e i rimorsi non mancano, ma le lacrime, maledette lacrime, non trovano pace..non ci riesco, non posso andare avanti così!-
-Sei molto sensibile- mi disse così, giuro mi disse Veramente così, prese le mie braccia e le mise sui suoi fianchi, poi continuò il mio abbraccio.
-Io sono qui. Non vedi che ci sono? E' giusto che ci sia...tu non ti sei mai confidata con me. Ti prego parlane almeno un poco. So che farà bene, è questo ciò che ho fatto io con te!- gli presi le mani; -Hai ragione, hai sempre ragione, Michael-
Ci sedemmo sulle sedie che stavano nell'ufficio dello staff -ora di pranzo, molti del gruppo erano fuori dall'ufficio a chiaccherare, a sitemare luci, canzoni, brani, spezzoni, NON avevano bisogno di Noi. Non ora. Ti prego..Non adesso-
-E' brutto Michael. Io ti affliggo con un amore di una stupida 18enne mentre tu sei una star di fama internazionale e quelli ti massacrano. Mi sento tanto meschina. Sparlando di te e tu HAI anche il tempo di ascoltarmi invece che rinnegarli...-
-Non ti preoccupare-
-Sei tanto buono-
-e tu invece...ti rendi forte,dura... quando in realtà sei molto dolce e fragile, perchè fai così?-
Avrei voluto dirgli -Perchè il mondo è Perfido. E ti Odia, o ti arrangi o sei Fregato. Completamente...e per sempre, il mondo è Duro, e bisogna conviverci, purtroppo non HO I TUOI STESSI OCCHI...- ma non riuscì a dirglielo
-Perchè è giusto che sia così- dissi francamente e sospirai, una lacrima solitaria scendeva ancora dal mio occhio sinistro -Michael...io avevo 14 anni, ero davvero molto piccola quando mi innamorai di Danny, il mio sentimento cresceva di anno in anno e...mi aveva promesso cose bellissime, che mi avrebbe aspettato, che mi avrebbe sposato appena maggiorenni, insomma, io come una stupida ci avevo creduto Veramente...Poi...- deglutì mandando giù il sapore amaro della realtà.
-...dice di volermi vedere, questo maledettissimo 26 maggio, hai visto te ne avevo parlato...allora scesa dal pullman gli vado incontro. Con quel venticello di inizio estate. Lo bacio, lo guardo negli occhi...e lui evita il mio sguardo, mi saluta, mi abbraccia -ha le mani nelle tasche- sorride falzamente e io gli chiedo cosa doveva dirmi...- scoppio in lacrime, basta, basta..non voglio più piangere...
-Ros, non ti preoccupare, sono qui...- mi fa Michael, ha capito già tutto, non vuole più sapere niente, mi prende le mani e le congiunge con le sue. Stiamo così, almeno per pochi minuti uno vicino all'altra; testa a testa, gomito a gomito, io appoggiata su di lui. Come vecchi amici.
Con il vento che ci sussurra parole d'incanto.
-Questa volta, tocca a me ringraziare. Grazie Michael- vedo che lo staff sta per riarrivare, non sorrido, è giusto che uno non sorrida se quel sorriso è
FALSO.
E' giusto che sia così.
Per questo, il tuo sorriso era così bello e pulito.
Prendo gli occhiali da sole e li rimetto -fottuta maschera- e cammino in direzione dello studio.
-Mr. Michael Jackson, dobbiamo assolutamente riprovare Man in The Mirror e Bad...-
Mi guardi allontanare ...
Una maschera già, quegli occhiali tu li chiamavi proprio così. Maschera. Sapevo anche io, da quel giorno, il perchè.
Infondo come diceva Pirandello, tutti noi abbiamo una maschera...altrimenti saremmo considerati pazzi. Non vabbene giusto?
E' pazzia questa.
Maschera. Occhiali da sole. Un modo per proteggersi da qualcosa o
qualcuno.
Ora capisco, Michael, perchè li portavi anche al buio.
Anche se non c'era la tua ombra -il sole che la proiettava- qualcosa di più terribile minacciava il tuo cuore...LA CATTIVERIA.