Ari- eccomi quaaa !
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Tengo la bocca chiusa sui commenti
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e spero non rimaniate deluse
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ENJOYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY ^^
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● Ͼapitolo Diciannove
- Eva –
Perché mi sembrava tutto così magnificamente favoloso? Forse perchè lo era davvero. Davanti ai miei occhi stanchi e assonnati dal cambio di fuso si ergeva un imponente cancello nero. Sopra vi era una scritta in bassorilievo d’oro :
NEVERLAND .
L'aria primaverile aleggiava vivace e allegra, fiori colorati, alberi imponenti e verdi costeggiavano il perimetro di quell'enorme paradiso terrestre. Il cancello si spalancò automaticamente e la macchina che mi aveva preso all'aeroporto con Wayne all'interno, mi stava accompagnando in quella sconosciuta residenza, che se non avessi saputo chi era il proprietario mi sarei data un pizzicotto. Quella non sembrava realtà, non sembravano veri tutti quei fiori sgargianti che riempivano prati immensi, le piccole casette sparse in lontananza tra i prati, quell'enorme ruota panoramica che vedevo spuntare dietro una timida collina. La macchina si muoveva su una strada a tratti asfaltata e a tratti di brecciolina fina, per poi concludere il proprio viaggio in uno spiazzale. Mi stropicciai gli occhi, forse stavo realmente dormendo ancora. Scesi dall'auto dopo varie chiamate di Wayne che credeva fossi diventata improvvisamente idiota
"Eva ! Ma sei viva? Dai scendi !"
Credo che la mandibola rischiò di cadermi a terra e gli occhi uscire fuori dalle orbite. Davanti a me si era appena materializzato un castello fatato appena uscito da qualche storia di magia. Un orologio enorme segnava le 16:00 appena scoccate, e due gradinate immense di marmo bianco scendevano fluide e armoniose ai suoi lati. Tutto era assolutamente colorato da fiori e piante di tutti i tipi possibili e immaginabili. Non riuscii a muovermi, quasi paralizzata nonostante la risata calorosa di Wayne al mio fianco
"Credo farà a tutti quest'effetto !"
L'aria divenne improvvisamente più bella e profumata quando dalla porta di quell'alto castello spuntò un principe riccioluto. I miei occhi si illuminarono di colpo, e lasciai praticamente cadere la mia pesantissima valigia sul piede del povero Wayne, senza pormi alcun problema. Lo fissavo, correva anche lui giù dalla scalinata, mentre salivo due gradini alla volta, guardando quegli immensi occhi, che piano piano che si avvicinavano diventavano sempre più grandi e profondi. Due grandi spalle fecero scudo alla furia scatenata che cingevano le sue braccia. Lo stringevo, stropicciavo quella leggera camicia bianca per tastare quel po' di realtà in tutto quel mondo di favole e magie. Il mio orecchio poggiato sul suo petto sentiva rimbombare un cuore impazzito all'interno di quella gabbia d'ossa. La sua risata riecheggiò al mio udito come un potente concentrato di tutto quello che mi era più mancato. Le sua mani mi girarono il volto di fronte al suo, racchiudendo quel raggio di luce tra le nostre bocche di nuovo unite dopo tanto tempo. Mi lasciai cullare dalle sue calde carezze e non volli più staccarmi dalle sue labbra, per paura di riaprire gli occhi e capire che niente di quello che sentivo era reale.
"Sei sempre più bella"
Posò un ultimo bacio sulle mie labbra arrossate e intrecciando le sue dita alle mie raggiungemmo l'auto. Ad attenderci c'era un Wayne zoppicante pronto a portare le valigie in casa
" Ti perdono solo perché era per una buona causa èh"
Sentii sussurrarmi da quell'omone in nero, grande e grosso, ma che tutto pareva tranne che cattivo. Saliva le scale con fatica, trascinando a volte il piede sul quale gli avevo mollato una valigia di cinque kili. La mia attenzione si riportò a quell'uomo tanto atteso che non la smetteva di fissarmi mentre guardavo incantata ciò che ci circondava
"Che c'è?"
Dissi imbarazzata nell'avvertire i suoi occhi scuri su di me. Sorrise nel modo più incantevole mai visto e mi sollevò da terra, facendomi girare su se stesso, in preda all'allegria di quel momento
"Mi sei mancata tantissimo amore "
Riallacciai le braccia al suo collo e lo strinsi più che potevo. Non riuscivo a formulare frasi di senso compiuto, e allora perché parlare quando potevo esprimere tutto con un dolce bacio?
"Vieni, ti faccio vedere un po' il parco "
"..Ma è immenso !"
Sorrise e mi portò in un'ondulata stradina di mattonelle bianche. Fiori a tratti rossi, a tratti rosa, gialli, viola, bianchi, arancioni e blu, si intervallavano come per delimitare il prato dalla strada. Vagavamo immersi in discorsi a volte stupidi a volte profondi. Risa e scherzetti si intervallavano a momenti di dolcezza, fatti di carezze e baci sussurrati.
Stesi all'ombra di un pesco in un momento di relax, il tiepido vento alleggeriva il rossore sulle nostre guance. Dal canto mio, le carezze sulla schiena avevano un effetto sonnifero, e tutt'intorno era in perfetta armonia per conciliare il mio sonno
"Eva ! Sveglia non puoi dormire ! Sennò sbalzi tutti gli orari, lo sai !"
"Ma non sto dormendo ! Ho chiuso gli occhi un secondo Mike! Che noia che sei però "
Gli feci una linguaccia e mi lasciai trascinare per un braccio, subito pronta per una nuova gita in quell'immenso ranch che sembrava non finire più.
"Dove vuoi andare?"
"Bhè questo dovresti dirmelo tu visto che conosci il parco"
"Che ne dici?"
Sentenziò infine dopo aver pensato grattandosi come al solito il labbro inferiore. Il dito puntava verso quella ruota che sotto il caldo sole sembrava brillare di luce propria. Sembrava per lui la cosa più normale del mondo aver in casa un parco giochi. Ci incamminammo ancora per strade sgargianti e stravaganti. Era distante da dove ci trovavamo ed ad ogni passo mi sentivo sempre più stanca e le palpebre farsi pesanti. Ma a tenermi attiva ci pensava sempre lui, con le sue risate e i suoi racconti che erano capaci di far ridere anche i muri. Era dotato di uno speciale senso dell'umorismo, non era volgare o arrogante, anzi non sia mai che tu lo fossi stata con lui ! Per una parolaccia era capace di far una ramanzina di circa mezz'ora, e ti faceva sentire un peccatore sfrenato senza speranza, c'ero passata anch'io. Era capace di farmi ridere con una semplice e normale battuta, che se fosse uscita dalla bocca di qualcun altro forse non avrei avuto la stessa reazione. Ormai esausta la ruota era a pochi passi da noi. Era un'oasi di felicità quella che avevo attorno. Una giostra con cavalli dorati era alla nostra destra, accanto ad una giostra, ed ancora un'altra al suo fianco. Più distante scorsi una pista di go-kart e mi ritornarono in mente le parole di Michael quando mi mostrò il progetto in casa ad Encino.
"Vieni saliamo"
Ed in un batter d'occhio quel cerchio meccanico prese a ruotale con estrema lentezza, cullando l'incedere delle sue carezze. Accoccolata tra le sue braccia pareva che nemmeno l'apocalisse in quel momento avrebbe potuto ferirmi, in nessun modo. Era il mio scudo, la mia forza rigenerante. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quell'oscillazione tipica di quelle barchette appese alla ruota. Non so per quanto rimanemmo così, stretti e intrecciati in un caldo abbraccio. Quando riaprii gli occhi la cabina stava giungendo all'apice, e davanti ai nostri volti si apriva uno spettacolo suggestivo
"Fermo, ferma la giostra Michael !"
Premette un tasto su un telecomando e nel punto più in alto la nostra cabina si bloccò. Un tramonto colorava il cielo dal violetto all'arancione, e il sole stava lentamente sparendo dietro una collina. Un venticello soffice ci accarezzava e scompigliava un poco i nostri capelli
"Stop, fermiamo il tempo qui, tutto è perfetto amore"
Sussurrai prima di eliminare quel soffio di vento che separava le nostre labbra. Lentamente si separò da me, lasciando piombare sulla mia bocca bagnata un improvviso freddo. Posò il suo sguardo al mio collo, e prese il ciondolo tra le mani, accarezzandolo
"Senza di te in questi mesi non riuscivo a vedere la bellezza di tutto ciò che mi circondava. Sei tu che illumini tutto quello che ho intorno. Questo tramonto non sarebbe stato così fantastico se tu non fossi stata qui con me adesso amore mio "
Era lui la tavolozza di colori della mia vita, era lui che dipingeva il mondo con i suoi colori, trasformando tutto ciò che avevamo intorno in qualcosa di indimenticabile, anche se si fosse trattato della cosa più banale di tutte. Era lui l'uomo per il quale avevo letteralmente perso la testa, e che amavo alla follia
***
Quella sera avevamo mangiato fuori, era uno spreco lasciare inosservato quel cielo luminoso al di là della porta di casa. Tra coccole e carezze, alle undici i miei occhi non riuscivano a star aperti e Michael mi condusse verso la sua camera, dove mi lasciò riposare. Se ne andò a sistemare delle cose, visto che il giorno seguente si sarebbe tenuta l'inaugurazione di Neverland. Mi aveva anticipato che sarebbe stata una festa con un'immensità di persone, tra affari e affetti gli invitati superavano i settecento pieni. Problemi di capienza non ce n'erano, visto che il suo parco avrebbe tranquillamente racchiuso la mia città senza alcun problema. Non avevo avuto nemmeno i tempo di fare un giro per la casa, eravamo stati tutta la giornata fuori, e quella mattina mentre sonnecchiava ancora al mio fianco decisi di girare un po' quell'abitazione ancora sconosciuta. Mi ricomposi al meglio che potevo, cambiando abiti e una sciacquata al viso rigenerante e con passo felpato varcai la soglia della stanza. Un corridoio completamente in legno accolse i miei piedi nudi. Quadri e statue varie abbellivano l'ambiente, rendendolo più pieno e colorato, con un tocco di raffinata eleganza. In un primo momento non feci troppo caso a quegli enormi dipinti, ma quando focalizzai bene il soggetto scoppiai in una risata, subito soffocata da una mano per paura di svegliarlo. Era lui il re seduto su quel maestoso trono, era il suo viso che sostituiva quello di una grande opera. Il mio riso si placò quando notai ovviamente che di quell'infinità di quadri non era solo lui il protagonista. Vi erano varie riproduzioni di dipinti stupendi. Non poteva mancare
"Il Bacio" di Hayez e notai senza alcun dubbio
"La nascita di Venere" del Botticelli. Mi sembrava di girare per una galleria d’arte, un po’ stramba e diversa, ma sempre con quell’idea. Mi accorsi girando in maniera grossolana e superficiale che era tutto in legno. Mobili, pavimenti, finestre, sedie, tavoli, donando all’aspetto generale un’aria calda e accogliente. Evitai di entrare in qualsiasi stanza che si apriva nei corridoi, mi sembrava sgarbato, così tornai in camera, dopo aver fatto mente locale per ricordare dove fosse situata, nonostante avessi vagato solo per quel corridoio. Mi accoccolai al suo fianco e puntualmente caddi come un ghiro nei sonni più profondi
“Eva, dai alzati ! Sono le 15:00 !!”
Ancora frastornata stropicciai gli occhi e piano piano la sua figura si andò a delineare di fronte a me, ben sveglia e arzilla. Era felice di mostrare e poter vivere finalmente in quell’isola felice, un po’ lontano dal mondo e dal brusio delle chiacchiere della gente. Un pranzo leggero e veloce preparato da Grace, la donna arrivata ad Encino tempo prima, ormai aveva la piena fiducia di Michael, che l’assunse per badare alla nuova casa. Erano ormai le quattro di pomeriggio e i primi invitati sarebbero dovuti arrivare alle sei e mezza.
“Chi arriva per secondo fa la doccia dopoo!”
Subito si scatenò una lotta di posizioni e visto che ancora non ero molto abile nel vagare in quel nuovo posto arrivai naturalmente dopo di lui
“Nono Michael, la precedenza del bagno alle donne !”
“Assolutamente no!”
“Invece sì!”
“No!”
“Sìì!”
Mi fiondai subito in quell’immenso bagno che aveva l’aria di un salone di bellezza. Una vasca rettangolare, circa il triplo più grande delle normali vasche da bagno era incavata a terra, nel solito parquet ma di tonalità più scura. Dei pannelli di vetro opaco la circondavano, e dal soffitto scendeva una lastra di acciaio da cui usciva acqua, sostituendo la funzione del telefono mobile delle normali docce. Rimasi affascinata dall’eleganza che regnava anche nel bagno, che non mi ero accorta nemmeno che Michael era alle mie spalle e mi stringeva posando baci sul collo
“Bhè.. Allora facciamola insieme no?”
La sua voce improvvisamente più bassa e quasi roca mi sibilava nell’orecchio. Prese ad accarezzare la mia pancia, con mani curiose e ansiose mentre, sempre alle mie spalle, continuava a posare baci sulla mia nuca. Sfilò la felpa, e poi la canottiera, lasciandole cadere a terra, per poi girarmi di fronte a lui. Lo baciai con foga, mischiando i nostri sapori, mentre mani frenetiche viaggiavano sul suo petto. Scivolarono via i pantaloni e con solo l’intimo addosso mi portò in vasca, chiudendo alle sue spalle quel pannello in vetro. Un getto improvviso d’acqua tiepida calò sulle nostre teste, ancora unite in un profondo bacio. Il suo bacino premeva contro il mio, facendomi volutamente percepire ciò che si era scatenato in lui
“Sarai sempre con me?”
L’acqua che scorreva lenta sul suo viso gli donava un’aria irresistibile, e il suo sguardo poco casto in quel momento mi fece rabbrividire
“Sì”
Due mani esperte slacciarono il mio reggiseno, buttandolo via, mentre accarezzava con una delicatezza che mi fece sospirare, quell’abbondante parte di corpo che aveva appena scoperto
“Riuscirai a sopportarmi?”
Calò via l’intimo rimasto, spingendomi lentamente contro il freddo muro piastrellato. Il caldo del mio corpo con quello gelido del muro mi fecero sussultare, aumentando quell’ardore che cresceva dentro me
“Sì”
Questa volta più spigliata e tranquilla, portai le mani al suo intimo, calandolo dalle sue gambe. Mi afferrò per i fianchi e mi adagiò distesa in quella vasca ormai piena d’acqua
“Tu appartieni solo a me vero?"
Disse con fare provocatorio quella volta, lanciandomi uno sguardo che era tutto tranne che angelico. Il cuore mi batteva a mille e il solo sfiorarlo mi faceva provare immense sensazioni. Quello scatto di possessività nei miei confronti mi fece impazzire e con fare sensuale afferrai le sue labbra tre le mie
"Mhh, non saprei "
Legai le gambe intorno alla sua vita, e feci aderire il suo corpo perfettamente sopra al mio, mentre l'acqua intorno a noi ci velava di trasparenza
"No, tu sei mia"
Con un dolce scatto entrò dentro me, ed il piacere mi portò ad inarcare la schiena poggiata su una parte della vasca
"Solo mia"
Ed una dolce melodia si impossessò dei nostri corpi, mentre le sue spinte più veloci mi facevano morire di piacere.
"Nessun'altro può toccarti "
Quel senso di appartenenza solo ed unicamente a lui che esprimeva tra sospiri e baci rubati mi faceva perdere la testa. Mi sembrava di essere in preda ad una sbornia, quando percepisci tutto in maniera lenta e frastornata, quando anche una semplice domanda sembra uscita da un quiz a premi, quando saresti capace di fare di tutto. In quel momento mi sentivo nello stesso modo. Le sue parole mi arrivavano come in un replay, lente e ovattate. Non ero capace di rispondere ad una domanda nonostante volessi. Le parole si strozzavano in gola e non ne volevano sapere di uscire fuori. L'avrei assecondato in tutto, anche nella più folle delle proposte. Ero immersa in un bagno di piacere, di amore, che mi cullava e sarei voluta rimanere per sempre in un fermo immagine di quegli attimi
"Tu mi appartieni "
Un'ultima spinta più profonda lo fece gemere ed insieme raggiungemmo l'apice del piacere, mentre la dolcezza tornò ad impossessarsi di lui. Si lasciò scivolare al mio fianco, stringendomi in un abbraccio e guardandomi fisso negli occhi, come pronto a volervi leggere ogni minimo dettaglio ancora nascosto. Le mie gambe tra le sue, le nostre dita intrecciate in una forte catena che sembrava non si sarebbe mai spezzata, il mio cuore non aveva ancora smesso di esprimere le sue emozioni scalpitando
"Sì, sono tua, di nessun'altro. Appartengo a te, come tu appartieni a me amore "