Eccomi qui !!
Vi lascio questo capitolooo, senza commenti negativi senno Sara s'incazza [SM=x47954] [SM=x47954] .
Quindi sarà bellissimooo (non è vero
). Lascio a voi il giudizio
Un abbraccio a tutte [SM=x47938]
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● Ͼapitolo Diciassette
- Eva -
Come un rantolio lontano mi destò dal mio profondo stato di sonnolenza. Cercai di recuperare la ragione che era ancora immersa nel mondo di Morfeo e quando rimisi le idee in chiaro un senso di completezza mi pervase. Una dolce canzone avvertivo vicino al mio orecchio, come una specie di carillon pronto ad ammorbidire quel mio sonno. Stropicciai gli occhi e quando un lieve raggio di luce riuscì a illuminare la fonte di tanto calore e beatitudine, un sorriso si estese sul mio viso. Era lui, l'uomo che era riuscito a salvarmi dal brutto passato, colui che mi aveva fatto riscoprire che ero ancora in grado di amare. L'uomo di cui mi fidavo ciecamente e al quale avevo offerto il mio cuore, senza timore, perchè lui aveva fatto lo stesso con me
"Buon Natale amore mio"
La sua voce aveva smesso di cantare e con un sussurro mi fece rabbrividire. Mi strinsi a lui, poggiando il mio viso sul suo petto. Una lacrima mi rigò la guancia e lui preoccupato, con due dita, mi fece girare la testa davanti ai suoi occhi che cercavano di capire perchè adesso quella piccola goccia salata aveva dato il via a un turbino di emozioni che scendeva strisciando dai miei occhi
"Amore, cos'hai ?"
Il cuore mi rimbalzava in gola e le parole sembravano proprio non far parte del mio organismo in quel momento. Lo strinsi ancora di più a me, completamente grata a quell'angelo che avevo steso al mio fianco
"Come mi hai chiamata?"
Riuscii a bisbigliare mentre l'odore dei suoi capelli mi invadeva inebriandomi
"Amore mio.."
Lo sentii stendersi in un sorriso, capendo il perchè di quella mia improvvisa reazione
"Nessuno mi ha mai chiamato così prima d'ora"
Un brivido di freddo scosse il mio corpo con solo l'intimo addosso. Mi abbracciò con i suoi lunghi arti, trasmettendomi tutto quel calore che aveva dentro, ma a me bastavano solo le sue parole per scaldarmi
"Allora sono il primo"
Allungò il viso verso il mio e le sue labbra incontrarono le mie, in una lieve carezza
"Anche questa notte sei stato il primo"
I suoi occhi puntati nei miei riuscivano a scavare, leggendovi tutto dentro come se fosse un libro aperto dove vi erano scritte le mie
' istruzioni d'uso '.
"Vuoi dire che..che prima di quelli..tu non.."
"No, è la prima volta che ho fatto l'amore. "
Una profonda emozione prese vita sul suo viso, quasi incredulo, sconcertato, ma sicuramente felice
"Grazie..E' il regalo più bello che potessi farmi"
Bisbigliò poco prima di unire le nostre labbra in un caldo e umido incontro. Rimanemmo così, immobili, sospesi in quella sorta di stato tra veglia e sonno, a pensare, a sognare, a toccare quello che c'era materiale in un'emozione.
***
Misi su quella canzone che da giorni mi ronzava in testa, quella del nuovo acquisto di Gianna. Avevo appena premuto play, e quel suono di tamburi lontani si sparse lieve per la saletta.
» True Colors, quello era il titolo delle parole che mi ronzavano per la mente. Misi a preparare la colazione mentre il fanciullo era ancora assopito tra le lenzuola. La canzone scorreva a ripetizione in sottofondo, accompagnata dalla mia voce che ormai aveva imparato tutte le parole dopo gli innumerevoli ascolti. Giravo per la cucina, quasi saltellavo in stile Heidi che vagava tra i monti, per la felicità che mi scoppiava dentro. Avevo voglia di gridare quanto fossi innamorata, di ballare spensieratamente, di volare ancora in quel mondo che era capace di farmi raggiungere solo lui. Ero talmente presa nei miei pensieri che non mi accorsi che Michael era sveglio e mi stava abbracciando mentre ero intenta a spalmare qualche chilo di nutella dentro un cornetto. Sorrisi per il solletico che mi procurava con i suoi baci carezzati sul collo
"Il principino si è finalmente svegliato !"
Rise e mi strinse ancora più forte a sé, e tutto intorno prendeva come al solito un colore diverso, più nuovo, più lucente, se solo lui era al mio fianco. Ad un tratto sentii le sue mani frugare in qualcosa e subito dopo il mio collo si preparava ad accogliere un oggetto lucente e fresco. Lasciai tutto quello che avevo per mano e mi girai verso di lui, che mi stava trascinando verso lo specchio della sala, dove ancora suonava quella dolce nenia per le mie orecchie. Intorno al mio collo era legata una collanina brillante con un ciondolo in oro bianco. Era un piccolo sole stilizzato e all'interno, incastonato, vi era un piccolo diamante che rifletteva la luce che filtrava dalla finestra accanto a noi. Rimasi immobile, senza parole, forse perchè non sapevo cosa dire, cosa fare. Mi girai ancora tra le sue braccia, trovandomi il viso di fronte al suo che sorrideva felice
"Ma.. Michael, avevamo detto niente regal.."
"Shh, cosa vuoi che sia amore. E' solo un pensiero, un simbolo di ciò che provo per te"
Posò un tenero bacio sulle mie labbra e continuò a scrutare nei miei occhi emozionati
"Ti chiederai perchè proprio il sole. Bhè, come sai il sole è al centro dell'universo, ed è quella stella fondamentale per far si che ci sia vita. Se non c'è sole non c'è luce, non c'è caldo, non ci sarebbe niente di tutto quello che vediamo. E' lui che da colore, che ci permette di vedere il mondo, illuminando. Questo astro, rappresenta la lotta tra le ombre e la luce, che riesce a vincere sempre, risorgendo quindi ogni mattina, trionfando nella sua alba in tutto il suo splendore. Sta a significare quindi l'eternità, amore, l'immortalità. Il sole rappresenta il cuore, il centro, essendo posizionato nel mezzo del sistema solare. E' l'elemento da cui nascono tutte le energie, le forze... Io voglio paragonare tutto questo a quello che tu sei per me, quello che sei diventata in questi tre mesi. Sei arrivata con un carico di vita difficile, complicato, e ti sei aperta con me, fidandoti ciecamente, non badando al fatto che di fronte a te avessi una star planetaria. Mi hai aiutato, nonostante non te ne fossi accorta, a ritrovare quello spiraglio di luce, quella sensazione di leggerezza, questa voglia di vita me l'hai ridata tu, con la tua semplicità, con la tua forza, con il tuo amore e con tutte le emozioni che hai fatto risvegliare nel mio cuore anestetizzato da un bel po'. Vorrei essere bravo a spiegarti quello che provo per te e dirti che non ti farei mai del male, che ti terrei sempre tra le mie braccia se fosse possibile, che sei una delle pochissime persone per cui farei di tutto pur di vederti sorridere, e queste persone si contano sulle dita di una mano. Sei la mia luce, la mia salvezza, mi hai risvegliato da quello stato di torpore e solitudine in cui mi stavo chiudendo. Illumini i miei giorni anche solo con una parola amore.. Non so se tutto questo che sto cercando di spiegarti abbia un nome, non so se sia un sentimento esistito prima d'ora sulla terra, forse si, ma io prima d'adesso non credevo esistesse qualcosa di così tanto potente. Forse le parole più adatte, anche se diminutive, sarebbero solo due, le più vecchie e le più belle del mondo.. Io, io ti amo luce mia"
I miei occhi si erano sciolti già da un po' in un pianto, soffocando i fremiti in un abbraccio strettissimo. Sembrava quasi che volessi fondere il suo corpo con il mio per quanto lo stringevo. Le sue parole mi risuonavano ancora nella mente, era forse un sogno tutto questo? Era davvero reale quell'uomo che avevo tra le mie braccia? Come potevo meritarmi tutto quello, tutto quel concentrato di bontà, amore, sincerità, innocenza ? Lo baciai, lentamente, quasi come per poter assorbire un po' della sua magica essenza. Guardandolo negli occhi le farfalle presero a svolazzare più felici e allegre nel mio stomaco. Era un concentrato di emozioni, ero un concentrato di emozioni, sensazioni che non pensavo di poter più provare, ma lui mi aveva salvata, lui era stata la mia salvezza, lui mi aveva riportato luce
"Amore mio.. se solo sapessi spiegarti io quello che sta succedendo qui dentro "
Gli presi una mano e la posai sopra il mio cuore che batteva a più non posso
"Se solo sapessi cosa hai fatto tu per me, come mi hai aiutato, come mi hai salvato. Sei stato l'ancora a cui mi sono aggrappata, uno scoglio forte pronto a portarmi in salvo da quella tempesta che si scatenava intorno a me. Sei tu che mi hai fatto ritrovare la luce, le emozioni, quelle vere amore mio. Non ho mai amato qualcuno prima di te, non ho mai dato un nome a quel sentimento che credevo di provare in storielle passate. Mi stai rendendo la ragazza più felice del mondo, e non credevo di poterlo essere ancora dopo tutto quello che è successo. Ma mi sbagliavo e tu mi hai aiutato a capirlo.. Sei tutto quello che ho Michael, rappresenti tutto per me e questo cuore qui, batte solo per te."
Questa volta fu lui a baciarmi, emozionato, mentre mi stringeva a se, forte, come solo lui sapeva fare. Mi sentivo piccola, sua, protetta da tutto e tutti se solo era con me
" But I see your true colors shining through. I see your true colors and that's why I love you. So don't be afraid to let them show your true colors, true colors are beautiful, like a rainbow."
Gliele sussurrai tra un bacio e l'altro, le parole di quella canzone che aveva accompagnato quel nostro momento, in un sussurro, come un battito d'ali di una farfalla, le parole che risuonavano in quella stanza ininterrottamente, che avevano fatto da colonna sonora a quei momenti che avrei tenuto sempre segretamente e gelosamente nascosti.
"Io li vedo i tuoi veri colori Michael, io lo vedo il vero Michael.. e lo amo incondizionatamente "
***
"Aiaaa, mi hai fatto male !"
Finsi di cadere a terra ferita, su quel manto di neve denso e estremamente ghiacciato, dopo aver ricevuto una palla di neve in faccia, da un Michael che si stava sbellicando
"Dai, alzatiii!"
Ero intenta a portare a termine il mio piccolo e alquanto scemo scherzo, stavo imparando a cavarmela un po' meglio con l'arte delle bugie e degli scherzetti. Eh già, l'ho chiamata proprio arte, mica è una cosa che sanno fare tutti èh
"Eva, tutto ok?"
Dopo vari richiami, me ne restavo ancora a terra, a mo' di quattro di spade, con le mani che coprivano il viso, dove poco prima avevo ricevuto una gelida pallata. Finsi di singhiozzare, e come prevedevo lo sentii avvicinarsi di fretta
"Amore, ti ho fatto male? "
Si era chinato preoccupato su di me che, devo dire la verità, ero proprio convincente
"Sì Michael! Mi fa malissimo il naso !"
Finsi di piangere disperata, tenendo le mani in viso, per non far vedere che in verità non avevo un bel niente
"Oddio, scusami Snow. Fammi vedere, non piangere, scusa scusa scusa."
Mi girò davanti a lui e aprendo gli occhi non riuscii a trattenere una risata sguaiata, ponendo fine a quella specie di scherzo. Vidi la sua espressione dal preoccupato passare al curioso, poi al divertito e infine all'offeso.
"Da quando sei tu che fai gli scherzetti? Uff. Mi hai fatto preoccupare per davvero "
Incrociò le braccia in maniera goffa e si girò dandomi le spalle. Mi buttai subito tra le sue braccia, travolgendolo completamente con la mia foga. Era incredibile quanta allegria era capace di mettermi, quanta pace aveva portato nella mia vita.
"Eddaii amore. Volevo solo un bacettoooo "
Si girò dall'altra parte, fingendo ancora di essere offeso con me, con quell'aria altezzosa da buffo bambino. Mi misi sulle sue gambe e perdendo l'equilibrio, ci ritrovammo a terra, immersi in quella soffice materia bianca
"Essu, fammi felice, dammene unoo"
Avevo messo su una faccia supplicante, comprendente il labbrino all'insù. Michael scoppiò a ridere e mise le sue mani sul mio viso, accarezzandomi delicatamente, mentre non la smetteva di scuotere la testa divertito
"Quanti ne vuoi, pur di farti felice"
Mi avvicinò a sé, annullando totalmente la distanza di un soffio tra le nostre labbra. I sapori presero di nuovo a fondersi in un caldo abbraccio immerso in tanto gelo attorno.
"Dai, rientriamo, sono bagnata fradicia !"
Rise prendendomi per mano, attraversando la strada che divideva quell'immenso parco dal mio palazzo. Era pomeriggio e c'era qualche bambino a giocare e a divertirsi tra quella neve che non smetterà mai di stupire e piacere. Michael non aveva nemmeno bisogno di camuffarsi, si era infilato solo un cappello mettendoci i capelli dentro, non correva nessun rischio, anche perchè di solito nel mio quartiere la gente trascorreva le vacanze Natalizie altrove. Questa cosa l'aveva reso felice e estremamente di buon umore, non capitava tutti i giorni per lui poter scendere in strada a giocare come un bimbo senza crearsi un'altra identità addosso. Era una cosa del tutto nuova e inaspettata, ma assolutamente positiva. Dopo pranzo l'avevo portato da Gianna, che appena lo vide rimase dieci secondi immobile. Li avevo presentati e, dopo qualche chiacchiera e scambio di auguri, Michael le regalò una copia di Thriller autografata, che aggiunse sicuramente alla collezione sul suo scaffale.
"Dal vivo è ancora più bello"
Mi disse Gian facendomi l'occhiolino per poi chiudere la porta alle nostre spalle, lasciandoci tornare a casa.
Dopo una stancante lotta a palle di neve, e una doccia calda, ci buttammo sul divano. Prese a coccolarmi mentre sullo schermo della televisione scorrevano le immagini di ET. L'extraterrestre era stato appena proclamato deceduto e non ricordavo di saper piangere ancora per un film. La parte clou stava scorrendo quando il suono stridulo del campanello di casa ci fece sobbalzare. Con passo svogliato andai ad aprire, tentando di ricompormi. Non avevo idea di chi potesse essere, non aspettavo nessuna visita e quando spalancai la porta le mie idee non vennero di certo chiarite. Davanti a me si presentava un uomo alto e magro, rivestito in tutto punto. Aveva i capelli brizzolati e gli occhi di un verde brillante. Forse era uno di quei testimoni di Geova che girano per le case armati di volantini e depliant. L'impulso fu quello di sbattergli la porta in faccia, ma capii che non era nessun tizio che voleva persuadermi ad avviarmi verso la sua religione.
"Scusi ma chi è lei?"
Incalzai visto che quel signorotto non si degnava di aprire bocca. Si contorceva le mani, e mi puntava addosso quelle gemme verdi che mi ricordavano qualcosa, o qualcuno che in quel momento non mi venne in mente. Nonostante la mia domanda continuava imperterrito a deglutire sonoramente e non degnarmi di una risposta. Percepivo la sua agitazione a fior di pelle, ma perchè mai uno sconosciuto ai miei occhi avrebbe dovuto comportarsi in quel modo ?
"Allora?"
Cercai di mantenere una sobria calma in quanto quel tizio mi iniziava a stranire con quel silenzio inquietante. Non capivo niente, non capivo quella situazione, non capivo il suo strano atteggiamento, e la cosa mi rese nervosa.
"Tu.. Tu sei Eva Angelucci?"
"Chi vuole che sia, ha suonato al mio campanello dove c'è anche scritto il mio nome èh"
Risposi acida e secca, cos'era una commedia? Mi sembrava una di quelle scene da film drammatiche
"Allora, si può sapere chi è lei?"
Mi ripromisi che quella sarebbe stata l'ultima domanda, che si concluse di nuovo con quello strano sguardo e un silenzio tombale da parte dell'uomo di fronte a me. Indietreggiai di qualche passò e feci per chiudere la porta con un sonoro 'Mah' in modo che l'avrebbe percepito anche lui, quell'uomo dai misteriosi silenzi.
"Nono, aspetta, aspetta ti prego"
Mi fermai, la sua voce si era decisa a uscire dal suo guscio. Lo guardai dritto negli occhi con un'aria interrogativa. Di nuovo il silenzio calò, mentre i suoi occhi frugavano nei miei, cercavano, scavavano in cerca di qualcosa, forse un appiglio di coraggio
"Io, io sono tuo padre Eva"
Il cuore si fermò per un periodo di tempo che parve un'eternità. Mi sembrava di vivere in un fermo immagine, qualcuno aveva premuto il tasto Stop e la situazione si era congelata, pietrificata. I suoi occhi, quel piccolo bagliore verde era riflesso nei miei ed in quel momento capii che erano i miei stessi occhi, il suo riflesso ero io. La sua forma del viso, i suoi zigomi, il suo sguardo, era tutto ciò che permise insieme ai geni di mia madre di dar vita alla mia figura. Come avevo potuto non riconoscere quel signore ? La nostra somiglianza era enorme. Persi il controllo dei miei arti, che sembravano esser sottoposti a qualche scossa elettrica, visto l'accentuato tremore. Iniziai a piangere, piangere di fronte a quello sconosciuto che era mio padre. Papà, quella parola che non avevo avuto mai la fortuna di pronunciare al diretto interessato, quell'uomo che avevo sempre cercato tra i mille volti che mi scorrevano davanti tra le strade, quella persona che aveva il mio stesso sangue, che aveva dato un po' di se a quella figura di giovane donna che si trovava davanti : io. Ero di fronte a me quel po' di me che pregavo a quel lontano Dio di poter incontrare. Le notti senza luna passate a chiedere di poterlo conoscere, di poterlo di nuovo avere indietro per la felicità della mamma, che non mi permetteva nemmeno di farle domande su di lui. Lo amava, non aveva mai smesso di farlo, e quell'amore traditore l'aveva scaraventata nel buio della sofferenza, senza lui, senza il suo supporto nel crescere quella creatura che prendeva vita nel suo ventre. La rabbia iniziò a bollirmi nelle vene, pulsava e mi sembrava di scoppiare. Mi aveva abbandonato, ci aveva abbandonato, lasciandoci sole, disinteressato. Come poteva aver vissuto venti anni della sua esistenza con una coscienza così sporca? Come aveva potuto essere così codardo, come?
"NO ! Tu non sei mio padre ! Io non ho un padre, non l'ho mai avuto e mai lo avrò ! SEI UNO STRONZO "
Non mi resi conto che stavo gridando con tutto il fiato che avevo in gola, di fronte a quella figura del tutto nuova eppure così familiare che si proclamava mio padre. Chi gli aveva dato il diritto di piombare nella mia vita quando, come, e dove voleva lui? Erano passati venti anni, e adesso aveva il coraggio di farsi vivo? Ma con quale faccia !
"Eva ti prego calmati"
Era spaventato dalla mia improvvisa reazione, dal mio sbalzo d'umore incredibile. La sua voce calma e pacata mi fece salire il nervoso a mille, l'ira cresceva dentro e ormai avevo perso il controllo
"Come posso calmarmi, dimmi come posso? Io non ero niente per te, non lo sono mai stata, e voglio continuare ad essere niente ! Adesso piombi qui in casa mia e mi vieni a dire che sei mio papà, non me ne frega un cazzo ! Ma sai cosa significa essere padre?Lo sai?"
Il mio tono era diventato eccessivamente alto. Ormai ero partita, nessuno mi avrebbe potuto fermare. Gianna era scesa dalle scale, allarmata forse da quel gridare che aveva riconosciuto provenisse da me. Intravidi la figura di Michael avvicinarsi spaventato
"No che non lo sai ! Sei solo un codardo, ecco cosa sei ! Padre è una parola che non ti appartiene e mai ti apparterrà."
I suoi verdi occhi presero a velarsi di un liquido, che si sciolse di fretta in una lacrima che rigò quel viso impassibile, ma che moriva dentro.
"Non dire così ti prego.."
Era una supplica, una scusa. L'aria da cane bastonato proprio non la sopportavo, se l'era cercata, quello che si trovava davanti agli occhi in quel momento era quello che lui aveva abbandonato e che mai avrebbe ritrovato
"Spero tu stia scherzando ! C'eri quando ho visto la luce? C'eri quando ho aperto per la prima volta gli occhi? NO ! C'eri quando ho detto la mia prima parola? C'eri quando ho fatto i miei primi passi? C'eri quando ho messo i primi dentini? NO ! C'eri il mio primo giorno di scuola? C'eri al mio esame di quinta elementare? NO ! C'eri alla mia prima partita? C'eri quando mi sbucciavo un ginocchio? NO ! C'eri quando la mamma se n'è andata? C'eri? NO che non c'eri, non volevi esserci, e adesso che vuoi sono io che non ti voglio. Ma con quale faccia ti presenti adesso qui davanti a me? Con quale coraggio?! Sono passati venti anni ! Venti, non due ! Ed io non so nemmeno il tuo nome! "
Due braccia mi cinsero la vita, era Michael. Non poteva capire l'argomento, il motivo di tali grida e pianti isterici, però preoccupato con quel gesto sembrava volermi infondere calma. Il volto di quell'uomo davanti a me, vedendo Michael rimase stupito e pietrificato, poi, mentre cercavo di recuperare il controllo, focalizzò di nuovo la sua concentrazione su di me. In quel momento non gli importava davvero se dentro casa mia ci fosse Michael Jackson, il suo scopo era un altro
"Hai ragione, hai ragione. Lo so di essere imperdonabile, sono stato uno scemo, un codardo, un immaturo. Ero giovane Eva, dovevo ancora crescere. Ero realmente innamorato di tua mamma, lo ero davvero, solo Dio sa quanto io l'abbia amata, come mai lo farò con nessun'altra donna. Ma quando poi abbiamo saputo che era in cinta mi sono spaventato, ero in panico Eva. Avevo 19 anni ! Non era nei miei piani avere un figlio, poi la mia famiglia mi avrebbe cacciato di casa. Sono scappato dai problemi, sono fuggito da stupido codardo, lo so. Ho combattuto giorno per giorno con la mia coscienza, con la voglia di tornare da tua madre, con la paura della sua reazione dovuta alla mia fuga, con la voglia di vedere quella creatura a cui avevo dato anch'io vita. "
"E' questo il punto, puoi chiedermi scusa quante volte vuoi, puoi dirmi che hai sofferto come un cane, ma non mi importa ! Non mi importa più come qualche anno fa, quando mi incolpavo che ero io la causa di tutto, della sofferenza di mia madre, che ero solo un errore, che se non fossi mai esistita ora tutti stavano meglio ! "
Avevo le mani tra i capelli, non riuscivo a controllarmi, volevo scoppiare, gridare tutto quello che avevo dentro. Avevo una tremenda voglia di vomitargli addosso tante di quelle cattiverie, ma avrebbe avuto senso? Poi c'era quell'angolino di cuore che pulsava forte di fronte all'uomo che avevo sempre pianto e cercato. L'avrei abbracciato con tutta la mia forza, la mia disperazione, quel pezzo di famiglia che mi rimaneva era lui, quello sconosciuto uomo
"Perchè, perchè non sei venuto prima, perchèè?"
La rabbia era stata improvvisamente spenta da quel turbine salato che scendeva dai miei occhi ininterrottamente. Un dolore lancinante alla testa prese a far girare tutto intorno a me, facendomi quasi cadere. Chiusi gli occhi con forza e recuperai quel briciolo di ragione che era rimasto. Mi sentivo improvvisamente debole, fiacca, completamente sconfortata da quella visita che stava sconvolgendo i miei piani
"Perchè..Perchè sono andato all'estero a studiare. Volevo andarmene per dimenticare quell'amore che mi stava soffocando Eva, non potevo avere un figlio in quel momento. Ora ho una famiglia e ho sentito la notizia della tua esperienza, cioè di cosa ti era successo. Guardando una trasmissione ho capito che quella bellissima donna eri tu. Dovevo cercarti, i tuoi occhi sono il riflesso dei miei, in qualche parte del mondo era perduta un pezzo di me stesso che ho sempre amato in segreto. Nessuno ha mai saputo di te, solo io e mia moglie adesso. E' stata lei a spingermi a cercarti, per chiederti un perdono che so che non arriverà subito, e per farti sapere che se ti servirà una mano noi ci saremo. "
Mi porse un bigliettino da visita con un mazzo di giacinti color porpora, i fiori del perdono. Se ne andò così, come era venuto, lasciando la scia di un profumo forte e mascolino. La sua immagine con le lacrime agli occhi rimase stampata nella mia mente, mentre quelle forti fitte ripresero a farsi sentire. Mi lasciai cadere sulle ginocchia, scivolando dalla dolce presa di Michael, piangendo disperata. I singhiozzi non passavano e il petto non la smetteva di alzarsi e abbassarsi freneticamente. Mi raggiunsero subito Gianna e Michael, che entrarono in casa chiudendo la porta.
"Eva, Eva tesoro calmati"
La povera Gianna cercava di alzarmi il volto intrappolato tra le mani, senza troppi risultati. Se ne andò in cucina a preparare qualcosa di caldo, mentre sentii il calore di Michael avvolgermi. Odorai quei fiori e guardai il suo biglietto da visita : Paolo Celani . Ora la sua persona si era delineata nella mia mente. Da piccola avevo sempre fantasticato e immaginato sul nome e sui lineamenti che avrebbe potuto avere, credendo che sarebbero bastati solo quelli per conoscere davvero l'uomo che era mio papà. Ma mi sbagliavo, anche se in quel momento sapevo il suo nome, il suo cognome, il suo indirizzo, il suo numero, la sua faccia, era sempre uno sconosciuto, una persona qualunque.
"Amore, cos'è successo, ti ha fatto del male quell'uomo?"
Le sue mani mi asciugavano il volto che veniva però rigato nuovamente da altre lacrime. Era stato un duro colpo quello, inaspettato, ero impreparata. Non pensavo di poter avere una simile reazione, non credevo che il solo vederlo mi avrebbe potuto far soffrire in quel modo. Ma le supposizioni stanno pari a zero quando in gioco ci sono i sentimenti. Quando ci sono di mezzo loro, la situazione diventa sempre imprevedibile. Non potrai mai sapere quale sarà l'esito dell'incontro fino a quando non lo avrai realmente visto
"Si Michael, mi ha fatto molto male quell'uomo"
Mi asciugai di fretta le lacrime e mi ricomposi al meglio. Posai quei fiori dentro un vasetto e infilai il bigliettino sotto il telefono di casa. La testa prese a pulsarmi con forza e cercai un qualsiasi posto per mettermi seduta. Una scomoda sedia in legno accolse tutto il peso delle mie preoccupazioni e dolori, mentre Michael continuava a tranquillizzarmi con ritmiche carezze sulle braccia
"Ma chi era amore?"
Mi guardava con occhi da cucciolo, improvvisamente tristi e sofferenti. Aveva perfino rovinato il mio Natale con lui. Mi ci sarebbero voluti sicuramente un paio di giorni per riprendermi e di certo io e Michael non avevamo pianificato questo. Avrebbe dovuto significare un passo in avanti, un passo verso una nuova vita, dove avrei lasciato alle spalle sofferenze e brutti ricordi, rancori e ingiustizie. E proprio mentre quel passo era stato ormai compiuto piombava quell'uomo sull'uscio, come se niente fosse e sconvolgeva tutto. Di passi ne avevo fatti altri dieci, ma indietro.
"Era mio padre"