I'll Be There - Fan Fiction (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2011 20:04
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04/09/2010 23:18
 
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Buona sera, eccomi qui con il nuovo capitolo, grazie a tutte coloro che seguono con pazienza lo svolgersi della mia fan fiction nonostate la lentezza con cui scrivo e posto, mi rendo conto che starmi dietro è annoiante per via di tutti i ritardi con cui faccio proseguire la storia, siete fantastiche... e pazienti! grazie davvero a tutte.

Capitolo 8

Il giorno dopo mi alzai di buon ora, sbrigai le faccende di casa secondo routine e poi decisi di uscire e fare la spesa, avendo il pomeriggio pieno di lavoro. Era ormai giunta l'ultima settimana di Agosto, da lì a poco la città si sarebbe progressivamente svuotata con le partenze dei turisti, lasciando libero movimento al quotidiano traffico lavorativo autunnale.
Uscii dalla porta distrattamente, assorta nei miei pensieri e prima di andarmene controllai la posta. Nella buchetta trovai alcune lettere contenenti svariati sponsor pubblicitari e un'insolita bustina trasparente che attirò la mia attenzione.
Rientrai in casa, la busta conteneva un foglietto privo di mittente, ma quando lessi le poche sillabe impresse su di esso il mio cuore cessò di battere, in preda al panico.
“State attenti o lo saprà il mondo intero”
Girai il foglio e rividi quel momento: quando Michael mi riportò a casa il giorno prima, qualcuno ci aveva scattato una foto a nostra insaputa, ed eccola lì fra le mie mani, la copia dell'immagine che avrebbe potuto rovinargli la vita, un'altra speculazione alimentata da ipotesi infondate sul suo conto, un'altra fetta della sua privacy buttata al vento perché resa pubblica, sporcata, andata in frantumi.
La vista si oscurò le mani e gli arti gelarono, la pressione calò bruscamente, la testa iniziò a girare sentendomi quasi cadere e le gambe non vollero più reggermi.
Mi ritrovai seduta sul divano, i miei occhi diventarono languidi, continuarono a riempirsi di lacrime sempre più, le sagome lontane ma riconoscibili di Michael e me impresse su quella foto iniziarono a sfocarsi e a traballare con l'aumentare delle lacrime. Mi parve di rivivere uno di quegli incubi che spesso mi tormentavano durante la notte, era surreale, assurdo. Sembrava impossibile: quelle ore passate insieme a Michael erano state indescrivibilmente perfette, c'era comprensione, non esistevano barriere fra di noi ed ora anche quel piccolo ritaglio di libertà che ci eravamo concessi poteva essere distrutto, era in pericolo, la nostra intimità era stata violata.
La paura iniziò ad impossessarsi di tutto il mio corpo, quel carattere forte e resistente che gli altri trovavano in me non esisteva più, o meglio, non era mai esistito; era soltanto un modo per nascondere le mie debolezze.
Stetti qualche ora stesa sul divano, non mi sentivo bene, non riuscivo a riprendermi, la mia mente iniziò a vagare facendo ipotesi e congetture su ciò che sarebbe potuto accadere... forse l'individuo che ha scattato la foto voleva solo impaurirmi.. o forse stava facendo sul serio?
Mi alzai e presi il telefono, stavo per chiamare Michael, ma avrei fatto la cosa giusta? L'incertezza mi tormentava; quello che era successo lo riguardava in prima persona ma, lui aveva un concerto il giovedì successivo da portare a termine: l'avrei messo in agitazione... già non stavo bene io e se fosse stato male anche lui sarebbe stato peggio. Prima o poi gli avrei dovuto parlare, l'avrei fatto alla fine del concerto, non volevo dargli l'ennesima preoccupazione in giorni così impegnativi per lui.
La settimana trascorreva lentamente, non mangiavo quasi niente, non dormivo più, mi costringevo a non pensare alla foto, ma più mi sforzavo più ci pensavo.
Quando andavo a lavorare quella settimana, non mancava mai qualcuno che mi chiedesse che cosa avessi o se stessi bene, mi venivano dei forti mal di stomaco, e mi rivolsi al medico dopo tre giorni di dolore insoppostrabile per farmi prescrivere un antidolorifico o qualcosa che mi facesse stare meglio.
- Prima di somministrarle qualcosa, però, dovrei sapere a cos'è dovuto lo stress.
Non avrei potuto rispondergli sinceramente... non potevo parlargli di ciò che era accaduto.
- Dottore, non ne ho idea, davvero!
- Io credo invece che lei lo sappia.
- Le ripeto che non è successo niente di allarmante, glielo assicuro.
- Non voglio insistere, però c'è qualcosa di cui non può parlare e questo la agita?
- Ammetto che questo non è uno dei migliori periodi, ma sono questioni private e credo sarebbe inopportuno discuterne con lei...
- La capisco, mi scusi, sono stato invadente.
- No, non si deve scusare, lei sta solo facendo il suo lavoro...
- Bene, allora può prendere un'aspirina ogni dodici ore e se non è abbastanza le prescrivo anche alcune pastiglie.
- Ok, grazie mille.
Nei giorni seguenti mi ripresi fisicamente ma nulla poteva togliermi quella frase dalla mente...
Per ché ogni volta che si assapora un momento sereno deve essere distrutto? In questo mondo il male prevale in ogni circostanza e quando si trova un frammento di felicità lo si custodisce nel proprio cuore come fosse la cosa più pereziosa perché raro, sembra si sia consumato rapidamente a differenza dei momenti di dolore che sembrano non aver fine, quindi nei tuoi ricordi lo vuoi mantenere intatto, lo ripercorri con la memoria istante per istante creando l'illusione di eternizzarlo in te.
L'angoscia che mi portavo nel cuore in quei giorni non era niente in confronto al dolore che avrei provato spiegando a Michael ciò che era accaduto; niente mi avrebbe potuto far più male che vedere Michael soffrire e la convinzione che sarebbe successo mi logorava.
Se, al contrario, non gli avessi parlato, con che coraggio l'avrei potuto guardare ancora negli occhi nascondendogli una cosa del genere?

Mancavano poche ore a quando avrei rivisto Michael sul palco, era pomeriggio e stavo preparando alcune cose per la partenza. Squillò il telefono, era Michael, prima di rispondere cercai di tranquillizzarmi il più possibile, non volevo che mi sentisse preoccupata e se mi avesse chiesto cosa stava succedendo non sarei stata capace di mentirgli.
- Ciao Michael!
- Ciao Aly, tutto bene?
- A meraviglia, grazie e tu sei pronto per domani?
- E me lo chiedi? Non mi sono mai sentito più sicuro, mi sono preparato al meglio, considerando che poi verrà la mia amica preferita con me.
- E chi sarebbe questa amica preferita?
- Vediamo... si chiama Alice e ha dei bellissimi occhi verdi... la conosci?
- Si, credo proprio di sì. - ci sciogliemmo in una fragorosa risata, la sua voce era incredibilmente solare e sentirlo, per me, era la cosa più bella, quando ero con lui tutte le paure svanivano.
- Ascolta, per domani, ti va se vengo a prenderti nel pomeriggio?
- Michael veramente.. domani pomeriggio non posso...
- Ma verrai al concerto, vero?
- Certo che verrò, prenderò un aereo e per le sette sarò lì, così avrò qualche ora di anticipo... non posso spiegarti... lo farò quando ci vedremo, tranquillo...
- Ok, come vuoi tu, ma se cambiassi idea, dimmelo.
- Ti prego, non pensare che io ti stia evitando, è l'ultima delle mie intenzioni, credimi..
- Ti credo Aly, nessun problema..
- Grazie...Ti spiegherò tutto, promesso!
- D'accordo... non vedo l'ora di rivederti..
- Anch'io.. se per te va bene ci potremo vedere dopo il concerto.
- Ok, però, lascia almeno che scelga io l'albergo... sarà tardi e dovremo fermarci fino alla mattina dopo. Ne prenderemo uno in centro a Parigi, ti va?
- Michael, mi hai letto nel pensiero; è fantastico!
- Si, si, si, ma tu non me la racconti giusta...
- In che senso?
- Cos'è quella voce traballante che avevi prima?
- Prima?
- Sì.. quando mi hai risposto.
- Non era niente...anzi, non mi sono proprio accorta della voce.. e non preoc.. - la sua voce irruppe sulla mia.
- Aly, non provare a dire che di te non mi devo preoccupare.
- Ok, non lo dirò, ma... - mi interruppe di nuovo.
- Ma tu mi devi promettere che mi racconterai tutto.
- Ok, promesso, capo!
Rise di gusto a queste mie parole, si divertiva a contraddirmi nel volersi occupare di me, mentre io cercavo di non dargli altri pesi inutili... Pensavamo l'uno all'altro prima di occuparci di noi stessi, lui era la mia gioia, e io ero la sua.
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