| | | Post: 4.207 | Registrato il: 21/12/2009 | Città: COMO | Età: 27 | Sesso: Femminile | Bad Fan | | OFFLINE |
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Salve a tutte!!! Questa volta devo assolutamente scusarmi per il ritardo, le ultime settimane sono state davvero intense senza poi parlare dell'ultima in cui una brutta influenza ha rallentato mastodonticamente tutti i miei programmi..
Ma alla fine cel'ho fatta a portare a compimento anche il capitolo 14. Spero che sia di vostro gradimento e vi ringrazio dal profondo del cuore per essere sempre qui e non mancare mai a leggere questa storia alla quale mi dedico con tutta l'anima, spero di riuscire a trasmettervi tutte le emozioni che mentre scrio mi detta il cuore anche se sò perfettamente che devo ancora migliorare parecchio per raggiungere le mie aspettative, che sono le prime ad esigere sempre più.
Detto ciò non vi intrattengo oltre e vi lascio al seguito. Buona lettura!
Capitolo 14
In quel periodo avevo ritrovato un equilibrio ben bilanciato fra le due forze che per gran parte della vita mi avevano condizionato e straziato l'esistenza. Erano due semirette aventi la stessa origine Me divergenti in due direzioni diverse, la prima: Il mondo intorno a me, la seconda Il mondo dentro di me.
Ero obbligata a seguirle entrambe, anche se percorrevano strade completamente opposte; io le dovevo indirizzare, ma in realtà ero trascinata da loro, poiché è tecnicamente impossibile imporsi nel medesimo istante simultaneamente su due forze divergenti.
Il mondo intorno a me dipendeva da tutto ciò che non non ero io, ma nel quale vivevo, di conseguenza mi riguardava. Pacifico e calmo, maledettamente noioso ed in opposizione con Il mondo dentro di me che invece era un rincorrersi di paure, incomprensioni, rimorsi custoditi negli scrigni grigi ed impolverati dei ricordi che spesso per non riaffiorare e ferire scivolavano dietro al velo opaco del silenzio e dell'indifferenza.
Da quando avevo lasciato l'Italia il mio unico obbiettivo era diventato quello di ritracciare le due semirette partendo dalle precedenti per riportarle all'armonia d'origine.
Rimisi ordine ai ricordi legati alla mia infanzia, per quanto mi fu possibile, riportando equità fra le due realtà, con ciò non si assentarono i momenti di sconforto, ma imparai ad affrontarli con razionalità; non avrei mai permesso a niente e nessuno di sconvolgere di nuovo la mia pace finalmente ritrovata e pazientemente attesa per cotanto tempo.
Squillò il telefono in quella giornata che ancora doveva avere inizio, quando il mio sguardo non era ancora stato risanato dalla luce del sole, quand'essa non aveva ancora invaso i miei sensi e riscaldato la mia pelle..
- E chi è a quest'ora?... - mi girai goffamente e pigramente verso il comodino per afferrare il cellulare in velocità, poi ricaddi di peso sul cuscino e risposi: - Pronto?
- Salve Alice, sono Miss Lily, mi chiedevo come stai, non sei venuta l'ultima volta a lezione..
- Oh, mi perdoni, sono stata molto impegnata ultimamente, comunque sto bene, non si preoccupi. - fissavo il soffitto chiaro mentre cercavo una giustificazione credibile e valida per la mia assenza, tuttavia mi era impossibile trarre una motivazione logica e sensata senza nascondere la mia permanenza a Parigi con Michael del giorno precedente e, di conseguenza, il fatto di averlo visto e conosciuto. Fortunatamente non ci fu bisogno di avvicendarsi tanto nella scelta dell'alibi, poiché la Miss non era lì che voleva andare a parare e risolse con un accomodante:
- Allora suppongo che oggi tu ci sia.
- Certamente.. grazie Miss, non mancherò. - Non avessi mai detto quella frase: mi sentii improvvisamente a disagio, Michael aveva insistito così tanto per portarmi a Neverland con lui che non avevo potuto dirgli di no, ma nonostante non mi fossi pentita di averlo assecondato, io avrei sempre avuto la vita che conducevo prima e nulla avrebbe cambiato la realtà con la quale avrei dovuto misurarmi tutti i giorni.
I raggi del sole si riflettevano sullo specchio lucido che si trovava accanto al comodino tracciando fasci di luce spiccanti sui muri color pesca e dando loro un tono di freschezza. Nel medesimo riflesso potevo osservare la mia immagine, ferma, seduta sul letto: i capelli erano rimasti ordinati, la chioma ondulata mi incorniciava il viso celando la guancia con una ciocca che ripiegai dietro l'orecchio. Ero sempre la stessa, eppure c'era sempre qualcosa di diverso. La vita è un diario del quale ogni pagina rappresenta un momento, composto da certezze, dubbi, indugi, felicità, tutti facenti parte del nostro “vivere”; anche un semplice istante non rilevante all'apparenza diventa prezioso dal momento che è contribuente al nostro moto di cambiamento continuo, è un passaggio costante. Ed eccomi lì a pormi domande su ciò che il futuro mi avrebbe serbato.
Nel riflesso dello specchio seguii con lo sguardo il fascio di luce che illuminava quella calda giornata andando a sbattere contro di esso e lo sguardo ricadde sull'immensa distesa di prati che si estendeva tutt'intorno a quel luogo fantastico, chiamato Neverland, meravigliandomi in un modo nuovo, come fosse la prima volta. Tutto ciò lo osservavo ancora dal suo riflesso, nello specchio, poi mi voltai verso la finestra, scoprendo ciò che la cornice dello specchio prima mi impediva di vedere.
Notai sul davanzale, che ornava il piccolo terrazzo al quale si accedeva dalla porta-finestra più grande, dei bellissimi fiori rosa a grandi petali dei quali il colore accordava perfettamente con la tinta della camera. Mi ricordarono Michael, era stato lui a sceglierli e a destinarli a me. In un certo senso lui sapeva già che sarei andata a casa sua, la grande dimora che gli apparteneva ed alla quale non avrebbe mai potuto rinunciare. Ne era fermamente convinto ed, inconsciamente, anch'io non ne dubitavo: sin dal primo incrocio dei nostri sguardi trovammo un'implicita intesa l'uno nell'altro. Ci nutrivamo di una segreta complicità che risiedeva nelle nostre anime, nelle nostre parole, o anche nel semplice fatto di essere noi stessi, senza il bisogno di nascondersi dietro inutili montature che con gli altri, invece, erano necessarie.
Quando giunsi in salotto lo trovai seduto sul divano rosso purpureo, perso nei suoi pensieri ed intento a contemplare gli innumerevoli scaffali della biblioteca colma di volumi di diversa grandezza e fattura.
Non avrei mai immaginato che in quel momento stesse cercando, senza ottenere buoni risultati, una scusa per dirmi in modo gentile che lui quel pomeriggio sarebbe dovuto uscire ma, quel che gli era più difficile dirmi era il motivo: doveva andare dai suoi avvocati per discutere su cosa fare riguardo a quelle squallide accuse.
Il disagio, la paura di un mio giudizio lo tenevano lontano dal parlarmi di tutta la faccenda giacché era impossibile per lui accettarla; tratteneva il dolore dentro sé e si sarebbe ostinato a farlo finché sarebbe stato nelle sue capacità.
- Michael, tutto a posto? - La mia voce interruppe il pesante silenzio che imperava nella stanza.
- S-Si, tu? - Quando mi rispose, compresi che il varco silenzioso in cui l'avevo trovato stava dividendo, oltre che lui dal resto del mondo, anche la mia anima dalla sua. I suoi pensieri però erano ancora più disperati, incerti..
- e adesso che le dico? Non posso di certo piantarla qui da sola... adesso le parlo.. no, non posso, non posso.. non devo darle altri pesi inutili, questa faccenda riguarda solo e soltanto me.. ma come faccio a mentirle? Non sono in grado di mentire all'unica persona che mi vuole sinceramente bene.. non merita di esser presa in giro, ne tanto meno da me... Oh, santo cielo, quanto vorrei che tutto ciò non fosse vero.. -
Fermai la successione a catena dei quesiti senza risposta che si poneva incerto rispondendo alla sua domanda.
- Si ma mi ero completamente dimenticata delle lezioni di danza.. oggi devo andarci alle 15.30..
- Dai, allora ti posso accompagnare io. - Il suo volto si illuminò appena mi udì, poiché apprese che poteva trattenere il segreto senza il rischio di cedere alla tentazione che l'avrebbe indotto a rivelarmi tutto.
- Ma sei sicuro? Non ci eravamo detti che non dovevamo farci vedere in giro insieme? Se ripenso a quale angoscia ho provato settimana scorsa quando ho trovato quella foto fuori di casa io.....- mi fermai e respirai profondamente, poi ripresi, con più calma - non potrò mai dimenticarmelo e non voglio farti rischiare di nuovo.
- Quella foto ti aveva proprio sconvolta e lo capisco, ma se tutte le volte che devo uscire mi facessi le innumerevoli congetture che ti fai tu allora non potrei mettere fuori di casa neanche la punta del naso.. cosa ci sarà mai di pericoloso ad accompagnarti fino a teatro? Non scenderò neanche dalla macchina, questo è chiaro.. A proposito, a che ora finisci?
- Dovrei finire alle cinque, ma non si sa mai, a volte devo fermarmi anche di più; appunto per questo credo che sia meglio che torni a casa mia dopo la lezione, non voglio disturbarti ancora...
- Ma stai scherzando? Non se ne parla assolutamente. Lo dici per lo stesso motivo per cui non vuoi farti accompagnare.. se ci dovessimo far vedere insieme in centro a Los Angeles allora sì che ti darei ragione, ma non devi preoccupartene lascialo fare a me.. anzi, non trovo neanche il motivo per cui la gente si debba interessare a cosa faccio io.. non hanno abbastanza di cui preoccuparsi nelle loro famiglie invece di andare in giro a spettegolare sui fatti miei?
- Lo sai benissimo perché lo fanno, non c'è bisogno che te lo rammenti io.. ma non devi permetterti di finire schiacciato e rovinato da loro.. loro non ti conoscono, ti giudicano da quelle tre o quattro apparizioni televisive, ma poi non vivono con te, non passano le giornate a chiacchierare come facciamo noi, non conoscono la tua sensibilità, il tuo grande cuore.. ma se ti vedessero con una ragazza allora accresceresti la loro spudorata curiosità..
- Ricordi quello che ti ho detto la scorsa notte? La nostra amicizia va oltre al semplice fatto di stare bene insieme e non voglio che ti senta d'intralcio. Ora sei l'unica persona che vorrei avere accanto.. - Si alzò in piedi sistemando il polso della camicia rossa che indossava con tanta grazia.
- Michael, indubbiamente la nostra amicizia è speciale, ma questo cosa c'entra?
- C'entra, c'entra eccome... smetti di crearti problemi inesistenti, mettiti in testa che tu qui non mi dai nessun fastidio e soprattutto non devi preoccuparti di quello che gli altri potrebbero pensare di noi, io ti proteggerò sempre..
- Ma non potrò rimanere in eterno, lo sai perfettamente..
- Lo so, ma concedimi almeno la possibilità di farti compagnia, di starti accanto... sarà solo per pochi giorni, niente di più... lasciati amare...
- C-come? -
- Con quell'amore inestinguibile, immortale, incondizionato.. il più autentico, l'amore di un amico.. - Mi accarezzò delicatamente la guancia con le sue dita lisce ed affusolate, accennando ad un lieve sorriso.
- Noi ne siamo la prova – i nostri occhi, languidi, si nutrivano della loro purezza, schiavi di quell'emozione inconfessata che scaturiva in noi come gocce di rugiada macchiate dal tocco dei colori cristallini e perlati dell'arcobaleno.
Nel pomeriggio Michael mi accompagnò a teatro, durante il tragitto non disse niente, con la coda dell'occhio osservavo i suoi lineamenti, lo sguardo fisso ed impenetrabile si nascondeva sotto gli occhiali da sole e puntava dritto sull'asfalto, ma non prestava affatto attenzione alla strada, in realtà continuava a porsi domande e combattere contro se stesso per non dirmi ciò che realmente stava vivendo.
L'afflizione e l'angoscia lo tormentavano, le mie parole gli riecheggiavano ancora nella mente..
- Ti fidi di me?
- E come puoi dubitarne..sei l'unico di cui mi fido.. e tu?
- Sì, ma ci potremo dire sempre tutto come due veri amici?
- Certo, sempre... niente più segreti, ok?
- D'accordo.
Sarebbe stato necessario o giusto mentirmi? E se sì, fino a quando? Si può forse ritenere giustificabile una bugia detta a fin di bene? Le basi di un rapporto stanno nella fiducia e nella sincerità, ma quand'esse vengono a meno, tutto il resto entra automaticamente in discussione. L'amicizia è come un fiore che ha, in gran parte, per radici la fedeltà, ma, se venisse privata di esse, perderebbe i petali e non genererebbe più il nettare e la linfa, fondamentali per la sua sopravvivenza, a quel punto tutto morirebbe. Tuttavia c'era una diversità in noi: non potevo avere alcuna pretesa su ciò di cui non voleva che venissi a conoscenza. Gran parte di lui incarnava sempre la star oggetto di innumerevoli discussioni e dibattiti nel mondo dei media, lo sapevo bene e perciò lo rispettavo anche nei suoi silenzi, ma ciò provocava un enorme squarcio fra noi, che mi metteva a disagio benché lui mi ripeteva spesso che stava bene con me e si sentiva rinascere.
Ogni cosa intorno a noi era diventata gelida, malinconica, nonostante l'affetto che ci univa indipendentemente dai problemi esterni, i quali tentavano in tutti i modi di allontanarci.
Prati e alberi illuminati dal fiacco sole si susseguivano ai nostri fianchi e tagliavano l'orizzonte fino a quando il verde si diradava e veniva sostituito da edifici di vari colori e altezze, piccoli giardinetti variopinti e sagome di individui intenti a camminare sui lunghi marciapiedi.
Una volta arrivati a teatro mi salutò con uno dei suoi sorrisi celestiali, forse un po' trattenuto, ma sincero; quando sorrideva il cuore mi si illuminava di immenso ed automaticamente sorrisi anch'io, piena di lui.
Attraversai i bassi e stretti corridoi che conducevano alla sala prove, ancora inebriata dalla divina sensazione nata dalla vista del suo viso ameno impiegato in quel sorriso senza confini e tutto ciò che avevo intorno per un attimo scomparve, lasciandomi sognare, riportandomi a quando mi trovavo ancora di fronte a lui.
Dopo qualche ora uscii da teatro e lo trovai di fronte a me che aspettava pazientemente il mio arrivo. Quando lo raggiunsi in macchina; lo trovai apparentemente più tranquillo rispetto a prima, come se si fosse alleggerito di quel peso che gli gravava sull'anima cui non mi ero permessa di domandargli nulla.
- Ciao! Sei stato qua fuori tutto il tempo? Non posso crederci.
- Infatti ti mentirei se ti dicessi di sì.. è andato tutto bene?
- Sì, ma tu come stai? Non sei particolarmente in forma oggi, me ne sono accorta... sono sempre loro? - lui strappò un sorrisetto per tentare di rassicurarmi inclinando il viso verso la spalla cosicché i suoi riccioli ricadessero sulla tempia per mascherare momentaneamente il disagio che in realtà lo teneva prigioniero di se stesso.
- Sì, in un certo senso.. ma quando sono con te sto meglio, non voglio più pensare al resto
- D'accordo, ad ogni modo, io son qui e anche quando non saremo insieme, il mio cuore resterà sempre accanto al tuo.. ma a volte mi sembra di non fare abbastanza per te..
Quest'idea non ti deve neanche sfiorare, Aly – mi sollevò il mento con il dito per potermi di nuovo guardare negli occhi e parlarmi con dolcezza, estrema delicatezza – da quando ti ho incontrata la mia vita è cambiata, è migliore... inizio a sentirmi finalmente vivo perché tu mi dai motivo di esserlo.. a volte credo anche di poter rincominciare ad essere addirittura felice
- Ma sappiamo tutti e due che è soltanto un'illusione momentanea...
- No, l'affetto che provo per te, il bene che ti voglio sono senza pari, questa non è un'illusione, non lo è mai stata.
- E se si rivelasse tutto un terribile errore?
- Non c'è niente di sbagliato a volersi bene come facciamo noi...
Osservai con la coda dell'occhio il suo sorriso, i lineamenti del viso illuminati dal sole dorato e mi stupivo ancora di quella sconfinata bellezza, sebbene fossi convinta di conoscerlo già perfettamente.
Arrossii, riflettendo su quale fortuna avessi avuto per conoscere un uomo speciale come lui; gli altri, se l'avessero saputo, mi avrebbero considerata fortunata per aver conosciuto il Re del Pop, ma quando ero con lui pensavo a tutto meno che quello, lo ritenevo il mio migliore amico e la persona più buona e amorevole del mondo; della star planetaria me ne ero completamente dimenticata, lui era molto più di quello per me, ma nessuno l'avrebbe potuto capire. Nessuno sarebbe stato mai in grado di scavare nel mio cuore così a fondo tanto da individuare quel legame radicato ed indissolubile che ci univa.
Tornati a Neverland attraversammo i verdi prati lungo un ciottolato sul quale si riflettevano le nostre ombre parallele, l'una di fianco all'altra, ricadendo poi sull'erba meno delineate a causa degli smeraldini fili d'erba che ne alteravano i contorni mentre il loro colore diventava più intenso al nostro passaggio.
Michael rallentò il passo e mi chiese se mi sarei voluta fermare in giardino con lui, io gli risposi di sì e ci sdraiammo sul verde, in torno a noi crescevano margherite sparse fra l'erba, piccole e chiare, accoglievano prospere fra i loro candidi petali protesi verso l'alto il calore del sole cercando nutrimento ed energia in quella fonte di luce che ne era ricca.
Erano i raggi incandescenti giunti a noi tiepidi e calanti, ormai paralleli ai nostri corpi, a riscaldarci l'anima e a colorare d'arancio il cielo turchese che solo su Neverland sembrava essere così limpido.
Il vento faceva sì che il calore non ardesse troppo sui nostri volti, li accarezzava con piccoli soffi e muoveva a ritmo lento e continuo i capelli che prima si adagiavano sull'erba, poi qualche ciocca ritornava sui nostri visi.
- A che pensi? - Indagai guardandolo di profilo, curiosa di sapere cosa gli stesse attraversando la mente in quegli attimi di pace in cui l'unica melodia era descritta dai battiti dei nostri cuori che, sin dal principio, avevano iniziato ad avvicinarsi e comprendersi sempre più, rispondendosi a vicenda fino a creare una totale complicità, una perfetta alchimia.
- Cosa avrei fatto ora se non ci fossimo conosciuti.. ci hai mai pensato? - lui mi guardava, io mi misi a pancia in giù incrociando le braccia sotto il viso, mantenendo lo sguardo assorto nel suo – ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?
- Come potrei dimenticarla..
- Da quel momento è cambiato tutto...
- Cosa intendi dire? Ti.. ti sei pentito di..
- Sst! - mi sfiorò le labbra con l'indice - Non dirlo neanche. Non devi assolutamente pensare una cosa del genere. Non devi..
- E allora cos'è cambiato?
- Inizialmente era tutto nuovo per me, non avevo mai avuto amici fuori dall'ambito lavorativo o con i quali potevo aprirmi più di tanto, mentre, con te è diverso.. è diverso perché con te non ho paura di essere me stesso, mi sento libero di parlarti di qualsiasi cosa perché, non so, c'è qualcosa di particolare in te, mi dai fiducia e io ho fiducia in te, prima ero convinto che nessuno avrebbe mai potuto comprendermi fino in fondo, rimanevo solo nelle mie ansie, nelle mie paure, ma tu mi hai dimostrato che mi stavo sbagliando e anche tanto. - e la melodia della sua voce aveva invaso nuovamente il mio cuore, volteggiando aggraziatamente fino a raggiungermi e demolire in me ogni forma di resistenza a quel dolce tepore che mi pervadeva fino a farmi vibrare le corde dell'anima.
- È bello sentirtelo dire... se non fossi qui ad ascoltarti allora avrei paura che tutto ciò non possa esser vero.. sai colmare il vuoto che c'è in me senza neanche domandarmi se ne ho bisogno perché tu sai già quando ho bisogno di sentirmi amata e quando invece mi sento capace di poter continuare con le mie forze, ed anche in quei momenti continui ad essermi vicino..
- E tutto ciò ha un motivo ben preciso..
- E quale sarebbe?
- Ti voglio bene...
- Anch'io, tanto.. - mi sfiorò la mano, poi, con qualche esitazione, la accarezzò e la strinse nella sua, guardava il prato, il suo sguardo avrebbe voluto raggiungere il mio, tuttavia non si arrischiava nel timore di rimanere perso nel verde dei miei occhi, travolto dall'abisso delle mie pupille profonde e limpide, come sempre gli accadeva.
Continuò a fissare l'erba smeraldina mentre mi teneva la mano racchiusa nella sua, calda e protettiva; un ricciolo gli cadeva sulla guancia rosea, sfiorandogli il naso, non si accinse a spostarlo, ma lasciò che il mio palmo toccasse i fili d'erba sottostanti allentando la presa. Le nostre dita rimasero a contatto ancora per qualche istanti, incapaci e riluttanti all'idea di doversi separare dal loro calore reciproco. La sua mano ancora sulla mia, gli occhi celati dalle lunghe e ricurve ciglia nere che preannunciavano le limpide e profonde pupille ed un delicato sorriso contornato da labbra sottili e morbide alla vista.
Ancora un attimo di pace e silenzio per poterlo guardare, ammirare, contemplare: infinitamente bello.. lui solo poteva essere così maledettamente bello, di una bellezza lampante, immediata, mi ghermiva il cuore al primo sguardo.
- Michael.. - alzò gli occhi verso me distraendosi dai pensieri in cui era assorbito – li hai scelti tu i fiori che ci sono in camera? Sono meravigliosi..
- Sì, davvero ti piacciono?
- Sono splendidi... l'ho capito subito che eri stato tu a sceglierli, ci azzecchi sempre.. - sorrise, poi rivolse lo sguardo al terrazzo della stanza sul quale risplendevano i petali rosei immersi nel verde delle loro foglie che facevano da cornice.
- Quando li ho visti ho pensato subito a te.. guarda come sono delicati i petali, vellutati e fragili proprio come lo sei tu, la mia piccola Aly, così dolce ed allo stesso tempo forte e tenace...
Stemmo lì finché il sole non tramontò completamente come due bambini che si divertono a chiacchierare nell'ingenua beatitudine di restare insieme e condividere tutto ciò che il mondo offre loro, ci nutrivamo di sorrisi e profondi sguardi, per un attimo ripensai a quali torture Michael avesse dovuto subire giorno dopo giorno e quanto era stato odiato da molti che nemmeno lo conoscevano per ciò che era veramente; ma lui era sempre rimasto puro capace di farmi sorridere e di rendermi felice più di quanto non lo fossi mai stata. Aveva spalancato le porte del mio cuore illuminandolo di gioia, mi aveva portata con se avvolgendomi in un profondo abbraccio, adempio del suo profondo affetto che mi accompagnava costantemente, dal quale non mi sarei più voluta liberare.
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