| | | Post: 3.081 | Registrato il: 21/12/2009 | Città: COMO | Età: 27 | Sesso: Femminile | Dangerous Fan | | OFFLINE |
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Non sò come ringraziarvi x il vostro sostegno, le vostre lodi mi commuovono. Grazie x essere qui e per avermi sostenuta fin ora, nonostante i miei frequenti ritardi... posto il capitolo 6 sperando di non deludervi. buona lettura.
Capitolo 6
La luce diurna penetrava nella stanza attraverso i vetri appannati; era presto, ma quel reverbero mi indusse ad aprire impercettibilmente gli occhi, ancora assonnati, quali si richiusero immediatamente dopo una manciata di secondi, portandomi in uno stato di dormi-veglia. Sentivo il lontano frusciare del vento tra le foglie degli alberi, il cielo era grigio, ma quella sua opacità non vietò ai raggi solari di dare vita ad un clima più malinconico; in lontananza sentivo lo scontrarsi delle stoviglie nelle cucine del ristorante, mi ricordavano quei giorni passati dalla nonna quando ero ancora piccola. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando trascorrevo parte dell'estate nella sua casetta in montagna, sentivo gli stessi rumori quando aprivo gli occhi, mi svegliavo con il suono della camminata di ciabatte delle mie zie che svolgevano le faccende di casa al piano di sopra; ed io ero lì, i loro vocii mi provocavano un'inspiegabile angoscia, ero sul mio letto a castello, mi sembrava di essere in capo al mondo, immersa nel buio della stanza; vi era solo un bagliore che filtrava da sotto la porta, ma talmente sottile e netto da non riuscire ad illuminare il resto dell'ambiente. Quei momenti erano passati in un batter d'occhio, non sarebbero mai potuti ritornare, è un capitolo della tua vita al quale non sei disposta a scrivere la parola “fine” quando in realtà è già stato terminato senza un'adeguata conclusione, proprio quando tutto ti sembra appena iniziato, ti rendo conto che non potrà perdurare oltre, lasciandoti solo il rimpianto di giorni passati troppo in fretta e il ricordo di perone che ora non esistono più lasciandoti abbandonata a te stessa. Sono gocce di veleno che ti soffocano con spietatezza, non ti danno modo di reagire. La lacrima che sgorgò salata e amara era la materializzazione di un passato indelebile, anche se spensierato, ricordarlo è come girare la lama già affondata nella profonda ferita inflitta nella mia anima.
Non mi ero resa conto di ritrovarmi rannicchiata con la testa appoggiata alla spalla di Michael, che riposava supino accanto a me. Me ne accorsi soltanto quando una goccia di lacrima andò a terminare la sua corsa sulla camicia di Michael; lui si mosse e i suoi capelli mi solleticarono il viso. Mi spostai rapidamente, rendendomi conto di aver disturbato il suo sonno; non volevo svegliarlo, ma lui aprì i suoi bellissimi occhi, sbattendo le palpebre due o tre volte. Cercando di non farmi notare, sprofondai il viso nel cuscino per cercare di asciugare le lacrime.
- Buon giorno!
- Buon giorno Michael... ti ho svegliato?
- No, ero già sveglio, non preoccuparti... ma tu piuttosto? Cosa ti succede?
- Niente.... hai dormito bene? - tentai di dissuaderlo, intanto cambiai posizione posando il gomito al cuscino e appoggiai la testa sulla mano.
- Non cercare di cambiare argomento, prima stavi piangendo, me ne sono accorto... cos'è che ti turba?
- Michael, non è niente di importante, credimi... è che a volte il passato ti lascia dei rimorsi, ma in questo momento non centrano niente...
Abbassai lo sguardo, una paura immotivata mi attraversò, avevo timore di fargli del male se gli avessi parlato del mio passato, che già distruggeva me.
- Ti capisco se non hai voglia di parlarne, ma più te lo tieni dentro peggio sarà!
Cercò di incrociare il mio sguardo, poi mi alzò il mento con un dito e ci guardammo negli occhi intensamente fino a quando poi squillò il cellulare di Michael, che si trovava nella giacca che la sera prima aveva posato sulla sedia. Mi guardò consapevole che il dovere lo chiamava a dover rispondere; si alzò e quando sfilò il telefono dalla tasca leggendo il nome del mittente della chiamata cambiò espressione, da quella preoccupata che aveva prima, odiavo pensarlo, ma era per causa mia; diventò più cupo.
- Perdonami, devo rispondere.
- Sì, tranquillo. - cercai di strappare un sorriso di rassicurazione, ma mi fu impossibile, non più per gli acidi ricordi che erano riaffiorati qualche momento prima, ma perché l'espressione di Michael mi aveva comunicato che quella telefonata non sarebbe stata altrettanto piacevole per lui, vedere il suo viso così malinconico mi spezzava il cuore.
Lo guardavo mentre parlava, mi accorsi di quanto lui fosse timido, Michael riusciva a trovare qualcosa di magnifico e speciale in qualsiasi cosa, il suo nobile animo era il più sensibile che avessi mai potuto incontrare, aveva conservato la pura ed innocente fanciullezza di un bambino. Era forte, probabilmente non si rendeva conto di quanto poteva esserlo, ma la sua anima era così fragile che sarebbe potuta andare in frantumi per un nonnulla. Mi si formò un nodo in gola, nessuno avrebbe potuto immaginare quanto lui avesse sofferto. Non riuscivo ad accettarlo: perché sono sempre le persone più buone a dover penare mentre il mondo è impegnato a soddisfare i propri interessi, volendo trovare notizie che scandalizzino la gente a discapito degli innocenti?
Rifiutavo l'idea che Michael avesse avuto una vita difficile e piena di ostacoli che gli impedivano di avere la propria indipendenza, la propria felicità, la propria libertà.... Non si meritava tutto questo, non lui! Se in quel momento mi fosse stato domandato se avessi voluto tornare indietro vivendo al posto suo tutto il dolore che ha sopportato, avrei risposto di sì, avrei fatto qualunque cosa per potergli regalare un passato, un presente ed un futuro sereno... l'importante è che lui stesse bene, sarei stata pronta a sopportare qualsiasi cosa per poterlo vedere felice, anche a costo della vita.
La mente mi scoppiava ed il mio cuore era sovrastato dalla collera, intanto Michael riattaccò la telefonata.
- Aly, questa sera devo andare alle prove... un ballerino che si è ritirato dal tour e devo scegliere il sostituto...
Le sue parole spezzarono la sfera creatasi intorno a me, riportandomi alla realtà. Per anni mi ero dovuta difendere dalle circostanze fingendo di essere serena, nessuno si accorgeva del mio vuoto interiore perché ero diventata brava a nasconderlo; quindi decisi di cancellare dal mio volto quell'aria riflessiva ed assorta nel trovare un perché all'infelicità concentrandomi su ciò che Michael mi stava dicendo: il suo tono di voce non era uno dei più felici e non potei fare a meno di chiedergli il motivo.
- Ok, ma perché sei così giù?
- Hanno insistito per sapere dove sono...
- E tu cosa hai risposto? - mi alzai in piedi anch'io.
- Forse ho sbagliato, ma ho preferito non dire che ero con te... non posso fidarmi: se qualcuno diffondesse la notizia, verrebbe sicuramente distorta ed i media inizierebbero a perseguitare anche te.
- Michael, non voglio che ti crei problemi a causa mia.
- Ma Aly, tu non sei un problema per me!
Si avvicinò a me e mi abbracciò dolcemente. Mi bastò quell'abbraccio per calmare completamente la mia mente che fino a qualche istante prima si arrovellava nel nascondere il mio non accettare quanto male era stato fatto a lui; sentirlo vicino era come la prova che poteva ancora farcela...
Scendemmo al piano inferiore per la colazione, accomodandoci nella stessa saletta della sera precedente. Passate le prime ore della giornata, le nuvole si diradarono a poco a poco, lasciando spazio al tepore del sole, quale sembrava un invito ad uscire all'aria aperta. I lavori di manutenzione per rendere percorribile la strada bloccata dalla frana erano stati svolti durante la notte ed ora si poteva ritornare in città.
Quei pochi momenti che ci sarebbero rimasti prima di tornare a Los Angeles, decidemmo di passarli nelle verdi distese di prati della vallata rincorrendoci a vicenda.
- Michael, aspettami!
- Sì, ma stai attenta che adesso ti prendo!
- Ah sì? Allora inizierò a farti il solletico!
Quando ci raggiungemmo mi prese alle spalle stringendomi fra le sue braccia e ci fermammo ad ammirare l'incantevole paesaggio che si estendeva davanti a noi.
Ci sdraiammo sull'erba supini l'una di fianco all'altro avendo ancora il fiatone della corsa.
- A volte mi chiedo da dove nasca tutta questa bellezza... il sole, ad esempio... è la stella più luminosa di tutto il cosmo, ma i nostri occhi non riescono a guardarla se non per qualche secondo perché troppo luminosa.. - rifletté Michael.
- È una domanda che mi pongo da tempo, e l'unica risposta che mi sono saputa dare è che le cose più belle che ci circondano non si mostrano completamente per mantenere vivo il loro mistero: se guardassimo il sole in tutta la sua luce, dopo poco tempo ci dimenticheremmo della sua importanza perché la sua presenza diventerebbe scontata...
- Ma è ingiusto... perché la vita ti deve sempre distruggere prima di lasciarti alla felicità?
- Perché questo mondo è crudele... a volte sarei voluta nascere in un mondo a parte.
- Non sei soddisfatta della tua vita?
- Vorrei solo che fosse diversa da quello che è. Se fossi sempre stata come sto in questo momento, allora sì, ne sarei soddisfatta... vorrei fermare il tempo, per rendere interminabile questa giornata.
- Noi possiamo fermare il tempo, se solo lo vogliamo... solo ora mi sto accorgendo di cosa vuol dire avere un'amica... la nostra amicizia ha già segnato questo momento rendendolo eterno, perché resterà inciso nella nostra memoria... non ti potrò mai dimenticare...
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