I'll Be There - Fan Fiction (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2011 20:04
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29/08/2010 01:50
 
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Grazie x il vostro sostegno ragazze, ma questo capitolo penso ke vi deluderà. Non voglio farvi attendere troppo, ma penso ke sia molto più scadente rispetto ai precedenti.


Capitolo 7

Nel primo pomeriggio tornammo a Los Angeles, Michael mi riaccompagnò a casa e lo invitai a fermarsi un po' da me.
- Vieni, ti faccio vedere la mia casa..
- Veramente ora dovrei andare a prepararmi; non posso ritardare...
- Dai, il tempo di bere qualcosa insieme e poi ti lascio andare.
- Si ma..
- Neanche due minuti? - lo guardai implorante.
- Ok, come posso rifiutare se me lo chiedi con quegli occhi birichini a cui non resisto?
- Infatti non puoi dirmi di no.
Una volta entrati feci accomodare Michael sul divano in velluto che si trovava al lato del tavolino in vetro al centro del salotto.
- Vado in cucina a prepararmi un caffè e tu cosa preferisci?
- Va bene anche per me il caffè, grazie.
- Perfetto, torno subito.
Mi diressi in cucina e presi frettolosamente la scatola del caffè mettendone a scaldare la quantità necessaria per due persone. Eseguendo quei gesti di routine, così scontati e veloci, mi fermai qualche istante, accorgendomi che era la prima volta che li compivo per due persone: non ero sola, ma di là c'era Michael, c'era un amico ad aspettarmi. A quel punto, anche scaldare il caffè divenne magicamente un motivo per sentirmi felice, un lavoro a cui dedicarmi completamente, perché fatto con amore. Il mio cuore era colmo di gioia, tuttavia non volevo farlo troppo attendere sapendo che già l'avrei fatto ritardare, quindi presi il vassoio in legno che usavo solo per le importanti occasioni e vi sistemai le tazzine con lo zucchero ed il latte, nel caso in cui Michael ne avesse voluto aggiungere un goccio.
Quando il caffè fu pronto lo versai nelle tazzine facendo attenzione a non rovesciarlo, talvolta ero tanto distratta da non combinare grossi pasticci.
Raggiunsi Michael in salotto trovandolo assorto ad osservare la distesa di miniature di ballerine in vetro soffiato o altri materiali che tenevo sul mobile ad angolo; intanto appoggiai il vassoio del caffè sul tavolino.
- Non sapevo collezionasti ballerine.... sei più rifornita di un museo di ceramiche.
- Infatti ne ho molte perché ho iniziato a collezionarle quando ero piccolina, anche se a mia mamma non piacevano quelle “cianfrusaglie” come le definiva lei, ma mi hanno sempre attratta.
- Ed ecco un altro lato di te che non conoscevo; riesci a sorprendermi... ma chi è la ragazza di questa foto?
- Ma come, non mi riconosci?!
- Sei tu?
- Sì, avevo sette anni ed era il mio primo saggio di danza.
- Ed eri già così bella?
- Mi stai prendendo in giro, per caso?
- No, assolutamente.
- Beh, allora grazie, ma non mi piacevo poi così tanto..
Ci sedemmo entrambi sul divano in pelle sorseggiando il caffè, ancora troppo caldo.
- Aly, posso chiederti una cosa?
- Sì, dimmi.
- Ti andrebbe di venire a vedere il concerto che farò venerdì prossimo a Parigi?
- Cosa?! - la mia voce sobbalzò incredula alle sue parole.
- Vuoi venire a vedermi a Parigi? Ci terrei molto...
- Lo stai davvero chiedendo a me?
- E a chi altrimenti?
- Michael, ne sei sicuro? Insomma, io non sono una ragazza famosa mentre tu – non mi lasciò terminare la frase.
- Non devi preoccuparti di niente, non importa che tipo di persona sia tu, l'importante è che tu venga con me, ti prego!
- È un sogno!
- Allora è un sì?
- Sì, verrò.
Il mio cuore faceva salti di gioia, sembrava dovesse scoppiare. Reagii d'impulso stringendolo in un forte abbraccio e lui di conseguenza mi avvolse tra le sue braccia; ogni cosa intorno a noi aveva perso forma e colore, ciò che ci circondava sparì nel nulla. Michael era l'unica persona che mi faceva sentire importante, l'unico che mi ricordava in ogni momento che la mia vita aveva ancora uno scopo e valeva la pena di essere vissuta, bastava un suo sguardo, un suo sorriso. Prima di sciogliere l'abbraccio gli schioccai un bacio sulla guancia sinistra, lui mi accarezzò il viso, ma il tempo stringeva e dopo qualche minuto io sarei rimasta sola in casa, tra i miei soliti lavori casalinghi.
- Ora devo andare, chiamami se ne avrai bisogno.
- D'accordo. Grazie per ieri sera, dopotutto l'imprevisto non è stato poi così negativo.
- Io direi che l'imprevisto è stata la cosa più bella che sarebbe potuta capitarci.
Mi sorrise dolcemente e mi baciò sulla guancia, poi lo accompagnai all'uscita e se ne andò.
Quella sera dormii sonni tranquilli, ma la pace che Michael mi aveva trasmesso, sarebbe durata ben poco.
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