La vera storia di un racconto inventato...[FanFiction] 10
Attenzioooneeee...qui la cosa si fa impegnativa....
Buona lettura...
Cap 10
Mike era così. Un po’ criptico. Alle volte avrei tanto desiderato entrare nella sua testa per capirci qualcosa di più. Insomma, che gli avevo fatto?
Nel giro di pochi giorni era successo di tutto. Lui, uno dei più grandi cantanti del momento vuole me; mi cerca, mi trova; mi accoglie in casa sua come se fossi stata una di famiglia e poi per un nonnulla mi tiene il muso. Non ce la facevo più a tollerare quella situazione. Mi sentivo in imbarazzo. Non sapevo più come rapportarmi a lui.
Quel giorno presi coraggio. O la va o la spacca mi dissi.
Il disco era appena uscito e già aveva ricevuto una valanga di critiche. Mike era nervoso e un po’ preoccupato. Il tour stava per partire, non voleva deludere le aspettative di nessuno, soprattutto quando poi quel nessuno era il mondo intero.
Cercai di ritracciarlo tramite Jim, il suo collaboratore.
-Guarda non so se posso passartelo…qua c’è un po’ di caos. Tra mezz’ora abbiamo la conferenza stampa…insomma puoi immaginare come sta…
-Si, si certo capisco. Allora cia…
-Susie…Susie? Ci sei? –stavo per attaccare quando lui prese la cornetta del telefono e la staccò dall’orecchio di Jim- Sono io…sto venendo a prenderti. Oggi vieni con me.
Mike era anche così; se voleva una cosa se la prendeva e basta, talvolta senza nemmeno preoccuparsi di chiederti se ti andava o meno di farla. Ma ciò che più mi lasciava sconcertata era che quello che sembrava volere ero io, e non appena me ne dava un minimo segnale, anche se prima titubante, poi mi lasciavo travolgere da lui. Che mi stava succedendo?
Quando entrai in macchina mi accolse con un sguardo agitato; masticava nervosamente una gomma.
-Allora, a cosa devo questo invito?- gli dissi con fare ironico come per cogliere l’occasione per chiarirmi con lui.
-Te la senti di accompagnarmi alla conferenza stampa?
-Più che altro non so se sono la persona adatta…Che devo fare? Non ho mai partecipato ad una cosa del genere…
-Niente; non devi fare niente…anzi forse una cosa si…Stammi vicino…
I suoi occhi si fecero quasi imploranti e questa cosa mi destabilizzò profondamente. –Quanto deve essere solo quest’uomo per chiedere ad una come me, che fondamentalmente sono un’estranea, di sostenerlo in un momento difficile- pensai tra me e me mentre cercavo di evitare quello sguardo così troppo penetrante.
Bene –mi dissi- vuole che gli stia vicino…Ma in che veste?…Chi sono io per lui? E lui.. che cosa sta significando per me? Mi tormentavo di domande.
Avevo il cuore in gola.
La limousine su cui viaggiavamo imboccò una strada letteralmente invasa da giornalisti, fotografi e fan piangenti con striscioni. In quel momento capì davvero che la vita da star non era tutta rose e fiori come può sembrare dall’esterno. Hai ricchezza, agio, fama; ma forse ti manca qualcosa di importante…La serenità. Anche quando sei agitato, preoccupato, quando hai paura, non puoi darlo a vedere. Insomma tutti si aspettano da te grandi sorrisi e strette di mano, quando in realtà in quel momento vorresti sferrare cazzotti alla cieca, oppure startene rintanato in casa per fatti tuoi.
Guardò fuori dal finestrino e si mise una mano intorno alle tempie, quasi come per evitare che la testa gli scoppiasse. In quel momento non avrei voluto essere al suo posto.
La macchina accostò e prima di aprire lo sportello si rivolse a me, mi strinse forte la mano che tenevo appoggiata sul sedile e mi disse –Fammi un in bocca lupo!
Quel contatto fu una delle risposte alle mie domande.
Superata la ressa di persone riuscimmo ad entrare nella sala adibita per la conferenza stampa, dove giornalisti muniti di block notes, registratori e microfoni erano acquattati come un branco di iene inferocite pronte ad agguantare la loro preda. Venni sballottata a destra e a manca, a stento riuscivo e seguirli. Prima di prendere posto mi tirò leggermente per la maglietta, l’unico modo per cercare di recuperarci in quel caos infernale, si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio veloce come un razzo, quasi come se avesse paura che gli altri lo sentissero, o forse che io lo sentissi- Non ti allontanare, rimani dove posso riuscire a vederti…
A quel punto restai da sola tra quella gente, io, la maglia ancora stropicciata da quelle mani, la scia del suo profumo e le ultime parole che mi rivolse.