malabi
00giovedì 22 settembre 2011 02:03
96° Capitolo.
Dall’abbraccio ai baci il passo è breve, perché basta solo sfiorarci per riaccendere in noi la passione e il desiderio, quindi, incuranti di essere in piedi nel disimpegno attiguo alla cucina e, che chiunque del personale, che è in fermento per attendere alle normali faccende quotidiane, potrebbe assistere alle nostre effusioni, ci lasciamo andare anche a carezze ardite: le sue mani infatti, sono già sotto la gonna, e non smettono di accarezzarmi la parte alte delle cosce. Potremmo andare avanti così per molto, ma il suono di due voci che si stanno avvicinando, ci fa separare bruscamente. Michael però, con sguardo acceso, bisbigliando mi dice:
“Dai, vieni con me!”
Lo seguo, passando per stanze che ancora non avevo visto, verso l’altro lato della casa fino ad arrivare di fronte ad una massiccia porta blindata rivestita in legno massello e mentre digita il codice d’accesso, mi dice:
“Qui staremo in pace………Nessuno può entrare qui, a meno che io non lo permetta.”
Entra lui per primo ed io, chiedendo a me stessa dove mi stia portando, fatti due passi, necessari per varcare la soglia, alla vista di quello che mi compare davanti, mi fermo ammutolita a fissare con occhi esterrefatti il suo studio di registrazione.
Lo stupore, l’emozione e il senso di gratitudine per il privilegio che mi è concesso, sono così forti che non riesco a profferire parola, mentre poso lo sguardo su una enorme varietà di apparati elettronici a cui non so attribuire nessuna funzione, capendo solo che questo è il suo regno. E’ in questa stanza, che Michael lavora, è qui che nascono i suoi capolavori, è qui che lui perfeziona le sue intuizioni, le sue idee, trasformandole in melodie che non conosceranno l’oblio del tempo, è qui che le sue canzoni sono state e saranno elaborate per divenire immortali. E’ qui, che io, forse per la prima volta, realmente, mi sento sopraffatta dalla sua grandezza e mi sento davvero un niente al suo cospetto, tanto da restarne intimidita e soggiogata.
Michael mi guarda e percependo il mio disagio e, avvicinandosi a me, con voce amorevole mi dice:
“Perché te ne stai ferma sulla porta senza parlare? Cos’è successo?”
La sua voce mi riscuote e un po’ titubante rispondo:
“No……Non è successo niente è che non mi aspettavo che tu mi portassi……Mioddio, ma qui è dove lavori…….Dove provi le tue canzoni……..Sono così emozionata…….Mi sembra incredibile………Mioddio quanta roba c’è qui dentro!”
“Oh, beh se è per questo non è nemmeno molto grande……..Però, sì, questa è la stanza dove di solito lavoro. ma non pensavo ti facesse questo effetto, guarda che non è niente di eccezionale…….Ma forse tu non hai mai visto uno studio di registrazione.”
“No, non l’ho mai visto, ma questo mi sembra stupefacente…..E poi mi emoziona molto vederlo, perché non pensavo che potesse essere……..così!”
Mi fa una carezza, mentre mi chiede, fissandomi:
“Così come?”
“Mah non so……..Così…….Scusami, ti sembrerà sciocco ma, non so dire altro, sono troppo emozionata………Dammi un po’ di tempo per riprendermi…………..”
Accarezzandomi ancora:
“Certo, tutto il tempo che vuoi………Sai, in questo momento hai lo sguardo meravigliato di una bambino che si trova davanti ad una sorpresa inaspettata………….E’ questo, quello che più mi piace………Tu non hai perso la tua anima infantile, ed innocente, perché riesci ancora a sorprenderti e ad entusiasmarti, proprio come i piccoli……….Non cambiare mai Laili, resta sempre così, perché quando più niente ci sorprenderà e meraviglierà, per noi sarà la fine!”
Suggella le sue parole con un bacio dolce, che ricambio, poi distaccandosi delicatamente, mi prende per mano e mi dice:
“Ora, se ti va, puoi chiedermi tutto quello vuoi di questo mondo magico, io sarò felice di spiegarti ogni cosa…..Allora da dove vuoi che cominci?”
“Ehmmm, non so, fai tu, tanto per me è tutto nuovo, quindi ho tutto da imparare………Anche se non imparerò niente, perché credo che manovrare tutte queste cose sia piuttosto complicato………..Io poi di elettronica non ci capisco un’acca, a malapena riesco a lavorare col computer, figurarsi con tutto questo……….”
Lui sorride e avvicinandosi di nuovo, con sguardo malizioso mi chiede:
“Senti, ma vuoi che la lezione cominci subito o tra un po’………uhm…………”
Lo guardo da sotto in su, mentre rispondo:
“Questo dipende da te……Sei tu che devi farmi da maestro…….Io sono solo un’allieva, quindi mi rimetto alla tua volontà………..Tu che cosa desideri fare?”
Mi abbraccia alla vita e attirandomi verso di sé, baciandomi sul collo, sussurra:
“Lo sai cosa desidero fare…….vero?.......Uhm………..Ora……….”
Il sangue ricomincia a scorrermi nelle vene tumultuosamente ed il mio cuore accelera i suoi battiti, mentre, le sue calde mani sono di nuovo sotto la mia gonna riprendendo ad accarezzarmi con foga e la sue labbra giocano con le mie. Mi stringe a sé con forza per farmi sentire tutto il suo desiderio forte e possente ed io vengo di nuova travolta da una meravigliosa sensazione di vertigine, rispondendo ai suoi baci e alle sue carezze, con inarrestabile passione. Con una mano sbottona il mio golfino, per scoprire l’incavo dei seni, dove le sue labbra tumide scendono per deporvi baci caldi e lascivi mentre io ad occhi chiusi, butto la mia testa all’indietro per godermi l’estasi del momento, che purtroppo però viene interrotta dallo squillo insistente del telefono.
Apro gli occhi nel momento in cui anche lui, sbuffando e sbiascicando qualche parola, si distacca da me, per afferrare l’apparecchio appoggiato vicino a noi e dopo aver pronunciato un “Hallo”, piuttosto stizzito, accompagnato da un’espressione alquanto contrariata, alla risposta che gli giunge dall’altra parte, distende immediatamente i suoi lineamenti mentre pronuncia in fretta:
“Oh sei tu............Aspetta solo un momento…per favore..”
Con un sorriso che mi sembra leggermente imbarazzato, si rivolge a me, che nel frattempo, rimasta in piedi, con aria finta disinvolta, sto richiudendo in fretta i bottoncini del mio giacchetto, per dirmi, mentre riaggancia:
“Scusa, è una chiamata importante, la prendo dal mio ufficio, cerco di sbrigarmi il prima possibile, puoi aspettarmi qui o………..”
Lo interrompo subito, rispondendo un po’ a malincuore, ma senza darlo a vedere:
“Oh no, non preoccuparti, fai con comodo, io ti aspetto fuori, preferisco, così mi fumo una sigaretta……..”
Nel ringraziarmi, e scusandosi ancora, mi fa una carezza fugace e dopo essere usciti entrambi dallo studio, lo vedo dirigersi a passo veloce verso una stanza vicino e sparire dietro una porta, mentre io resto sola cercando di cancellare la delusione dal mio volto, ripetendomi che d’altronde la vita di Michael è questa e che il suo tempo deve essere costantemente diviso tra la miriade di impegni che il suo lavoro, la sua carriera e la sua immensa fama, gli impone.
Faccio quindi un grosso respiro e lentamente mi avvio verso il giardino, umettandomi le labbra per sentire ancora il sapore dei suoi baci, bruscamente interrotti da quella telefonata………Già, la telefonata e ripensando a come la sua faccia, da un’espressione quasi arrabbiata, si sia immediatamente trasformata in distesa e sorridente, mi provoca una leggera sensazione di fastidio, poiché inevitabilmente, mi chiedo con chi starà parlando in questo momento.
Una sottile inquietudine si impossessa di me, riuscendo a farmi cambiare umore, tanto che uscendo all’esterno, a mala pena rivolgo un sorriso tirato ad Andrea che seduto a godersi il sole, non appena mi vede mi apostrofa dolcemente:
“Oh Lalli sei qui? Hai finito di impastare la pizza?”
“Sì ho finito!......Ho lasciato l’impasto a lievitare, speriamo che venga buona….La mangeremo stasera però, così sarà più morbida…….”
Ricordandomi però che è domenica e che Andrea deve rientrare a Los Angeles, gli domando con un po’ d’apprensione:
“Tu ci sarai stasera per cena, vero?”
Lui mi guarda a lungo, con i suoi intensissimi occhi azzurri, prima di rispondermi con un tono leggermente ironico ma carico di altri significati:
“Perché, se non restassi a mangiare la tua, immagino, buonissima pizza, ti dispiacerebbe?”
Con tono leggero, mi affretto a precisare:
“Certo che mi dispiacerebbe!………..D’altronde, l’unico che qui può dare un giudizio davvero obiettivo sulla mia performance culinaria sei solo tu, perché sei Italiano. Sai bene che gli Americani di pizza ci capiscono poco. Quindi il tuo parere è indispensabile per me. Tanto più che so che sarei del tutto sincero…..e onesto…..Però, ti prego, i giudizi negativi esternali in italiano così gli altri non capiscono………..e non faccio brutta figura!”
Pronuncio le ultime parole, ridacchiando, non solo per cercare di spostare la conversazione sullo scherzo ma anche per dissimulare la mia ansia, che man mano che passa il tempo diventa direttamente proporzionale al prolungarsi dell’assenza di Michael, che immagino ancora impegnato nella conversazione telefonica che lo ha distolto da me.
Andrea però mi conosce talmente bene, che sa cogliere ogni mio piccolo malumore o turbamento, da segnali che ad altri passerebbero del tutto inosservati e prima che io riesca a dire qualsiasi altra cosa, mi chiede a bruciapelo:
“Che hai Lalli, c’è qualcosa che ti preoccupa?”
Continuando a sorridere, con aria sorpresa rispondo:
“No, perché me lo chiedi? Ti sembro preoccupata?......Beh forse un po’ lo sono, per l’esito della cena……..”
“Dai Lalli, non fingere con me. C’è qualcosa che ti preoccupa e non è certo la pizza……….”
“Andre, ti assicuro che va tutto benissimo. Oggi è una bellissima giornata, come vedi. Sono in un posto meraviglioso, in compagnia di persone altrettanto meravigliose, simpatiche, intelligenti, gentili e disponibili . Cosa potrei chiedere di più?”
“Ok. Non me ne vuoi parlare, è un tuo diritto ma io sono certo che le cose non stanno come dici………A proposito, sai che fine ha fatto Michael, visto che dopo colazione mi aveva detto che avrebbe voluto vedere con me quel progetto? Ma è sparito dalla circolazione………..”
Tento di assumere un’espressione disinvolta mentre rispondo con leggerezza:
“Ah sì, sta parlando al telefono con qualcuno……..Credo che sia una cosa importante………Visto il tempo che ci sta impiegando………”
“Ecco fatto!” mi dico, vedendo che gli occhi di Andrea vengono percorsi da una scintilla che mi fa capire che con quelle mie poche parole, ho praticamente confermato al mio amico, che aveva visto giusto, porgendogli inoltre, su un piatto d’argento anche il motivo della mia mal simulata preoccupazione e arrabbiata con me stessa continuo a domandarmi:
“Ma perché non riesco mai a dissimulare? Ma perché non riesco mai a tenere la lingua a freno e devo essere sempre un libro aperto, in cui chiunque può leggere le mie emozioni, i miei stati d’animo, i miei pensieri? Ma quando cambierai, cretina?!”
Dopo essermi insultata abbondantemente, alzo gli occhi su Andrea, che mi sorride con affetto mentre replica:
“Ok, capisco!.....Beh, nel frattempo però potremmo andare a fare una passeggiata, se ti va, così ci godiamo meglio questa splendida mattinata.”
Rispondo al suo sorriso grata, per non aver affondato ancora di più il coltello nella piaga. Entrambi sappiamo che l’uno ha ben capito i pensieri dell’altra ed un’altra volta devo constatare quanto quest’uomo sia davvero una persona straordinaria, per intelligenza, fascino, comportamento e attenzioni costanti verso di me e mentre ci avviamo vicini verso il retro della casa per visitare la restante parte del giardino, mi ripeto che se davvero non fossi così innamorata di Michael, lui sarebbe stato un uomo che io avrei potuto amare nuovamente, nonostante il tempo trascorso.
A passi lenti e in silenzio percorriamo il vialetto che circonda la Main House, tutti e due persi nei nostri pensieri, mentre ci guardiamo intorno a rimirare la bellezza che ogni angolo offre ai nostri occhi, poi ci fermiamo entrambi perché da una delle finestre aperte arriva il suono di una risata alta e prolungata, riconosco subito quella di Michael, e capisco che quella è la finestra del suo ufficio dove lui sta ancora parlando al telefono con qualcuno che io, per sapere chi sia, sarei capace di pagare qualsiasi prezzo.
Andrea ed io ci guardiamo con imbarazzo e mentre ci giriamo repentinamente per tornare sui nostri passi, riesco anche a cogliere alcune parole che per lunghi, interminabili istanti mi fanno fermare il cuore, perché pronunciate con un tono, che a me sembra molto intimo e complice:
“Ok, domani sarò a LA, ci vediamo là…….” e poi, mi sembra di sentire anche:
“I love you so much……..”
Improvvisamente, lo spettro della gelosia, che pensavo di aver del tutto vinto, ecco che si presenta nuovamente, imponente e minaccioso e, per allontanarmi il più possibile dal luogo dove è di nuovo ricomparso con l’illusione che, girato l’angolo, esso scomparirà per sempre, inizio a camminare velocemente, mentre Andrea cerca di venirmi dietro, facendo fatica a tenere il mio passo. Solo quando finalmente arriviamo di nuovo davanti all’entrata principale, prendendomi per un braccio mi dice:
“Lalli, dai non fare così, ma che ti è preso?”
Senza guardarlo mi accendo una sigaretta e dopo una lunga boccata, rispondo:
“Niente, è che solo avevo paura che Michael si accorgesse che eravamo sotto la sua finestra e che pensasse che ero lì per ascoltare la sua telefonata……..Io nemmeno sapevo che le finestre del suo ufficio dessero da quella parte……….”
Andrea mi guarda preoccupato mentre replica:
“Scusa ma mi pare che tu ti stia creando dei problemi che non esistono. Intanto perché noi stavamo tranquillamente passeggiando ed anche se lui ci avesse visti, avrebbe capito che eravamo lì solo per caso, perché né tu e né io potevamo sapere quale fosse la stanza dove lui stesse parlando al telefono e meno che mai dove si affaccino le finestre di quella stanza. Non ti sembra di esagerare e di essere un tantino paranoica?”
“No. E’ che non voglio che lui pensi nemmeno lontanamente che possa aver sentito quella telefonata……….”
Mentre dico questo, sento che l’agitazione mi sta fagocitando, e Andrea, rendendosene conto, si piazza davanti a me, mentre io con la testa semi voltata, guardo a terra e, prendendomi il mento con la mano, mi costringe a girarmi e con dolcezza mi dice:
“Ehi Lalli, guardami……….Dai guardami e ascoltami. Non è successo assolutamente niente per cui tu debba agitarti in questo modo. Siamo rimasti là sotto una manciata di secondi e poi siamo praticamente scappati…….Lalli, per favore, ti stai comportando come una bambina……….Io davvero non capisco”
Dalla sua reazione, mi rendo conto che forse, il mio amico, nemmeno ha sentito le parole di Michael, o quanto meno non ha prestato a queste la giusta attenzione e dato che, invece, per me sono state proprio quelle la causa dell'acuirsi della mia agitazione, non posso fare a meno di chiedergli, forse sperando che lui possa fugare così i miei fantasmi:
“Andre, ma tu hai sentito qualcosa mentre eravamo là sotto?”
Vedo i suoi occhi, spalancarsi dalla sorpresa e dopo qualche attimo di silenzio ribatte:
“Scusa, che avrei dovuto sentire?”
“Intendo se sei riuscito a capire quello che stava dicendo……..al telefono.”
“Onestamente, non mi pare. Perché tu cosa hai sentito di così terribile?”
Cerco di darmi un contegno mentre rispondo con un finto sorriso:
“No niente. Forse è solo frutto della mia immaginazione. E’ che sono così stressata, che magari soffro di allucinazione auditive……..Dai, è tutto a posto……….Se ti va possiamo continuare a camminare, però lontano da qui……….”
Andrea però, continua ad osservarmi serio mentre mi chiede:
“Ok Lalli, cosa ti è sembrato di sentire? Dai dimmelo…………..”
“Andre, niente di importante, davvero. Forse nemmeno erano parole, magari dei rumori che ho scambiato per parole………..Non lo so…………”
“Senti, tanto è inutile che fai finta di niente, perché so che qualsiasi cosa tu abbia sentito o creduto di sentire, ti tormenterà fino allo spasimo, quindi tanto vale dirmelo, almeno intanto ti liberi………”
Prendo tempo, perché davvero mi dà un po’ fastidio, fare la figura della paranoica, ma poi penso che se anche Andrea lo pensasse, non me ne frega un granché, perché il desiderio di confidargli quello che mi pesa è senz’altro maggiore della paura di fare una figuraccia. Con un sospiro quindi mi risolvo a raccontargli tutto, fin da quando cioè è arrivata quella maledetta telefonata:
“Ecco Andre, le cose stanno così, so che non ti farà piacere ascoltare questo, ma d’altronde, visto che insisti nel conoscere il perché di tanta agitazione, ti devo raccontare esattamente quello che è successo……. Allora, dopo aver finito di fare la pizza, Michael ed io, appena fuori della cucina abbiamo cominciato a scambiarci effusioni un po’ intime, ad un certo punto però abbiamo sentito delle voci di qualcuno che si stava avvicinando, allora lui mi ha portato nella sua sala di registrazione e mentre eravamo lì, continuando a fare quello che facevamo prima, ha squillato il telefono, lui l’ha lasciato suonare per un po’ e poi si è deciso a rispondere, dapprima molto, diciamo scocciato, ma poi quando ha sentito chi era dall’altra parte, ha cambiato espressione e guardandomi con un certo imbarazzo mi ha detto, scusandosi naturalmente, che era una telefonata importante e che l’avrebbe presa dal suo ufficio. Siamo quindi usciti da lì, lui è andato in un’altra stanza ed io sono uscita in giardino dove ti ho incontrato, ecco tutto.”
Andrea perplesso mi chiede:
“E allora?”
“Allora ecco, lo sai quello che è successo perché ero con te.”
“Questo lo so, ma ti chiedo e allora perché sei agitata?”
Traccheggio un po’, prima di sbottare:
“Allora io penso che quella telefonata, che peraltro, come puoi ben vedere si sta prolungando da un tempo infinito, sia di qualcuno che a lui sta molto a cuore…….”
“Cioè? A chi stai pensando?..... Nooo, non dirmelo, tu pensi che sia della sua ex moglie, la Presley? Ma dai, davvero vedi fantasmi dappertutto. ma cosa te lo fa supporre? Lui è un uomo che conosce un sacco di gente, ma perché pensi sempre al peggio?”
“Perché tu sai che io ho un intuito che difficilmente mi inganna ed io sento che è così………”
“Lalli, io so che hai un sesto senso non indifferente per certe cose, ma se tu ragioni a mente fredda, vedrai che davvero potrebbe essere chiunque, in fondo tu non sai niente delle sue amicizie, di chi frequenta, di quanto sia intimo di una persona piuttosto che di un’altra. Potrebbe essere benissimo una telefonata di lavoro. Lo sai che la sua vita non è come quella di noi comuni mortali. Lui è Michael Jackson, tesoro non un Pinco Pallo qualsiasi e di telefonate del genere ne farà decine al giorno…………..”
“Sì, ma io ho anche sentito qualcosa quando eravamo là sotto……..”
“Che avresti sentito?”
“Lui che diceva: ‘ Domani sarò a LA, ci vediamo là’ e poi ‘Ti amo così tanto’…..Ecco mi pare di aver sentito questo.”
“Ti pare o sei sicura?”
“Andre, non lo so, mi pare, sono quasi sicura……….Insomma se lo dovessi giurare non potrei, ma sono quasi certa di aver ascoltato queste parole…..Ecco perché volevo sapere se anche tu avessi sentito qualcosa.”
“Oddio Lalli, no, non mi sembra o almeno non ci ho fatto caso. Sì, ho sentito che parlava, ma non ho prestato attenzione…………….Guarda non so cosa dire, se non che davvero mi dispiace moltissimo vederti così. Ti rendi conto che basta un niente per gettarti nella disperazione più nera. Eppure pensavo che ormai i problemi fossero risolti. Ti ho visto così raggiante stamani. Mi dispiace davvero tanto per te, ma non so proprio come poterti aiutare. D’altronde, forse in questa circostanza io sono la persona meno adatta a farlo, visto il mio coinvolgimento. Spero che tu lo capisca.”
Mi pento di essermi confidata con Andrea sul mio stato d’animo e mi rendo conto di aver agito come una perfetta egoista, perché davvero lui è l’ultima persona a cui dovrei raccontare le mie pene d’amore, visto che anch’egli ne ha di sue, quindi con tono dispiaciuto rispondo:
“Hai ragione, ti chiedo scusa Andre, perché sono stata davvero insensibile, ma è che io ti considero davvero una persona importante per me, perché ti voglio davvero bene e non vorrei perdere la tua amicizia perché tengo moltissimo alla tua opinione e ai tuoi consigli………………Mi credi se ti dico che avrei voluto incontrarti in un’altra circostanza, perché davvero tu meriti molto di più?!”
“Da come lo dici, non potrei non crederlo……e comunque anch’io avrei voluto che il nostro incontro fosse avvenuto in circostanze……diciamo più rilassanti, ma purtroppo le cose accadano senza che nessuno te ne dia prima il preavviso e quello che ci capita ce lo dobbiamo tenere, nostro malgrado……..però vorrei aggiungere solo una cosa, a proposito di quello che mi hai raccontato, anzi più che altro vorrei farti una domanda, se posso.”
“Certo che puoi, ci mancherebbe altro!”
“Ecco, mi chiedevo, ma come farai quando sarai dall’altra parte del mondo a gestire tutto questo, se solo una lunga telefonata ti crea una così profonda agitazione?”
Resto in silenzio, riflettendo sulle sue parole, poi con un sospiro, guardandolo negli occhi, rispondo:
“Non lo so Andre. Sinceramente me lo sto chiedendo anch’io e non so darmi una risposta.”
Nel preciso istante in cui ho smesso di parlare, sento alla mie spalle la voce di Michael che esclama:
“Ah, voi due siete qui……..Vi stavo cercando.”