Ciao Ragazze!!
perdonate il ritardo, questo capitolo mi ha preso molte energie, poi capirete perchè..Semplicemente non volevo lasciare nulla al caso..
E' un capitolo un pò lungo ma molto musicale, spero tanto che vi piaccia..Io sono caduta più volte in trance mentre lo scrivevo..Sognare Michael mi fa sempre quest'effetto...
V Capitolo
In quell’istante il mondo intorno a me sembrò polverizzarsi all’improvviso.
Tutta me stessa era racchiusa come in una piccolissima bolla d’aria sospesa tra le sue lunghe ciglia nere, delizioso sipario di ogni meraviglia custodita dai suoi immensi occhi scuri.
-L’ho spaventata, mi dispiace..- mi parlò, stava parlando proprio con me..
Sorrideva abbassando lo sguardo, di tanto in tanto scostava con un lieve cenno della mano qualche morbida ciocca, di quella chioma brillantemente nera, calata dalle tempie fino al centro del volto.
-No!- risposi di colpo scuotendo il capo e spalancando gli occhi.
Alla mia repentina risposta, i suoi occhi rimasero spersi e bassi, il suo sorriso, ad un tratto, parve quasi irrigidirsi sul suo viso.
Ebbi l’impressione, fin da quei primi momenti, che lui, in qualche modo, stava percependo tutto il mio imbarazzo; era come se il mio atteggiamento, anche se poco evidente, senza volerlo, sottolineasse che esistesse una distanza tra me e lui e tra lui ed il resto del mondo. Lo stava avvertendo…
Per un momento calò il silenzio tra noi, non sapevo cosa fosse meglio dire in quella circostanza. Detestavo l’idea di dover parlare solo per circostanza, lui non era persona da convenevoli, da frasi fatte per l’occasione e se con altri avrei potuto sforzarmi di aderire a queste etichette, con lui non ci sarei mai potuta riuscire. No, io avrei voluto solo parlargli attraverso il battito del mio cuore…
Poi, di colpo, rise. Una risatina vibrata, gustosa, garbata.
Notò l’enorme pastrocchio sulla tovaglia da tavola.
-Mi spiace… E’ inguardabile…Combino sempre disastri!- Ero imbarazzatissima, che razza di figura!
-No!!- Continuò a ridere compiaciuto e, osservando il mio disagio, mi sfiorò il braccio, poco sopra il polso, per tranquillizzarmi. Un tocco carico di tepore la cui lieve pressione sentii sulle mie vene.
Intanto faceva spallucce scherzando divertito.
Tanto che fui contagiata anch’io e ne ridemmo insieme, incrociando i nostri sguardi.
-E’ vero che lei è una maestra?- mi domandò, avanzando con il busto verso di me, con chiaro desiderio di sapere.
-Sì..- risposi -Ma ultimamente…- Guardai ed indicai intorno a me –Ho preso un periodo di aspettativa, sa…Per la promozione del libro..-
-Già…Le promozioni..- La sua espressione si congelò, come era accaduto qualche momento prima.
-Le manca molto il suo lavoro?- mi chiese subito dopo.
Michael aveva una voce dolcissima, il suo tono era leggermente basso e questo le conferiva, con il suo caldo timbro, un’incredibile morbidezza, un soave senso di tepore… Come se una soffice coperta avvolgesse lo spazio tra noi ed io ne venissi teneramente protetta. Non avevo ancora udito cento delle sue parole e già mi rendevo conto che non avrei mai potuto più fare a meno di ascoltarlo.
Annuìi serrando le labbra, in realtà lui aveva colto pienamente il centro delle mie angosce. Ero profondamente amareggiata di non poter insegnare.
Michael mi fissò per un lungo istante.
In tutta la sua gentile leggerezza stava inoltrandosi nei miei sentimenti. Lo sentii bussare ed entrare in tutta la sua grazia, con tutta la sua comprensione e la sua sconfinata delicatezza.
Fui presa da un forte desiderio di parlargli, così, spontaneamente.
Espressi i miei stati d’animo, sfogai il mio rammarico come si è portati a fare con un amico di vecchia data:- Mi manca il mio lavoro..Il contatto con i bambini, voglio dire..Non è semplice mettere da parte qualcosa d’importante per lasciare spazio ad altro di ugualmente importante.-
Michael annuiva, mi ascoltava assorto, proseguendo a magnetizzare la mia attenzione.
-Prima non avevo tutto quello che possiedo adesso, ma ero felice lo stesso, mi bastava fare qualcosa per loro, anche una piccola cosa.. Sbucciare un’arancia, allacciare una scarpa, leggere con loro una storia..Mi sembra una vita fa..-
Dal suo viso traspariva la mia stessa amarezza, forse anche per qualche ragione di cui non ero a conoscenza, nonostante tutto non lesinava mai un sorriso, nemmeno in tali circostanze.
Non sapevo niente di lui, eppure ero riuscita ad aprire il mio cuore senza particolari resistenze.
-Sono certo che lei è la migliore maestra del mondo!-
Che enorme emozione provai quando me lo disse.
Pronunciò quelle parole con la dolcezza tipica di un bambino, uno qualunque dei miei.
Abbassai gli occhi, stavo per commuovermi.
-Lo penso davvero..Sa, ho letto tutte le sue storie ai miei figli…-
Ritornai su di lui, incredula.
Aveva letto le mie favolette ai suoi bambini?! Lui! Avevo capito bene?! Non riuscivo a crederci, ma poi ebbi modo di riflettere. Perché no? In fondo i miei libri erano stati distribuiti anche negli USA e molti genitori li avevano acquistati e letto il contenuto ai loro piccoli. Perché mai lui non avrebbe dovuto? Era un padre come gli altri, sebbene avesse un nome altisonante ed il mondo proprio non se ne facesse una ragione.
-Mi dica…Sono piaciute ai suoi bambini?- gli chiesi incuriosita.
-Siii!!! Certo!!!!- La sua fu decisamente un’affermazione convinta – Sono storie fantastiche, piacciono molto anche a me!-
“Wow!!!” esultai tra me e me.
-Ne sono felice! Il suo parere conta molto per me!-
A questa mia ultima risposta si fece serio e mi chiese esplicitamente perché.
Sapevo che avrei rischiato di andare troppo oltre manifestandogli le mie sensazioni ma volli, ancora una volta, aprirmi senza riserve ed a scanso di equivoci.
-Beh…- per un attimo rimasi interdetta, poi trovai il coraggio – Non so come spiegarle…Posso parlarle francamente?- Fece cenno di sì, mentre colsi un filo di tensione attraversargli il volto, pendeva dalle mie labbra. In un certo senso capii che la risposta che avrei dato contava molto per lui e coinvolgeva anche me…
-Tengo sempre conto delle impressioni che provengono dalle persone come lei, per mia sfortuna non ne ho conosciute molte. Mi hanno molto colpita le sue parole, durante la premiazione, e pensare che non la conosco affatto…Eppure avverto la sua sensibilità, è talmente limpida, la vedo…- Sospirai, rimanendo bloccata all’apice del mio lungo sospiro –La prego non mi faccia andare oltre..- Mi sottrassi al suo sguardo, compresi di essere arrossita.
-Capisco…- disse sottovoce.
Sorridemmo.
Ero certa che Michael avesse compreso il motivo del mio rossore, la ragione profonda del mio discorso. Non era mai stato facile per me esternare i miei sentimenti, dimostrarli, che si trattasse di ammirazione, armoniosa complicità, stima… Anche questa volta, soprattutto questa volta, ero stata risucchiata dal mio solito vortice emotivo.
Lui aveva capito benissimo tutto questo e me ne avvidi subito dalla sua espressione.
Prese le mie mani nelle sue e le accarezzò.
Annegai nei suoi occhi lasciandomi dolcemente trasportare dalla danza del caldo velluto che le sue mani ondeggiavano sulla mia pelle, fortemente avvinta.
Le luci che illuminarono la sala ruotarono intorno all’orchestra, velandosi, calando dalla brillantezza dei toni chiari alla pacatezza di quelli rosei, tipici della penombra.
La musica mutò.
Le spazzole jazz sulla batteria crearono un’atmosfera talmente vellutata e complice, serenamente romantica.
Michael osservò i musicisti senza lasciare le mie mani. Riconobbe il brano e mi guardò meravigliato:- “Fly me to the moon”!..-
Annuii lentamente, mi persi a guardare il suo sorriso, lampante anche nei suoi occhi.
L’istante seguente mi chiese: -Vuole ballare con me?-
Come rifiutare? Avrei desiderato subito dirgli di sì, un infinito “siiiiiiii”…
Ma feci confluire tutte le mie ansie, i miei timori ed il mio disagio in un’unica affermazione:- Io non so ballare.. Le pesterei i piedi..-
Si alzò sospirando e sorridendo: - Correrò il rischio!-
Mi invitò ad alzarmi a mia volta ed a seguirlo al centro della pista.
Così feci, senza ribattere altro.
Non ne avevo alcuna intenzione, tutto quello che volevo in quel momento era che lui mi conducesse…Dove, come, perché, non aveva senso chiederselo.
Avanzammo verso il centro della sala mano nella mano, mentre tutti gli altri si fermarono a guardarci. Michael si rese conto di avere tutti gli occhi puntati addosso ma piuttosto si preoccupò di tranquillizzare me, stringendomi la mano con maggiore prensione, penetrando con il suo sguardo rassicurante nel mio, spaurito ed emozionato, cercando di distogliere il mio pensiero dalla considerazione dell’opinione altrui.
E vi riuscì, in un battibaleno mi ritrovai a volare, insieme a lui, galleggiando in un alone di pura estasi, estranei, lontani da tutto ciò che stava intorno a noi.
Ero immobile, indecisa sul dafarsi. Michael si avvicinò a me, tanto vicino! Cinse la mia vita con il suo braccio, distolse il suo sguardo appena incrociato il mio. Capii che anche lui era molto imbarazzato, malgrado riuscisse benissimo a dissimulare.
Quando lasciò scivolare il suo braccio sul mio fianco fui colta da una sensazionale ebbrezza, ero sconvolta! Mi chiesi se tutto questo stava realmente accadendo a me.
Lui era lì, a pochi centimetri, potevo avvertire il calore della sua mano nella mia, la morbidezza della sua pelle a contatto con la mia, percepire il suo respiro, leggerissimo, perdermi nel mistero di quel cielo stellato di cui erano dipinti i suoi occhi sinceri, tremare per l’incanto racchiuso in ogni suo sorriso. Era lì davanti a me, era vero, era lui.. E voleva ballare con me..
Il suo viso si avvicinò tanto da collidere quasi con il mio e solo alla fine virare verso il mio orecchio, in un movimento straordinariamente sensuale, mentre le sue mani scivolarono entrambe sui miei fianchi: - Seguimi… Lascia che la musica penetri dentro di te… Lasciati andare.. –sussurrò…
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Abbassai le palpebre, perduta, rapita dalla sua voce, da quel profumo!
Raggiunsi la completa estasi dei sensi…
Tornò con il suo braccio destro sulla mia vita, con l’altro a condurmi in quella fascinosa danza. Era sinuoso il suo corpo, vicino al mio, si muoveva incarnando quella canzone lunare, meravigliosa.
Ed, incredibilmente, riuscì a far danzare anche me, era così semplice seguirlo in quel volo di luce, la cosa più naturale del mondo! Mi piaceva ballare con lui, mi trasportava laddove avevo sempre desiderato trovarmi, laddove tutto poteva accadere, nel dorato mondo dei sogni.
“Fill my heart with song
And let me sing forever more..
Fly me to the moon
And let me play among the stars..
..In other words
Hold my hand
In other words
Darling, kiss me…”
Talvolta, nella danza, si allontanava, tendevamo le braccia, intrecciando solo le estremità delle nostre dita. Poi, di colpo, nuovamente ci ritrovavamo vicini, come prima, il suo viso, quasi sfiorava il mio, i suoi capelli solleticavano le mie tempie, il mio collo; dopo mi stringeva a sé, molto delicatamente, portandomi a ruotare su me stessa, intorno a lui che mi conduceva in quel magico pulviscolo di stelle come la ballerina in tutù danzante in una scatola musicale.
E tutto questo senza mai lasciarci con gli occhi.
Lo sentivo canticchiare, mormorare quelle parole melodiose e nello stesso tempo avvertivo la gioia attraversare le stanze della mia anima, spalancandone le porte con il solo soffio di un suo sorriso.
Lì, in quel momento, nel profondo del mio cuore, capii di essermi perdutamente innamorata di lui.
Quando la musica terminò rimanemmo in silenzio, le nostre mani congiunte, mentre tutti gli altri ci applaudivano. Lo feci anch’io, lo applaudii, lasciandogli, a malincuore, la mano.
-No…Ti prego, non è un’esibizione..”-mi disse sottovoce accostando la sua bocca al mio orecchio e tenendo ferme le mie mani tra le sue.
Per un momento rimasi basita, avevo sbagliato di nuovo. Ma mi sforzai di sorridere per non dare l’impressione di essere stata turbata dalle parole che mi aveva appena detto. Ci facemmo strada tra gli ospiti, fummo richiamati dagli organizzatori, cercavano Michael. Non avrei voluto seguirlo ma lui continuò ad avanzare verso di loro invitandomi a fare altrettanto, accompagnandomi ed allargando il suo braccio intorno alla mia schiena. Un attimo prima di incontrare quei signori mi disse, mantendendo il sorriso e spostando leggermente lo sguardo verso di me: - Scusa, prima, inavvertitamente, ti ho dato del tu..-
-Il tu va più che bene!-
-Ci diamo del tu, allora..-mi sorrise soddisfatto.
Annuii contentissima.
Parlammo con quelle persone a lungo, Michael scherzava con loro con estremo garbo mentre io, timida e taciturna, combattevo contro me stessa nel tentativo di trovare qualcos’altro da fissare nella sala che non fosse lui. Mi sforzai moltissimo, non volevo nuocergli, evitare di attirare altri pettegolezzi su di lui era la mia priorità in quel momento. Ma la mia mente era ammaliata dalla sua voce, i miei sensi storditi dal suo profumo, ero stravolta dalla sua stessa presenza lì, accanto a me.
Pensai di allontanarmi, era giusto così.
Interruppi la loro discussione con molto tatto:-Perdonatemi, vogliate scusarmi, vorrei prendere un po’ d’aria in terrazzo…- Motivazione diplomatica per togliermi di mezzo. Prima di allontanarmi guardai Michael e lo ringraziai per il ballo che mi aveva concesso, gli sorrisi dolcemente, sperando in cuor mio che non finisse tutto lì. Ma ebbi l’impressione che a lui fosse del tutto indifferente.
Mi voltai e raggiunsi il terrazzo.
Non c’era nessuno.
Il cameriere chiuse l’uscio alle mie spalle ed io rimasi da sola, sotto l’ampia vetrata che schiudeva un cielo blunotte, trapunto di stelle luminosissime, al chiaro di Luna.
Era una limpida e gelida notte di autunno tedesco.
Davanti a me gli splendidi e geometrici giardini d’inverno e le brillanti fontane che sprigionavano ghirigori d’acqua nell’aria fredda della sera. Respirai profondamente il profumo dei gelsomini nei vasi posti ai margini del terrazzo. Le porte laterali aprivano un passaggio sul giardino, avrei voluto visitarlo ma la temperatura era proibitiva. Mi avvicinai alla vetrata per osservare più da vicino quel meraviglioso scenario.
Il mio respiro lasciò un alone sul vetro, offuscandolo. Mi venne spontaneo compiere un gesto che facevo fin da bambina e con il dito scrissi il mio nome sulla nuvoletta di vapore.
Cancellai con il palmo della mano e ricreai una nuvola più ampia, appannando ancora il vetro.
Vi tracciai un cuore quando nello stesso istante sobbalzai: all’improvviso qualcuno alle mie spalle, mi coprì gli occhi, in silenzio.
Inerte e sorpresa, non dissi nulla. Avrei riconosciuto tra mille il ritmo del suo tenue respiro accarezzare il mio collo, laddove i suoi setosi capelli frusciavano, solleticandomene delle zone.
Volli stare al gioco, in fondo era divertente.
Posai le mie mani sulle sue, immobili a sbarrarmi la vista sulle cose terrene preannunciandone altre più meravigliose. Le studiai con cura, attraversandone con le dita ogni minimo muscolo e tendine, ogni unghia, fino alle sottili ossa sporgenti dei suoi sensuali polsi, avvolti nelle maniche aperte della sua giacca. E mentre le mie mani esploravano deliziate, le sue sospingevano piano contro le mie, creando un sottile, particolare tepore sulla mia pelle.
Mi voltai verso di lui: - Michael!..-. Il mio cuore andava all’impazzata, vibrando fortissimo in ogni parte del mio corpo. Lui mi aveva ancora una volta cercata, sorridemmo.
-Cosa fai qui? Uhhh!!! Fa molto freddo! – mi chiese con tono curioso, stringendo le spalle, infreddolito.
- Volevo guardare fuori… Il giardino, la Luna… - indicai con stupore la splendida notte ricoprire, come una coltre cucita dal riflesso lunare, ogni pianta, ogni sentiero, ogni fontana.
- E’ fantastico! – osservò estasiato, dopo tornò a fissarmi con maggior meraviglia.
- Andiamo fuori a vedere! Usciamo da lì, vieni!! – mi chiese afferrandomi la mano e dirigendosi verso l’ingresso laterale –Dai, Fairy..- mi esortò – Svolazziamo un po’ in giardino..-
- Fa molto freddo, Michael! Non mi sembra una serata adatta per.. – Opposi resistenza mentre continuava a trascinarmi per la mano.
- Già, tu sei troppo scoperta..- Si levò la giacca e le offerse a me, lui stesso coprì le mie spalle nude.
- No, Michael, non devi farlo..Ti ammalerai! –
Non mi ascoltò, rimase in camicia e sistemò la sua giacca su di me, guardandomi premurosamente negli occhi.
Quell’indumento, pregno del suo odore, trasmise alla mia pelle tutto il calore del suo corpo lasciato nel tessuto.
-Andiamo –Era eccitatissimo.
Lo seguii quasi rincorrendolo, si diresse verso il giardino con lo stesso entusiasmo di un bambino quando scopre qualcosa di nuovo per la prima volta. Il freddo ci impose di camminare speditamente per impedire che serpeggiasse lungo le nostre schiene. Per un tratto ci rincorremmo tra le siepi, ridendo e chiamandoci, giocando come vecchi amici. Talvolta Michael si avvicinava a me e strofinava le mie braccia vigorosamente per scaldarmi, anche se era lui a tremare per il freddo.
La maestosa fontana di marmo bianco zampillava l’acqua in spruzzi che, come fuochi d’artificio, scintillavano nella notte.
-E’ bellissima, Fatina! Credi che riusciremo a vedere dei folletti, credi siano già svegli a quest’ora?- mi domandò, desideroso di sapere che volo potesse prendere la mia, la sua fantasia.
-A Mezzanotte in punto sono volati via dalle loro dimore, dalle fragili cortecce delle gemme d’inverno, in viaggio verso le costellazioni in cerca di luce nuova.. Sono rimasti solo i piccini in questo luogo, per custodirlo, danzando sull’acqua.. Li vedi? Luccicano sulla superficie..-
- Sapevo di non sbagliare su di te, è come se ti conoscessi da sempre, attraverso le tue storie, Fairy!..-. Mi strinse la mano..- Vieni, sediamoci lì… - indicando una panca di pietra.
Le finestre accese del palazzo erano distanti, quasi avvolte nella bruma.
Sedemmo vicinissimi, i nostri fianchi aderirono.
Mi strinse a sé, era talmente infreddolito…
Le parole che poco prima mi aveva rivolto, il suo atteggiamento così candido, le sue maniere delicatissime, quell’immediato, invisibile legame che aveva creato con me, mi suscitarono una commovente tenerezza. Provai quasi compassione mista ad ammirazione, un indefinibile sentimento verso di lui, non sapevo spiegarmi perché.
Il mio cuore si sciolse irrimediabilmente…
-Guarda, Lisa, la Luna..- Mi chiamò per nome, per la prima volta.
Scorsi nei suoi occhi il vivido bagliore lunare.
Michael batteva i denti per il freddo. Scostai la sua giacca dalla mia spalla e gli ricoprii la sua. Ci accucciammo entrambi nello stesso indumento, rimanemmo lì seduti per interminabili minuti fitti di intensi sguardi. Dopo decidemmo di rientrare ciascuno per conto proprio, perché nessuno potesse equivocare né sciupare quegli incantevoli momenti trascorsi insieme ed il ricordo che ne avremmo serbato. Michael mi confessò che avrebbe lasciato il party appena rientrato. Il tempo di raggiungere il terrazzo e non ci saremmo più rivisti.
Questa volta percorremmo il sentiero entrambi con molta lentezza. Non riuscivo a dire nulla, ero come bloccata. Non una parola anche da parte sua.
Giungemmo in terrazzo, mi soffermai accanto alla vetrata, gli riconsegnai la giacca e lo ringraziai per tutto…Mi tremò la voce…E le mani, quando lui le prese nuovamente tra le sue. Mi parve che non volesse lasciarmi, che non volesse andar via, ma non disse niente.. Niente!
Mi salutò, d’un tratto, molto formalmente. Mi voltò le spalle e si diresse verso la sala, risistemandosi la lucente spilla sul colletto della giacca.
-Mio Dio, fa che mi guardi!- pregai tra me e me, non accettavo l’idea di non rivederlo più.
Nulla, Michael andava spedito verso l’ingresso, allorchè si arrestò, di colpo, con la mano ferma sulla maniglia. Allora non mi lasciai sfuggire quella mia ultima possibilità.
-Michael… - Lo chiamai con tutta la mia speranza. Rividi il suo meraviglioso volto sorridente venirmi incontro, era raggiante! Tornò a prendermi la mano: - Lisa! Vuoi.. Te la senti di diventare mia amica?- Credo che non aspettasse altro che chiedermelo..
-Sì… Michael.. Sarebbe il dono più prezioso per me!- Ero commossa.
- Non sarà facile.. Ma il tuo cuore è pulito.. Sento che posso fidarmi di te!-
Abbassò lo sguardo aggiungendo:-Ma se credi che non sia possibile.. Io capirei..-
-Michael, io sono qui, pronta…Non aver paura!-
Sorrise compiaciuto ed imbarazzato.
-Ci rivedremo molto presto!- mi disse, sfiorandomi appena la guancia con un gesto colmo di dolcezza. Poi si allontanò deciso, lo vidi di nuovo inghiottito dalla folla, tra lustrini e mille convenevoli.
Era andato via ed io mi sentii subito persa senza di lui.
Ma non sola. Non ero più sola.
Il giardino sonnecchiava placidamente, il gorgoglio dell’acqua suonava melodie che cullavano i miei pensieri più freschi. Tutt’intorno avvertivo ancora intatti i resti della sua polvere magica, sparsi ovunque, specie nel mio cuore. Non mi sentivo più sola, nella mia vita ora c’era Michael!