Ciao a tutte!
Chi di noi non ha mai sognato ad occhi aperti di essere a stretto contatto con Michael?
Di seguito riporterò la mia ff, che mi auguro sia di vostro gusto, almeno un po’…
Si tratta delle mie prime, grandi fantasie su Michael…Non avrei mai creduto di poterle un giorno rendere “pubbliche”, eppure, sebbene io sia di natura timida e riservata, sento che qui mi trovo nel posto giusto per essere compresa senza pregiudizio alcuno, anzi…
Prendete con le pinze tutte le megalomanie del mio sogno…Ma si sa, nei sogni tutto è possibile, tutto può accadere! My dream is our dream, no?
Grazie per l’attenzione che vorrete dedicare a questo scritto che, con molto imbarazzo, mi accingo a postare ed ancora un ringraziamento speciale a Sonia, la mia cara amica e consigliera, in questa impresa, che ha fatto da cavia per la prima lettura...
In my Dream
I° capitolo
Appena davanti alla porta di casa sentii il telefono squillare.
Mi affrettai ad aprire, lasciando cadere le borse, mi tremavano le mani ed il cuore martellava incessante nel mio petto.
Una volta dentro casa mi precipitai verso il telefono, risposi trafelata.
-Lisa…Ma dov’era finita? E’ tutto il giorno che la cerco!-
-Ha delle novità?- chiesi titubante, torcendomi nervosamente il collo.
-Ho quelle novità! Lisa! Ce l’ha fatta! Ha vinto il premio Bamby!-
Lasciai inavvertitamente scivolare la cornetta, stupita, confusa, straordinariamente incredula…
Ma felice!
Riafferrai il telefono e tornai a parlare con il mio editore.
Mi chiese di sedermi,cercava di tranquillizzarmi ed allo stesso tempo non faceva che spiegarmi il grandioso risultato della mia impresa, l’importanza internazionale del premio, e poi il risalto che avrebbe avuto in ambito letterario, gli sviluppi commerciali e gli inattesi ricavi dalla vendita del libro.
Le mie favolette lo avevano entusiasmato fin dal principio:-Abbiamo scoperto una fetta del mercato ancora vergine, vedrai…Andrà benone!- mi aveva sempre assicurato.
Di seguito agli inizi in sordina, i miei volumetti presero il volo e furono tradotti in diverse lingue.
Già da qualche mese non riuscivo a realizzare ciò che mi stesse capitando.
Ed intanto la casa editrice aveva iniziato a candidarmi a diversi concorsi, premi nazionali ed esteri; erano tutti molto elettrizzati dal successo economico e dalla fama che aveva improvvisamente travolto la loro piccola etichetta.
Qualche mese prima ero stata convocata d’urgenza alla “base”…
Ero stata candidata dalla stampa tedesca per il Premio Bamby…Non conoscevo affatto l’esistenza di questo riconoscimento, non per l’ambito letterario, comunque. Ed in effetti mi spiegarono che si trattava di un premio per lo spettacolo ma che da qualche anno erano stati annessi, al premio principale, altri conferimenti a scrittori, stilisti, giornalisti emergenti.
All’inizio, saputo ciò, risi di gusto. Riportai tutti i miei collaboratori a posizioni più realistiche. Le mie erano solo favoline, storielle per bambini…Avrebbero dovuto competere con una saggistica ed una narrativa molto più complessa ed impegnata.
Ma loro avevano creduto in me fin dall’inizio e continuarono a lavorare per questo, lasciandomi perplessa.
Nelle ultime settimane mi accorsi che qualcosa bolliva in pentola, erano tutti molto euforici.
Finchè anch’io, negli ultimi giorni, compresi realmente di aver buone possibilità di farcela.
Mentre ascoltavo la voce roca del vecchio editore, mi avvicinai alla finestra.
All’improvviso mi sentivo confusa, stordita, invasa.
Fuori, immersi in quell’autunno già arrivato, gli alberi nel cortile non avevano ancora perso il loro fogliame. Il verde chiazzato si mescolava alle calde tinte autunnali, era come guardare un’enorme tavolozza di colori.
Intorno alla chiome ancora intatte il sole ricamava pietre preziose di luce e stelle e, nel cielo terso, aironi attraversavano slanciati l’azzurro orizzonte.
-Eccola- dissi dentro me -Ancora una volta quella strana sensazione-
La mia vita era fatta di cose semplici.
Ogni giorno mi aspettava la scuola, il percorso in bus carica di libri e compiti da correggere. Poi i convenevoli con i vicini, le beghe domestiche, il canarino da accudire, la spesa e le amiche, di tanto in tanto per un cinema. Le mie giornate non erano sempre piene di sole, ma neppure gelide e burrascose. Le dipingevo del colore che preferivo dando una mano di rosa per i momenti romantici, una pennellata di azzurro ai miei pomeriggi liberi, uno spruzzo di verde per le domeniche trascorse con me stessa.
Rivolsi lo sguardo verso gli angoli all’ombra nel giardino, immerso nella luce.
Ai piedi dei vecchi olmi si formavano coni di penombra, la le margheritine bianche sembravano crescere al sicuro, al riparo dalle ore di pieno sole; là i passerotti rinfrancavano il loro respiro, un attimo, lisciandosi le piume, prima di spiccare il volo.
Le mie favolette avevano taciuto tutte le loro buone intenzioni per anni, avvolte nel buio di un cassetto.
Ed ancora altro tempo era trascorso prima che trovassi l’audacia necessaria per proporle ad un editore; quando, infine, avevo incontrato le persone giuste ancora tante sfide e tanta fatica per realizzare il mio progetto.
In quel momento, però, nulla mi sembrava potesse essere minimamente al posto giusto.
Le mie favolette, scritte per cullare i riposini pomeridiani dei miei bambini della scuola materna, si trovavano negli scaffali delle librerie, alla portata di tutti...Ma io?
Cosa potevo avere in comune io con quel mondo tanto dorato e lontano dalla mia vita?
Da lì a poco avrei dovuto tenere interviste, convegni, incontri, circondata da un codazzo di persone che non conoscevo affatto ma che mi erano state assegnate come “official management”…Io che a stento riuscivo a presentarmi senza balbettare!
Avrei dovuto essere lieta, eppure continuavo a sentirmi fuori posto, inadatta.
-E’ ancora in linea, Lisa?-
Ritornai ad ascoltare la voce all’altro capo del telefono, mi chiamava con tono alterato.
Riemergendo dai miei sperduti pensieri, ripresi la conversazione, cercando di mostrare equilibrio e tranquillità. Mi chiese un appuntamento in serata per definire tutti i dettagli, mi disse che non c’era più molto tempo a disposizione.
Avevo mollato tutte le mie borse sull’uscio di casa.
Avanzai con decisione per raccoglierle ma percepii alla mia destra sulla coda dell’occhio, un raggio di sole sormontare la luce di quell’ora e, tiepidamente, inondare splendidamente la stanza, attraverso le finestre aperte.
Mi ricoprì ed io avvertii quell’immediato tepore, così dolce in quell’ottobre ancora indulgente.
Mi soffermai un istante per cogliere tutta la mitezza di quella calda luce e la seguii scorrere brillante lungo le piante verdi sul davanzale, accendere il legno bianco dei mobili fino a squillare sulle pareti chiare.
Così avvertii per la prima volta quel sospiro che avrebbe riempito di gioia tutta la mia vita avvenire.
Non potevo sapere ma dentro me sentivo che un anelito di grandiosa speranza solleticava il mio spirito insieme all’impressione che ogni cosa faticosamente costruita, ogni meta raggiunta, ogni equilibrio finalmente conquistato potesse essere presto stravolto, mutando e rendendomi ciò di cui, in tutta la mia vita, ero sempre affannosamente andata alla ricerca: la felicità!
E sapevo dentro me che questa mia nuova sensazione non aveva proprio niente a che vedere con il successo ed altre idiozie del genere.
La felicità la sentivo alle porte…
Il mio animo era proteso!
Una invisibile carezza d’amore stava raggiungendomi.
Ero pronta!
[Modificato da lisalovemichael 02/10/2010 07:42]
"...You're just another part of me..."
"Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza!" O.W.