[FAN FICTION] The ghost who fell in love with a man. Terminata: 15 capitoli. Rating: arancione

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Anto (girl on the line)
00domenica 21 marzo 2010 16:37
Re: Re: Re: Re:
(dirtydiana85), 21/03/2010 14.06:




Dai un pò di pazienza...tra qualche ora arrivo!




Non vedo l'ora!!!!! [SM=x47990] [SM=x47991] [SM=x47990] [SM=x47991]
(dirtydiana85)
00domenica 21 marzo 2010 17:44
Eccomi mie care, come promesso con il nuovo capitolo..spero vi piaccia, è un pò diverso dagli altri..è il terzultimo, quindi ho qusi finito di stressarvi!!! [SM=x47935] [SM=g27828]
enjoy it!!!

CAPITOLO 13

FUORI DAL TEMPO E DALLO SPAZIO

A: -Di cosa hai bisogno?-
M: -Di tutto e di niente-
A: -Che cosa ti auguri per domani?-
M: -Di arrivare a sera-
A: - Che cosa vorresti dire ai tuoi figli?-
M: -Di rimanere sempre loro stessi lungo il cammino -
A: -Che cosa sono io per te?-
M: -Una persona-
A: -Deludente-
M: -Sei ogni cosa che valga la pena di ricordare-
A: -E tu cosa sei per me?-
M: -Devi dirlo tu-
A: -Fammi la domanda, non è un’intervista a senso unico-
M: -Cosa sono io per te?-
A: -Sei quasi tutto-
M: -Quel “quasi” mi fa sentire incompleto-
A: -Siamo incompleti finché non ci fondiamo con qualcuno che ci completi-
M: -Quindi io non sono quel qualcuno che ti completa?-
A: -Si, lo sei-
M: -Allora non capisco quel “quasi”-
A: -Non siamo fusi quindi non sono completa-
M: -Ahahahahahah…non è possibile..-
A: -Che c’è da ridere scusami?!-
M: -Io pensavo che parlassi della fusione dei cuori..o delle menti..-
A: -Va bé non si vive di sola aria eh..-
M: -Hai ragione..hai quasi sempre ragione piccola fata-
A: -Michael-
M: -Dimmi amore-
A: -Perché quando senti freddo vai in un mondo che non esiste?-
M: -Per non sentire il freddo. Fa male, tanto male-
A: -Io non so che tipo di male sia il tuo, però conosco il male. So che il male fa male ed è difficile da sopportare. Ma se scappi non passa. Se scappi lui si nasconde e quando pensi di averlo seminato ed esci allo scoperto lui arriva di nuovo e ti prende. Succede quasi sempre così-
M: -Perdonami..scusami ti prego-
A: -Per cosa?-
M: -Per tutto quello che ti ho fatto passare.. il lavoro, i mesi lontani, San Francisco… Io non sono adatto..io non posso dare molto, lo sai, sono instabile ed anche …. crudele quando voglio-
A: -Continui a dire che non puoi dare nulla ma mi stai dando tutto-
M: -Tutto?-
A: -Tutto quello che puoi-
M: -Vedi, non è così che dovrebbe essere-
A: -Perché no?-
M: -Perché un uomo dovrebbe dedicare ogni suo respiro al suo amore, ogni momento, anche quando è lontano, dovrebbe proteggerlo l’amore, custodirlo come un fiore di vetro, come una perla di ghiaccio, dovrebbe combattere fino allo stremo per mantenerlo imperturbabile e sacro, per difenderlo dai raggi del sole e del tempo. Io non posso fare tutto questo, anche se lo vorrei con tutto me stesso-
A: -Sei un perfezionista e quindi sempre insoddisfatto. Ci sono senza dubbio degli errori che potrebbero essere evitati .. ma col senno del poi è sempre molto facile parlare .. dobbiamo vivere il presente, così com’è, apprezzarne ogni singola sfumatura nel bene e nel male, anche se può sembrarci ingiusto. Abbiamo fatto degli errori l’uno nei confronti dell’altro perché siamo umani. E l’uomo che hai descritto è senza dubbio meraviglioso, ma non esiste. Esistiamo noi però-
M: -Io voglio essere quell’uomo. Per te e per i miei piccoli-
A: -Potrai essere tutto quello che vuoi-
M: -Mi aspetterai ogni volta che andrò lontano?-
-Si-
-Mi comprenderai ogni volta che andrò nel buio?-
-Si-
-Mi sorreggerai ogni volta che vacillerò nel vento della debolezza?-
-Si-
-Mi perdonerai ogni volta che ti farò male?-
-Si-
-Mi amerai ogni volta che il tempo mi renderà arido?-
A: -Sempre-
M: -Non è possibile-
A: -Lo è-
M: -Io farò lo stesso per te e con te, ogni volta che potrò, ogni volta-
A: -Non devi promettermi nulla Mike-
M: -Ma voglio farlo. Voglio essere migliore di così, voglio essere di più di così-
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Non saprei esattamente da dove iniziare per descrivere questo amore.
Forse dovrei continuare come ho fatto fino ad ora e forse riuscirei nel mio intento.
Forse potrei partire da lui, dal mio lui. Michael.
Ma l’ho già fatto, e l’immagine che ne sono riuscita a tratteggiare rispecchia solo in parte la sua essenza, il suo mondo, la sua vita, le persone che lo circondano.
Ci sono stati momenti meravigliosi che in questi anni si sono alternati a momenti terribili e difficili con incredibile e ciclica regolarità.
Ci sono parole che non ho mai sentito pronunciare, ci sono colori e sapori, ci sono momenti ed emozioni che risultano ineffabili persino al pensiero, talmente magici e preziosi che nemmeno il magazzino dei ricordi sembra un posto sufficientemente sicuro per custodirli.
Come quella volta a Catalina.

I bambini stavano giocando sull’immenso spiaggione al crepuscolo mentre io e Michael ci lasciavamo accarezzare dalle onde sul bagnasciuga. Gli ultimi raggi ormai totalmente innocui per la sua pelle fragile riscaldavano appena l’aria. Qualche gabbiano in lontananza.
-Mamma, mamma!- Mio figlio correva verso di me. Di quel cucciolo pieno di riccioli che aveva guardato il mondo con occhi spaesati rimaneva solo l’espressione sognante, ma non era più così piccolo da potermi restare fra le braccia per ore senza affaticarmi. Era cresciuto incredibilmente ed ora, reduce da una battaglia acquatica all’ultimo sangue con i suoi inseparabili compagni di avventura, Prince e Paris, correva e correva per raggiungermi.
In braccio sorreggevo il piccolo Blanket che aveva ormai compiuto i tre anni.
-Saty non correre come un pazzo, se inciampi cadi e ti fai malissimo, è pieno di sassi cavolo!!- Cercavo di ammonirlo senza risultato.
Michael, resosi conto della mia ansia, aveva iniziato a correre verso di lui per accorciare la distanza che li separava, facendo diminuire la velocità di quei piccoli piedini sui ciotoli rosati che rifrangevano la luce trasversale.
Lo raggiunse e lo afferrò, lo fece volteggiare in aria, lo rimise a terra per iniziare un inseguimento in cui Mike era la preda. Si lasciò catturare dopo poco, si rotolarono, risero, si fecero il solletico. Il termine della battaglia vide Saty a cavalcioni su quell’improbabile bottino fatto di riccioli corvini appena accennati che cadevano sulle spalle ricoperte da una semplicissima t-shirt bianca.
Aveva dei jeans chiari mi pare di ricordare, ed era scalzo.
Avevo fatto una certa fatica a convincerlo che al mare di solito si sta a piedi nudi.
Lui voleva tenere le calze invece, dicendo di avere dei piedi orribili.
In realtà sono semplicemente molto lunghi. Ma sono ben delineati, affusolati.
Gli ho dovuto mostrare i miei, piccoli e cicciotti con le unghie quadrate.
-Che ne pensi di questi obrobri? Direi che dopo averli visti nel dettaglio non hai più il diritto di lamentarti eh!-
E rideva, rideva di fronte ad un’improbabile figura seduta accanto a lui con le gambe sollevate a ventaglio che esibiva non senza vergogna quei piccoli piedi deformati da tanti anni di danza quando era solo una bambina. Rideva e li accarezzava
-Mi piacciono lo stesso, sono così buffi…-
-Togliti le calze e facciamoci una corsa fino al mare, sarà bellissimo- gli dicevo –Sarà liberatorio, corriamo e lasciamoci travolgere da quelle onde sul bagnasciuga. Non privarti di questo Mike, la vita è troppo breve per lasciarsi scappare le sue piccole gioie!! Muoviti!- Ed avevo iniziato a correre.
Dopo alcuni secondi lo avevo visto a qualche metro da me sfilarsi i calzini bianchi e compiere questa piccola follia, abbattendo uno dei suoi tanti muri.
Mi rincorse e rise, mi afferrò e mi sollevò.
E’ così forte e così magro allo stesso tempo che uno stenta a crederci.
Un’onda lo raggiunse bagnandolo fino alle caviglie. Un urletto di sorpresa mi riportò a qualcuna delle sue canzoni, dove non manca mai l’ “awwwwwwww” finale.
-E’ vero, è bellissimo..perchè non lo volevo fare? E’ da quando ero bambino che non faccio una cosa del genere..che stupido..-
-Si, considerando che hai quarantasette anni..direi che sei proprio scemo!-
Non gli diedi il tempo di ribattere che subito lo spruzzai impietosa del fatto che fosse vestito, a differenza mia che indossavo solo un paio di shorts con la parte superiore di un bikini verde acqua.
Rise e mi schizzò a sua volta.
Rise e mi afferrò per la vita
-E lei quanti anni ha signorina, visto che mi prende tanto in giro?-
-Trentadue-
-Non è più una ragazzina allora, mi sembra-
-Qualunque cosa lei voglia dire caro il mio Matusalemme, sarò sempre più giovane di lei!-
-Sarai sempre più giovane di me, sei così piccola….-
Lo disse abbassando di diversi toni la voce.
Si avvicinò con un sorriso che celava a malapena le intenzioni poco innocenti, rivelate immediatamente da quelle grandi mani che mi scorrevano sui fianchi come vento che accarezza una duna; la attraversa senza mai scomporre i granelli di sabbia che la costituiscono.
E continuò
-….ma un ragazzo della tua età forse non riuscirebbe a farti sentire questo- Mi aveva comunicato con quella voce bassa e calda che riusciva a produrre solo in certi momenti. E mi aveva baciata.
Mi baciò con quel suo tocco inconfondibile, con quella delicatezza e violenza allo stesso tempo, che solo l’esperienza dei suoi anni gli conferisce, con quella voluttà fra le labbra che placava quella sete di amore che avevo.
Questa sete di lui.
Ed aveva ragione, un qualsiasi altro uomo non sarebbe mai stato in grado di farmi sentire quello che stavo sentendo.
Nessuno, nemmeno nel mio remoto passato.
Mai.
Ma questo è solo un ricordo nel ricordo, talmente complesso da riesumare da non sapere esattamente nemmeno il tempo verbale da utilizzare per narrarlo.
Un trapassato prossimo o un passato remoto, o anche un imperfetto non sapranno mai rendere giustizia a ciò che fu.
Accontentiamoci così allora.



-Michael-
-Dimmi Saty- Lo sollevò dalla posizione in cui si trovava, a cavalcioni su di lui, e lo mise a sedere sui sassolini mentre li raggiungevo con il piccolo Blanket.
-Tu sei il papà di Prince e Paris no?-
-Si-
Rispose accigliando lo sguardo in un’espressione un po’ sorpresa a causa dell’insolita domanda
-Io invece non ce l’ho un papà lo sai?-
-Oh..bè, in realtà anche tu ce l’hai un papà, piccino..-
Rispose e mi guardò in cerca di approvazione e di aiuto.
Aiuto che non fui in grado di offrirgli dato che ero stata colta di sorpresa come se avessi ricevuto una secchiata di acqua gelida in piena faccia.
Non gli avevo mai parlato di suo padre ritenendo che fosse troppo piccolo per capire.
Ma sbagliavo evidentemente.
-Ma non ho mai conosciuto il mio papà-
-Questo perché lui è in Italia, molto lontano da qui..-
-Ma io voglio che sei tu il mio papà. Tu vuoi bene alla mia mamma e io voglio che sei il mio papà-
E’ come se il tempo si fosse fermato cristallizzandoci tutti in una dimensione parallela e surreale.
Non sapevo se ridere o piangere di fronte ad un momento del genere. Non riuscivo nemmeno a pensare a qualcosa di opportuno da dire. Tutto è diventato più chiaro quando quell’uomo meraviglioso accolse Satya fra le sue braccia stringendolo forte, per poi rivolgermi uno sguardo emozionato.
-Ci sarò ogni volta che vorrai, ogni volta, esattamente come per Prince, Paris e Blanket. Nessuna differenza. Che ne dici?-
-Si-
Una lacrima gli solcò il volto mentre due braccine gli si allacciarono dietro al collo.
Credo che fosse felice.
E non dimenticherò mai la delicatezza e la maestria con le quali esaudì quella piccola richiesta di protezione senza essere invadente, senza esprimere giudizi, senza volersi arrogare diritti o assumere ruoli indebitamente.
Michael con mio figlio andò oltre i nomi e le definizioni, oltre i legami di parentela e le costrizioni, e per lui ci fu davvero sempre come aveva promesso.
Fu un padre meraviglioso anche per lui.
Voleva essere migliore e ci stava riuscendo ogni giorno di più.


Molti dei miei ricordi più felici sono così finiti nel dimenticatoio, al sicuro da occhi e pensieri indiscreti, al sicuro perfino da noi, creature mortali e perturbate dal tempo, troppo fragili per poterli sostenere, per poter ricordare di averla provata anche solo per un minuto, per un istante, per un infinito frammento.
La felicità.
Come quella sera davanti al fuoco.

Il groviglio irregolare e fremente che i nostri corpi costituivano strisciava e rotolava sul grande tappeto di lana bianco, come se fosse stato dotato di vita propria. Ricordo con precisione ogni sospiro affannato, ogni carezza, ogni lacrima e gemito soffocato in un bacio, per non fare rumore.
Era selvaggio e nervoso, come un animale tenuto in una gabbia senza cibo né acqua per giorni, forse mesi. Era un assetato in cerca della sua idratazione, era un prigioniero che aspettava il giorno dell’esecuzione, con lucida rassegnazione, ma che rimaneva così saldamente aggrappato alla vita.
Ricordo che quella come molte altre volte fu un’ascesa al paradiso, fatta di fatica, di sofferenza, di attesa.
Ricordo quelle grandi mani avvolte attorno alla parte in cui i fianchi diventano più carnosi, stringendoli con forza e senza pietà, mettermi seduta sopra di lui appoggiato alla parete e spingermi, e spremermi contro il suo corpo bollente, e baciarmi come per mangiarmi, per carpire con avidità forse anche la mia di linfa vitale.
Era un mese che non lo vedevo, di nuovo.
Si era dovuto allontanare a causa degli innumerevoli impegni, a causa del via vai in aula.
Era stanco ed era andato nel buio ancora mille volte.
Schiavo del suo dolore sembrava vivere esistenze parallele in cui una volta lontano da noi, da me e dai suoi figli, si trasformava in un automa vittima degli altri e di sé stesso.
Il fenomeno che dal palco era stato gettato nella vergogna, e che alla sera, incapace di trovare una via di uscita dalla sua mente geniale e contorta cercava conforto fra le braccia di un sonno artificiale, indotto da molecole nocive e pesanti, che cancellano la volontà.
Come molte altre volte era tornato, con l’animo a pezzi, fra le mie braccia.
Come molte altre volte ero lì ad aspettarlo senza essere sicura della bontà di quello strano meccanismo che abbiamo preferito chiamare amore, per non indagare troppo.
Illuminato dalla luce del camino e con la fronte imperlata di sudore che la passione di poco prima gli aveva causato, mi teneva fra le braccia, ripassando il contorno del mio viso con l’indice, come a volerne delineare più chiaramente i confini con una china immaginaria.
-Sei perfetta-
-Nessuno è perfetto-
-Il tuo viso è perfetto, e quello che mi dai è perfetto-
-Michael io..-
-Schh….-
-Ma se nemmeno sai quello che voglio dirti!-
-Si che lo so-
-Allora dillo tu!-
-Non devo prendere quelle cose, mi fanno male e creano dipendenza..non è la soluzione, è solo una scappatoia..una debolezza..bla bla-
-Perché mi fai questo?-
-Perché io sono così-
-Ma non capisci che così…-
-Lo capisco, ma non posso farne a meno. Io sono così, se non lo sopporti lo capisco-
-Avevi detto che volevi essere migliore-
-Possiamo cambiare discorso?-
-Se c’è altro di cui vuoi parlare..-
-Come stanno i piccoli? Non li ho ancora visti, quando sono rientrato erano già a letto-
-Stanno bene, Los Angeles gli piace. Ieri sono venuti a trovarmi con Grace al lavoro. Siamo andati a fare una passeggiata con Melville. Dovresti venire anche tu un giorno di questi-
-Ti trovi bene al centro? Il proprietario è una mia vecchia conoscenza e mi sembra un tipo attento agli animali. Sai è raro con tutti i mercenari che ci sono in giro-
-Si, sembra un tipo a posto. E poi mi piace il posto perché l’obiettivo principale è quello di riabilitarli per poi rimetterli in libertà, quando è possibile-
-Ho preso da lui Bubbles nell’84 sai?-
-Lo so-
Si sdraiò supino sul tappeto con le mani intrecciate dietro alla nuca.
E guardando il soffitto se ne uscì così
-Vorrei un figlio nostro. Sarebbe magnifico-
-Stai scherzando?-
-No-
-Ma Michael, ma..come sarebbe magnifico?! Ma se..-
-Lo so, lo so, non farmi la predica ora. Lo so che non è possibile, che non è il momento, che non ci sono mai e che sono un pazzo di cui non ti fidi. Ho solo detto che sarebbe bello-
-Andrea?.. Che fai ora, non rispondi più? Dormi forse?-
-No-
-E allora che fai?-
-Ti amo-



E tornano allora a distanza di tempo, tornano e fanno un dolore lancinante ed insopportabile.
Tornano per ricordare che siamo stati felici, una volta.
Tornano spesso nel momento più difficile, nell’ora più buia e fredda, per ricordare il tepore di quell’amore.
Quell’amore che non è finito, ma che si è dovuto allontanare da me.
Forse per sempre.
Ricordo quella mattina di febbraio come se fosse ieri.
25 febbraio 2005.
Dopo svariati giorni e telefonate senza risposta mi ero recata ad Encino sull’orlo della disperazione.
Volevo avvertirlo.
Dovevo partire per l’Italia, mia madre era stata male e dovevo tornare a casa per un po’.
Aveva lasciato i suoi figli e Grace nella tenuta di Beverly Hills insieme a tutto lo staff e nessuno sapeva dove si trovasse, nemmeno Wayne. Non avevamo la minima idea di chi fosse quello strano gruppo di persone che si trascinava dietro da un po’, accantonando sempre di più i suoi collaboratori storici di una vita.
Non senza fatica ruscii a farmi aprire dalle guardie dell’immensa residenza dei suoi genitori che nulla aveva da invidiare a Neverland per estensione.
Feci anche la conoscenza della signora Katherine Scruse Jackson, una donna dall’aria stanca e gentile, che mi accolse come se conoscesse alla perfezione la natura del rapporto che mi legava a suo figlio. Mi disse che Michael le aveva parlato di me al telefono e che si sarebbero visti il giorno seguente in aula.
Ma nemmeno lei, sua madre, aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
Michael era solito presentarsi alle udienze accompagnato dalla famiglia.
Apparivano tutti così uniti, con i fratelli e le sorelle schierate a testuggine attorno a lui, in piedi per miracolo, nascosto da lenti di ogni tipo e colore, per non far vedere tutto il vuoto che si era impossessato di lui. Ma era vera tutta quella solidarietà? Penso sempre che se fosse stata vera non avrebbe mai avuto bisogno di parlare con dei manichini.
Ma anche lui avrà fatto i suoi errori e sarà responsabile di tante incrinature nei rapporti.
Non è l’angelo senza colpa e senza macchia che molti amano dipingere.
Ma non è nemmeno il diavolo pervertito da crocifiggere ad uso e piacimento dell’opinione pubblica.
E’ un essere umano. Con forze e debolezze.
E la sua debolezza emerse chiaramente ai miei occhi molto più violentemente di altre volte alcune ore più tardi, quando lo rintracciarono nel solito hotel di San Francisco, dove stava avendo degli “incontri” –come amava definirli lui- con dei “collaboratori”.
La nostra ultima conversazione fu telefonica, senza fronzoli né razionalità.
Fu una lite violentissima in cui cercai di esprimergli la mia preoccupazione, in cui cercai di fargli notare che erano due giorni che lo stavamo cercando, che non poteva comportarsi così e che, soprattutto, sarei dovuta partire per l’Italia.
-Ma si, brava, vattene anche tu, vattene pure, tanto non fate altro che giudicarmi tutti quanti, tornatene a casa, ma si-
-Tu hai le manie di persecuzione, tutti ti giudicano, tutti ti odiano, non sei il centro dell’universo eh! Sei però un presuntuoso ed un irresponsabile, hai lasciato i bambini senza nemmeno dire loro quando torni, Blanket continua a piangere e Grace non sa cosa dirgli! Ma che persona sei?? E adesso scommetto che sarai lì con quella gente di merda di cui ti circondi, con quegli strozzini ricattatori dalle mille promesse e ti stai facendo abbindolare perché sei fatto come una biscia! VERO?!?-
-NON TI PERMETTERE!-
-Mi permetto eccome invece e ti dico di più: c’è una novità rispetto alle altre volte Michael. Stavolta al tuo ritorno io non ci sarò. E non ci sarò perché devo tornare in Italia dove mia madre è in fin di vita in un letto di ospedale. Non per vendicarmi assurdamente di qualcosa come invece penserai. Vedi, di fronte a questo non pretendo la tua comprensione, ma almeno la decenza di non aprire la bocca giusto per darle aria-
-Se non fossi entrata nella mia vita sarebbe tutto molto più facile ora. E comunque non ho bisogno di prendere lezioni da te su come mi dovrei comportare con i miei figli, visto che non sei nemmeno stata capace di spiegare al tuo chi è suo padre-
Colpita e affondata.
Non mi interessò che l’avesse detto solo guidato dalla rabbia o da chissà che.
Ciò che contava era che l’avesse detto solo per ferirmi.
Ed io non mi tirai indietro dal restituirgli il favore.
-Sai, hai ragione. Forse sono una pessima madre ma forse una cosa l’ho pensata giusta. Stavo pensando a quello che mi hai detto tempo fa. Che vorresti un figlio nostro. Pensavo che sarebbe piaciuto anche a me. Ma poi mi sono resa conto che per quanto pessimo sia stato il padre di Satya, il padre che questo ipotetico bambino si ritroverebbe sarebbe un mostro e una persona orribile. Saresti tu.
E visto che la mia presenza nella tua vita si è rivelata così disastrosa non cercarmi mai più-

Gli dissi così prima di interrompere la conversazione.
Forse esagerai, anzi sicuramente. Ma mi inferocì sentire quella voce supponente e stridula che mi diceva che madre avrei dovuto essere. Che ne sapeva lui.
All’aeroporto ricevetti un paio di telefonate a cui non risposi.
Non mi chiesi nemmeno chi potesse essere.
Non mi interessava.
Non volevo più saperne di niente e di nessuno.
Volevo solo tornare a casa mia con mio figlio.
Nell’mp3 una canzone nostalgica.
Sembrava il discorso di una madre alla figlia, ancora bambina.
E nell’ascoltarla mi venne spontaneo passare una mano sul ventre, come a voler trasmettere un po’ di calore alla creatura che mi stava crescendo dentro, che sapevo, sarebbe stata sicuramente femmina.


This is just an ordinary day
Wipe the insecurities away
I can see that the darkness will erode
Looking out the corner of my eye
I can see that the sunshine will explode
Far across the desert in the sky

Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down

This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams

Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
Down, down...

Ordinary day
Dolores O’Riordan

Questo è solo un giorno ordinario
Strofino via le insicurezze
Posso vedere che l’oscurità corroderà
Facendo attenzione all’angolo del mio occhio
Posso vedere la luce del sole che esploderà
Lontana, attraverso il deserto nel cielo

Bella ragazza
Non sarai la mia ispirazione?
Bella ragazza
Non gettare il tuo amore
che cosa al mondo, cosa al mondo
Potrebbe mai mettersi tra noi?
Bella ragazza, bella ragazza
Non ti deluderò mai
Non ti deluderò

Questo è l’inizio del tuo giorno
La vita è più complicata di quello che sembra
sii sempre te stessa lungo il cammino
Vivendo fino in fondo lo spirito dei tuoi sogni

Bella ragazza
Non sarai la mia ispirazione?
Bella ragazza
Non estendi il tuo amore
Cosa al mondo, cosa al mondo
Potrebbe mai mettersi tra noi?
Bella ragazza, bella ragazza
Non ti deluderò mai
Non ti deluderò

ps: ringrazio Dolores per questa bellissima canzone che mi ha ispirato parecchio. [SM=g27822]

Anto (girl on the line)
00domenica 21 marzo 2010 18:31
Che cosa????Siamo già arrivati al terzultimo capitolo?No Veronica,non è giusto... [SM=x47982] [SM=x47982]

Cmq quest'ultimo capitolo è stato un turbinio di emozioni,che ha raggiunto l'apice alla fine...Allora Andrea è incinta?Che cosa fantastica!Spero solo che le cose si rimettano bene,non mi piace affatto questa lite tra i due..
Aspetterò impaziente il prossimo capitolo!
AntonellaP85
00domenica 21 marzo 2010 18:48
Che dire.......l'attesa è valsa ad avere una meraviglia del genere....tesoro sei bravissima davvero. Ho le lacrime [SM=x47964] [SM=x47938]
Michael's fan
00domenica 21 marzo 2010 18:49
Caspita questi capitoli sono voltati. Se penso che siamo quasi alla fine mi vien da piangere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Brava, complimentoni
Fr@ncy=)
00domenica 21 marzo 2010 18:59
W.O.W.!!!!bellissmo dirty!!!
ma la lite proprio non ci stava...=( non voglio che finisca questa ff!!!!
sofy_love
00domenica 21 marzo 2010 20:28
Che brutta lite... [SM=g27813]
comunque fantastico...molto particolare e diverso rispetto agli altri.
Mi è piaciuto davvero..solo mi dispiace che siamo quasi alla fine...
BEAT IT 81
00domenica 21 marzo 2010 21:02
Ma come terzultimo?!? No!!!!!! Cavolo, nn voglio che finisca, ma soprattutto nn voglio che finisca con Andrea e Michael che nn si parlano più, con una figlia, xè Andrea è incinta (se nn ho capito male), che nn conoscerà mai suo padre...Ti prego, dimmi che x loro c'è ancora speranza, nn voglio ritrovarmi di nuovo in un fiume di lacrime...Bellissimo capitolo, è vero, iverso dal solito, ma originale e pieno di emozioni, bravissima Dirty, come sempre. Ora aspetto con ansia il nuovo capitolo. Baci
michaelina96@
00domenica 21 marzo 2010 21:33
nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo ti prego siamo già al terzultimo capitolo!!!???mi sono talmente affezionata a questa storia che vorrei fosse infinita!!!
come sempre....UN CAPOLAVORO!!!!
(dirtydiana85)
00domenica 21 marzo 2010 23:33
Tesori non è colpa mia, se fosse per me sarebbe tutto rose e fiori..ma lo sapete anche voi, Michael è/era un uomo molto complicato..non sarebbe credibile farli andare sempre d'amore e d'accordo, soprattutto visto il periodo.. [SM=g27813]
Ma non c'è da preoccuparsi, come ho detto più volte nei miei pensieri lui avrà sempre il riscatto che merita....quindi... [SM=g27832] basta, non fatemi dire di più!!!
Vedrò anche cosa fare con i capitoli finali, cercherò di allungare un pochino, ma non troppo, le cose devono seguire il loro corso... [SM=g27822]

Per il resto grazie mille di tutto il supporto che mi date ogni volta, lo sento ed è importantissimo per me!!
A molto presto, non so quando, ma non voglio farvi aspettare troppo!
(non assicuro nulla cmq... [SM=g27828] perdono)
[SM=x47938] a tutte!!!
Sere-88
00lunedì 22 marzo 2010 00:53
una valanga di emozioni. Grazie Vero [SM=g27817]
BEAT IT 81
00lunedì 22 marzo 2010 00:54
Re:
(dirtydiana85), 21/03/2010 23.33:

Tesori non è colpa mia, se fosse per me sarebbe tutto rose e fiori..ma lo sapete anche voi, Michael è/era un uomo molto complicato..non sarebbe credibile farli andare sempre d'amore e d'accordo, soprattutto visto il periodo.. [SM=g27813]
Ma non c'è da preoccuparsi, come ho detto più volte nei miei pensieri lui avrà sempre il riscatto che merita....quindi... [SM=g27832] basta, non fatemi dire di più!!!
Vedrò anche cosa fare con i capitoli finali, cercherò di allungare un pochino, ma non troppo, le cose devono seguire il loro corso... [SM=g27822]

Per il resto grazie mille di tutto il supporto che mi date ogni volta, lo sento ed è importantissimo per me!!
A molto presto, non so quando, ma non voglio farvi aspettare troppo!
(non assicuro nulla cmq... [SM=g27828] perdono)
[SM=x47938] a tutte!!!




Ok, leggendo le tue parole un po' mi sono tranquillizzata, forse stavolta nn verserò fiumi di lacrime [SM=g27822] , forse un happy end? Spero di sì [SM=g27822] . Grazie ate x le mille emozioni che ci fai vivere e aspetto con ansia il nuovo capitolo. Grazie. Baci
SusannaM.
00lunedì 22 marzo 2010 08:31
Anche questa volta ci hai emozionato........ non ci fare aspettare troppo.....
Jacko_4e
00lunedì 22 marzo 2010 16:19
Bellissimo!!
Allyss
00lunedì 22 marzo 2010 17:29
Allora:

1) terz'ultimo capitolo? nooooooo....non puoi farmi questo!!! e io che pensavo che essendo la tua sister quasi-gemella virtuale, un po' di bene me lo volessi!!!! :-))))) ok...mi fido del "tuo riscatto finale"...

2) mi vuoi far venire un colpo a farli litigare così???? ( ok...giusta punizione per come vi ho lasciato io con l'ultimo capitolo...) cmq...mi hai fatto davvero prendere male per la loro lite....

3) incintissimaaaaaaaa.....e mo' stanno litigati....non vale.... :_((((

4) e vabbhe...insomma...ma che te lo dico fare? sei bravissima. hai scritto un altro capitolo fenomenale..diverso si, ma assolutamente ben fatto...e ora che finirai come farò???? mi sa che ne devi scrivere un'altra..... :-)))))

(dirtydiana85)
00lunedì 22 marzo 2010 18:37
Re:
Allyss, 22/03/2010 17.29:

Allora:

1) terz'ultimo capitolo? nooooooo....non puoi farmi questo!!! e io che pensavo che essendo la tua sister quasi-gemella virtuale, un po' di bene me lo volessi!!!! :-))))) ok...mi fido del "tuo riscatto finale"...

2) mi vuoi far venire un colpo a farli litigare così???? ( ok...giusta punizione per come vi ho lasciato io con l'ultimo capitolo...) cmq...mi hai fatto davvero prendere male per la loro lite....

3) incintissimaaaaaaaa.....e mo' stanno litigati....non vale.... :_((((

4) e vabbhe...insomma...ma che te lo dico fare? sei bravissima. hai scritto un altro capitolo fenomenale..diverso si, ma assolutamente ben fatto...e ora che finirai come farò???? mi sa che ne devi scrivere un'altra..... :-)))))





Ecco direi che la mia parte l'ho fatta..ora tocca a te cara sister..
Hanno litigato perchè Michael è un pò stronzetto, era inevitabile, peeeeeeròòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò [SM=g27832] [SM=g27832]
Dai, vediamo chi cede per primo adesso.....
E grazie, grazie mille..ricevo i complimenti da una scrittrice di super lusso come te e non posso che rimanerne lusingata!

Grazie anche a tutte voi ragazze, non vi preoccupate, ho già in mente il finale e non credo di scontentare nessuno...vedrò di dividere in due il prossimo capitolo che sarà piuttosto articolato perchè dovrà coprire alcuni anni, e poi ci prepariamo per il botto finale!!!! [SM=x47928] Aspettatemi fiduciose!
Intanto un mega bacio e un mega grazie a tutte! [SM=x47938]
BEAT IT 81
00lunedì 22 marzo 2010 22:00
Oddio Dirty, con queste tue parole mi hai dato una botta di serenità, davvero stavolta nn piangerò di dolore, xè mi sa che ci aspetta un bel finale col botto ;-)))))) , evvai !!!!!!!! Baci
FRANCY65.
00martedì 23 marzo 2010 00:18
Bellissimo questo capitolo anche se la lite non ci voleva...però se potrai...diciamo "rimediare" ...bè può starci anche quella.

Ehi però non finire troppo presto la tua storia perchè è sempre una emozione leggere un capitolo...dai..."allungala"....

Ci spero.

Ciao Francy
Marty-18
00martedì 23 marzo 2010 22:38
no, siamo alla fine? dirty,nn puoi lasciarci cosiiiì! cmq bellissimo il capito, ome sempre..molto intenso!!
BEAT IT 81
00lunedì 29 marzo 2010 21:37
Dirty!!!!!!! Quando capitolo nuovo? Sono in astinenza!!!!!!!! Baci
michael__jackson (n°1)
00mercoledì 31 marzo 2010 19:29
voglio il nuovo capitolooooooooooooooooooooooooooooo
Fr@ncy=)
00mercoledì 31 marzo 2010 22:18
Re:
michael__jackson (n°1), 31/03/2010 19.29:

voglio il nuovo capitolooooooooooooooooooooooooooooo




anche iooooooooooooooo!!!!!!!!
Anto (girl on the line)
00giovedì 1 aprile 2010 17:02
Veronicaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!
Sono in astinenzaaaaa!!!!!
Please,capitolo nuovo!!!!! [SM=x47963] [SM=x47963] [SM=x47963] [SM=x47963]
(dirtydiana85)
00venerdì 2 aprile 2010 02:23
Eccomi ragazze...vi auguro una splendida notte.. [SM=x47938]

CAPITOLO 14





10:06 p.m. June 13, 2005- SANTA MARIA, California
18:06 p.m. June 13, 2005- MILANO, Italy

NOT GUILTY - "Michael Jackson è stato giudicato non colpevole di tutti e 10 i capi d'accusa a suo carico che lo hanno coinvolto in un processo per molestie sessuali su minori. Così si è conclusa la saga legale durata 2 anni per una delle pop star più conosciute al mondo."

Seguo tutto in streaming sulla CNN.
Dopo centocinque giorni, duemilacinquecentoventi ore, centocinquantunmiladuecento minuti e quarantasei secondi rivedo il suo viso attraverso lo schermo della tv della sala.
Non so descrivere l’emozione che mi evoca.
Mi sono categoricamente impedita di accendere la tv in questi mesi, mi sono liberata di ogni cosa che potesse anche lontanamente portare il mio pensiero a lui.
Almeno, mi sono illusa di poterlo fare.
Perché la realtà è stata un’altra.
Perché qualcosa di lui è in me, impresso nei tessuti della mia carne come un marchio a fuoco.
La vedo e la sento ogni giorno, ogni minuto, cresce piano piano dentro di me.
La sensazione di vuoto totale che mi accompagna si alterna a quella di soffocamento.
Mi sento intrappolata sotto la superficie di acque gelide, con una forza oscura che mi trattiene in esse anche se cerco di liberarmi con tutte le mie forze perché sto per soffocare .
Ma non è una morte rapida la mia, è lenta, soffoco ogni giorno, sempre di più.
Ho provato a salire in superficie, ho provato ad uscirne, ma ogni tentativo è stato vano.
Ho provato con tutte le mie forze a pensare che non c’era né ci sarà mai un’altra soluzione plausibile per noi. So che è così. Ma il dolore fisico che mi attanaglia la base del petto occludendomi il respiro rende le mie notti insonni ancora più oleose e lente, inesorabili e spietate.
Non conosco il riposo, né la pace.
C’è solo cenere.

Poche le cose positive accadute in questi quattro mesi, ho raccontato tutto a mia madre che ancora stenta a crederci e non fa che ripetermi a giorni alterni che sono impazzita, e che devo riprendermi perché il bambino sente tutto, quindi anche tutto il dolore che sto provando.
Quante preoccupazioni.

Al mio ritorno in Italia ho messo da parte l’orgoglio facendo tesoro delle ultime parole che Michael mi aveva rivolto che, seppur condite da rabbia e risentimento, erano lì, e nascondevano un’amara verità: non ero riuscita a dire a mio figlio chi fosse suo padre.
Forse le circostanze, o la stessa opinione comune in merito ai fatti del passato potrebbero in qualche modo giustificare quel mio atteggiamento. Ma ho privato Satya di un sacrosanto diritto: la verità.
Conscia che se non avessi immediatamente preso provvedimenti avrei causato inutili rimpianti e senso di inadeguatezza in quel povero innocente, mi decisi a chiamare Matteo.

Un matrimonio, un divorzio, diverse relazioni fallimentari, una carriera all’apice ed un attico in centro da un milione e mezzo di euro hanno fatto di lui in cinque anni ciò che è ora: un uomo solo.
Un uomo che si è detto deciso a rimediare agli errori del passato, che non si perdonerà mai per aver guardato suo figlio negli occhi per la prima volta dopo cinque anni e mezzo dalla sua nascita, che nel rivedermi si è commosso, che ha ascoltato in silenzio la mia motivazione per quel ventre gonfio, lo stesso con cui mi aveva visto andare via.
Un uomo che mi ha abbracciato e domandandomi perdono mi ha chiesto di lasciarlo fare, di permettergli di prendersi cura di me, almeno questa volta.
Un uomo che evoca in me un senso di tiepida tenerezza, che riporta a galla la ragazza che ero, con la testa fra le nuvole e qualche sogno, nascosto da qualche parte nel cassetto.

Ma il mio cuore è rimasto in quelle mani grandi un po’ nodose dalle unghie scure, in quei polsi pieni di corde e lacci di vari colori, in quelle fossette ai lati delle labbra, in quelle sopracciglia a V rovesciata, in quella barba appena accennata, in quell’abisso a forma di anima.
Se l’è tenuto, e prima di partire mi sono dimenticata di andare a riprendermelo.
Ora non posso donarlo a nessun altro.
Ma ho rinunciato a tutto. Ho rinunciato a quell’immenso amore, a me stessa, alle regole, alla logica.
I sentimenti ed i ricordi sono periti come fiori sotto la grandine, e per essere sicura che fossero davvero morti ci ho buttato anche dell’acido.
Tutto è perduto e le cicatrici di questo disastro resteranno indelebili su di me, nascoste e visibili allo stesso tempo, marcate ed opache, profonde, delineate, come a ricordarmi della mia leggerezza, della mia stupidità, come monito per il futuro, per il presente, per sempre.
Mai riuscirò a spiegare a qualcuno quello che provo, mai.
Ho calpestato ogni cosa, nulla rimane ormai.




NOT GUILTY
Titolo e trafiletto del Times di lunedì 14 giugno 2005.
Jermaine Jackson stringe orgoglioso il quotidiano e lo sventola come a volere che tutte, ma proprio tutte le particelle che compongono la materia vengano a contatto con il foglio di cellulosa. Jermaine si sa, ha sempre amato fotografie e dichiarazioni, e come membro di maggior spicco della Jackson family ci tiene a sottolineare che come famiglia rimarranno tutti uniti e stretti attorno a Michael, e che, nonostante tutto, supereranno anche questa.
Una vera dichiarazione all'americana, come si conviene.
Ma lui esce dall'aula di tribunale senza mostrare emozioni. Non esulta, non sorride.
E' tranquillo, sembra intorpidito. Saluta debolmente i fans che sono stati fatti sistemare dietro ad alcune transenne a debita distanza. Lui non c'è.
Forse è troppo deluso e non gli frega più di niente.
Dovrebbe essere sollevato, ma è troppo lacerato. Stanco. Si è arreso.
Due occhi profondi ed immensi che un tempo erano anche stati capaci di sognare.
Occhi che si sono forse appesantiti al ritmo delle stagioni e non solo, occhi nascosti, per la maggior parte del tempo.
I capelli corvini che sono stati costretti ad essere lisci, anche se poi alla fine un'onda verso la fine si è ricreata, sovversiva fra gli obbedienti.
Il viso scavato. Un portamento elegante, quasi regale con quel completo nero.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
MILANO, Italy. june 15, 2005
Le immagini scorrono veloci e frammentarie al notiziario delle 20 mentre un perspicace quanto inopportuno giornalista fa notare quanto quell'uomo dal viso teso e dalle membra smagrite non assomigli più al fenomeno vestito di rosso che ballava insieme agli zombie.
Seguo tutto questo dal mio salottino sollevata e amareggiata nel contempo.
Non ho potuto stargli vicina in questi mesi.
Non ho voluto affondare insieme a lui perché ero responsabile di altre due vite oltre alla mia.
Se non avessi retto sarebbe stata la fine.
Ma non devo giustificarmi.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

MILANO, Italy- June 25, 2005
Cammino per le strade di questa città e non riesco a concentrarmi su quello che vedo.
I colori sono il bianco ed il nero.
La piccola mano di mio figlio è stretta nella mia e i grandi occhi ruotano per analizzare il paesaggio nuovo. La vocina mi giunge lontana e cerca di leggere ad alta voce le scritte sui muri e le insegne luminose dei negozi, cercando di abituare la mente a questa lingua diversa, in cui tutto si pronuncia esattamente come è scritto.
Mi fa qualche domanda in inglese ma cerco di costringerlo a parlare in italiano, a tradurre i pensieri e le parole in un altro codice.
Vorrei che parlasse la sua lingua di origine, dopo tutto questo è l’unico luogo in cui mi sento davvero a casa.
Ma forse non è quello che vorrebbe lui.
Cammino e rivedo i luoghi della mia vita, ma non riesco a riconoscermi ora in quella figura che riesumo dal mio passato. Nulla è più come prima.
E succede ora.


Mentre imbambolata davanti alla vetrina di Feltrinelli sto considerando di accettare l’invito a cena di Matteo per questa sera, un boato potentissimo ed assordante mi fa fermare il cuore.
E’ un rumore metallico e sordo che inonda tutta l’aria respirabile con le sue onde prepotenti e spesse, tanto che, in un primo momento penso ad una bomba.
Istintivamente prendo in braccio mio figlio cercando rifugio nel primo portone che mi capita.
Anche i passanti, gli automobilisti, gli abitanti, gli acquirenti, i lavoranti, insomma tutte le persone che occupano l’immenso ambiente descritto da Corso Buenos Aires sembrano atterriti come e più di me.
Tutti si portano le mani alle orecchie e alle tempie, alcuni nascondono addirittura la testa fra i gomiti in un disperato tentativo di proteggere i propri timpani.
Ma invano.
Perché l’assordante tortura non sembra voler volgere a termine.
Non può essere una bomba, non c’è nessuna esplosione e soprattutto il rumore non sembra estinguersi.
Stordita da questo strazio alzo lo sguardo verso il cielo in cerca di risposte mentre Satya si stringe forte al mio collo atterrito dalla violenza acustica.
E quello che vedo è poco rassicurante.
Un aereo di dimensioni considerevoli si avvicina.
Tutti gli aerei hanno dimensioni considerevoli. E allora perché questo è diverso? Cosa c’è di strano?
Aguzzo lo sguardo e capisco.
Ci rendiamo conto delle dimensioni di un aereo quando questo è fermo.
Ne ho visti molti mentre aspettavo nelle sale attesa dei vari aeroporti.
Fermi, in manovra, in rollaggio, in decollo.
Ma questo aereo sta volando.
Ed il fatto che sembri così grosso è da imputarsi ai soli cinquanta metri che lo separano dalle nostre teste.
Da ciò trovano spiegazione sia l’assordante rumore dei motori così vicini, che il massiccio spostamento d’aria che mi solleva capelli e vestito.
Sono già proiettata a pensare al peggio, quindi stringendo mio figlio più forte che posso mi porto nel punto più interno del porticato che mi ha dato rifugio.
Chiudo gli occhi strizzandoli ed inizio a pensare alla mia vita convinta di doverle dare addio fra poco.
Ma il rumore decresce fino a scomparire allontanandosi insieme all’aereo. Mi volto a guardarlo.
Si apre un portello.
Mille stelle argentate si librano nell’aria.
Piovono su di noi.
Di nuovo un rumore assordante. Un altro aereo. Stessa scena.
Mille stelle dorate piovono su di noi.
Ancora un altro.
Mille stelle argentate piovono su di noi.
Un altro.
Mille stelle dorate.
Mille stelle argentate.
Mille stelle dorate.
Mille stelle argentate.
Dorate.
Argentate.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Cerco di riappropriarmi delle mie gambe ed abbandono la posizione che avevo assunto per proteggere la parte più sensibile del mio corpo, dove dorme la mia bambina, e Saty che mi guarda confuso.
-Cosa è successo mamma?-
-Non lo so amore-
Compio qualche passo senza una meta precisa e mi accorgo che tutto intorno a me è immobile.
Le macchine sono ferme in mezzo alla strada, i pedoni hanno la mia stessa espressione smarrita.
Qualcuno si strofina gli occhi incredulo.
Sirene in lontananza.
Ogni superficie tastabile è letteralmente ricoperta da stelline dorate ed argentate.
Questa pioggia lucente uscita dagli aerei ricopre l’intera carreggiata, i marciapiedi, le vetture.
Sono sulle nostre teste e si mescolano ai fili sottili di cheratina che costituiscono i capelli abbinandosi con armonia a qualsiasi tonalità cromatica.
Mi chiedo se sto sognando o se ho un’allucinazione.
E mentre cerco di scrollare queste festose gocce di luce dalla testolina di mio figlio la vedo.
Prendo in mano una stella argentata.
Sul retro una scritta.
I belong to you.
Il cuore in gola come solo in poche altre circostanze aveva battuto.
Perdo quasi il respiro.
Non so perché.
Prendo in mano una stella dorata.
Sul retro una scritta.
You belong to me.
Non so spiegare esattamente perché mi sento svenire, non ne ho motivo.
Non mi devo sentire così, sono troppo agitata e mi sento anche un po’ stupida.
Oggi Milano è d’oro e d’argento.
Come la Roma dei Matia Bazar.

Ma piove il cielo sulla città
Tu con il cuore nel fango
L'oro e l'argento, le sale da te
Paese che non ha più campanelli. (Matia Bazar- Vacanze romane)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Buonasera a tutti dal tg1. Apriamo questa sera il nostro giornale con la notizia di un fatto insolito accaduto questo pomeriggio a Milano. Erano le quattro e un quarto circa, quando su gran parte della città hanno sorvolato a bassissima quota una decina di aerei Canader che, secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni, hanno rilasciato una vera e propria pioggia di cartoncini variopinti che hanno interamente rivestito il manto stradale causando notevoli disagi alla viabilità.
Le autorità stanno cercando di reperire i responsabili di quella che ha tutta l’aria, dicono, di essere una trovata pubblicitaria….
I Canader sono velivoli normalmente impiegati dai pompieri e dalla guardia forestale nelle operazioni di spegnimento degli incendi, ma questa volta al posto dell’acqua gli aerei hanno rilasciato cartoncini a forma di stella a ricoprire la città….
Ma sentiamo il nostro inviato che si trova sul posto con alcuni testimoni oculari……

Guardo la tv e ascolto il servizio senza capire quasi.
Mia madre sulla poltrona mi fissa attonita.
Non so perché.
Cerco di fare finta di niente ma non riesco a sottrarmi a quello sguardo.
Mi volto e ci fissiamo per un lungo momento mentre so quello a cui sta pensando.
Il solo pensiero mi fa incendiare le guance ed il cuore ma cerco di allontanarlo e di sopprimerlo con altri pensieri più razionali.
Mentre ci sto riuscendo il trillo del mio cellulare.
Un messaggio.
Un lungo momento di esitazione.
Guardo di nuovo mamma che stavolta si è anche portata una mano a coprire la bocca.
Non credo di averla mai vista così stupita.
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Numero sconosciuto.

Io ti appartengo
E
Tu appartieni a me.
Dimmi dove sei.

Buio.

Fine prima parte.
Anto (girl on the line)
00venerdì 2 aprile 2010 03:12
Ciao Veronica...Sei una vera maestra,la prima parte di questo capitolo è stato un concentrato di emozioni,come del resto tutta la tua storia..

Ma il mio cuore è rimasto in quelle mani grandi un po’ nodose dalle unghie scure, in quei polsi pieni di corde e lacci di vari colori, in quelle fossette ai lati delle labbra, in quelle sopracciglia a V rovesciata, in quella barba appena accennata, in quell’abisso a forma di anima.
Se l’è tenuto, e prima di partire mi sono dimenticata di andare a riprendermelo.
Ora non posso donarlo a nessun altro.

Quanto mi piace questo passo...

Due occhi profondi ed immensi che un tempo erano anche stati capaci di sognare.
E questa frase mi ha fatto piangere un sacco..

1 nuovo messaggio.
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Numero sconosciuto.

Io ti appartengo
E
Tu appartieni a me.
Dimmi dove sei.

Buio.

Mi emozioni tantissimo,davvero...
Adesso attendo il seguito,non vedo l'ora.Per favore posta presto [SM=g27817]
SusannaM.
00venerdì 2 aprile 2010 08:59
Mitica! io ti appartengo e tu appartieni a me Dimmi dove sei! non me l'ha mai detto nessuno!!!!!!!!!!Grazie per ever postato prima delle feste!! Peccato stia per finire la storia!! Ma del resto......ciao e buona Pasqua!
SusannaM.
00venerdì 2 aprile 2010 09:00
Dimenticavo: bellissima e azzeccata anche la fotografia!!
BEAT IT 81
00venerdì 2 aprile 2010 10:32
Oddio Dirty, pelle d'oca a mille.... " 1 Nuovo Messaggio... Io ti appartengo e tu appartieni a me. Dimmi dove sei"....nn immagini quanto mi abbia fatto battere il cuore questa frase, un'emozione grandissima. Stupendo capitolo, come sempre le emozioni si accavallano, grazie x tutto questo. Nn vedo l'ora di leggere il seguito ;-)))))))))) . Bravissima!!!!!!! Baci
Fr@ncy=)
00venerdì 2 aprile 2010 11:13
finalmente dirty!!!
bellissimo capitolo e pieno di emozioni molto profonde...sei grande!!!
michaelina96@
00venerdì 2 aprile 2010 15:47
bravissima dirty!
quante emozioni questo capitolo!meraviglioso
l'ultimo pezzo mi ha fatto salire il cuore in gola,emozionante!
questa storia è un vero capolavoro,non mi resta che aspettare il prossimo capitolo anche se purtroppo questa meravigliosa storia sta per finire!
un bacio!
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