Eccomi mie care, come promesso con il nuovo capitolo..spero vi piaccia, è un pò diverso dagli altri..è il terzultimo, quindi ho qusi finito di stressarvi!!!
enjoy it!!!
CAPITOLO 13
FUORI DAL TEMPO E DALLO SPAZIO
A: -Di cosa hai bisogno?-
M: -Di tutto e di niente-
A: -Che cosa ti auguri per domani?-
M: -Di arrivare a sera-
A: - Che cosa vorresti dire ai tuoi figli?-
M: -Di rimanere sempre loro stessi lungo il cammino -
A: -Che cosa sono io per te?-
M: -Una persona-
A: -Deludente-
M: -Sei ogni cosa che valga la pena di ricordare-
A: -E tu cosa sei per me?-
M: -Devi dirlo tu-
A: -Fammi la domanda, non è un’intervista a senso unico-
M: -Cosa sono io per te?-
A: -Sei quasi tutto-
M: -Quel “quasi” mi fa sentire incompleto-
A: -Siamo incompleti finché non ci fondiamo con qualcuno che ci completi-
M: -Quindi io non sono quel qualcuno che ti completa?-
A: -Si, lo sei-
M: -Allora non capisco quel “quasi”-
A: -Non siamo fusi quindi non sono completa-
M: -Ahahahahahah…non è possibile..-
A: -Che c’è da ridere scusami?!-
M: -Io pensavo che parlassi della fusione dei cuori..o delle menti..-
A: -Va bé non si vive di sola aria eh..-
M: -Hai ragione..hai quasi sempre ragione piccola fata-
A: -Michael-
M: -Dimmi amore-
A: -Perché quando senti freddo vai in un mondo che non esiste?-
M: -Per non sentire il freddo. Fa male, tanto male-
A: -Io non so che tipo di male sia il tuo, però conosco il male. So che il male fa male ed è difficile da sopportare. Ma se scappi non passa. Se scappi lui si nasconde e quando pensi di averlo seminato ed esci allo scoperto lui arriva di nuovo e ti prende. Succede quasi sempre così-
M: -Perdonami..scusami ti prego-
A: -Per cosa?-
M: -Per tutto quello che ti ho fatto passare.. il lavoro, i mesi lontani, San Francisco… Io non sono adatto..io non posso dare molto, lo sai, sono instabile ed anche …. crudele quando voglio-
A: -Continui a dire che non puoi dare nulla ma mi stai dando tutto-
M: -Tutto?-
A: -Tutto quello che puoi-
M: -Vedi, non è così che dovrebbe essere-
A: -Perché no?-
M: -Perché un uomo dovrebbe dedicare ogni suo respiro al suo amore, ogni momento, anche quando è lontano, dovrebbe proteggerlo l’amore, custodirlo come un fiore di vetro, come una perla di ghiaccio, dovrebbe combattere fino allo stremo per mantenerlo imperturbabile e sacro, per difenderlo dai raggi del sole e del tempo. Io non posso fare tutto questo, anche se lo vorrei con tutto me stesso-
A: -Sei un perfezionista e quindi sempre insoddisfatto. Ci sono senza dubbio degli errori che potrebbero essere evitati .. ma col senno del poi è sempre molto facile parlare .. dobbiamo vivere il presente, così com’è, apprezzarne ogni singola sfumatura nel bene e nel male, anche se può sembrarci ingiusto. Abbiamo fatto degli errori l’uno nei confronti dell’altro perché siamo umani. E l’uomo che hai descritto è senza dubbio meraviglioso, ma non esiste. Esistiamo noi però-
M: -Io voglio essere quell’uomo. Per te e per i miei piccoli-
A: -Potrai essere tutto quello che vuoi-
M: -Mi aspetterai ogni volta che andrò lontano?-
-Si-
-Mi comprenderai ogni volta che andrò nel buio?-
-Si-
-Mi sorreggerai ogni volta che vacillerò nel vento della debolezza?-
-Si-
-Mi perdonerai ogni volta che ti farò male?-
-Si-
-Mi amerai ogni volta che il tempo mi renderà arido?-
A: -Sempre-
M: -Non è possibile-
A: -Lo è-
M: -Io farò lo stesso per te e con te, ogni volta che potrò, ogni volta-
A: -Non devi promettermi nulla Mike-
M: -Ma voglio farlo. Voglio essere migliore di così, voglio essere di più di così-
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Non saprei esattamente da dove iniziare per descrivere questo amore.
Forse dovrei continuare come ho fatto fino ad ora e forse riuscirei nel mio intento.
Forse potrei partire da lui, dal mio lui. Michael.
Ma l’ho già fatto, e l’immagine che ne sono riuscita a tratteggiare rispecchia solo in parte la sua essenza, il suo mondo, la sua vita, le persone che lo circondano.
Ci sono stati momenti meravigliosi che in questi anni si sono alternati a momenti terribili e difficili con incredibile e ciclica regolarità.
Ci sono parole che non ho mai sentito pronunciare, ci sono colori e sapori, ci sono momenti ed emozioni che risultano ineffabili persino al pensiero, talmente magici e preziosi che nemmeno il magazzino dei ricordi sembra un posto sufficientemente sicuro per custodirli.
Come quella volta a Catalina.
I bambini stavano giocando sull’immenso spiaggione al crepuscolo mentre io e Michael ci lasciavamo accarezzare dalle onde sul bagnasciuga. Gli ultimi raggi ormai totalmente innocui per la sua pelle fragile riscaldavano appena l’aria. Qualche gabbiano in lontananza.
-Mamma, mamma!- Mio figlio correva verso di me. Di quel cucciolo pieno di riccioli che aveva guardato il mondo con occhi spaesati rimaneva solo l’espressione sognante, ma non era più così piccolo da potermi restare fra le braccia per ore senza affaticarmi. Era cresciuto incredibilmente ed ora, reduce da una battaglia acquatica all’ultimo sangue con i suoi inseparabili compagni di avventura, Prince e Paris, correva e correva per raggiungermi.
In braccio sorreggevo il piccolo Blanket che aveva ormai compiuto i tre anni.
-Saty non correre come un pazzo, se inciampi cadi e ti fai malissimo, è pieno di sassi cavolo!!- Cercavo di ammonirlo senza risultato.
Michael, resosi conto della mia ansia, aveva iniziato a correre verso di lui per accorciare la distanza che li separava, facendo diminuire la velocità di quei piccoli piedini sui ciotoli rosati che rifrangevano la luce trasversale.
Lo raggiunse e lo afferrò, lo fece volteggiare in aria, lo rimise a terra per iniziare un inseguimento in cui Mike era la preda. Si lasciò catturare dopo poco, si rotolarono, risero, si fecero il solletico. Il termine della battaglia vide Saty a cavalcioni su quell’improbabile bottino fatto di riccioli corvini appena accennati che cadevano sulle spalle ricoperte da una semplicissima t-shirt bianca.
Aveva dei jeans chiari mi pare di ricordare, ed era scalzo.
Avevo fatto una certa fatica a convincerlo che al mare di solito si sta a piedi nudi.
Lui voleva tenere le calze invece, dicendo di avere dei piedi orribili.
In realtà sono semplicemente molto lunghi. Ma sono ben delineati, affusolati.
Gli ho dovuto mostrare i miei, piccoli e cicciotti con le unghie quadrate.
-Che ne pensi di questi obrobri? Direi che dopo averli visti nel dettaglio non hai più il diritto di lamentarti eh!-
E rideva, rideva di fronte ad un’improbabile figura seduta accanto a lui con le gambe sollevate a ventaglio che esibiva non senza vergogna quei piccoli piedi deformati da tanti anni di danza quando era solo una bambina. Rideva e li accarezzava
-Mi piacciono lo stesso, sono così buffi…-
-Togliti le calze e facciamoci una corsa fino al mare, sarà bellissimo- gli dicevo –Sarà liberatorio, corriamo e lasciamoci travolgere da quelle onde sul bagnasciuga. Non privarti di questo Mike, la vita è troppo breve per lasciarsi scappare le sue piccole gioie!! Muoviti!- Ed avevo iniziato a correre.
Dopo alcuni secondi lo avevo visto a qualche metro da me sfilarsi i calzini bianchi e compiere questa piccola follia, abbattendo uno dei suoi tanti muri.
Mi rincorse e rise, mi afferrò e mi sollevò.
E’ così forte e così magro allo stesso tempo che uno stenta a crederci.
Un’onda lo raggiunse bagnandolo fino alle caviglie. Un urletto di sorpresa mi riportò a qualcuna delle sue canzoni, dove non manca mai l’ “awwwwwwww” finale.
-E’ vero, è bellissimo..perchè non lo volevo fare? E’ da quando ero bambino che non faccio una cosa del genere..che stupido..-
-Si, considerando che hai quarantasette anni..direi che sei proprio scemo!-
Non gli diedi il tempo di ribattere che subito lo spruzzai impietosa del fatto che fosse vestito, a differenza mia che indossavo solo un paio di shorts con la parte superiore di un bikini verde acqua.
Rise e mi schizzò a sua volta.
Rise e mi afferrò per la vita
-E lei quanti anni ha signorina, visto che mi prende tanto in giro?-
-Trentadue-
-Non è più una ragazzina allora, mi sembra-
-Qualunque cosa lei voglia dire caro il mio Matusalemme, sarò sempre più giovane di lei!-
-Sarai sempre più giovane di me, sei così piccola….-
Lo disse abbassando di diversi toni la voce.
Si avvicinò con un sorriso che celava a malapena le intenzioni poco innocenti, rivelate immediatamente da quelle grandi mani che mi scorrevano sui fianchi come vento che accarezza una duna; la attraversa senza mai scomporre i granelli di sabbia che la costituiscono.
E continuò
-….ma un ragazzo della tua età forse non riuscirebbe a farti sentire questo- Mi aveva comunicato con quella voce bassa e calda che riusciva a produrre solo in certi momenti. E mi aveva baciata.
Mi baciò con quel suo tocco inconfondibile, con quella delicatezza e violenza allo stesso tempo, che solo l’esperienza dei suoi anni gli conferisce, con quella voluttà fra le labbra che placava quella sete di amore che avevo.
Questa sete di lui.
Ed aveva ragione, un qualsiasi altro uomo non sarebbe mai stato in grado di farmi sentire quello che stavo sentendo.
Nessuno, nemmeno nel mio remoto passato.
Mai.
Ma questo è solo un ricordo nel ricordo, talmente complesso da riesumare da non sapere esattamente nemmeno il tempo verbale da utilizzare per narrarlo.
Un trapassato prossimo o un passato remoto, o anche un imperfetto non sapranno mai rendere giustizia a ciò che fu.
Accontentiamoci così allora.
-Michael-
-Dimmi Saty- Lo sollevò dalla posizione in cui si trovava, a cavalcioni su di lui, e lo mise a sedere sui sassolini mentre li raggiungevo con il piccolo Blanket.
-Tu sei il papà di Prince e Paris no?-
-Si-
Rispose accigliando lo sguardo in un’espressione un po’ sorpresa a causa dell’insolita domanda
-Io invece non ce l’ho un papà lo sai?-
-Oh..bè, in realtà anche tu ce l’hai un papà, piccino..-
Rispose e mi guardò in cerca di approvazione e di aiuto.
Aiuto che non fui in grado di offrirgli dato che ero stata colta di sorpresa come se avessi ricevuto una secchiata di acqua gelida in piena faccia.
Non gli avevo mai parlato di suo padre ritenendo che fosse troppo piccolo per capire.
Ma sbagliavo evidentemente.
-Ma non ho mai conosciuto il mio papà-
-Questo perché lui è in Italia, molto lontano da qui..-
-Ma io voglio che sei tu il mio papà. Tu vuoi bene alla mia mamma e io voglio che sei il mio papà-
E’ come se il tempo si fosse fermato cristallizzandoci tutti in una dimensione parallela e surreale.
Non sapevo se ridere o piangere di fronte ad un momento del genere. Non riuscivo nemmeno a pensare a qualcosa di opportuno da dire. Tutto è diventato più chiaro quando quell’uomo meraviglioso accolse Satya fra le sue braccia stringendolo forte, per poi rivolgermi uno sguardo emozionato.
-Ci sarò ogni volta che vorrai, ogni volta, esattamente come per Prince, Paris e Blanket. Nessuna differenza. Che ne dici?-
-Si-
Una lacrima gli solcò il volto mentre due braccine gli si allacciarono dietro al collo.
Credo che fosse felice.
E non dimenticherò mai la delicatezza e la maestria con le quali esaudì quella piccola richiesta di protezione senza essere invadente, senza esprimere giudizi, senza volersi arrogare diritti o assumere ruoli indebitamente.
Michael con mio figlio andò oltre i nomi e le definizioni, oltre i legami di parentela e le costrizioni, e per lui ci fu davvero sempre come aveva promesso.
Fu un padre meraviglioso anche per lui.
Voleva essere migliore e ci stava riuscendo ogni giorno di più.
Molti dei miei ricordi più felici sono così finiti nel dimenticatoio, al sicuro da occhi e pensieri indiscreti, al sicuro perfino da noi, creature mortali e perturbate dal tempo, troppo fragili per poterli sostenere, per poter ricordare di averla provata anche solo per un minuto, per un istante, per un infinito frammento.
La felicità.
Come quella sera davanti al fuoco.
Il groviglio irregolare e fremente che i nostri corpi costituivano strisciava e rotolava sul grande tappeto di lana bianco, come se fosse stato dotato di vita propria. Ricordo con precisione ogni sospiro affannato, ogni carezza, ogni lacrima e gemito soffocato in un bacio, per non fare rumore.
Era selvaggio e nervoso, come un animale tenuto in una gabbia senza cibo né acqua per giorni, forse mesi. Era un assetato in cerca della sua idratazione, era un prigioniero che aspettava il giorno dell’esecuzione, con lucida rassegnazione, ma che rimaneva così saldamente aggrappato alla vita.
Ricordo che quella come molte altre volte fu un’ascesa al paradiso, fatta di fatica, di sofferenza, di attesa.
Ricordo quelle grandi mani avvolte attorno alla parte in cui i fianchi diventano più carnosi, stringendoli con forza e senza pietà, mettermi seduta sopra di lui appoggiato alla parete e spingermi, e spremermi contro il suo corpo bollente, e baciarmi come per mangiarmi, per carpire con avidità forse anche la mia di linfa vitale.
Era un mese che non lo vedevo, di nuovo.
Si era dovuto allontanare a causa degli innumerevoli impegni, a causa del via vai in aula.
Era stanco ed era andato nel buio ancora mille volte.
Schiavo del suo dolore sembrava vivere esistenze parallele in cui una volta lontano da noi, da me e dai suoi figli, si trasformava in un automa vittima degli altri e di sé stesso.
Il fenomeno che dal palco era stato gettato nella vergogna, e che alla sera, incapace di trovare una via di uscita dalla sua mente geniale e contorta cercava conforto fra le braccia di un sonno artificiale, indotto da molecole nocive e pesanti, che cancellano la volontà.
Come molte altre volte era tornato, con l’animo a pezzi, fra le mie braccia.
Come molte altre volte ero lì ad aspettarlo senza essere sicura della bontà di quello strano meccanismo che abbiamo preferito chiamare amore, per non indagare troppo.
Illuminato dalla luce del camino e con la fronte imperlata di sudore che la passione di poco prima gli aveva causato, mi teneva fra le braccia, ripassando il contorno del mio viso con l’indice, come a volerne delineare più chiaramente i confini con una china immaginaria.
-Sei perfetta-
-Nessuno è perfetto-
-Il tuo viso è perfetto, e quello che mi dai è perfetto-
-Michael io..-
-Schh….-
-Ma se nemmeno sai quello che voglio dirti!-
-Si che lo so-
-Allora dillo tu!-
-Non devo prendere quelle cose, mi fanno male e creano dipendenza..non è la soluzione, è solo una scappatoia..una debolezza..bla bla-
-Perché mi fai questo?-
-Perché io sono così-
-Ma non capisci che così…-
-Lo capisco, ma non posso farne a meno. Io sono così, se non lo sopporti lo capisco-
-Avevi detto che volevi essere migliore-
-Possiamo cambiare discorso?-
-Se c’è altro di cui vuoi parlare..-
-Come stanno i piccoli? Non li ho ancora visti, quando sono rientrato erano già a letto-
-Stanno bene, Los Angeles gli piace. Ieri sono venuti a trovarmi con Grace al lavoro. Siamo andati a fare una passeggiata con Melville. Dovresti venire anche tu un giorno di questi-
-Ti trovi bene al centro? Il proprietario è una mia vecchia conoscenza e mi sembra un tipo attento agli animali. Sai è raro con tutti i mercenari che ci sono in giro-
-Si, sembra un tipo a posto. E poi mi piace il posto perché l’obiettivo principale è quello di riabilitarli per poi rimetterli in libertà, quando è possibile-
-Ho preso da lui Bubbles nell’84 sai?-
-Lo so-
Si sdraiò supino sul tappeto con le mani intrecciate dietro alla nuca.
E guardando il soffitto se ne uscì così
-Vorrei un figlio nostro. Sarebbe magnifico-
-Stai scherzando?-
-No-
-Ma Michael, ma..come sarebbe magnifico?! Ma se..-
-Lo so, lo so, non farmi la predica ora. Lo so che non è possibile, che non è il momento, che non ci sono mai e che sono un pazzo di cui non ti fidi. Ho solo detto che sarebbe bello-
-Andrea?.. Che fai ora, non rispondi più? Dormi forse?-
-No-
-E allora che fai?-
-Ti amo-
E tornano allora a distanza di tempo, tornano e fanno un dolore lancinante ed insopportabile.
Tornano per ricordare che siamo stati felici, una volta.
Tornano spesso nel momento più difficile, nell’ora più buia e fredda, per ricordare il tepore di quell’amore.
Quell’amore che non è finito, ma che si è dovuto allontanare da me.
Forse per sempre.
Ricordo quella mattina di febbraio come se fosse ieri.
25 febbraio 2005.
Dopo svariati giorni e telefonate senza risposta mi ero recata ad Encino sull’orlo della disperazione.
Volevo avvertirlo.
Dovevo partire per l’Italia, mia madre era stata male e dovevo tornare a casa per un po’.
Aveva lasciato i suoi figli e Grace nella tenuta di Beverly Hills insieme a tutto lo staff e nessuno sapeva dove si trovasse, nemmeno Wayne. Non avevamo la minima idea di chi fosse quello strano gruppo di persone che si trascinava dietro da un po’, accantonando sempre di più i suoi collaboratori storici di una vita.
Non senza fatica ruscii a farmi aprire dalle guardie dell’immensa residenza dei suoi genitori che nulla aveva da invidiare a Neverland per estensione.
Feci anche la conoscenza della signora Katherine Scruse Jackson, una donna dall’aria stanca e gentile, che mi accolse come se conoscesse alla perfezione la natura del rapporto che mi legava a suo figlio. Mi disse che Michael le aveva parlato di me al telefono e che si sarebbero visti il giorno seguente in aula.
Ma nemmeno lei, sua madre, aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
Michael era solito presentarsi alle udienze accompagnato dalla famiglia.
Apparivano tutti così uniti, con i fratelli e le sorelle schierate a testuggine attorno a lui, in piedi per miracolo, nascosto da lenti di ogni tipo e colore, per non far vedere tutto il vuoto che si era impossessato di lui. Ma era vera tutta quella solidarietà? Penso sempre che se fosse stata vera non avrebbe mai avuto bisogno di parlare con dei manichini.
Ma anche lui avrà fatto i suoi errori e sarà responsabile di tante incrinature nei rapporti.
Non è l’angelo senza colpa e senza macchia che molti amano dipingere.
Ma non è nemmeno il diavolo pervertito da crocifiggere ad uso e piacimento dell’opinione pubblica.
E’ un essere umano. Con forze e debolezze.
E la sua debolezza emerse chiaramente ai miei occhi molto più violentemente di altre volte alcune ore più tardi, quando lo rintracciarono nel solito hotel di San Francisco, dove stava avendo degli “incontri” –come amava definirli lui- con dei “collaboratori”.
La nostra ultima conversazione fu telefonica, senza fronzoli né razionalità.
Fu una lite violentissima in cui cercai di esprimergli la mia preoccupazione, in cui cercai di fargli notare che erano due giorni che lo stavamo cercando, che non poteva comportarsi così e che, soprattutto, sarei dovuta partire per l’Italia.
-Ma si, brava, vattene anche tu, vattene pure, tanto non fate altro che giudicarmi tutti quanti, tornatene a casa, ma si-
-Tu hai le manie di persecuzione, tutti ti giudicano, tutti ti odiano, non sei il centro dell’universo eh! Sei però un presuntuoso ed un irresponsabile, hai lasciato i bambini senza nemmeno dire loro quando torni, Blanket continua a piangere e Grace non sa cosa dirgli! Ma che persona sei?? E adesso scommetto che sarai lì con quella gente di merda di cui ti circondi, con quegli strozzini ricattatori dalle mille promesse e ti stai facendo abbindolare perché sei fatto come una biscia! VERO?!?-
-NON TI PERMETTERE!-
-Mi permetto eccome invece e ti dico di più: c’è una novità rispetto alle altre volte Michael. Stavolta al tuo ritorno io non ci sarò. E non ci sarò perché devo tornare in Italia dove mia madre è in fin di vita in un letto di ospedale. Non per vendicarmi assurdamente di qualcosa come invece penserai. Vedi, di fronte a questo non pretendo la tua comprensione, ma almeno la decenza di non aprire la bocca giusto per darle aria-
-Se non fossi entrata nella mia vita sarebbe tutto molto più facile ora. E comunque non ho bisogno di prendere lezioni da te su come mi dovrei comportare con i miei figli, visto che non sei nemmeno stata capace di spiegare al tuo chi è suo padre-
Colpita e affondata.
Non mi interessò che l’avesse detto solo guidato dalla rabbia o da chissà che.
Ciò che contava era che l’avesse detto solo per ferirmi.
Ed io non mi tirai indietro dal restituirgli il favore.
-Sai, hai ragione. Forse sono una pessima madre ma forse una cosa l’ho pensata giusta. Stavo pensando a quello che mi hai detto tempo fa. Che vorresti un figlio nostro. Pensavo che sarebbe piaciuto anche a me. Ma poi mi sono resa conto che per quanto pessimo sia stato il padre di Satya, il padre che questo ipotetico bambino si ritroverebbe sarebbe un mostro e una persona orribile. Saresti tu.
E visto che la mia presenza nella tua vita si è rivelata così disastrosa non cercarmi mai più-
Gli dissi così prima di interrompere la conversazione.
Forse esagerai, anzi sicuramente. Ma mi inferocì sentire quella voce supponente e stridula che mi diceva che madre avrei dovuto essere. Che ne sapeva lui.
All’aeroporto ricevetti un paio di telefonate a cui non risposi.
Non mi chiesi nemmeno chi potesse essere.
Non mi interessava.
Non volevo più saperne di niente e di nessuno.
Volevo solo tornare a casa mia con mio figlio.
Nell’mp3 una canzone nostalgica.
Sembrava il discorso di una madre alla figlia, ancora bambina.
E nell’ascoltarla mi venne spontaneo passare una mano sul ventre, come a voler trasmettere un po’ di calore alla creatura che mi stava crescendo dentro, che sapevo, sarebbe stata sicuramente femmina.
This is just an ordinary day
Wipe the insecurities away
I can see that the darkness will erode
Looking out the corner of my eye
I can see that the sunshine will explode
Far across the desert in the sky
Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams
Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
Down, down...
Ordinary day
Dolores O’Riordan
Questo è solo un giorno ordinario
Strofino via le insicurezze
Posso vedere che l’oscurità corroderà
Facendo attenzione all’angolo del mio occhio
Posso vedere la luce del sole che esploderà
Lontana, attraverso il deserto nel cielo
Bella ragazza
Non sarai la mia ispirazione?
Bella ragazza
Non gettare il tuo amore
che cosa al mondo, cosa al mondo
Potrebbe mai mettersi tra noi?
Bella ragazza, bella ragazza
Non ti deluderò mai
Non ti deluderò
Questo è l’inizio del tuo giorno
La vita è più complicata di quello che sembra
sii sempre te stessa lungo il cammino
Vivendo fino in fondo lo spirito dei tuoi sogni
Bella ragazza
Non sarai la mia ispirazione?
Bella ragazza
Non estendi il tuo amore
Cosa al mondo, cosa al mondo
Potrebbe mai mettersi tra noi?
Bella ragazza, bella ragazza
Non ti deluderò mai
Non ti deluderò
ps: ringrazio Dolores per questa bellissima canzone che mi ha ispirato parecchio.