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I costi della politica : i nuovi sottosegretari ci costeranno tre milioni di euro

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2011 00:49
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22/08/2011 17:15
 
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Onorevole, che belle penne

di Emiliano Fittipaldi


Solo per la 'cancelleria' la Camera spende un milione di euro l'anno: come faccia, è un mistero. Uno dei tanti di Montecitorio: una cittadina di tremila persone, fra deputati, questori, portaborse etc. che a Roma occupano 22 palazzi storici. Con un budget di oltre un miliardo per arredi, bollette, tendaggi, divise, saponi e pulsantiere(22 agosto 2011)Montecitorio, il transatlanticoL'accorpamento dei Comuni più piccoli e la cancellazione di 29 provincie previste dal decreto anticrisi sono un passo avanti per la riduzione dei costi della politica. Peccato che a Roma i tagli restino ancora un tabù. Diminuire il numero di parlamentari (e dei rappresentanti di altre assemblee tipo consigli regionali, provinciali e comunali) resta una chimera, mentre è un fatto che i costi complessivi per il funzionamento della Camera, nonostante le promesse seguite al boom del libro "La Casta" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, dal 2007 al 2011 siano aumentati di ben 60 milioni di euro: a dicembre sfioreranno la stratosferica cifra di un miliardo e 71 milioni. Denaro speso per far funzionare 22 (!) palazzi e una popolazione di nemmeno tremila persone, tra deputati, portaborse, questori e personale vario. Eppure, sono tante le voci che potrebbero essere ridotte.

Scorrendo la nota al bilancio pluriennale si scopre che gli assegni vitalizi diretti, per esempio, sono stati limati di un ridicolo uno per mille (95mila euro su un totale di 96,7 milioni), e che - ecco la beffa - nel 2013 l'intero capitolo di spesa (comprese le pensioni di reversibilità) riprenderà a crescere. Anche il fondo per i viaggi degli ex deputati aumenterà, passando da 800 a 900mila euro l'anno: nessuno ha avuto il coraggio di cancellarli con un tratto di penna. Altro costo difficile da abbassare è quello che riguarda gli stipendi (altissimi) del personale: aumentato di 12 milioni dal 2007, a fine 2011 toccherà i 235 milioni di euro nel 2011, per schizzare a 246 milioni nel 2013. Anche la voce "pensioni" di ex commessi e funzionari è data in crescita di 12 milioni. Alla faccia dei risparmi promessi.

Andiamo con ordine, e passiamo alle spese di manutenzione: 14 palazzi sono tanti, troppi, così per aggiustare gli onorevoli ascensori i contribuenti italiani pagheranno nel 2011 circa 930mila euro di bulloni e pulsantiere, mentre 990 mila euro serviranno a riparare i vecchi arredi (ma sono previsti nuovi mobili per oltre un milione di euro) e ben 7,7 milioni serviranno per la pulizia e l'igiene. Dal primo gennaio 2012 i costi per aspirapolveri, scope e detergenti sarebbero dovuti aumentare di altri 120 mila euro l'anno, invece i deputati hanno deciso che gli ottoni di Montecitorio sono già abbastanza splendenti e hanno, bontà loro, congelato l'aumento previsto. I nostri onorevoli non sono riusciti nemmeno a tagliare la voce vestiario: si tratta di 490mila euro l'anno destinati alle divise di autisti e commessi (chissà qual è il sarto che s'è accaparrato l'appalto). Soldi a cui bisogna aggiungere i 70 mila euro annui per la lavanderia e 100 mila per i guardarobieri che custodiscono cappotti e pellicce delle signore del Parlamento.

Se il decoro dell'istituzione è sacro, anche il benefit del cellulare resta intoccabile: il fondo da 2,3 milioni del 2011 è stato confermato anche per il 2012 e il 2013. Carta, matite, gomme e penne ci costano invece un milione l'anno, assai meno della stampa di tutti gli atti parlamentari: 7,1 milioni di euro previsti a fine 2011. A questo fiume di denaro ("Abbiamo già tagliato le pubblicazioni, se tutti i parlamentari ci chiedessero gli atti di giornata non avremmo copie sufficienti", dice un dipendente) vanno sommati i 2,2 milioni spesi quest'anno per l'accesso gratuito al sito Internet, più altri denari per la realizzazione del "portale storico" della Camera, in occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia. Nel bilancio è annunciato anche il fondamentale "sviluppo del palinsesto del canale satellitare", in modo da assicurare ai telespettatori che finissero per sbaglio sulla tv della Camera in prima serata o nei week-end "la continuità" delle trasmissioni. I deputati hanno però annunciato che tenteranno di risparmiare su biglietti aerei, pedaggi autostradali e treni: un milione in meno (sui 13 previsti) a partire dal 2012. Un taglio inferiore al 10 per cento, che riporta la voce di spesa ai livelli - già altissimi - di quattro anni fa.

"Scorrendo il documento appena modificato, lei vedrà spese che sarebbero giustificate se il denaro fosse usato bene. In realtà sono soldi sprecati, dal momento che la classe dirigente non è all'altezza dell'istituzione per la quale lavora", chiosa ancora l'alto funzionario che chiede l'anonimato. Mentre la politica dell'Italia è commissariata da Ue e Bce, a Montecitoro s'è deciso di potenziare "le attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale" di 125 mila euro, a cui bisogna aggiungere 454 mila euro da investire in non meglio specificate "strutture di supporto del Parlamento". Altra spesa esorbitante è quella destinata alla comunicazione: dal 2007 ad oggi la crescita della voce è stata costante, e l'ufficio stampa costerà a fine 2011 4,3 milioni di euro. Un esborso che - questa la promessa - a partire dall'anno prossimo verrà ridotta di 550 mila euro.

Anche la maxivoce "beni e servizi e spese diverse" (che valeva 56 milioni nella scorsa legislatura, oggi toccherà quota 59,5) verrà limata del 10 per cento. Scorrendo la lista della spesa del 2011, però, si notano uscite che forse potrebbero essere ridimensionate di più: banche dati e agenzie di informazione del Palazzo costano 3,5 milioni di euro l'anno, mentre - nonostante il numero altissimo di avvocati che siedono tra gli scranni o dietro gli uffici - altri 160mila euro verranno usati per assistenze legali esterne. Il controllo dei rendiconti dei partiti politici costa 300 mila euro l'anno, mentre la gestione dei Centri informatici ben 5,3 milioni di euro, a cui s'aggiunge ulteriore assistenza di esperti per 2,8 milioni (capitolo di spesa che, rispetto al 2007, è cresciuto di quasi il 20 per cento). Già: alla Camera sono tante le voci che, invece di diminuire, in questi ultimi quattro anni sono cresciute: dalle pensioni del personale (più 42 milioni), alle bollette di luce, acqua e gas (più 135 mila euro), dal facchinaggio (che costa ormai 1,6 milioni l'anno) al presidio medico fisso (stessa, folle cifra).

I partiti politici, dal Pdl al Pd, passando per Lega Nord e Udc, non hanno messo un freno nemmeno ai "contributi" per il funzionamento dei vari gruppi parlamentari: se nel 2007 le segretarie costavano 9 milioni, quest'anno ne costeranno 11. Pure il totale degli stipendi dei dipendenti assunti dai partiti è cresciuto da 12,4 a 13,4 milioni. Commissioni, giunte e comitati hanno un fondo, per missioni di vario tipo e "spese di rappresentanza" e conferenze, di 690 mila euro mentre il capitolo sulle attività interparlamentari ed internazionali tocca i 2,1 milioni. Anche il restauro delle opere d'arte ha un costo, 150mila euro quest'anno. Niente di strano, bisogna salvaguardare i capolavori. Confrontando gli inventari 2007 con quelli di dicembre 2010, però, il mistero è un altro: mancano all'appello (tra i beni di proprietà della Camera) sette dipinti, due sculture e 22 tra stampe e incisioni. Che fine avranno fatto?

Un capitolo a parte merita, infine, la biblioteca di palazzo San Macuto: complessivamente le spese per tenere in piedi la struttura sommano tre milioni e 50 mila euro tondi tondi. Solo per la gestione dell'inestimabile patrimonio librario (1.385.000 volumi) si spendono quasi 1,3 milioni di euro l'anno (210 mila euro in più rispetto al dato 2007), e quest'anno altri 900 mila euro serviranno ad acquistare libri nuovi, mentre 100 mila verranno destinati alle rilegature. Anche mantenere l'archivio ha suoi prezzi: 270 mila euro da spendere per il 2011. Bisogna ordinare e fare l'inventario di migliaia di documenti: quest'anno gli esperti si concentreranno soprattutto sull'informatizzazione dei "Disegni e proposte di legge e incarti delle Commissioni del Regno d'Italia". Se gli storici e i ricercatori saranno felici, chissà quanti dei nostri deputati andranno a leggere i lavori dei loro antenati. "Pochini" ammette il funzionario: "Gli onorevoli che vanno a studiare in biblioteca sono rari come un'edizione di pregio. Preferiscono chiacchierare al bar della buvette".


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ah! questo An tonio Martino!

continua a fare il ministro della difesa in campo!


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Nel 2010 il costo per mantenere le province e' stato di oltre 14 miliardi di euro: solo il 27% e' servito per il miglioramento dei servizi utili al cittadino. Il restante 73% e' servito per pagare dipendenti, auto blu, spese di rappresentanza, rimborsi spese, bollette.

Dovevano essere soppresse, stando ai proclami del premier Berlusconi in campagna elettorale. Di quei proclami, due anni dopo, non si ha piu' traccia. E qualsiasi progetto di riforma fa ormai fatica a scalfire quei 110 centri di potere che sono le Province italiane. In compenso, com'e' noto, di province ne sono nate di nuove anche negli ultimi anni: sette.

www.aboliamole.it/

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Nel 2010 il costo per mantenere le province e' stato di oltre 14 miliardi di euro: solo il 27% e' servito per il miglioramento dei servizi utili al cittadino. Il restante 73% e' servito per pagare dipendenti, auto blu, spese di rappresentanza, rimborsi spese, bollette.

Dovevano essere soppresse, stando ai proclami del premier Berlusconi in campagna elettorale. Di quei proclami, due anni dopo, non si ha piu' traccia. E qualsiasi progetto di riforma fa ormai fatica a scalfire quei 110 centri di potere che sono le Province italiane. In compenso, com'e' noto, di province ne sono nate di nuove anche negli ultimi anni: sette.

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25/08/2011 15:05
 
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Busto dello zio di Letta con i fondi del sisma
inaugurazione segreta contro le proteste

Ad Aielli, dedicate una piazza e una statua a Guido Letta, prefetto fascista e parente del sottosegretario. L'evento non è stato annunciato e quindi si è svolto in una strada deserta. "Motivi di ordine pubblico", spiegano. Era prevista una protesta dell'opposizione e dell'Anpi
di GIUSEPPE CAPORALE
Il busto nella nuova piazza Guido Letta
L'AQUILA - Il busto dello zio di Gianni Letta, nel piccolo paese terremotato di Aielli, è stato inaugurato in segreto. Senza che nessuno sapesse nulla. "Ragioni di ordine pubblico", ha spiegato poi il sindaco Benedetto Di Censo, per giustificare il blitz. E così, sabato scorso, alle due di pomeriggio, il busto è stato posizionato e in tutta fretta si è svolta una breve cerimonia per celebrare la nuova piazza “Guido Letta”, in quel momento deserta.

A scoprire la targa, il senatore Filippo Piccone, il presidente della provincia dell'Aquila Antonio Del Corvo, l'assessore ai lavori pubblici della regione Abruzzo, Angelo Di Paolo, il sindaco di Aielli Benedetto Di Censo e pochi altri. L’Anpi (l'associazione nazionale partigiani italiani), le opposizioni in Consiglio comunale e altri movimenti locali e aquilani attendevano da settimane di conoscere il giorno dell'inaugurazione per mettere in atto una formale protesta.

Protesta sia contro la figura da ricordare - lo zio di Letta era un prefetto fascista - sia contro i soldi utilizzati per l'iniziativa: 20mila euro presi dal fondo per il terremoto. Infatti, anche questa spesa rientra nel lungo elenco di spese dai fondi stanziati dal governo per il sisma.

La Provincia dell'Aquila, guidata dal presidente di centrodestra Antonio Del Corvo, ha ricevuto ben otto milioni di euro da destinare all'emergenza ed ha dispensato parte di queste risorse attraverso un elenco che l'opposizione in Consiglio comunale (Pd) non ha esitato a definire clientelare.

Così, i soldi del terremoto sono stati investiti anche per un convegno sul federalismo (20mila euro), per il campionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), per spese di "comunicazione istituzionale" (50mila euro), per gli eventi del cartellone estivo (70mila euro) e per il premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone (30mila euro).

Ma sono soprattutto i fondi destinati alla piazza e al busto del prefetto fascista ad aver suscitato le polemiche più aspre. Anche perché, la parentela con il sottosegretario non è certo parsa casuale: a settembre è previsto anche il conferimento della cittadinanza onoraria al nipote Gianni.

Indignata l'Anpi: "Non si può non ricordare – ha sottolineato in una nota l'associazione dei partigiani - che il prefetto Letta, nel 1939, fu tra i più esigenti e rigorosi attuatori delle famigerate leggi razziali emanate dal fascismo e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei italiani”. Ed hanno pubblicato sul loro sito internet ciò che scriveva il Prefetto Letta, nel 1939, in una ''riservata personale" del 5 luglio 1939, indirizzata ai "Fascisti Podestà e Commissari Prefettizi”: "L'applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall'esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, restano pur sempre soggetti ad un regime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d'intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti".

Scrive oggi il Comune di Aielli: "Va considerato che il dottor Guido Letta, nato ad Aielli il 5 marzo 1889, e morto a Roma l'11 febbraio 1963 è un personaggio storico, in quanto ha ricoperto incarichi prestigiosi come prefetto di sedi importanti per diversi decenni. Per il paese di Aielli è stato un instancabile benefattore per tutta la sua vita, in particolare dopo il terremoto del 1915, si è prodigato in prima persona e in modo determinante per la ricostruzione dei centri urbani del comune di Aielli, per la ricostruzione della gran parte degli edifici pubblici, della chiesa di San Giuseppe in Aielli Stazione, del sacrario monumentale ai caduti con annesso dopo lavoro, della casa dell'infanzia, della costruzione di un pastificio moderno per l'epoca nel quale hanno lavorato per molti anni oltre 70 persone, della realizzazione di un acquedotto che approvvigionava il territorio di Aielli Alto ed Aielli Stazione".

Il 19 settembre Gianni Letta riceverà la cittadinanza onoraria ad Aielli.

www.repubblica.it/cronaca/2011/08/25/news/statua_zio_letta-20859731/?ref...

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26/08/2011 00:49
 
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L'INCHIESTA - LA SPESA PUBBLICA
Quei super dirigenti statali
pagati con un doppio stipendio
Lo scandalo dei «fuori ruolo». Solo i magistrati sono trecento

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I video sul sito di Report

Il governatore Formigoni dice che i cittadini chiedono un segnale: vendere le Poste, la Rai, il patrimonio immobiliare. L'esperienza ha purtroppo insegnato che finora vendere significa svendere, o meglio, profitti privati e perdite pubbliche. Il ministro è sempre lo stesso, quello della cartolarizzazione più grande del mondo, ovvero la vendita degli immobili degli enti previdenziali, attraverso società di diritto lussemburghese, Scip 1, 2 e 3. Un fallimento pagato da noi e che qualcuno ha definito «romanzo criminale». Forse il cittadino avrebbe maggiore fiducia se a vendere fosse una nuova generazione politica. Certo è che il primo segnale che il cittadino, quello che deve continuare a tirarsi il collo, oggi chiede, è di farla finita almeno con privilegi che gridano vendetta e che si continua ad escludere dalla cura dimagrante.


Era l'inizio di dicembre 2010, era appena stata varata una manovra di correzione dei conti pubblici con i soliti tagli lineari, quando invitammo, senza essere degnati di cortese risposta, la presidenza del Consiglio e il ministro Tremonti a provvedere all'eliminazione di una norma che non ci risulta applicata in nessun altro paese civile: l'incasso di uno stipendio per un mestiere che non fai
( www.report.rai.it ). Quando un dipendente pubblico viene chiamato a svolgere un incarico presso un ministero, una commissione parlamentare, un'authority o un organismo internazionale, va in «fuori ruolo». Trattandosi di incarico temporaneo, conserva ovviamente il posto, l'anomalia è che conserva anche lo stipendio, a cui si aggiunge l'indennità per il nuovo incarico. In sostanza due stipendi per un periodo di tempo spesso illimitato. Nel 1994 il Csm lanciava l'allarme, segnalando «il numero crescente dei magistrati collocati fuori ruolo, la durata inaccettabile di alcune situazioni, alcune superano il ventennio, quando non il trentennio... la reiterazione degli incarichi... con la creazione di vere e proprie carriere parallele».




Domanda: è ammissibile che un soggetto che non lavora per un'amministrazione, ma lavora per un'altra, venga pagato anche dall'amministrazione per la quale non lavora? Sono bravi dirigenti dello Stato, sicuramente i migliori, visto che sono sempre gli stessi a passare cronicamente da un fuori ruolo ad un altro, lasciando sguarnito il posto d'origine perché non possono essere sostituiti, e i loro colleghi che restano in servizio si devono far carico anche del loro lavoro. E poi c'è il danno, il magistrato fuori ruolo percepisce anche l'indennità di malattia, mentre quelli in servizio la perdono. Per arrivare alla beffa, e cioè possono essere promossi, ovvero avanzare di carriera mentre sono fuori ruolo. Ad esempio Antonio Catricalà è fuori ruolo dal Consiglio di Stato da sempre, è stato capo gabinetto di vari ministri di schieramenti opposti, poi all'Agcom, fino al 2005 segretario della presidenza del Consiglio con Berlusconi, quindi nominato presidente dell'Antitrust. Non ricopre la carica in Consiglio di Stato, ma ciononostante nel 2006 da consigliere diventa presidente di sezione, e senza ricoprire quel ruolo incassa uno stipendio di 9.000 euro netti al mese che si aggiungono ai 528.492,67 annui dell'Antitrust.

A fare carriera senza ricoprire la carica è anche Salvatore Sechi, distaccato alla presidenza del Consiglio con un'indennità di 232.413,18, e Franco Frattini, nominato presidente di sezione del Consiglio di Stato il 7 ottobre del 2009 mentre è ministro della Repubblica (che però risulta in aspettativa per mandato parlamentare). Consigliere di Stato è anche Donato Marra: percepisce 189.926,38, più un'indennità di funzione di 352.513,23 perché è alla presidenza della Repubblica. Il dottor Paolo Maria Napolitano oltre allo stipendio di consigliere di Stato in fuori ruolo, prende 440.410,49 come giudice della Corte costituzionale. Anche Lamberto Cardia, magistrato della Corte dei conti fuori ruolo, è stato 13 anni alla Consob, ma il 16 ottobre del 2002 è stato nominato presidente di sezione, «durante il periodo in cui è stato collocato fuori ruolo», specifica l'ufficio stampa della Corte dei conti, «ha percepito il trattamento economico di magistrato, avendo l'emolumento di 430.000 euro corrisposto dalla Consob, natura di indennità».


Tra Consiglio di Stato, Tar, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato e magistratura ordinaria, sono fuori ruolo circa 300 magistrati che mantengono il loro trattamento economico percependo un'indennità di funzione che a volte supera lo stipendio. Il commissario dell'Agcom Nicola D'Angelo ha sentito la necessità di rinunciare all'assegno e mettersi in aspettativa. Dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni riceve un'indennità di 440.410,49 annui, dall'agosto del 2010, dopo la manovra che tagliava gli insegnanti di sostegno nelle scuole per i disabili e gli stipendi dei dirigenti pubblici del 10%, ha rinunciato ai 7.000 euro al mese che prendeva da consigliere del Tar fuori ruolo. Una scelta personale, visto che non ci ha pensato Tremonti. D'Angelo dice di essere l'unico a porsi un problema etico, in effetti gli altri, ad esempio Alessandro Botto, consigliere di Stato fuori ruolo e componente dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, con doppio stipendio, ha dichiarato di non sapere che si potesse rinunciare al doppio assegno. La giustificazione è che lo stipendio da magistrato serve ad integrare quello per la carica da dirigente perché non abbastanza remunerata.


È proprio vero che all'ingordigia non c'è fine: il presidente della Consob spagnola prende 162.000 euro l'anno, quello delle telecomunicazioni 146.000, non un euro in più, e nessun magistrato prestato ad altre funzioni mantiene il posto e tantomeno lo stipendio. Le nostre associazioni dei magistrati hanno chiesto più volte di limitare l'uso dei magistrati fuori ruolo ai casi strettamente necessari, perché si può creare una pericolosa commistione tra ordine giudiziario e potere politico, oltre a quello di sottrarre centinaia di magistrati al lavoro di giudici per svolgere il quale sono stati selezionati e vengono pagati. Ma sicuramente alla politica che sceglie, dai capi gabinetto ai membri delle Authority, fa sempre comodo «valorizzare» i magistrati, sia penali che amministrativi, perché in atti dove si deve forzare un po' la mano, possono dare utili consigli. Allora, visto che in questi giorni ai cittadini verranno imposte lacrime e sangue, cominciamo ad eliminare elargizioni e benefici il cui accumulo rende impossibile perfino la quantificazione. Non sono questi i numeri che porteranno al pareggio di bilancio, ma certamente hanno contribuito a far sballare i conti e alla formazione di una cultura arraffona e irresponsabile. Una classe politica che non sa essere «giusta» incattivisce i suoi cittadini, e alla fine verrà condannata dalla storia.

Milena Gabanelli e Bernardo Iovene
25 agosto 2011 16:21


www.corriere.it/cronache/11_agosto_25/super-dirigenti-statali-pagati-doppio-stipendio-gabbanelli-iovene_13e80f94-cedc-11e0-9639-95c553466c...

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