I costi della politica : i nuovi sottosegretari ci costeranno tre milioni di euro

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2011 00:49
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12/07/2011 00:15
 
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Doppi incarichi, tutti i nomidi Mauro Munafò in collaborazione con OpenpolisFassino ha promesso di dimettersi in questi giorni. Ma intanto è in buona compagnia: una trentina abbondante di sindaci, 13 presidenti di provincia, quattro assessori e 54 consiglieri comunali si tengono ben stretta anche la poltrona (e soprattutto lo stipendio) di deputato o di senatore. Ecco chi sono(07 luglio 2011)Meglio di una poltrona c'è solo una doppia poltrona, magari con annesso raddoppio dell'indennità e dei privilegi. I parlamentari nostrani, europei e nazionali, hanno preso il vizio di accumulare su di sé più cariche elettive, tanto che sono oggi oltre un centinaio quelli che possono vantare nel proprio curriculum un seggio a Roma o a Strasburgo e, contemporaneamente, una fascia tricolore, un assessorato o un ruolo di consigliere in qualche comune e provincia d'Italia.

Secondo i dati elaborati da OpenPolis, che l'Espresso pubblica in esclusiva, ci sono centoventuno casi di doppi incarichi nei nostri parlamenti, molto spesso legati a personalità semisconosciute del panorama politico, ma con qualche eccezione di rilievo.

A ogni tornata elettorale la storia è sempre la stessa: alcuni di questi esempi finiscono sulla stampa e alimentano la polemica, salvo poi tornare nell'ombra dopo qualche settimana. I casi più piccoli si meritano invece qualche appunto dalla stampa locale e poi finiscono nel dimenticatoio. Dai dati di OpenPolis pare che ad andare di moda siano soprattutto i seggi nei consigli comunali piccoli e grandi della Penisola, poltrone "locali" che non dispiacciono a cinquantaquattro parlamentari.

Tra tanti nomi che non dicono nulla al grande pubblico ci sono anche politici di primo piano come Francesco Rutelli, senatore del Terzo polo e consigliere comunale a Roma (dopo aver perso la corsa per il Campidoglio) e Riccardo de Corato, deputato Pdl e consigliere a Milano dopo aver perso la carica di vicesindaco.

Sempre nel consiglio del capoluogo lombardo siede Matteo Salvini, consigliere della Lega Nord ed europarlamentare, mentre bisogna andare ancora più a Nord per trovare l'ultras berlusconiana Michaela Biancofiore, deputata Pdl e consigliere comunale a Bolzano.

Se i nomi dei politici possono dire poco, la disposizione geografica di questi doppi incarichi può essere interessante. Ne sanno qualcosa i cittadini di Olbia, che hanno prestato alla politica nazionale tre dei loro consiglieri comunali, o quelli di Borgomanero, paesino in provincia di Novara: 21mila abitanti e la fortuna di avere ben due consiglieri comunali che fanno anche i deputati a Roma (uno per la Lega e l'altro per il Pd). Meno folta la schiera degli assessori che conta solo quattro esponenti (tre del Pdl): tra questi emerge il caso del centrista Bruno Tabacci da poco nominato assessore nella giunta milanese di Giuliano Pisapia.

Risalendo la gerarchia degli incarichi cambiano i numeri e i nomi iniziano a farsi via via più interessanti. Nel nostro paese ci sono ben trentadue comuni che possono vantarsi di avere un primo cittadino onorevole. In molti casi si tratta di paesi di provincia che premiano il proprio candidato nella speranza di ricevere dei privilegi da Roma: non è un caso se 16 dei 32 primi cittadini sono esponenti della Lega Nord (che conta anche due dei tre vicesindaci), attaccata al territorio quanto alle poltrone.

Tra gli altri nomi che meritano una citazione ci sono il sottosegretario alle infrastrutture Mario Mantovani che, oltre all'incarico nella squadra di Governo, tiene nel cassetto anche la fascia di Arconate, paese da seimila anime nel milanese.

Nella lista appaiono anche due new entry del calibro di Luigi De Magistris, europarlamentare Idv e sindaco di Napoli, e Piero Fassino, deputato del Pd e primo cittadino a Torino. Proprio Fassino ha annunciato da alcuni giorni le sue dimissioni da parlamentare, mentre De Magistris dichiara di essere in attesa della ratifica formale della Cassazione che lo farà decadere dall'incarico a Strasburgo per incompatibilità. Ma visto che il ruolo di sindaco poco si addice a un vero leader politico, tredici parlamentari hanno preferito quello di presidente o vicepresidente della Provincia.

In questo caso sono gli esponenti del Pdl a dettare legge con otto poltrone, seguiti a debita distanza dai colleghi leghisti (tre province) e dai casi singoli di Udc e Pd. Non cambia molto guardando ai consigli provinciali, in cui i casi di doppio incarico sono in totale undici con solida prima posizione per il Pdl con quattro suoi deputati-consiglieri.

Alla fine di questo viaggio tra i doppi incarichi vale la pena tirare le somme: se nessun partito presente in Parlamento può infatti definirsi completamente escluso da questo malcostume, è anche vero che vanno fatte delle proporzioni. Sui centoventuno casi trovati da OpenPolis, più di un terzo (47) sono legati a parlamentari del Pdl, seguiti a poca distanza dai compagni di maggioranza della Lega, che possono contare su 42 "doppio-incarichisti" (il grafico).

Le formazioni di opposizione guardano da lontano, con il Pd fermo a quota quattordici casi (incluso Fassino), il Terzo Polo a nove, e l'Italia dei Valori a tre (incluso De Magistris). C'è però spazio e gloria anche per Iniziativa Responsabile, che nel suo piccolo riesce ad accumulare ben tre casi di doppi incarichi.

espresso.repubblica.it/dettaglio/doppi-incarichi-tutti-i-nomi/21...




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12/07/2011 00:28
 
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Quasi due miliardi al mese. È il conto presentato dalla politica e istituzioni nazionali e locali, e da ciò che le gira negli immediati paraggi (da consulenze e incarichi al personale che gestisce le varie assemblee), alla finanza pubblica. Più del valore assoluto, la domanda chiave quando si parla di costi della politica è: si può risparmiare qualcosa, soprattutto in tempi bui quando per salvare i conti pubblici si bloccano gli stipendi dei dipendenti pubblici, si rimandano le pensioni e si super-tassano i risparmi? La manovra approvata la scorsa settimana offre una risposta chiara: sì, si possono risparmiare un centinaio di milioni. Cioè qualcosa meno del 5 per mille, purché non si abbia fretta, si mettano in campo misure che fruttano qualche titolo di giornale ora ma portano i primi risparmi fra alcuni anni, e non si travolgano davvero le anomalie più profonde del sistema italiano.
Questi sono i frutti misurabili al momento dell'applicazione diretta delle misure. Dei complessivi 23 miliardi di euro, i costi della politica propriamente detta sfiorano i 20, e sono accumulati dagli 1,7 miliardi di Camera e Senato, dai 4 miliardi impiegati per le assemblee (e il personale che le gestisce) in Regioni, Province e Comuni, le auto blu e le consulenze censite dal ministero della Pubblica amministrazione, a cui si aggiungono incarichi e consigli di amministrazione in partecipate ed enti intermedi; il resto arriva dal funzionamento di organi costituzionali e Authority.


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Molti di questi costi, com'è ovvio, sono indispensabili, perché un conto è chiedere più sobrietà alla politica e altro conto è mettere in dubbio le necessità della democrazia espressa dal Senato al consiglio comunale. Di fronte a questa mole di risorse, però, l'unico intervento potenzialmente significativo, fra quelli scritti negli articoli "nobili" della manovra, è quello sulle indennità dei parlamentari. Una commissione di «esperti» sarà chiamata a ridurli alla media dell'area Euro, ovviamente dalla prossima legislatura.
In realtà per capire la posta in gioco non occorre una commissione di studio, ma basta un semplice viaggio telematico fra i siti istituzionali dei diversi parlamenti. Da lì si scopre che i quasi 12mila euro mensili di «trattamento economico» mensile lordo (il resto sono rimborsi per le segreterie e contributi vari, che portano il totale a circa 23mila euro) rappresentano un po' più del doppio rispetto ai 5.339 euro europei: Camera e Senato spendono 144 milioni all'anno in indennità, che diventerebbero 62 milioni una volta raggiunte le indennità europee. Il seggio, se la regola sarà applicata in modo letterale, varrà quindi il 53,5% meno di oggi. Dal 1° gennaio scorso, invece, sono entrate in vigore le assai più tenui limature a retribuzioni e rimborsi, i cui effetti si vedranno solo nei prossimi bilanci.


www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-11/stipendio-parlamentari-sara-dimezzato-063551.shtml?uuid=...

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Corruzione, B. è un bluff'di Stefania MauriziUn nuovo file di WikiLeaks rivela che nel 2008 il governo Usa cercò di capire cosa stesse facendo il premier italiano per combattere le tangenti. E la risposta fu: niente, anzi ha smantellato l'unico organismo che c'era(13 luglio 2011)La lotta alla corruzione? Silvio Berlusconi non ha deluso soltanto gli italiani, ma anche il suo migliore alleato: l'America di George W. Bush. Che esamina con sgomento come sia stato smantellato persino il timido tentativo di un organismo anti-mazzette.

Al posto dell'Alto Commissario il Cavaliere ha improvvisato un ufficio senza arte ne parte: meno efficace della struttura già debole che ha rimpiazzato. Dipendente da un ministro dello stesso governo su cui deve sorvegliare. Con un mandato così ristretto da non potersi occupare nemmeno delle corruttele dei membri del parlamento italiano.

Una bocciatura netta, senza appello, che porta la firma di Ronald Spogli, l'ambasciatore romano di Bush.

Il file segreto ottenuto da WikiLeaks, che "l'Espresso" pubblica in esclusiva, mostra quanto sia bassa la credibilità dell'esecutivo sulle questioni morali.

L'argomento del rapporto mandato a Washington è il SaeT, acronimo che sta per "Servizio anticorruzione e Trasparenza". E' stato creato nel 2008 dal governo Berlusconi che, appena tornato al potere, aveva abolito l'Alto Commissariato anticorruzione, sostituendolo con il SaeT.

L'eliminazione del Commissariato era stata criticata da più parti in Italia e nel mondo. L'Ocse, che subito aveva chiesto chiarimenti a Roma. Ma gli americani non si fidano delle parole e per abitudine vanno a controllare di persona.

Così nel novembre 2008, l'ambasciatore Ronald Spogli visita gli uffici del nuovo ente e trasmette le sue conclusioni al Dipartimento di Stato: «Ci ha deluso. Crediamo probabile che il SaeT giocherà un ruolo meno efficace dell'organizzazione che ha rimpiazzato».

La critica si basa su un lungo elenco di dati. «Le attività del SaeT arrivano solo fino al governo», un mandato che quindi non gli consente di occuparsi della corruzione nelle aziende private, ma addirittura neppure di quella dei membri del parlamento, «a meno che questi ultimi sono svolgano un ruolo pubblico in istituzioni governative».

La nuova struttura anti-mazzette ha un staff «di appena 15 esperti e due direttori» mentre «l'Alto Commissariato aveva 60 persone». Inoltre il Saet non ha «alcun potere di supervisione: opererà come "hub di coordinamento" che spera di "delegare" molto del suo lavoro ad altre istituzioni (carabinieri, dogane, Banca d'Italia e altri)».

E anche se l'Alto Commissariato «non è mai stato veramente efficace, perlomeno sembrava avere un minimo di indipendenza», perché finanziato e dipendente dal Parlamento, «il SaeT, al contrario, è stato messo sotto un ministro del governo» e «non ha fondi indipendenti». Dipende, infatti, dal ministero della Pubblica amministrazione di Renato Brunetta.

Spogli chiude con un commento negativo. «Nel nostro lavoro con l'Alto Commissariato avevamo capito che si trattava era un'organizzazione piena di buone intenzioni, ma largamente inefficace. Siamo andati a visitare il SaeT sperando di vedere il debutto di un ente capace di affrontare seriamente il problema della corruzione dilagante in Italia».

E il diplomatico spiega che ad alimentare la speranza era anche la stima per Brunetta, ritenuto nel 2008 «il più energico dei riformatori del governo italiano». E invece no, il Saet si rivela un bluff: «La nostra visita ci ha deluso». E in Italia ne è stata dimenticata persino l'esistenza.


espresso.repubblica.it/dettaglio/corruzione-b-e-un-bluff/2155902#comme...

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I senatori nella notte si salvano i privilegi
“Si produce disaffezione, non parliamone” In seduta notturna e lontano dalle telecamere la commissione bilancio boccia i tagli ai costi della politica. Con motivazioni diverse. Per Pastore del Pdl: "La dignità dei parlamentari è lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà" Come i ladri nella notte. A telecamere spente e in seduta notturna, scrive Libero venerdì mattina, i senatori hanno bocciato i tagli ai privilegi della Casta. Il giorno prima che la manovra finanziaria arrivasse a Palazzo Madama, la commissione Bilancio ha votato i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica annunciati dal ministro Giulio Tremonti. E non li ha fatti passare. Davanti alla Commissione Affari Costituzionali, in precedenza, era pure avvenuta una lunga discussione sugli stipendi degli eletti. Ricca di accenti quasi surreali. Come quello di Andrea Pastore (Pdl) arrivato ad invocare “che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta” . O quello del senatore Giuseppe Saro (stesso partito) il quale “ritiene che le misure di contenimento dei costi della politica e degli apparati pubblici siano frutto di una deriva populista”. Ma escluso Francesco Pancho Pardi dell’Idv che, racconta il verbale di una delle sedute (mattina del 13 luglio), propone dei tagli a benefit e vitalizi, tutti gli altri componenti della commissione fanno, chi più chi meno, i pesci in barile. L’idea di percepire semplicemente quello che prendono in media i parlamentari delle altre nazioni europee, come proposto dal ministro dell’Economia non piace.

Lo si capisce quando Francesco Sanna, (PD) illustra il suo punto di vista “circa la quantificazione del trattamento economico omni-comprensivo dei parlamentari, in riferimento alla media europea”. Nel resoconto si legge che Sanna propone di “tenere conto dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”. La sua collega di partito Marilena Adamo è d’accordo. Lei infatti “ritiene che la definizione del trattamento economico debba tenere conto del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro dell’area euro”. Tradotto: non si può portare la nostra busta paga (la più alta nella Ue) ai livelli medi degli altri Paesi membri. Una considerazione che riempie di gioia Lucio Malan. Il senatore Pdl si “associa” a quanto detto dalla senatrice e “osserva che , in alcuni paesi europei, l’indennità è al netto di altri benefit tra cui, per esempio, l’alloggio gratuito nella Capitale”. Così, poco dopo, il relatore Gabriele Boschetto (Pdl), “manifesta la sua disponibilità ad accogliere gli ulteriori rilievi del senatore Sanna”. Il blitz avviene poi in commissione Bilancio dove il relatore Gilberto Pichetto (Pdl) prevede un adeguamento alla paga non dei 17 paesi euro, ma dei sei “principali”, e i senatori siciliani Fleres e Ferrara inseriscono un altro emendamento che lega gli emolumenti al Pil. Alla fine, come ilfattoquotidiano.it ha avuto modo di accorgersi nel pomeriggio di venerdì, verrà approvato dalla maggioranza un testo che reciterà esattamente queste parole:

“Il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni non può superare la media, ponderata rispetto al PIL, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai titolari di omologhe cariche negli altri sei principali Stati dell’area euro”.

E qui sorgono i dubbi: cosa deve essere ponderato? La retribuzione del parlamentare rispetto al Pil del singolo stato? O il peso del singolo paese nel concorrere a creare la media delle retribuzioni? E il Pil di riferimento è quello nazionale o quello pro-capite? E poi ancora: quali sono i sei principali stati europei? Quelli con più abitanti o quelli con il Pil (Pil pro-capite??) maggiore? Insomma, un guazzabuglio talmente interpretabile da risultare aperto a qualsiasi futura determinazione.

Al di là degli interrogativi (con una lettera inviata in serata a ilfattoquotidiano.it Sanna e Adamo sosteranno di non avere nulla a che fare con la norma) il resoconto del Senato, in cui si trovano gli interventi integrali, dei membri della commissione Affari Costituzionali è istruttivo sul clima che si respira in parlamento. Leggendolo si scopre, tra l’altro, che Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”. In linea con Pastore, che dopo aver invocato“che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare”, spiega: “L’indennità parlamentare è infatti un istituto necessario per assicurare a deputati e senatori autonomia e indipendenza, e per scongiurare il rischio che alla vita politica accedano soltanto i titolari di redditi particolarmente elevati”.

Merita poi essere letto l’intervento di Barbara Saltamartini del Pdl. La senatrice “ritiene che ciascuno debba assumere con senso di responsabilità i compiti ai quali è chiamato, nell’interesse esclusivo della Nazione. In primo luogo occorre ribadire, di fronte all’opinione pubblica, la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare, nato per assicurare ai rappresentanti del popolo l’autonomia e l’indipendenza necessarie per svolgere con equilibrio – e senza condizionamenti – il mandato politico. Inoltre, l’indennità parlamentare serve al deputato e al senatore per poter svolgere con la massima efficacia la propria attività politica. Ciò che, a suo avviso, rappresenta un intollerabile onere a carico della finanza pubblica, difficilmente giustificabile davanti ai cittadini, è da una parte l’attribuzione di ulteriori indennità ad alcuni parlamentari in ragione di particolari cariche ricoperte all’interno della Camera di appartenenza e, dall’altra, l’insieme delle spese e dei costi per gli apparati burocratici, i quali spesso godono di trattamenti privilegiati. Di fronte all’esigenza di ridurre il debito pubblico, che grava ormai da diversi decenni sull’Italia, occorre a suo avviso dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 53 e 81 della Costituzione, responsabilizzando coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli di governo, ad un uso virtuoso delle risorse. Ciò anche al fine di rendere quanto più credibili gli interventi di contenimento della spesa, con gli inevitabili effetti a carico dei cittadini e delle famiglie”.

Articolo aggiornato alle 10.30 di sabato 16 luglio


www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/15/i-senatori-nella-notte-si-salvano-i-privilegi-si-produce-disaffezione-non-parliamone...

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Le condizioni speciali di acquisto riservate ai deputati! poverini: mica possono comprare un auto a prezzo di mercato
Questo è solo lo sconto della peaugeot, al quale va aggiungersi poi quello che ogni concessionaria liberamente applica ai comuni mortali (figuriamoci al parlamentare)! poveri deputati: mica possono comprarsi un auto al prezzo di mercato!!! con quel poco che guadagnano!!!...



Le condizioni tariffarie esclusive della TIM per i parlamentari italiani
Questo invece sono le condizioni tariffarie riservate per i deputati!!sono del 2008, oggi sono ancora più vantaggione! Anche qui, mica possono spendere come i comuni mortali!!! l'unico negozio abilitato ad attivare questa tariffa è il negozio tim in Largo Chigi: io sarei per boicottarlo!

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Qui di ladri non ce ne sono tanti, ma uno solo, che però risulta molto più scaltro dei tanti parlamentari che sopravvivono con "solo" 14.000 euro al mese. Lui intasca dalla Camera dei deputati all'incirca 2 milioni di euro al mese.
Il suo nome è Sergio Scarpellini, un noto palazzinaro romano che guadagna, solo attraverso l'affare di Palazzo Marini, 150 volte più del "misero" stipendio parlamentare.
Lo scandalo già alcuni anni fà venne fuori.
In pratica la camera dei deputati paga 25 milioni l'anno per l'affitto dell'intero Palazzo Marini, per 20 anni.
Il palazzo Scarpellini l'ha comprato con un mutuo, le cui rate vengono pagate dalla Camera dei Deputati.
Geniale, vero?
Ma non è finita qui.
Il vero scandalo non è solo regalare a questo signore qualcosa come 150 stipendi parlamentari al mese, o 2000 stipendi normali, ma è anche e soprattuto nella misera funzionalità di questa struttura.
Qui infatti hanno gli uffici i parlamentari "sfigati": i segretari di partito, i capigruppo, i presidenti di commissione hanno gli uffici all'interno di Montecitorio, ma essendo gli spazi limitati (limitati un corno: ho visto finanche 10 stanze con centinaia di metri quadri a disposizione di un singolo capogruppo d'opposizione), restavano qualche centinaio di deputati da sistemare.
questi li hanno spediti a palazzo Marini, che è in piazza san silvestro, sono 500 metri o poco meno da montecitorio, ma essendo che i peones sono a roma solo dal martedì pomeriggio al giovedì per le votazioni, ed essendo il loro mestiere in quei giorni incentrato essenzialmente nel premere il pulsantino del voto al suono della campana, non possono permettersi il lusso di allontanarsi così tanto.
E così quel palazzo è sempre vuoto, spettrale, cammini per centinaia di metri per i suoi labirintici corridoi senza trovare mai un'essere umano, un segno di vita.
I corridoi sono sempre vuoti, le tasche dei palazzinari collusi invece sono sempre piene!

www.facebook.com/notes/i-segreti-della-casta-di-montecitorio/i-noti-ladri-che-si-aggirano-a-palazzo-marini-sede-degli-uffici-dei-singoli-parl/2327490...

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I poliziotti di servizio presso l'ufficio di polizia all'interno di Palazzo Montecitorio ci sono ormai abituati.Ogni giorno c'è sempre un deputato che denuncia il furto del suo costosissimo computer portatile , così come non disdegnano alcune giovani deputate dal denunciare il furto della propria pelliccia di valore.
Ma come mai, malgrado i rigidi controlli all'ingresso di montecitorio, continuano ad agire indisturbati questo manipolo di ladri nel transatlantico e delle aule di Montecitorio?
Forse perchè probabilmente i ladri sono coloro i quali entrano ed escono dall'ingresso principale quando vogliono: i deputati infatti sono gli unici esentati dai controlli. Ma perchè i deputati dovrebbero denunciare furti a montecitorio?????
Semplicemente perchè c'è una polizza assicurativa che copre qualsiasi furto di qualsiasi entità che avviene all'interno di Palazzo Montecitorio.
Poi si offendono se uno parla di quel palazzo come un covo di ladri!


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i tanti che mi allarmavano sulla censura, avevano ragione: mi è arrivata una mail di intimazione da facebook di rimozione dei contenuti. nel giro di una ventina di minuti spero di riuscire a trasferire tutto qui. datemi una mano ad avvisare ai 1000 iscritti alla pagina e a far circolare il link! isegretidellacasta.blog​spot.com/



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Quando vedete un autoblu che sfreccia a sirene spiegate, sappiate che a volte dentro c'è solo una signora che va a fare la spesa o accompagna i figli a scuola.
Vi spiego qual'è il trucco attraverso il quale gli onorevoli parlamentari si arrogano e si appropriano di questo servizio.
Le autoblu a Montecitorio sono solo venti, a disposizione dell'ufficio di presidenza (presidente e vicepresidenti della camera) e dei presidenti delle commissioni parlamentari. E gli altri 600 deputati?
Ecco come fanno.
Il meccanismo è ormai ben collaudato.
Se all'origine era solo uno stratagemma di un giovane deputato democristiano di un paesino del beneventano che l'ha tenuto in piedi per 30 anni di onorato servizio allo stato (e lo tiene tuttora) oggi ormai è dilagato molto tra i frequentatori di montecitorio.
Basta trovare una persona fidata che si prenda l'impegno, con le dovute precauzioni di intracciabilità, di inviare una lettera anonima di insulti e minacce, meglio ancora anche verso i familiari, riportando alcuni dettagli della vita privata (il nome della scuola del figlio, ad esempio).
Il giorno seguente, mentre lui va ad informare i carabinieri, io sono già a scrivere.....in verità faccio il taglia e incolla di un vecchio comunicato stampa che mi ha passato un altro servo di montecitorio che si chiama minacce.doc che tanto il succo è sempre lo stesso:"profonda indignazione per le minacce ricevute, ma continuerò per la strada delle riforme e del rinnovamento, non ci lasceremo intimidire", chiamo i miei colleghi che anche loro hanno un bel file prestampato solidarieta.doc con il quale il capogruppo, il segretario, ecc.... esprimono solidarietà e vicinanza.
Il caso finisce sui giornali, il prefetto chiama al padrone per assicurargli una protezione maggiore.
Quel prefetto sà bene che l'avvicinamento, il trasferimento e la promozione dipendono dal ministro degli interni di turno e quindi dipende molto dalle amicizie che si sarà saputo costruire nei suoi anni di carriera prefettizia: nel successivo COMITATO PROVINCIALE PER L'ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA non mancherà l'ok per concedere la dovuta protezione al padrone-deputato minacciato.
E così per magia ecco a voi un auto blu e una squadra di scorta!


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