| | | Post: 3.045 | Registrato il: 20/08/2009 | Sesso: Femminile | Dangerous Fan | | OFFLINE | |
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Ho acquistato il libro di Paul Theroux - Due Stelle- che è un omaggio a due grandi attrici del cinema hollywoodiano.
Il capitolo su Elizabeth si chiama "Liz a Neverland" ed ho deciso di condiverlo con voi nelle sue parti salienti che posterò a puntate perchè sono un bel pò di pagine...(scrivo sulla tastiera con due dita )
Le parti omesse sono contrassegnate da puntini.
-Prima parte-
A favore della tanto criticata voce di Liz Taylor dirò che, nonostante il fracasso dell'elicottero, la sentivo benissimo.
Era il tramonto, stavamo prendendo quota sopra il ranch "Neverland" di Michael Jackson, e la sua voce da ragaza, acuta e implorante sembrava poter trapassare anche il titanio dell'elica.
Stringeva tra le braccia il suo cane, un maltese di nome Sugar, e mi diceva "Paul di al pilota di girare in cerchio, così possiamo vedere tutto il ranch!".
Neverland, la minicittàfatta di giostre, case delle bambole, animali da zoo e parchi dei divertimenti, si rimpiccioliva dentro di noi, e naturalmente Elizabeth voleva avere qualcosa in più.
Anche se aveva le orecchie protette dalla cuffia, il pilota la sentì e ci portò ancora più in alto, nel tramonto color pesca.
Neverland diventò sempre piùà simile a un giocattolo, con tutte le luci che scintillavano fuilmente, pensai, perchè a parte le guardie di sicurezza non c'era nessun essere umano in vista. Si riconoscevano le timide giraffe e il rettilario con rne grandi come frisbee e pitoni grassi; li un cobra e un serpente a sonagli si erano lanciati contro il vetro della gabbia per mordermi e ci avevano battuto i denti con violenza.
Si distingueva delle scimmie, dove il grande ed irsuto scimpanzè AJ mi aveva sputato in faccia con la sua bocca a forma di pala, mentre l'orango Patrick tentava di torcermi una mano. C'erano i lama tutti intenti a espettorare e il lunatico elefante di sei tonnellate, dono di Elizabeth.
C'erano le giostre, vuote: il drago marino, l'autoscontro, il carosello che suonava una canzone di Michael, Childhood (C'è qualcuno che ha visto la mia infanzia?); la grande stazione ferroviaria splendente di luci,; i prati all'inglese, le aiuole con gli altoparlanti a forma di rocce grigie da cui uscivano musiche tratte da vari spettacoli.
La valle si riempiva di ritornelli infiniti che soffocavano il cinguettio degli uccelli selvatici.
Al centro di tutto, su uno schermo da cinema drive-in, scorreva un cartone animato con due creature dalle facce strampalate, illuminate dal crepuscolo limpido; schiamazzavano orribilmente e non c'era neanche un'anima a guardarli.
"In quel gazebo Larry e io ci siamo detti si", disse Elizabeth scuotendo la testa; Sugar ammiccò dietro la frangetta, curata come i bei capelli bianchi della sua padrona. "E quella è la stazione, vero, mio caro?" proseguì Elizabeth, poi mi indicò un boschetto su un'altura: "Li facciamo i pic-nic, Michael e io. Possiamo fare ancora un giro?"
Elizabeth è veramente se stessa quando chiede qualcosa in più; Neverland, tremila acri di conca, ricominciò a ruotare sotto di noi mentre le ombre si allungavano sotto il rosa e l'oro del cielo.
"Ecco il cinema....e lì quanti fiori....Michael li ama tanto", disse Elisabeth. "Uuuhh guarda i cigni!"
Con cigni come quelli non c'è bisogno di rottweiler, pensai. Non pioveva da mesi ma i grandi prati, annaffiati da irrigatori posti sotto il livello del suolo, erano color verde profondo.
Qui e là si scorgevano gli uomini del servizio di sicurezza, come soldatini giocattolo; alcuni giravano a piedi, altri su macchinine da golf, altri ancora facevano la sentinella. Neverland è anche una fortezza.
"Per favore possiamo fare un ultimo giro?" chiese Elizabeth.
"A che cosa serve quella stazione?" domandai io.
"E' per i bambini malati."
"E tutte quelle giostre?"
"Per i bambini malati."
"Guarda quante tende", notavo per la prima volta i grandi tepee nascosti nel bosco.
"Il villaggio indiano. Ai bambini malati piace molto."
Anche a quell'altezza si vedeva che la valle, rappresentazione di un'infanzia faticosamente riconquistata, era zeppa di statue: lungo i viali di ghiaia e i sentieri del campo erano allineati piccolo flautisti in pietra, figuerette di bambini che sorridevano di gratitudine, grappoli di frugloli che procedevano mano nella mano, qualcuno con il banjo e altri con la canna da pesca. E naturalmente spiccavano le grandi statue in bronzo; in equilibrio sulla punta di un piede, davanti al palazzo principale con le finestre a colonnine e il tetto a tegole scure, stava un Mercurio di nove metri con elmo alato, caduceo e tutto. ......
Elizabeth si era girata a guardare il cieolo a occidente e la luce che ancora restava. "E' come un Notturno di Whistler", disse piano.
La voce da ragazzina era sparita e il tono era pensoso, adulto, leggermente triste, con la caratteristica croma elisabettiana; era il tono di tutta una vita piena di sogni ad occhi aperti.
A colpirmi fu quell'esatta definizione del cielo, davvero whistleriano con la sua luce fluida e le sue ombre ambigue sospese su Neverland.
"Si può dire che tu sei Wendy e Michael è Peter, no?" le avevo chiesto un mese prima nella sua casa di Bel Air.
"Già, fra noi c'è una specie di magia."
Per chi volesse approfondire sul pittore citato da Elizabeth (James Abbott McNeill Whistler (Lowell, 10 luglio 1834 – Londra, 17 luglio 1903) è stato un pittore statunitense.)
it.wikipedia.org/wiki/James_Abbott_McNeill_Whistler
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