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I'll Be There - Fan Fiction (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2011 20:04
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11/09/2010 23:31
 
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Ecco il nuovo capitolo... spero di non deludervi, grazie x le lodi che sempre mi scrivete, è molto importante per me avere la vostra opinione, un kiss [SM=x47938]

Capitolo 9

Il pomeriggio successivo mi recai in aereoporto, aver sentito la voce di Michael mi aveva fatta tornare indietro nel tempo, quando ero ancora ignara dell'esistenza della foto ed ero insieme a lui. Invidiavo quei momenti, come se mi fossero stati rubati, erano un'illusione che si è rivelata essere tale dopo quella terribile scoperta. Michael, probabilmente, era ancora immerso in quel sogno e non si sarebbe mai immaginato che era stato perduto.... ma questo dipendeva da lui: avrebbe ancora voluto vedermi o si sarebbe infuriato? Se la cosa fosse teminata nel peggiore dei modi, ero consapevole che Michael non sarebbe stato in torto se non avesse voluto più vedermi, era comprensibile una reazione simile, al contrario, sarebbe stata la cosa più giusta per lui.
L'aereo decollò in perfetto orario, presi posto vicino al finestrino, le voci dei passeggeri riempivano la mia mente... ogni giorno i nostri sguardi si incrociano con quelli di individui completamente estranei a noi e che probabilmente non rivedremo più, ognuno con la propria storia, le proprie convinzioni, i propri sogni irrealizzabili. Sono sguardi vuoti, privi di qualsiasi emozione, ma quante volte le nostre menti avranno pensato alle medesime cose, quanta storia è nascosta nei loro animi che potrebbe essere simile alla nostra? Siamo tutti accomunati dall'essere anime in cerca di felicità per noi stessi, per i nostri cari, ma la più grande completezza si raggiunge quando saremmo in grado di donare agli altri ciò che abbiamo e confortarli anche quando dovremmo essere noi i confortati.
La mia mente vagava disordinatamente nell'immenso di queste riflessioni, incapace di dargli un'ordine, mi isolai poi dal frastuono iniziando a contemplare l'azzurro cielo.
Era limpido, la sua tinta sembrava dipinta al pastello e scemava verso il bianco in prossimità delle candide nuvole, poche e piccole; non ne esistevano di ugual forma o misura; uniche ed irripetibili, come ogni momento passato su questa terra, si vive soltanto una volta e non potrà mai essercene un altro uguale; come ognuno di noi, aventi caratteri che tendiamo a classificare a seconda della simpatia, della lealtà o sincerità, ma ci si può limitare soltanto a considerarli simili, perché ognuno è distinto dagli altri, grazie alle proprie caratteristiche.
Sotto di me si estendevano agglomerati di grattacieli ed edifici alternati a solitari paesaggi di campagna ed imponenti catene montuose che presentavano rocce in tutta la loro maestosità; il celeste oceano diventò una fonte di rigenerazione per la mia vista, così profondo e sempre in movimento, seguivo con lo sguardo il luccichio della sua coltre fino a quando non si ripresentarono i paesaggi europei che avevo ammirato per l'ultima volta prima di incominciare la mia nuova vita negli Stati Uniti, rivedere l'Europa mi provocò un incolmabile senso di vuoto, i vasti appezzamenti di terreno, le colline che a distanza di pochi mesi sarebbero state ricoperte dalla fresca neve, mi riportavano al passato.
In meno di sei ore arrivai a Parigi, uscita dall'aeroporto mi diressi all'Arena dove Michael avrebbe cantato; i fan si accalcavano davanti al porticato principale frementi di mostrare il loro biglietto agli addetti che ne avrebbero autorizzato l'entrata. Il sole era ormai tramontato scomparendo nella calma piatta delle pianure francesi. Michael non mi aveva detto come dovevo fare ad entrare, non avendomi lasciato il biglietto; poco male, prima o poi si sarebbe ricordato di avermi lasciata lì.
Aspettai una buona mezz'ora, stavo per telefonargli ma lui mi precedette inviandomi un sms:
“Sei arrivata? Mi ero scordato di dirti che ho riservato un posto per te in prima fila ma senza biglietto non ti lasceranno entrare, ti raggiungo tra cinque minuti al bar dell'Arena.”
Gli risposi immediatamente: “Ok, ci troviamo al bar, ma attento a non farti riconoscere dai fan!”.
Mi diressi verso il bar, fortunatamente era pieno di gente, così Michael non avrebbe dato nell'occhio, anche se si fosse camuffato, sarebbe stato comunque un rischio.
Mi fermai davanti ai tavolini esterni del bar, lottavo contro me stessa costringendomi a non parlargli, quando l'avrei visto, riguardo alla foto, ne avrei avuto tutto il tempo dopo il concerto, mi consolai pensando che comunque non mancava molto tempo a quando il momento sarebbe arrivato. Non dovetti aspettare molto perché Michael mi raggiungesse... camminava veloce verso di me, indossava un larghissimo sombrero sfaccettato in una moltitudine di colori accesi che gli copriva il viso lasciandolo in ombra; per nascondere ulteriormente il volto portava degli occhiali da sole neri con due grandi lenti che si estendevano sino sotto gli zigomi ed un giaccone in pelle nero di tre o quattro taglie in più della sua gli celava interamente il corpo.
Dopo aver compreso che era lui tentai di trattenere la risata che il suo aspetto buffo aveva provocato in me.
- Ciao, tutto bene?
- Sì, vieni con me..
Mi prese per mano ed iniziammo a correre, lui a testa bassa, c'era molta gente, nessuno poteva riconoscerlo.
- Mi stanno guardando?
- Sì, ma non perché hanno capito chi sei, con quel cappello hai attirato l'attenzione di tutta Parigi!
Alcuni ragazzi notando gli abiti di Michael iniziarono ad inseguirci pensando che fosse un fuorilegge intenzionato a rapirmi. Sembrava uno scherzo, chi avrebbe mai immaginato che Michael Jackson venisse scambiato per un malintenzionato? Gridavano ma io e Michael cominciammo a ridere, senza riuscire a smettere.
- Il tuo cappello ha fatto scalpore, davvero un'idea a dir poco geniale!
- Ti prego non nominarlo neanche, dannato il momento in cui ho pensato di mettermelo...
Le risate non cessavano, eravamo tornati nel nostro mondo a parte, fatto di sorrisi e spensieratezza, anche se eravamo sotto gli occhi di altre persone, non avevamo alcuna intenzione di tornare alla troppo monotona realtà, rifugiandoci nel nostro paradiso immaginario. Eravamo intrisi della nostra innocente complicità, sembrava la scena di un film comico, mi piaceva vederlo felice, iniziai a prenderlo in giro, sapevo che si divertiva a essere scherzato, e non volevo che il suo sorriso si spegnesse subito....
- Mike, capisco che ti piacciono le feste, ma permettimi di dire che il carnevale è già passato da un pezzo!
- E sì che ho anche cercato degli abiti più sobri possibili...
- Giusto per non farti notare..
- E tu guarda ora come sei spettinata!
- Spettinata? Senti chi parla! Chissà come si saranno arruffati i tuoi adorati ricciolini sotto a quella specie di ombrello che ti sei messo in testa!
Tra una risata e l'altra arrivammo all'entrata secondaria che conduceva al camerino di Michael, entrammo ancora con il fiatone.
- Aly, sei fantastica! Non mi era mai capitato di essere scambiato per un rapinatore di ragazze e di scappare ridendo in mezzo a tutti senza che si immaginassero minimamente chi fossi..
- Ma sei stato comunque inseguito, caro mio. - gli dissi appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui sorrise e mi abbracciò eliminando ogni distanza tra noi due. Respirai profondamente, consapevole del dolore che gli avrei procurato mostrandogli la fotografia, i sensi di colpa che erano cresciuti in me non diminuivano, anche se sapevo nasconderli.
Quando sciogliemmo l'abbraccio, Michael si tolse gli occhiali da sole e il sombrero, riponendoli su una sedia del retropalco.
- Ecco, e ora chi aveva ragione? - gli dissi avvicinandomi a lui per districargli i ricci tutti spettinati. Mi strinse a sé, schioccandomi un lungo bacio sulla guancia destra.
- Tu, come sempre. - sorrise stringendomi a lui in un abbraccio, annullando ogni distanza fra noi.
Quando sciogliemmo l'abbraccio Michael mi accompagnò attraverso i corridoi che mi avrebbero condotta al pubblico senza destare nessun sospetto agli occhi dei fan.
- Vai Michael, in bocca al lupo, sei grande..
- Se me lo dici tu, allora ci credo...
- Sei incorreggibile! Devi crederci perché è vero, non perché te l'ho detto io.
- Ok, tenterò di farlo...
- Aspetta, dopo ci possiamo vedere? Però se finisci tardi non voglio farti perder tempo e - la sua voce fermò il mio discorso.. - Vederti non è mai una perdita di tempo; dopo va benissimo, ci troviamo davanti alla Tour Eiffel quando tutti saranno andati via, ok?
- Verso mezzanotte?
- Facciamo l'una per sicurezza.
- Ok, come vuoi tu.
Ci salutammo ed andai a prendere posto fra il pubblico.
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