La promessa
Quella notte non riuscii a dormire. Ero tornata a casa di Eveline, perché Janet aveva fatto presente che gli sposi prima del matrimonio non si dovevano vedere, e fissavo il soffitto.
Strano. Non avrei mai pensato che la mia vita potesse prendere una piega così... strana. Insomma, mi stavo sposando con Michael Jackson!
All'improvviso ci fu un movimento alla mia destra.
-Sara? Sei sveglia?
Era Janet.
-Sì Jan, sono sveglia. Che c'è?
-Ti dovrei parlare.
Andammo sul mio balcone.
-Allora Jan? Che mi devi dire?
-Tu ami mio fratello, vero?
-Jan, ma che domande fai? Certo che lo amo!
-E gli starai accanto per sempre?
-Finché morte non ci separi. Ma perché mi fai queste domande?
-Non è facile stare accanto a lui. Lo so per esperienza e in molti ci hanno provato.
-No, non ci hanno mai provato veramente. Altrimenti ci sarebbero riusciti. Jan, Michael è molto più del bambino mai cresciuto che può sembrare a tutti. Michael è un'anima ribelle, complicata. E lo sono anche io. Inoltre, mi sembra che entrambi abbiamo un grosso problema con la nostra stessa vita. Quindi posso tranquillamente sopportare tutto questo, Jan.
Se ne tornò a letto rassicurata.
Però ci riflettei. Diamine, stavo per sposarmi con Michael Jackson!
Ma lui non era il Re. No, lui era il mio piccolo principe azzurro, che mi aveva salvato da una vita pressochè noiosa... lui era Michael.
Di sicuro neanche lui stava dormendo. Ed io, invece di aiutarlo, ero incastrata lì, dove cinque femmine mi controllavano a vista. Tutto questo era assurdo.
Domattina avrei avuto gli occhi praticamente viola, ma non ne volevano sapere di chiudersi. Avrebbe dovuto combatterci Katherine con la mia faccia, e Eveline con i miei capelli. Sarebbe stata una giornata tremenda.
***
Esattamente come previsto. Appena la mia sveglia delle cinque suonò, tutte scattarono in piedi. Mentre erano impegnate ad urlare per casa, io andai a vestirmi e presi le chiavi della macchina. Non avevo certo intenzione di farmela da casa a Neverland a piedi.
Una volta arrivate, mi fecero sistemare in una stanza il più lontano possibile da Michael, e cominciarono a prepararmi. Mi sentivo una marionetta nelle loro mani, perché non mi lasciarono fare praticamente nulla.
Le mie occhiaie viola però non volevano saperne di scomparire, così dissi che ci pensavo io.
Non erano proprio capaci!
Rimossi quei segni grazie a una delle pomate ricoprenti di Mike, anche se tecnicamente a lui servivano per coprire le macchie bianche. Beh, quel che serve serve.
Fui quasi subito pronta. Quasi, perché tutte erano ancora in crisi sui gioielli che avrei dovuto indossare. Alla fine presi i miei orecchini di tutti i giorni, di oro bianco e diamanti, la riproduzione della collana del Titanic, che mio padre mi aveva regalato per il diploma, e dei bracciali che avevo 'rubato' a mia sorella.
***
Finalmente potemmo uscire per andare in chiesa, avevo un'ansia terribile addosso. Ma terribile proprio. Solo che non lo facevo vedere, altrimenti rischiavo di fare agitare anche mio padre, che era molto sulle spine. Potevo capirlo. La figlia piccola che si sposa prima di quella grande e per giunta con una superstar mondiale!
Arrivammo, finalmente. Appena scesi dalla macchina scoppiai a ridere. Nervosismo? No, la situazione era così assurda che potevo solo ridere. Mi si era strappato il vestito lungo lo strascico. Avrei dovuto sapere che diciotto metri di seta non avrebbero tenuto a lungo.
Comunque, riuscii ad entrare in chiesa senza troppi problemi.
Appena Michael si girò verso di me, lo osservai per bene.
Come previsto non aveva dormito, si vedeva. Ma c'era qualcos'altro di strano in lui... Cosa? Poi capii. Sotto allo smoking portava un paio di Capezio. Le risate crebbero istantanee nella mia gola, ma non potevo ridere, non adesso!
Con tanta, anche troppa forza di volontà arrivai all'altare. Cominciai ad osservare le navate della chiesa, interessata. Stile paleocristiano, navata centrale, unica fonte di luce, percorso obbligato. Più avanti c'erano mosaici che ricordavano l'era baroc...
-Vuoi tu prendere come tuo sposo il qui presente...
'Spettacolo vivente'? Completai la frase.
-Sì.
-Bene, firmate qui e qui... congratulazioni!
Appena il prete finì io mi voltai e scappai fuori. Fui presa da un violento attacco di risate e mi accasciai sugli scalini, incapace di riprendermi. Quando Michael mi raggiunse, senza parlare gli indicai le scarpe che indossava con le lacrime agli occhi. Allora comprese e si mise a ridere anche lui.
Nessuno, ovviamente, capì il motivo della nostra ilarità e immaginò fosse per la felicità.
Ci sbrigammo ad andare al ristorante. Giunti lì, però, scoprimmo che mancava metà degli invitati. Di fronte al mio sguardo interrogativo Michael rispose scocciato:
-Si sono persi. Hai presente il classico idiota che dice di sapere la strada solo per fare il figo? Ecco.
Scoppiai di nuovo a ridere, chissà se avrei avuto la grazia di un momento serio.
-Dai, ma che te la sei presa?
-No, sono affari loro!
-Non fare lo scorfano brontolone! Piantala!
-Mi fa male tutto lo sai?
-Sììì anche a me! Evvaii!
Dopo un'altra mezz'ora passata così, finalmente gli altri arrivarono.
Entrammo al ristorante; la festa durò fino alle cinque del mattino.
Nella mia testa, un pensiero fisso:
'Voglio andare a casa!'
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Per chi volesse vederli, questi sono i gioielli di Sara:
www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=20434423 [Modificato da _Sara95_ 06/07/2010 15:14]
You're the sun ɑnd I'm the moon.
In your shɑdow I cɑn shine.