E così la mia avventura si conclude. So che la FF sarebbe dovuta essere più lunga, ma mi piace pensare che ognuno di voi immaginerà una storia diversa per gli spazi bianchi che io ho lasciato.
Questa storia è dedicata a tutti i malati di tetraparesi, con l'augurio di una guarigione. Presto o tardi che sia, loro non desiderano che guarire e vivere una vita normale.
Buona lettura.
Only one wish.
26 giugno 2009
Tutto era pronto. Aspettavo questo momento da anni. Aspettavo il momento di guarire, quello in cui sarei uscita dalla sala operatoria felice, con gli occhi gonfi di lacrime. E sapevo che non avrei temuto la porta della sala operatoria.
Ma non era come me l'ero immaginato. Tutto il mio mondo era grigio e sfocato senza di lui. Lui era stato quella luce magica che aveva illuminato i miei occhi, quello che mi aveva permesso di trascinare la mia vita fino lì. Tanti anni prima, quando ero soltanto una quindicenne, gli avevo promesso che sarei guarita e che non avrebbe mai più dovuto portarmi in braccio. Ora anche quella promessa si era svalutata. Che senso aveva guarire, ora che colui che avrebbe potuto dare un senso alla guarigione se n'era andato? Neanche i miei figli, i nostri figli, potevano dare un senso alla mia vita. Erano soltanto una sua brutta copia, una sua stupida emanazione, mescolata ai miei tratti. Ero vuota. Non avevo niente. Strano come non mi fossi accorta che vivevo in sua funzione. Ricordai quando mi aveva detto che ero uno spirito libero, che non potevo appartenere a nessuno. Forse intendeva nessun altro.
-Se vuole seguirci, signora...- era uno dei medici.
Annuii. Ero certa che se avessi parlato avrei perso il controllo.
I miei figli mi abbracciarono e in loro sentii la stessa stretta forte che aveva fatto parte della mia vita.
-Mamma, ti vogliamo guarita!
-Ma certo Paris, altrimenti come potrei portarti a Disneyland?
Risero. Loro parevano non soffrire. Non troppo, almeno.
Entrai. Immediatamente venni fatta distendere e un medico iniziò a descrivermi cosa sarebbe dovuto succedere. Mi avrebbero anestetizzata, sarebbero intervenuti sui femori e sui piedi, e poi avrebbero cucito e ingessato tutto. Tre ore. Non sembravano poi così tante.
Pian piano scivolai nell' incoscienza.
***
Troppo caldo al femore destro. Cosa stava succedendo? Non ero padrona del mio corpo, non ancora, ma sentivo le voci soffocate dei medici.
-Si è rotta l'arteria femorale!
-La stiamo perdendo!
Ah, così stavo rischiando di morire. Bello.
Mi sembrava di galleggiare nella luce. C'era un caldo piacevole, e di tanto in tanto soffiava una brezza leggera. Era il Paradiso?
Ma sentivo ancora la voce soffocata di un medico.
-Dobbiamo salvarla, dannazione!
Non ti dare tanta pena, avrei voluto dirgli, sto bene così. Lasciami andare.
Ma non demordeva. Udii lo scatto secco dei suoi denti, mentre tentava di frenare l'emorragia. Non ce la stava facendo, ovviamente. Il sangue era troppo. Come una cascata, solo che lasciava freddo dentro di me.
L'aria che avevo sulla lingua si articolò in parole senza che potessi fermare le mie labbra.
-La...sciatemi andare. Di..dite ai miei figli che... li... amo.
Sospirai, esausta. Lasciatemi andare!
E i medici si arresero, guardavano impotenti il sangue uscire dalla ferita, scorrevole come acqua, mentre io me ne andavo, finalmente in pace.
***
Ero in un giardino di rose blu. Un blu così intenso da fare male agli occhi. Risi felice mentre correvo in quel luogo meraviglioso, e osservando il mio corpo capii che ero tornata una quattordicenne. Ma in me c'era qualcosa di diverso. Passeggiai per dieci minuti prima di capirlo.
Ero guarita. Adesso ero come gli altri ragazzi. Niente più stupidi pregiudizi!
Feci una spaccata. Mi venne perfetta. Lo avevo desiderato per così tanto tempo! Risi di nuovo, mentre osservavo il mio corpo camminare in un modo così sinuoso che pareva quasi impossibile. Alla fine, l'unica cosa che avevo davvero desiderato era di guarire.
-Non era questo quel che mi avevi promesso.
Avrei potuto riconoscere quella voce tra milioni. Era miele.
-Michael-. Non aggiunsi altro, quella semplice parola spiegava tutto.
-Tu non mi avevi promesso questo.
-Neanche tu.
-Decisamente, non siamo stati di parola- rise.
-No- concordai. -Decisamente no.
-Li hai lasciati soli.
-Non potevo fare altrimenti.
-No, hai ragione. Ma mi dispiace lo stesso.
Restammo a fissarci così per quella che mi parve un'eternità, poi all'improvviso mi sorprese.
-Ti amo- mi disse.
-E c'è voluta una vita, davvero una vita, per fartelo accettare.
Rise e mi portò con sè nelle vie infinite della felicità.
Dove tutto è fermo e tutto si muove. Nel cuore di una ragazza e del suo eterno amore.
7 luglio 2009, Staples Center, L.A.
La piccola Paris si avvicinò al microfono. Davanti a lei c'erano diecimila persone. Ma non aveva paura di parlare.
I suoi occhi azzurri, che aveva ripreso dalla madre, erano sereni. Dentro vi brillava il sole della gioia pura.
I suoi genitori erano insieme, in pace, e si amavano. Cosa avrebbe voluto di più?
-L'uomo cerca sempre l'immortalità nella sua vita, nel suo frenetico scorrere del tempo. Però l'uomo è cieco. Dio ci ha donato due tipi di immortalità. Uno sono i figli, la carne della nostra carne. Il nostro ricordo non svanirà se i nostri discendenti ci ricordano.
E l'altra immortalità è l'amore. L'amore salva l'anima, l'amore fa vedere il mondo per come Dio lo ha creato, e non come l'uomo lo ha ridotto. L'amore è l'immortalità perfetta e perpetua; senza l'amore non esistono i figli.
Mamma, papà, voglio soltanto dirvi che siete stati i migliori genitori del mondo. Grazie.-
La piccola Paris lanciò due rose, una blu e una rossa, sulle bare dei genitori.
-Tranquillità e passione. Voi due eravate come bianco e nero. Ma non importa se sei bianco o nero giusto?
Si abbandonò al pianto fra le braccia della zia Janet.
E allora, proprio quando la tristezza si stava facendo largo nel suo cuore, sentì una voce, anzi due. Erano due persone che sussurravano il suo nome...
-Non preoccuparti, amore di mamma. Mamma e papà sono qui. Ti proteggeremo.
Sentì un calore abbracciarla fin nel profondo, e sorrise.
-Noi siamo qui.
Fine.
You're the sun ɑnd I'm the moon.
In your shɑdow I cɑn shine.