23/04/2010 20:59 |
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| | | Post: 482 | Registrato il: 21/08/2009 | Città: ROMA | Età: 29 | Sesso: Femminile | Invincible Fan | | OFFLINE |
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Scusatemi tanto per il ritardo e per i capitoli corti, purtroppo io non amo le cose lunghe. E scusatemi anche se qualche volta non risponderò ai commenti, sappiate che per me siete importanti poiché siete voi che fate andare avanti questa storia.
Hope you enjoy!
Non è possibile.
Una di quelle cose che non si dimentica, di sicuro....
Eppure avevo i miei dubbi. Come era possibile che una popstar come Michael, perfezionista fino alla morte, avesse scelto me come prima ballerina, un'invalida?
Non mi ero mai reputata tale, ma in fondo sapevo che era la realtà dei fatti e che dovevo farci i conti tutti i giorni. Non ero stupida e sapevo che sarei stata per sempre discriminata, soltanto perché su un pezzo di carta c'era scritto Invalidità grave.
E poi c'era un'altra cosa che non mi quadrava... Perché Michael per un video come Thriller, che si preannunciava spettacolare, diceva di avere bisogno di una quattordicenne? Cosa c'entravo io? Come c'entravo? Perché c'entravo?
Eppure la mia gioia era così profonda, che neanche questi piccoli dubbi la scalfivano.
Dopo dieci anni di sudore e tre titoli italiani, a quattordici anni andavo a fare uno stage in America. Ma la parte più 'tesa' non era stata l'attesa del verdetto, ma il provino stesso...
1 gennaio 1983, Teatro S. Carlo, Napoli
Fuori da quella porta c'era Michael Jackson, il mio mito di una vita. Ed io ero dentro, dietro le quinte, a scaldarmi fino dove potevo. Perché dovevo ballare per lui. Perché toccava a me. Me, che fino a un anno fa non avevo idea che tutto ciò potesse accadere, che consideravo una fortuna anche solo poter camminare sulle mie gambe.
Mi chiamarono. Oddiodiodio, adesso avrei fatto un disastro totale, me lo sentivo.
Thriller partì ed io cominciai a ballare. In quel momento, tutte le mie paure, tutti i miei dubbi si dissolsero come neve al sole. Ero sul palco. Stavo ballando. Mi sentivo perfetta.
Dopo quattro estenuanti minuti, scesi dal palco e andai sul sottopalco, dove le altre ballerine mi attendevano. Quella era l'ultima eliminatoria, l'ultima speranza di farcela.
Non venni chiamata.
Gioia, stupore, meraviglia. Ce la potevo fare ancora.
E ovviamente dopo quel giorno, quel 12 febbraio 1983, non fui più la stessa. Fra quindici giorni sarei dovuta partire.
Mi sottoposi a degli esercizi assurdi per ridurre al minimo la tetraparesi, anche se sapevo che più di tanto non si poteva fare; qualche volta svenni per il dolore acuto, ma non mi importava.
Mi misi a dieta e dimagrii tredici chili in un mese, arrivando a pesare quaranta chili.
In testa un solo pensiero: devopartiredevopartiredevopartire!
Ancora non sapevo che quel momento tanto atteso si sarebbe trasformato in un piccolo disastro...
Scusate ancora per il capitolo cortissimo!
You're the sun ɑnd I'm the moon.
In your shɑdow I cɑn shine.
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