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Dico una cosa un po' così sul concetto di "passato" in musica.
Per sua natura, la musica non è altro che "suono che si ferma nella mente", come dicono i musicologi.
La musica è essa stessa, in altre parole, suono passato (e fermato, sennò è solo suono)
Il suono si sente, e la musica è suono formato (non fermato, stavolta) nella mente da un'associazione di processi che hanno a che fare, in parte, con l'esperienza sensitiva ed, in altra parte, con una teoria del sapere.
Tutto questo cosa c'entra con MJ?
Ovviamente c'entra.
Dal punto di vista della fruizione, la musica è solo questo: la quantità di processi che un suono udito attiva soggettivamente.
Se MJ fa di thriller un album che si "ascolta" ancora oggi, ciò significa che quel suono è in grado di trasformarsi ancora oggi in processi mentali in grado di influenzare (anche negativamente, perché no?) il sapere dell'ascoltatore.
In altre parole, se lo scopo della musica è quello di darsi ascolto, massimo è il successo di un disco "passato", per cui l'"ascolto" è protratto nel tempo.
Da questo punto di vista, dal punto di vista della fruizione soggettiva, thriller è "la musica del XX secolo" (ponendo per assioma l'equazione necessariamente forzata vendite=ascolto).
Thriller è l'ascolto del XX secolo.
Farà impressione a qualcuno, ma è così.
Mi rendo poi conto che l'obiezione è la solita: "Topolino" si legge di più che la Recherche di Proust, ma non vuole dire che sia migliore, in quanto opera d'arte (e mille altre obiezioni già me le faccio da solo...).
Ma però. La musica è altro. Soprattutto quella pop. E molte obiezioni non calzano per la musica.
Io poi, che non sono un accanito fan di MJ, credo che MJ debba essere valutato come uno dei maggiori artisti di musica pop del secolo scorso proprio sulla base di questo discorso: la natura dell'ascolto musicale fa diventare fondamentale e non marginale la quantità di ascolto, la quantità di epigoni, la quantità di fruizione soggettiva eccetera. |