Capitolo 22 (...Credo...)
-sai cosa ti faccio se non mi ascolti, vero?- bene, adesso mi aveva pure minacciato! E lui è troppo forte.
-Quando..-
-appena puoi vai dalla polizia e gli dici tutto! Inventati i dettagli più scabrosi- disse chiudendo la telefonata. Mi accasciai a terra, avevo delle fitte alla pancia tremende, e stavolta era la fame. Sentivo il mondo che girava…
Soraya:
Andy era seduta per terra. Mi presi uno spavento! Ma Michael si spaventò più di me. Accorremmo da lei, la prese e la tirò su di peso. Iniziò a bombardarla di domande:
-Cos’hai?! Tutto bene!? Ti è successo qualcosa?!- vedevo lo sguardo di Andy perso nel vuoto, secondo me non riusciva neanche a capire cosa le stesse dicendo. Arrivai da loro e posi fine alla parlantina preoccupata di Michael
-Andy ti senti bene?-
-Sì, ho solo un po’di fame- disse ammiccando un sorrisetto. Con noi era venuto l’autista della limousine, Herman.
-Herman accompagna Andy a prendere qualcosa di caldo da mangiare.- gli ordinò Michael. Intanto lo presi da parte:
-Ma cosa ti è preso scusa?-
-Niente e che mi sono preoccupato!-
-Ma di cosa scusa?-
-Soraya! Proprio non lo vuoi capire?! Voi siete sotto la mia responsabilità, siete minorenni e perciò se vi succede qualcosa sono io ad andare nei guai.-
-Cosa vuoi che succeda?- dissi con gli occhi sbarrati e allargando le braccia, la maglia larga che portavo mi si abbassò un po’ sulla spalla. Michael aprì leggermente la bocca, con disegnata in faccia un espressione tra stupore, disprezzo e tristezza.
-Anche tu…-sibilò tra i denti poi mi si avvicinò di scatto e se ne andò filato verso il bar, senza neanche guardarmi in faccia. Mi guardai la spalla, si poteva benissimo vedere il livido verdastro di quella sera. Erano passati ormai 2 mesi… passai al bar dove era andata Andy per vedere se stava meglio. La ritrovai a ridere come una deficiente mentre addentava un sandwich al prosciutto. Mi rivolsi a Herman:
-Ma cosa gli hai dato da bere??- fece una risata e aggiunse
-Niente! È semplice Coca Cola!- sorrisi e guardai Andy.
-Soraya ne vuoi un po’?-
-No, no grazie devo fare una cosa.- dissi, e me ne andai fuori dall’aereoporto a cercare Michael. Mentre correvo per l’aereoporto pensai: Ma come siamo arrivati a tutto questo? Perché è successo tutto quello che è successo?... persa nei miei pensieri, ero ormai uscita dall’aereoporto e mi ritrovai in una folla di fotografi, giornalisti e paparazzi. Immersa in scatti di macchine fotografiche riuscii a dirigermi nel retro dell’aereoporto, proprio dove c’era un praticello e una bellissima radura. Da li si potevano osservare gli aereoplani che prendevano il volo. Mi rifugiai nella radura. Avvicinandomi nell’oscurità vidi un ombra. Mi avvicinai ancora di più e scoprii che quell’ombra era Michael, mi ricordava l’ombra di Peter Pan.
-Michael?S-sei tu?-
-…Si…- disse uscendo dalle siepi li vicino. Si sedette per terra e iniziò a fissare il niente, a me sembrava così poi non so cosa stava guardando veramente.
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