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Ultimo Aggiornamento: 03/04/2013 21:44
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27/12/2012 22:01
 
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Menomale si è ripreso e adesso ci si mette quell'essere spregevole di Joe a portarli via Liz. Posta il prossimo per sapere come faranno a risolvere la situazione
30/12/2012 15:27
 
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Mi sembra la stessa atmosfera che c'é prima di un temporale, quano il cielo é gonfio e grigio.. Michael é nervoso e suscettibile..sto aspettando che succeda il fattaccio..ti prego posta il seguito..

Foxy
[Modificato da Foxy1975 30/12/2012 15:28]
17/01/2013 18:13
 
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E dopo tanto,riesco a postare.
Buona lettura!!


Capitolo quarantatreesimo

Mentre l’alba andava sfumando il buio della notte imponendosi con decisione, Michael si chiedeva quali potessero essere le vere intenzioni che viaggiavano come ombre dove i suoi occhi e la sua mente non arrivavano. Chiuse piano la porta e scese. Joan lo guardò recarsi nel suo studio con fare di chi per tutta la notte ha pensato incessantemente ad una faccenda in sospeso ed ora non può più trattenersi, giunto il giorno, deve a tutti i costi concludere. Ma la situazione non era per niente in sospeso, era tutta da vedere e ciò rendeva Michael nervoso.
“ Buongiorno Joan!” Clara apparve sulla scalinata avvolta nella sua vestaglia azzurrina. “Michael è sceso?” chiese mostrando nella voce un po’ di apprensione: temeva per lui.
“Sì, è andato adesso verso lo studio.” le disse Joan lasciando uscire un sospiro.
Senza troppo riflettere Clara si avviò. La porta era aperta e una luce cristallina entrava libera dalle vetrate illuminando festosamente la stanza. Tutto taceva. Michael era seduto con il telefono in mano.
“ Chiamerai tuo padre?” chiese entrando.
“ Non credo. “ le rispose guardandola con la coda dell’occhio mentre riagganciava il telefono, afflitto.
“ Ma sarebbe bene se tu…”
“ Non ci riesco. Non più. Vuoi sapere una cosa?” la guardò in tralice. “ Ho paura. Adesso come non mai di parlargli. “
Istintivamente la mano di Clara si posò sulla sua spalla. Michael vi posò sopra la sua in segno di riconoscenza. Un denso silenzio pervase la stanza.
All’ improvviso una chiamata.
Michael stette un po’ ad ascoltare il suono stridulo del telefono e, solo dopo un attento riflettere che all’esterno sembrava tradursi in uno stato di apatia allungò il braccio per rispondere.
Clara notò le sue labbra distendersi in un sorriso di sollievo. Chi era?
“ Ciao Elizabeth!”esclamò volgendo lo sguardo al cielo soffermandovisi con gli occhi semi-chiusi per proteggerli dal bagliore del sole, tanto bello per quanto violento delle volte.
Una breve conversazione comune del tipo” Come stai,…” fu l’unica in cui Clara udì partecipare la voce di Michael. Seguì un lungo tacere: ascoltava. Essendo dietro di lui tutto ciò che percepì fu la pronuncia di qualcosa con tono di disgusto. Volse poi lo sguardo in sua direzione , gli occhi scintillavano e un confuso sentimento colpì il cuore di Clara; con occhi bramosi di sapere ricambiò finchè non li ebbe più puntati.
“No, anzi, hai fatto benissimo…non so…” la telefonata si concluse. Allontanò la cornetta lentamente soppesandola.
“C’è una notizia vero?” La domanda di Clara lasciava trasparire ,una tal, seppur coscientemente vana speranza per una risposta positiva da indurre Michael a deviare. Non poteva però mentirle, non a lei.
Clara era lì difronte con un sorriso spento, tenuto su miserabilmente.“ Prometti soltanto che qualunque cosa tu mi stia per dire, non sarà una parte ma tutta la faccenda.” supplicò.
“ Fino a questo punto non avrei voluto valutarlo. Liz è ora il suo obiettivo, è certo e schifosamente chiaro! Tu riesci a concepire una cosa del genere? Perché io, no.” le parole gli morirono in bocca.
“ Intendi dire che tuo padre si sta concentrando sulla nostra Liz? Ma , come faceva a saperlo, cioè, Elizabeth…Taylor vero? Come faceva a saperlo.” chiese Clara spaesata.
Michael scattò in piedi e sentì che ripensandoci la calma lo stava abbandonando cedendo il posto ad una rabbia dal sapore amaro. Tremavano le parole e tremavano i pensieri. “ Ha venduto nostra figlia ai media. Le sue immagini, in quell’ospedale che spero di non rivedere più sono in circolazione.” spiegò riluttante con il sangue che pulsava nelle tempie.
Appena ebbe finito Clara sporse lievemente il busto in avanti e serrò le sue spalle assumendo una posa che faceva pensare stesse per inginocchiarsi. La mente le si popolò di mille immagini e un mal di testa nel seguire quella matassa ingarbugliata.
“Esigerò di vederlo al più presto. Quel…quel…” e nell’istante in cui qualcosa che sapeva di turpiloquio era in agguato alle sue labbra, sorrise a Clara.
“ E così, ha di nuovo giocato con noi…con me.”
“Ci sarà pure un modo di rimediare?” chiese speranzosa e del tutto impreparata all’argomento.
Michael le scrutò con attenzione lo sguardo finchè non sentì una voce interna, un ricordo, rise sommessamente verso il pavimento. Si strinse nelle spalle e si concentrò di nuovo su Clara. . “ Ormai è accaduto. E Elizabeth inoltre mi ha detto che non sono chissà quali immagini…ma, non soprassiederò alla questione con mio padre. “

“Ti ho già parlato del nuovo album che mi attende?” disse improvvisamente verso sera, cullando la figlia così ben agiata da poter dormire sogni tranquilli anche tra le grida. Michael sembrava essersi davvero liberato da quell’ inquietudine che lo aveva ingabbiato nel suo buio che stringe un nodo alla gola. Memore di una vecchia chiacchierata con Clara aveva semplicemente ripensato che, in fondo, una bambina in fasce, in braccio ad una tata,“ No, di sicuro non è rilevante.” si ripetè mentalmente. Eppure un ombra esisteva ancora nel profondo. Innanzitutto avrebbe riaffrontato l’argomento con Joe, poi, avrebbe protetto a costo di tutto , persino di arrivare a sembrare un folle, sua figlia. E la cosa divenne nel suo animo una sensazione paranoica tanto che nella notte, nel silenzio che racchiude ogni uomo in sé del sonno, il tormento arrivava, vorticava. Un nome ne era padrone: Joe. Lui era suo padre, conosceva suo figlio e sapeva come continuare a giocare con la sua vita. Tutto questo faceva rumore, il silenzio faceva rumore ; risveglia. Si voltò verso Clara che dormiva profondamente e sembrava e sembrava rassicurata oramai. Le parole di Michael , semplici come a lei piacevano, le erano state di conforto. Anche se non aveva fatto altro che ripagarla con quello che lei stessa in un certo senso aveva dato a lui. Si chiese se era stato alla sua altezza ; se aveva rinfrancato un cuore e non evitato la faccenda. Ma il comportamento della moglie aveva risposto da sé. Ben vigile suo malgrado cercò di rimandare i pensieri all’indomani combattendo con le ombre. Aprì il cassetto del non-so-cosa-sia che un giorno aveva ribattezzato così Clara nel notare che era , a prima vista semplicemente un cassetto e vi frugò dentro nell’oscurità della stanza. Sfiorò qualcosa che lo fece pensare, qualcosa che ora non poteva aiutarlo. Non doveva. Diede uno sguardo a Clara, ascoltò il suo respiro regolare e spostò la mano e stavolta toccò un pezzo di carta. Semplice carta bianca. Lo prese e rimase sdraiato a pensare. “ho bisogno di luce.” pensò come chi sa che dietro la porta c’è qualcuno in agguato. Badando a non creare il ben che minimo rumore violento , spiò dapprima nella culla l’innocenza e si fermò un’istante a contemplarla incrociando le mani ad una sponda desiderando che il suo viso fosse sempre luminoso.
Quando Clara incontrò Joan nel frenetico via vai mattutino del ranch subito chiese dove fosse Michael.
“ è nel suo studio” fu un’altra volta la risposta che la fece correre senza pensare.
“ è solo vero?” chiese alzando un po’ il tono, imboccato il percorso. Non c’ era un pericolo perché dovesse lanciarsi a quel modo, ma sentiva il bisogno di essere sicura che non avesse una certa visita o qualche idea avventata. Forse non era da lui, ma tuttavia temeva di scoprire un Michael ancora sconosciuto a lei. Ancora. Mano a mano che si avvicinava alla stanza, un soave e familiare suono si faceva avanti. Sembrava accoglierla. Si soffermò sulla porta e ascoltò, affascinata. Ad un tratto una voce si levò. Non pronunciava nulla di comprensibile ma a Clara parve voler dire molte cose. La melodia si arrestò poi improvvisamente con un rimbombante rumore. Clara arretrò un po’ pronta ad entrare. Prima che lei potesse la maniglia andò giù e si trovò di fronte Michael avvolto nella sua vestaglia. I raggi che al solito entravano indisturbati andavano a colpire qua e là i più disparati oggetti .
“Buongiorno Clara!” le disse con un sorriso radioso portandosi un pugno ad un fianco.
“ Mi chiedevo dove fossi così ho chiesto a Joan. Avevo l’impressione di trovarti in riunione con qualcuno, così, ho aspettato. Credevo stessi facendo sentire a qualcuno un nuovo pezzo… “
Michael scosse il capo. “ Ti piace?” chiese tralasciando il discorso che suonava alle sue orecchie buffo.
“ Sì, è bellissima. Da quel po’ che ho sentito ho notato che non hai trovato le parole. Ma sai- rise lievemente- ci sono cose che ti lasciano senza parole e forse questa è una di quelle. Al termine di quella sgorgante considerazione appassionata il viso di Clara finì tra le ciocche dei capelli e mostrò un timido sorriso. Attese da Michael una reazione. E la reazione ci fu , non esattamente come se la immaginava Clara: “ Lo penso anche io, “Speechless” sì, come te. E sai una cosa. Ad un tratto ho anche le parole per la canzone.” Aveva il viso tra le sue mani e ora lentamente le faceva scivolare via lasciandole mille carezze.
Joan giunse alle loro spalle: “ Scusate, ma qualcuno vi cercava.” E tra le braccia una scalpitante bimba appena sveglia smaniava dalla voglia di essere presa da uno dei presenti. Michael la sollevò posandole un bacio sulla fronte e la alzò un po’ al di sopra della sua testa facendo passare Clara dalla sua parte per mostrarle il viso ora ridente, illuminato.
[Modificato da chiarajackie 17/01/2013 18:16]
17/01/2013 19:39
 
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BENTORNATA! Era ora!!
Mille spunti per questo capitolo! Dove ci porterai Chiara?! Posta presto e non farci aspettare troppo! Grazie!!

:)

Foxy
17/01/2013 22:35
 
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Maledetto Joe ha venduto le foto della loro figlia. Posta al più presto perchè Michael gli dirà ciò che si merita
11/03/2013 17:14
 
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Ciao a tutti...scusate l'attesa...prolungata.
Buona lettura!!


Capitolo quarantaquattresimo

“ Clara devi venire assolutamente! Devi sentire qua !” gridò improvvisamente Michael affacciandosi appena alla porta.
Clara non esitò e volò da lui ritrovandosi davanti al piano invitata con un cenno della mano a stare ferma e attenta. Michael prese allora a muovere con decisione le dita sulla tastiera che faceva librare in alto le dolci note della melodia che Clara aveva già avuto occasione di ascoltare; questa volta accompagnate dalla voce. E se Michael cantava era solo e soltanto per lei adesso. Era chiaro, era evidente. Nel profondo immenso della sua anima entrava ogni singola parola , ogni singola nota. Dopo il suono dell’ultima Clara esibì un piccolo applauso ; incrociò poi le braccia sulla coda dello strumento sfoggiando un ‘ espressione entusiasta. Gli occhi le brillavano.
“ Niente male, vero?!” chiese Michael fiero di sé dando un’occhiata esaminatrice a quel che aveva scritto sugli spartiti. Alzando poi lo sguardo apprese il motivo della mancata risposta. “Ehi, adesso io ho trovato delle parole e tu ne sei senza?” osservò sarcasticamente.
A questo punto Clara si lasciò percuotere da una sonora risata.
“ EH giusto, le hai date a me. “ continuò con lo stesso tono ma cosciente di dire il vero.
“Ho paura di essere banale con i commenti. Direi sempre le stesse cose, d’altronde però è quello che penso.” confessò Clara allegramente.
“Ma tanto ti si è letto in faccia!”
“Prendi in giro?” domandò sporgendosi con il busto poggiando le braccia sul piano come se da un momento all’altro avrebbe messo in mostra una buffa linguaccia.
Michael si tirò indietro ad occhi sbarrati per poi rilassarsi in un sorriso che lo seguì fino a quando toccò con le labbra quelle di Clara.
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“Michael, ha telefonato tuo padre.- irruppe Joan con l’ espressione di chi è sicuro di aver sbagliato -ancora una volta- momento.
Clara e Michael si voltarono e si sarebbe ben potuto ritenere di averli visti tornare sulla terra dopo la visita di chissà quale luogo del cielo equiparabile al paradiso. E venne a Joan l’impulso di rimpiangere la sua irruzione.
“Allora Joan! Cosa ti ha detto?” gli chiese Michael sorpreso e divertito al contempo per quello che evinceva chiaramente dall’ espressione .
“H-ha riferito che verrà questa sera stessa, verso l’ora di cena, perché se- fece una pausa per recuperare alla memoria quello che doveva ricordare- se c’è un problema è da affrontare come veri uomini, faccia a faccia.” Si accorse di aver persino faticato nel pronunciare quelle parole proferite poco prima in modo ben diverso che fu felice di non saper riproporre.
“Pensa che abbia paura? E poi, lo avrei certamente fatto venire qui io se solo avesse risposto di persona quando gli ho telefonato.”
“ Ma non credo che ti volesse ritenere un…codardo “ osservò Clara cercando conferma in Joan.
“ Dannazione Clara, possibile che tu ti ostini a prendere le sue difese? Ricordi cosa ha fatto? “ gridò Michael seccato da tutto : non voleva perdere tutto.
Clara si drizzò e sentì di bruciare. “ Lo so benissimo! IO NON LO STO DIFENDENDO!”
“ADESSO MI SIETE TUTTI CONTRO? “ inveì chiudendo con noncuranza la tastiera del piano provocando un rumore sordo.
In un attimo fu solo. C’era solo lui e la voglia di far affrettare il tempo, di desiderare di averlo davanti, di dirgli di smetterla. Così banalmente ma era un ‘ inizio. Se voleva distruggere la sua nuova famiglia non c’ era riuscito. Sì, così avrebbe detto…no, non era così, non più, c’era riuscito, forse sì. Si accostò alla vetrata e immaginò come poteva sentirsi Clara. Il telefono iniziò a squillare.
“ Non adesso, rimando a più tardi.” chiuse la breve conversazione intento a raggiungere Clara.
La trovò con Liz che sedevano curiosamente in un angolo dello sconfinato verde del ranch, tra l’erba. Arrivò fino alle sue spalle portando le braccia dietro la schiena. Una candida aura sembrava avvolgerle. Clara notò la sua ombra a terra ; non vi badò. Liz invece stava già festeggiando quell’arrivo lasciando cadere dalle mani impiastricciate di terra alcuni fiorellini. Non potendo negare alla figlia tale piacere lasciò crollare il muro fatto di rete. Michael si sistemò anch’ esso a terra per poi sollevare Liz così desiderosa di pavoneggiarsi tanto da finire a crogiolarsi semplicemente tra le braccia del papà.
“ Vuoi che mandi a casa i giardinieri e assumere te?” domandò ironico alla moglie accorgendosi delle sue mani altrettanto sporche.
Clara non potè evitare di sorridere guardandosi i palmi aperti.
“ Che stavate facendo?” continuò curioso .
“ Quello che hai appena detto. Solo che non volendo togliere il lavoro a nessuno ci siamo accontentate di pochi semi. “ replicò con tono che tradiva il suo stato, come credeva.
“ E così avete fatto un’esperienza nuova, è così?! Brava Liz.” si complimentò dando un bacio a quest’ultima.
“ L’ho letto in uno dei libri su in biblioteca. Bisogna cominciare ad imparare dai sensi. E io ho attuato l’ insegnamento. “ spiegò Clara.
“ Dimenticavo che tu eri la mia : Little teacher.”
“ Michael! Sai? Non credo più di amare tanto questo soprannome.”
“ E perché? A me piace tanto.”
“ Se a te piace, allora anche a me.” rivelò Clara pulendosi . Quando riposò gli occhi su di lui la risata fu immediata. “ Ecco, ci ha pensato Liz a darti la punizione che ti saresti meritato prima!” sentenziò vittoriosa.
La sua camicia era diventata a motivi marroni e verdi. Michael scosse il capo e osservò allibito la figlia che continuava ad usarla come asciugamano. “ E va bene. Vedi? voi due cospirate contro di me!”
Clara strinse i pugni ai fianchi. “ Ebbene-sospirò- è vero!” sorrise.
Il frusciare delle foglie catturò l’attenzione di Michael così come quella di Liz; non si udiva nulla se non quel mormorare della natura che suonava di magico alle loro orecchie formando un delizioso connubio con lo scorrere quieto dell’acqua. La mente di Michael fu condotta a riflettere, pensare. Cosa era successo? Cosa stava succedendo? Quel padre a cui lui stesso era portato a riconoscere tante cose ma anche a rimproverarne diverse il suo sbaglio forse più grande, più riprovevole. E poco fa? Cosa era riuscito a dire a quella dolce anima, che aveva al suo fianco e non passava giorno che non rivolgesse un ringraziamento a Dio per lei e tutto ciò che parlava di loro, con il quale stava condividendo il volo della vita, quando il silenzio arrivava?
“ Michael…” la voce di Clara lo rilasciò alla realtà. La guardò in attesa.
“ Prima, mi dispiace che tu abbia frainteso. O forse…lo stavo davvero difendendo. Perdonami ho questa mania di…non so neanche cosa.” disse enfatizzando con un sorriso per contenere il lieve tremolio delle labbra tanto era il pentimento. Trattenne poi lo sguardo fisso su Liz – che pareva non cessare di scrutare il cielo dalla sua comoda posizione nel carrozzino- rimuginando dentro senza accorgersi subito di Michael in ginocchio davanti a lei. Rialzò la testa solo quando sentì il tocco delle mani sulle sue spalle.
“ è banale forse ma vederti sparire dalla mia vita a quel modo come te ne eri andata, è stato insopportabile. Potrai difenderlo, potrai non condividere le mie idee…io, io però…non potrei mai non vederti o…sentirti, o non riesco nemmeno a continuare.” disse visibilmente provato da quel flusso di parole sgorgate dal suo cuore un po’ come un suono potente che , fuoriuscendo, fa vibrare le labbra.
Clara non seppe cosa dire. Sorrise mesta; intenerita; rasserenata. Gli sollevò le mani portandosele sulle gambe. Avvicinò il viso al viso di Michael e si fermò così. “Non lo avrei mai fatto.” assicurò in un sussurro.
“ Michael. l’ auto è pronta!” avvertì Joan facendo capolino dall’uscio. Michael accennò un “sì” con la testa.
“Scusami adesso, a questa sera!”
“ Ricordati di stare tranquillo, sai, per dopo.”
“ Lo sarò.” asserì convinto , per lo meno così apparve. Non appena si avviò in direzione del giardino opposto Clara lo richiamò.
“La camicia!” Lo vide darsi un’ occhiata addosso e reclinare la testa.
“ Pazienza!- risolse con noncuranza- tanto avrò su la giacca.”
Clara scosse il capo.
“A!” tornò indietro in loro direzione. Posò in tutta fretta due baci sulle loro guance; tornò sui suoi passi.
“ Ora vai!” lo esortò Clara esasperata, sorridendo.
---
Nella grande biblioteca Clara passeggiava tra gli scaffali in critica lettura del libro sul quale stava ormai riversando tanto interesse finché qualcuno bussò.
“ Clara, Clara! Mi dispiace disturbarti ma è urgente!” spiegò Joan trepidante e alquanto allarmato.
Presa da torbidi presentimenti Clara si precipitò ad aprire : Elizabeth? Michael? Sentì il viso avvampare.
“il padre di Michael, il signor Jackson è qui! Cercò di contenere il tono di voce .
Senza badare al segno Clara chiuse il libro e lo posò sgraziatamente sul tavolo. Afferrò con voga la ringhiera della scala e sporse il busto per controllare. Sentiva il necessario bisogno di rinfrescare la memoria dell’immagine di quell’ uomo.
“Lo ho fatto accomodare nella stanza degli ospiti. Mi sembrava sconveniente farlo restare impalato ad attendere.” giustificò Joan dando ad intendere la sua poca simpatia per Joe.
Clara si decise a scendere mostrandosi il più possibile rilassata ; cosa che non era proprio più. Averlo lì, senza la presenza di Michael per di più significava improvvisamente dover puntare in alto senza ali…pensò.
Raggiunta la sala si arrestò sulla porta, nella penombra. Il signor Jackson la vide e lei non potè far altro che avanzare.
“Ciao Clara, allora, come stai?” le chiese con estrema calma tendente all’ indifferenza e una certa austerità.
“Io abbastanza bene grazie. E lei...come si sente?” chiese a sua volta alludendo chiaramente allo stato del suo animo.
Joe sorrise sinistro. “Non ho nulla di cui lamentarmi. Nonostante la mia età.” puntualizzò.
Già a questo punto Clara si ritrovò totalmente vuota di domande e stratagemmi per, a suo modo, tirar fuori una confessione e delle scuse. Avrebbe chiesto troppo aggiungendo anche, delle spiegazioni?
“ Ti senti bene?” Joe si piegò un po’ in avanti puntando i gomiti alle ginocchia con occhio esaminatore.
“Io- affermò Clara decisa e ironica- non ho nulla di cui lamentarmi!” Si sedette sulla poltrona opposta.
Joseph sembrò stupirsi di una tale risposta ritenuta sfrontata. “ ma tu guarda, vengo per parlare con mio figlio e lui è fuori.” continuò tuttavia.
“Lei è venuto in anticipo” ribatté Clara stavolta meno audacemente.
“ Io sostengo che…per venire da voi, essendo suo padre, non credo di dover dare l’ orario preciso. Dico bene?”
Era incredibile come le parole pronunciate non avessero pietà per delle risposte.
“E, dov’è la mia nipotina?”
“In camera, penso si sia addormentata.”
“ è un buon padre mio figlio?”
Clara sentiva di poter impazzire per quelle domande dal sapore di insinuazioni.
“ Sì, lo è.” rispose trovando dolcezza nel riportare alla memoria piccoli gesti di grande affetto tra un padre e una figlia.
“Bene, sono felice che lo sia.” disse annuendo ripetutamente quasi autoconvincendosi di ciò.
---
“Michael!” Joan lo accolse parlando a bassa voce.
“Joan accidenti ,alla tua età correre così non è un bene.” osservò Michael.
Joan sorrise involontariamente.
“ Dove sono Clara e Liz?”
“ Clara è di là con tuo padre.”
“ Mio padre?!” sussultò spalancando gli occhi.
“Sì, stavo cercando di dirtelo…”precisò.
Michael se lo lasciò alle spalle e con passo spedito soggiunse nella sala dove li trovò ognuno chiuso in sé. l’aria era tesa anche se lesse a prima vista il desiderio di Clara di riaprire un dialogo conclusosi in modo sbagliato. Appena questa lo notò rilassò la postura e si scambiarono un sorriso finchè non proruppe la voce di Joe. “Bentornato finalmente!”
“ Grazie ma sei tu ad essere in anticipo.” rispose Michael sistemandosi accanto alla moglie togliendo la giacca e mostrando la camicia ormai pezzata.
“Cosa significa?” volle sapere Joe con distacco.
“Diciamo: solo una piccola manifestazione d’affetto.”
Clara concordò posandosi una mano sulle labbra per non ridere.
“E tu, sei uscito così!” insistette il signor Jackson.
“ Certo. Comunque, avevo questa- mosse la giacca- Ma ora non voglio più dilungarmi in altre cose. cosa hai da dire? Perché se qui c’è qualcuno che si deve vergognare sei tu.” disse diretto e per niente in vena di ironizzare o quant’altro.
Joe sembrò irrigidirsi ancora di più. “ Solo che dovresti prestare più attenzione nel selezionare le tate.”e dalle sue labbra prese forma un sorriso sbeffeggiante.
Clara si accorse di come gli occhi di Michael avessero preso tutto d’un tratto un espressione simile alla reazione ad una fitta e pertanto si affrettò a prendere lei la parola.” Avevamo urgente bisogno e non pensavamo certo che..” fu invitata con un cenno a non proseguire: non ne valeva la pena.
“ Non ci servono giustificazioni Clara.” “ Ne serviranno molte a lui.”
Evidentemente Joseph stava perdendo il controllo della faccenda e d conseguenza il suo.
“Ti ho fatto prima una domanda-proseguì Michael – e attendo ancora una risposta.”
“ E va bene, ho sbagliato, mi dispiace. Ecco, mi dispiace ma ricordate che questa volta è andata bene solo perché ero io- fece una pausa-vedete non so cosa mi sia preso” confessò con un colorito teatrale.
Michael abbassò gli occhi al pavimento poggiando i gomiti sulle gambe colte da un tremolio nervoso; giunse le mani. Clara passò dall’uno all’altro dei presenti .
“ Ok, finiamola qui...papà, per adesso . Non ho mai capito il tuo spirito pungente e ora, non voglio più sentirlo.” disse sprezzante con un filo di voce.
“ Benissimo, a questo punto, io me ne andrei. Tornerò con tua madre a vedere Liz. Forse se c’è lei mi lascerete vederla.”
“ Lei può vederla!- chiarì Clara ricevendo poi consenso con la testa da Michael che bisbigliava tra sé e sé- ora però sta dormendo e, forse dovremmo far passare l’ episodio” disse infine con diplomazia.
Michael la guardò rapido con la coda dell’ occhio, accondiscendente.
Il signor Jackson dal canto suo fu d’accordo e appena percettibile lasciò un debole saluto e si fece accompagnare fuori dal “domestico”.
Rimasti soli Clara afferrò piano il braccio di Michael. cercò il suo viso tra qualche ciocca finchè non scorse una lacrima rigare, quasi timorosa di farlo, una guancia e sentì una grande stretta al cuore. Tuttavia, quando Michael rialzò la testa non ve ne era solo una lieve traccia.
“Vado a dare un’ occhiata a Liz” fece Clara evitando di sottolineare a cosa aveva assistito. Uscì, imboccò la scalinata e dietro fu raggiunta. Sentendosi seguita si girò; lo vide dapprima fare il vago ed esitare per poi andarle incontro.
“Vengo con te- disse allegramente allargando le braccia- “Ehi! Posso vero? Non guardarmi così, con quegli occhioni tristi…Clara!”
“ Ma non è vero.”
La superò speditamente in tono un po’ giocoso. E lei non potè che accodarglisi cancellando la tristezza nei suoi “occhioni”, espressione che la fece sorridere.
“Cosa canti?”
“Questa? È nuova.”
“Ora però fai silenzio”
Michael si coprì la bocca rendendosi conto della sua noncuranza obbedendole. Si ricredette presto. “ Non serve!” Sollevò Liz dalla culla e si trattenne sulla sua espressione.” Sei molto furba a sfuggire agli obiettivi!” esclamò ironico” continua così allora.”
Con l’ animo pieno di una grande tenerezza e stringendosi nelle spalle Clara percepì il “drama” celato in quell’ironia colma d’amore; nonostante lo sentisse come archiviato.
Quando Neverland tacque e il cielo si fece buio e costellato, una fioca voce si destò. “ Michael!” chiamò Clara tirandosi su dal letto. Forse doveva essere sovrappensiero e così pregò che- “che assurdita!”-non stesse di nuovo piangendo.
“Michael, va tutto bene?”
Si limitò ad annuirle.
“Davvero?”
Un altro movimento di testa.
Raccolse il coraggio e a gola serrata da un nodo insopportabile si avviò alla scoperta del vero stato attraversando il letto e posizionandosi vicino.
“Cosa c’è?!” domandò dolcemente Michael.
“Tu dovresti dirmelo anche se…penso di aver capito.” ammise crucciata.
Un abbraccio la avvolse saldamente con grazia. Il viso di Michael sprofondò tra i suoi capelli. Quando si distaccò aggiunse una carezza alla guancia. “Niente di esternabile, solo una sensazione.”
Clara da apprensiva si fece comprensiva e non si spinse oltre.
“ Posso ribadire quello che pensavo, ovvero: Mai con i miei figli , se Dio è con me, farò certi errori…”continuò acceso di speranza.
“ Lo so.” assicurò Clara mostrando fede viva ed incoraggiante per quelle parole.
Michael tralasciò il discorso chiuso troppo melodiosamente per accusare aggiunte e la attirò lentamente a sé come se nel pugno avesse non un polso bensì un fragile essere. Di volta in volta aumentò la presa sull’esile corpo che umilmente e fiduciosamente si concesse accolto da un altro rassicurante, via via più tiepido. Le labbra a tratti si cercavano a tratti si incontravano; un susseguirsi di dolci attimi racchiusi in uno solo in cui l’abbraccio della notte avvolgeva Michael a Clara e viceversa.
“Prometti che non dovrò più vederti piangere…e…e se dovrò, fa che io possa esserti di consolazione.” bisbigliò Clara sistemandosi su un lato.
Michael le prese il viso tra le mani sorridendole.” Anche io lo vorrei. Non avere paura se ti dico che non c’è niente, non ne hai motivo, e tu lo sai quando devi…”
“Lo so.”
11/03/2013 18:01
 
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Faccia di bronzo Joe presentarsi così a casa di Michael e Clara
02/04/2013 20:28
 
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Buona lettura!!

Capitolo quarantacinquesimo

“Pronto? Sono Clara ,potrei parlare con il signor Jackson?”
“ Non è qui. Oggi non è venuto in studio.” le informò la voce dall’altro capo della cornetta.
Clara rimase un po’ in silenzio a riflettere: eppure doveva essere lì, lo aveva detto la sera scorsa.
“ Pronto, è ancora lì?”
Clara si riscosse e ringraziando agganciò.
“ Joan, dove ha detto sarebbe andato oggi Michael?” chiese per ricevere conferma al suo ricordo fermando l’abituale andirivieni con cui le era passato accanto più volte.
“Allo studio di registrazione.” Rispose sicuro di aver ben capito.
“ è quello che ho sentito anche io. Che peccato volevo dargli la bella notizia e invece…”disse sconsolata portando una mano al ventre ormai molto più tondeggiante dei giorni indietro.
“ A questo punto non saprei, non ho sentito altro.”
“ Tranquillo Joan-sospirò- lo informerò al ritorno.” Tutto l’entusiasmo di pochi minuti fa si era sciolto fino a morire da solo traboccando insensatamente dal cuore. Abbandonò la testa su di una mano poggiando il gomito al tavolo mentre con l’altra prese a cullare avanti e indietro la figlia nella carrozzina. O così lei credeva. Aveva la mente persa altrove e non si accorse che Liz sedeva alle sue spalle su di un seggiolone intenta ad afferrare tutto quello che le era davanti. Il rumore di un piccolo sonaglino la portò ad accorgersi della realtà.
“ O Liz perdonami. Il fatto è che, forse non dovrei ma mi preoccupo per tuo padre. Che abbia avuto un contrattempo?”
La figlia la guardava come incuriosita e Clara continuava. “ è imprevedibile…”
“ Clara se vuoi venire il pranzo è pronto.” avvertì Joan.
“ Grazie ma non ho proprio fame adesso” ammise sentendosi inspiegabilmente serrata, parlando con voce atona.
Joan parve sorpreso: poteva ben giurare di sentire quel rifiuto per la prima volta. Voce compresa.
Si era fatta pallida in viso e un’espressione spenta la trasformò del tutto, riversò di nuovo la concentrazione su Liz.
“Ei Clara, va tutto bene?” le chiese allora preoccupato.
Come risposta ebbe due occhi lucidi che lo guardavano pietosamente capaci di rendere impotenti di fare qualsiasi cosa; contrita si lasciò andare ad un muto pianto intimo abbracciata alla vita di Joan che un po’ a disagio si sciolse in un abbraccio consolatorio fino a che non percepì più un contatto.
“ Cosa c’è Clara. Non puoi tenerti tutto per te, ti senti male?” concluse pregando di sbagliarsi con quella supposizione. Non ricevendo segnali le alzò il mento.
“ Clara!” chiamò giurando di essere sul punto di svenire anche lui. “ Clara c-che cosa…”

La adagiò sul letto aiutato da un agente della sicurezza.
“ Ritiene di dover avvertire subito il medico di Michael?” gli chiese Joan anche se la risposta era apparentemente scontata. Compose il numero in fretta e agitato com’era si meravigliò di essere riuscito a dare giuste indicazioni.
“Sarà qui il prima possibile.” Assicurò a Clara ancora incosciente. “ E spero tanto anche Michael.” aggiunse ad alta voce a sé stesso.
“ Signor Joan la bambina stava piangendo, mi sono permessa di pensare da me al suo pranzo.” Una donna dall’aspetto vissuto degli addetti alla cucina soggiunse fermandosi all’arco. Piuttosto brusco - dimenticando la sua solita galanteria-Joan dette il consenso.
Il medico personale era appena sceso nel ranch quando si vide venir incontro affannosamente, da un suo lato, Joan.
“ Deve sbrigarsi, prima mi dice cos’ha meglio è.”
“ Sicuramente.” asserì con sufficienza il dottore.
“ Questa mattina era risultata in ottima salute?”
“Sì.”
“Sa ,non c’è da fidarsi di certi inconvenienti nel suo caso.” Spiegò cercando di condurre a ragionamento e alla calma.
“ In che senso non c’è da fidarsi?!” volle sapere Joan tutt’altro che tranquillizzato.
“ Bè, dico così perché ora come ora è un soggetto delicato.” puntualizzò. Invitò Joan a restare fuori dalla camera e esplicitamente a ritrovare la calma. L’ inquieto con un grande sforzo di volontà non poté che obbedire.

Più tardi, appena Michael mise piede in casa percepì un’aria tesa.
“ Salve signor Jackson.” Salutò la cuoca impegnata ad allattare Liz con materna maestria senza nascondere un certo disagio.
Michael la guardò interrogativo; accorgendosi dell’indugiare su di lei la donna dovette suo malgrado delineare la situazione.
“ La signora Clara non si è sentita bene ed ora è in camera con il vostro medico.” disse d’un fiato.
“ Cosa?!” gli occhi di Michael si spalancarono increduli, si lanciò in una corsa verso la camera . Il corrimano della scalinata vibrava sotto il suo tocco che scorreva veloce.
“Michael!” esclamò Joan quasi esultante.
“ Devo vedere Clara. DEVE farmi vedere Clara.” Esigé alterato.
“Sì, penso tu possa entrare. “ Ancora prima di tale affermazione Michael era già dentro.
Senza dirle niente le andò vicino scrutandola in volto con apprensione e nonostante lei ora sorridesse non ricambiò. Le strinse una mano tra le sue fredde e tremanti. La sbalordì e nello stesso tempo intenerì.
“ Non si preoccupi signor Jackson, tutto a posto: fortunatamente figlio e mamma stanno bene.”” Ha subito un lieve calo di pressione e magari per l’aggiunta di qualche emozione rilevante, ha avuto una temporanea perdita di coscienza.” sentenziò il dottore riprendendo l’occorrente delle visite.
“Io ora vado. Mi raccomando lei, come ho detto al signore qua fuori, stia pure tranquilla arrivederci dunque.”
“ Arrivederci-salutò Clara- e grazie!”
Joan fece per entrare quando si ritrovò la porta chiusa in faccia. “ Stia pure calmo davvero ora. È tutto a posto.” assicurò il dottore fiero di un nuovo successo a casa Jackson.

“ Clara mi dispiace.” disse come una confessione faticata Michael pentito.
Per nulla turbata raccolse quelle semplici parole e le iniziò a cancellare con una domanda: “ Per quale motivo?”
“ ti sto lasciando troppo troppo spesso sola. Ho tanto da fare, ma non credere che mi dimentichi nel mio fare di te, di voi. Non mi dimentico di nessuno se voglio bene e …amo.”
Accucciatosi lì accanto le parlava con il cuore nelle mani, le stesse che si stavano a poco a poco scaldando coprendo la sua.
“ Lo so, io non mi sento sola.” disse sorridendogli dolcemente.
Le posò un bacio sulla fronte.
“ Però, quando a parlato di : “qualche emozione” a cosa si riferiva? Cioè, ne hai avuta qualcuna…forte?” volle sapere parlando in modo pacato e curioso.
Clara fece per pensarci su quando le riaffiorò alla mente la telefonata. Decise,-per quanto sciocca potesse sembrare- di parlargliene. Così, raccontò del suo tentativo di contattarlo ma della sua “emozione” nel venire a conoscenza che non era dove aveva detto, non parlò.
“ No, non ci sono più andato infatti. A-avrei dovuto però sì, ma non ho potuto.”
“Perché?!” chiese strabuzzando gli occhi mostrando tutto il suo viso. Qualcosa non andava: presagio certificato.
“ Non devi allarmarti per quel che sto per dirti, me lo prometti?”
“ Bè, si. Sì certo!” disse convinta, o almeno provò ad esserlo. “ Ma ammetto che questa premessa un po’ mi spaventa, però dimmi.”
“ Diciamo che ho dovuto risolvere una faccenda…in modo serio.”
Sembrava aver cercato in lui il modo migliore per spiegarle pesando le parole.
“ Del tipo?”
“ Accidenti Clara io tento di farti stare in pace e tu, scavi nel fondo?” osservò Michael con forzata ironia.
“ Lo sarei di più se mi spiegassi questa cosa. Ormai mi hai, diciamo pure incuriosita.” ribatté.
Michael sorrise mesto. “ E va bene. Sono stato in tribunale.”
Clara perse ogni parola.
“ Sì, ma in tribunale ho solamente dovuto chiudere una volta per tutte una faccenda riguardante dei concerti andati a monte.”
“ Ho-ho capito…Meno male che hai concluso allora!” concluse gaiamente.
Michael la guardò allibito. “ Non-non sei turbata?”
“ lo sarei se non avessi concluso. Se avessi potuto consigliarti, a quel punto magari avrei trovato degli sbagli in quello che hai deciso di fare. ma non avendo saputo nulla e adesso vedendoti qua, vuol dire che hai vinto bene! È così vero?”
“ S-sì, ho vinto bene.” concordò scoprendo che aveva ascoltato a qualcosa che aveva del tenero e fiducioso.
“ Se avessi saputo prima che eri lì però, forse non avrei versato lacrime addosso al povero Joan!” gli rivelò. E di tale rivelazione sembrò non esserne cosciente; era più un’istintiva risposta al suo attuale essere rasserenata.
“ Hai pianto? Io ho fatto questo?” Michael aggrottò la fronte.
Come ridestata Clara si maledisse di averne parlato.” O no, non è colpa tua! Io forse ero…non so. Infondo, è pur vero che dire non eri lì poteva implicare qualsiasi buon motivo. Ma sai, avevo una notizia che tenevo dentro…e sì, una grande emozione di cui dovevo metterti subito al corrente.” concluse felice di essere caduta alla fine su un terreno diverso.
“ Oh Clara…” la strinse forte a sé per le spalle. Clara affogò volentieri e gli accarezzò i capelli lisci pur nel loro istinto di ribelli. Era così tanto accogliente quella spalla su cui se ne stava con la testa…
Intanto Michael andò a riflettere sull’ultima frase da lei pronunciata. Dolcemente allora si scostò. “ Quale notizia volevi darmi?”
“ Una notizia che sarà musica per le tue orecchie da quel che mi dici ultimamente.” esclamò allegramente. “ Joan mi ha accompagnato alla visita questa mattina. Ebbene, so il sesso di nostro figlio.”
“è un maschietto?!” si tirò su trattenendosi dal gridarlo ma non nell’espressione.
Clara annuì. “ ma volevo annunciartelo io.” Sbuffò.
“ Ti sei tradita da sola. Hai detto nostro figlio!” puntualizzò prendendosi bonariamente gioco di lei.
“ Ma…aaah! “scalpitò e gli diede una lieve spintarella sul petto.
“ Ehi, ti sei tradita da sola!”
“ Elizabeth!” esordì improvvisamente.
Michael accennò una lieve risata. “ La ragazza sa cosa vuole e la ottiene già. Aveva fame e zac, una della cucina ha provveduto.” Raccontò con fare teatrale.
Clara rise. “ Allora ciò significa che più cresce più ti somiglia.”
“ Può darsi.” “ Bene, tu resta qui.” le consigliò sfiorandole con un leggero tocco il ventre fissandola negli occhi. “ Vuoi, non so, vedere una film, magari un cartone?”
“Dì piuttosto che lo vuoi tu!” Smascherato!
Michael si portò un dito alla nuca vinto.
E così, Michael si ritrovò sul letto accoccolato in calzini in un angolo con Liz mentre Clara ogni tanto analizzava piacevolmente i suoi tratti e i suoi gesti. In quel momento era immobile spettatore ma c’era comunque di che percepire.
“Michael?” lo chiamò titubante per non disturbare troppo in un bisbiglio; si voltò e credette di aver capito.
“ Vuoi che cambi?” Sembrava deluso.
“ Voglio che tu non lo faccia mai perché non lo sei e…spero mai lo sarai.”
“ Allora va bene.” disse rasserenato tornando alla visione del cartone animato.
Con la coda dell’occhio però non la perse subito e le sorrise. Non era visto, eppure lo fece.
[Modificato da chiarajackie 02/04/2013 20:29]
02/04/2013 21:47
 
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Brava chiarajackie!!! Aspettavo con ansia... anzi con enorme ansia che tu postassi!! [SM=x3027012] [SM=x3027012] [SM=g2927039]


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Brava chiarajackie, mi sembrano sempre due ragazzini..dolcissimi! Ben tornata!

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