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Ciao a tutti...scusate l'attesa...prolungata.
Buona lettura!!
Capitolo quarantaquattresimo
“ Clara devi venire assolutamente! Devi sentire qua !” gridò improvvisamente Michael affacciandosi appena alla porta.
Clara non esitò e volò da lui ritrovandosi davanti al piano invitata con un cenno della mano a stare ferma e attenta. Michael prese allora a muovere con decisione le dita sulla tastiera che faceva librare in alto le dolci note della melodia che Clara aveva già avuto occasione di ascoltare; questa volta accompagnate dalla voce. E se Michael cantava era solo e soltanto per lei adesso. Era chiaro, era evidente. Nel profondo immenso della sua anima entrava ogni singola parola , ogni singola nota. Dopo il suono dell’ultima Clara esibì un piccolo applauso ; incrociò poi le braccia sulla coda dello strumento sfoggiando un ‘ espressione entusiasta. Gli occhi le brillavano.
“ Niente male, vero?!” chiese Michael fiero di sé dando un’occhiata esaminatrice a quel che aveva scritto sugli spartiti. Alzando poi lo sguardo apprese il motivo della mancata risposta. “Ehi, adesso io ho trovato delle parole e tu ne sei senza?” osservò sarcasticamente.
A questo punto Clara si lasciò percuotere da una sonora risata.
“ EH giusto, le hai date a me. “ continuò con lo stesso tono ma cosciente di dire il vero.
“Ho paura di essere banale con i commenti. Direi sempre le stesse cose, d’altronde però è quello che penso.” confessò Clara allegramente.
“Ma tanto ti si è letto in faccia!”
“Prendi in giro?” domandò sporgendosi con il busto poggiando le braccia sul piano come se da un momento all’altro avrebbe messo in mostra una buffa linguaccia.
Michael si tirò indietro ad occhi sbarrati per poi rilassarsi in un sorriso che lo seguì fino a quando toccò con le labbra quelle di Clara.
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“Michael, ha telefonato tuo padre.- irruppe Joan con l’ espressione di chi è sicuro di aver sbagliato -ancora una volta- momento.
Clara e Michael si voltarono e si sarebbe ben potuto ritenere di averli visti tornare sulla terra dopo la visita di chissà quale luogo del cielo equiparabile al paradiso. E venne a Joan l’impulso di rimpiangere la sua irruzione.
“Allora Joan! Cosa ti ha detto?” gli chiese Michael sorpreso e divertito al contempo per quello che evinceva chiaramente dall’ espressione .
“H-ha riferito che verrà questa sera stessa, verso l’ora di cena, perché se- fece una pausa per recuperare alla memoria quello che doveva ricordare- se c’è un problema è da affrontare come veri uomini, faccia a faccia.” Si accorse di aver persino faticato nel pronunciare quelle parole proferite poco prima in modo ben diverso che fu felice di non saper riproporre.
“Pensa che abbia paura? E poi, lo avrei certamente fatto venire qui io se solo avesse risposto di persona quando gli ho telefonato.”
“ Ma non credo che ti volesse ritenere un…codardo “ osservò Clara cercando conferma in Joan.
“ Dannazione Clara, possibile che tu ti ostini a prendere le sue difese? Ricordi cosa ha fatto? “ gridò Michael seccato da tutto : non voleva perdere tutto.
Clara si drizzò e sentì di bruciare. “ Lo so benissimo! IO NON LO STO DIFENDENDO!”
“ADESSO MI SIETE TUTTI CONTRO? “ inveì chiudendo con noncuranza la tastiera del piano provocando un rumore sordo.
In un attimo fu solo. C’era solo lui e la voglia di far affrettare il tempo, di desiderare di averlo davanti, di dirgli di smetterla. Così banalmente ma era un ‘ inizio. Se voleva distruggere la sua nuova famiglia non c’ era riuscito. Sì, così avrebbe detto…no, non era così, non più, c’era riuscito, forse sì. Si accostò alla vetrata e immaginò come poteva sentirsi Clara. Il telefono iniziò a squillare.
“ Non adesso, rimando a più tardi.” chiuse la breve conversazione intento a raggiungere Clara.
La trovò con Liz che sedevano curiosamente in un angolo dello sconfinato verde del ranch, tra l’erba. Arrivò fino alle sue spalle portando le braccia dietro la schiena. Una candida aura sembrava avvolgerle. Clara notò la sua ombra a terra ; non vi badò. Liz invece stava già festeggiando quell’arrivo lasciando cadere dalle mani impiastricciate di terra alcuni fiorellini. Non potendo negare alla figlia tale piacere lasciò crollare il muro fatto di rete. Michael si sistemò anch’ esso a terra per poi sollevare Liz così desiderosa di pavoneggiarsi tanto da finire a crogiolarsi semplicemente tra le braccia del papà.
“ Vuoi che mandi a casa i giardinieri e assumere te?” domandò ironico alla moglie accorgendosi delle sue mani altrettanto sporche.
Clara non potè evitare di sorridere guardandosi i palmi aperti.
“ Che stavate facendo?” continuò curioso .
“ Quello che hai appena detto. Solo che non volendo togliere il lavoro a nessuno ci siamo accontentate di pochi semi. “ replicò con tono che tradiva il suo stato, come credeva.
“ E così avete fatto un’esperienza nuova, è così?! Brava Liz.” si complimentò dando un bacio a quest’ultima.
“ L’ho letto in uno dei libri su in biblioteca. Bisogna cominciare ad imparare dai sensi. E io ho attuato l’ insegnamento. “ spiegò Clara.
“ Dimenticavo che tu eri la mia : Little teacher.”
“ Michael! Sai? Non credo più di amare tanto questo soprannome.”
“ E perché? A me piace tanto.”
“ Se a te piace, allora anche a me.” rivelò Clara pulendosi . Quando riposò gli occhi su di lui la risata fu immediata. “ Ecco, ci ha pensato Liz a darti la punizione che ti saresti meritato prima!” sentenziò vittoriosa.
La sua camicia era diventata a motivi marroni e verdi. Michael scosse il capo e osservò allibito la figlia che continuava ad usarla come asciugamano. “ E va bene. Vedi? voi due cospirate contro di me!”
Clara strinse i pugni ai fianchi. “ Ebbene-sospirò- è vero!” sorrise.
Il frusciare delle foglie catturò l’attenzione di Michael così come quella di Liz; non si udiva nulla se non quel mormorare della natura che suonava di magico alle loro orecchie formando un delizioso connubio con lo scorrere quieto dell’acqua. La mente di Michael fu condotta a riflettere, pensare. Cosa era successo? Cosa stava succedendo? Quel padre a cui lui stesso era portato a riconoscere tante cose ma anche a rimproverarne diverse il suo sbaglio forse più grande, più riprovevole. E poco fa? Cosa era riuscito a dire a quella dolce anima, che aveva al suo fianco e non passava giorno che non rivolgesse un ringraziamento a Dio per lei e tutto ciò che parlava di loro, con il quale stava condividendo il volo della vita, quando il silenzio arrivava?
“ Michael…” la voce di Clara lo rilasciò alla realtà. La guardò in attesa.
“ Prima, mi dispiace che tu abbia frainteso. O forse…lo stavo davvero difendendo. Perdonami ho questa mania di…non so neanche cosa.” disse enfatizzando con un sorriso per contenere il lieve tremolio delle labbra tanto era il pentimento. Trattenne poi lo sguardo fisso su Liz – che pareva non cessare di scrutare il cielo dalla sua comoda posizione nel carrozzino- rimuginando dentro senza accorgersi subito di Michael in ginocchio davanti a lei. Rialzò la testa solo quando sentì il tocco delle mani sulle sue spalle.
“ è banale forse ma vederti sparire dalla mia vita a quel modo come te ne eri andata, è stato insopportabile. Potrai difenderlo, potrai non condividere le mie idee…io, io però…non potrei mai non vederti o…sentirti, o non riesco nemmeno a continuare.” disse visibilmente provato da quel flusso di parole sgorgate dal suo cuore un po’ come un suono potente che , fuoriuscendo, fa vibrare le labbra.
Clara non seppe cosa dire. Sorrise mesta; intenerita; rasserenata. Gli sollevò le mani portandosele sulle gambe. Avvicinò il viso al viso di Michael e si fermò così. “Non lo avrei mai fatto.” assicurò in un sussurro.
“ Michael. l’ auto è pronta!” avvertì Joan facendo capolino dall’uscio. Michael accennò un “sì” con la testa.
“Scusami adesso, a questa sera!”
“ Ricordati di stare tranquillo, sai, per dopo.”
“ Lo sarò.” asserì convinto , per lo meno così apparve. Non appena si avviò in direzione del giardino opposto Clara lo richiamò.
“La camicia!” Lo vide darsi un’ occhiata addosso e reclinare la testa.
“ Pazienza!- risolse con noncuranza- tanto avrò su la giacca.”
Clara scosse il capo.
“A!” tornò indietro in loro direzione. Posò in tutta fretta due baci sulle loro guance; tornò sui suoi passi.
“ Ora vai!” lo esortò Clara esasperata, sorridendo.
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Nella grande biblioteca Clara passeggiava tra gli scaffali in critica lettura del libro sul quale stava ormai riversando tanto interesse finché qualcuno bussò.
“ Clara, Clara! Mi dispiace disturbarti ma è urgente!” spiegò Joan trepidante e alquanto allarmato.
Presa da torbidi presentimenti Clara si precipitò ad aprire : Elizabeth? Michael? Sentì il viso avvampare.
“il padre di Michael, il signor Jackson è qui! Cercò di contenere il tono di voce .
Senza badare al segno Clara chiuse il libro e lo posò sgraziatamente sul tavolo. Afferrò con voga la ringhiera della scala e sporse il busto per controllare. Sentiva il necessario bisogno di rinfrescare la memoria dell’immagine di quell’ uomo.
“Lo ho fatto accomodare nella stanza degli ospiti. Mi sembrava sconveniente farlo restare impalato ad attendere.” giustificò Joan dando ad intendere la sua poca simpatia per Joe.
Clara si decise a scendere mostrandosi il più possibile rilassata ; cosa che non era proprio più. Averlo lì, senza la presenza di Michael per di più significava improvvisamente dover puntare in alto senza ali…pensò.
Raggiunta la sala si arrestò sulla porta, nella penombra. Il signor Jackson la vide e lei non potè far altro che avanzare.
“Ciao Clara, allora, come stai?” le chiese con estrema calma tendente all’ indifferenza e una certa austerità.
“Io abbastanza bene grazie. E lei...come si sente?” chiese a sua volta alludendo chiaramente allo stato del suo animo.
Joe sorrise sinistro. “Non ho nulla di cui lamentarmi. Nonostante la mia età.” puntualizzò.
Già a questo punto Clara si ritrovò totalmente vuota di domande e stratagemmi per, a suo modo, tirar fuori una confessione e delle scuse. Avrebbe chiesto troppo aggiungendo anche, delle spiegazioni?
“ Ti senti bene?” Joe si piegò un po’ in avanti puntando i gomiti alle ginocchia con occhio esaminatore.
“Io- affermò Clara decisa e ironica- non ho nulla di cui lamentarmi!” Si sedette sulla poltrona opposta.
Joseph sembrò stupirsi di una tale risposta ritenuta sfrontata. “ ma tu guarda, vengo per parlare con mio figlio e lui è fuori.” continuò tuttavia.
“Lei è venuto in anticipo” ribatté Clara stavolta meno audacemente.
“ Io sostengo che…per venire da voi, essendo suo padre, non credo di dover dare l’ orario preciso. Dico bene?”
Era incredibile come le parole pronunciate non avessero pietà per delle risposte.
“E, dov’è la mia nipotina?”
“In camera, penso si sia addormentata.”
“ è un buon padre mio figlio?”
Clara sentiva di poter impazzire per quelle domande dal sapore di insinuazioni.
“ Sì, lo è.” rispose trovando dolcezza nel riportare alla memoria piccoli gesti di grande affetto tra un padre e una figlia.
“Bene, sono felice che lo sia.” disse annuendo ripetutamente quasi autoconvincendosi di ciò.
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“Michael!” Joan lo accolse parlando a bassa voce.
“Joan accidenti ,alla tua età correre così non è un bene.” osservò Michael.
Joan sorrise involontariamente.
“ Dove sono Clara e Liz?”
“ Clara è di là con tuo padre.”
“ Mio padre?!” sussultò spalancando gli occhi.
“Sì, stavo cercando di dirtelo…”precisò.
Michael se lo lasciò alle spalle e con passo spedito soggiunse nella sala dove li trovò ognuno chiuso in sé. l’aria era tesa anche se lesse a prima vista il desiderio di Clara di riaprire un dialogo conclusosi in modo sbagliato. Appena questa lo notò rilassò la postura e si scambiarono un sorriso finchè non proruppe la voce di Joe. “Bentornato finalmente!”
“ Grazie ma sei tu ad essere in anticipo.” rispose Michael sistemandosi accanto alla moglie togliendo la giacca e mostrando la camicia ormai pezzata.
“Cosa significa?” volle sapere Joe con distacco.
“Diciamo: solo una piccola manifestazione d’affetto.”
Clara concordò posandosi una mano sulle labbra per non ridere.
“E tu, sei uscito così!” insistette il signor Jackson.
“ Certo. Comunque, avevo questa- mosse la giacca- Ma ora non voglio più dilungarmi in altre cose. cosa hai da dire? Perché se qui c’è qualcuno che si deve vergognare sei tu.” disse diretto e per niente in vena di ironizzare o quant’altro.
Joe sembrò irrigidirsi ancora di più. “ Solo che dovresti prestare più attenzione nel selezionare le tate.”e dalle sue labbra prese forma un sorriso sbeffeggiante.
Clara si accorse di come gli occhi di Michael avessero preso tutto d’un tratto un espressione simile alla reazione ad una fitta e pertanto si affrettò a prendere lei la parola.” Avevamo urgente bisogno e non pensavamo certo che..” fu invitata con un cenno a non proseguire: non ne valeva la pena.
“ Non ci servono giustificazioni Clara.” “ Ne serviranno molte a lui.”
Evidentemente Joseph stava perdendo il controllo della faccenda e d conseguenza il suo.
“Ti ho fatto prima una domanda-proseguì Michael – e attendo ancora una risposta.”
“ E va bene, ho sbagliato, mi dispiace. Ecco, mi dispiace ma ricordate che questa volta è andata bene solo perché ero io- fece una pausa-vedete non so cosa mi sia preso” confessò con un colorito teatrale.
Michael abbassò gli occhi al pavimento poggiando i gomiti sulle gambe colte da un tremolio nervoso; giunse le mani. Clara passò dall’uno all’altro dei presenti .
“ Ok, finiamola qui...papà, per adesso . Non ho mai capito il tuo spirito pungente e ora, non voglio più sentirlo.” disse sprezzante con un filo di voce.
“ Benissimo, a questo punto, io me ne andrei. Tornerò con tua madre a vedere Liz. Forse se c’è lei mi lascerete vederla.”
“ Lei può vederla!- chiarì Clara ricevendo poi consenso con la testa da Michael che bisbigliava tra sé e sé- ora però sta dormendo e, forse dovremmo far passare l’ episodio” disse infine con diplomazia.
Michael la guardò rapido con la coda dell’ occhio, accondiscendente.
Il signor Jackson dal canto suo fu d’accordo e appena percettibile lasciò un debole saluto e si fece accompagnare fuori dal “domestico”.
Rimasti soli Clara afferrò piano il braccio di Michael. cercò il suo viso tra qualche ciocca finchè non scorse una lacrima rigare, quasi timorosa di farlo, una guancia e sentì una grande stretta al cuore. Tuttavia, quando Michael rialzò la testa non ve ne era solo una lieve traccia.
“Vado a dare un’ occhiata a Liz” fece Clara evitando di sottolineare a cosa aveva assistito. Uscì, imboccò la scalinata e dietro fu raggiunta. Sentendosi seguita si girò; lo vide dapprima fare il vago ed esitare per poi andarle incontro.
“Vengo con te- disse allegramente allargando le braccia- “Ehi! Posso vero? Non guardarmi così, con quegli occhioni tristi…Clara!”
“ Ma non è vero.”
La superò speditamente in tono un po’ giocoso. E lei non potè che accodarglisi cancellando la tristezza nei suoi “occhioni”, espressione che la fece sorridere.
“Cosa canti?”
“Questa? È nuova.”
“Ora però fai silenzio”
Michael si coprì la bocca rendendosi conto della sua noncuranza obbedendole. Si ricredette presto. “ Non serve!” Sollevò Liz dalla culla e si trattenne sulla sua espressione.” Sei molto furba a sfuggire agli obiettivi!” esclamò ironico” continua così allora.”
Con l’ animo pieno di una grande tenerezza e stringendosi nelle spalle Clara percepì il “drama” celato in quell’ironia colma d’amore; nonostante lo sentisse come archiviato.
Quando Neverland tacque e il cielo si fece buio e costellato, una fioca voce si destò. “ Michael!” chiamò Clara tirandosi su dal letto. Forse doveva essere sovrappensiero e così pregò che- “che assurdita!”-non stesse di nuovo piangendo.
“Michael, va tutto bene?”
Si limitò ad annuirle.
“Davvero?”
Un altro movimento di testa.
Raccolse il coraggio e a gola serrata da un nodo insopportabile si avviò alla scoperta del vero stato attraversando il letto e posizionandosi vicino.
“Cosa c’è?!” domandò dolcemente Michael.
“Tu dovresti dirmelo anche se…penso di aver capito.” ammise crucciata.
Un abbraccio la avvolse saldamente con grazia. Il viso di Michael sprofondò tra i suoi capelli. Quando si distaccò aggiunse una carezza alla guancia. “Niente di esternabile, solo una sensazione.”
Clara da apprensiva si fece comprensiva e non si spinse oltre.
“ Posso ribadire quello che pensavo, ovvero: Mai con i miei figli , se Dio è con me, farò certi errori…”continuò acceso di speranza.
“ Lo so.” assicurò Clara mostrando fede viva ed incoraggiante per quelle parole.
Michael tralasciò il discorso chiuso troppo melodiosamente per accusare aggiunte e la attirò lentamente a sé come se nel pugno avesse non un polso bensì un fragile essere. Di volta in volta aumentò la presa sull’esile corpo che umilmente e fiduciosamente si concesse accolto da un altro rassicurante, via via più tiepido. Le labbra a tratti si cercavano a tratti si incontravano; un susseguirsi di dolci attimi racchiusi in uno solo in cui l’abbraccio della notte avvolgeva Michael a Clara e viceversa.
“Prometti che non dovrò più vederti piangere…e…e se dovrò, fa che io possa esserti di consolazione.” bisbigliò Clara sistemandosi su un lato.
Michael le prese il viso tra le mani sorridendole.” Anche io lo vorrei. Non avere paura se ti dico che non c’è niente, non ne hai motivo, e tu lo sai quando devi…”
“Lo so.” |