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E chi lo avrebbe mai detto... (in corso). Rating: rosso

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    Michela Jackson 95
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    00 10/11/2011 16:12
    Capitolo 30





    E' strano, sapete ?
    Alcune volte siamo talmente convinti che stiamo facendo la cosa giusta, che non riusciamo a capire che in realtà è una cazzata enorme, e di ciò ne potremmo pagare le conseguenze per tutta la vita.
    Ma non ci importa, andiamo avanti come treni, perchè quando si ha paura sia arriva a fare di tutto.
    Si dice che la paura sia un sentimento legato strettamente all'amore, essi costituiscono i due punti l'alfa e l'omega. Ogni pensiero umano, e ogni azione dell'uomo , si basa o sull'amore o sulla paura.
    “Ed è così, nel momento in cui impegnate il vostro più elevato amore, date il benvenuto alla più grande paura.”
    Non si deve avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con se l'annullamento totale.
    Anna aveva paura...si sentiva invisibile, inadatta, incompresa. E' il destino di quelli che sentono troppo. Il destino di tutti quelli che amano troppo.
    Come poterla accusare? quella piccola minuta donnina che aveva tante esperienze alle spalle, una donna diventata grande quando tutte le bimbe giocano ancora con il loro papà al parco, un una donna dura che dentro di se aveva il fuoco che sono le grandi donne hanno, il coraggio di voltare ogni volta pagina e iniziare un'altra vita, cambiare nome, uomo, identità...chi era veramente lei?
    La paura di sbagliare di nuovo, di scappare ancora, le attanagliava il cuore stringendoglielo fino a farla sentire di soffocare...
    Lo aveva fatto...aveva abortito.
    Stupidamente, per la paura di sbagliare di soffrire ancora, aveva ucciso l'ultima speranza che c'era per la sua salvezza.


    Buttata sul letto, senza neanche più la forza di alzarmi, questa volta avevo io la mente annebbiata dai farmaci.
    Lui sapeva...avevamo litigato...le urla, la disperazione, quel rumore della macchina che aveva ucciso mio figlio mi ronzava in testa da ore, non potevo neanche più sentire il frastuono dell'aspirapolvere per riportarmelo alla mente.
    Non volevo farlo...non volevo...ma...mi sento morire....voglio morire.
    I suoi occhi neri di rabbia mentre gli dicevo che avrei ucciso suo figlio, la rabbia e la foga con cui sono entrata nelle studio medico convinta di risolvere tutto, convinta di cancellare e ricominciare tutto da capo. Lui non c'era, non era venuto.
    Forse non mi amava ne meno più.
    Sapete...adesso mi sembra quasi di sentirla , la voce del mio bambino. Quasi me lo immagino, quel bacio che non gli darò mai, quelle parole mai dette, quelle promesse spezzate, ali di farfalla senza più volo.
    “Quando una vita finisce, un bacio mai dato diventa un eterna condanna.”
    Sono colpevole di un omicidio, l'ho ucciso, l'ho ucciso io il mio bambino...
    Quante volte piccolo mio avevamo parlato insieme durante la notte quando papà non c'era, la mamma piangeva ma sapevo che eri lì, potevo sentirti, parlarti, raccontarti di quanto è dura la vita qui fuori...non so se ti sarebbe veramente piaciuto venire al mondo.
    Avrei dovuto ascoltarti...ma ho deciso io per te. Mi manchi già, lo sai?. Ma la mamma era troppo stanca per andare avanti ancora. Non è colpa tua, eri perfetto! Come il tuo papà...sono sicura che avresti avuto i suoi stessi occhi...ma perdonami se ho avuto paura di andare vanti, perdonami per tutti i baci e le carezze che non ti ho potuto dare, perdonami se non ti ho fatto vedere la luce, perdonami se mi stai odiando anche tu...ti terrò nel cuore, nonostante ti abbia uccisa io stessa, sappi che sei nell'anima !
    Sconterò la mia pena per il resto della mia vita bambino mio...ho commesso un atto atroce, ma non avevo scelta....mi sento debole, troppo debole per continuare, questa volta ho perso.

    Mi alzo come un automa dal letto, sono sudata, in evidente stato confusionale, avevo ingerito una dose eccessiva di barbiturici per curare l'ansia.
    Erano passati solamente 2 giorni da quando lo avevo fatto, mi sembrava di stare così
    da un eternità...non sapevo cosa si provava a toccare il fondo più nero, ad essere sdraiati all'inferno.
    Lui non mi aveva rivolto più la parola, neanche uno sguardo...era come se nel momento stesso in cui glielo avevo comunicato fossi definitivamente uscita dalla sua vita, si era creato ancora di più quel vuoto tra di noi che questa volta sarebbe stato incolmabile.
    Il terrore di perderlo mi faceva soffocare, solo i farmaci potevano farmi rimanere in vita...ero convinta di questo.
    Attraverso il corridoio strisciando mentre noto la luce accesa fuoriuscire dalla porta semi chiusa del suo studio, rimango immobile...respiro l'aria che c'è, mi tranquillizzo, riesco ancora a sentire il suo odore. Decisi che lo avrei portato per sempre con me. Lo decisi in quell'istante, il suo profumo, sarebbe stato sempre insieme a me...nella mia mente, per sempre.
    Non so dove trovo il coraggio, con la vista un po annebbiata barcollando vado davanti alla porta .Volevo vederlo...conservare la sua immagine proprio come il suo profumo nelle mia testa, così
    che nessuno me lo avrebbe portato via.
    Lo spio attaccata alla porta, i piedi scalzi sudati si appiccicano al pavimento freddo...la apro leggermente per scorgere meglio la sua figura.
    E' seduto sul divanetto, una mano sul viso...sta piangendo.
    Una lacrima che non doveva scendere dai suoi occhi bagna le sue mani. Vedere un uomo piangere, è sofferenza è strazio e la debolezza che esterna fa di lui un fiore raro....
    Il mio uomo, il bambino adulto che avevo deciso di crescere, l'uomo complesso con cui avevo deciso di vivere, la star megalomane ed egocentrica che avevo deciso di accettare....ora era semplicemente Michael...il mio Michael.
    Lo avevo ucciso dentro, gli avevo dato il colpo di grazia...ma lo amavo...lo amo ancora.


    Lui era seduto, incredulo...ma consapevole che prima o poi sarebbe accaduto.
    Sperava con tutto se stesso che fosse diversa, ci credeva. Aveva visto in quegli occhi qualcosa di nuovo, di vero, di sincero. Pensava di aver trovato finalmente una persona speciale con cui condividere il suo meraviglioso viaggio e non la solita maschera dalla bella presenza. Eppure anche lei lo aveva tradito, anche lei lo aveva pugnalato alla spalle, anche lei era stata capace di usarlo togliendoli ciò che desiderava di più al mondo.
    Pensò che era tutto troppo perfetto per essere vero, si convinse che era lui quello sbagliato, non avrebbe dovuto sposarla. La rabbia e il rancore che provava verso di lei lo avevano logorato dentro, tutto quell'amore tutta quella passione era svanita nel nulla...per lui lei, era morta.


    Mi stendo per terra, volevo sdraiarmi...vederlo piangere mi uccideva dentro.
    Chi sa se come dicevano gli altri prima o poi “ passa tutto”...a me sembra di essere condannata a vivere costantemente così.
    Come è strana la vita, un giorno tocchi il cielo con un dito, un altro sei sdraiato all'inferno.
    Penso che non si può soffrire più di così, non si può !
    Tante cose, come sempre, mi frullavano per la testa...non so neanche se in questo momento sono lucida o meno, mi sembra di essere morta. Come quando perdi la concezione della realtà, tutto questo dolore non può essere vero...si può morire di dolori all'anima ?
    Se si, allora io mi sto piano piano spegnendo.
    Come si arriva a toccare il fondo? Io, così forte, così indistruttibile...il nostro amore così bello passionale era finito in tragedia...come accadono le cose?
    E' tutta colpa mia...tutta e sola colpa mia....voglio scappare!

    Mi tolgo le mani dal viso mentre lo vedo comparire davanti alla porta.
    Mi guarda. C'è disprezzo, rancore, rabbia, pietà nel suo sguardo, penso che se avesse potuto mi avrebbe cacciato via di casa.
    Mi fissa schifato...sono diventata l'ombra di me stessa, 4 giorni che non toccavo cibo...lui aveva le occhiaie e non lo vedevo da più di 24 ore, ormai si era “trasferito” nel suo studio...dormiva anche lì credo, ieri notte sono andata a vederlo dormire sulla poltrona...gli ho accarezzato il viso per sentire ancora la sua pelle liscia sulle mie mani.
    Non dice nulla, lo guardo speranzosa che mi porgesse la sua mano, che mi venisse incontro come faceva sempre per rassicurarmi che non era successo nulla, era tutto finito, ora c'era lui insieme a me...ma questa volta sarei rimasta sola sul pavimento gelato a piangere.
    Afferra la maniglia e mi chiude la porta in faccia...era successo....questa volta era definitivo....sono fuori dalla sua vita.


    5 giorni dopo....


    “Michael...la macchina è pronta.”
    “ Arrivo...chiama Bill”

    Sono sulle scale, lo vedo uscire dalla porta di casa insieme a Miko che si gira a guardarmi addolorato.
    Lo saluto alzando a fatica la mano abbozzando un sorriso, quasi a ringraziarlo per tutti i brutti e bei momenti che abbiamo passato insieme..lui era uno di “famiglia”, ogni volta che avevo un problema con Michael c'era sempre stato, pronto a sostenermi, a darmi buoi consigli..avrei voluto dirgli qualcosa, abbracciarlo...volevo che sentisse tutto il bene che provavo nei suoi confronti...o forse speravo solo che magari lui avrebbe potuto fare qualcosa anche questa volta....
    Ma non avevamo parlato, neanche una parola...tutti sapevano cosa era successo, gli infermieri erano stati dimessi dal loro incarico 3 giorni fa, avevo salutato Debbie, alla quale avevo promesso di rivederla prima o poi.
    Era tutto così triste...fermo, statico...perfino la servitù, i cuochi avevano cambiato umore...tutto stava finendo, o forse era già finito.
    Corro giù per le scale, volevo vederlo un ultima volta...
    Doveva finire il tour, e non sarebbe tornato a casa fino a ottobre, ma dentro di me sentivo che questo era un addio definitivo.
    Lo guardo mentre con la mascherina il cappotto nero e il cappello sale in macchina....il suv esce dal cortile, e insieme a lui se ne va una parte di me, insieme a lui si chiude un capitolo della mia vita.
    Le lacrime che non credevo più di avere scendono copiose sul mio viso...purtroppo stava succedendo...la mia paura più grande si stava realizzando e la avevo difronte ai miei occhi.
    Torno in stanza...sola....con la consapevolezza che non sarebbe più tornato....rimanere a Neverland sarebbe stato impossibile per me, ma ora non sapevo ne dove andare ne cosa fare.
    Che ne sarebbe stato di me ? Lo avrei rivisto prima o poi ? Avremo parlato solo attraverso i nostri avvocati ? Cosa sarebbe successo con la stampa ? Dove sarei andata a vivere ?
    Non ero niente senza di lui...non avevo un cazzo di lavoro, soldi, amicizie, casa, vestiti....non avevo niente di mio...la mia vita era stata completamente affidata alle sue mai, ero entrata a far parte del suo mondo e ora mi ritrovavo sola ad uscirne.
    Lo odio ! Lo odio !
    Perchè? Doveva succede proprio a me ? Perchè? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo dolore ? Io volevo solamente un po di comprensione, volevo solamente il suo amore...non chiedevo altro...è andato tutto a puttane!!
    Dovevo seguire il mio istinto ! Lo sapevo che sarebbe andata a finire così lo sapevo...Maledetto il giorno in cui l'ho incontrato !
    Senza neanche pensarci apro la piccola boccetta che conteneva le pasticche e le ingerisco tutte d'un fiato....mi stendo sul letto aspettando che facciano effetto mentre sento piano piano i muscoli rilassarsi, la mente inizia ad annebbiarsi , ciò che prima era dolore ora è nulla, è il vuoto...
    Con la faccia rivolta verso il soffitto scorgo il viso di mia madre che mi chiama...stiamo giocando...in un parco, è giorno...una bella giornata di sole, sento il venticello fresco spettinarmi i miei lisci capelli biondi mentre la vedo davanti ai miei occhi...sorride...
    Vorrei dirgli tante cose ma non riesco a parlargli...allungo la mano per toccarla ma non ha consistenza vedo svanire la sua immagine davanti a me mentre inizio a piangere e sento due mani grandi chiudermi la bocca...mi dimeno...tutto è diventato buio, tutto è nero...anche il cielo piange...inizio a tirare calci al nulla...vedo la mia pancia ingrossarsi...il mio bambino....il mio bambino....si materializza davanti a me il viso di Michael bambino che sorride...come se portasse una ventata di fresco in questo caldo torrido che sento...sorride...mi viene in contro....lo vedo mettere una mano sulla mia pancia.....

    Cado a terra dal letto facendomi rovinosamente male al braccio...sento che sto quasi per soffocare, non riesco a smettere di tremare...le pupille non riescono a stare ferme....la bava sta uscendo dalla mia bocca....






    Lo so, lo so che non posso lasciarvi così....infatti al più prestò ci sarà la seconda parte di questo capitolo che ho deciso di suddividere in due parti.
    Lascio a voi i commenti... spero vi piaccia, voglio avvisarvi che purtroppo siamo solo all'inizio...
    Buona lettura e grazie a chi mi segue.


    Michela.






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    (StreetWalker )
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    00 10/11/2011 16:36
    Stupida Anna perchè ha ucciso con l'aborto suo figlio e colpa sua se Michael sta male. Pensa di risolvere il problema ammazzandosi predendo le pillole non sta bene con la testa.Aspetterò con immensa gioia il prossimo
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    Foxy1975
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    00 10/11/2011 18:09
    Bella gatta da pelare.
    Mi piace da morire l'inizio di questo capitolo. I sentimenti di Anna. Mi piace come spieghi che, facendo un gesto estremo che credeva la mettesse al riparo dal dolore, causa un dolore ancora più grande, che non coinvolge solo lei, ma anche Michael. E' il dolore di cui dovrà pagare il prezzo per sempre.
    Mi piace Michael, che ci aveva quasi creduto, che pensava di avercela fatta, e che si ritrova ancora una volta come il topo nel labirinto..ma é colpa sua (per carità anche lei ha sbagliato), ma non possiamo fare carico gli altri della nostra felicità.
    Ed eccolo il nostro Michael che ricade nella sua cecità, per non vedere, cosa c'é da cambiare.
    Bella quella porta chiusa in faccia. Quanto dice di lui.
    Mi piace anche Anna che lo odia, che lo maledice..anche se é palese, per quanto lui sia incasinato, che é lei stavolta che ha rovinato tutto.
    Mi hai coinvolta dall'inizio alla fine.
    Questo capitolo potrebbe riguardare qualunque altra coppia, e mi interesserebbe allo stesso modo..lo hai scritto e sentito benissimo.
    B R A V A.
    No, non puoi lasciarci così!
    Foxy
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    Michela Jackson 95
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    00 12/11/2011 13:36
    CAPITOLO 31




    “La donna che sopprime il suo bambino con l'aborto violenta la sua profonda natura di madre. Un trauma che la inseguirà per tutta la vita.
    Abortire non è un gesto di liberazione, un atto che rende la donna più serena e sicura di sé, ma una lesione che lascia in eredità un rimorso così profondo da spegnere la voglia di vivere.”
    Spesso le donne che hanno abortito non riescono a perdonare se stesse. La psicologia non basta a superare questo trauma, che sfocia nella coscienza reale della morte che il peccato causa.
    Ma si può davvero condannare una donna che ha abortito? Puntarle il dito contro senza neanche sfiorare completamente l'idea che sicuramente ci saranno state cause ben più gravi che l'hanno costretta a farlo.
    A decidere della morte del bambino non ancora nato, accanto alla madre, ci sono molto spesso altre persone. A partire dalla figura maschile del padre, che a volte indirettamente favorisce tale sua decisione perchè la lascia sola di fronte ai problemi della gravidanza. Non di rado la donna è sottoposta a pressioni talmente forti da sentirsi psicologicamente costretta a cedere all'aborto.
    Assurdo quasi a dirsi...una donna che soffre e può arrivare al punto di uccidere suo figlio convinta di risistemare tutto, di rimettere in ordine la sua vita...nella maggior parte dei casi di tratta di una decisione sofferta, drammatica...dove trovare la forza di giudicare ? Dove trovar la forza di puntare il dito contro una donna che per troppa sofferenza si è sentita costretta a fare ciò?
    La verità è che una donna in queste condizione non deve essere lasciata sola...al dolore e alla consapevolezza di sentirsi carnefici di un omicidio si aggiunge la desolante realtà nel ritrovarsi completamente sole, abbandonate a se stesse.
    Cosa c'è di più orrendo di questo?



    Avevo rischiato un overdose di farmaci.
    Non ero stato ricoverata in ospedale grazie al pronto intervento dei soccorritori che avevano allestito una sorta sala “medica” a Neverland dove avevano cercato di rimettermi in sesto.
    Mi aveva trovata stesa sul pavimento della camera da letto Mary che impaurita aveva chiamato i soccorsi.
    Di Michael neanche l'ombra, molto probabilmente non era neanche a conoscenza di ciò che era successo, e a questo punto incominciai a pensare che in fin dei conti non gliele importava più di tanto di me.
    Erano passati già 4 giorni, ma non aveva fatto neanche una telefonata.
    Che stupida ! E io che avevo ancora la speranza di riaprire gli occhi e trovare i suoi...
    I giorni trascorrevano lenti e noiosi, io ero completamente su altri pianeti, la sofferenza che avevo dentro mi aveva logorato psicologicamente e fisicamente....il fatto di vivere ancora in quella casa non faceva altro che far riaffiorare nella mia mente tutti i ricordi che ogni volta mi colpivano come pugni in pieno volto.
    C'era ancora il suo profumo sul suo cuscino che tenevo gelosamente stretto a me la notte, immaginando che fosse lui.
    Dopo un settimana avevo riniziato le sedute con il mio psicologo che vedevo quasi tutti i giorni ormai...avevo bisogni di sfogarmi, volevo riuscire a rimettermi in piedi ancora una volta...la paura di morire che avevo testato il giorno dell'overdose mi aveva dato uno scossone, come se mi avesse risvegliato da un torpore in cui ero caduta da troppo tempo ormai.
    Passavo da ore di euforia, in cui mi sentivo motivata ,energica e decisa ad andare avanti a voltare pagina per poi ricadere nel buio più nero, la depressione che mi portava a stare stesa per ore e ore a fissare il vuoto mentre nella mia testa sentivo il pianto di un bambino....quel bambino mai nato.
    Mi ero allontanata da tutto e da tutti, rifugiata nella gabbia d'orata che non era più la mia casa, non avevo più contatti con il mondo esterno da più di 3 settimane. Sembrano lontanissimi ora quei giorni che avevamo passato felici a Vienna...ancor più lontani i tempi d'oro del nostro matrimonio.
    Guardo la fede che tenevo ancora al dito...


    11- dicembre -1990 notte fonda.

    “ Si, lo voglio...” mi imita canzonandomi per la sicurezza con cui lo avevo detto.
    “ E' inutile che fai il simpatico, non è che tu sei andato poi così meglio !” gli tiro il cuscino del hotel dietro.
    Scoppio a ridere divertita mentre paurosa della sua reazione mi copro il viso con il vestito bianco che ancora indossavo.
    “ Lo sai che non dovevi proprio farlo questo vero ?”
    “ Mmmh e sentiamo...se no che fai?” vado verso di lui che ha la cravatta slacciata e il colletto della camicia sgualcito, lo guardo...gli tolgo il bicchiere con lo spumante che stava sorseggiando e lo bevo tutto d'un fiato pulendomi la bocca con il dorso della mano.
    Mi afferra su fianchi, mi bacia mentre lo ricambio in maniera appassionata affondando tutte le mie mani tra i suoi capelli morbidi.
    “ Ti amo !” mi guarda negli occhi.
    “ E tu...?”
    “ Io cosa?” dico.
    “ Mi ami ?”
    “ Mmh, devo pensarci...” gli do un bacio a stampo mentre mi stacco maliziosa da lui.
    “ Ora sei la signora Jackson tesoro !! Devi essere contenta”
    “ Oh ti prego non mi ricordare che l'ho fatto davvero...” ridiamo spensierati, visibilmente alticci.
    E' davanti a me...indossiamo ancora tutti e due i vestiti della cerimonia, ci guardiamo....non eravamo ancora sotto le coperte per il semplice fatto che avevamo fatto sesso già due volte prima della cerimonia e subito dopo nel aereo che in gran segreto ci aveva portato in hotel...non avevamo resistito.
    Ci guardiamo , ancora increduli per quello che avevamo evidentemente fatto....ci eravamo sposati.
    Mi viene da ridere solo a pensarlo.
    “ Lo abbiamo fatto davvero?....voglio dire....sono tua moglie porca puttana !”
    “ E CHI LO AVREBBE MAI DETTO....” dice, scoppiamo a ridere.
    “ Sei stupenda lo sai ?”
    Ecco che ancora una volta riusciva a farmi imbarazzare...gli corro incontro mentre mi prende in braccio cercando di districare le mani tra il vestito che era ridotto un cencio...mi bacia mentre mi stende sul letto....sorride steso sopra di me...
    “ E adesso....SOLLETICOOOOOOOOO!” si avventa sopra la mia pancia mentre rido a crepa pelle contorcendomi tra i suoi baci e i suoi abbracci.



    Una lacrima che scende sul mio viso mi riporta alla realtà....
    Bei tempi...quanto ancora non ero nessuno agli occhi del mondo, quando ancora il nostro amore era così
    travolgente da farci superare ogni cosa....segreto agli occhi di tutti...ricordo con tristezza la passione che ci travolgeva all'improvviso cogliendoci impreparati...il periodo che arrivavo a fare un vero e proprio tour de force solamente per vederlo un paio di giorni, quando ancora ero sposata con il mio ex marito ricordo che smuovevamo mari e monti per poterci vedere.
    Convinti di vivere la più bella e passionale storia d'amore toccavamo tutti e due il cielo con un dito quando riuscivamo a vederci anche per poco.
    Non ne avevamo mai abbastanza l'uno dell'altro....lui era fantastico, mi chiamava nel bel mezzo della notte solo per poter ascoltare la mia voce, continui regali, mi sentivo amata dall'uomo più bello e perfetto del mondo...ai miei occhi lui era così....
    Mi diceva che ero il suo primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera, delle volte faceva addirittura fatica a comporre o a concentrarsi sul lavoro tanto che DiLeo più volte ha provato a invitarmi a non passare molto tempo a Neverland per non distrarlo dai suoi impegni.
    Ma ce ne fregavamo, non ci importava nulla, vivevamo per stare insieme...io facevo la mia vita, non ero ancora “famosa” e potevo benissimo passeggiare tranquillamente per le strade, ero innamorata e mi sentivo amata...credo che quello sia stato il periodo più bello della mia vita!
    Ma non sempre quelle che sembrano favole finiscono altrettanto bene...avevo accettato di sposarlo...non ricordo nemmeno io come siamo arrivati a questo passo, da amanti clandestini a marito e moglie...
    Mi fece lunghe chiacchierate riguardo ciò..tutto quello che comportava diventare sua moglie, ma io evidentemente ho sottovalutato il problema.
    Vedete....quando sei innamorato e il tuo sentimento è ricambiato ti senti potente, senti che niente e nessuno potrà farti del male... e affronti tutte le situazioni di petto, il più delle volte sbagliando.
    E fu dopo pochi mesi di matrimonio, quando il mio nome iniziò a comparire sui giornali di mezzo mondo, che iniziarono i primi problemi...da li un escalation di errori, rancori, litigate, cose non dette...che hanno portato all'inferno che sto vivendo ora.


    Mi alzo dal letto, strisciando vado in bagno...mi guardo allo specchio...scruto la mia immagine riflessa come a cercare qualcosa o qualche appiglio che mi permettesse di rimettermi in piedi, di tornare ad essere quella che non ero più da troppo tempo...mi rendo conto che sono ancora troppo scossa e debole per metabolizzare tutto ciò che è accaduto...
    Non mi preoccupava la sua assenza, ero convinta nella mia testa che prima o poi sarebbe tornato e come sempre avremmo rifatto pace, ma era evidente che ciò era solo frutto della mia invenzione.

    Io giorni trascorrevano così...vuoti, malinconici, instabili...Neverland iniziava a soffocarmi...la sua presenza in ogni cosa mi opprimeva dentro lasciandomi senza respiro, piano piano stavo riprendendo peso, e avevo iniziato a sognarlo di notte...come accadeva sempre quando entravo in “astinenza” da lui.
    Avevo deciso di non guardare più la tv, non l'accendevo da settimane...avevo paura...paura di vederlo, paura di sentire cosa si dicesse la fuori...solo vedere quell'apparecchio mi faceva entrare in ansia.
    Il mio psicologo mi disse che piano piano avrei dovuto trovare il coraggio di rientrare a far partire anche nel mondo esterno, non potevo continuare a fuggire dalla realtà.
    Aveva ragione, ma è come se ogni volta che cercavo di rientrare a far parte la mia mente me lo impediva...inoltre il pensiero di avere ucciso mi figlio mi rendeva morta dentro.


    1 ottobre 1992

    Fisso la data sul calendario, oggi sarebbe finita la prima parte del tour...era passato più di un mese dall'ultima volta che lo avevo visto..ne una parola, ne una telefonata.
    Il mio matrimonio era finito...
    Avevo da poche ore contattato il mio avvocato di fiducia, Tom, gli avevo a fatica spiegato la situazione...mi aveva ascoltato in silenzio, era dispiaciuto....

    “Sei per metà proprietaria di Nerverland e della “Heal The World Foundation” e ci sono tante altre cose intestate a te, almeno che non decida di lasciarti con il culo per terra togliendoti anche tutto ciò, non credo che avrai problemi economici in futuro...” disse.
    “ E se lo facesse?”
    “ Inizieremo un battaglia legale...ma lo conosco Anna, non credo che lo farebbe mai...”
    “ Tom ma io non ho niente ! Capisci? Niente !! Tutto ciò che possiedo adesso è suo...non sono nulla senza di lui ! Non so neanche dove andare a vivere!”
    “ Torna da tua madre a Londra, fidati Anna che non ti lascerò senza un soldo...ti aiuterò io...ma da amico mi sento in dovere di consigliarti di cercare di rimediare prima di pensare al divorzio....”
    “ Lo farei se vedessi almeno uno spiraglio di luce in fondo al tunnel...ma credimi...questa volta è definitiva...”

    Avevo riattaccato amareggiata...questa volta non ero disperata, ero arrabbiata !
    Con lui, il suo comportamento...non affrontava le situazioni di petto, aveva preso aveva fatto baracca e baracconi e se ne era andato, come faceva ogni volta che gli si presentava un problema coniugale.
    Lo ammetto, sono io quella che ha sbagliato, ne sto pagando le conseguenze e le pagherò per il resto della vita...ma era ovvio che prima o poi avremmo dovuto parlare. Cosa ne guadagnavamo stando lontani senza sapere nulla l'uno dell'altro?
    Tanti giorni ho pensato che forse lo avrei dovuto chiamare, ma non me la sentivo, e grazie a Dio mi era rimasta anche un briciolo di dignità che ora non avrei mandato a puttane per nulla al mondo!
    Lacrime di rabbia scendono ora sul mio viso, che rimane come impietrito impassibile, come se non stesse accadendo nulla, le lacrime proseguono la loro corsa....le lascio scorrere, non le asciugo nemmeno....
    perchè so che ce ne saranno altre che non si fermeranno.
    Nonostante sono stanca di farmi del male, le lascio cadere fino a che da sole diventeranno parte, di questo viso di pietra.


    Bucarest ( Romania) ore 19.30

    “ Volevo fare i miei complimenti a tutti voi, i costumi il trucco siete stati fantastici alle prove...non posso dire lo stesso per le luci e il palco, ci sono stati alcuni problemi che non ho potuto non far presente. Comunque bravi davvero ! ”
    Parte un applauso di gruppo con fischi e ovazioni.
    Michael sente pacche sulle spalle e incoraggiamenti mentre prede la mani dei ballerini che stavano a fanco a lui per iniziare tutti insieme a fare la preghiera di rito.
    Pochi minuti di silenzio e poi il caos più totale nello stanzino dove tutto il cast era riunito.
    “ MERDA ! MERDA !MERDA !” urla mentre salta su se stesso per darsi la carica necessaria per affrontare questo importate ultimo concerto che segnava la fine della prima parte del fortunatissimo tour.
    Aveva passato giorni difficili. Dormire era diventato impossibile pensava a lei continuamente, ogni volta che scorgeva in lontananza una chioma bionda aveva un tuffo al cuore.
    Pensò di essere ancora innamorato, forse lo era veramente ma non voleva vederla, era uscita definitivamente dalla sua vita e lui non voleva avere più nulla a che fare con lei.
    Deciso, duro, potente e motivato va sotto il palco mentre sente salire l'adrenalina che riusciva a percepire ogni volta che si esibiva, decise che avrebbe dedicato questo concerto a suo figlio...quel bimbo che tanto desiderava. Cercò per pochi minuti di immaginarselo...vide davanti ai suoi occhi una bimba bionda...piccolina....era uguale a lei, a sua moglie...rabbrividì al solo pensiero.
    Chiuse gli occhi e si concentrò, deciso a scaricare tutta la rabbia e la frustrazione che aveva in corpo ancora una volta.





    Buon weekend a tutti !


    Michela.



    [Modificato da Michela Jackson 95 12/11/2011 13:42]
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    00 12/11/2011 18:29
    Adesso cosa farà Anna? E Cosa farà Michael. Aspetterò con immensa gioia il prossimo Buon weeken a te.
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    Foxy1975
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    00 12/11/2011 18:48
    Un brivido da Brescia...
    Foxy
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    Michela Jackson 95
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    00 13/11/2011 18:13
    Capitolo 32





    E' possibile che un essere umano imprima alla propria vita una svolta radicale; che ricominci a vivere su basi del tutto nuove, e che proceda in avanti, guardando verso la luce della sua nuova vita, senza mai più voltarsi indietro?
    Come accade? Una mattina ci si alza, ci si guarda allo specchio e si dice a se stessi “ Ora basta!”.
    E poi, cosa vuol dire ricominciare? Cosa vuol dire volgere le spalle al passato? Sono cose possibili?
    Alcuni pensano che noi siamo e rimarremo sempre gli stessi; che non abbiamo il potere di cambiare; che, pertanto, ci porteremo sempre dietro, ovunque, il peso del nostro modo di essere, compresi gli errori che già ci hanno fatto cadere una volta; comprese quelle disposizioni dell'animo, a causa delle quali siamo giunti fin sull'orlo del baratro.
    Così pure, alcuni pensano che noi non potremo mai liberarci dal nostro passato; che esso ci seguirà per sempre, come un'ombra, come un compagno indesiderato, ma sin troppo fedele, condizionando sino all'ultimo il nostro presente.

    “Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, ricominciare da capo e buttare via tutto,
    e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente.”

    Ma quando sei consapevole di essere sopravvissuto al dolore, poche cose ti spaventano. Ti svegli e scopri di essere più forte di quanto credevi.


    Per me “cambiamento” era una brutta parola. Significava stare male. Ed è difficile per me ogni volta dover fare i conti con questa paura che puntualmente tornava a farmi visita.
    Al contrario di come possa sembrare io non cercavo cambiamenti, ma stabilità.
    Speravo di trovare la felicità nel matrimonio, ma mi sbagliavo.
    Forse non ero pronta a sposarlo, forse dovevo continuare a fare la mia vita...ma ero contenta e fiera di me stessa perchè per una buona volta ero sicura di aver seguito ciò che mi diceva il cuore.
    Ma sono sempre più convinta che sposarlo è stato un grande sbaglio.
    Porto giù il trolley dalle scale con la borsa in spalla, occhiali scuri, completo nero, come il mio umore e capelli legati in una perfetta coda di cavallo.
    Chiamo John per farmi caricare la valigia, non avevo portato con me tutti i miei effetti, alcuni purtroppo sarebbero dovuti rimanere qui, li avrei mandati a prendere tra un po di tempo da qualcuno.
    Salgo in macchina mentre la servitù mi osserva dalle finestre indiscreta, mi sembrano tutti molto tristi...la nostra rottura stava diventando di domino pubblico e sono sicura che a Neverland non si parlava d'altro. Le mie tre guardie del corpo erano rimaste con me, anche perchè di fatto ero ancora sposata con Michael e il loro lavoro non era ancora finito.
    Partiamo...
    Avevo deciso di andarmene, mi ero rimessa un po in sesto e ora dovevo per forza trovare la forza di voltare pagina...una cosa era sicura, non sarei potuta rimanere a Neverland.
    Non mi giro nemmeno a guardare per l'ultima volta la mia casa, il dolore adesso aveva lasciato posto alla rabbia e al rancore. Tutto ciò mi aveva rovinato la vita, e la battaglia era appena iniziata.
    Speranzosa e volenterosa di chiarire ero rimasta a Neverland fino alla fine di ottobre sperando che lui tornasse a casa, ma così non è stato...erano passati già tre lunghi mesi dal giorno della sua partenza e di lui neanche l'ombra.
    Lasciamo il viale mentre si apre il cancello per far uscire la macchina, non guardo volutamente fuori...ogni immagine sarebbe stata una pugnalata al cuore per me...tengo lo sguardo basso, ma una franata brusca di John mi riporta alla mente un ricordo.

    Agosto 1991
    “Aaaaaaah Michael frena ! Frena !”
    “ Sta tranquilla, è tutto sotto controllo...” ride.
    “ Cosa diavolo ridi ? Stavamo andando contro un albero! “ mi stringo la cintura mentre sto sudando freddo.
    “ Pensi che non so guidare?” mi chiede con le mani sul volente.
    “ Vuoi la verità?...No ! Non sai guidare, vai come un pazzo e poi....Oddio gira, gira a sinistra !!!” avevamo evitato una macchina che veniva dall'altro senso.
    “ Sta calma, mi metti ansia...”
    “ Guidi come un ubriaco! Non siamo sulle macchinine a scontro, qui ci lasciamo le penne se non vai piano !”
    “ Aahahahahha quanto sei drastica..!”
    “ Ma tu sai dove siamo non è vero ?”
    “ Assolutamente no! Non ne ho la più pallida idea...” ride spensierato.
    “ Mi prendi in giro ? Come facciamo a tornare a casa?” sono agitata.
    “ Rilassati, apri il finestrino e senti l'arietta fresca che tira...poi penseremo a come tornare a casa, non è divertentissimo perdersi con la macchina?” lo guardo storta, che matto che era.
    “ Ricordami perchè mi venuto in mente di venire in macchina con te?”
    “ Perchè hai detto che sono sexy quando guido...”
    “ Non è vero!”
    “ Si che è vero!”
    “ Guardami! Non sono figo al volante? Mi sento potente! Muahahha”
    Non trattengo la risata, lo guardo mentre cambia marcia e tiene i piedi ben saldi su i pedali, cappellino di paperino, capelli legati e camicia leggera nera...è vero, è sexy ! Mi da un bacio a stampo frettoloso per poi rimettere gli occhi sulla strada.
    Mi sistemo meglio sul sedile tranquillizzandomi, mentre seguo il suo consiglio, mi rilasso fantasticando su dove avrebbe voluto portarmi.


    Trattengo a fatica le lacrime mentre usciamo definitivamente dalla tenuta.
    Quanta tristezza, quanta malinconia...non pensavo fosse così doloroso staccarmi da quella casa, dopo tutto avevo passato tre anni della mia vita li dentro ma viaggiavamo in continuazione e non passavamo molto tempo a Neverland, eppure la sentivo mia...la nostra casa, ero io li padrona insieme a lui...sapere che forse più avanti avrebbe potuto avere questo privilegio un altra donna mi fa prudere le mani, sapere che forse qualcun'altra avrebbe potuto dormire tra le stesse lenzuola dove noi avevamo fatto l'amore, condividere gli stessi spazi, le stesse stanze mi manda in bestia.
    Ma non era questo il momento di dare voce alla gelosia, ero ancora cagionevole, sia di salute che psicologicamente e dovevo riguardarmi più attentamente possibile.
    Sarei andata da mia madre a Londra, lei non sapeva ancora nulla di ciò che era accaduto e io a malincuore avrei dovuto raccontargli tutta la vicenda per filo e per segno, si sarebbe arrabbiata perchè una volta che gli avrei detto che mi sarei stabilita lì sapeva che ciò comportava avere i paparazzi alle calcagna ogni giorno. Ma non avevo scelta, non avevo nessun altro posto dove andare.
    Sto in silenzio per tutta la durata del viaggio, mi avvisano che ci sono i paparazzi all'aereo porto, non dico nulla..sprofondo sul sedile, una volta che la notizia della nostra separazione sarebbe arrivata alle orecchie dei giornalisti la stampa non mi avrebbe lasciato in pace un attimo e questo non faceva altro che scoraggiarmi ancora di più.
    Arriviamo davanti all'entrata dell'aero porto, mi aprono le porte e mi fanno scendere.
    Come se fossi nuovamente catapultata bruscamente alla realtà i flash e il rumore assordante dei giornalisti che fanno domande mi travolge come un onda anomala, mi viene da piange ma mi limito a coprirmi il volto con una mano mentre scortata entro nell'edificio. Soliti occhi indiscreti, gente con le valige che mi scatta foto mentre passo...vorrei gridare, spero che tutto ciò un giorno avrà fine!
    Non voglio pagare a vita l'errore di averlo sposato !!
    Mi accomodo in prima classe, per ora, penso, potevo ancora permettermelo.
    Allaccio la cintura e chiudo gli occhi.
    Encino


    “ Michael, è per te...” Ketherine entra nel salotto per dare il telefono al figlio steso sul divano.
    “ Pronto”
    “ Mike, sono Miko....se né andata!”
    Silenzio. Michael si sente sprofondare sul divano…
    “ Bene..sai se è definitiva la cosa ?”
    “ Penso di si, non ha lasciato detto nulla...mi hanno detto che ha fatto le valige e se né andata.”
    “ Sai dove va?”
    “ Questo non dovrebbe interessarti lo sai... “ risponde duro.
    “ Miko, sai meglio di me cosa è successo, non credo sia il caso prendersela con me!”
    “ E' sola...lo vuoi capire che è sola !! Stai abbandonando tua moglie e lei soffre quanto soffri tu, ma sembri così sordo e cieco da non volerlo capire...”
    “ Non voglio arrabbiarmi con te, ti prego di non toccare più questo argomento....chiederò il divorzio al più presto, almeno che non lo faccia prima lei...”
    “ Non fare il duro, non ci riesci... sai meglio di me che ti senti solo senza di lei, la ami ancora ! Pensaci.”
    “ Ho detto che non voglio sentire parlare di lei !! Ha ucciso mi figlio !! Mi fa schifo ! Mi fa schifo!!” scoppia a piangere.
    “ Ma lo vedi che sei ancora innamorato !! perchè non metti da parte questo orgoglio e cercate piano piano di chiarire la questione?”
    “ Non sono disposto a continuare a stare con una donna che non vuole darmi dei figli !! Me lo aveva promesso !! me lo aveva promesso !!”
    “ E' come parlare con un muro, la capisco Anna...molto più di quanto capisco te !”
    “ Grazie !...comunque, non hai ancora risposto alla mia domanda ….sai dov'è?”
    “ No, non lo so...e tu invece, sai che ha rischiato un overdose due mesi fa ?”
    A Michael si strinse il cuore...
    “ Come sta?”
    “ Non l'ho vista...”
    “ Mi dispiace...”
    “ Ah ti dispiace...”
    “ Miko ti prego smettila...”
    “ Sto cercando di farti ragionare ma evidentemente non vuoi farlo...ti lascio solo se non va a finire che litighiamo e io non ne ho proprio voglia, inoltre non sono affari miei....”
    Riattacca pensieroso, non era tornato a Neverland perchè non voleva rivederla...aveva sperato che prima o poi se ne andasse, e così era accaduto...ma ora che era successo non sapeva se in realtà era questo quello che voleva veramente. L'unica cosa di cui era consapevole è che con lei non voleva avere più nulla a che fare.


    Londra, la uggiosa e malinconica Londra...era questa l'impressione che mi dava questa metropoli. Nonostante amassi le grandi città Londra non era riuscita ad entrare nella top 5 delle mie preferite, mi era ostile fin da quando ero piccola quando per due anni venni ad abitare qui insieme a mia madre, che da qui non si è più mossa, ormai era diventata una perfetta e distinta signora inglese, adorava questa città e nonostante fosse tedesca ci teneva a sottolineare che in realtà si sentiva perfettamente integrata nella società inglese.
    Forse non gradivo molto le grazie e le bellezze di questa città perchè negli ultimi anni avevo scoperto e testato sulla mia pelle che qui la stampa è davvero dura e spietata.
    Non erano stati mai clementi con me, tanto meno con Michael che avevano puntualmente massacrato, ma il popolo lo amava comunque.
    Come vuole la tradizione... pioveva, vedo le goccioline di pioggia battere ritmicamente sul vetro..dopo non ricordo neanche io quanto, sto per rivedere mia madre.
    Mi sento un po agitata, la sua presenza mi faceva sempre un certo effetto, quel rispetto reverenziale che avevo nei suoi confronti era rimasto radicato dentro di me anche adesso avevo quasi 30 anni.
    Sento la macchina fermarsi, non ci sono paparazzi in giro...John scende apre l'ombrello e mi apre la portiera per non farmi bagnare, scendo...respiro quel profumo di erba bagnata insieme a quel freddo umido che ti entrava diritto dritto nelle ossa.
    Non faccio in tempo a guardarmi intorno, salgo le scale del piccolo pianerottolo che dava su una strada con casette a schiera... Sono sotto l'ombrello con John, lo saluto abbracciandolo, forse questa era l'ultima volta che ci vedevamo e volevo ringraziarlo per tutti i momenti passati insieme.
    Vedo che gli si inumidiscono gli occhi mentre mi sorride per augurarmi buona fortuna, lo saluto con la mano mentre vedo la macchina sparire in lontananza.
    Mi giro verso il portone, a fatica sotto la pioggia che non cessava di cadere cerco il nome di mia madre sul citofono, lo trovo e decisa spingo il campanello.
    Dopo pochi minuti...
    “ Si ? Chi è?” riconosco la sua voce.
    “ Mamma...sono io! Anna.”





    Tutto per voi...ovviamente la storia non finisce qui.
    Ancora una volta grazie a tutti quelli che mi leggono, sia chi commenta sia chi rimane nell'ombra ...rimanete con me.
    Buona serata.




    Michela.
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    (StreetWalker )
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    Number Ones Fan
    00 13/11/2011 23:36
    Deve dare retta a Miko correre immediatamente da lei per chiarire tutto. Aspetterò il prossimo
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    Foxy1975
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    Number Ones Fan
    00 14/11/2011 17:04
    E i brividi diventano due..e non c'é due...
    Foxy
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    AntonellaP85
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    Bad Fan
    00 16/11/2011 15:11
    Ti ho mandato una ffz in merito alla tua fan fiction, rispondimi appena puoi.
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