Oh, non sono sparita, sono qui. Stanotte ero proprio ispirata. Spero che riuscite a leggerlo tra le righe di questo capitolo, mooooooolto lungo questa volta. Buona lettura!
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CAPITOLO 19 - L’essenza di te
Il sole cominciò solerte il suo lavoro quotidiano e un timido raggio filtrava dal vetro della finestra dove quella notte era avvenuto qualcosa di magico. Susanne che era abituata a svegliarsi presto la mattina aprì gli occhi cercando di ricordare dove fosse, il luogo non le era ancora familiare, ma appena girò lo sguardo e vide Michael lì accanto che dormiva ricordò immediatamente tutto e un sorriso le illuminò il volto. Michael sembrava un bambino mentre dormiva, era girato su un fianco, verso di lei, le mani giunte sotto la sua testa e i capelli che gli cadevano sullo zigomo, quasi a volerlo proteggere dal ciò che lo circondava. Susanne lo fissò per qualche istante, sapeva bene chi fosse, sapeva alcune cose di lui, perchè lui non era un uomo qualsiasi, lui era una star, forse la più grande star mai esistita sul pianeta Terra, ma in quel momento a lei sembrava soltanto un tenero cucciolo che spaventato aveva cercato conforto e che ora dormiva tranquillo, al sicuro. Non sapeva dire ancora cosa provasse per lui, aveva paura di innamorarsene e in fin dei conti per mesi era stato uno sconosciuto dietro ad un schermo. A lei sembrava di conoscerlo, ma ora che non c’era più la distanza ad abbattere l’imbarazzo, ora che non c’erano più i travestimenti a nascondere la sua vera identità, ora che si trovavano lì faccia a faccia le cose erano cambiate. Era tutto vero quello che lui le aveva detto? Sembrava che dovessero ricominciare tutto daccapo, Susanne cominciò a riflettere mentre ancora i suoi occhi erano puntati verso il viso di Michael, ma non lo stava guardando, a poco a poco che i suoi pensieri si facevano più intensi il suo sguardo si perse nel vuoto.
D’un tratto la mente si bloccò e lei guardò fuori dalla finestra, il sole stava sorgendo e non sapendo che altro fare si distese nuovamente accanto a Michael, nella sua stessa posizione, lo guardò ancora per qualche attimo e poi chiuse gli occhi. Non stava dormendo, non sarebbe riuscita a prendere di nuovo sonno, ma voleva godere di quel momento accanto a lui, chiunque egli fosse, la sua presenza, il tepore delle coperte e l’alba che prepotentemente si faceva avanti le davano un senso di pace che le mancava da molto tempo.
Ogni tanto apriva gli occhi, nel timore di non accorgersi se lui se ne fosse andato. Ad un certo punto vide che gli occhi di Michael la stavano guardando.
Lui accennò un sorriso che lei dopo qualche attimo di esitazione ricambiò.
Istintivamente, senza nemmeno pensarci lei gli diede un bacio a stampo, breve, fulmineo, un piccolo bacio innocente, puro e casto, come lo si darebbe ad un amico molto caro o al proprio figlio o genitore. Il sorriso di Michael si tramutò in uno sguardo tra il sorpreso e il preoccupato.
- Che c’è? - chiese lei.
- Che cos’era quello? - chiese lui.
- Un bacio di ringraziamento. - rispose Susanne, apparentemente ignara di quello che aveva fatto, era un gesto che le era venuto spontaneo, non c’era malizia.
- Ringraziamento per cosa? -
- Per questo momento così bello. Mi sento bene in questo momento e volevo ringraziarti. - Tutto qui. Ho pensato che una parte di merito fosse tua. -
Michael era sorpreso da quel gesto e quelle parole. Lei era così vera e sembrava non aver paura di lui.
- Sono io che ti devo ringraziare Susanne. Era molto tempo che non riuscivo a dormire così profondamente. Mi sento benissimo questa mattina e so che non sarebbe stato così se non mi avessi trattenuto questa notte. -
Susanne gli sorrise.
- Non ho fatto niente, semplicemente so come può essere difficile affrontare certe notti da soli e ho fatto quello che sentivo giusto fare. Non c’è niente di male a dormire nello stesso letto a prescindere dal sentimento che lega due persone. -
A quelle parole Michael sentì una fitta al cuore... era quello che pensava anche lui, ma per questo pensiero innocente qualcuno era riuscito ad accusarlo del peggiore dei crimini e fargli passare momenti terrificanti. La sua espressione si fece cupa, i suoi occhi diventarono tristi.
- Ho detto qualcosa che non va? - Susanne notò il cambio del suo stato d’animo.
- No, non preoccuparti, è solo che la penso come te e mi sembra strano trovare qualcuno che condivida questa idea. -
- Senti, è ancora molto presto, ti dispiace se restiamo qui a chiacchierare ancora un po? -
- No, niente affatto. -
- Sai, tu sei la star più famosa su questo pianeta, ma io non so un bel niente di te. Conosco le tue canzoni più famose, soprattuto perchè il mio fratellino non fa altro che ascoltarle, ho sentito varie storie sul tuo conto, ma non ci ho mai dato peso e onestamente quello che scrivono quei giornalisti da strapazzo non mi è mai parso credibile. Chi è Michael Jackson? -
A Michael non pareva possibile che qualcuno non sapesse chi fosse, o lo sapesse in modo così approsimativo. Non perchè si sentiva grande e famoso, ma perchè era abituato ad essere circondato da persone che urlavano il suo nome, gli riportavano aneddoti, gli chiedevano cose personali e non si capacitava del fatto che esistevano persone che non vivevano tutto questo, questa sensazione lo riempì di gioia. Lei lo voleva conoscere per mezzo delle sue stesse parole, per mezzo di quei racconti che solo lui poteva trasmettere senza fraintendimenti o bugie.
- Michael Jackson è una star, tu a chi sei interessata? A lui o a Michael, quello che ti sta di fronte adesso? -
- Ad essere sincera a tutte e due, ma di più al Michael che mi sta guardando in questo momento. -
- Bene, speravo di sentirtelo dire. Alziamoci. -
- Ma... non dovevamo chiacchierare ancora un po’ ? -
- No, se tu vuoi conoscermi devi entrare nel mio mondo. -
- D’accordo. -
Si alzarono dal letto e Michael uscì dalla stanza. All’improvviso tornò indietro, affacciandosi solo con la testa alla porta.
- Mi cambio e ti aspetto di sotto. -
- Ok, sarò pronta in un batter d’occhio. -
Si vestirono, ognuno nella propria stanza e si incontrarono poco dopo nel salotto.
- Bene, vieni con me. - le disse lui.
- Dove andiamo? -
- Ssshhht, è un segreto, seguimi. -
- Ok. -
Lui le prese la mano e si avviarono fuori, nell’immensa tenuta di Neverland. Lui aveva intenzione di farle visitare quel luogo magico, il luogo che più di tutti racchiudeva la sua essenza, Neverland era parte di Michael e Michael era parte di Neverland. La loro era una simbiosi perfetta.
- Hai già visto il mio albero magico, ora voglio mostrarti il resto. -
La condusse oltre l’albero, verso le giostre.
- Aspettami qui. -
Le lasciò la mano e si diresse verso un piccolo capanno. Attivò la corrente che animava di luci e colori quell’angolo fiabesco del Ranch.
- Prego madame, scelga su quale giostra vuole salire per prima. - Michael fece un inchino verso di lei togliendosi per un attimo il cappello nero.
Susanne sorrise divertita, lui era così divertente e dolce.
- Mmmh... sceglierò la giostra con i cavalli! -
- E cavalli siano, salga in sella signorina. Siamo in partenza per le praterie sconfinate. -
Michael attivò la giostra e con un rapido movimento salì anche lui e si mise sul cavallo accanto a quello di Susanne.
- Ahaha! Non facevo queste cose da quando ero bambina! Avevo dimenticato quanto fosse divertente. - disse lei.
- Lo so, molti dimenticano queste cose crescendo. Io no, io mi ci aggrappo disperatamente al bambino che c’è in me, non voglio perderlo. -
Susanne era colpita da tutto questo e cominciò a capire che tipo di persona fosse Michael Jackson.
La giostra si fermò ed entrambi scesero.
- Adesso, cosa vuoi provare? -
Susanne intravide la pista dei go-kart. Le erano sempre piaciute quelle piccole automobili, da bambina in Italia voleva sempre farci un giro quando andava al mare con mamma e papà.
- Ti va un giro di pista? -
- Sicura? Non vorrei umiliarti doppiandoti! - Michael la prendeva in giro facendo per finta lo sbruffone.
- Ah, adesso ci diamo anche delle arie, ma chi si crede di essere? -
- Ah, nessuno! Solo il più grande campione di go-kart di Neverland! -
- Vedremo! -
I due si posizionarono all’interno delle proprie vetture, pronti a scattare non appena il semaforo si fosse spento.
3...2...1.... ecco, il semaforo si era spento e Michael partì a tutta velocità riuscendo ad andare subito in testa. Ma Susanne non mollava, gli era alle costole e aspettava solo il momento giusto per sorpassarlo.
Michael conosceva a memoria quella pista, quanti giri si era fatto in compagnia di Mac o anche da solo durante le sue notti insonni. Susanne gli stava attaccata e all’improvviso intravide lo spazio necessario per un sorpasso in curva. Si infilò tra la vettura di Michael e il cordolo della pista e riuscì a sorpassarlo.
Alzò un braccio trionfante, mancavano solo due giri alla fine della gara. Ma la sua felicità durò poco, Michael non era intenzionato a perdere. All’ultimo giro la sorpassò e tagliò il traguardo. Entrambe le braccia di lui erano alzate al cielo in segno di vittoria mentre le macchina lentamente si fermava sul rettilineo.
- La tua è stata solo fortuna! - gridò lei mentre la sua macchinina si avvicinava rallentando a quella di Michael.
Lui rise di gusto mentre scendeva dalla macchina, le piaceva il suo modo di scherzare sempre. La aiutò a scendere e senza mollare la presa dalla sua mano la guidò verso una delle golf-car parcheggiate a bordo pista.
Susanne salì e lui accese la golf-car, era diretto allo zoo.
Lei non fece alcuna domanda, si limitava a guardare il paesaggio intorno a lei, le colline di Figueroa Mountain si estendevano per chilometri e chilometri, erano circondati da un mare d’erba e non c’era anima viva. Pensò che quello fosse un luogo meraviglioso, ma pensò anche che doveva essere terribilmente triste non poterlo condividere con nessuno.
Un grande cancello di ferro si parò davanti a loro, la scritta “NEVERLAND ZOO” era enorme e Michael parcheggiò la golf-car davanti al muro di cinta che racchiudeva i recinti degli animali.
Susanne adorava gli animali, questo Michael lo sapeva, ma provava disgusto a vedere creature selvagge strappate alla loro libertà, al loro diritto di vivere la vita come madre natura aveva stabilito. Ma non ce l’aveva con Michael, sentiva e sapeva che anche lui adorava la natura e gli animali.
Appena entrati un lama nel recinto alla loro destra si avvicinò immediatamente.
- Susanne, ti presento Louie! - disse Michael accarezzandolo dolcemente.
- Ciao Louie! - anche lei cominciò ad accarezzarlo e il lama sembrava gradire quelle attenzioni.
- Sai, lui era in un circo, l’ho comprato, era molto magro e gli facevano fare continuamente dei trucchetti. Mi hanno colpito i suoi occhi, è davvero un animale dolcissimo e meraviglioso. Non è vero Louie? - Michael gli diede un bacio sul muso.
- Povero piccolo. - ogni minuto che passava Susanne comprendeva sempre di più l’essenza di Michael.
Un barrito interruppe quel momento. Era Gipsy che aveva visto Michael da lontano. Aprì le sue enormi orecchie e con un trotto leggero si avvicinò al bordo del recinto.
- Suppongo che lei sia Gipsy, la mia paziente! - disse Susanne sorridendo alla vista di quel maestoso pachiderma.
- Esatto, è proprio lei e grazie a te, come vedi è in ottima forma. -
- Sono contenta di essere stata d’aiuto, gli elefanti sono creature molto particolari, sono dotati di una sensibilità unica e sono capaci di amare, anche meglio degli esseri umani. -
Michael rimase in silenzio, certo che Susanne avrebbe continuato a parlare degli elefanti e infatti dopo qualche attimo lei riprese a parlare.
- Una volta, quando ancora ero in Italia e studiavo per diventare veterinaria vidi un documentario su National Geographic dove parlavano delle migrazioni degli elefanti. Lungo il cammino qualche membro del branco non ce la faceva e moriva, il gruppo rimaneva ogni volta sconcertato da quelle perdite e ognuno salutava il compagno caduto prima di riprendere il cammino. Si mettevano in fila indiana, toccavano l’amico inerme con la proboscide e proseguivano. Al ritorno dalla migrazione, il branco ripercorreva esattamente lo stesso percorso per dare un altro saluto ai compagni caduti durante l'estenuante viaggio. Ricordo che piansi moltissimo nel vedere quelle immagini. -
Michael aveva gli occhi lucidi, a fatica tratteneva le lacrime che minacciavano di rigargli il viso. Susanne si voltò a guardarlo e vide i suoi occhi gonfi. D’istinto, come solo lei sapeva fare, in un gesto del tutto naturale ed innocente lo abbracciò. Lei non era una persona espansiva, generalmente non aveva contatti fisici con le persone, solo con i genitori in occasioni particolari o con i suoi migliori amici che si contavano sulle dita di una mano. Ma in Michael vedeva tutto quel bisogno di affetto che andava in qualche modo colmato e non riusciva a trattenersi.
L’abbracciò fu interrotto dalla proboscide di Gipsy che cercava nelle tasche della camicia di Michael qualche leccornia da rubare.
- Gipsy smettila, mi fai solletico! - disse lui ridendo.
- Ahahah! Che buffa che è! - disse Susanne staccandosi da Michael.
- Credo che abbia fame, il guardiano sarà qui tra poco a dar loro da mangiare. -
Michael le prese di nuovo la mano e la condusse alle scuderie. Aveva 10 cavalli, tutti di razza americana, c’erano Quarter Horse, Paint e Appaloosa, erano tutti in ottima salute e un paio nitrirono quando Michael entrò nel corridoio della scuderia.
- Buongiorno ragazzi! State bene? - disse lui accarezzando tutti i morbidi musi che si affacciavano sul corridoio.
- Michael, questi cavalli sono splendidi, io adoro i cavalli, sono così nobili, così eleganti e sensibili. Ma tu, tu... sai cavalcare? -
- Certo, è una cosa che faccio spesso quando i miei impegni me lo permettono, è una sensazione meravigliosa galoppare liberi con il vento che ti sfiora... è quasi come volare. -
Michael aveva descritto la sensazione che Susanne aveva provato all’età di nove anni la prima volta che salì su un cavallo.
- Ma come fai? Come ci riesci? - chiese lei.
- A fare cosa? -
- A descrivere ogni sensazione, ogni emozione, come se fossero le mie. -
Michael sorrise imbarazzato.
- Non lo so. - rispose infine.
Susanne ebbe di nuovo l’istinto di abbracciarlo, ma non voleva metterlo in imbarazzo più di quanto non lo fosse già.
- Ti va di fare un giro? - chiese lui.
- E me lo chiedi? Certo! -
Sellarono due cavalli e si avviarono lungo il sentiero sul retro dello zoo. A tratti il sentiero era costeggiato da grandi alberi dalla chioma lussureggiante. Ad un certò punto Michael deviò e uscì dal sentiero.
- Sei pronta? -
- Per cosa? -
Michael aveva un sorriso frubetto che non le piaceva affatto.
All’improvviso si piegò in avanti, la mano destra che reggeva le redini si allungò fino a metà del collo del cavallo e con uno schiocco della lingua fece partire l’animale al galoppo in mezzo ad un prato sconfinato.
Susanne aveva intuito quel gesto, conosceva bene i movimenti usati per andare a cavallo e nonostante lui fosse partito all’improvviso lei non ci mise molto per impartire lo stesso comando alla puledra che montava.
Si ritrovarono a galoppare a tutta velocità. Michael urlava di gioia e di eccitazione e Susanne sentiva l’adrenalina che cominciava a scorrere impetuosamente nelle vene. Era da tempo che non cavalcava così. Il suo lavoro non glielo aveva più permesso.
La puledra di Susanne evidentemente era rimasta indispettita dal gesto improvviso che il cavallo di Michael aveva compiuto e affrettò sempre di più il passo, le sue falcate si fecero sempre più ampie dando sfogo alla potenza muscolare di quello splendido animale. Susanne non ci mise molto a superare Michael e il suo destriero e quando giunse in prossimità di un piccolo boschetto tirò le redini e usò la voce per frenare quella corsa entusiasmante.
- Uooooooh. - era il comando usato per fermare il cavallo.
- Uooooooh. - disse Michael poco dopo fermandosi a sua volta.
Susanne scese da cavallo e tolse sella e bosal alla puledra, lasciandola libera di pascolare. Michael fece altrettanto.
- Michael, è stato meraviglioso, era un sacco di tempo che non cavalcavo in questo modo! - disse Susanne sentendosi improvvisamente di nuovo ragazzina.
- Sono contento che ti sia divertita. Ma non è finita qui! Vieni con me presto! -
Michael le afferrò la mano e cominciò a correre in mezzo all’erba alta.
- Michael ma dove andiamo? -
- E’ una sorpresa, è dietro a quel boschetto. Presto, vieni! -
Susanne correva mano nella mano con Michael. Raggiunsero il boschetto e lo oltrepassarono, lì dietro c’era un piccolo capanno.
- Aspettami qui! -
- Ok. -
Michael entrò nel capanno, era lì che teneva l’occorrente per le battaglie con i fucili ad acqua. Ne prese uno e lo caricò nel lavandino che c’era lì accanto. Susanne attendeva ignara fuori.
All’improvviso Michael uscì, aveva un braccio nascosto dietro la schiena e di nuovo quel sorriso furbetto sul viso.
- Michael? Cosa nascondi lì dietro? Non mi piace quel sorrisetto... Michael! Rispondi! Michael! - lui si avvicinava inesorabile.
Susanne non fece in tempo a pronunciare di nuovo il suo nome che Michael cominciò a spruzzarle acqua addosso con il suo fucile.
- Maledetto! Se ti prendo! - Susanne partì all’inseguimento di Michael che rideva e continuava a girarsi mentre correva nel tentativo di bagnare Susanne il più possibile.
- E’ inutile che scappi, ti sto raggiungendo. Arrenditi! -
- Mai! Ahahahah! -
Il continuo girarsi di Michael per bagnare Susanne gli faceva perdere terreno e lei ormai lo aveva raggiunto. Lo afferrò per la camicia, poi inciampò e cadde, facendolo cadere a sua volta. Si ritrovarono a terra, Susanne era sopra di lui che non smetteva di ridere e ansimare dalla fatica. Lei era a cavalcioni su di lui e respirando a fatica lo guardava negli occhi cercando qualcosa da dirgli. Ma non trovava nessuna parola adatta a quel momento. In pochi minuti aveva capito chi era Michael. Un uomo meraviglioso e tutto da scoprire.
Gli sguardi si fecero seri, le risa cessarono improvvisamente.
Michael le accarezzò il viso, mentre deglutiva e cercava di normalizzare il respiro. Susanne appoggiò una mano sul suo petto e si chinò su di lui.
Le labbra di lei si dischiusero mentre gli occhi si chiudevano. Michael era rapito da quell’immagine del suo viso, così bella, così dolce, così vera. Chiuse gli occhi e rimase in attesa di quel contatto che tanto aveva sperato di ricevere.
Finalmente le labbra di Susanne si posarono sulle sue, era un bacio dolce, puro, un bacio tenero di due persone che si conoscono da poco ma sembrano essere state insieme tutta una vita. Un bacio che avrebbe cambiato per sempre il loro destino.