Any Dream Can Become True (in corso). Rating: verde

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dirtydiana66
00venerdì 18 giugno 2010 22:35
bravissima vai con il prossimo
baci
marty.jackson
00sabato 19 giugno 2010 11:39
wooow che meraviglia questo capitolo!!! complimenti sei bravissima!!
non ci fare aspettare troppo per il prossimo ok??
baciii [SM=x47938] [SM=x47938]
(angel66)
00sabato 19 giugno 2010 12:25
bellissimo
-_Bad-girl'96_-
00sabato 19 giugno 2010 13:49
Che capitolo stupendo!! ti prego posta presto,non vedo l'ora di leggere il seguito! mi piace molto la tua storia,continua così [SM=g27811]
BEAT IT 81
00domenica 20 giugno 2010 22:48
Brava!!!!!!!! Meno male che Sharon nn si è offesa x il fatto di nn ballare, alla faccia di La Toya che pensava già di averla demolita ;-))))))))) . Troppo tenera la scena dove Sharon scopre che l'avventore misterioso era Michael......Aspetto il seguito!!!! Baci Sara
tati-a4ever
00lunedì 21 giugno 2010 10:24
Re:
ludo.94, 18/06/2010 14.41:

non ho paroleee quanto è dolce mike in questo cappy!! sei davvero molto brava tati complimentiii!!! miraccomando posta presto!! bellissimoo,un bacio,ludo!!!



Grazie per i complimenti [SM=x47984] Michael è stato molto dolce, sono sicura che lo era anche nella realtà ;D Sposterò presto, vedrai... [SM=g27829]

dirtydiana66, 18/06/2010 22.35:

bravissima vai con il prossimo
baci



Grazie dirtydiana66, come ho detto a ludo.94 qua sopra sposterò presto [SM=g27824]

marty.jackson, 19/06/2010 11.39:

wooow che meraviglia questo capitolo!!! complimenti sei bravissima!!
non ci fare aspettare troppo per il prossimo ok??
baciii [SM=x47938] [SM=x47938]



Oh my Dog arrossisco XD Non vi farò aspettare molto, promesso...! [SM=g27832] Bacioni!

(angel66), 19/06/2010 12.25:

bellissimo



Grazie [SM=g27835]

-_Bad-girl'96_-, 19/06/2010 13.49:

Che capitolo stupendo!! ti prego posta presto,non vedo l'ora di leggere il seguito! mi piace molto la tua storia,continua così [SM=g27811]



Grazie Bad-girl, mi rendi molto contenta! [SM=g27828] Come ho detto alle altre, sposterò molto presto! [SM=g27838]

BEAT IT 81, 20/06/2010 22.48:

Brava!!!!!!!! Meno male che Sharon nn si è offesa x il fatto di nn ballare, alla faccia di La Toya che pensava già di averla demolita ;-))))))))) . Troppo tenera la scena dove Sharon scopre che l'avventore misterioso era Michael......Aspetto il seguito!!!! Baci Sara



Non ti preoccupare, Sharon avrà modo di farsi valere più avanti ^__^ Il mistero misterioso, eh? XD Per fortuna non si è imbarazzata molto! Bacioni [SM=x47938]
minamj
00lunedì 21 giugno 2010 20:48
Brava Ambra!!!
Molto bello anche questo capitolo.
tati-a4ever
00martedì 22 giugno 2010 13:02
Grazie di cuore minamj :*
minamj
00domenica 27 giugno 2010 21:12
Ciao Ambra!
Io aspetto ehh!!!! [SM=x47991]
Baci
dirtydiana66
00lunedì 28 giugno 2010 17:59
aspetto anch'io.......
tati-a4ever
00lunedì 28 giugno 2010 20:28
Re:
minamj, 27/06/2010 21.12:

Ciao Ambra!
Io aspetto ehh!!!! [SM=x47991]
Baci




dirtydiana66, 28/06/2010 17.59:

aspetto anch'io.......




Scusate ragazze :(
Adesso sposto, non temete, lasciatemmi solo sistemare il layout [SM=g27823]
tati-a4ever
00lunedì 28 giugno 2010 20:43
PUNTO DI VISTA: SHARON


Una Coca per il tavolo 10, Sharon», disse Logan, il fratello di Ilary, anch’egli cameriere di quel locale. Distrattamente, senza dargli troppa retta quella sera, eseguii subito i suoi ordini.
Per tutto il tempo in cui risiedevo dietro il bancone non ebbi il coraggio di guardare fra i tavoli per capire se lui – Michael, e chi se no? - era presente oppure no, siccome non volevo né beccarmi una batosta per quella mia illusione, né volevo fare un genere di figuraccia, se avessi per caso incrociato il suo sguardo. Continuavo a guardare fissa il bancone, studiando ogni lineamento del legno, e distogliendo gli occhi solo quando dovevo mettermi all’opera.
«Sharon, mi senti?», chiese Ilary, dandomi un leggero buffetto sulla spalla. La guardai fisso, neanche fossi caduta dalle nuvole, e la vidi sogghignare. Subito nel mio volto comparve un’espressione accigliata.
«Sì, ti sento… Circa. Posso sapere perché ridi sotto i baffi?», domandai, non distogliendo i miei occhi da lei. Ilary accennò ad una risatina lieve e poi rispose, inarcando un sopracciglio.
«Eh no, prima rispondi tu alla mia. È chiaro a tutti che oggi sei pensierosa, mi spieghi perché?». Roteai gli occhi in segno di disapprovazione. Perché continuava, da quando ero arrivata, a stressarmi con quella domanda?
«Te l’ho detto, non ho niente. Sto solo pensando alla coreografia…», o quasi…, pensai fra me e me. Di certo non andavo a dirle che la mia testa era presa da una persona, quella che aspettavo arrivasse.
Non che lo avrei ammesso facilmente. No, a lei non glielo avrei mai detto, altrimenti avrebbe cominciato a tirare gridolini disumani e avrebbe attirato l’attenzione di tutti, per non parlare dello stress che mi avrebbe fatto subire. Sapeva essere veramente testarda e rompiballe quando si metteva, perciò evitavo di raccontarle gossip o altro, sebbene fosse una mia cara amica dal college.
Ilary storse le labbra in una smorfia per niente convinta dalla mia risposta, e continuò. «Certo, come no. E secondo te io dovrei crederci?»
Io sbuffai, indecisa se tapparle la bocca con la prima cosa che mi capitava a tiro o se, invece, era meglio lasciarla parlare e basta, evitando di ascoltarla possibilmente.
«Non voglio che ci credi, l’importante è che non mi stressi la vita. Te l’ho detto, non mi sto preoccupando per nessuno. Per nessuno», sottolineai.
«Guarda che io non ho detto che c’entrava qualcuno coi tuoi pensieri», disse sogghignando di nuovo. Perfetto, ero finita in trappola da sola. Bravissima, Sharon, mi complimento con te.
«E comunque», continuò, imperterrita. «So già che è lui la persona. Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno».
Preoccupata, sudando freddo, le lanciai un’occhiata sbigottita.
Lei, invece, scoppiò a ridere. «Tranquilla, fidati che nessuno saprà che sei presa da quell’estraneo dell’altra sera». Be’, almeno non ci era arrivata. Diciamo non del tutto, ecco. Non aveva proprio sbagliato, peccato che lei in realtà non sapesse chi veramente era.
«E poi, da come ti guardava si capiva che gli interessavi…», disse Ilary, mentre lavava alcuni bicchieri sul lavello. Io, allora curiosa, mi avvicinai a lei, cercando di non sembrare tanto ossessiva.
«Secondo te gli interesso? Da come lo hai capito?», chiesi, non vedendo l’ora di sapere quale fosse la sua risposta imminente. Lei soffocando una risata mi guardò stupefatta.
«Avanti, tesoro, non dirmi che non hai visto le occhiate che ti lanciava! È chiaro come il sole che era attirato da te!», disse alzando le mani al cielo, mentre io riflettevo sulle sue parole.
«Però, ascolta il mio consiglio: non darla mai, se prima non conosci il soggetto!», disse sorridendo, mentre io esclamai una nota di orrore lanciandole uno straccio in testa.
«Ilary, ma cosa dici! Secondo te io sono una… così? Tu sei fuori di testa!», dissi scioccata, mentre lei si divertiva come una pazza alla vista della mia faccia a bocca aperta.
«Be’, non si sa mai Sharon», esclamò ridendo, dirigendosi velocemente dall’altra parte del bancone, avendo visto un cliente in cerca di cameriere istantaneo. Io rimasi dietro il bancone, sorridendo, lavando quegl’ultimi bicchieri da pulire.
In quel momento, riflettei su quello che mi aveva detto: davvero attiravo la sua attenzione? In effetti, anche quel pomeriggio, in macchina, avevo sentito il suo sguardo continuo verso di me, soprattutto sentivo il feeling fra noi, a ritmo di “The Way You Make Me Feel”. Il modo in cui aveva ballato, il momento in cui lo avevo tenuto per il colletto provocatoria… Arrossii violentemente al pensiero dell’abbraccio e scossi la testa, cercando di divagare quel avvenimento dalla mia mente.
Quando Ilary tornò – troppo presto per i miei gusti – quasi mi venne addosso. Io la trattenni per un polso, cercando di non inciampare anche io nelle mie stesse scarpe coi tacchi che usavo per il lavoro – scarpe che, sinceramente, ne avrei fatto volentieri a meno. Lei mi rivolse un mezzo sorriso eccitato, ma io non capii subito di cosa si trattasse. La fissai confusa e ammutolita.
«Sharon… E’ qui
Mi bastò quella frase per fossilizzarmi. Rimasi a guardarla smarrita, mentre lei con un lieve quanto invisibile cenno del capo mi indicava di guardare alla sua destra.
D’istinto, senza badare molto a quello che sarebbe successo, mi voltai. All’inizio non vidi nessuno, poi in fondo ad un angolo, da solo, c’era lui. Lo riconobbi perché aveva lo stesso travestimento dell’altra sera. Incrociai il suo sguardo per due secondi, il quale curioso mi guardava, con quel fare estremamente tenero e dolce, e mi voltai di scatto dall’altra parte del bancone. Cercai in tutti i modi di non arrossire.
«Mio Dio…», dissi, fissando il vuoto. No. No. No. Perché diavolo mi stavo emozionando per la sua presenza? Sentivo il cuore scoppiare di felicità, eppure odiavo me stessa per questo.
«Visto?! Te lo avevo detto!», esclamò entusiasmata Ilary, richiamando subito la sua tranquillità solo quando le schioccai un’occhiata fulminante. Ci mancava solo la standing ovation.
«Non. Urlare.», sibilai, facendomi prendere dal panico dalla paura che avesse sentito e che, volendo, fraintendesse il mio imbarazzo. Chiunque sarebbe stato preso dal mio stesso rossore… Credo.
Lei rimase ad osservarmi, poi dissi. «Mi sta guardando?», chiesi con voce tremante. Almeno il rossore stava cominciando a farsi meno, per quanto potessi percepire dal calore sulle mie guance.
Ilary si voltò, e subito la chiamai a voltarsi dalla mia parte. «Non così!», dissi, con voce stridula. Lei mi guardò confusa, per poi incrociare le braccia e alzare un sopracciglio in segno di rimprovero.
«Preferisci che stia qua a far niente e guardarti fin quando non ti decidi a farti avanti?». Come se a me sarebbe piaciuto il suo sguardo addosso, in quel momento. Sbuffai, esasperata. Che dovevo fare?
«Secondo te… Devo andarci a parlare?». Ero in crisi. Non sapevo se fosse giusto andare là, poiché era come dimostrare che mi interessava, ma non sapevo nemmeno se fosse sbagliato non farlo.
«Sharon, tu sei negata in amore. Ascolta me, vai e provaci, magari solo per chiedergli che cosa vuole stasera da bere, ecc. O la và, o la spacca». Facile per lei dirlo. Io ero troppo preoccupata a mantenere il mio cuore protetto dalle sofferenze esterne, e lei mi diceva di buttar giù le mie barriere in un batter d’occhio?
Sbuffai, ma decisi che aveva ragione. Mi dirai su dalla posizione accasciata sul banco e presi un block notes e una penna dal mio taschino, pronta per servire quella persona che nessuno avrebbe pensato fosse Michael Jackson. Ilary batté un colpo con le mani e mi disse di aspettare dietro il bancone, prima di andare. Rimasi a guardare il basso, ma mi sentivo osservata. Eccome.
Improvvisamente sentii una musica che già conoscevo provenire da uno stereo vicino ed amplificatore, e riconobbi con un malore allo stomaco che quella canzone era “Human Nature”. Tutto ma non quella! Ma che cos’era? Una sensitiva? Perché proprio quella? Guardai gli amplificatori delle casse con odio profondo, quasi fossero loro i colpevoli invece che Ilary.
Una volta che tornò al bancone, la fulminai con lo sguardo. Lei mi guardò comunque sorridente – ovviamente non capendo i motivi di quella mia occhiata aggressiva – e mi raggiunse dietro la schiena. Mi spinse fuori dal bancone, cantilenandomi la frase “Vedrai che ne verrà la pena”, fin quando non inciampai in uno sgabello dove, per sbaglio, mi aveva spinto su.
Maledetti tacchi. Rimasi immobile per un momento, poi guardai Ilary con un sorriso di scherno, mentre lei - indecisa se scoppiare in lacrime dalle risate o scappare via - mi guardava ad occhi spalancati, con le mani che le coprivano il viso. Infine, entrambe scoppiamo a ridere. Me ne fregai se in quel momento avevo fatto una figuraccia, e appoggiandomi al bancone con una mano e con l’altra sullo sgabello scoppiai letteralmente.
Andammo avanti per un minuto abbondante, con le lacrime agli occhi, mentre cercavamo invano di non cadere per terra. Alzai il mio volto al cielo, sbattendo le palpebre per evitare di piangere dal ridere e, con una fatica immensa dovuta al suo riso e al mio, riuscii a parlare.
«Ilary… La prossima volta, non cercare di uccidermi. Lo sai che il mio equilibrio fa schifo, quando sono sui tacchi. Così mi dai una mano», e riprese a ridere, nel frattempo che io mi ricomposi.
Sospirai, cercando di trattenere un istinto di risata, mentre con la calma mi diressi verso il tavolo dove Michael si trovava. Una volta accanto, storsi la bocca per negare un sorriso e mantenermi seria. Notai che anche nel suo volto, per quel poco che riuscivo ad osservare, c’era un cenno di risata. Era evidente che avevo fatto ridere anche lui. Ovvio, che domande.
«Buonasera… Mmm», tossii, cercando di non scoppiare di nuovo a ridere, questa volta cominciando ad avvampare. «Benvenuto al “Saturday Night”. Desidera qualcosa oggi?»
Mi guardò con occhi lucidi che emanavano felicità, a mani congiunte sul tavolo, e con voce lieve parlò. «Oh, be’… Un caffè macchiato, come la scorsa volta…», rispose, ammiccando a quell’ultima frase con un cenno fulmineo dei suoi occhi verso me. Io sorrisi e dimenticata della figura fatta prima, come d’incanto.
«D’accordo», pronunciai, appuntando con un sorrisetto l’ordinazione su un foglio del blocco. Mentre stavo per muovere un passo per il banco, lui mi fermò avanzando con una mano sul tavolo, allungandola. Lo osservai e vidi che mi osservava, pronto a parlare.
«Ehm… Posso chiederti un foglio di block notes?». Un’espressione corrugata mi apparve in volto, ma subito dopo scomparì non appena mi sorrise, una volta consegnatogli il piccolo foglietto bianco.
D’istinto, chiesi. «Ti serve una penna?». Lui mi guardò con fare impacciato, e io gli passai quella che stavo usando.
Non gli lasciai tempo per dire niente, poiché ne tirai fuori un’altra dalla tasca. Subito sorrisi e me ne ritornai al bancone, senza dire altro. Una volta là, linciai Ilary prima che pronunciasse una sola parola.
«Non dire niente. Faccio a modo mio adesso», dissi, guardandola con un sorriso sghembo. Lei fece la finta offesa e se andò a servire altri clienti. Una volta preparato il caffè di Michael, mi decisi a portarglielo.
Nel frattempo, le ultime note di “Human Nature” risuonarono nel locale, lasciando posto ad un’altra straordinariamente lenta. Era Whitney Houston, la mia cantante preferita.
Quando gli posi la tazzina sul tavolo, mentre mi chinai per non versaglielo addosso, il suo profumo m’invase all’improvviso. Era maschile, ma con una nota di raffinatezza ma allo stesso tempo di vivo. Non lo seppi definire. Sapevo solo che lo adoravo. Anche quando lo avevo abbracciato, poche ore prima, durante le prove, mi aveva stordito, solo che ora era molto più forte di prima.
Nel frattempo, con una mano mi propense il biglietto, piegato, e facendo finta di niente me ne ritornai dietro il bancone. Cogliendo l’occasione che Ilary stava servendo, lo aprii. Una frenetica curiosità insensata mi portava a scoprire cosa c’era scritto, tanto da farmi perfino tremare le mani.

Spero che domani verrai alle prove.
Sarebbe molto bello. Mi farebbe felice.
Fammi sapere qual è la risposta, così se
è sì ti vengo a prendere un po’ in anticipo.
P.S. Ti sei fatta male?

Mille pensieri mi vorticarono frenetici nella mia povera testa. Mi farebbe felice. Quella frase mi aveva fatto venire il batticuore, e alle parole “se sì ti vengo a prendere un po’ in anticipo” sentii le gambe diventarmi troppo leggere per riuscire a sorreggermi. Che cosa voleva dire con quelle frasi? Veramente voleva che non mancassi, o era solo una scusa?
Senza esitazioni, presi la mia penna nera e mi chinai a scrivere la risposta.

Ho chiesto al mio capo, e non ci sono problemi.
Domani non mancherò per nulla al mondo.
Comunque, stai tranquillo, non mi sono fatta niente…
La morte la rischio quasi ogni giorno!

Prima di chiudere il biglietto, rilessi più volte e studiai la scrittura di Michael nei dettagli, per non dimenticarmene. Sigillai con cura il foglio e, vedendo che Michael aveva già finito il caffè e aspettava, guardandosi in torno, mi propensi ad andare al tavolo, mantenendomi più calma possibile. Non dovevo mostrare che ci tenevo troppo. Perché la verità era che morivo dalla voglia di raggiungerlo.
Il locale cominciava a farsi affollato, e la musica allo stereo ormai era stata sostituita con quella dal vivo. Quando gli portai il biglietto, non esitò ad aprirlo. Lo lesse con cura, e scrutando dalla scarpa che portava al volto capii che quello che aveva in viso era un sorriso. In automatico, senza prevederlo, sorrisi anche io. Incondizionatamente. Era così stupendo quando sorrideva che non potevo non essere felice.
Chiuse il biglietto e se lo mise nella tasca del cappotto, per poi guardarmi negli occhi. Come ogni volta che succedeva, mi sentii di nuovo vibrare nell’aria, leggera.
«Non ti esibisci questa sera?», chiese immediatamente, con voce bassa ma che, grazie al cielo, le mie orecchie riuscirono a sentire. Io alzai le spalle, per poi inarcare un sopracciglio.
«Desidereresti vedermi esibire?». Questa volta fu lui ad alzare le spalle, tenero, ma comunque di quel fascino maschile che mi portava maledettamente all’oblio. Dovetti farmi forza e prendere un bel respiro.
«Non avrei potuto, sono venuto qua solo per cinque minuti, dovrei tornare a lavoro adesso…». Subito la mia imminente felicità fu stroncata, e una smorfia di delusione mi apparve in volto.
Rimanemmo a fissarci per un po’, poi si alzò dal tavolo fiaccamente. Io lo lasciai passare e prima che se ne andasse definitivamente, si voltò verso di me. Rimase un po’ indeciso sul da farsi, nel frattempo che io lo fissavo curiosa, e alla fine si propense a darmi un bacio sulla guancia. Arrossii ma feci finta di niente, mantenendo un’espressione neutra in volto, per quanto mi fosse possibile.
Alla fine, se ne andò, lasciandomi questa volta lui come una stupida me, ignorando la musica del locale e la voce emozionata di Ilary alle mie spalle.
minamj
00lunedì 28 giugno 2010 21:14
Interessantissima questa puntata Ambra!!! [SM=x47932]
Hai un modo di scrivere che mi piace molto.
Complimenti!!!!!
Allora adesso sto qui buona buona,e aspetto
che ti venga a prendere in anticipo!!!!! [SM=g27828] [SM=x47928]

Un bacio
marty.jackson
00lunedì 28 giugno 2010 21:35
bellissimo brava Ambra!!
divertentissima la parte quando Sharon stava per cadere!!
bravissima, aspetto il prossimo!!
baci [SM=x47938]
BEAT IT 81
00lunedì 28 giugno 2010 21:58
Tati !!!!! Oddio troppo forte l'inciampo sullo sgabello :-)))))))) ...Ok, sono assolutamente curiosa di vedere cosa succederà nel prox capitolo, xè qui sono sicura, Cupido ha colpito, eccome anche....Bravissima!!!!! Continua così ;-)))))) . Baci Sara
tati-a4ever
00martedì 29 giugno 2010 09:13
Re:
marty.jackson, 28/06/2010 21.35:

bellissimo brava Ambra!!
divertentissima la parte quando Sharon stava per cadere!!
bravissima, aspetto il prossimo!!
baci [SM=x47938]



Grazie mille Marty :D Sono orgogliosa di quello che ho scritto se allora mi dici che ti piace ;D
Al prossimo, baci!

minamj, 28/06/2010 21.14:

Interessantissima questa puntata Ambra!!! [SM=x47932]
Hai un modo di scrivere che mi piace molto.
Complimenti!!!!!
Allora adesso sto qui buona buona,e aspetto
che ti venga a prendere in anticipo!!!!! [SM=g27828] [SM=x47928]

Un bacio



Grazie Mina :D Addirittura interessantissima? Mi imbarazzo XD. Grazie davvero! Ti prometto che sposterò entro qualche giorno, promesso ;D
Un bacio anche a te!

BEAT IT 81, 28/06/2010 21.58:

Tati !!!!! Oddio troppo forte l'inciampo sullo sgabello :-)))))))) ...Ok, sono assolutamente curiosa di vedere cosa succederà nel prox capitolo, xè qui sono sicura, Cupido ha colpito, eccome anche....Bravissima!!!!! Continua così ;-)))))) . Baci Sara



Curiosa? Be', qualche giorno e la curiosità sarà colmata ^-^ L'inciampo sullo sgabello l'ho scritto perchè sarebbe tipico da parte di una come me, e poi si sa... Nessuno è perfetto ;D
Aspetta il settimo capitolo con ansia, ok?
Bacioni!
BEAT IT 81
00martedì 29 giugno 2010 09:21
Puoi di r giuro che aspetto con ansia il settimo capitolo, sono curiosa di vedere cosa succederà fra i due ;-)))))) . Come ti capisco x il discorso inciampi e co. , io sono una specialista :-))))))) .Baci Sara
ludo.94
00martedì 29 giugno 2010 10:27
bellissimo tati!!! mamma mia quanto sono dolci questi due eh!! mmm sono curiosaaaaaa posta posta posta!!! hihih un bacio,ludo!
dirtydiana66
00martedì 29 giugno 2010 13:14
bravissima, aspetto il prossimo capitolo
tati-a4ever
00sabato 10 luglio 2010 14:56
Mi scuso per il mio tremendo ritardo T____T Grazie a tutte per il vostro appoggio. Vi voglio bene!

PUNTO DI VISTA: MICHAEL


Capitolo VII

Ero indeciso. Suonavo o no il campanello? E se la disturbavo? Le avrei dato fastidio?
Battevo il piede destro a terra, agitato, mordendomi il labbro inferiore, incapace di decidere sul da farsi. Sentivo della musica – che avrei scommesso fosse Whitney Houston - provenire dall’interno di quella stanza di appartamento e mi chiesi se, anche chiamando, mi avrebbe comunque sentivo. Be’, tanto valeva la pena almeno provarci.
Suonai il campanello, ma la musica non cessò. Rimasi immobile ad aspettare e notai che, effettivamente, il volume era sceso. Mi accostai con l’orecchio alla porta, cauto, per sentirne i rumori all’interno. Poi una voce, quella calda di Sharon, sovrastò la musica che risuonava.
«Arrivo!», la sentii dire, e tirai un sospiro di sollievo. Almeno aveva sentito, fortunatamente. Sentii dei rumori di serratura provenire da dentro la stanza, e optai alla soluzione che fosse lei ad aprire la porta.
La porta si socchiuse, e la visione che mi parve di fronte fu un’imbarazzata Sharon dai capelli bagnati, poiché riuscivo a vederne solo il volto. Arrossii leggermente e capii che, in effetti, non avevo proprio scelto il momento giusto.
Certo, le avevo detto che sarei arrivato in anticipo… Già, in anticipo di un’ora e mezza. Come facevo a dirle che non vedevo l’ora di passare un po’ di tempo con lei, in realtà? La verità era che quando ci parlavo, per quel poco che ne avessi avuto la possibilità in quei giorni, io mi sentivo bene. Mi sentivo me stesso senza bisogno di mentire e negare chi io non ero, per quanto cercassi di non fidarmi degli altri.
«Michael…», mi disse lei, impacciata e scarlatta in volto. «Non pensavo che arrivassi così presto, mi fa piacere!», dopodiché un sorriso illuminante le comparì in volto, risaltando la luce dei suoi occhi.
«Oh, ehm…», dissi, spostando lo sguardo verso quei suoi capelli bagnati. Lei si accorse del mio volto preoccupato e arrossendo si propense a rispondermi, questa volta più frettolosa.
«Oh, scusa. Aspetta, adesso ti faccio entrare solo che…», continuò lei, aggrottando la fronte. «Un attimo che raggiungo la doccia. E solo che… Non pensavo arrivassi così in anticipo, tutto qui. Ehm… Aspetta».
Impacciata, distogliendo lo sguardo dal mio, se ne andò, lasciandomi la porta socchiusa. Io, senza parole, aspettai una sua conferma sul lasciarmi entrare. Cercai di non arrossire e una volta sentita la sua voce che mi dava il permesso, avanzai all’interno della stanza, prudente. Chiusi la porta e mi propensi ad osservare curiosamente quel piccolo ma accogliente ambiente nel quale Sharon abitava.
«Ho quasi finito, non ti preoccupare… Oh, non badare al casino che vedi, non ho avuto proprio il tempo di mettere tutto apposto. Puoi comunque dare un’occhiata in giro, se sei curioso, che a me non disturba affatto. Spero solo non ti perda in quel caos», riprese soffocando una risata, nel frattempo che sentii lo scroscio dell’acqua della doccia.
«Non vorrei dare fastidio…», risposi, riferito al fatto della “curiosità”. Non potevo non dire che non fossi preso, poiché avrei mentito. Volevo saperne di più di lei, e osservare ogni dettaglio dell’appartamento mi avrebbe aiutato per quel poco. Intanto, allo stereo cominciò a risuonare la canzone “Where Are You”, di Whitney Houston.
«Tu fastidio? Figurati! Fai come se fossi a casa tua», rispose, mentre nel mio volto comparve un sorriso. Presi l’occasione al balzo e cominciai a camminare per il salotto, osservando le cose che mi interessavano. Nonostante fosse piccolo, quel ambiente mi dava una sensazione di calore. Mi ricordava un po’ la casa a Gary, e fui preso da una morsa del passato.
C’erano dei mobili di legno non molto vecchi, scuri, alcuni con vetrate di vetro per mostrare il loro interno. Un tavolino di vetro stava di fronte al divano a tre piazze, con sopra qualche telecomando della televisioni e alcuni libri di lettura. C’era anche un quaderno per appunti, il quale osservai non aveva titolo. Trattenni la curiosità e passai ad osservare i muri bianchi e puliti.
Dietro il grande divano c’era una finestra che dava sulla strada, e riconobbi la mia auto. Era una stanza al terzo piano, perciò la vista era gradevole. Mille luci trasparivano dagli edifici delle città e nel cielo tinto di blu scuro risplendeva la luna piena. Tornai a guardare all’interno della stanza, dopo essermi tolto quella pesante sciarpa e cappello da travestimento, e i miei occhi furono attratti da due scaffali.
Entrambi erano al muro, e in questi si trovavano in uno dei libri, in un altro dei Cd di musica. Erano tutti divisi in categorie specifiche e ordinate, e sia libri che dischi erano intatti, trattati con la massima cura. Mi complimentai per come tenesse le sue cose, e lei mi rispose con una risata e un grazie imbarazzato. Non sentii più l’acqua scorrere, e capii che evidentemente aveva già finito la doccia.
Osservai ripiani e ripiani, ogni dettaglio – dai vasi presenti nella stanza, dai quadri appesi al muro, dai tappeti sul parquet di legno – e intuii che fosse una ragazza con un gusto fine per le cose, ordinata, classica ma comunque elegante, per quel poco che potevo capire possedeva.
C'erano, fra i Cd, dischi di Steve Wonder, Tina Turner, Whitney Houston, James Brows, Lisa Stanfield... Notai che c’erano anche miei Cd, alcuni perfino dei Jackson 5, dischi con copertina molto vecchia e fragile ma tenuti perfetti. Avevano si e no qualche ammaccatura sulla copertina, ma ero trattati con riguardo. C’erano tutti… Anche il Cd “Bad”, in primis rispetto agli altri, segno che lo ascoltava spesso.
Sorrisi compiaciuto e osservai che un’anta di un armadio era semi aperta. Indeciso, alla fine mi propensi ad osservare l’interno, sperando non ci fossero cose private.
Rimasi impressionato. In quel mobile, una schiera di cassette Disney erano presenti. Il mio sorriso si allargò, stupefatto, e notai che alcune cassette non erano tutte in inglese. Erano di una strana lingua di cui non riconoscevo fosse il nome e constatai che, a rigor di logica, quella deve essere stata appunto la sua lingua madre. Un dubbio sul dove provenisse mi lasciò il segno.
«Hai scoperto i miei tesori», disse Sharon, portando il mio sguardo di nuovo verso il suo. Sorridente e imbarazzata mi osservava, avanzando a braccia conserte verso di me. Non mi ero neanche accorto che si era già asciugata i capelli, sebbene ancora leggermente umidi sulle punte. Le ricambiai il sorriso, rivolgendo di nuovo lo sguardo sulle cassette; c’erano Cenerentola, Bambi… Peter Pan. Tutti.
«Ho sempre amato i cartoni Disney, fin da piccola», disse sottovoce, con un sorriso dolce sulle labbra, guardando quei suoi tesori. «I miei preferiti erano La Bella Addormentata Nel Bosco e Peter Pan. Li guardavo sempre, non mi stancavo mai».
«Anche a me piacciono molto, Peter Pan soprattutto», dissi con un grande sorriso sulle labbra che ricambiò. Un’altra passione in comune. Per me Walt Disney era un personaggio da ammirare, da sempre, e adoravo incondizionatamente i suoi cartoni. Erano speciali.
«Sai, per me sono stata la fonte maggiore che mi ha aiutato a tener duro…». Guardai Sharon serio, mentre il suo sorriso si faceva sempre più lieve e con una nota di tristezza. Si tirò su dalla posizione accucciata – dato che le cassette erano in uno sportello in basso – e si avviò lenta verso la finestra, con lo sguardo perso nel vuoto della grande città.
Un senso di solitudine, nelle parole che aveva pronunciato, cominciò a far pian piano parte di me. La guardai fisso, sperando che continuasse quel suo discorso. Guardava fuori, con sguardo triste e assente, pensierosa, e io la osservavo senza staccarle i miei occhi di dosso. Non potevo. O almeno, non ci riuscivo. Potevo percepire la sensazione che traspariva dal suo sguardo.
Soffocò una risata, ma non divertita, poi scosse lentamente la testa. «I cartoni Disney, la musica, il ballo, perfino il canto… Erano gli unici metodi per combattere. Mi portano ad un’infanzia che non ho mai vissuto…», pronunciò lei, con amarezza.
Alla parola “infanzia” sentii il mio cuore farsi piccolo, ma una forza sconosciuta in me mi portò a farle una fatidica domanda improvvisa. «Hai… Hai avuto un’infanzia difficile?»
Lei annuii, facendo comparire un sorriso di rammarico in volto. Guardava sempre fuori, in un punto vuoto, e con calma mi alzai anch’io dritto, per poi fare qualche passo verso di lei. Emise un sospiro lento, calmo nonostante qualche tremore, chiuse gli occhi e rispose.
«Diciamo che fra non avere un’infanzia e averne una come la mia, non so quale sia la scelta migliore. Non ho mai avuto una vita facile», mi rispose, sottovoce. Appoggiò il capo alla finestra, per poi guardare me.
«Che ti è successo?», chiesi con voce debole, piena di comprensione. Volevo capire se anche lei, come me, aveva passato veramente un’infanzia orribile, inesistente. Senza accorgermene, avanzai di un passo.
Tornò a guardare fuori e rispose. «Sono stata isolata. Non ho avuto mai amici. Nessuna persona accanto che ci tenesse veramente a me. Non ho avuto la gioia di condividere i miei sogni con nessuno, poiché nessuno mi capisce».
No, Sharon… Io ti capisco. Non sai quanto ti capisco… So come ci si sente a sentirsi incompresi e soli, con nessuno accanto. Con nessuno che capisce quello che provi… So come ti senti.
«Da piccola venivo da tutti i miei coetanei lasciata in un angolo, a piangere lacrime silenziose per qualcuno che speravo un giorno mi fosse accanto. Vedevo i bambini giocare, da lontano, in qualche parco o in strada, e desideravo essere con loro. Ma piangevo, perché sapevo che in realtà nessuno voleva stare con me. Con il tempo ho capito che devo dipendere da me. Li guardavo, e sognavo sogni irrealizzabili».
Qualcosa dentro di me si mosse. Tristezza, compassione, realizzazione. Non riuscivo a descrivere. Sapevo solo che provava quello che provavo io, e l’immagine di lei che guardava i bambini da lontano mi portava di nuovo al passato. Un passato fatto solo di lavoro e senza un’infanzia degna e sufficiente per la crescita di un bambino. Lei capiva cosa significa essere soli e senza nessuno accanto.
La guardai e vidi una silenziosa lacrima scenderle sulla guancia destra, messa in risalto dalle luce della città. Quando si accorse che mi ero avvicinato e sfiorato un braccio con dolcezza, si asciugò la goccia di tristezza appena caduta dal suo volto con il palmo sinistro della mano. Evitò di guardarmi, sapendo che la osservavo con occhi lucidi e il cuore riempito di un dolore rievocato.
«Scusa… Non volevo… Non è facile per…», poi, sentendo il calore della mia mano sulla sua guancia, altre due lacrime le scesero copiose dagli occhi. Con l’altra mano mi appresi ad asciugare anche l’acqua salata sull’altra guancia, avvicinando senza pensare le mie labbra alla sua fronte.
«Tranquilla… E’ tutto apposto… Non piangere, per favore». La mia voce si fece implorante, una volta che i suoi singhiozzi si fecero più udibili. Mi chiesi se avesse ancora i genitori, ma non era il momento per chiedere. Dovevo esserle vicina, non farla sentire sola.
«Io… Io so quello che si passa. Anche io non ho avuto un’infanzia. Il mio lavoro ha sempre risentito sul bambino che ero, non sai quanto mi sia sentito solo. Nemmeno io ho mai pensato che qualcuno riuscisse a capirmi, né penso di incontrare un giorno una persona che mi ama per come sono…»
Il suo pianto, alle mie parole, cominciò a cessare. Con la fronte appoggiata al mio mento e le mie guance sulle sue, ora sembrava più tranquilla. Era una sensazione di appagamento. Nonostante il dolore che rifioriva, sentivo uno stato di benessere. Forse non ero poi così solo, forse non ero l’unico a soffrire per un’infanzia mai avuta, sebbene i nostri passati non fossero simili.
«Tu troverai chi ti ama…», rispose Sharon, guardandomi negli occhi. Tolsi le mie mani dalle sue guance lievemente, quasi per paura di farle mane, e intanto il nostro sguardo s’incatenava. I suoi occhi neri si incorniciavano perfettamente con la sua pelle mulatta.
«Forse tutto il dolore che si passa ne varrà la pena…», dissi, sottovoce. Lei sorrise, mentre la luce del pianto faceva risaltare di più quella dei suoi occhi, e il contatto con lei si spense definitivamente.
Il Cd era arrivato alla fine ed entrambi non ce ne eravamo accorti. Quando anche le ultime note la musica scomparve, Sharon si girò a guardare lo stereo. Io feci lo stesso, in sincrono perfetto.
«A proposito… Io, be’, non so tu… Hai già cenato?», chiese, guardandomi con curiosità. In effetti non avevo mangiato. Ero arrivato apposta in anticipo per invitarla da me a mangiare qualcosa.
«No, veramente», dissi sorridendo. Lei allargò allora anche il suo di sorriso. Anche cenare da lei era una soluzione. Ovviamente a me andava bene tutto, perciò alla sua proposta di rimanere accettai.
«Vuoi che ti aiuti a cucinare?», dissi, nel frattempo che lei tirava fuori pentole e piatti da apparecchiare sul tavolo. Me ne stavo appoggiato allo stipite della porta, e non desideravo si sentisse osservata.
Lei sorrise. «Puoi farmi da assistente, se vuoi. Il posto di maître purtroppo è già occupato», esclamò con divertimento. Decisi senza ombra di dubbio di stare al suo gioco.
«Mi andrà bene anche fare da cameriere, capo», risposi avvicinandomi a lei, aiutandola ad appoggiare alcuni piatti e bicchieri. Lei sorrise di nuovo e non potei che fare lo stesso anch’io.

www.youtube.com/watch?v=1KjpyHX7X-o

Passammo la serata così, a comportarci come due bambini che giocavano insieme, come all’asilo. Ora sia io e sia lei sentivamo un’affinità più chiara e senza barriere, dopo aver capito di avere un passato pieno di tristezza alle nostre spalle. Non sentivo più del riguardo con me. Non ero più Michael Jackson, solo Michael, e tutto questo mi appagava.
Più spesso ero io, durante la cucina, quello che faceva i dispetti e gli scherzi, magari nascondendole qualche posata o qualche ingrediente, e finiva sempre per cascare nei miei tranelli. Le facce che le spuntavano fuori mi facevano morire dal ridere, e quando veniva il suo turno dei giochi toccava a lei ridere.
Quando rideva era così spontanea... Era simpatica, divertente. Mi piaceva il fatto che ironizzasse su se stessa, ma soprattutto mi piacevano le espressioni che il suo volto cambiava e assumeva. Era dolce, non aveva problemi a dire quello che pensava. Era sincera.
Fu uno dei momenti più belli della serata. Forse perfino della mia vita.
Cenammo parlando del più e del meno, facendoci domande suoi nostri hobby o generi di musica, film e molto altro. Non vedevo l’ora sorridesse per poter godermi quella sensazione di calore che faceva trasparire dal suo sorriso. Discutemmo di tutto e di più, a volte giocandoci su come se fossimo due bambini piccoli. Scegliemmo anche il Cd da mettere come sottofondo, durante la cena.
Alla canzone “Greatest Love Of All” di Whitney Houston la vidi bloccarsi con lo sguardo sullo stereo, presa come per magia da quella canzone. Io la osservai interessato.
«La tua canzone preferita?», chiesi, nel frattempo che lei riabbassò di nuovo il suo sguardo sul tavolo. Annuì e cominciò a cantare il motivo, come se io non ci fossi.
«I believe that children are our future. Teach them well and let them lead the way, show them all the beauty they possess inside…». Si alzò dalla sedia nella quale era seduta e venne verso di me, il quale la guardai incantato. Mi porse la mano, e con un cenno del capo mi invitò a ballare.
Ci dirigemmo verso il salotto, in uno spazio abbastanza vuoto per ballare tranquilli, e poggiai le mie mani sui suoi fianchi morbidi. Continuò a cantare, nonostante a bassa voce, con le sue mani sulle mie spalle, e al ritornello l’accompagnai. Sorrise sentendo la mia voce, sorpresa che anche io sapessi quella canzone.
I nostri sguardi erano ormai incatenati in una stretta che nemmeno un terremoto imminente avrebbe distolto, e non era mia intenzione lasciarla andare. Desideravo solo rimanere così per un po’ di tempo, sentire di nuovo il profumo naturale della sua pelle, il contatto insistente con i suoi occhi.
Chi avrebbe mai detto che un giorno avrei incontrato qualcuno di non famoso, qualcuno che mi avrebbe fatto sentire solamente il Michael che ero? Quella ragazza era lei. Lei stava riuscendo e poteva trascinarmi fuori da quel mondo di possibile solitudine che mi gravitava attorno.
Sentivo di potermi perdere in quelle oscure profondità dei suoi occhi. Affogare in quel suo sguardo non mi avrebbe provocato dolore, anzi, mi sollevava... Qualcosa di irreale e miracoloso mi portava in un mondo che non era quello.
Ballavamo lenti, lasciando trascinarci da quel ritmo senza regole e quieto.
Una volta finita la canzone, ci fermammo, poco prima di farle fare un lento giro guidata dalla mia mano. Rimanemmo ad osservarci, ignorando la canzone successiva.
«Capisco perché ami quella canzone. La amo anche io…». Lei accennò al rossore, assieme ad un sorriso. Io feci lo stesso di rimando, lasciandomi per la prima volta andare.
Con Sharon non avevo bisogno di essere nessun’altro al di fuori che me stesso. Stare insieme a lei era sentirsi più felici, dimenticavo i brutti pensieri e lasciavo il passato alle spalle. Mi concentravo solo a farla sorridere, a passare quel poco a disposizione al meglio.
Qualcosa, ad un certo punto, nel suo sguardo accese un piccolo fuoco dentro di me. I suoi occhi profondi e caldi mi facevano sudare e brividi mi attraversarono la schiena. Come facevo a pensare a qualcosa di concreto, se continuavo a guardarla in quegli occhi neri? Come faceva ad incantarmi fino a quel punto?
Sharon, illuminata da una luce su un mobile del salotto, risultava più bella. Una strana adrenalina mi coinvolse in un attimo e un timore convulso allo stesso tempo: non potevo innamorarmi, non di qualcun'altro che non sapevo se mi avrebbe recato ulteriore sofferenza. Eppure non potevo cercare di reprimere quell'istinto. Non ci riuscivo.
Ad un certo punto il suo sguardo puntò verso un orologio a muro e rimase sbigottita. Quando mi voltai, vidi che erano le 20,16. Erano in ritardo. In fretta e furia chiuse lo stereo, nel frattempo che mi rimettevo il travestimento. Scendemmo e ridendo ci avviamo verso l’auto, pronti per le prove di quella serata.
huhu91
00sabato 10 luglio 2010 15:52
uuuuuh il nostro Michael inizia a provare qualcosa...sono troppo curiosa di vedere cosa succederà, bravissima davvero Ambra aspetto il continuo eh ;)
tati-a4ever
00sabato 10 luglio 2010 16:45
Re:
huhu91, 10/07/2010 15.52:

uuuuuh il nostro Michael inizia a provare qualcosa...sono troppo curiosa di vedere cosa succederà, bravissima davvero Ambra aspetto il continuo eh ;)




Grazie mille [SM=g27838]
Vedremo più avanti come si svilupperanno i sentimenti dei nostri giovinotti XD [SM=g27828]
huhu91
00sabato 10 luglio 2010 16:59
ah io non dò nulla per scontato [SM=x47979] [SM=x47979]
tati-a4ever
00sabato 10 luglio 2010 17:04
Re:
huhu91, 10/07/2010 16.59:

ah io non dò nulla per scontato [SM=x47979] [SM=x47979]




brava infatti fai bene [SM=x47979] fai come faccio io allora! [SM=g27828]
marty.jackson
00sabato 10 luglio 2010 20:59
che bello Ambra!! sento che succederà qualcosa tra i due...vero?? che romantica la parte in cui ballano [SM=g27836] e poi con quella canzone!!è stupenda! quando posti il prossimo? non vedo l'ora di sapere cosa succederà dopo!
bacii [SM=x47938]
BEAT IT 81
00domenica 11 luglio 2010 23:20
Oddio Tati, occhi a cuore a mille, la scena del "ballo della mattonella" poi è così romantica.....che sogno!!!! Lo sapevo che Cupido aveva colpito, me lo sentivo ;-))))) , speriamo bene, xè Sharon e Mike insieme sono troppo belli :-))))))) . Bravissima come sempre e ottima scelta musicale direi ;-)))))))). Bacione Sara
minamj
00lunedì 12 luglio 2010 09:55
Fantastica!!!!
Mi hai rapita con questa puntata [SM=g27823]
Si,ho visto un Michael sereno e libero di
poter essere se' stesso!!
Sharon ha tutte le qualita' per renderlo
felice.Vero Ambra? [SM=x47928]
Dimmi che sara' cosi'. [SM=g27811]

Aspetto la prossima puntata

[SM=x47932] [SM=x47932]
huhu91
00lunedì 12 luglio 2010 11:59
vogliamo il continuo vogliamo il continuo vogliamo il continuo vogliamo il continuo vogliamo il continuo vogliamo il continuo [SM=x47918] [SM=x47918]
dirtydiana66
00lunedì 12 luglio 2010 12:41
vogliamo il continuo, grazie
mimma58
00lunedì 12 luglio 2010 12:49
che romanticismo,il seguito per favore
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