Any Dream Can Become True (in corso). Rating: verde

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BEAT IT 81
00martedì 8 giugno 2010 14:10
Re: Re: Re: Re:
tati-a4ever, 08/06/2010 13.56:




Hai già capito tutto con questo smile: [SM=x47979]




Chi io?!? [SM=g27828] [SM=g27832] [SM=g27828] ....Baci
tati-a4ever
00martedì 8 giugno 2010 18:19
Re: Re: Re: Re: Re:
BEAT IT 81, 08/06/2010 14.10:




Chi io?!? [SM=g27828] [SM=g27832] [SM=g27828] ....Baci




Keep it in the closet, mi raccomando! [SM=x47982] [SM=g27832] [SM=x47979]
Un bacione!
marty.jackson
00martedì 8 giugno 2010 19:19
quando postiii????????? xD
tati-a4ever
00mercoledì 9 giugno 2010 14:58
Re:
marty.jackson, 08/06/2010 19.19:

quando postiii????????? xD



Ti faccio contenta e sposto adesso xD
Lasciatemi il tempo di perfezionare il layout... [SM=x47982] [SM=x47979]
minamj
00mercoledì 9 giugno 2010 15:09
Come sposti? Che sposti!!!! No no!!! [SM=x47979] [SM=x47979] [SM=x47979]
Allora aspetto buona buona Ambra!!!! [SM=x47981]
BEAT IT 81
00mercoledì 9 giugno 2010 15:10
Re: Re:
tati-a4ever, 09/06/2010 14.58:



Ti faccio contenta e sposto adesso xD
Lasciatemi il tempo di perfezionare il layout... [SM=x47982] [SM=x47979]




Evvai !!!!! Nn vedo già l'ora di leggere [SM=g27822] [SM=g27828]
tati-a4ever
00mercoledì 9 giugno 2010 15:14
PUNTO DI VISTA: MICHAEL

Here I am again ;D Sono felice che questa mia storia riesca a piacere, mi fate sentire veramente fiera di quello che scrivo! Come al solito, retoricamente ringrazio chi commenta e non e spero vi piaccia anche il terzo di una lunga serie di capitoli! :D
Un bacione grande,
Ambra.

CAPITOLO III

Mi diressi a passo spedito verso la seconda rampa di scale, quella che secondo le indicazioni della segretaria all’ingresso portava direttamente alla sala di ballo di Mrs. Phillips. Tutto in ansia aspettavo il momento in cui avrei visto il viso scioccato di Sharon, una volta detto davanti a tutti che avevo scelto lei come ballerina della mia troupe di ballo. Sarebbe stata felice, o almeno speravo.
Solo il giorno prima l’avevo vista per la prima volta e con un solo provino avevo deciso da subito che il mio sarebbe stato un sì. Purtroppo non avevo avuto il tempo per parlarle, perciò non appena fu uscita dalla stanza mi ero diretto verso di lei, rincorrendola, dicendo al mio coreografo di andare avanti con i provini, anche se entrambi sapevamo che non ne sarebbe valsa la pena. Una volta uscito dalla stanza, lei però era già scomparsa. Volatilizzata.
Propenso a seguirla, almeno per farle i miei complimenti, chiesi alla segretaria che in quel momento si era trovata in portineria il suo indirizzo dove poterla rintracciare. Con un po’ di difficoltà motorie alla mia vista, la donna riuscii a darmi la via e il numero. Mi diressi nella stanza del provino, di corsa, intimando alle ballerine di continuare e dicendo al mio manager e all’assistente coreografo che me ne andavo. Cercarono in tutti i modi di convincermi – soprattutto Frank, il quale mi schioccò un’occhiata di shock – ma non furono abbastanza testardi da riuscire a fermarmi.
Dopodiché, mi ritrovai all’appartamento dove abitava, ma lei non c’era. Erano le 19,00. Strano non fosse a casa. Chiesi alla portinaia – la quale non mi riconobbe grazie ad un accurato travestimento del momento – dove si trovava e mi disse che come ogni giorno era diretta al locale dove lavorava la sera, il “Saturday Night”. Con fretta di trovarla e di parlarle, mi ritrovai al bancone del bar ad aspettarla.
Una volta arrivata però non riuscii a spiccicare parola. Un uomo e una ragazza, che più tardi scoprii fossero il suo capo e l’altra una sua amica, la fecero sedere e raccontare la storia. Credeva che non l’avrei presa come ballerina del video, eppure non era infelice. Tutt’altro, era serenissima. Dai suoi occhi spiccava una luce brillante, accesa di contentezza. L’ammiravo per questo.
Tutta la sera ero stato là, ad osservarla, cercando di nasconderlo per non farle notare che ero io. Stavo diventando codardo, mi sentivo un’idiota all’idea di spiarla, eppure ero così curioso che non potevo non stare lì ad osservarla. Volevo saperne di più su di lei, quasi fosse una calamita che attira un opposto all’altro. Ero stato tranquillo, fino a quando non era arrivato quel tipo, quel Tyler.
Avevo notato lo sguardo con cui la osservava, la voglia che traspariva da quegl’occhi languidi. Ero stato sul punto di alzarmi ed aiutarla, non appena avevo visto il modo in cui l’aveva trattenuta al posto. Non mi ero perso nemmeno una parola del loro discorso, e quando avevo incrociato i suoi occhi non vi era traccia di paura. Aveva guardato alle mie spalle, poi il bicchiere di Coca Cola che mezzo pieno non aveva ancora finito di bere. Aveva aspettato lui facesse una mossa falsa, e glielo aveva gettato in faccia.
Quello che avvenne dopo fu la cosa che più non mi aspettavo, un coraggio che pensavo non possedesse. Era stata così intraprendente che lui, dopo il discorso fatto quando l’aveva insultata, che lo aveva fatto uscire dal locale a gambe levate.
Mi venne da ridere più volte quella serata, grazie a lei e alla sua amica, ma per fortuna riuscivo a controllarmi la maggior parte delle volte. Da quello che avevo intravisto, potevo capire che era una ragazza semplice, spontanea, e divertente, oltre che a possedere un fascino innaturale. Ogni espressione che assumeva attirava la mia attenzione, ma alcune volte dovevo far finta di non osservarla; avrebbe pensato fossi un maniaco.
La chiamarono sul palco, ad un certo punto, e il mio sguardo allora si fece più attento e le mie orecchie più acute. Non riuscii però a sentire la sua voce, poichè fui chiamato da Frank, e a malincuore me ne dovetti andare. Non riuscii a dirle nemmeno una parola. Fu per quel motivo principalmente che venni alla scuola di danza, quel giorno, anche se, ad essere sinceri, ero venuto anche per vederla ballare. Quando danzava lasciava trasparire tutta l’energia proveniente dalla sua anima. Un’energia pura, che mette felicità.
Arrivai alla stanza e vidi quasi tutte le alunne dentro, pronte. Cercai costantemente Sharon, ma non la vidi; avanzai troppo incauto, poiché subito una schiera di ragazza urlanti mi circondò. Io, timidamente, le salutai tutte, ma in realtà cercavo in un angolo della stanza almeno la presenza della ragazza.
Le ballerine tornarono all’ordine non appena la Signorina Phillips, entrata nell’aula, batté le mani. Subito si misero in fila e mi si rivolse con un gentile saluto alla francese. Risposi al saluto con un cenno del capo, e mi ricordai del discorso che l’altra sera avevo sentito pronunciare da Sharon e la sua amica:
«Ti uccideranno, quella Jenny e Gloria, se vinci il provino», aveva detto la ragazza dietro il bancone. Sharon aveva riso, ma non divertita. Subito il suo sorriso si era spento in una smorfia pensierosa e di ribrezzo.
«Ti sbagli, loro mi ucciderebbero – se ne avessero la possibilità – anche se non vincessi. E la professoressa Phillips le aiuterebbe, stanne certa. Mi odiano, da sempre, da quando sono entrata in quella maledetta scuola, ma non riesco a capire il perché.»
«Signor Jackson», aveva detto mielosa la Signorina Phillips, con una strana smorfia in volto che avrei definito infastidita dalla mia presenza. «E’ venuto a dirci la sua scelta?»
Subito un coro di urletti si levò dalla sala, facendomi voltare verso loro con un lieve sorriso. «In realtà sì, ma… Non sono... Tutte presenti?»
Mrs. Phillips guardò il gruppo di ballerine che cominciarono a bisbigliare e le interruppe subito con un solo cenno della mano; di certo notava un particolare rispetto.
«In effetti… L’alunna Sharon Villa oggi non si presenterà, ma può dire comunque la notizia» rispose accennando un falso sorriso. Non avevo dubbi, aveva intuito che la ragazza che avevo scelto lei. Lo avevano capito penso tutte, ma rimanevano con l’illusione che si sbagliassero.
Sospirai e finalmente dissi la verità. «Io… Avrei scelto proprio lei per il video… Mi dispiace avervi fatto sprecare tempo, scusate…»
Da una parte mi sentivo in colpa, ma quando incrociai gli sguardi pieni di rancore di Jenny Vain e Gloria Williams cambiai idea; quello che si erano dette Sharon e la sua amica era vero. La odiavano a morte, e qualcosa nei loro occhi mi faceva venir voglia di ribattere alle loro occhiate piene di rancore.
«Può passare un’altra volta, se desidera» rispose con tono neutro Mrs. Phillips, non lasciando trasparire nulla dal suo volto anziano. Annuii soltanto, accennando ad un sorriso, e me ne andai salutandole tutte con un cenno del capo.
Decisi comunque di non andarmene, almeno non così presto. Rimasi in quell’edificio e camminai avanti e indietro per tutti i corridoi nella speranza di incontrarla, ad un certo punto. Ma niente. Non c’era sul serio. Improvvisamente sentii una musica leggera – che scommisi fosse “Maniac”, di Flashdance – e corsi diretto verso quel ritmo veloce. Man mano che procedevo sentivo la musica farsi più alta ed arrivai finalmente ad una porta di una sala da ballo del terzo piano, corridoio 15, stanza 11.
La porta era socchiusa, perciò mi propensi a guardare al suo interno. Ancora una volta stavo facendo la figura di colui che spiava senza averne il diritto, ma la visione fu abbastanza ricompensante da far sparire tutti i miei sensi di colpa del momento. Avevo ragione, era Sharon.
Indossava dei semplici fuseaux neri, con una maglia celeste in tinta perfetta con la sua carnagione mulatta e i capelli castano dai riflessi dorati, tenuti ricci e senza elastico a tenerli stretti. Ballava ad occhi chiusi, con un sorriso in volto, mentre si scatenava a ritmo di quella canzone stupenda. Lei era sensazionale.
Dovevo ormai essermi abituato, per quel poco, alle emozioni che mi faceva sentire dentro, ma con mia sorpresa mi rendevo conto che sbagliavo a pensarla così. Era quasi come ricevere in pieno petto una scarica di adrenalina, tanto potente da farmi sorridere inconsciamente e far venire perfino a me la voglia di ballare.
Una volta finita la canzone la vidi inspirare ed espirare a fondo, riprendendo il fiato necessario, inginocchiata a terra con le mani appoggiate alle ginocchia. Con un coraggio che mai mi sarei aspettato da me, mi decisi a farmi vedere. Aprii la porta lentamente, e subito lo sguardo di Sharon incontrò il mio attraverso lo specchio. Prima mi osservò pensierosa, un istante dopo rossa in volto e paralizzata. Sorrisi della sua espressione e le rivolsi parola.
«Ciao». Di sicuro non potevo essere più fantasioso di così, ma era l’unica cosa veramente concreta che riuscivo a dire in un momento come quello; ero ancora sotto l’effetto della sua danza.
Lei si voltò a guardarmi negli occhi e di scatto si alzò in piedi, torturandosi il braccio con una mano, nervosa. A bocca aperta si guardò intorno, in cerca di qualcosa da dire. Scosse la testa lieve, e poi parlò, con fronte aggrottata.
«Michael… Cioè, mi scusi… Signor Jackson, che ci fa Lei qui?». Evidentemente imbarazzata da quel suo discorso un po’ confuso, mi schioccò un’occhiata scioccata, non sapendo nemmeno lei cosa dire di quella situazione. Decisi di intervenire, sempre mantenendo in volto un sorriso aperto.
«In realtà sono appena arrivato,» dissi, mentendo, «Comunque chiamami Michael, signor Jackson è troppo formale per me».
Lei mi sorrise di rimando, ancora con la fronte corrugata e occhi confusi, ma in compenso sorrise. E per me era già tanto. Significava che anche a lei le informalità, in quel caso, non le piacessero affatto. Subito però il sorriso si fece quasi inesistente.
«Se cerchi la mia classe di danza, o la Signorina Phillips, mi sa che ha sbagliato stanza», annunciò abbassando lo sguardo. Anche se non lo ammetteva, credevo che l’idea che non fosse lei la ballerina che avevo scelto la faceva un po’ rattristare.
«E’ al secondo piano, se vuole… Insomma, se vuoi te la posso mostrare», disse correggendo la tonalità formale con cui aveva detto quelle parole con un sorriso. Io guardai la stanza tutt’attorno – le finestre al muro opposte alla grande parete di specchi, una sbarra e alcune sedie – e subito feci il finto confuso.
«In realtà penso di aver beccato la stanza giusta. Ti dispiace se ti faccio un po’ di compagnia?» chiesi a voce sottile, mentre lei spalancava gli occhi dalla sorpresa in quelle parole. Lei si guardò intorno, quasi sospetta che si trovasse veramente in quella stanza con me, e immediatamente mi annuì convinta.
Mi sedetti sul pavimento e aspettai che lei facesse lo stesso. Mi guardò e, dopo qualche passo poco sicuro, si sedette a terra a quasi mezzo metro da me. Fissava le sue mani, e io osservavo lei. Quando percepì il mio sguardo, mi guardò confusa. Ero quasi del tutto sicuro che volesse domandarmi qualcosa.
«Come mai per il tuo video hai scelto una ballerina non famosa? Insomma, con tutte quelle belle e brave che si trovano nel mondo dello spettacolo…».
Non era una domanda stupida, nemmeno il suo scopo. Da come mi scrutava capivo che mi aveva chiesto tutto questo per capirmi meglio, più a fondo. Risposi con un sorriso cordiale, sospirando.
«Diciamo perché volevo cercare qualcuno che sentisse la musica come la sento io», risposi abbassando lo sguardo, sperando che con quelle parole cominciasse a capire il significato di quello che stavo dicendo.
«E l’hai trovata alla fine?» mi chiese guardandomi interessata. Io le sorrisi e mi morsi il labbro inferiore, non sapendo bene se dirglielo adesso oppure aspettare un po’ di tempo e farla arrivare da sola.
«Sì, a quanto pare sì. Oggi sono venuto apposta per dirglielo».
«Ti prego, non dirmi che la danzatrice si chiama Jenny Vain oppure Gloria Williams, altrimenti mi butto giù da quella finestra!», esclamò allarmata indicandomi con un cenno della testa una delle tante vetrate al muro. Risi e scossi il capo, non smettendo di sorridere.
«Tranquilla, non è nessuna delle due…». Nonostante il suo sospiro di sollievo, proseguii col discorso. «Ti avrebbe dato fastidio la cosa?»
Lei mi osservò acuta, non distogliendomi più gli occhi di dosso. «No, affatto. Più che altro mi preoccupavo per me stessa; se fosse stata una di loro, sicuramente mi avrebbero umiliato per il resto della mia esistenza, anche se ormai sono abituata alle loro battute da vipere…»
«Ti odiano?», chiesi aggrottando impercettibilmente le sopracciglia. Lei rise senza divertimento – come la sera precedente durante la chiacchierata con la sua amica – e annuì.
«Sì, diciamo di sì… Il nostro è un odio reciproco, anche se hanno cominciato loro a denigrarmi e a farmi sentire come un pesce fuor d’acqua. Non ho mai capito il perché», emise un sospiro esasperato, poiché tornò a guardarmi negli occhi, avendo appoggiato lo sguardo al pavimento.
«Ora però che sono fuori dai giochi sono più contente, penso...». Il mio volto assunse un'espressione dubbiosa, lei lo notò. Sospirò, quasi sollevata per la notizia che stava per dare.
«Mrs. Phillips mi ha appena espulsa dal corso, dalla scuola. Era una cosa ovvia, prima o poi, che lo avrebbe fatto», disse ridendo, sebbene non fosse per nulla divertita.<br>La guardai senza parole, sbalordito da come si atteggiassero certe persone. Non era giusto. Lei era brava, meritava di imparare, eppure era stata buttata fuori. Quell'odio che tanto vedevo trasparire negli occhi della professoressa ma soprattutto negli occhi delle due ballerine Jenny e Gloria, ora aveva un senso compiuto e reale. Non ne dubitavo più.
«Loro - intendo Jenny e Gloria -, in confronto a me, sono più fortunate; hanno bei vestiti, ricchezza, fama, classe, rispetto dalla propria insegnante… E detta tutta non le invidio affatto! Eppure sembra che questo, in confronto a quello che possiedo io, non conti. È tutto così un mistero per me, forse perché vivo in un altro mondo…», rispose lieve, abbassando lo sguardo a terra.
Io rimasi molto colpito da quel discorso; mai prima di quel momento avevo sentito qualcuno parlarmi così apertamente, non nascondendo i suoi sentimenti, lasciando trasparire da quel volto un’espressione carica di emozioni confuse e, a momenti, angosciate. Si sentiva appartenere ad un altro mondo, e io potevo capire benissimo come ci si potesse sentire… La malinconia nel sentirsi l’unico a pensarla in quel modo, essere considerato da tutti strano…
«Forse ti trattano così perché tu possiedi qualcosa che non hai», risposi, mentre lei alzò lo sguardo incredulo fisso ai miei occhi. «Forse ti invidiano per quello che sei, per la persona che sei. So cosa si prova a sentirsi soli, te lo garantisco…»
I suoi le si fecero a malapena lucidi, nel frattempo che nel suo volto comparve un leggero sorriso gentile e cordiale. Io sorrisi di rimando, e mi decisi a dirle finalmente la verità. O almeno, una delle tante verità che le nascondevo. Battei le mani sulle mie gambe e mi alzai in piedi, guardandola negli occhi, mentre lei si facevo più curiosa dal mio strano comportamento “sulle spine”.
«Ora è meglio che avvisi la ragazza che farà parte del mio video, fra poco devo andare…» esclamai, lasciando trasparire dalla mia tonalità di voce una leggera emozione di felicità e trepidazione. Lei però non sembrò accorgersi di niente e mi guardò con delusione, quasi con rancore. Come facevo a dirle che in realtà sarei volentieri rimasto a parlare con lei, lasciando da parte impegni e lavoro?
Mi avvicinai teatralmente – lasciandola senza un mio saluto apposta – alla porta della stanza, e sullo stipite della porta mi bloccai; con una mano tenuta alla maniglia, mi voltai con un leggero sorriso sul volto. Sharon teneva le braccia strette al petto e guardava il legno con delusione, non accorgendosi che mi ero fermato.
«A proposito…», le dissi, nel frattempo che lei mi rivolse un’occhiata confusa e scrutatrice. «Penso che balli in modo straordinario, e sento quello che provi tu mentre balli. Per questo ti ho scelto».
Il suo sguardo da confuso si fece meravigliato. Rimase a guardarmi ad occhi aperti, non emanando nessun respiro. Io sorrisi, immaginando solo la sua agitazione ed esaltazione quando io sarei andato via, lasciandola sola in quella stanza a riflettere sulle mie parole.
«So dove abiti, perciò ti verrò io a prendere per le prove di domani mattina. A domani, Sharon».
Non le chiesi neanche il suo parere, poiché me ne andai, lasciandola senza parole.
marty.jackson
00mercoledì 9 giugno 2010 15:54
finalmenteeeeee!!!
complimenti Ambra sei bravissima, mi è piaciuto molto questo capitolo!! corro a leggere l'altra ff [SM=x47979] mi piacciono tantissimo tutte e due!
BEAT IT 81
00mercoledì 9 giugno 2010 15:57
Bello!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Troppo emozionante la parte finale e avevo ragione su chi fosse l'avventore misterioso ;-))))))))))))))) . Ammaza che stronza l'insegnante di danza, ma le premesse già facevano capire che tipo di persona fosse. NN vedo già l'ora di leggere il seguito.....Bravissima!!!!! Baci Sara
tati-a4ever
00mercoledì 9 giugno 2010 16:25
Re:
Oh my God mi commuovete! [SM=x47964]

marty.jackson, 09/06/2010 15.54:

finalmenteeeeee!!!
complimenti Ambra sei bravissima, mi è piaciuto molto questo capitolo!! corro a leggere l'altra ff [SM=x47979] mi piacciono tantissimo tutte e due!



Se ora ti metto ansia con pochi giorni d'attesa, pensa fra un po' che dovrai aspettare quasi una settimana xD Più i capitoli si fanno interessanti, più aumenta la suspance (non odiarmi per questo) [SM=x47979] Sono felice ti piacciano entrambe, mi rendi molto orgogliosa dei miei lavoruzzi! [SM=x47984] Grazie ancora! [SM=g27821]
Bacioni, Ambra

BEAT IT 81, 09/06/2010 15.57:

Bello!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Troppo emozionante la parte finale e avevo ragione su chi fosse l'avventore misterioso ;-))))))))))))))) . Ammazza che stronza l'insegnante di danza, ma le premesse già facevano capire che tipo di persona fosse. NN vedo già l'ora di leggere il seguito.....Bravissima!!!!! Baci Sara



Emozionante lo definisci... Ma tu mi onori! [SM=g27836] Eh lo so... Il tuo sesto senso non sbaglia xD Mi piaci ;D Mrs. Phillips è proprio... ehm... "cattiva" [SM=x47979] Il mondo è pieno di persone così purtroppo, e io cerco di far essere le mie storie reali quanto emozionanti ;D Spero di riuscirci! Grazie di tutto!
Bacioni, Ambra
BEAT IT 81
00mercoledì 9 giugno 2010 17:59
Re: Re:
tati-a4ever, 09/06/2010 16.25:


BEAT IT 81, 09/06/2010 15.57:

Bello!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Troppo emozionante la parte finale e avevo ragione su chi fosse l'avventore misterioso ;-))))))))))))))) . Ammazza che stronza l'insegnante di danza, ma le premesse già facevano capire che tipo di persona fosse. NN vedo già l'ora di leggere il seguito.....Bravissima!!!!! Baci Sara



Emozionante lo definisci... Ma tu mi onori! [SM=g27836] Eh lo so... Il tuo sesto senso non sbaglia xD Mi piaci ;D Mrs. Phillips è proprio... ehm... "cattiva" [SM=x47979] Il mondo è pieno di persone così purtroppo, e io cerco di far essere le mie storie reali quanto emozionanti ;D Spero di riuscirci! Grazie di tutto!
Bacioni, Ambra




E' vero, la parte è emozionante xè le emozioni di Sharon x la bellissima notizia che le dà Mike sono palpabili e arrivano dirette, quel misto di incredulità e felicità oltre ogni limite, bellissimo davvero. Grazie!!! Anche tu mi piaci, sei molto sensibile. Fidati che riesci benissimo nel tuo intento [SM=g27822] . Aspetto il seguito. Baci
dirtydiana66
00mercoledì 9 giugno 2010 18:17
devo dirti solo .... aspetto il seguito , bravissima
grazie grazie
baci
tati-a4ever
00mercoledì 9 giugno 2010 18:33
Re: Re: Re:
BEAT IT 81, 09/06/2010 17.59:


E' vero, la parte è emozionante xè le emozioni di Sharon x la bellissima notizia che le dà Mike sono palpabili e arrivano dirette, quel misto di incredulità e felicità oltre ogni limite, bellissimo davvero. Grazie!!! Anche tu mi piaci, sei molto sensibile. Fidati che riesci benissimo nel tuo intento [SM=g27822] . Aspetto il seguito. Baci



Lo so che posso sembrare ripetitiva e le mie parole retoriche, ma davvero ti dico grazie! [SM=x47964] Alla fine mi sa che sei tu quella che commuove me, non il contrario! [SM=g27828] Anche tu sei dolcissima, è la verità! [SM=x47938] Bacioni!

dirtydiana66, 09/06/2010 18.17:

devo dirti solo .... aspetto il seguito , bravissima
grazie grazie
baci



E io devo dirti grazie dirtydiana66 [SM=g27819] Al prossimo, un grande bacione! [SM=g27838]
minamj
00mercoledì 9 giugno 2010 21:25
Fantastico Ambra!!! [SM=x47932] [SM=x47932]
Questo capitolo e' davvero bello!!
Ho immaginato Michael e Sharon seduti a terra.......i
loro sguardi!!!! Brava,brava,brava.
Beh,la parte finale poi!!!!Mi sono emozionata!!

Non tardare tanto... [SM=x47981]
tati-a4ever
00mercoledì 9 giugno 2010 21:35
Re:
minamj, 09/06/2010 21.25:

Fantastico Ambra!!! [SM=x47932] [SM=x47932]
Questo capitolo e' davvero bello!!
Ho immaginato Michael e Sharon seduti a terra.......i
loro sguardi!!!! Brava,brava,brava.
Beh,la parte finale poi!!!!Mi sono emozionata!!

Non tardare tanto... [SM=x47981]



Grazie per i complimenti mina! [SM=g27838] Sono contenta di averti passato delle emozioni! [SM=g27824] Cercherò di non tardare [SM=x47982]
BEAT IT 81
00mercoledì 9 giugno 2010 23:14
Re: Re: Re: Re:
tati-a4ever, 09/06/2010 18.33:



Lo so che posso sembrare ripetitiva e le mie parole retoriche, ma davvero ti dico grazie! [SM=x47964] Alla fine mi sa che sei tu quella che commuove me, non il contrario! [SM=g27828] Anche tu sei dolcissima, è la verità! [SM=x47938] Bacioni!




[SM=g27819] [SM=g27819] , mi fai arrossire....scusa, nn volevo farti commuovere!!!! Baci [SM=x47938] [SM=x47938]
tati-a4ever
00giovedì 10 giugno 2010 20:07
Re: Re: Re: Re: Re:
BEAT IT 81, 09/06/2010 23.14:




[SM=g27819] [SM=g27819] , mi fai arrossire....scusa, nn volevo farti commuovere!!!! Baci [SM=x47938] [SM=x47938]




Ma che scusa e scusa! Non devi chiedere scusa affatto! [SM=x47982] Baci!
tati-a4ever
00sabato 12 giugno 2010 11:16
PUNTO DI VISTA: SHARON

Ohhhh eccomi finalmente :D Spero di non aver fatto spazientire non avendo aggiornato molto presto. In ogni caso, sono felice di aver spostato e, come sempre, spero vi piaccia! Un bacione,
Ambra

CAPITOLO IV

Mi diressi fuori dall’edificio saltando come una pazza furiosa, quasi mi fossi appena fatta di una droga insostituibile e imparagonabile alle altre. Sentivo il mio umore alle stelle, la felicità che scoppiettava da ogni poro del mio corpo, e il mio corpo ballare a ritmo dell’adrenalina che mi scorreva al posto del sangue. Non ero più me. Ero una Sharon felice. Libera.
Tutte le mie speranze e i sogni gettati e chiusi nei cassetti, le delusioni e le amarezze, il desiderio di diventare qualcuno, un giorno, ora sembravano poter finalmente diventare realtà. Ora non sarei più stata quella sciocca ragazza dalle aspettative impossibili, mai più quella screditata da chi aveva più tecnica di me, ma solo una ballerina che non aveva mai smesso di credere e di continuare con la sua passione. Ora nessuno avrebbe detto che ero stata una stupida pazza a sperare nei miei sogni.
Mi diressi subito verso il bar – sebbene fossero solo le 18,00 del pomeriggio – correndo come un’ossessa, senza prendere automezzi. Semplicemente correvo, ero troppo entusiasmata per stare ferma in un momento del genere. Non mi importava di tutti gli sguardi che i passanti mi rivolgevano, pensando che fossi solamente una svitata, ma solo di me stessa. Di quello che avrei detto a John e a Ilary, una volta arrivata anche lei, la sera stessa. Della loro reazione. Della mia felicità.
Una volta all’entrata del “Saturday Night”, spalancai la porta e mi diressi velocemente verso il bancone, sotto lo sguardo di alcuni clienti confusi e scioccati. Quando arrivai al mobile di legno, cercai con lo sguardo John, che all’inizio non sembrò notarmi. Nel momento che si voltò verso di me, mi chiamò per nome e poi rimase a fissarmi incredulo.
«John…», dissi ansimando a causa della corsa dalla scuola al locale, «Michael Jac… Cioè, mi ha preso! Mi ha preso come ballerina del suo video! Ti rendi conto?»
John rimase al momento immobile, disorientato, poi d’improvviso comparve sul suo volto un’espressione allegra, sorpresa. «No! Non ci credo!»
Dall’altra parte del bancone, si protese ad abbracciarmi, sebbene facessimo entrambi una fatica bestiale. Dopo la stretta, con un enorme sorriso in volto, mi disse che non avrebbe detto parola fino a quando non sarebbe arrivata anche Ilary. Io sorrisi e mi diressi rapida verso i camerini. Dovevo far sapere di questa novità anche ad Isabel. Lei non potevo non informarla.
Aprii la porta del suo camerino e la vidi scegliere i vestiti da indossare per quella sera, fin quando non mi guardò sorridente, una volta accortasi della mia presenza. «Sharon, ma che ci fai qui così presto, darling
Io l’andai ad abbracciare senza esitazioni, tanto da rischiare di fare cadere entrambe. Ero troppo emozionata da riuscire a contenere la mia gioia e quello non ero proprio il momento per essere delle contenute. Ero così contenta per me stessa che non riuscivo a pensare a qualcosa di veramente concreto.
«Cara, ma… Che è successo?», mi chiese Isabel, soffocando una risata divertita da quel mio gesto così irrequieto ed istantaneo. Le stampai un bacio stampo sulla guancia.
«Isabel, mi hanno preso! Michael Jackson mi ha preso per il suo video! Ho passato il provino! Me lo ha detto lui di persona!», le dissi non contenendo un’evidente eccitazione nella mia tonalità di voce tremante. Avrei potuto toccare benissimo il cielo con un dito.
Lei spalancò gli occhi – siccome sapeva già del provino, siccome lei era una delle vere e uniche persone di cui mi potessi fidare – e si mise le mani sul volto, emozionata quanto me. «Darling, non ci posso credere! Non mi prendi in giro, vero?»
«Te lo giuro, Isabel! È tutto vero! Il mio sogno si è realizzato!», esclamai con occhi lucidi, mentre osservai che anche nei suoi si stavano formando gocce di commozione miste a contentezza. Mi abbracciò di nuovo, questa volta più possentemente, e mi baciò in fronte.
«Te lo avevo detto, tesoro, che un giorno il tuo sogno sarebbe diventato realtà! Ora devi solo stare attenta… Nel modo del business i pericoli sono molti, e nascosti. Non credere mai a nessuno che dice di conoscerti e poi ti parla male alle spalle. Non raccontare mai i tuoi segreti a nessuno, e continua sempre a fare quello per cui tu combatti da sempre!»
Io annuii soltanto, un po' intimorita da quel consiglio, e a quel punto il suo sorriso si fece più grande. «Ma davvero hai conosciuto Michael Jackson? Che tipo è?»
Rimasi un momento immobile, a riflettere. In effetti era un ragazzo abbastanza misterioso, almeno ad una prima visione soggettiva, siccome non avevo avuto ancora molte possibilità di parlargli in modo chiaro e conciso, se non quel pomeriggio per qualche minuto. Mi venne in mente il suo sorriso, e d’improvviso sorrisi anche io. Aveva un sorriso illuminante, dolce.
«Sembra una persona buona. Ma come hai detto tu mai fidarsi dello show business, no? Siccome da oggi in poi sarà il mio capo, be’… Penso che avrò tutto il tempo di conoscerlo meglio», dissi, astenendomi ad una valutazione corretta.
Avrei voluto aggiungere che era bellissimo, stupendo, ma era meglio stare zitti e mantenere quel commento per me. Fortunatamente non avevo detto a nessuno che avrei lavorato per Michael Jackson, perciò non avevo ricevuto commenti del tipo “Com’è?”, “E’ carino?”, “E’ strano oppure no?”. Mi sentivo in dovere di farlo per un gesto di rispetto nei suoi confronti, ma anche perché non volevo sbilanciarmi con miei commenti. Non lo conoscevo ancora. Non tanto da poterlo giudicare.
Lei mi sorrise e mi prese le mani, congiungendole alle sue. «Ti piace, per caso?»
«Ma che cosa dici, Isabel?», dissi arrossendo, pur non di mia spontanea volontà. Come poteva piacermi? «Te lo detto, non lo conosco. Non so che persona è, e tu sai il carattere che ho io…», dissi abbassando sempre di più la mia voce.
Non sembravo convincente nemmeno a me stessa, sebbene davvero io non provassi niente per lui. Eppure, quando lo sentivo vicino o capivo che mi stava osservando, provavo quasi una scossa di elettricità. Sentivo una sensazione che non avevo mai provato con nessuno, forse perché non ero mai stata innamorata di nessuno in vita mia. Come se fossimo posseduti entrambi da feeling reciproco.<br>
La sera arrivò presto – forse anche troppo – perché potessi essere ancora convinta che quello che stavo vivendo era tutto vero. Ilary, come prevedevo, mi abbracciò, così forte da essere capace di farmi venire le cervicali, e per tutta la serata sembrava positiva, sebbene un po’ dispiaciuta che un’opportunità del genere avrebbe finito per separarci. E io la compativo.
Finito di lavorare me ne tornai a casa, stanca ma ancora euforica. Il giorno successivo sarebbe stato uno fra i più importanti della mia vita. Sarebbe stato il primo giorno delle prove.

L’indomani mi svegliai alle 6,00 di mattina. Neanche dovessi partire per un lungo viaggio in Arizona, o chissà dove. Mi preparai con vestiti semplici, ma faticai nella scelta. Non volevo sembrare una poveraccia, però non potevo dimostrare di essere una ricca sfondata. Perciò, alla fine, dopo quasi un’ora di tempo mi decisi a mettere i miei fuseaux neri preferiti e una camicetta rossa – tipo Flashdance, tanto per cambiare.
Aspettai per un bel po' d'ore - in effetti non ricordavo a che ora mi avesse detto che sarebbe venuto a prendermi -, un tempo che fu riempito dalle mie paranoie personali. Ogni secondo mi ritrovavo a guardare fuori dalla finestra, in cerca di una macchina possibilmente elegante che arrivasse, prima o poi. Proprio in un momento che avevo perso la speranza che lui arrivasse, sentii suonare il campanello.
Dallo spavento rischiai di inciampare nelle mie stesse scarpe – siccome camminavo come una disperata avanti ed indietro per la mia stanza d’appartamento – ma riuscii ad arrivare sana e salva fin giù dalle scale, fuori dall’appartamento. Appoggiato al cancelletto, ci stava Michael, ovviamente travestito, che sembrava osservarmi.
Io, facendo finta il più possibile di niente, proseguii fin quando non lo ebbi di fronte a me, una volta spalancato e chiuso il cancello.
«Buongiorno», disse, con occhi splendenti di una luce che si rispecchiava ai miei. Io sorrisi, salutandolo di rimando. Aprii la portiera della macchina e mi fece accomodare, prima che anche lui si sedesse.
La macchina partì e subito lo vidi togliersi travestimento completo di sciarpa e cappello. Per interrompere il silenzio istantaneo, mi propensi a fargli una domanda.
«Posso… Posso chiederti una cosa?»
Quando lo guardai in volto, scoprii che mi stava già osservando da prima che parlassi.
«Certo Sharon, dimmi pure», rispose con voce vellutata.
Evitai inutilmente di arrossire, mentre un lieve brivido mi attraversò la nuca al suono della sua voce. Annuii per dimostrare di aver capito – non volevo pensasse avessi qualche problema fisico e psicofisico - e allora mi sorrise, con un sorriso che temevo avrebbe illuminato perfino il sole.
«Lo so, sembrerà una domanda idiota ma... Come facevi a sapere dove abitavo? Insomma… Mi hai visto solo una volta al provino, noi non ci conosciamo…» chiesi con voce sottile, mentre fissavo attentamente il suo volto contrarsi, per poi assumere una strana espressione di dubbio. Qualcosa mi diceva che nascondeva chissà cosa.
«Oh, be’, lo chiesto alla segretaria della tua ex scuola» mi rispose rivolgendomi di nuovo il suo sguardo, sorridendo nuovamente. Io feci lo stesso, ma temei che il mio sembrasse più ad un sorriso da idiota.
Il giorno prima avevo parlato con lui come se niente fosse, dovevo continuare come avevo sempre fatto prima che mi avesse dato quella notizia. Non era da me, eppure credevo che tutto quello che mi stava succedendo non dipendessi dal riguardo nei suoi confronti. Piuttosto era a causa sua – il modo in cui sorrideva, il modo delicato e dolce con cui mi rivolgeva parola, la sua maniera di atteggiarsi – a farmi sentire una grande ebete.
«Come ti senti all’idea che ora diventerai una persona conosciuta?», mi chiese, attirando immediatamente i miei occhi ai suoi. Era quasi una calamita al quale non potevo che non rimanerne attirata.
«Emozionati. E soprattutto ricompensati.», risposi calma, sospirando. Lui inclinò leggermente la testa, curioso. «Mi sento bene perché so che ora forse, dopo tutto il dolore patito, una via d’uscita c’è. Nonostante sia una persona positiva, avevo rinunciato da tempo a tutto questo».
«Non rinunciare mai ai tuoi sogni. Un’esistenza senza sogni non è mai abbastanza vissuta», disse lui, guardandomi dolcemente. Io lo osservai, sorridendo, cominciando a sentir sciogliere dentro di me quella sensazione di freddezza che mi attanagliava.
Non potevo non essere me stessa, quando stavo in sua presenza. Questa cosa ormai l’avevo capita da tempo, e non potevo negarla. Inoltre, non ero una brava attrice, non lo ero mai stata. Era più forte di me. Con lui tutte le mie barriere di diffidenza e preoccupazione sembravano rompersi all’istante, anche non appena incrociavo i suoi occhi. Mi chiedevo come facesse. Era straordinario.
«Non ho mai smesso di sognare, purtroppo», dissi sistemandomi più comodamente sul sedile, accennando ad un sorriso. «E anche quando mi sembrava essere troppo debole per rialzarmi, alla fine riuscivo ad abbandonarmi a quelle sensazioni di timore grazie alla musica. Quando ballo sono felice».
Lo osservai guardarmi attentamente, con un sorriso sul volto e allo stesso tempo un’espressione incredula. Pensai di aver detto qualcosa che non poteva capire, perciò mi propensi a dire: «… Ho detto qualcosa che non va?»
Lui aggrottò le sopracciglia, per poi accennare ad una risata soffocata. Certo che anche lui non era normale. Forse tanto strano quanto me. Avevo questo dubbio da ieri, quando mi aveva detto quelle cose che mi avevano preso magicamente il cuore, e ora ne avevo quasi la convinzione. Che fosse simile a me, caratterialmente? Sharon, che sciocchezze dici. Nessuno ti può capire…
«Affatto. Provo le tue stesse sensazioni di libertà ed energia quando ballo, quelle emozioni forti che ti fanno sentire leggero e ti portano in un altro mondo. Un posto lontano da questo, nel quale nessuno sembra mai capirti veramente per come sei», mi disse, con un leggero sorrisino.
Io lo guardavo allibita. Le parole che aveva appena pronunciato avrebbero avuto il potere di farmi sollevare, se non fosse stata una cosa scientificamente impossibile. Ma, tuttavia, qualcosa dentro di me si era mosso. Nel suo volto potevo percepire le mie stesse percezioni del ballo, le stesse che nessuno prima di me – quando le avevo raccontate di persona – sembrava capire. Nessuno, fuorché lui.
Rimasi in silenzio, sorridendo e basta. Non c’erano parole per esprimere il mio concordo, la verità che sentivo nel suo discorso. Arrivammo più presto del previsto nello studio di prove, in un posto di Los Angeles che non avevo mai visitato prima di allora. Scendemmo entrambi non appena lui si fu rimesso il travestimento e con cautela – accompagnati da dei signori che era evidente erano le guardie del corpo, ma ben non riconosciute – avanzammo all’interno dell’edificio.
Salimmo di qualche piano con l’ascensore ed attraversammo dopodiché un corridoio in marmo bianco, fino ad arrivare ad una stanza particolare, che sembrava tanto l’aula dove mi allenavo per ballare, ma ovviamente molto più bella ed elegante. Ne rimasi affascinata. Pavimento in legno, lucido, specchio ogni dove, muri perfettamente bianchi e due finestre all’angolo sinistro della parete di specchi principale. Erano gli studi delle prove ballo delle star di Los Angeles, quelli, altroché.
All’interno della stanza si trovavano un paio di ragazzi – che se non sbagliavo contai fossero sette in tutto – e tre ragazze, fra cui una molto famigliare. Peccato mi fossi dimenticata dove l’avessi già vista. La musica risuonava leggera nella stanza, mentre gli altri non accorgendosi della presenza mia e di Michael continuavano a chiacchierare tranquilli. Per un momento, mi sentii un pesce fuor d’acqua, di nuovo nella mia vita.
Michael notò evidentemente il mio sguardo preoccupato e confuso, e con un lieve cenno sulla spalla richiamò i miei occhi. Lui mi sorrise dolce e apertamente, sussurrando. «Tranquilla, ora ti presento io».
Accennai un sì con un cenno impercettibile del mio capo e mi feci coraggio. Non dovevo temere niente. Michael avanzò di qualche passo oltre a me, prendendomi improvvisamente la mano. Questo gesto mi provocò brividi lungo tutte le braccia e la schiena, dandomi una sensazione di sicurezza innata. Sebbene la situazione doveva essere imbarazzante, non arrossii. Ero sicura. Protetta, in un certo modo. Mi sentii di nuovo capace di toccare il cielo con un dito.
«Ragazzi, ragazze», pronunciò, attirando l’attenzione di tutti. «Vi presento Sharon, la ragazza protagonista del video».
«Piacere di conoscervi», dissi sorridendo, comportandomi come mi comportavo sempre. La stretta di Michael mi faceva sentire senza paura. C’era lui – sembrava significare – e perciò non dovevo temere niente.
Tutti mi si avvicinarono contenti, stringendomi la mano. Purtroppo dovetti mollare quella di Michael, ma ora non ero più impaurita. Mi sentivo bene. Una volta salutati tutti mancò la presentazione di una sola ragazza, quella che avevo già visto da qualche parte. Michael avanzò, contento, con un sorriso d’angelo in volto. Guardò me e poi lei. E se fosse la sua ragazza? Il mio stomaco ne risentì le conseguenze, a quella domanda.
«La Toya, ti presento Sharon. Sharon, ti presento mia sorella». Oh, ecco dove l’avevo già vista! Risi di me stessa.
Sorrisi, quasi sollevata che non fosse la sua fidanzata – perché poi doveva importarmi? -, e le strinsi la mano. Lei accennò ad un sorriso, osservandomi bene. Michael, chiamato da quello che avevo riconosciuto fosse lo stesso coreografo dei provini, se ne andò, lasciandoci sole per un istante.
«Quindi», iniziò lei, docilmente. «Tu sei Sharon. Ho sentito molto parlare di te da mio fratello. Vedrai che non sarà niente d’impegnativo, dovrai solo cercare di non cadere alle sue avance», mi disse ridendo.
Ora ero confusa. Che voleva dire? Non cadere alle sue avance? Io dovevo ballare, che cosa intendeva…? Uno strano presentimento cominciò a vagarmi irrequieto per la testa, ma cercai di mantenermi il più calma possibile. Così, feci una domanda.
«In che senso?», chiesi, cercando di controllare il mio disorientamento. Lei mi fissò – siccome nel frattempo aveva voltato il suo sguardo verso un altro ballerino della sala – e dopodiché sorrise, gentile.
«Oh, mio fratello non te ne ha parlato. Devi solo camminare avanti e indietro per il video, tutto qui. Non sarà difficile».
Improvvisamente, sentii una frase che Isabel mi aveva ripetuto tante volte, ronzare nella mia testa: "Non ti illudere mai dei bei sogni ad occhi aperti".
dirtydiana66
00sabato 12 giugno 2010 11:44
complimenti per qsto capitolo ,chissà cosa succederà adesso ....
aspetto il seguito
grazie
marty.jackson
00sabato 12 giugno 2010 16:09
che bello!!! bravissimaa!!
però LaToya [SM=g27815] quanto è antipatica!! non la sopportooo!!! [SM=x47926]
ti pregoo non farmi aspettare troppo per il prossimo, potrei anche morire!! e mi avrai sulla coscienza U.U [SM=x47983]
baciii [SM=x47938] [SM=x47938]
tati-a4ever
00domenica 13 giugno 2010 00:59
Re:
dirtydiana66, 12/06/2010 11.44:

complimenti per qsto capitolo ,chissà cosa succederà adesso ....
aspetto il seguito
grazie



grazie a te! [SM=g27838]

marty.jackson, 12/06/2010 16.09:

che bello!!! bravissimaa!!
però LaToya [SM=g27815] quanto è antipatica!! non la sopportooo!!! [SM=x47926]
ti pregoo non farmi aspettare troppo per il prossimo, potrei anche morire!! e mi avrai sulla coscienza U.U [SM=x47983]
baciii [SM=x47938] [SM=x47938]



povera latoya xD in effetti sono stata un po' crudele in questo caso... chissà se sarebbe stata capace di compiere un gesto simile!
cercherò di non spostare troppo tardi, dai... resisti ancora qualche giorno però ;D
baci e grazie [SM=x47938]
BEAT IT 81
00domenica 13 giugno 2010 02:23
Brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Xò che stronza LaToya!!!!! La gioia di Sharon è davvero contagiosa e ti prende dentro. Continua così, mi raccomando!!! Nn vedo l'ora di leggere il seguito. Baci Sara
minamj
00domenica 13 giugno 2010 14:02
Complimenti Ambra [SM=x47932]
Bello anche questo capitolo,e questa frase e'importantissima!!

«Non rinunciare mai ai tuoi sogni. Un’esistenza senza sogni non è mai abbastanza vissuta»

Certo che Latoya..... [SM=x47980]

Bravaaa
(angel66)
00domenica 13 giugno 2010 16:37
bellissimi
tati-a4ever
00domenica 13 giugno 2010 22:18
Re:
BEAT IT 81, 13/06/2010 2.23:

Brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Xò che stronza LaToya!!!!! La gioia di Sharon è davvero contagiosa e ti prende dentro. Continua così, mi raccomando!!! Nn vedo l'ora di leggere il seguito. Baci Sara



Anche a te La Toya non è andata giù? [SM=g27828] Sono felice di averti passato emozioni ancora una volta! [SM=x47984] Grazie di cuore, bacioni!

minamj, 13/06/2010 14.02:

Complimenti Ambra [SM=x47932]
Bello anche questo capitolo,e questa frase e'importantissima!!

«Non rinunciare mai ai tuoi sogni. Un’esistenza senza sogni non è mai abbastanza vissuta»

Certo che Latoya..... [SM=x47980]

Bravaaa



Devo essere sincera, quella frase mi è riuscita molto spontanea e ad effetto (mi meraviglio di me stessa XD). E La Toya... Si commenta da sè, ecco la realtà! [SM=x47979]
Bacioni e grazie!

(angel66), 13/06/2010 16.37:

bellissimi



Grazie! [SM=x47938]
-_Bad-girl'96_-
00martedì 15 giugno 2010 14:08
Ciao tati,mi sono decisa a commentare la tua Fanfiction,che dire: bellissima. continua :)
ludo.94
00martedì 15 giugno 2010 14:13
ehm ehm... ciao tati!! quando posti?? ci hai lasciato così!?!? eh no è!! scherzo,prenditi tutto il tempo che ti serve....ma non farci aspettare tanto capito!??!?! hihi
un bacio ludo....(se non ti ricordi di me,io ti ho commentato all'altra tua fan fiction)!!
tati-a4ever
00martedì 15 giugno 2010 16:32
Re:
-_Bad-girl'96_-, 15/06/2010 14.08:

Ciao tati,mi sono decisa a commentare la tua Fanfiction,che dire: bellissima. continua :)




ciao bad girl 96 :D sono felice che tu abbia voluto recensire, ti ringrazio veramente col cuore! grazie per i complimenti, continuerò senza dubbio :)

ludo.94, 15/06/2010 14.13:

ehm ehm... ciao tati!! quando posti?? ci hai lasciato così!?!? eh no è!! scherzo,prenditi tutto il tempo che ti serve....ma non farci aspettare tanto capito!??!?! hihi
un bacio ludo....(se non ti ricordi di me,io ti ho commentato all'altra tua fan fiction)!!



certo che mi ricordo di te ludo! :D in questi giorni non penso che sposterò, anche perchè sarò un po' occupata. chissà, magari quando meno te lo aspetti lo sposto [SM=x47979]
tati-a4ever
00venerdì 18 giugno 2010 13:49
PUNTO DI VISTA: MICHAEL

Eccomi, di nuovo :) Chiedo scusa per aver spostato in ritardo, ma ero così presa all'idea di finire il settimo capitolo dell'altra mia storia "In the name of love" che ho lasciato un po' da parte questa :( Ma mi farò perdonare... Almeno spero ;D Un grande bacio!
Ambra

CAPITOLO V

Quindi rimaniamo d’accordo così?» mi chiese Jonathan, il mio assistente coreografo. Io annuii soltanto, incapace di ribattere. Perché mai Sharon doveva “passeggiare”, anziché ballare? Non gli bastava la capacità che aveva dimostrato al provino?
«Vedrai, ci saranno altre possibilità nelle quali la farai ballare. Durante i tour, o che ne so, durante video di altre canzoni», disse, osservando attentamente il mio volto perplesso.
Ma gli accordi non erano proprio questi. Avevamo accordato che avrebbe ballato, che avrebbe danzato anche lei nel video. Invece lui mi aveva appena proposto di avere un’idea geniale in mente, ossia quella soltanto di non farla ballare e lasciarla camminare, attenendosi comunque al copione. “D’altra parte – aveva detto lui – l’idea rimarrà invariata, lei cercherà di scapparti, mentre tu la cercherai di sedurre, come avevi proposto tu; solo quel particolare cambierà”.
Io avevo risposto di sì, ma subito poco dopo avevo pensato a quello che avrebbe pensato Sharon. Lei pensava che avrebbe ballato nel video, anziché da atteggiarsi come la ragazza che scappava dal personaggio principale innamorato di lei, ossia io. Ne sarebbe rimasta delusa? Sperai con tutto il cuore di no, perciò mi avviai velocemente verso di lei.
Lanciai una fugace occhiata a mia sorella – che avrebbe fatto parte di quel mio video, grazie soprattutto alle continue persuasioni sue e dei miei genitori – la quale stava parlando con le altre due ragazze del cast, e mi chiesi perché mai Sharon non fosse con lei. La vidi poco distante da tutte loro, ma con lo sguardo assente, vacuo. Se mia sorella le aveva detto anche solo una parola che non doveva pronunciare, io la…
«Sharon, posso parlarti un momento?» chiesi io, non appena le arrivai accanto. Lei mi osservò scrutatrice, aggrottando le sopracciglia. Qualcosa era evidente le era stato detto.
«Perché non mi hai detto che in realtà non dovevo ballare?», disse, confusa. Non era arrabbiata, almeno sembrava, solamente dubbiosa. Delusa, forse. Sentii una morsa allo stomaco, ma non seppi se era a causa sua oppure del timore che lei se ne andasse.
«Perdonami… Non era mia intenzione. Io volevo veramente farti ballare, ma…». Neanche finii la frase e fummo interrotti dal coreografo, il quale mi chiese se eravamo pronti per iniziare. Dissi a malincuore di sì, mentre Sharon mi rivolse un’espressione neutra.
Mi avviai al centro della stanza, con di fronte a me tutti i ballerini. Cercai invano di non rivolgere continuamente, mentre parlavo, il mio sguardo a Sharon, la quale non mi toglieva i suoi occhi dai miei. Sembrava quasi propensa ad entrarmi dentro nell’anima, data la profondità del suo sguardo. Nonostante la situazione, però, non potei non pensare al fascino che possedeva.
«Perciò», proseguì al posto mio Jonathan, notando il mio continuo distrarmi da quel discorso. Forse era giusto continuasse lui; era meglio che in quel caso stessi zitto. «Prima di farvi vedere a voi ragazzi quali sono i passi base e alle ragazze cosa devono fare nel frattempo, cominciamo a mostrarvi come si baserà la scena con la ragazza del quale Michael si innamora».
In automatico, tutti gli sguardi delle persone nella sala si rivolsero a Sharon, che si guardò attorno stordita, mentre io con un lieve sorriso e con un cenno del capo la invitavo a raggiungermi. Lei mi venne incontro, e tutti rimasero in un angolo in fondo alla stanza ad osservare quello che sarebbe successo. Jonathan andò ad inserire il disco nel lettore, mentre io mi avvicinai lento a Sharon.
«Tu fai solo quello che ti verrebbe spontaneo fare se uno ti seguisse incostantemente, ok?», dissi, valutando attentamente il suo sguardo nervoso. Annuì e le sorrisi, cercando di farla sentire più a suo agio, nonostante la situazione che mi faceva sentire abbastanza imbarazzato.
Lei ricambiò inarcando gli angoli della sua bocca in un leggero sorriso, mentre io sentii illuminarmi. Forse non era poi così arrabbiata, magari le stavano bene anche così le cose com’erano. Preso da un sollievo improvviso mi propensi ad invitarla, con un cenno della mano, a incominciare la sua camminata prima di me, sebbene la musica non fosse ancora iniziata.
Jonathan aspettava un mio segnale, e io quel segnale lo avevo già programmato a modo mio. Delle voci echeggiavano nella stanza, confuse, e quando Sharon cominciò a proseguire a pochi passi sicuri davanti di me mi rivolsi agli altri, urlando.
«Hey!», gridai, facendo zittire tutti. Sharon si voltò a guardarmi, scioccata. Mi guardava confusa, quasi sbigottita, presa completamente alla sprovvista da quel mio gesto improvviso. Perfino Jonathan mi guardò stordito.
Silenzio. Mi avvicinai lento a Sharon, schioccando le dite tre volte, immaginandomi il ritmo che sarebbe venuto dopo con la musica. Lei mi guardava attentamente, cambiando espressione da sbalordita ad inquisitoria. Evitai di sorridere; si stava calando perfettamente nella parte di chi doveva evitarmi. Le girai intorno, mentre lei non si scomponeva più di tanto a fissarmi, quieta.
D’improvviso sentii una scossa di adrenalina dentro di me. « You knock me off of my feet, baby. Hooo».

www.youtube.com/watch?v=Vpgub4SjitY

Con un cenno del capo non appena dissi quella frase, Jonathan aprii la musica. Subito il ritmo mi percosse come una scossa su tutto il corpo e mi lasciai andare. Dovevo provare ad essere naturale, a essere attraversato dal feeling che Sharon aveva su di me. Dovevo sciogliermi, lasciare che le sensazioni avessero il sopravvento su tutto. E ci riuscii.
Lei cominciò a scapparmi dalla vista, e io cercai in tutti i modi di farle attirare la mia attenzione. Era qualcosa di magico, mi sembrava che in quella stanza ci fossimo solo noi due. Sebbene qualche volta ad entrambi venisse da sorridere – a lei soprattutto – recitammo la parte alla perfezione, più bene di quanto avessi mai sperato. Era così semplice essere sciolto con lei. Non avevo catene che mi impedivano di essere qualcuno che non ero o che cercavo di nascondere.
Nel punto del demo in cui solo la musica regnava, ci fermammo ad un mio cenno della mano. Sembrò ad entrambi come di cadere dalle nuvole, ma riuscii a bloccarmi in tempo, quello corretto dove il passo di ballo doveva avvenire da me e tutti i ballerini maschi presenti nella sala. Mi rivolsi verso Jonathan, il quale subito mise in pausa la canzone.
«Bene… Da questo momento in poi i ragazzi dovranno ballare dei passi con me. Come lo dice il copione del video, sarà un modo per mettere in confronto me con altri ragazzi. Alla fine, lei sceglierà me», dissi pronunciando imbarazzato quelle ultime parole, rivolgendo il mio sguardo a Sharon, che mi guardava accennando ad un sorriso.
Per ancora un’ora provammo i passi giusti, a volte solo il pezzo mio e degli altri ballerini, altre volte la canzone intera. Mentre guardavo ballare i ballerini per controllare i loro passi, chiamavo Sharon a starmi vicino e dirmi che cosa ne pensava. Lei con riguardo mi diceva quello che pensava, e io casualmente ero d’accordo con lei. Durante quell’ora, mi sembrò che il nostro rapporto si faceva più stretto rispetto a quello del giorno precedente. Più sciolto.
Come da video, venne perfino il punto in cui le dovetti spiegare cosa doveva fare, una volta finito il balletto con gli altri ballerini. Arrossì non appena glielo dissi, e quando ripetemmo per l’ultima volta in quella giornata mi abbracciò, come da copione… E rimasi senza parole. Non per il fatto che si comportasse in un modo estremamente affascinante, ma soprattutto per le sensazioni che mi dava.
Il suo era un abbraccio caldo, abbastanza da togliermi il fiato. Sentii il mio cuore, a quella stretta, cominciare a battere come se fosse leggermente in tilt, ma non abbastanza fin quando non sentii il suo profumo attraversarmi. Era un’essenza proveniente dalla sua pelle, naturale e fresca, alla quale non potevo che non sottrarmi. Era un’emozione adrenalinica che non avevo mai provato con nessuno.
Quando l’abbraccio dovette sciogliersi, non potei non rimanerne confuso e scioccato. Il suo odore e la sua presenza così vicina mi aveva provocato brividi in tutto il corpo, nonostante fosse per me quasi un’estranea. Eppure, quando ero con lei – solamente con lei e con nessun altro – uno stato di energia pura e carica di elettricità mi attraversava per tutto il corpo, al posto del sangue.
Finii la lezione e salutai tutti. Sharon mi aspettò fuori dalla sala prove, nel frattempo che io facevo un resoconto col coreografo. Lui non disse niente riguardo a Sharon, ma osservò attentamente preoccupato il mio sguardo frastornato. Uscii dalla stanza – avendo, alla fine, capito poco e niente di quello che Jonathan mi aveva riferito – e con Sharon arrivammo in macchina, in silenzio, accompagnati da una guardia del corpo.
Saliti, nessuno dei due disse niente per un paio di minuti. Dopodiché, una sensazione di dubbio nascosta nel profondo del mio cuore mi uscii dalle labbra, specchio della mia confusione e di una domanda a cui dovevo assolutamente dare risposta.
«Sei arrabbiata con me? Per non averti detto prima le vere intenzioni di…», ma non proseguii oltre, poiché la vidi sorridere serena.
«Stai tranquillo. A me sta bene anche così. Sei tu che devi decidere la mia parte, non io», mi rispose scrollando le spalle, con un’espressione in volto che io definii rassicurante. Ma io non ero tranquillo del tutto.
«Sei davvero sicura di voler lavorare con me?», chiesi, con voce sottile, mentre mi accorsi del suo sguardo scioccato che aveva in volto. Avevo detto qualcosa di male?
«Michael, io sono qui, felice come non sono mai stata in vita mia – sebbene non balli nel video, nonostante le mie speranze – e tu mi chiedi se sono sicura di voler lavorare con te? Ma che domande, certo che sono sicura!», rispose, mezza irritata ma comunque sorridente.
Le sorrisi e lei fece lo stesso, spostando il suo sguardo fuori dal finestrino, le quali immagini passavano lente da un edificio all’altro. Io rimasi a guardarla per qualche minuto, incapace di togliere i miei occhi dal suo volto.
Per la prima volta rimasi ad osservare il suo aspetto, quasi con paura che il giorno dopo mi sarei già dimenticato alcuni particolari del suo volto sorridente.
Il tramonto faceva risaltare i suoi capelli scuri e ricci con mille riflessi castano dorato, e i suoi occhi risaltare di quella luce che traspariva sempre dai suoi occhi neri. I suoi lineamenti risplendevano alla lieve luce solare pallida e arancione, mentre il suo sguardo era chiaramente attratto dal paesaggio avvolto dal calare del sole.
Improvvisamente, quando capì di essere osservata, si voltò verso di me. Un lieve sorriso imbarazzato mi apparve in viso, incapace di dire o dare spiegazioni ulteriori al mio gesto, nel frattempo che lei soffocava una risata. Mi sentii sprofondare dall’imbarazzo, per niente capace di sopportare la situazione in cui mi ero maledettamente trovato. Nonostante ciò, ero rimasto affascinato dalla visione del suo sorriso alla luce del sole. Era splendente, semplice. Pulito.
«Grazie…», disse lei, attirando nuovamente il mio sguardo a lei, mordendosi un labbro. «Mi hai dato molto coraggio oggi, a lezione. Te ne sono grata». Nel suo viso non c’era tratta di falsità, solo gratitudine.
«Non devi ringraziarmi. Ne avevi bisogno per avere più fiducia di te stessa e non avere paura», risposi, dimenticando e lasciandomi alle spalle la figura fatta precedentemente.
«Io non avevo paura…», esclamò lei, aggrottando bocca e fronte come una bambina. «Solo terrore, tutto qui», disse, facendo una espressione da finta offesa e di chi sta sul punto per scoppiare a ridere.
Risi con lei a quella frase, fino a quando non mi accorsi che la macchina si era fermata proprio di fronte a casa sua. Eravamo a casa sua, purtroppo.
Quando lo capì anche lei mi rivolse un’occhiata dispiaciuta, con un sorriso quasi inesistente sulla sua faccia. Scesi dalla macchina, decidendo di accompagnarla fino al cancelletto dell’appartamento, per non mostrarmi scortese nei suoi confronti. Nel frattempo che cercava la chiave giusta fra quelle cinque o sei che possedeva, mi parlò.
«Senti…», mi disse, sollevando lo sguardo dalle sue chiavi. «Mmh… Quando ci sono le prossime prove di ballo? Per il video, intendo.»
Riflettei sulla mia lista di impegni e cose da fare quella settimana, poi risposi. «Penso domani pomeriggio, verso tardi se non ricordo male, alle otto di sera».
Subito il suo volto si fece serio, pensieroso. Nel frattempo, sbuffando, prese la chiave corretta e ripose le altre dentro la sua borsa a tracolla, per poi voltarsi verso di me di nuovo afflitta. Tutt’un tratto ricordai che lavorasse al locale, e capii il suo stato di confusione.
«Purtroppo non so se il mio capo mi lascerà venire, ma chiederò, io lavoro a…»
«Giusto, il locale…», dissi sottovoce, non accorgendomi del danno detto senza troppo pensare.
Il suo sguardo si fece da preoccupato a serio, da pensieroso a sbalordito. «Cosa?»
Cercai di fingere non avessi detto niente, sebbene il mio volto fosse lo specchio della verità menzionata che avevo appena rivelato. «Eh?»
Chiuse gli occhi per un secondo, poi li riaprì. «Come fai a sapere del locale? Del locale dove lavoro?»
Il suo sguardo si fece inquisitore, squadrando ogni minima espressione che rivelava il mio volto. Ormai non potevo più cercare di mentire. Avevo fatto la mia figura, perciò mi propensi a dire la verità.
«Io… Scusa. Ti giuro, volevo dirtelo, ma avevo paura ti arrabbiassi per il fatto che non…». Scorsi i suoi occhi vagare a vuoto, per poi sbigottirsi di un’idea che le era sicuramente percorsa nella mente. O forse, più che idea, una verità.
«Tu… Eri per caso l’estraneo all’angolo? Quello accanto a me, seduto?», esclamò, diventando sempre più rossa in volto, facendo arrossire perfino me. Annuii soltanto, e la sua espressione si fece senza parole.
Si portò entrambe le mani a coprirsi il volto, inspirando ed espirando agitata. La fissai, timoroso di una sua istantanea crisi isterica che sarebbe partita, ma che invece non arrivò. Riportò i suoi occhi ai miei, mantenendo il polso della mano destra a coprirsi la bocca, incapace quanto me di parlare.
«Dovevi dirmelo», disse lei, con voce tremante dall’imbarazzo e dall’irritazione. «Subito».
«Perdonami. Io non avevo il coraggio di…», cercai di scusarmi, accorgendomi che anche la mia voce si stava facendo flebile. Troppo flebile.
Un suo sospiro aumentò a dismisura il mio senso di colpa, fin quando con un suo gesto riuscii a far scomparire ogni preoccupazione. Appoggiò la sua mano sul mio braccio sinistro, guardandomi con occhi gentili ma non del tutto sollevati dalla figura che le avevo fatto fare.
«Non avere mai paura di esprimere te stesso, di dire alle persone quello che pensi. La verità può far male e causare delle brutte reazioni, ma una bugia è peggio. Però ti prego, non scusarti, perché io non provo rammarico. Forse un po’ di imbarazzo, ma non chiedere scusa.»
Il suo sguardo sorridente e il suo discorso limpido e chiaro mi fece allibire. Non ebbi parole per esprimere le sensazioni di gratitudine e liberazione che sentivo dentro, e il consiglio che mi aveva dato me lo aveva detto senza superiorità, ma solo con l’umiltà.
Alla mia faccia sbigottita il suo sorriso si fece più grande, aprii il cancelletto e si diresse verso la porta d’entrata dell’edificio.
«A proposito», esclamò, voltandosi di colpo, mentre io continuavo a fissarla senza parole. Lei sorrise. «La prossima volta saprò riconoscerti».
Poco prima di chiudere la porta definitivamente, mi salutò con un cenno della mano. Dopodiché scomparì, lasciandomi senza troppe parole da dire davanti al cancelletto.
ludo.94
00venerdì 18 giugno 2010 14:41
non ho paroleee quanto è dolce mike in questo cappy!! sei davvero molto brava tati complimentiii!!! miraccomando posta presto!! bellissimoo,un bacio,ludo!!!
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