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Le nostre recensioni sui dischi di MJ

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2016 03:24
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31/01/2011 14:14
 
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Rieccomi di nuovo con un'altra bella recensione dopo il lungo tour de force di esami (che per fortuna sono andati bene).
Ripartiamo dai fratelli Jacksons dove li avevamo lasciati, ovvero nel 1976, col loro primo lavoro The Jacksons e spostiamoci di un anno avanti. I fratellini tornano con Goin' Places, un album se vogliamo ancora più scanzonato del primo appartenente all'era disco (sempre più in salita dopo il trionfo de La Febbre del Sabato Sera.), ma ancora aderente al funk-soul black.

Si parte con Music's Takin' Over, ottima traccia funk, con dei fiati supendi e un intro da brividi, seguito da una chitarra favolosa che si fonde perfettamente con la voce sempre sexy del nostro Michael. E' una partenza già azzeccata, permettendo all'ascoltatore di entrare nel mondo dorato dei mitici fratelli Jacksons e di permettere ai piedi di muoversi da soli. Ragazzi, che sound, ma perchè non producono più funk così coinvolgente oggi? Molto singolare e divertente la parte in cui MJ segue la chitarra vocalmente (ricorda molto George Benson)

Ed ecco arrivare il singolo di successo Goin' Places, allegro motivetto pop funk che a tratti ricorda un po' la spensieratezza di I Want You Back , Abc, e i primi pezzi giocosi dei fratellini. In ogni caso il pezzo trascina, soprattutto grazie ai magnifici bonghi che accompagnano il divertente going going going dei fratelli. Divertentissimo i richiami alle varie città nel finale (ovviamente terminante con Gary, Indiana, città casuale :D) con il clap clap che pian piano sfuma insieme alla traccia...

Favolosa la chitarra dell'intro, ecco arrivare Different Kind Of Lady, una delle tracce migliori dell'album. Tutto è perfetto, voce, piano, chitarra, basso, coro (con quel woooh che ti rimane in testa). Bridge favoloso con una chitarra blues che si fonde magicamente con un vocoder elettronico delizioso che dona un tocco futuristico a questa traccia divertentissima e che solo il tocco di funk di Michael e i suoi fratelli poteva rendere così deliziosamente coinvolgente. Mitici gli applausi finali

Pensavate non ci fosse, invece ecco l'immancabile lento! Si chiama Even Though You're Gone, che poi tanto lento non è, anzi si può catalogare come una disco-ballata, mantiene sempre un certo ritmo allegro dove il piano e gli archi la fanno da padrone. E il coro si fonde sempre in un groove meraviglioso con la voce di Michael che come al solito è soft e molto dolce facendoti sognare ad occhi aperti...Deliziosi i passaggi armonici del piano seguito da un dolce pizzico di arpe.

Ma l'allegria non svanisce mai in questo album, Jump For Joy, la traccia più positiva e trascinante, ti porta veramente a saltare dalla gioia. Il mondo non è poi così brutto se provi ad essere felice e saltando puoi evitare di pensare a tutte le cose negative. Ottimo il ritmo funk, i sintetizzatori (che rendono questo pezzo un po' psichedelico soprattutto nel finale) e ovviamente le mitiche voci dei fratelli Jacksons. Momento cool intorno ai 3 minuti con un brevissimo ma intenso pezzo solo voci, bonghi e chitarra funk (brividi, ti riporta per un attimo nella cara e dolce Africa, da dove hanno origine ovviamente i nostri).

Arriviamo al primo vero lento del disco, una poesia di nome
Heaven Knows I love You Girl...che brividi ragazzi. Io sono sempre convinto che Michael dà il suo meglio qui, in queste ballate, ci mette voce e anima...e si sente. La voce è morbidissima, calda e avvolgente, il coro molto soft e tutti gli strumenti (archi in primis ovviamente) paradisiaci. Altro pezzo immeritatamente mai messo in una qualsiasi raccolta del caro MJ, a mio parere non ha nulla da invidiare a tutti le altre canzoni d'amore del nostro. Unica pecca forse la voce che si introduce ad un certo punto (che non ho idea di chi sia, forse di uno dei fratelli) che raffredda un po' la situazione (non mi sembra coinvolta per nulla nelle parole bellissime che pronuncia), pronunciata da Michael sarebbe stata un'altra cosa.

Ma i fratelli decidono di diventare una cosa sola e lo fanno con
Man Of War, ottima traccia pacifista dove esprimono tutta la loro indignazione contro quell'inferno che purtroppo è la guerra. Infatti cantano tutti una strofa ciascuno (anche se Michael è sempre venti spanne rispetto ai fratellini, mi spiace dirlo, ma è la verità). Michael mantiene comunque la leadership cantando un bridge eccezionale con una tromba, un piano favoloso e un'atmosfera che mi ricorda un po' Imagine di John Lennon. Gospel favoloso nel finale

E dopo questo momento di riflessione si ritorna all'allegria col funk-r&b Do What You Wanna. Traccia gradevole in linea col resto delle melodie dell'album anche se non aggiunge e non toglie nulla, forse un po' sottotono rispetto alle precedenti, ma comunque piacevole all'ascolto. Da segnalare, oltre ai soliti bonghi, una tromba jazz fusa al resto degli strumenti che dona alla canzone un sapore molto black. Adoro i clap e la risata del nostro MJ :D

Arriviamo al capolavoro...qui secondo me si viaggia a 1000.
Find Me A Girl è una dolce ballata swing-jazz che ricorda molto le atmosfere anni 30-40 alla Ella Fitzgerald. Stupenda, con gli archi perfetti, il piano ancora più sublime e la voce di Michael che è al top fino all'esplodere della batteria. Da far notare il sax favoloso che si lancia in un assolo finale dopo il botta e risposta di MJ con i fratelli (What You Gonna Do?). Questo per sottolineare quanto questo magico e delizioso strumento possa essere adatto a tutto, anche ad una canzone di MJ (magari lo avesse più volte anzi). Qui c'è tutta la musica black e si sente dall'inzio alla fine. Stupenda...(non voglio fare il ripetitivo, ma questo è un altro pezzo che andrebbe inserito sempre nei classici jacksoniani)

Ottimo proseguimento di The Jacksons, molto simile musicalmente anche se dotato di una sfumatura molto più allegra e spensierata del primo album. Lo metto alla pari col primo perchè i due album che seguiranno (e che spero di avere l'occasione di recensire) saranno di gran lunga superiori e rimarranno nella storia della carriera dei Jacksons. Alla prossima recensione














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