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Any Dream Can Become True (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2011 17:01
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13/06/2010 00:59
 
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dirtydiana66, 12/06/2010 11.44:

complimenti per qsto capitolo ,chissà cosa succederà adesso ....
aspetto il seguito
grazie



grazie a te! [SM=g27838]

marty.jackson, 12/06/2010 16.09:

che bello!!! bravissimaa!!
però LaToya [SM=g27815] quanto è antipatica!! non la sopportooo!!! [SM=x47926]
ti pregoo non farmi aspettare troppo per il prossimo, potrei anche morire!! e mi avrai sulla coscienza U.U [SM=x47983]
baciii [SM=x47938] [SM=x47938]



povera latoya xD in effetti sono stata un po' crudele in questo caso... chissà se sarebbe stata capace di compiere un gesto simile!
cercherò di non spostare troppo tardi, dai... resisti ancora qualche giorno però ;D
baci e grazie [SM=x47938]

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


13/06/2010 02:23
 
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Brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Xò che stronza LaToya!!!!! La gioia di Sharon è davvero contagiosa e ti prende dentro. Continua così, mi raccomando!!! Nn vedo l'ora di leggere il seguito. Baci Sara

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13/06/2010 14:02
 
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Complimenti Ambra [SM=x47932]
Bello anche questo capitolo,e questa frase e'importantissima!!

«Non rinunciare mai ai tuoi sogni. Un’esistenza senza sogni non è mai abbastanza vissuta»

Certo che Latoya..... [SM=x47980]

Bravaaa

13/06/2010 16:37
 
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bellissimi
13/06/2010 22:18
 
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BEAT IT 81, 13/06/2010 2.23:

Brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Xò che stronza LaToya!!!!! La gioia di Sharon è davvero contagiosa e ti prende dentro. Continua così, mi raccomando!!! Nn vedo l'ora di leggere il seguito. Baci Sara



Anche a te La Toya non è andata giù? [SM=g27828] Sono felice di averti passato emozioni ancora una volta! [SM=x47984] Grazie di cuore, bacioni!

minamj, 13/06/2010 14.02:

Complimenti Ambra [SM=x47932]
Bello anche questo capitolo,e questa frase e'importantissima!!

«Non rinunciare mai ai tuoi sogni. Un’esistenza senza sogni non è mai abbastanza vissuta»

Certo che Latoya..... [SM=x47980]

Bravaaa



Devo essere sincera, quella frase mi è riuscita molto spontanea e ad effetto (mi meraviglio di me stessa XD). E La Toya... Si commenta da sè, ecco la realtà! [SM=x47979]
Bacioni e grazie!

(angel66), 13/06/2010 16.37:

bellissimi



Grazie! [SM=x47938]

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


15/06/2010 14:08
 
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Ciao tati,mi sono decisa a commentare la tua Fanfiction,che dire: bellissima. continua :)
15/06/2010 14:13
 
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ehm ehm... ciao tati!! quando posti?? ci hai lasciato così!?!? eh no è!! scherzo,prenditi tutto il tempo che ti serve....ma non farci aspettare tanto capito!??!?! hihi
un bacio ludo....(se non ti ricordi di me,io ti ho commentato all'altra tua fan fiction)!!


I wish I was a camera sometimes
so I could take a picture in my mind
and put in a frame for you
to see how beautiful Y O U really are to me.
15/06/2010 16:32
 
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Re:
-_Bad-girl'96_-, 15/06/2010 14.08:

Ciao tati,mi sono decisa a commentare la tua Fanfiction,che dire: bellissima. continua :)




ciao bad girl 96 :D sono felice che tu abbia voluto recensire, ti ringrazio veramente col cuore! grazie per i complimenti, continuerò senza dubbio :)

ludo.94, 15/06/2010 14.13:

ehm ehm... ciao tati!! quando posti?? ci hai lasciato così!?!? eh no è!! scherzo,prenditi tutto il tempo che ti serve....ma non farci aspettare tanto capito!??!?! hihi
un bacio ludo....(se non ti ricordi di me,io ti ho commentato all'altra tua fan fiction)!!



certo che mi ricordo di te ludo! :D in questi giorni non penso che sposterò, anche perchè sarò un po' occupata. chissà, magari quando meno te lo aspetti lo sposto [SM=x47979]

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
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18/06/2010 13:49
 
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Eccomi, di nuovo :) Chiedo scusa per aver spostato in ritardo, ma ero così presa all'idea di finire il settimo capitolo dell'altra mia storia "In the name of love" che ho lasciato un po' da parte questa :( Ma mi farò perdonare... Almeno spero ;D Un grande bacio!
Ambra

CAPITOLO V

Quindi rimaniamo d’accordo così?» mi chiese Jonathan, il mio assistente coreografo. Io annuii soltanto, incapace di ribattere. Perché mai Sharon doveva “passeggiare”, anziché ballare? Non gli bastava la capacità che aveva dimostrato al provino?
«Vedrai, ci saranno altre possibilità nelle quali la farai ballare. Durante i tour, o che ne so, durante video di altre canzoni», disse, osservando attentamente il mio volto perplesso.
Ma gli accordi non erano proprio questi. Avevamo accordato che avrebbe ballato, che avrebbe danzato anche lei nel video. Invece lui mi aveva appena proposto di avere un’idea geniale in mente, ossia quella soltanto di non farla ballare e lasciarla camminare, attenendosi comunque al copione. “D’altra parte – aveva detto lui – l’idea rimarrà invariata, lei cercherà di scapparti, mentre tu la cercherai di sedurre, come avevi proposto tu; solo quel particolare cambierà”.
Io avevo risposto di sì, ma subito poco dopo avevo pensato a quello che avrebbe pensato Sharon. Lei pensava che avrebbe ballato nel video, anziché da atteggiarsi come la ragazza che scappava dal personaggio principale innamorato di lei, ossia io. Ne sarebbe rimasta delusa? Sperai con tutto il cuore di no, perciò mi avviai velocemente verso di lei.
Lanciai una fugace occhiata a mia sorella – che avrebbe fatto parte di quel mio video, grazie soprattutto alle continue persuasioni sue e dei miei genitori – la quale stava parlando con le altre due ragazze del cast, e mi chiesi perché mai Sharon non fosse con lei. La vidi poco distante da tutte loro, ma con lo sguardo assente, vacuo. Se mia sorella le aveva detto anche solo una parola che non doveva pronunciare, io la…
«Sharon, posso parlarti un momento?» chiesi io, non appena le arrivai accanto. Lei mi osservò scrutatrice, aggrottando le sopracciglia. Qualcosa era evidente le era stato detto.
«Perché non mi hai detto che in realtà non dovevo ballare?», disse, confusa. Non era arrabbiata, almeno sembrava, solamente dubbiosa. Delusa, forse. Sentii una morsa allo stomaco, ma non seppi se era a causa sua oppure del timore che lei se ne andasse.
«Perdonami… Non era mia intenzione. Io volevo veramente farti ballare, ma…». Neanche finii la frase e fummo interrotti dal coreografo, il quale mi chiese se eravamo pronti per iniziare. Dissi a malincuore di sì, mentre Sharon mi rivolse un’espressione neutra.
Mi avviai al centro della stanza, con di fronte a me tutti i ballerini. Cercai invano di non rivolgere continuamente, mentre parlavo, il mio sguardo a Sharon, la quale non mi toglieva i suoi occhi dai miei. Sembrava quasi propensa ad entrarmi dentro nell’anima, data la profondità del suo sguardo. Nonostante la situazione, però, non potei non pensare al fascino che possedeva.
«Perciò», proseguì al posto mio Jonathan, notando il mio continuo distrarmi da quel discorso. Forse era giusto continuasse lui; era meglio che in quel caso stessi zitto. «Prima di farvi vedere a voi ragazzi quali sono i passi base e alle ragazze cosa devono fare nel frattempo, cominciamo a mostrarvi come si baserà la scena con la ragazza del quale Michael si innamora».
In automatico, tutti gli sguardi delle persone nella sala si rivolsero a Sharon, che si guardò attorno stordita, mentre io con un lieve sorriso e con un cenno del capo la invitavo a raggiungermi. Lei mi venne incontro, e tutti rimasero in un angolo in fondo alla stanza ad osservare quello che sarebbe successo. Jonathan andò ad inserire il disco nel lettore, mentre io mi avvicinai lento a Sharon.
«Tu fai solo quello che ti verrebbe spontaneo fare se uno ti seguisse incostantemente, ok?», dissi, valutando attentamente il suo sguardo nervoso. Annuì e le sorrisi, cercando di farla sentire più a suo agio, nonostante la situazione che mi faceva sentire abbastanza imbarazzato.
Lei ricambiò inarcando gli angoli della sua bocca in un leggero sorriso, mentre io sentii illuminarmi. Forse non era poi così arrabbiata, magari le stavano bene anche così le cose com’erano. Preso da un sollievo improvviso mi propensi ad invitarla, con un cenno della mano, a incominciare la sua camminata prima di me, sebbene la musica non fosse ancora iniziata.
Jonathan aspettava un mio segnale, e io quel segnale lo avevo già programmato a modo mio. Delle voci echeggiavano nella stanza, confuse, e quando Sharon cominciò a proseguire a pochi passi sicuri davanti di me mi rivolsi agli altri, urlando.
«Hey!», gridai, facendo zittire tutti. Sharon si voltò a guardarmi, scioccata. Mi guardava confusa, quasi sbigottita, presa completamente alla sprovvista da quel mio gesto improvviso. Perfino Jonathan mi guardò stordito.
Silenzio. Mi avvicinai lento a Sharon, schioccando le dite tre volte, immaginandomi il ritmo che sarebbe venuto dopo con la musica. Lei mi guardava attentamente, cambiando espressione da sbalordita ad inquisitoria. Evitai di sorridere; si stava calando perfettamente nella parte di chi doveva evitarmi. Le girai intorno, mentre lei non si scomponeva più di tanto a fissarmi, quieta.
D’improvviso sentii una scossa di adrenalina dentro di me. « You knock me off of my feet, baby. Hooo».

www.youtube.com/watch?v=Vpgub4SjitY

Con un cenno del capo non appena dissi quella frase, Jonathan aprii la musica. Subito il ritmo mi percosse come una scossa su tutto il corpo e mi lasciai andare. Dovevo provare ad essere naturale, a essere attraversato dal feeling che Sharon aveva su di me. Dovevo sciogliermi, lasciare che le sensazioni avessero il sopravvento su tutto. E ci riuscii.
Lei cominciò a scapparmi dalla vista, e io cercai in tutti i modi di farle attirare la mia attenzione. Era qualcosa di magico, mi sembrava che in quella stanza ci fossimo solo noi due. Sebbene qualche volta ad entrambi venisse da sorridere – a lei soprattutto – recitammo la parte alla perfezione, più bene di quanto avessi mai sperato. Era così semplice essere sciolto con lei. Non avevo catene che mi impedivano di essere qualcuno che non ero o che cercavo di nascondere.
Nel punto del demo in cui solo la musica regnava, ci fermammo ad un mio cenno della mano. Sembrò ad entrambi come di cadere dalle nuvole, ma riuscii a bloccarmi in tempo, quello corretto dove il passo di ballo doveva avvenire da me e tutti i ballerini maschi presenti nella sala. Mi rivolsi verso Jonathan, il quale subito mise in pausa la canzone.
«Bene… Da questo momento in poi i ragazzi dovranno ballare dei passi con me. Come lo dice il copione del video, sarà un modo per mettere in confronto me con altri ragazzi. Alla fine, lei sceglierà me», dissi pronunciando imbarazzato quelle ultime parole, rivolgendo il mio sguardo a Sharon, che mi guardava accennando ad un sorriso.
Per ancora un’ora provammo i passi giusti, a volte solo il pezzo mio e degli altri ballerini, altre volte la canzone intera. Mentre guardavo ballare i ballerini per controllare i loro passi, chiamavo Sharon a starmi vicino e dirmi che cosa ne pensava. Lei con riguardo mi diceva quello che pensava, e io casualmente ero d’accordo con lei. Durante quell’ora, mi sembrò che il nostro rapporto si faceva più stretto rispetto a quello del giorno precedente. Più sciolto.
Come da video, venne perfino il punto in cui le dovetti spiegare cosa doveva fare, una volta finito il balletto con gli altri ballerini. Arrossì non appena glielo dissi, e quando ripetemmo per l’ultima volta in quella giornata mi abbracciò, come da copione… E rimasi senza parole. Non per il fatto che si comportasse in un modo estremamente affascinante, ma soprattutto per le sensazioni che mi dava.
Il suo era un abbraccio caldo, abbastanza da togliermi il fiato. Sentii il mio cuore, a quella stretta, cominciare a battere come se fosse leggermente in tilt, ma non abbastanza fin quando non sentii il suo profumo attraversarmi. Era un’essenza proveniente dalla sua pelle, naturale e fresca, alla quale non potevo che non sottrarmi. Era un’emozione adrenalinica che non avevo mai provato con nessuno.
Quando l’abbraccio dovette sciogliersi, non potei non rimanerne confuso e scioccato. Il suo odore e la sua presenza così vicina mi aveva provocato brividi in tutto il corpo, nonostante fosse per me quasi un’estranea. Eppure, quando ero con lei – solamente con lei e con nessun altro – uno stato di energia pura e carica di elettricità mi attraversava per tutto il corpo, al posto del sangue.
Finii la lezione e salutai tutti. Sharon mi aspettò fuori dalla sala prove, nel frattempo che io facevo un resoconto col coreografo. Lui non disse niente riguardo a Sharon, ma osservò attentamente preoccupato il mio sguardo frastornato. Uscii dalla stanza – avendo, alla fine, capito poco e niente di quello che Jonathan mi aveva riferito – e con Sharon arrivammo in macchina, in silenzio, accompagnati da una guardia del corpo.
Saliti, nessuno dei due disse niente per un paio di minuti. Dopodiché, una sensazione di dubbio nascosta nel profondo del mio cuore mi uscii dalle labbra, specchio della mia confusione e di una domanda a cui dovevo assolutamente dare risposta.
«Sei arrabbiata con me? Per non averti detto prima le vere intenzioni di…», ma non proseguii oltre, poiché la vidi sorridere serena.
«Stai tranquillo. A me sta bene anche così. Sei tu che devi decidere la mia parte, non io», mi rispose scrollando le spalle, con un’espressione in volto che io definii rassicurante. Ma io non ero tranquillo del tutto.
«Sei davvero sicura di voler lavorare con me?», chiesi, con voce sottile, mentre mi accorsi del suo sguardo scioccato che aveva in volto. Avevo detto qualcosa di male?
«Michael, io sono qui, felice come non sono mai stata in vita mia – sebbene non balli nel video, nonostante le mie speranze – e tu mi chiedi se sono sicura di voler lavorare con te? Ma che domande, certo che sono sicura!», rispose, mezza irritata ma comunque sorridente.
Le sorrisi e lei fece lo stesso, spostando il suo sguardo fuori dal finestrino, le quali immagini passavano lente da un edificio all’altro. Io rimasi a guardarla per qualche minuto, incapace di togliere i miei occhi dal suo volto.
Per la prima volta rimasi ad osservare il suo aspetto, quasi con paura che il giorno dopo mi sarei già dimenticato alcuni particolari del suo volto sorridente.
Il tramonto faceva risaltare i suoi capelli scuri e ricci con mille riflessi castano dorato, e i suoi occhi risaltare di quella luce che traspariva sempre dai suoi occhi neri. I suoi lineamenti risplendevano alla lieve luce solare pallida e arancione, mentre il suo sguardo era chiaramente attratto dal paesaggio avvolto dal calare del sole.
Improvvisamente, quando capì di essere osservata, si voltò verso di me. Un lieve sorriso imbarazzato mi apparve in viso, incapace di dire o dare spiegazioni ulteriori al mio gesto, nel frattempo che lei soffocava una risata. Mi sentii sprofondare dall’imbarazzo, per niente capace di sopportare la situazione in cui mi ero maledettamente trovato. Nonostante ciò, ero rimasto affascinato dalla visione del suo sorriso alla luce del sole. Era splendente, semplice. Pulito.
«Grazie…», disse lei, attirando nuovamente il mio sguardo a lei, mordendosi un labbro. «Mi hai dato molto coraggio oggi, a lezione. Te ne sono grata». Nel suo viso non c’era tratta di falsità, solo gratitudine.
«Non devi ringraziarmi. Ne avevi bisogno per avere più fiducia di te stessa e non avere paura», risposi, dimenticando e lasciandomi alle spalle la figura fatta precedentemente.
«Io non avevo paura…», esclamò lei, aggrottando bocca e fronte come una bambina. «Solo terrore, tutto qui», disse, facendo una espressione da finta offesa e di chi sta sul punto per scoppiare a ridere.
Risi con lei a quella frase, fino a quando non mi accorsi che la macchina si era fermata proprio di fronte a casa sua. Eravamo a casa sua, purtroppo.
Quando lo capì anche lei mi rivolse un’occhiata dispiaciuta, con un sorriso quasi inesistente sulla sua faccia. Scesi dalla macchina, decidendo di accompagnarla fino al cancelletto dell’appartamento, per non mostrarmi scortese nei suoi confronti. Nel frattempo che cercava la chiave giusta fra quelle cinque o sei che possedeva, mi parlò.
«Senti…», mi disse, sollevando lo sguardo dalle sue chiavi. «Mmh… Quando ci sono le prossime prove di ballo? Per il video, intendo.»
Riflettei sulla mia lista di impegni e cose da fare quella settimana, poi risposi. «Penso domani pomeriggio, verso tardi se non ricordo male, alle otto di sera».
Subito il suo volto si fece serio, pensieroso. Nel frattempo, sbuffando, prese la chiave corretta e ripose le altre dentro la sua borsa a tracolla, per poi voltarsi verso di me di nuovo afflitta. Tutt’un tratto ricordai che lavorasse al locale, e capii il suo stato di confusione.
«Purtroppo non so se il mio capo mi lascerà venire, ma chiederò, io lavoro a…»
«Giusto, il locale…», dissi sottovoce, non accorgendomi del danno detto senza troppo pensare.
Il suo sguardo si fece da preoccupato a serio, da pensieroso a sbalordito. «Cosa?»
Cercai di fingere non avessi detto niente, sebbene il mio volto fosse lo specchio della verità menzionata che avevo appena rivelato. «Eh?»
Chiuse gli occhi per un secondo, poi li riaprì. «Come fai a sapere del locale? Del locale dove lavoro?»
Il suo sguardo si fece inquisitore, squadrando ogni minima espressione che rivelava il mio volto. Ormai non potevo più cercare di mentire. Avevo fatto la mia figura, perciò mi propensi a dire la verità.
«Io… Scusa. Ti giuro, volevo dirtelo, ma avevo paura ti arrabbiassi per il fatto che non…». Scorsi i suoi occhi vagare a vuoto, per poi sbigottirsi di un’idea che le era sicuramente percorsa nella mente. O forse, più che idea, una verità.
«Tu… Eri per caso l’estraneo all’angolo? Quello accanto a me, seduto?», esclamò, diventando sempre più rossa in volto, facendo arrossire perfino me. Annuii soltanto, e la sua espressione si fece senza parole.
Si portò entrambe le mani a coprirsi il volto, inspirando ed espirando agitata. La fissai, timoroso di una sua istantanea crisi isterica che sarebbe partita, ma che invece non arrivò. Riportò i suoi occhi ai miei, mantenendo il polso della mano destra a coprirsi la bocca, incapace quanto me di parlare.
«Dovevi dirmelo», disse lei, con voce tremante dall’imbarazzo e dall’irritazione. «Subito».
«Perdonami. Io non avevo il coraggio di…», cercai di scusarmi, accorgendomi che anche la mia voce si stava facendo flebile. Troppo flebile.
Un suo sospiro aumentò a dismisura il mio senso di colpa, fin quando con un suo gesto riuscii a far scomparire ogni preoccupazione. Appoggiò la sua mano sul mio braccio sinistro, guardandomi con occhi gentili ma non del tutto sollevati dalla figura che le avevo fatto fare.
«Non avere mai paura di esprimere te stesso, di dire alle persone quello che pensi. La verità può far male e causare delle brutte reazioni, ma una bugia è peggio. Però ti prego, non scusarti, perché io non provo rammarico. Forse un po’ di imbarazzo, ma non chiedere scusa.»
Il suo sguardo sorridente e il suo discorso limpido e chiaro mi fece allibire. Non ebbi parole per esprimere le sensazioni di gratitudine e liberazione che sentivo dentro, e il consiglio che mi aveva dato me lo aveva detto senza superiorità, ma solo con l’umiltà.
Alla mia faccia sbigottita il suo sorriso si fece più grande, aprii il cancelletto e si diresse verso la porta d’entrata dell’edificio.
«A proposito», esclamò, voltandosi di colpo, mentre io continuavo a fissarla senza parole. Lei sorrise. «La prossima volta saprò riconoscerti».
Poco prima di chiudere la porta definitivamente, mi salutò con un cenno della mano. Dopodiché scomparì, lasciandomi senza troppe parole da dire davanti al cancelletto.
[Modificato da tati-a4ever 18/06/2010 13:57]

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


18/06/2010 14:41
 
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non ho paroleee quanto è dolce mike in questo cappy!! sei davvero molto brava tati complimentiii!!! miraccomando posta presto!! bellissimoo,un bacio,ludo!!!


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