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Any Dream Can Become True (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2011 17:01
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31/05/2010 14:09
 
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Salve a tutti! Parto con la premessa che non sono una grande scrittrice nè mi ritengo tale, ma oggi ho voluto spostare questa mia storia su Michael per farvela conoscere e, principalmente, per condividere con voi i vostri giudizi! Questa mia fan fiction la pubblicai tanto tempo fa su EFP, un sito di fan fiction, e ancora tutt'oggi sono alle prese con essa e con la scrittura dei capitoli - ammetto che sia un racconto piuttosto scontato. Spero tanto di ricevere vostri consigli, per poi così migliorarmi, e riuscire tanto a farvi sognare con le mie parole, per quel poco che possa riuscire a ricavare con la mia imperfetta scrittura!
E dopo tutta questa premessa lunga lunga, andiamo alla premessa della storia XD.

p.s. Chiedo scusa per alcuni errori grammaticali e sintattici già in premessa! XD



PREMESSA.

Bene ragazze, per oggi può bastare», disse la Signorina Phillips, con un tono acuto e severo che mi fece rabbrividire. Ero in quella scuola di danza da quasi due settimane – anche se io, per quel posto, avrei preferito il termine IDPPCM, Istituto Denigratorio Per Principianti Come Me - e ancora non mi ero abituata alla sua parlantina rigida e stridula che, ogni giorno, me la faceva odiare sempre più. Già non la sopportavo per come si comportava nei miei confronti, sempre offensiva e poco gentile, ed in più la sua voce mi dava sui nervi, dal primo giorno in cui l’avevo conosciuta per giunta. Non mi scorderò mai quella stramaledetta giornata. Mai. Il modo in cui mi avevano trattato era stato il più offensivo che avessi mai ricevuto.
Tutte assieme, io e le altre ballerine, ci alzammo e facemmo l’inchino, cosa che Mrs. Phillips desiderava fosse sempre fatta, una volta finita la lezione. Fatta anche quella sceneggiata tanto snob quanto disgustante per me, mi alzai in piedi agile e scattante, pronta per andare a casa, farmi una doccia e andare a lavoro, al locale più frequentato di una di quelle tante piccole e sconsolate periferie di Los Angeles.
Non vedevo l’ora di andarmene e, nonostante l’ambiente ostile che mi veniva a parare di fronte il destino, ero ogni giorno di più convinta che chissà quando il mio sogno di diventare una ballerina professionista sarebbe diventato realtà. O almeno, io speravo.
«E ora passiamo alle buone notizie!», esclamò di colpo, battendo le mani gioiosa. Mi bloccai di colpo con la mano sulla maniglia della porta, oramai arrivata alla porta che mi avrebbe portato all’uscita da quella sala da ballo, e schioccai un’occhiata curiosa e preoccupata alla professoressa. Ero curiosa sì, perché mi interessava sapere come mai fosse così contenta ed entusiasta, ma allo stesso tempo preoccupata perché di sicuro non rientravo nel gruppo di quelle che sarebbero evidentemente state “le fortunate” di quella novità.
Sarebbe stato il solito concorso per figlie di papà ricche e viziate, gruppo nel quale assolutamente non rientravo. Purtroppo venivo considerata da tutte, insegnante compresa, come la povera ragazza straniera in cerca di fortuna in America dal fisico troppo formoso per una ballerina di danza classica che cerca invano di diventare qualcuno, e che alla fine non sarebbe mai andata da nessuna parte.
La verità era che quella danza - il ballo classico, specifichiamo - non era fatta per me e lo sapevo fin da quando avevo pochi anni di età. Io avevo bisogno di muovermi, andare fuori dagli schemi… Non avere limiti. Sentirmi libera. Come Alex, la protagonista di Flashdance, uno dei miei film preferiti. Mi immedesimavo tantissimo in lei e nella sua storia.
Peccato che nessuno riusciva a capire cosa provavo io quando ballavo, e non cosa si dovesse provare o essere concentrati per i passi giusti. Per loro la danza classica era quella che portava al successo. Oddio, era vero che era un po’ la base per tutti gli altri balli quella, ma se sapevo che nel programma di quella scuola contava di più il classico non mi sarei mai iscritta. E dire che lo avevo anche chiesto, alla segretaria, se in quel corso ci fosse stata la danza classica. Ma lei "Nooo, si figuri!". Come no.
Che cosa avrebbe fatto la gente per i soldi a volte, io proprio non riuscivo a capirlo. Io vivevo in un altro mondo, fatto di danza e musica allo stato puro. Trasformavo la mia vita in musica e quando ballavo mi sentivo felice. Davvero felice.
«Bene ragazze, mi raccomando, da domani inizieranno dei provini». Voci inquiete angosciate cominciarono ad echeggiare nella stanza, facendo diventare quel ansioso silenzio di attesa in un ronzio caotico e soffocante.
«Silenzio, ragazze!», tuonò la Signorina Phillips. Quando tutte si calmarono e ritornò il silenzio, ritornò a sorridere contenta. «Domani, come ho già detto, inizieranno dei provini che saranno la vostra opportunità di una vita intera
A sentirle pronunciarle quelle parole, sentii il cuore in gola. Una strana ansia persorse le mie vene al posto del sangue e, se avevo capito bene e l’udito e l'intelligenza non mi ingannavano, domani avrei potuto realizzare il mio sogno più grande con un solo provino. Peccato che io, ancora, non avevo capito di che razza di provino si trattasse. Se fosse stato riguardo la danza classica, mi sarei messa subito il cuore in pace. Con tutta l’anima pregai non trattasse di quel tipo di ballo.
«Ebbene, vorrete sapere di che tipo di provino si tratta. Ragazze mie, proprio domani ci farà visita il cantante più famoso di tutti i tempi di questi giorni, e cerca proprio una ragazza per un video del suo nuovo album in debutto su tutte le classifiche mondiali…»
Mi mancò il respiro. Quei dettagli erano abbastanza per capire di chi stesse parlando. Il sorriso sulle labbra della professoressa si allargarono sempre di più, fino a quando si decise finalmente a dire quel benedetto nome che avrebbe fatto rabbrividire perfino i muri dall’euforia. Un coro di gridi e urli eccitati si levò da tutte le ragazze presenti nella sala, tranne che da me.
Io ero troppo emozionata per parlare e per respirare, soprattutto per far continuare a battere il mio cuore a ritmo naturale. Riuscii solo a sorridere, come una vera imbecille, e a portarmi le mani a coprirmi gran parte del viso, bocca e naso.
«Calmatevi, ragazze, un po’ di contegno!» gridò felice Mrs. Phillips, battendo le mani chiamandole all’ordine. Una volta finite le crisi isteriche ed emozionate delle mie compagne di sala da ballo, l’anziana insegnante proseguì di nuovo con il suo discorso e prediche varie.
«Voglio vedervi tutte preparate a dovere, ormai le cose le sapete fare meravigliosamente. Non avrete problemi in nessun stile, grazie alle cose che vi ho insegnato», disse orgogliosa la professoressa, rivolgendomi uno sguardo malvagiamente sorridente.
Sapeva benissimo che io sapevo poco e niente di come si faceva in modo meraviglioso un Cambrè, un Attitude o un Arabesque! Qualsiasi passo provassi a fare non andava mai bene. Lo capivo da come mi guardava e dal modo dispregiativo con cui mi correggeva, e dalle risatine cattive alle mie spalle di Jenny e Gloria, due galline che avevano sbagliato pollaio tanto tempo fa.
«Mi scusi, Signorina Phillips» intervenne, come al solito, la vipera di turno, Gloria Williams. «E chi è appena arrivato da poco tempo, nella scuola, farà lo stesso il provino?»
Non guardava me, ma di sicuro quella frase non poteva essere rivolta ad altri. Accennai ad un sorriso falsamente cordiale a Jenny, che mi guardò sorridente ma con fastidio per la mia espressione di scherma.
Anche perché, poi, mi ero abituata a tutte le loro battute e prese in giro; quando c’era la professoressa non rispondevo mai, ma se capitava mi provocassero quando non era presente le massacravo a parole. Mi bastava dirle poche parole di falsa benevolenza e le inducevo ancora di più alla rabbia. Mi divertivo, tutto sommato. E ancora non riuscivo a capire il perchè mi avevano odiato fin dal primo giorno in cui ero stata ammessa a quella classe.
«Tutte parteciperanno, almeno se qualcuno non rinuncia già da adesso», rispose lanciandomi una fugace occhiata che ricambiai non smettendo di sorridere. «Ovviamente chi non sarà all’altezza, penso che si noterà da subito».
«E in cosa si baserà questo provino?» disse una delle tante ballerine in sala, che se non ricordavo male si chiamasse Lauren. La Signorina Phillips si aggiusto gli occhiali sul naso e rispose, lasciando trasparire una tonalità di voce assolutamente neutra.
«Dovrete ballare una ciascuna, secondo l’elenco, in una vostra esibizione a piacere. Più specificatamente, il genere richiesto sarà molto più movimentato della raffinata danza classica».
Un coro di voci preoccupate e nervose cominciò a farsi udire, mentre io pensai di essere l’unica in quella stanza ad essere felice come una pazza per quella notizia. Saper di poter ballare un pezzo tutto mio e non classico, e in più con mie coreografie mi rendeva al settimo cielo. Di sicuro non volevo perdere quell’occasione.
Se sarebbe andata bene o male non mi importava, quello che sentivo era solo il desiderio di sentirmi bene e mostrare che, al contrario di quello che diceva qualcuno, io la musica la possedevo, con o senza tecnica di base. Oramai non credevo molto nel mio sogno, c’erano molte più brave di me, ma la speranza era dura a morire, nel mio caso.
«E ora andate, dovete essere bellissime e fresche per domani. È un’occasione da non perdere, da non perdere! Non fatemi fare brutta figura, altrimenti sarò costretta a non farvi esibire… Voglio che rappresentiate questa scuola al meglio, perché la maggior parte di voi sono delle ballerine modello! Sono sicura nelle vostre capacità, ma non mi deludete! Troverete tutti gli orari nella bacheca all'ingresso, au revoir
Quasi fosse più importante la reputazione che il nostro futuro, si diresse a passo spedito e sulle punte verso l’uscita, mentre tutte le rivolsero il saluto, me compresa.
Una volta uscita la professoressa, le due oche starnazzanti di nome Jenny e Gloria mi si avvicinarono.
«Allora partecipi anche tu, dilettante?» disse Gloria con un sorrisetto divertito. Non si poteva dire lo stesso di Jenny, che mi guardava piena d'invidia, neanche avessi già vinto. In effetti, capivo che si sentiva già con meno possibilità, al mio confronto.
«Ovvio, ma non vi chiederò se parteciperete anche voi. La risposta già la so da me, non ho bisogno di inutili chiacchiere» dissi perfidamente divertita dalla smorfia che apparve sul volto contratto di Jenny. Gloria alzò un sopracciglio e continuò per la sua strada.
«Stai tranquilla, avrai molto tempo per affinare le tue tecniche classiche di base, perché di sicuro non verrai presa.» rispose, trasformando quel sorriso in una faccia provocatoria. Io alzai di spalle, con un’espressione ingenua in volto.
«Può essere. E tu sei convinta di vincere?»
«Ovviamente. Non ho dubbi». Nel suo tono di voce, scoprii una leggera nota di rabbia per la mia domanda che, sicuramente, pensava fosse insensata.
«Allora buon per te. Intanto, prima di sognare, aspetta domani. Potrebbe vincere qualcun altro, che non sia né io né tu o nè Jenny.»
<br>Nel volto di entrambe le due comari apparve una smorfia di rabbia e fastidio, così girarono i tacchi – o le punte – e se ne uscirono fuori dalla stanza, seguite dalle solite stupide invaghite delle più ammirate di quella classe.
Sospirando, uscii anche io, proseguendo diretta però verso casa una volta fuori dall'edificio, non prima di aver controllato la bacheca degli orari di domani riguardo al provino. Uscita da quel posto che mi faceva venire ogni volta che ci entravo mal di stomaco, subito fui bloccata da Roxy, una ragazza timida e l'unica che mi trattava come una persona normale, in quella scuola. Aveva dei profondi occhi cioccolato e portava lisci capelli bruni poco più lunghi delle spalle.
«Hey Roxy», dissi fermandomi e rivolgendole un cenno con la mano. Non appena mi si avvicinò, prese fiato e mi disse:
«Volevo chiederti... Domani farai anche tu il provino, insomma, come le altre?»
«Certo», dissi alzando le spalle con un lieve sorriso in volto. Sapevo che qualcosa la tormentava, e di sicuro non riguardava me. Era ovviamente in dubbio, come tutte le altre ballerine del corso.
«Ecco, tu nei miei panni... Che faresti? Cioè, lo so che vado meglio nella classica, però mi piacerebbe provare... Insomma, è Michael Jackson! Un'occasione così non capiterà mai più!» disse saltellando su sè stessa, non appena pronunciò il nome dell'artista. Io, felice di quell'entusiasmo improvviso, le sorrisi apertamente. Mai mi sarei immaginata Roxy Views una fan di Michael Jackson.
«Allora, se ritieni che questo sia un avvenimento importante, provaci! Magari verrai presa! Vedrai che farai una buona esibizione, sei brava», le risposi poggiandole una mano sulla spalla sinistra, per rincuorarla.
«Io non credo vincerò... Stai sicura che prenderanno te, non ho dubbi», ammise lei, guardandomi sorridente. Una cosa che mi piaceva di Roxy, era che non provava invidia. Non era gelosa per le cose che possedevano altri o per opportunità a lei non concesse. Era una brava persona, la migliore là dentro in quell'inferno
«Speriamo, ma ho anche io dei forti dubbi... E spero anche per te il successo.»
«Grazie Sharon. Quindi tu pensi che debba...?» chiese mordendosi il labbro inferiore, nervosa.
«Sì, provaci.» risposi annuendo convinta. «Se questa esperienza non accadrà mai più, è meglio provarci no?»
Mi sorrise cordiale, mi ringraziò e mi salutò, dicendomi che se avrebbe fatto tardi avrebbe perso sicuramente l'autubus che l'avrebbe portata a casa. Io, allora, m'incamminai verso la strada di casa.
Purtroppo anche quella sera avrei dovuto lavorare al locale, ma forse era una buona cosa: mi sarei potuta esibire in un ballo pre-provino. Ballavo spesso alla sera, al locale, oltre che a fare la cameriera e assistente barista, e il pubblico mi ammirava. Mi sentivo, per quel poco che facevo, fiera di me. Quel locale era come una seconda casa. Per evitare di farmi due volte la doccia, proseguii dritta al bar "Saturday Night" e mi misi al lavoro prima del tempo; un po’ di straordinari mi avrebbero fatto bene.
Per tutta la serata non pensai ad altro se non al provino e ai miei sogni per il futuro. Dissi dell'opportunità al mio capo, il signor John Berry, e fu felice per me; anche lui, nonostante le apparenze da uomo tozzo e piccolo, dalla severità degna di una roccia, si era rivelata una brava persona. Mi apprezzava per come ballavo e finita ogni esibizione mi faceva sempre complimenti, offrendomi in più un drink gratis. Al bar lavorava con me anche una mia cara amica, Hilary, e mi disse che se avrei vinto mi avrebbe portato a fare shopping no-stop, tutte spese pagate da lei. Era più agitata lei che io, che avrei dovuto entro poche ore esibirmi.
Ripensai a quel cantante di nome Michael Jackson che, nella mia vita, aveva segnato un lato della mia esistenza indelebile... Assieme a tutti i miei film preferiti che mi avevano dato ispirazione nella danza, ovvio. Michael Jackson era per me, fin da bambina, un esempio da ammirare, ma non ero mai stata una sua vera fan. Io lo ammiravo come ballerino e artista in sé, il carattere non lo conoscevo. Non mi ero mai interessata se non alla musica, sebbene lo trovassi di primo impatto una persona gentile e sincera. Non potevo basarmi solo su quello che intravedevo dalla tv e dai media, per definirlo una persona di cui farne un idolo. Forse le cose, da domani, sarebbero cambiate. Avrebbe reso la mia vita colorata di un sogno che, ormai, avevo rinchiuso per sempre in un cassetto del mio cuore? Sarei stata abbastanza brava da superare quella prova?
L'unica cosa di cui ero certa, era che l'indomani sarebbe stato il giorno più importante della mia vita.
[Modificato da tati-a4ever 31/05/2010 14:09]

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


31/05/2010 14:25
 
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Molto interessante la tua premessa, x favore continua, sono curiosa di sapere come andrà il provino ;-))))) . Baci Sara

It's all for Love...L-O-V-E - Michael Jackson




The Dancer on the Moon - our Michael Jackson Blog.

31/05/2010 14:32
 
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ciao ambra!
bello questo capitolo, mi piace molto come scrivi! [SM=g27811]
non vedo l'ora di leggere il seguito, e di vedere che succederà di bello alla nostra Sharon [SM=g27823]

francy
[Modificato da Fr@ncy=) 31/05/2010 14:32]

31/05/2010 14:59
 
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Re:
BEAT IT 81, 31/05/2010 14.25:

Molto interessante la tua premessa, x favore continua, sono curiosa di sapere come andrà il provino ;-))))) . Baci Sara



Grazie mille cara Sara [SM=g27824] Continuerò presto, stai tranquilla ;D

Fr@ncy=), 31/05/2010 14.32:

ciao ambra!
bello questo capitolo, mi piace molto come scrivi! [SM=g27811]
non vedo l'ora di leggere il seguito, e di vedere che succederà di bello alla nostra Sharon [SM=g27823]

francy



Ringrazio anche te, Francy ^W^ Grazie per i complimenti su come scrivo, e anche per te spero che il prossimo capitolo non deluda!

Un bacione ad entrambe!

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


31/05/2010 20:21
 
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Complimenti Tati,mi sei piaciuta molto [SM=x47932]
attendo anche io il prossimo capitolo [SM=g27823]

31/05/2010 20:28
 
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Grazie mina :D Puoi chiamarmi benissimo Ambra, se vuoi, o Tati: come preferisci ;D (Lo so, tati non c'entra niente col mio nome, ma è un soprannome un po' misterioso il mio...XD). Ancora grazie per i complimenti! C=

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


01/06/2010 18:50
 
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CAPITOLO I

Prego, ora tocchi alla signorina Megan Taylor», disse l’accomodante voce di Mrs. Phillips, la professoressa delle ballerine che stavo per l’appunto esaminando accuratamente.
Io e il mio manager avevamo vagato per tutte le scuole di danza di Los Angeles, in cerca di una ballerina per il mio nuovo e primo video estratto dall’album Bad, The Way You Make Me Feel, ma non avevo ancora trovato quella che avrei desideravo trovare. Ci erano rimaste solo 5 scuole da esaminare, e chissà, magari avrei trovato quella giusta nei posti che più potevano essere impensabili.
Solo due, quel giorno, avevano attirato per quel poco la mia attenzione; erano brave, avevano base a sufficienza per essere delle professioniste, ma non avevano quella, come si dice, passione quando si esibivano, che ormai ero sul punto di credere che anche in quella scuola non avrei trovato la ragazza che cercavo.
Ella doveva essere semplice, quando si muoveva doveva essere… Doveva essere felice. Doveva essere orgogliosa di ballare, dovrebbe trasmettere. Ecco, la parola giusta era proprio trasmettere.
Stavo seduto su una cattedra lunga di mogano, in fondo ad un angolo di un’enorme stanza di parquet di legno e senza specchi. Ero seduto al centro del tavolo, con alla mia sinistra il mio assistente coreografo, il mio manager Frank Di Leo e alla mia destra la Signorina Phillips. In quella posizione, potevo avere una chiara visione della sala e delle ballerine che si esibivano.
Quella volta, a discapito di altre, avevo scelto di farne esibire una per una, in modo da osservarle attentamente e senza far differenze. Non volevo rischiare di perdere, se nel caso ci fosse stata, la persona giusta che avrei proclamato fosse quella corretta.
Quando l’esibizione di anche questa finì, toccò ad una certa Jenny Vain, secondo l’elenco. L’insegnante accanto a me sembrò emozionata all’idea di vederla ballare, quando le lanciai un’occhiata fulminea potei capire che di sicuro era una delle preferite.
La ragazza cominciò a ballare, ad un ritmo quasi classico, forse troppo per i miei gusti, siccome ricercavo qualcuno che sapesse danzare una musica più movimentata. Aveva tecnica però, dovevo ammetterlo. Ed era anche abbastanza carina. Decisi di prenderla in considerazione e sull’elenco delle ballerine la segnai con un asterisco.
Quando la professoressa vide quel mio gesto, mi parlò emozionata.
«Jenny Vain è una delle più promettenti ballerine di questa scuola, sono sicura che se ci lavorerà un po’ su non la deluderà» mi disse sottovoce. «E possiede bellezza, anche questo non si deve scordare».
«Oh, certo. La prenderò in considerazione» risposi, non staccando gli occhi dalla ballerina che, con un lieve sorriso in volto, fece l’inchino.
Chissà perché, Mrs. Phillips non era una donna che mi suscitava fiducia. Faceva differenza, e la cosa non mi piaceva. In ogni modo, decisi di prendere in considerazione il talento delle ragazze, non il carattere.
«Bene,» dissi poggiando la penna sul tavolo e rivolgendo alla ragazza un lieve sorriso di rimando. «Grazie per l’esibizione. Passiamo a…» Guardai l’elenco e poi ripresi. «Sharon Villa».
Silenzio. Non successe praticamente niente. Pensai che non avesse sentito, perciò ripetei il suo nome. Dalla sala cominciarono a provenire voci soffocante e risatine dalle ragazze presenti e subito Mrs. Phillips mi bloccò, prima che potessi spiccicare di nuovo parola.
«La ragazza non verrà, penso. Chiedo scusa al posto suo di questo suo comportamento infantile,» disse pronunciando quelle parole in un modo dispregiativo che mi portò a guardarla fisso negli occhi. «Ma non si perde niente, è qui da poche settimane perciò…»
«Sì, sì, ho capito», risposi bloccandola prima che potesse dire altre cose.
Non mi piacevano le persone che offendevano a priori, sebbene in effetti non pensavo avesse tutti i torti. Era stato un comportamento un po’ impulsivo, ma capivo l’ansia che si poteva provare. La compativo, nonostante non la conoscessi. Tuttavia, non potevo capire come mai quel tono malvagio da parte dell’insegnante.
Da un gruppetto di ballerine in fondo scorsi alcune, fra cui Jenny Vain, ridere sarcasticamente e, casualmente, sentii pronunciare il nome della ragazza che non si era presentata. Quando incrociarono il mio sguardo, quelle quattro o tre ragazze smisero subito di ridere, siccome le fissavo pensieroso e deluso dal comportamento di certe persone.
Feci finta di niente, nonostante gli sguardi di paura e di timore, e continuai a chiamare una ad una le ragazze dell’elenco, sotto gli sguardi di tutti i presenti in sala.
«Avanti con… Roxanne Views».
Una ragazza dai capelli bruni e gli occhi scuri si fece avanti, minuta, e inserì nel lettore Cd dell’angolo alla mia sinistra della parete il disco.
Cominciò a ballare e cercai di rimanere con l’attenzione fissa alla sua danza, piuttosto che pensare alla ragazza precedente ed il motivo perché non fosse venuta. <br>Nessuno, penso, avrebbe mai perso un’occasione così. <Ci doveva essere una giustificazione logica.
Ad un certo punto la mia attenzione – e un po’ quella di tutti in sala – si rivolse ad una ragazza che, in fretta e furia entrò nella stanza ansimando. Era una ragazza dai capelli ricci e lunghi, di colore castano scuro, e con profondi occhi neri. Aveva la pelle mulatta e un viso ovale, dai lineamenti marcati ma con un che da bambina. Che fosse lei Sharon Villa?
Mrs. Phillips si alzò dalla sua sedia in modo molto secco, con l’aria di chi sta per scatenare tutta la sua ira e la sua furia. La ragazza rimase immobile, guardando tutte le persone nella sala, incrociando in ultimo il mio sguardo.
Non so cosa accade, ma la sensazione che mi provocò attraverso i suoi occhi fu fatale. Non avevo mai visto uno sguardo più intenso. La luce che trasmettevano i suoi occhi neri era profonda, intensa. Una luce che trasmetteva vita.
Arrossì di colpo, non appena ebbe focalizzato che quello che stava fissando ero veramente io, e spostò di colpo gli occhi sulla Signorina Phillips, che nel frattempo l’aveva già raggiunta a passo agile e dinamico. Vidi le labbra della ragazza muoversi veloci, fin quando non furono interrotte da quelle della anziana donna, furente di rabbia.
«Michael?», disse il coreografo, alla mia sinistra, preoccupato.
«Di’ di fermare un momento la musica, per cortesia…» dissi guardando un momento la ragazza, Roxanne Views, che si era accorta di quello che era successo e si era fermata, preoccupata.
La musica s’interruppe di colpo e gli sguardi delle ballerine, dell’insegnante e di Sharon – ormai non avevo dubbi sul chi fosse – mi fissarono straniti. Guardai la professoressa Phillips, improvvisamente terrorizzata, e Sharon, la quale non muoveva un muscolo.
«C’è qualche problema?» disse il coreografo, rubandomi parola di bocca.
Subito Mrs. Phillips guardò me, a bocca aperta, poggiando successivamente uno sguardo omicida su Sharon – che teneva gli occhi fissi ai miei – e rivolgendosi infine a me.
«Mi… Mi dispiace molto, signor Jackson, per l’interruzione. Lei non…» disse balbettando con voce tremante e irata.
«Sei Sharon Villa, vero?» chiesi rivolto alla giovane, con un lieve sorriso. Lei annuì soltanto e poi tornò a guardare la maestra, con uno sguardo carico di rancore e frustrazione.
Perché quell’odio reciproco, fra insegnante e alunna?
«Signor Jackson, le chiedo perdono per l’interruzione. Io davvero…». Senza le parole giuste per proseguire, tornò a guardare negli occhi la ballerina, questa volta con un tono di secca decisione.
«Non ci saranno più intoppi, la ragazza non ballerà e potrete andare avanti coi provini».
«Cosa?!», esclamò la ragazza, sbarrando gli occhi. Rimasi ad osservarla, questa volta sorpreso dalla sua improvvisa esclamazione. Poi il suo sguardo fuggì verso due ragazze, di cui una sempre la solita Jenny Vain, a sogghignare. Il suo sguardo si fece carico di rabbia.
«Tu non ballerai, né ora né qua», ripeté l’insegnante, questa volta fulminandola con lo sguardo di chi non ammetteva repliche.
Vidi gli occhi di quella Sharon farsi lucidi di rabbia e delusione e sentii improvvisamente l’istinto di volerla aiutare. Potevo scorgere in lei la voglia di danzare e qualcosa dentro di me mi disse che dovevo farle raggiungere il suo scopo; se non l’avrei fatto, magari mi sarei pentito per sempre.<br> E lei soprattutto avrebbe sofferto per sempre.
«Io invece vorrei vederti ballare, Sharon» dissi, sentendo tutti gli sguardi, nel giro di un secondo, su di me. Anche la ballerina mi guardò con occhi sconvolti e eccitati. Io, allora, le sorrisi gentilmente.
«Cosa?». Questa volta era Mrs. Phillips ad esserne sconvolta, mentre Sharon mi ricambiava la cortesia con un sorriso aperto e spontaneo, affascinante.
«Io avrei finito, puoi prendere il mio posto se vuoi…» rispose una timida voce, proveniente da Roxanne Views, la ragazza che si era interrotta nel mezzo dell’esibizione.
Sharon la guardò con uno sguardo pieno di rammarico e angoscia, immaginando si sentisse in colpa per averle troncato una occasione come quella. L’altra le sorrise gentile e solo allora lei ricambiò con un sottile “Grazie”.
Sorridendo, a discapito di tutte le ballerine e la professoressa sconvolte e scioccate da quella situazione, con un cenno del capo invitai Sharon a farsi avanti, in piedi dalla sedia su cui una decina di minuti prima stavo seduto.
La Signorina Phillips accennò una smorfia irata con le labbra e squadrò l’alunna con disgusto e odio inumano. Solo allora la ragazza, facendo finta di niente, s’incamminò allo stereo per inserire il Cd di ballo.
L’anziana donna si portò alla cattedra, non enunciando parola, e finalmente mi sedetti anche io. Sorrisi inconsciamente. Nel frattempo che la ragazza faceva un po' di stretching, il mio assistente coreografo mi parlò.
«Sei davvero sicuro ne varrà la pena? E se non è brava come desideri?», chiese dubbioso.
«In quel caso almeno avremo tentato.», dissi cordiale, alzando le spalle, non riuscendo a distogliere gli occhi dalla ballerina Sharon, che velocemente si riscaldava.
«Signor Jackson, le prego di perdonare quella che sarà una perdita di tempo…» riprese imperterrita Mrs. Phillips, non dandosi per vinta. «Lei non è una professionista, è solo una ragazza straniera che non ha base… Frequenta questa scuola da solo due settimane, non ha tecnica… E' solo... La prego, non… Non sa quello che fa…»
Subito la interruppi, non volendo più sentirla enunciare parola. Mi davano fastidio le persone che dispregiavano altra gente senza un motivo giusto. «So benissimo quello che sto facendo, ho le idee molto chiare».
Non disse più nulla. Nessuno disse più niente e, da quel momento, solo la musica cominciò a regnare sull’immensa stanza. La traccia che avevo scelto non mi era nota, ma stranamente – in confronto a tutte le altre – non aveva preparato una coreografia su una mia canzone.
La ragazza si fece avanti al centro della stanza, con accanto alla sua sinistra a qualche metro da lei una sedia. Mi guardò un istante, con una espressione decisa e tranquilla, per poi volgere il suo sguardo sul pavimento.
La vidi chiudere gli occhi e respirare profondamente. Una volta che il ritmo si fece più veloce, vidi il suo corpo cominciare a scaldarsi e dalle sue labbra comparire un sorriso. Un sorriso sereno. Felice. La ragazza aprì gli occhi di scatto e cominciò a muoversi, sinuosa ma secca nei movimenti, a ritmo delle note di quella stupenda canzone hip hop. L’unica cosa che in quel momento riuscivo a fare era quella di starmene a bocca aperta. Come tutti quelli presenti nella sala, d’altronde.
Il mio istinto non aveva torto, quella volta. Era lei. Ne ero sicuro. Lei trasmetteva emozioni!
La vidi muoversi agilmente, sorridente, felice di quello che faceva. Era magnifica. Non avevo mai visto nessuno così, e lei era quella particolare eccezione alle regole. Davvero sembrava di vivere personalmente la scena di Flashdance, la scena in cui la protagonista si esibiva per il suo esame.
Ma la cosa che più mi rendeva senza parole, era l’energia che dava. Trasmetteva quella voglia di ballare e di muoversi, la libertà e la serenità di quando si prova ad essere senza catene, senza limiti di svago.
Non riuscii neanche a pensare a qualcosa di concreto. Era come starsene in un altro mondo e non ero il solo a pensarla così. Tutti in quella sala erano senza parole e le persone che prima la giudicavano ora la guardavano scioccate e senza le parole per dire qualche altra cattiveria. Lei regnava in quella pista da ballo, niente la poteva fermare. Il suo mondo era il ballo. Ballare era la sua unica via d’uscita da quel mondo… Proprio come per me.
Quando finì il ballo, la ritrovai inginocchiata con gli occhi chiusi, a pochi metri in linea da dove stavo seduto. Non seppi che espressione avevo in volto, né quelle degli altri in sala. Lei ansimò e si alzò in piedi, in equilibrio perfetto. <br>Guardò la sua insegnante e, a scapito di tutti, fece l’inchino. Vidi nel suo volto comparire un’espressione di tranquillità innata, quasi come se si sentiva la più serena di quel mondo.
«Grazie… Per avermi dato… Questa opportunità…» disse ancora ansimante, accennando un sorriso verso di me, e girò i tacchi in direzione del lettore Cd.
Prelevò il suo disco e lo mise nella tracolla che aveva portato con sé. Nessuno disse niente, ma lei proseguì dritta per la sua via, senza guardare nessuno in faccia. Una volta propensa alla porta d’uscita, un istinto dentro di me mi spinse ad alzarmi dalla sedia.
«Aspetta…», la chiamai, con voce alta ma comunque tremante, a causa delle forti sensazioni di felicità immotivate che mi possedevano.
Sentivo lo sguardo di tutti i presenti su di me – alcuni dubbiosi, alcuni ansiosi, alcuni perfino arrabbiati – ma ero concentrato solo su una persona, Sharon.
Lei si voltò a guardarmi, sinceramente curiosa, neanche si aspettasse la lasciassi andare senza fermarla. Io le sorrisi e, mantenendo una tonalità normale, le chiesi: «Se posso chiederti… Cosa pensi, quando balli?»
Pronunciai quelle parole con calma, quasi sillabando, e lei abbassò lo sguardo verso il pavimento, a pensare, a fronte corrugata. Improvvisamente sorrise e mi rivolse i suoi occhi particolarmente illuminati di felicità.
«Io non penso. Mai. Quando ballo mi libero di tutti i problemi, del dolore, della sofferenza, del passato… Ballare mi rende forte, mi fa sentire bene. Mi da la forza di andare avanti. Sono libera, felice.»
Disse quelle parole con estrema devozione trasparire nella voce e nello sguardo che mi fece rabbrividire. Un lungo fremito mi avvolse tutto, rendendomi immobile e impedendomi la capacità di movimento. Il cervello non aveva più capacità di pensare. Sentivo solamente un senso di calore dentro l’anima, a quelle parole.
Lei mi sorrise apertamente, con incantevole gentilezza, e uscì dalla porta, lasciandosi sguardi increduli e immediati bisbigli soffocati alle spalle.

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


01/06/2010 21:19
 
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bella la tua storia, brava!!! non vedo lora di leggere il continuo!! [SM=g27811]

If you wanna make the world a better place take a look in yourself than make a change~Michael Jackson

'Cause nothin' lasts forever and we both know hearts can change and it's hard to hold a candle in the cold November rain~Guns n' Roses

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I'm just the pieces of the man I used to be,too many bitter tears are raining down on me~Queen

And I will love you, baby Always and I'll be there forever and a day always~Bon Jovi

Come as you are,as you were,as I want you to be as a friend,as a friend,as an old enemy~Nirvana

Rock ’n’ roll ain’t noise pollution Rock ’n’ roll ain’t gonna die~ACϟDC

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01/06/2010 23:10
 
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Grazie di cuore Marty (posso chiamarti così? :D)! Sono felice che cominci già dal primo capitolo a piacerti ^-^

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!


01/06/2010 23:36
 
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eccomiiiiiii come sempre in ritardo a leggere le FF... ma complimenti tati mi piace molto come scrivi.... continua ti prego....
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