Ho qualcosa da raccontarvi... [Fan Fiction]. Terminata: 33 capitoli + versione aggiornata di 19 capitoli. Rating: arancione

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2010 16:24
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29/12/2009 14:54
 
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NO.. non ci credo che è finita così...
io sento che succederà qualcos'altro tra i due...

vero sere???!!^_^

se la mattina ti alzi e non vedi il sole.. o sei morto o sei TU il sole
29/12/2009 14:58
 
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Beh,ovvio che dopo 2 anni di lontananza e per come viaggia veloce il mondo di Michael che vi aspettavate. Ma immagino ci sarà un ma..senza tuttavia pretendere dalla scrittrice che passi il resto della vita ad inventarsi corsi e ricorsi su una storia scritta magnificamente ma che deve comunque avere un finale,per altro attendibile con la realtà.
Sere,inizia a pensare alla scrittura come tuo futuro,direi che hai del talento.
29/12/2009 15:41
 
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nooooooooooooooooooo non puoi lasciarci così,dimmi che non è finita tra di loro,noooooooooooo!!!!!! :-(
29/12/2009 15:43
 
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[SM=x47984] Valerie grazie mille per i complimenti...
Anche in un romanzo l'avvicinarsi della fine è difficle da accettare, anche per me che lo scrivo, ma del resto è una giusta metafora della vita che spero vi possa accompagnare più serenamente nella convivenza con quel 25 giugno. In tutti noi può nascere una piccola Susanna che manterrà vivo per sempre il ricordo e la speranza di quel messaggio d'amore che si chiamava Michael Jackson.
Buona lettura...

CAP 18
Non per questo ci allontanammo, anzi. Mi feci forza e cercai di affrontare quell’ennesima batosta. Se l’unico modo per stargli vicino era essere una sua carissima amica lo avrei fatto, era il male minore. Non avevo scelta dal momento che il pensiero di stargli lontana mi procurava una sofferenza che in quel momento non mi sentivo di sopportare, e così mio malgrado decisi di indossare quei panni che a lungo mi calzarono stretti.
I primi anni furono i più duri ma allo stesso tempo anche i più felici, perché compresi che la mia vicinanza lo faceva stare bene e a quel punto fui anche pronta a sacrificare il mio amore.
L’ingenuità e la spensieratezza con cui mi confidava i suoi pensieri più intimi mi lasciavano esterrefatta. Quello era davvero un bambino vestito da uomo, senza malizia, senza cattiveria. Ingenuo e spietato come solo i bambini sanno essere. E per questo lo odiavo e lo adoravo.
-Tu per me sei più di un’amica Susie- mi disse una sera facendomi balzare il cuore in gola-…Si ti può sembrare strano quello che sto per dirti, ma io lo penso sul serio…-continuò ridacchiando.
Non capivo dove volesse arrivare…
-…Tu per me non sei nemmeno una sorella Susie…
E più andava avanti meno capivo…
-…tu sei un vero amicO...- sbarrai gli occhi-… si Susie hai capito bene…cioè io con te posso parlare di tutto tutto, pure di cose che ad una amica donna non diresti mai…Per questo sei speciale, specialissima. Sei bella e materna come solo una donna sa essere, ma sei anche genuina, spontanea e a volte un po’ scurrile come uno scaricatore di porto…
A quel punto misi da parte le mie pretese romantiche da donzella svenevole e non riuscii a trattenermi dal ridere.
- Mike mi stai elegantemente dicendo che sono una “terrona” come si dice da me…
-Eh…non lo so come si dice da te…ma se si dice così allora tu sei la mia “terrona”!
Il tempo e gli altri uomini mi aiutarono a sopportare meglio questo nuovo ruolo nella sua vita; riuscì a conoscere di lui cose che non pensavo esistessero, e se questo era il prezzo da pagare per scoprire le parti più belle e profonde di quel tesoro di persona che era Michael Jackson, non mi pento di averlo pagato.
Quelli forse furono i nostri anni più veri, nel senso che non vivevamo più tutta quella pressione mediatica su di noi, lui era più sereno.
Almeno fino al 1993.
Quello fu l’inizio del suo calvario. Una via crucis giudiziaria durata anni, che lo vide accusato di aver commesso nefandezze che mai la sua mente sarebbe stata in grado di partorire.
Processi, arresti, accuse, e ancora processi. Quello che accadde in quel periodo, aimè è storia pubblica, ma quello che ci fu realmente dietro il caos mediatico è per me storia di vita.
Gli stetti vicino senza riserve, a differenza di tanti che si predicavano amici e che gli voltarono le spalle, e a differenza di tanti altri feci tutto lontano dai riflettori, dalle interviste, dalla televisione. Lo rispettai, come lui mi aveva sempre rispettata anche quando stavamo insieme, anche quando non ero abbastanza matura per comprendere i suoi bisogni, forse per mio egoismo, o forse perché lo amavo troppo.
Passavamo nottate intere a parlare. Aveva bisogno di sfogarsi, di urlare, di piangere; e quanto ha urlato, quanto ha pianto. Cercavo di tirarlo su di morale, di farlo sorridere. Volevo dimostrargli che poteva ancora essere felice e che chi lo amava davvero non lo avrebbe mai abbandonato.
Il giorno del nostro compleanno del ’94 gli preparai una sorpresa.
Non si sentiva dell’umore adatto per fare festeggiamenti, ma quel giorno non poteva passare inosservato…Era o non era il “Nostro Anniversario Di Vita”?
Avevo le chiavi di casa sua e con la complicità di Jim feci in modo che stesse via per un paio d’ore, giusto il tempo di organizzarmi. Niente mega festa eclatante; niente striscioni, né centinaia di invitati, caviale e champagne. Il menu della serata prevedeva: trionfo di vecchi ricordi su una cascata di spaghetti al pomodoro fresco con contorno di pigiama e monopoly, ed infine per dessert cassetta di “Neverending story”.
Quando arrivò era tutto pronto. Fuori la porta di ingresso attaccai un post-it con su scritto a matita ”Per sempre…29 agosto 1987”.
Quella sera ci divertimmo da pazzi, ne avevamo entrambi un grande bisogno. Ci mettemmo a ballare nel salotto sfidandoci a colpi di passi di danza. Quando facevamo queste gare eravamo capaci di passare delle ore a ballare senza mai fermarci. Ognuno di noi a turno faceva dei passi, i più belli e virtuosistici che riuscisse a fare, cercando di battere la performance dell’avversario. Devo dire che sono sempre stata un tipo ambizioso…sfidare Michael Jackson…beh non è proprio una cosetta semplice semplice. Ci divertivamo un mondo ma poi in realtà ci impegnavamo sul serio; e pensare che da serate come quella sono nati alcuni dei suoi passi più belli, gli stessi che hanno fatto impazzire di gioia intere generazioni e che hanno fatto la storia dell’intrattenimento musicale di tutti i tempi. A volte non potevo trattenermi dal fermarmi a guardarlo. Lui, nello spazio compreso tra due divani, con indosso solo un pigiama ed un paio di calzini rigorosamente bianchi ai piedi, era capace di regalarmi dolorosi ed eccitanti momenti di spettacolo, pura estasi anche con un solo movimento della testa. Quando si accorgeva del mio sguardo insistente e rapito dalla genialità che quel corpo era capace di creare, si fermava.
-Susieee…così no…mi imbarazzi, lo sai- mi diceva con quella voce che suonava come una nenia e che mi faceva dimenticare la sua vera età- …riprendo solo se ti muovi anche tu…altrimentiii…niente.
E allora si piantava davanti a me con le braccia conserte in attesa che muovessi un piede o un braccio. Ricominciavo a ballare mentre nella mia mente cercavo di escogitare il modo per poterlo guardare di nuovo senza che se ne accorgesse.
In momenti come quelli ho dubitato che quell’uomo fosse di questo pianeta, che esistesse davvero e che Dio mi avesse fatto il dono di stargli vicino in quel preciso istante.
Facevamo delle specie di “gemellaggi” tra la mia danza e la sua; ognuno doveva insegnare uno dei suoi passi all’altro. Imparò le posizioni principali della danza classica e addirittura i port de bras. Guardarlo mentre cercava di tenere in piedi in quinta posizione mi fece morire dal ridere per una settimana. Modestamente posso dire che per il moonwalk sono sempre stata portata. La prima volta che gli mostrai come lo avevo imparato dopo averglielo visto fare centinaia e centinaia di volte in prova e in scena, mi disse ridendo
-Ragazza non ti azzardare a farlo in pubblico. Vorrai mica rubarmi il mestiere? Io con il moonwalk ci campo…
Quella sera parlammo del passato, delle stupidaggini che facevamo insieme, delle nostre risate, di quando uscimmo entrambi travestiti da clown in giro per Los Angeles. Ricordo che lui ha sempre amato questo tipo di cose, sia perché gli permettevano di andare in giro senza essere riconosciuto sia perché in realtà si divertiva come un matto. Spesso lo aiutavo a truccarsi nelle maniere più assurde, con ombretti e pennelli sono sempre stata brava ed essendo cresciuta in teatro amavo il trucco di scena e conoscevo le astuzie del mestiere. Di solito lo aiutavo solo a prepararsi, ma quella volta mi convinse ad accompagnarlo bardata in maniera a dir poco ridicola.
-E dai…ma perché ti devi sempre far pregare….Solo stavolta…su!Ti metti una cosetta semplice non tanto vistosa- mi disse prendendo in mano con una faccetta ironica un orrendo vestito lungo con pailette fuxia ed un grande fiore arancione al centro. Mi sono sempre chiesta dove andasse a pescare quei cosi.
-Mike lo sai che non mi va…Ma poi chi cavolo mi deve riconoscere fammi capire?
-Scusa io sono vestito da pagliaccio e tu avresti il coraggio di far uscire il dolce sig. pagliaccio senza la sua bella mogliettina? Sei proprio crudele!
-Ooooooooookkkkkk…Però, abbi pazienza, se devo conciarmi in quel modo lo voglio fare con le mie mani…
-Ma non ci penso nemmeno…!!!Mi vuoi togliere la parte più bella…?Da qua sta roba…me la vedo io- mi rispose ridacchiando.
Mi riempì la testa di codini e fiocchi, mi disegnò con il rossetto due labbroni enormi e sugli occhi si sbizzarrì con i colori più sgargianti. Ah ovviamente non poteva mancare il naso rosso. Ebbene si abbiamo avuto il coraggio di uscire in quel modo e aimè non fu l’unica volta.
Me ne combinava di tutti i colori, ma le volte peggiori erano quelle in cui dava inizio alla battaglia con l’acqua. Lì non ce ne era per nessuno. Facevamo delle squadre con amici e parenti che frequentavano casa sua, ovviamente io stavo sempre in quella avversaria e ci scontravamo con pistole, palloncini e secchi. Non di rado capitava che mi accogliesse in casa facendomi dei “gavettoni di benvenuto” come li chiamava lui, e per questo lasciavo spesso da lui un paio di jeans e una t-shirt di ricambio perché sistematicamente mi capitava di trascorrere i miei pomeriggi bagnata fradicia.
Insomma, dopo la rispolverata di bei momenti eravamo stremati di chiacchiere e proprio come i vecchi tempi crollammo tramortiti sul divano. Poco prima che il sonno quella notte ci coprisse con la sua coperta, mi guardò esausto ma tranquillo e mi disse - Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo…
Almeno per quella sera evitai che prendesse delle porcherie per dormire.

[Modificato da Sere-88 29/12/2009 15:48]
29/12/2009 16:28
 
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Sere,non ho parole,Sei bravissima...
E io sono in lacrime...

- Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo…

Questa frase è splendida [SM=x47964]
29/12/2009 22:29
 
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Sere sei veramente brava!!! Mi fai sognare ogni giorno.....spero tanto che questa storia avra un bell finale....?....!
29/12/2009 23:16
 
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bellissimo capitolo.....come al solito.....
con la frase: "Ragazza non ti azzardare a farlo in pubblico. Vorrai mica rubarmi il mestiere? Io con il moonwalk ci campo…" sono morta dal ridere.....:-)))

29/12/2009 23:24
 
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è bellissimo anke questo capitolo,spero davvero tanto che questa storia si concluda nel modo migliore!!!!bellissimo :-)
30/12/2009 13:51
 
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Non mi dire che non si rimetteranno insieme? [SM=x47964]
30/12/2009 14:54
 
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Sarà che oggi sono particolarmente malinconica, ma mi è venuto un magone a leggere il tuo nuovo capitolo, soprattutto la fine... -"Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo" Almeno per quella sera evitai che prendesse delle porcherie per dormire... - magari ci fosse stato davvero qlc come Susie al suo fianco. Ma torneranno insieme? Ti prego dimmi di sì... Bravissima Sere, continua così.


It's all for Love...L-O-V-E - Michael Jackson




The Dancer on the Moon - our Michael Jackson Blog.

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